Gaetano Montefusco
Un Miracolo Italiano

Indice


 

Un dramma da ignorare

 

Non una delle proposte avanzate è stata recepita per rendere più vivibile il dramma dei creditori degli enti in dissesto. Ma chi sono questi creditori che non percepiscono più i soldi? Conosciamone qualcuno:
LUIGI MILONE, PRESIDENTE DEL COMITATO.
E’ il promotore della disperata lotta che i creditori degli enti in dissesto hanno intrapreso contro le autorità. Oltre ai figli lo aiutano molto, in questa iniziativa, i numerosi nipoti, tutti imprenditori anche loro, nonché un pugno di coraggiosi e determinati colleghi della piccola imprenditoria partenopea: Giacomo Zenga, Felice Simonelli, Giovanni Di Gennaro, Vincenzo Orfeo, Renato Bile, Antonio Cimmino, Benito Rega e numerosi altri imprenditori, tutti incoraggiati da una pattuglia di avvocati molto motivati, tra cui Luigi Linares, Giuseppe Todisco, Luigi Villa, Luciano Improta ed altri.
Per un caso singolare, Milone, continuando la propria attività di imprenditore edile e del settore pulizie, anche grazie al fatto che ha potuto incassare un pò di soldi per interessi, prima che fosse modificata la legge da Prodi, ha vinto la gara per la manutenzione di Palazzo san Giacomo, la sede dell’amministarzione comunale.
E’ lui che ha sistemato il parquet della stanza del sindaco Bassolino, è lui che sta rimettendo a posto le stanze degli avvocati comunali. Per il fatto che il comitato da lui presieduto ha organizzato più di una manifestazione pubblica è ben noto agli uomini della Digos, presso cui si reca a chiedere di volta in volta le necessarie autorizzazioni per i cortei di protesta. Nello scorso mese, in occasione di una visita del Presidente della Repubblica a Napoli, alle sette del mattino, era già al Maschio Angioino per preparare il palco presidenziale. Quando gli uomini della Digos lo hanno visto hanno avuto un sussulto: "Ingegnere" - gli hanno detto "ma mica è qui per qualche manifestazione di protesta?"
GIUSEPPE DI DOMENICO, UNA BANDIERA.
La sua disperazione compare sulla copertina di Famiglia Cristiana del 22-29 maggio 96 n. 22, e la foto è stata ripresa da molti altri quotidiani e settimanali. Ex titolare di due imprese di servizi, vincitore di alcune gare d’appalto per la pulizia del Tribunale di Napoli, non ha ricevuto i compensi. Pur avendogli la commissione di liquidazione riconosciuto, subito, un credito di circa due miliardi, Di Domenico fu convocato dinanzi alla sezione fallimentare dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, per un debito di 74 milioni. Il 13 luglio del 1996 doveva essere dichiarato fallito.
Ha girato tutti gli uffici dell’Istituto previdenziale chiedendo una moratoria. Niente! Si è rivolto pure al Ministro del Lavoro, grazie all’interessamento del senatore pidiessino Massimo Villone, ma niente da fare. Il comune non pagava perché c’era una legge che bloccava i pagamenti, ma lui avrebbe dovuto pagare all’Inps il dovuto perché non c’era nessuna legge che gli consentiva il contrario. Il legale dell’I.N.P.S. era inflessibile e non voleva sentire ragioni. Fortunatamente, però, il Pretore di Napoli stava liquidando ai creditori degli enti in dissesto gli interessi sul capitale, grazie all’intervento delle sentenze della Consulta che abbiamo già citato, ed il Di Domenico, sia pure senza alcun titolo esecutivo, forte della sola deliberazione della commissione di liquidazione che riconosceva il suo credito, riuscì ad incassare quanto bastava ad evitare il fallimento.
Egli non ha più le aziende "Ho liquidato 200 operai" dice "ho ipotecato tutto, compreso la casa, mi hanno ritirato il libretto e la carta di credito. Non ho più potuto partecipare ad alcuna gara perché non ho più garanzie contributive e fiscali adeguate." Si ferma, perché un nodo alla gola gli impedisce di parlare, poi prosegue con le lacrime agli occhi: "Rischio perfino il carcere per l’omesso pagamento delle imposte. Mia moglie ed i miei figli mi amano e mi sono vicini, ma mi guardano perplessi. Si chiedono cos’é successo, ed io ho difficoltà a spiegare di queste leggi strane"
FRANZ BAIERL, UN CASO DIPLOMATICO.
Il Presidente Dini, che abbiamo già incontrato all’inizio di questo scritto, dovrà, nella qualità di Ministro degli esteri, spiegare anche al suo collega tedesco perché il comune di Napoli non paga i debiti accertati da sentenze dei Tribunali Italiani, divenute esecutive e c’è da credere che sarà difficile cavarsela con gli argomenti usati fino ad oggi.
Franz Baierl è un autotrasportatore tedesco di Forsting, che ebbe un ingente danno ad un suo autotreno per colpa del cedimento di una strada. Dopo una causa ha ottenuto la condanna del comune di Napoli al pagamento dei danni ma la condanna dei giudici ha scarso valore contro un comune dissestato.
Egli allora si è rivolto a due parlamentari del suo Land ed ha interessato il Ministero degli Esteri tedesco. Il problema ora è nelle mani delle autorità diplomatiche.
EMILIO BRULLINO, LA COSTANZA DI NON ARRENDERSI
Emilio, Brullino, commerciante, subì ripetuti allagamenti del proprio negozio, sito nella zona della stazione centrale, per la rottura periodica di una fogna. "Ero giovane, sposato da poco" dice, ricordando quel periodo "La buonanima di mammà che abitava in un quartino sul negozio, di notte, quando scoppiava la fogna mi chiamava ed io dovevo correre. Giornate intere a pulire il negozio, a togliere i liquami, fin quando l’amministrazione non si decise ad eliminare definitivamente l’inconveniente "
Dal lontano 1974, circa 25 anni, il sig. Brullino, difeso dal fratello Attilio, avvocato, ha dovuto superare tre giudizi per ottenere una sentenza definitiva di condanna del comune. Quando finalmente ha potuto procedere a pignorare le somme dovutegli è intervenuta la legge sul dissesto bloccando ogni azione. Ma Brullino continua la sua battaglia, ha già incassato qualcosa per interessi.
GIANFRANCO LIETO, UNA COSCIENZA CIVICA RISVEGLIATA
Libreria a Fuorigrotta, sul Viale Augusto, la strada principale. E’ l’animatore delle decine di librai coinvolti in questa assurda vicenda. Vicepresidente dell’associazione librai, unitamente al presidente dell’associazione, Paolo Pisanti e con l’aiuto del collega Salvatore Martelli, organizza la difesa della categoria contro il comune inadempiente. Partecipa a tutte le cause pilota, promosse dal comitato dei creditori, ed ottiene anche qualche risultato. Uomo mite e disponibile, quando esplode la vicenda della pretesa nullità delle cedole, che abbiamo raccontato in precedenza, decide che un cittadino non può sempre subire: "Ora non sono più disposto a tollerare i soprusi." afferma con insospettabile determinazione "Lotteremo fin quando non riusciremo ad ottenere la tutela dei nostri diritti. Siamo dei cittadini, non dei sudditi".
Questa ritrovata coscienza civica lo ha spinto ad esporsi con la candidatura al consiglio comunale.

***

Ecco, tra i creditori degli enti in dissesto vi sono librai che forniscono i testi della scuola dell’obbligo, cartolai, imprese di costruzione che hanno realizzato scuole, strade ed altre opere pubbliche, dipendenti comunali, cittadini espropriati dei suoli per la costruzione delle scuole e delle altre opere pubbliche, sono tutte persone seriamente danneggiate, molte sono fallite ed hanno dovuto vendere tutto ciò che avevano.
Essi non hanno alcuna tutela perché alle forze politiche fa comodo una legge con la quale risolvere i problemi del debito pubblico dei comuni a danno di pochi cittadini, per poter poi continuare a costruire strade, scuole ed altro per conquistare i consensi delle masse.
Molti di questi creditori degli enti in dissesto oggi sono stati costretti a vendere la propria casa, perdendo tutto. Hanno perso i soldi, il proprio lavoro ed anche la dignità. Sì la dignità perché per difendersi dall’accusa di inefficienza i pubblici amministratori, ed ancor più i loro insulsi clacquers, non trovano di meglio, talvolta, che affermare che ci sono crediti inesistenti, che si tratta di imbrogli e di malaffare.
E’ giusto porre un freno alla spesa illegittima (e questo la legge lo prevede) ma l’attuale legislazione presenta molti aspetti criticabili se pensiamo alla posizione del cittadino creditore.
Egli è un soggetto che non solo non viene considerato il naturale contraddittore dell’ente debitore, ma neanche una parte con cui discutere: il cittadino creditore viene tenuto fuori da qualunque tipo di controllo e di consultazione ed è l’unico a pagare pesantemente le conseguenze dei dissesto. Così se un cittadino accorto e perbene ha avuto in passato la sventura di investire risorse per effettuare forniture o prestare servizi ad un ente locale, non solo non ha ricevuto il proprio denaro e gli hanno bloccato gli interessi ma è stato pure beffato perché costretto a versare maggiori tasse e balzelli.
Magari questo imprenditore ha ceduto il proprio credito, nei confronti dell’ente, alle banche presso cui si è indebitato per produrre e nel frattempo questo credito è diventato carta straccia.
Magari l’imprenditore è stato massacrato: gli hanno pignorato la casa, i mobili, le macchine, i camion , infine è fallito. Buona parte dei creditori oggi falliti o in difficoltà erano operatori attenti e dinamici e che all’improvviso si sono trovati alle prese con modifiche legislative che in pratica hanno soppresso i loro più elementari diritti. E’ un vero e proprio dramma, ma poiché riguarda un numero limitato di cittadini, (25.000 in Italia) che non sono inquadrabili in categorie, pochi se ne curano.
Ma non basta! Il creditore, e chi difende le sue ragioni, è sovente oggetto di aggressione e derisione. Il creditore è considerato anche noioso perché non si rassegna ancora, perché si agita, perché protesta, perché chiede di essere pagato e non vuole rendersi conto che lo Stato non ha soldi e che è inutile che dia fastidio. Il creditore è un egoista che non vuole comprendere le ragioni del suo debitore. Paghi le imposte e taccia! Paghi i contributi previdenziali e taccia! Attenda e taccia!
Neanche i monarchi assoluti arrivavano a tanto!
La sua controparte è un debitore che governa e che ha abolito la tripartizione canonica dei poteri. Il suo debitore governa e fa le leggi spogliando il Parlamento dei suoi poteri (si va avanti con decreti legge o decreti delegati) il suo debitore amministra giustizia privando le sentenze dei magistrati della loro efficacia. E’ uno scontro impari.
UN PAESE DI BANCHIERI
Ma questo è un paese di banchieri e sono loro che privilegiano la tutela del credito bancario e similare. Gli investimenti in titoli, le cosiddette rendite parassitarie, sono intoccabili, gli investimenti produttivi riguardano solo chi investe. Si penalizzano solo le forze produttive. Se salta il Banco di Napoli ( quali sono le cause? non vi è stata qui mala gestio?) si mobilita una nazione, escono d’incanto 2.000 miliardi per sanare il deficit e nessuno si cura delle proteste della Lega. Ma se salta il Comune di Napoli chi si danna? Nessuno.
Gli amministratori studiano i sistemi per fare nuovi debiti, i disoccupati chiedono lavoro ottenendo al massimo "i lavori socialmente utili" e dall’economia cittadina vengono espulsi centinaia di imprenditori che creavano lavoro "vero" investendo il proprio danaro. Forse più che pensare ad improbabili provvedimenti legislativi che riducano, per legge, la disoccupazione, si dovrebbe evitare di adottare provvedimenti che contengono soprusi ed angherie nei confronti degli imprenditori.
Angherie che costituiscono una vera e propria crocefissione per il creditore, trascinato tra leggi e leggine in una via crucis che avrà fine solo se accetterà, obtorto collo, l’imposizione della transazione con relativa rinuncia dei propri diritti.

 
Capitolo Precedente  <<    >> Capitolo Successivo