Gaetano Montefusco
Un Miracolo Italiano

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Terzo fatto: il pagamento di nuovi debiti

 

Avrete sentito parlare, o comunque ne sentirete parlare in futuro, del fatto che i comuni devono essere amministrati come aziende. Si è studiata la figura del manager cittadino, si è modificata l’impostazione dei bilanci.
Però, parallelamente si concede agli enti una sorta di impunità per i loro inadempimenti. La vicenda dei comuni in dissesto è anomala e riguarda i debiti vecchi, ma vediamo cosa accade ai nuovi creditori del comune di Napoli.
Si potrebbe pensare che, avendo avuto la possibilità di non pagare migliaia di vecchi miliardi di debiti, l’amministrazione partenopea paghi i debiti sorti durante la sua gestione. Ma la possibilità di amministrare la città senza pagare debiti è forte ed allora si prosegue su questa strada.
Se un cittadino ha un credito successivo alla dichiarazione di dissesto e pretende il pagamento, va dal giudice ed ottiene una sentenza di condanna; poi procede ad effettuare il pignoramento presso la tesoreria comunale dove ci sono oltre 1.000 miliardi e si aspetta di essere pagato.
E’ un illuso! Dal 16 luglio del 1997 infatti sulla tesoreria comunale alla voce fondi pignorabili compare il numero 0.
E’ come alla roulette! Esce lo zero e vince sempre e solo il banco! Scopriamo l’arcano: ai sensi dell’art.113 del Decreto Legislativo n. 77/95, sempre nell’ottica di risanare gli enti a spese dei creditori, è possibile, infatti, per un comune quantificare semestralmente gli importi da sottrarre ad eventuali pignoramenti.
Il comune di Napoli con delibera n.213 del 15.7.1997, trasmessa al tesoriere Banco di Napoli, ha così proceduto alla quantificazione delle somme impignorabili:

a) competenze al personale dipendente e relativi oneri Lit. 410.000.000.000
b) rate mutui e prestiti obbligazionari - N.B. sono i nuovi debiti Lit. 214.580.000.000
c) espletamento servizi indispensabili Lit. 545.010.000.000
Totale Lit. 1.169.590.000.000
Somme pignorabili dai nuovi creditori Lit. 0

Come farà quindi un creditore ad ottenere il pagamento se non vi sono fondi pignorabili? Egli riceverà il dovuto solo ed esclusivamente se l’amministrazione riterrà di pagarlo spontaneamente e se darà l’ordine al tesoriere. Potere immenso e tremendo.
A questo punto, proviamo, anche per stemperare un poco la tensione espositiva, a far sorridere le migliaia di imprenditori privati che sono costretti ad affannarsi, giorno dopo giorno, per procurare il danaro che serve per pagare i propri debiti.
E se invece di insistere a pretendere di far operare i comuni come aziende private si facessero, invece, operare le aziende private come i comuni non sarebbe meglio?
Figuratevi che gioia per i manager delle aziende: poter cancellare i debiti vecchi con una legge come quella del dissesto; poter evitare di pagare i debiti nuovi dichiarando l’impignorabilità dei beni. Che cuccagna! Altro che rating favorevole. Si sconfiggerebbe la concorrenza straniera.
Ma questo, purtroppo per loro, è un privilegio riservato solo agli abili tecnici della finanza pubblica che si esercitano nei comuni per andare poi ad amministrare lo Stato. Quando il geniale gestore della finanza comunale avrà, finalmente, affinato i metodi, mutuandoli dal comportamento dei signori medioevali, per prelevare dal cittadino il dovuto e per non versare il dovuto al cittadino, sarà pronto per accedere alle sottosegreterie e, poi dopo un pò, ai Ministeri.
PER SFUGGIRE AI CREDITORI SI DIMENTICANO VERI E PROPRI SALVADANAI
E torniamo all’arroganza del potere. Nell’ansia di sottrarre tutto il danaro possibile ai nuovi creditori, e nella situazione di confusione che i pignoramenti dei vecchi creditori hanno provocato, l’amministrazione comunale ha dimenticato che presso la tesoreria del comune di Napoli vi sono circa 220 miliardi per pignoramenti non esitati, non seguiti cioé da assegnazione delle somme ai creditori.
Proviamo a rendere la notizia più comprensibile: i vecchi creditori sottoposero a pignoramento circa 220 miliardi ma i giudici non assegnarono loro tali somme, in presenza delle limitazioni poste dalle norme sul dissesto.
Tali somme giacciono, quindi, presso la tesoreria gestita dal Banco di Napoli e parte delle stesse avrebbero potuto già essere recuperate, così come potrebbero essere recuperate da una amministrazione efficiente ed utilizzate immediatamente. Molti di questi miliardi, infatti, sono già immediatamente liberabili se riguardano procedure esecutive abbandonate dai creditori oppure procedure esecutive estinte, d’ufficio, dai giudici dell’esecuzione.
Se ciò accadesse velocemente e se l’amministrazione recuperasse parte di questo danaro, inutilmente bloccato presso il tesoriere, potrebbero essserci nuovamente somme pignorabili, perché non ancora vincolate ad altri usi, ed in tal caso si offrirebbe ai nuovi creditori, che oggi - come abbiamo visto - non trovano una sola lira da pignorare, la possibilità di ottenere soddisfazione con le azioni esecutive.
Ma con le azioni esecutive i cittadini incasserebbero il danaro dovuto, grazie ad un ordine del giudice e non per la volontà dell’amministratore pubblico. L’efficienza amministrativa, in tal caso, potrebbe costituire un limite al potere dell’amministratore pubblico perché quest’ultimo dovrebbe tollerare che un cittadino possa essere pagato, sia pure per ordine del magistrato, al di fuori della propria volontà. Oh, quale torto!
Sarà opportuno seguire la vicenda per verificare quante di queste somme per pignoramenti non esitati saranno recuperate e qule ne sarà la destinazione.

 
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