Gaetano Montefusco
Un Miracolo Italiano

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Una vicenda incredibile

 

La vicenda degli enti locali in dissesto finanziario è talmente allucinante che si fa fatica a credere sia vera. Quando capita di parlarne a chi non ne ha notizia, talvolta anche a professionisti stranieri, si legge l’incredulità nei loro sguardi.
A Napoli, poi, si può passare pure per faziosi quando si parla di questa questione perché in una città che ha riconquistato l’immagine di metropoli risanata, cercare di dimostrare che tale risanamento è fasullo è difficile giacché nessuno si preoccupa di capirne a fondo il motivo.
Gli oppositori di Bassolino sono subito pronti a dimostrare l’incapacità del sindaco nella gestione della cosa pubblica mentre i sostenitori del primo cittadino liquidano le osservazioni in argomento, sostenendo che si tratta di un problema al quale Bassolino è estraneo, ma pochi sono coloro che hanno compreso appieno la portata del problema ed ancor meno quelli che vogliono sforzarsi di capirlo .
Lo stesso Ministro degli esteri Dini, già Presidente del Consiglio ed uomo bandiera di un movimento politico, definito e definibile liberal-democratico, in occasione di una conferenza stampa tenuta all’Hotel Vesuvio, il 30 luglio del 97, interrogato sul se ritenesse giusto avere approvato un decreto, con il quale il governo si propone di pagare i debiti comunali versando ai creditori solo il 40-60% della sorta capitale, senza interessi, rispose in maniera sorpendente: "I crediti legittimi, dopo un attento vaglio, saranno pagati integralmente".
Sottolineò, poi, in maniera stupefacente, ed a conforto del sindaco Bassolino che gli sedeva accanto, tra il compiacimento evidente dei presenti, infastiditi non poco dal quesito, che i debiti del comune di Napoli appartenevano comunque a precedenti amministrazioni
"Sig. Ministro, anzi sig. Presidente Dini" mi sarebbe piaciuto potergli dire "che quei crediti, già accertati da sentenze passate in giudicato, attraverso i tre canonici gradi di giudizio, dopo quattro anni e mezzo dalla dichiarazione di dissesto del comune di Napoli, debbano essere ancora attentamente vagliati per definirne la legittimità, è un pò difficile da comprendere, ma la Sua affermazione, secondo cui, in fondo si tratta di debiti delle precedenti amministrazioni è del tutto incomprensibile tenuto conto della Sua cultura liberale.
Se anche Lei, che è il prestigioso capo di un partito liberal-democratico, accomuna responsabilità politiche e responsabilità giuridiche, ed intende aprire, ora, la strada ad un opinabile concetto secondo cui ogni amministrazione dovrebbe sostanzialmente rispondere dei debiti che contrae, giustificando in tal modo, ed in qualche misura deresponsabilizzando, gli amministratori pubblici per il mancato pagamento dei debiti contratti dai loro predecessori, c’è solo da rabbrividire.
Se i debiti contratti da Valenzi, da Lezzi, da Polese, da Tagliamonte e così via, non devono far carico all’amministrazione di Bassolino, chi spiegherà questo concetto agli americani che hanno acquistato i B.O.C., laddove i futuri sindaci partenopei, in applicazione del novello principio di deresponsabilizzazione, un domani si rifiutassero di pagare i debiti contratti dall’attuale governo comunale?
E se Prodi rifiuterà di pagare i debiti contratti da Lei e da Berlusconi, suoi predecessori, chi pagherà i debiti di Prodi? Sono domande a cui è difficile rispondere se si aderisce alla Sua tesi."
La competizione elettorale, in corso a Napoli, per le elezioni amministrative potrebbe evidenziare il problema a quegli uomini liberi da pregiudiziali ideologiche, il cui intervento, finalmente, potrebbe provocare una inversione di quella tendenza in atto tesa a distruggere i diritti dei cittadini, tendenza che denota, nella fattispecie, un sistematico accanimento legislativo contro i creditori degli enti in dissesto, tale da far pronunziare a Padre Massimo Rastrelli una espressione durissima come "genocidio economico" per rendere, senza mezzi termini, l’idea della ragionata, voluta e realizzata distruzione dei diritti di credito dei cittadini e delle aziende coinvolte nel problema del dissesto finanziario degli enti locali.
Pur correndo il rischio che il dramma dei creditori possa essere strumentalizzato da qualcuno, solo la campagna elettorale per le elezioni partenopee può portare il problema all’evidenza cittadina e, forse, nazionale.
Per quanto, infatti, la legislazione in materia di dissesto finanziario interessi oltre 400 comuni italiani la vicenda è stata fortemente influenzata dall’amministrazione Bassolino. Inizialmente considerata incolpevole della situazione legislativa sul dissesto, l’amministrazione Bassolino che avrebbe dovuto essere - al pari di qualunque comune - solo destinataria di norme in materia, ha invece voluto ed ottenuto, negli scorsi anni, modifiche legislative continue, come espressamente dichiarato in un comunicato stampa, del 26.5.1997, del capogruppo del Pds al consiglio comunale, Amedeo Lepore.
La difficoltà oggettiva della situazione e l’iniziale scarsa attenzione, dedicata alla questione, hanno indotto infatti l’amministrazione partenopea, una volta resasi conto della dimensione del problema, ad assumere un incomprensibile atteggiamento di ostilità nei confronti del ceto creditorio ed a richiedere leggi in sintonia con tale atteggiamento che, con la vittoria dell’Ulivo alle elezioni politiche del 1996, ha potuto, poi, tradursi in norme di palese ingiustizia la cui lettura non può non provocare l’indignazione di qualunque uomo libero, a prescindere dalle proprie convinzioni politiche.
Ed ora questo problema, per molti dei creditori, non è più soltanto un problema economico. Essi, specialmente quelli che sono falliti o stanno per fallire, non lottano più solo per il danaro ma per il rispetto della loro persona. Non ci stanno a consentire ad amministratori e politici, assolutamente incapaci di risolvere i problemi, di poterli offendere con insinuazioni sulla liceità o meno dei loro crediti.
Se chi ha amministrato ed amministra lo Stato ed i comuni ha diritto ad avere il danaro per il proprio lavoro, sulla cui utilità talora si potrebbe intavolare un’ampia discussione, anche chi ha fornito e fornisce merci e servizi ha il medesimo diritto e nessuno può permettersi di liquidare il problema con una alzata di spalle, sostenendo che non ci sono soldi.

 
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