Capitolo V

v.m.18 parte tra le parentesi rosse

Una rossa sala attendeva i due sposi. Un trono di pietra era rovina al centro della camera carica d' ombre.

- Mi sembra quasi... di conoscere questo luogo... - sussurrò Mac, con gli occhi lucidi.

- Forse... in un'altra vita... -

- E in un sogno... -

- Quei... sogni? -

- Si... in sogno ci incontrammo qui... proprio qui. -

- Amo quei sogni. Ti hanno portato a me. -

- Si, a te... a te solo. -

L' uomo sorrise, carezzando il volto di lei...

- Conosco poco questa torre. Ma tu... l' hai sognata. Vorresti, guidarmi verso il luogo che ti è più caro? -

- Molti luoghi mi sono cari... ma nel giardino ci amammo la prima volta... -

- Non c' è un giardino... solo piante secche, morte da secoli... - disse l' uomo con un sorriso triste.

- Facciamolo rifiorire... - sussurrò l'altra, fermandosi e stringendosi al mago - Facciamo rifiorire il giardino, mio Signore... -

- Vuoi che sia la magia? - mormorò Voldemort - Io... se per te va bene lascerei alle nostre mani il compito di farlo... giorno dopo giorno, ora dopo ora. -

- Non intendevo questo... ma si, come faremo come tu dici. -

E lui si chinò a baciarla.

- Mi privi della ragione e del controllo... - sussurrò la donna - Come può un semplice bacio farmi fremere e tremare così, mio sposo... -

- Anche questo è un incanto... e sei tu a insegnarmelo. Giorno dopo giorno. -

- Anche tu provi questa sensazione di straziante gioia? O non riesco a... -

- Io provo... provo il bruciante desiderio di essere tutto per te, ecco cosa provo. -

- Tu sei tutto... per me. -

- Ne sono... lieto. -

- Potrei chiederti di... vorrei che mi tenessi tra le braccia... -

E l' uomo poggiò un dito sulle labbra dell' altra, e la strinse a sé.

- O vuoi che ti sollevi da terra? Come chiede la tradizione. -

- Se vuoi... - mormorò l'altra.

- Lo voglio. - sussurrò lui, e prese la donna tra le sue braccia.

- Sposo, mio sposo... -

- E' così dolce questa parola sulle tue labbra. -

- Non rimpiangi una donna bella come Blanche, Signore? Una maga esperta, capace... -

- Ripetilo e ti lascio cadere a terra. - disse l' altro con un sogghigno.

- Non scherzare... sarò davvero degna di te? -

- Io dico di sì. -

- Lo spero... - sussurrò l'altra, cercando la bocca del mago.

- Sei l' unica che abbia mai voluto al mio fianco. -

L'altra tornò a baciarlo.

Erano giunti nel giardino di spine. E l' uomo depose la sua sposa dolcemente a terra.

- Sei bella... - sussurrò chinandosi accanto a lei.

- E sono tua... -

- Mia... - mormorò l' uomo, e sorrise, liberando lentamente la giovane della sua veste - Il tuo candore... mio, i tuoi occhi... miei... le tue labbra, il tuo seno... -

- Ogni centimetro del mio corpo... ogni millimetro della mia anima... -

E il mago si chinò a baciare la pelle di lei... come se volesse imprimere la forma del suo corpo nelle sue labbra.

- Amami... e non sarai ancora sazio di me, mai, mai... nè io di te... -

- Mai... - sussurrò lui e fece scivolare un dito lungo il contorno del seno di lei - Mai. -

L'altra gemè piano, socchiudendo gli occhi - Mi piace sentirmi toccare così... -

L' uomo sorrise, senza smettere il suo gioco.

- Lo so che ti piace... -

- E' una sofferenza così... così... -

- Non voglio che tu soffra... - sussurrò lui accostandosi di più all' altra, mordendole dolcemente il collo - Lasciami entrare in te... mia sposa. -

- Non hai bisogno di chiederlo... sono tua. - sussurrò l'altra, socchiudendo gli occhi mentre si preparava ad accogliere l'altro dentro di sè.

E lui iniziò a scendere in lei, con lenta implacabile fame.

La giovane gemè, aggrappandosi all'altro.

- Mia... voglio che tu sia mia! - sibilò Voldemort.

- Lo sono... lo sono! - urlò lei.

- Ripetilo, ripeti il mio... nome! - fece l' uomo mentre stringeva l' altra con violenza, mentre tornava a cercare la sua carne con la bocca e le dita.

- Voldemort... Voldemort... - gemè l'altra in preda ad un estatico tormento.

- Voglio ogni frammento di te... lo voglio... -

- Ti appartiene... tutto... Voldemort! -

- Così deve essere... - sussurrò l' altro, e sorrise, perdendosi tra i capelli di lei.

- Così... -

- Sei... felice? - domandò lui tornando ad accarezzarla. - Dimmi che sei felice. -

- No, non lo sono... -

L' altro poggio il capo sul petto dell' altra, senza proferir parola.

- Io... felice è una parola così incapace d'esprimere... di dire che... è gioia la mia, estasi... -

E un lento sorriso di disegnò sul volto dell' uomo.

- Non voglio ombre nel tuo cuore... voglio solo... solo... -

- Cosa? - domandò l'altra, carezzandolo.

- Solo questo amore abbagliante... che quasi mi brucia eppure non mi consuma. -

- E' tuo. -

- Non voglio che alcun dolore lo offuschi, non voglio... capisci cosa sto dicendo? -

- Dolore... nessun dolore lo offuscherà... mai. Come potrebbe, amore mio? -

- Non può... amore mio. -

L'altra si strinse di più all'uomo - Mi hai chiamata... amore... -

- Volevo farlo... -

- Perchè? -

- Forse... forse nemmeno io lo so. -

- E' un peccato che tu non lo sappia... ma io sono... il mio cuore batte più forte, senti? -

- Lo sento... è una dolce musica. -

- E riesci solo tu... a farla risuonare. Quanto sono stata sciocca, in passato, ad essere insicura... -

- Ma adesso la passata insicurezza rende la tua gioia più grande, mio amore. -

- Si... si, mio amore... -

 

- Che quiete... che silenzio... - mormorò Gwillion osservando la sala di Serpeverde, quella sera semideserta.

- E già... - sorrise Galatea.

- Proposte per la serata? - disse l' altra stiracchiandosi - Mentre quasi tutti coloro che conosciamo, fidanzati compresi sono in riunione... -

- Che odiose riunioni... che noia essere Mangiamorte... - borbottò Galatea.

L' altra poggiò un dito sulle labbra dell' amica.

- Severus mi rimprovera se solo inneggio contro il potere... figurati quella parola che effetto potrebbe avere... su loro. -

- A me non importa! Io volevo passare una bella serata con Evan! -

- Ne passerai tante... tante. Anche io sono un po'... malinconica, comunque. -

- Anche tu volevi una serata con il tuo amore, vero? -

- Non è solo questo... il pensiero di non saperlo non volerlo seguire fino in fondo... - poi Gwillion si interruppe, e sorrise - Un consiglio... sta alla larga dalle mie contorsioni mentali, per il tuo bene... -

- Non me ne farei ingabbiare, comunque. Sono troppo diversa da te... -

L' altra scrollò le spalle.

- C' è bisogno che ti illustri i vantaggi della varietà? -

- Oh, no! Non ce ne è bisogno... e poi credo che qui siamo tutti molto diversi, no? -

Gwillion sorrise appena:

- Credi che una valanga di dolci siano un surrogato affettivo adeguato? - disse poi.

- Potremmo provare a vedere se funzionano! -

- E poi sperimentiamo una pozioncina nemica delle calorie... così non possono dire che non ci applichiamo negli studi. - fece l' altra ridendo.

- Oh, no... io voglio ingrassare, invece! Un po' di ciccia mi piace! -

- Un po'... appunto. Un po'. - disse Gwillion con un sorriso obliquo.

- No, no... troppo diverse noi... - fece Galatea, infilandosi una manciata di dolci in bocca.

Gwillion rise... cercando tra i dolci sparsi sul tavolo quelli che preferiva, e scartando gli altri.

- Non si fa così! - fece Galatea a bocca piena - Si mangia quel che capita! -

- Ma a me piacciono solo questi... preferisco il digiuno altrimenti. -

- Mac mi aveva detto che eri svitata... -

- Lo prendo per un complimento! -

- Oh, si... non che io o lei siamo normali... -

- Ah che tristezza... - fece Gwillion - pensare che domani mi affumicherò in un laboratorio... e tutto per trarre dalla pietra viva il vecchio Silente. -

- Fai andare qualcosa storto... -

- Serve purtroppo... senza di lui i ministri avrebbero troppa paura per schierarsi contro Crouch. -

- Beh, peccato... - disse l'altra lanciando una ciambella in aria ed afferrandola al volo con la bocca.

E Gwillion applaudì divertita.

- Dimmi... com'è Severus nel privato? - fece Galatea, curiosa.

Una manciata di dolci caddero a terra, dalle mani di una Gwillion assai rossa.

- Coraggio, dimmelo... siamo tra donne! A me, a volte... Evan mi fa gridare, sai? -

- Severus... - la giovane si morse un labbro - sa essere molte cose... -

- Molte cose? Spiega... -

- Dolce e terribile... lui... - la giovane scosse il capo, palesemente imbarazzata.

- E in che modo preferisce... -

- Credo che non voglia un modo... ma mutare ogni volta... come acqua che scivola sulla mia pelle, come fiamma che non si può afferrare... -

- Bello... - fece l'altra - Ma anche Evan... lui è così... così... oh! -

Gwillion inclinò appena la testa.

- E poi ci mettiamo sempre intimo coordinato, sai? -

- Se Severus vede qualcosa che rientra nella voce intimo lo brucia... - sussurrò l' altra.

- Si vede che è un tipo molto... passionale... gli piace la carne nuda... -

L' altra annuì mordicchiandosi le labbra.

- Ma non potremmo trovare un argomento meno... meno... come dire... infiammante? -

- Perchè ti vergogni? -

- No... non è per questo... - disse la giovane con un sorriso malizioso.

- E allora? -

- Non ci facciamo un po' male... nelle nostre solitudini? -

- Uhm... ma così ricordo di Evan... -

Gwillion sorrise, di un sorriso dolce.

E Galatea sghignazzò.

Gwillion si guardò intorno, un' improvvisa inquietudine aveva preso il suo stomaco.

- Tu... non senti nulla? -

- Ansia... - sussurrò l'altra - Freddo... -

Gwillion sbarrò gli occhi, come incapace di parlare. Figure simili a cadaveri si affollavano tutt' intorno.

Galatea urlò - Dissennatori! -

Ma l' altra non si mosse, non... quelle creature cercavano lei, volevano lei.

- Gwillion! - urlò ancora Galatea - Gwillion! -

La giovane riuscì solo a svenire, mentre la portavano via.

 

I Mangiamorte erano tornati al castello... e Galatea li aveva attesi a lungo... in lacrime.

Evan si liberò della maschera con un gesto improvviso, correndo ad abbracciare la giovane.

L'altra singhiozzava senza poter respirare quasi...

- Galatea... - sussurrò lui dolcemente... come se quella parola fosse tutto.

Ma Piton aveva osservato la scena con una strana, indefinibile ansia nello sguardo... dov'era Gwillion, dove...

- La hanno presa... - urlò la giovane.

Ed il cuore di Severus perse un battito, costringendolo a reggersi al vicino Lucius.

- Chi l' ha presa... - sussurrò Rosier, stringendo l' altra più forte.

- Dissennatori! - urlò l'altra - Tanti... tanti... non potevo fare nulla... -

- No! - strillò Mac, facendosi avanti - Quanto tempo fa, quanto tempo è passato? - urlò.

- Due ore... due ore, credo... -

- Vado a prenderla! -

Strillò Piton, facendo per correre via, ma Lucius lo afferrò saldamente: - Fermo! Non fare pazzie... -

- Ci vuole... un piano... - sussurrò Victor - e avrai bisogno di chi ti aiuti. -

- No! No! No! Non posso aspettare! - fece il mago, tentando di divincolarsi dalla stretta di Lucius.

- Dormi... - sussurrò una voce alle sue spalle. E il giovane mago si afflosciò tra le braccia di Malfoy.

- La salveremo? - disse Lestrange mordendosi un labbro - Non è vero che... -

- Certo. La salveremo. - disse Voldemort annuendo appena.

 

I Dissennatori rubano i tuoi pensieri... ti tolgono alla vita, precipitandoti in un incubo. Gwillion non aveva la forza di opporsi alle loro brame... non aveva la forza. Ma la giovane conosceva i sogni, sapeva... sapeva che un dolore irreale poteva occupare il posto di uno... più vero. Sapeva giocare con gli incubi... l' aveva sempre fatto. L' aveva... e la maschera del suo demone... era un volto che amava.

 

(Sola in una cella... una giovane accusata di stregoneria si guardava intorno con sguardo cupo. Aveva perso il conto dei mesi, dei giorni... non ricordava più nient' altro che quelle buie pareti a tratti. Come se il mondo esterno fosse svanito. C' erano solo quelle pareti... e il volto e la voce del suo torturatore.

Ed un uomo fece il suo ingresso... un uomo pallido e dalle nere vesti...

La giovane sobbalzò, rincantucciandosi in un angolo... eppure oltre la paura una parte di lei era lieta... perché il silenzio che corrodeva il suo animo almeno per qualche tempo avrebbe avuto fine.

L'uomo in nero frugò la cella con sguardo freddo ed impietoso.

- Cosa cerchi? - sussurrò lei - Ci sono solo io, e lo sai. -

- Cosa credi che cerchi? -

- Non lo so... -

- Potrebbe essere un bene... eppure non ti salverà... -

- Vorrei almeno capire... - disse l' altra mordendosi un labbro.

- Strega... -

La giovane si nascose la parte inferiore del volto tra le mani.

- Strega davvero da poco, sarei. -

- Strega quel tanto che basta per fare un bel fuoco... un bello spettacolo... -

L' altra non disse nulla. Un groppo le annodava la gola.

- Non parli? Trattieni la voce per urlare dopo, sul rogo... -

- Non c' è nulla che io possa dire, mi sembra. -

- Puoi provare ad implorarmi, strega... -

- Implorarti... - disse labbra mordendosi un labbro - E' ciò che desideri... e servirà a ben poco. Ma... -

- Striscia... -

- Sono già in terra... sto già strisciando. Umiliarmi... è così facile... non fa male. -

- Tu credi? - sibilò lui, malefico.

La giovane sollevò il capo.

- Lo credevo. - sussurrò.

- Non c'è fine all'umiliazione che puoi provare... alla folla piacciono gli spettacoli grotteschi e violenti... -

- Io intendevo... adesso. Ora. Non... cerco di non pensare a... -

- Posso farti portare fuori... subiresti una pubblica violenza... i soldati hanno sempre fame... - ghignò lui.

La giovane si lasciò ricadere stancamente contro un muro.

- Le vostre accuse mi hanno dato amanti anche peggiori... creature dal volto di demone... -

- E dunque non ti nocerà troppo essere chiamata sgualdrina da un intero reggimento, non è vero? -

- Non ho detto questo. - fece lei in un soffio.

- Stai facendo troppo la forte, ragazzina... - ghignò l'uomo - Ma presto griderai... -

- Perché? - mormorò lei chinando il capo - Perché mi fai questo? -

- Perchè? - rise l'altro - Perchè il favore della folla si ottiene così facilmente a prezzo di una sola miserabile vita! -

- Ma adesso... siamo soli. -

L'altro l'afferrò per i capelli - Vuoi tentare di corrompermi? - urlò.

La giovane sbarrò gli occhi, trasalendo a quel contatto violento.

- No, non voglio... non avrebbe senso. -

- Implorami... -

L' altra tornò a socchiudere le palpebre...

- Io... a quale pietà posso appellarmi, a quale? Vuoi che ti implori? Ecco... ti imploro, piangerò, striscerò... non hai che da ordinarlo. -

- Voglio gustare ogni istante della tua umiliazione... ti chiedessi di abbaiare lo faresti, vero? -

- Vuoi... -

L'altro sorrise - Sarebbe troppo poco... -

La giovane tacque mentre pesanti respiri scuotevano il suo petto.

L'altro la gettò all'indietro - Forse dovresti toglierti quell'abito... -

La ragazza fissò l' altro negli occhi:

- Forse? - sussurrò - Forse... forse... -

- Obbedisci... -

La giovane portò una mano ai lacci nella tunica.

- Nel nulla desolato di questa cella... a volte persino il dolore appare desiderabile. -

Eppure ancora... esitava.

- Non parlare! Obbedisci! - gridò ancora l'altro, strappandole la parte anteriore dell'abito.

Il resto della veste cadde a terra, e la giovane rabbrividì appena.

L'Inquisitore sorrise cattivo - Ed ora... -

E ora? Si domandò la giovane sollevando appena il capo.

- Sdraiati... ed apri le gambe... - sibilò lui.

La giovane si stese... tremante. La luce negli occhi di lui era terribile. Eppure era l' unica luce in quella cupa prigione.

- Ed ora... datti piacere... -

Ma tutto quello che l' altra riuscì a fare fu balbettare qualche parola inconsulta.

- Ti ho dato un ordine! - fece l'altro con voce dura come metallo ma anche suadente - Voglio vederti mentre ti dai piacere... -

La giovane annuì appena:

- Ma più delle mie mani... può... può la tua voce sul mio... corpo. - sussurrò con un filo di voce.

L'altro sorrise appena - Affonda le tue dita... puoi pensare sia la mia lama, se vuoi... -

La giovane chiuse gli occhi. Obbedì, poteva solo obbedire.

- Voglio sentire i tuoi gemiti... e guardami... voglio che tu tenga gli occhi aperti. -

E lei tornò a guardare l' altro.

- Non posso... non voglio negarti nulla. - mormorò.

- Più veloce... più intensa... - comandò l'uomo.

L' altra deglutì... impacciata.

- Non... non sono molto abile, temo. -

L'altro si avvicinò, con un sorriso storto e malvagio, prese la mano dell'altra... e ne succhiò le dita, prima di affondare, con violenza, le sue.

Un urlo si levò dalla bocca di lei, ed era fatica, era fatica quasi tenere gli occhi aperti.

I movimenti dell'altro erano impietosi, rudi... profondi.

- Potrei chiamare le guardie... - disse con voce quasi soffocata.

L' altra scosse la testa:

- No, per favore... no... -

- Sei così interessante, strega... vorrei condividere questo spettacolo... - disse, ed allungò l'altra mano a stringerle un capezzolo.

- Volevi che ti implorassi... - sussurrò lei - Ecco... lo sto facendo... davvero. -

- Forse potrei ucciderti così... ti darò piacere una volta, due volte, cento volte... non mi fermerò... -

- E la folla... cosa racconterai alla folla... -

- Che la... sgualdrina è morta accoppiandosi con un demone... -

- Sarebbe quasi... la verità... -

- Sono un demone? - mormorò lui affondando di più.

- Nei miei sogni... - sussurrò lei in un gemito.

- Voltati... - comandò l'altro.

- Come ordini... - e si voltò, poggiando il viso sulla nuda pietra.

Il mago trafficò per qualche istante con i suoi abiti, prima di stendersi su di lei...

La giovane sussultò appena, era strano come fosse piacevole il calore di quel corpo... anche se sarebbe stato solo il preludio... del dolore.

- Ora... mi confesserai tutto ciò che sei, strega... - sussurrò lui, suadente, mentre iniziava a premere il suo corpo contro quello dell'altra.

- Strega... - mormorò lei con dolore - potrei persino esserlo... perché non ricordo, io non ricordo... -

L'altro rimase in silenzio... iniziando ad affondare nell'altra... e lei tornò di nuovo ad urlare.

Con un ultima spinta l'uomo fu in lei, completamente, e lasciò scivolare una mano sotto la donna, tra le sue gambe.

- Dimmi cosa sei... - disse, prendendo a muoversi.

- Non togliermi il pensiero della mia innocenza... è l' unica cosa che io abbia ancora... -

- La donna che soggiace al suo carnefice... non è innocente... no... è una perversa... -

- Sì... lo sono... - ammise lei in un vago singulto - ma l' accusa che mi ha portato qui è un' altra. -

- Strega, sei strega... - disse l'altro con una spinta più violenta.

- Per te... - sussurrò lei appena - per te... -

Con un rantolo l'uomo raggiunse il suo piacere, ed uscì da lei solo per costringerla a voltarsi, un'altra volta - Tu sei davvero una fattucchiera... -

- Lo sono? - disse lei con voce tremante.

- Lo sei... - fece l'altro prendendole i seni tra le mani - Solo una strega avrebbe provato piacere, proverebbe piacere a questo gelido tocco... -

- E io... lo provo... -

L'uomo sorrise, quasi trionfante... mentre la stretta delle sue dita si faceva d'acciaio.

- Lo provo... - ripetè lei... reclinando appena la testa all' indietro.

L'inquisitore chinò la testa, prendendole un capezzolo tra le labbra, e poi tra i denti. E lo tormentava, e poi tornava a percorrere la tenera carne del petto con la lingua.

- Tutto è scomparso... ci sei solo tu nella mia mente... sulla mia pelle... -

- E forse è l'ora di chiamare le guardie... -

La giovane chiuse gli occhi. Ti prego... sillabarono le sue labbra. Ma non uscì voce dalla sua gola.

- Credo che saprai soddisfarli... -

Lei non disse più nulla, lente lacrime scesero dai suoi occhi.

- O forse... - fece l'altro tirando fuori una lama dalle pieghe della veste - Per una volta... -

- Per una volta... -

- Posso darti la pace... in fretta... -

- Accetterò... qualsiasi cosa venga da te. -

L'altro sorrise, il suo primo sorriso dolce, ed impugnò il corto stiletto.

- Posso... posso chiederti un' ultima cosa? - sussurrò la giovane.

- Si... -

- Un bacio... solo un bacio... -

L'uomo avvicinò lentamente le labbra alla bocca dell'altra, la sfiorò con la lingua, a lungo, con una strana delicatezza... e lei quasi sorrideva, persa nei suoi occhi, dal suo tocco.

E trattenendola... continuando a baciarla... l'uomo si preparò ad affondare il pugnale... e socchiuse gli occhi, non riuscendo a vietarsi di piangere una sola, singola lacrima... mentre il metallo squarciava il ventre della donna...)

 

Gwillion si svegliò di un sussulto. Il suo sogno l' aveva portata in una prigione sin troppo simile a quella intorno a lei... eppure, eppure in qualche modo l' irrealtà di quei sogni... era il filo che le impediva di impazzire.

 

- Si è svegliato? - domandò Voldemort.

- Si... - mormorò Malfoy - E si è chiuso nel mutismo più assoluto... -

- Chiamalo, per favore. -

Poco dopo Severus Piton fece la sua comparsa.

- Ho qualcosa per te. - sussurrò l' Oscuro Signore.

- Mi interessa solo il modo di riprendermi Gwillion... - disse stancamente l'altro.

- Appunto. - fece l' uomo porgendo un ciondolo nero al ragazzo - Indossalo e, uomini e dissennatori ti scambieranno per una di quelle creature. -

Il volto del mago si illuminò - Potrò... riaverla? -

- C' è una barca pronta... con dei volontari disposti ad accompagnarti, almeno sino alle rive di Azkaban. Ma dovrai prestare attenzione, lo sai. -

- Lo so, Signore... e non fallirò... -

 

Una minuscola barca aspettava Severus... e tre giovani a lui noti attendevano in silenzio.

Piton si avvicinò a passo rapido.

- Siete certi di voler venire? -

- Sono affascinato da Azkaban... - sussurrò il bulgaro.

- E la storia dimostra che io e Andromaca abbiamo... una certa predisposizione per affrontare quel luogo immondo. - aggiunse Victor.

- Eppure potrebbe... andarci male... Dolohov... rischi per Gwillion? -

- Se aprono la mente della tua ragazza siamo tutti fregati, mi sembra. -

- Questo è... vero... -

- Preferivi una dichiarazione d' amicizia eccetera eccetera? - fece l' altro scrollando le spalle - E comunque il rischio peggiore lo correrai tu... noi siamo solo i nocchieri, tu scenderai nell' inferno. -

- All'inferno per tornare indietro con lei... -

- Tu non ti volterai indietro come Orfeo... - sussurrò l' altro sciogliendo l' ancora - E se lo farai non la perderai comunque. -

- No, non la perderò. lo so. Mollate gli ormeggi... -

La nave si allontanò, nel silenzio dell' aria notturna.

Severus sedeva a prua, fissando la nebbia, cupo.

- Posso, posso chiederti una cosa... - sussurrò Dolohov.

- Si... -

- Cosa... cosa ti spinge adesso... quella ragazza... io... non so... è strano. Vedo la luce nei tuoi occhi e mi chiedo se una parte di me non sia morta. -

- Io la amo, Antonin. Tutto il resto non mi importa. Se vuoi saperlo non mi importa neanche di Voldemort in questo momento. -

- Amore... - ripetè l' altro inclinando il capo. Ma poi tornò a scrollare le spalle.

- Tu non lo capisci, non è vero? Neanche io un tempo... -

- No, non capisco. Ma l' importante è che sia tu a capire. -

Severus sorrise tristemente - Lo capisco... lo capisco sin troppo bene. -

- E se volessi... spiegarlo a un profano? Ma forse non si può... -

- Vedi... è difficile parlare d'amore a chi non vuole prendere in considerazione che l'amore esista. Ed anche così... come posso spiegare un tale trasporto... è come se improvvisamente contasse una sola cosa, ed il tuo corpo, e la tua anima... vibrano, sono attratti inevitabilmente da colei che ami. -

L' altro sorrise, scuotendo appena il capo, e non volle dir nulla.

E Piton tornò a fissare l'orizzonte lattiginoso e grigio.

 

- Io devo andare, Mariacarla... - sussurrò Voldemort.

- Si, mio Signore. - rispose la giovane donna - Io attenderò... -

- Dovete essere cauti... controllare i sigilli... ciò che è accaduto non deve ripetersi. -

- Lo faremo. Tu sii prudente. -

- Prudente... lo sono sempre. E in fin dei conti... sto solo recandomi al ministero. -

- Lo so... ma... - l'altra sorrise.

L' altro le venne vicino, e la strinse a sé, baciandola. Poi si allontanò senza aggiungere altro.

- A presto... - mormorò Mac.

- Io ritorno sempre. -

L'altra rimase ferma ad osservarlo allontanarsi.

 

I corridoi del ministero erano silenziosi. Albus ed il così detto Loki li percorrevano senza parlare.

- Un cupo risveglio mi attendeva dalla mia prigione di pietra... e forse... -

- Forse... -

- Forse avreste anche tardato ulteriormente a svegliarmi se solo non fosse accaduto... -

- Ma è accaduto. -

- Sì, è accaduto. -

In quel momento un Crouch sorridente si parò davanti ai due.

- Strana visita... - disse - O... no, non strana... -

- Pretendiamo delle spiegazioni. - disse Loki sollevando appena il mento.

- O forse dovrei pretenderle io... -

- E per cosa? Un' alunna è stata sottratta alla mia scuola, senza che venissero offerte motivazioni, e nemmeno la farsa di un processo... -

- Processo? La così detta alunna era una pericolosa sovversiva. -

- A questo siamo giunti dunque? Vede il pericolo in una giovane che ha fatto dell' inazione la sua bandiera? -

- Ho avuto... informazioni attendibili sull'attività sovversiva della ragazza. -

- E informarci di tali attendibili notizie era troppo per voi immagino. -

- Le nostre informazioni di polizia sono assolutamente segrete. -

- Anche... dopo... l' arresto? -

- Non volevo che altri sovversivi cercassero di salvarla... ma tanto, presto... anche se tentassero... - Crouch sorrise.

Loki inclinò il capo.

- Abbiamo fatto il possibile... - sussurrò Silente.

E in fin dei conti non erano lì per ottenere qualcosa... ma solo per compiere una specie di azione diversiva rispetto al reale salvataggio.

- Vi farò rimandare il corpo poi, se volete. - disse Crouch prima di voltarsi ed allontanarsi.

 

Crouch era rientrato nel suo studio, profondamente soddisfatto. I pallidi occhi luccicanti.

- Potrei... potrei parlarle? - sussurrò una voce di donna alle sue spalle.

L'altro si voltò di scatto - Chi sei? -

- Blanche Du Bois. Per servirla. -

- La... la giovane compagna di Albus Silente? -

- Almeno attualmente. - disse lei con una smorfia.

- Bene, ho già parlato con il tuo amante... - disse l'altro, rigido - E non ho tempo da perdere... -

- Ma non sono qui in suo nome... io parlo a nome mio. -

Crouch rise - E cosa ha da dire una straniera poco più che sedicenne? -

- Molti nomi sono nella mia mente... e li hanno sigillati. Ma l' ultimo il più importante... posso stranamente pronunciarlo. -

- Cosa vuoi dire? -

- Qualche tempo fa ho cercato di inserirmi in una certa organizzazione... ma poi mi sono tirata indietro... e i nomi degli altri non posso pronunciarli... però da alcuni indizi... io ho... compreso... -

- Cosa? - fece l'altro, improvvisamente attento.

- Io so dietro quale maschera si nasconde l' Oscuro Signore. E avevo offerto a Silente l' occasione di sconfiggerlo, e lui l' ha sprecata, due anni addietro. Adesso... adesso voglio puntare su un partito migliore. -

Crouch... scattò in piedi - Chi è? -

- Non è difficile in fondo... ma io... cosa ci guadagno? -

- Tu che vuoi? -

- E' il potere ad attirarmi... - disse lei in un sussurro.

- Il potere... è mio. Ma posso darti onori, ricchezze... -

- Si potrebbe dire che sia tu... il potere... - disse lei con un sorriso insinuante - E sono certa che sapremo metterci d' accordo. Il suo nome... -

- Io come Silente? E sia... - ghignò Crouch.

- Non ho detto questo... - mormorò lei - So di una moglie che ami... non sono così stolta da chiedere più di quello che potrei ottenere... -

- Discuteremo i dettagli... il nome! -

La bocca di lei si spiegò in un sorriso malefico.

- Loki Annwyn. -

Crouch cambiò espressione... prima si dipinse stupore sul suo volto... e poi... rabbia e soddisfazione.

- E adesso? - sussurrò la giovane.

- Adesso... è compito mio... ucciderlo. -

 

- Azkaban! - annunciò Victor ammainando le vele - L' isola maledetta è in vista. -

- Aspettami Gwillion... - mormorò Severus - Sarò presto da te... -

- Da qui in poi continui solo, temo... - sussurrò Dolohov - Ma puoi star certo che ritroverai questa barca al tuo ritorno... la difenderemo sino allo stremo. -

- Non solo... ho il mio amore. -

- Intendevo... che noi non potremo aiutarti... solo questo. - disse il ragazzo quietamente.

Piton sorrise soltanto. E sbarcò.

- Indossa il medaglione, Severus... lasciaci vedere la trasformazione... così sarà più facile riconoscerti quando sarai di ritorno. - disse Victor.

L'altro... eseguì. Indossando l'incantato gioiello.

- Cavolo... - sussurrò Victor - Sei più brutto del solito, sai? -

- Grazie... - fece una voce gorgogliante ed orribile.

- Questo spiega il perché i dissennatori portino lunghi cappucci calati sul volto. E perché in genere tacciano... - disse Dolohov - E comunque a me non sembra tanto diverso da prima. -

- Vuoi che ti baci? -

- Fossi una ragazza... ci farei un pensierino. E comunque non credo che i tuoi baci siano mortali... non più del solito, almeno. -

- Comunque... è ora che io vada. -

- Sì, è ora. -

E l'altro si allontanò con un ultimo saluto.

 

Cap. VI

Cinque figure sgusciarono via da una porta. Gwillion si appoggiò al passaggio segreto. Cinque vite che aveva rubato. Cinque uomini destinati a morire. E il custode... era colui che amava. Facendoli fuggire... lo stava tradendo.

- Non vieni via? -

- No, non posso, il mio posto è qui. -

- Ma... -

- Niente ma. -

E rimase sola, in attesa. Presto lui... sarebbe giunto.

E l'uomo... la trovò... ed i suoi occhi erano carichi di furia e delusione.

L' altra non disse nulla, deglutì appena. A stento riuscì a non evitare il suo sguardo.

- Perchè? - chiese lui.

- Sarebbero morti... - disse lei in un sussurro.

- Li ritroveremo e moriranno lo stesso... e tu con loro... -

- Non mi aspettavo altro che la morte. - disse lei in un sussulto.

- Per mia mano... -

L' altra annuì appena.

- E non hai parole per ciò che mi fai? Salvi degli estranei per dannare l'uomo che dicevi d'amare... -

- Se non avessi fatto nulla... cosa sarebbe rimasto di me se non un guscio vuoto... e allora... -

- E allora hai deciso di salvare te, per dannare me. Sei un'egoista... -

- No. Solo... non ci sarebbe stata alcuna salvezza nell' avermi accanto. E la morte... la morte non è salvezza, è solo... il nulla. -

- Belle parole. Scuse dietro cui si trincera un'anima più sporca di ciò che sembra. -

- Probabilmente è vero. Il torto che ti ho fatto... ma ormai è tardi... è tardi. -

- E' tardi per entrambi. E tu morirai... -

- Morirò. - ripetè l' altra con voce stanca.

L'uomo strinse gli occhi - Si... - disse amaramente, una lacrima sul volto.

- Una sola cosa avevo preservato... - sussurrò lei - e sono riuscita a distruggere anche quella. -

E protese una mano come per carezzare il volto dell' altro. Ma poi la lasciò ricadere senza parlare. Mentre un dolore lancinante le lacerava l' anima.

- Addio... - sussurrò l'altro estraendo la sua spada.

La giovane non disse nulla. Perdonami, gridava la sua mente, gridavano i suoi occhi. Ma non osava pronunciare quella sola parola.

- Taglierò i tuoi polsi... -

L' altra annuì, porgendo all' uomo le mani tremanti.

E con rapidità le sue vene furono recise.

- Addio... - disse ancora l'altro, allontanandosi.

La giovane chiuse gli occhi accasciandosi a terra.

Moriva sola... e così era giusto. Dopo il suo tradimento.

Pianse, pianse quel silenzio, e ogni lacrima sembrava avere il suono del nome di lui.

Stava morendo, sola... e moriva con il dolore del male che aveva fatto... a colui che disperatamente ancora amava.

Passi risuonarono alle sue spalle... l'uomo era tornato.

Lei sollevò gli occhi, quegli occhi pieni di lacrime, verso di lui.

L'altro si chinò ad abbracciarla, con lenta disperazione.

Perdonami... sillabarono le sue labbra. E poi scosse la testa. Perché non esisteva... perdono.

- Non ti lascio sola... - disse lui.

- Grazie, grazie... è sin troppo dolce svanire tra le tue braccia. -

- Vivrai finchè vivo... - disse l'altro amaramente - E che siano maledette le stelle ed il loro corso per la crudeltà degli uomini... ed io ti perdo per compiere il mio dovere... che atroce incubo... -

- E' mia la colpa... solo mia... -

- Non dirlo, non adesso... - implorò lui - Perdonami... -

- Sei tornato... e la gioia nel sentire le tue braccia intorno a me... ha soffocato ogni dolore. - sussurrò la giovane.

- Non parlare, non stancarti... -

Lei scosse appena il capo affondando la testa nel petto di lui.

- Forse tornerò... come pallido spettro... e tu... -

- Ed io... -

- Mi accoglierai, non è vero? Anche se... -

L'altro la strinse più forte.

E lei si lasciò cullare dal battito del suo cuore.

 

Severus era tra i Dissennatori... finto demone tra demoni veri... col potere di un demone. Fermo davanti alla giovane Gwillion, come gli altri custodi di Azkaban, aveva "visto" il suo sogno... il sogno che stava nutrendo gli altri mostri al suo fianco. Ed il suo turbamento... no, non poteva lasciarlo trasparire.

Solo una cosa pensava... in fretta, in fretta via da qui...

- Non mi allontanerei mai da qui... - sussurrò uno dei dissennatori nella loro strana lingua.

- Questi sogni sono così saporiti... - mormorò un altro.

- E cambiano ogni volta... -

- Ancora sogni... - sibilò uno dei demoni.

E la giovane si agitò con un vago lamento nel suo squallido giaciglio.

- Si sveglia o continua a sognare... -

- Se si sveglia... sceglierà un nuovo sogno. -

- Forse fuori da qui... sognerebbe meglio... - disse Piton.

- Spiegati... - fece uno dei mostri inclinando il capo.

- Non oppressa dalla cella e da troppi di noi rinvigorirebbe le sue fantasie... e noi potremmo succhiarle, poi, tutti i nuovi sogni... -

- Sì, ma chi la controllerà fuori... -

- Chi ha avuto l' idea. - disse una di quelle creature venendo avanti, e uno strano bagliore sembrava provenire dal suo cappuccio - E poi ci sono altri prigionieri che attendono. -

- Io ho avuto l'idea... io controllo... - disse Piton.

- E' ciò che ho detto. - e ad un cenno del dissennatore gli altri si allontanarono, pur a malincuore.

Piton fece per trascinare l'altra fuori.

- Non hai molto tempo, ragazzo umano, sappilo. - sussurrò con voce orribile la creatura.

- Cosa... -

- La magia che ti cela è forte... ma io ti ho riconosciuto comunque per quello che sei. Non così i miei servi, però. Il che per te è un bene. -

- Cosa... cosa vuoi dire? Cosa farai... -

- Vi lascio andare... quella ragazza, ha portato troppo scompiglio tra la mia gente, che sparisca è un bene per me in fondo. -

- Bene... addio... - Piton strinse i denti, e si affrettò a trascinare l'altra lontano.

Gwillion in quel momento sbattè le palpebre, come intontita... fissò l' altro per un istante e poi... sorrise.

- Mi... riconosci? -

- Severus... tu sei il mio Severus... - mormorò l' altra con gli occhi dilatati per lo stupore.

- Si... ma aspetta che siamo via di qui per gioire... ce la fai? -

- Io... - la giovane deglutì appena, mentre l' orrore si dipingeva sul suo volto - Ma tu sei... -

- Sei sconvolta, mia piccola Gwillion... ma guarda... la barca che ci attende... -

- Tu sei diventato uno di loro... - disse Gwillion con un groppo in gola, poi chiuse gli occhi - Sta bene. Ti nutrirai di me, ed io non potrò conoscere disperazione più dolce. -

- E' solo un incantesimo... - sussurrò l'altro - Svanirà non appena avremo preso il largo... -

- O forse vuoi... baciarmi? - disse lei con una voce carica di paura... e desiderio. Poi scosse di nuovo il capo - Un incantesimo hai detto? Sono... così stanca... -

- Ti bacerò dopo... - fece l'altro sollevandola tra le braccia e percorrendo di corsa la distanza che lo separava dalla nave.

- Presto, presto... - gridò Victor - sono di ritorno... tutti e due! -

Piton saltò a bordo.

- Via! - urlò - Via! -

E la nave si allontanò, per il nero oceano.

E le sembianze di Severus mutarono... rendendogli il suo vero aspetto.

- E' un sogno. - mormorò Gwillion sedendosi sul ponte della nave - Non può essere che un sogno... ma non c' è alcuna tristezza, ancora... -

- Non è un sogno! - fece Severus scotendola.

- Ci sei tu, ci sono io... non può non essere un sogno. - disse l' altra con un sorriso.

- Si... ti abbiamo salvata... -

La giovane sorrise:

- In ogni caso... presto vedrò... e ora voglio crederti. -

L'altro sospirò - Erano tanto cupi i tuoi sogni... forse non sai uscirne... -

- I miei sogni... - disse lei in un sussulto - Cosa sai dei miei sogni? -

- Io... li ho visti... -

- Non ti sono... piaciuti? - domandò l' altra, rossa in volto.

- Fortunatamente so che non mi credi... così cattivo... -

Lei sorrise:

- Non eri cattivo... no... -

E carezzò delicatamente il volto dell' altro.

- Eppure è stato strano... osservare tutto quello... -

- Le mie paure... i miei desideri... mescolati insieme... - disse l' altra voltandosi a fissare il mare, e l' isola scura.

- Abbandona le tue paure... sei al sicuro, ormai. -

- Tu credi? -

- Si! - disse l'altro con foga - Ci nasconderemo... nessuno potrà più farti del male... e... perdonami... io non ero con te... -

- Lo sei ora. Lo sei ora, mio Severus... mio unico sogno. -

- E non lascerò mai più che il male ti sfiori... - disse l'altro, stringendola con vigore.

- Stringimi, stringimi sempre... e non esisterà male che possa toccarmi. -

L'altro sorrise, obbedendo.

 

- E così la ragazzina di Severus è fuggita... - sussurrò Blanche inclinando il capo.

Crouch picchiò il pugno sul tavolo - Eppure... eppure non è lei che mi interessa ora... anche se i suoi discorsi sovversivi... -

- Davvero giudicavi sovversivi... i suoi discorsi? - domandò l' altra con una scrollata di spalle - Non era solo un' esca per qualcun altro? -

- Discorsi sul potere... pericolosi... troppo pericolosi... -

- Molte cose sono pericolose... - disse la giovane facendosi più vicina all' altro.

- E' vero... -

- E adesso... c' è dell' altro che devo raccontarti... - disse lei con un sorriso insinuante.

- Davvero? Cosa... -

- Vorrei qualcosa... in cambio... - fece l' altra allungando un dito verso il volto colletto dell' uomo.

- Cosa? - fece l'altro con tono improvvisamente di ghiaccio.

La giovane fece uno scatto indietro, cupa in volto.

- Lasciamo stare. Lasciamo stare. -

- Molto meglio... -

- Devo raccontarti dove ha fallito Silente due anni fa. - disse la giovane con sguardo vacuo.

- Silente... traditore... - sibilò Crouch.

- Voldemort è protetto da un incantesimo lanciato dalla sua amante. - disse Blanche con una smorfia.

- La sua... amante? -

- L' altra babbana di Serpeverde. -

- Dunque... non può essere attaccato con la magia... -

- Non con la magia... non da magie di morte. -

- Potremmo fare... senza magia... -

- Solo un pugnale? - disse l' altra con un sorriso - A me basta di avere lei, poi... dopo. -

- Armerò degli emissari di balestra... - disse Crouch, pensoso - E lei... facci quel che vuoi, dopo... -

- Mi ha umiliato... devi capirmi... - disse Blanche in un sussurro.

- Cosa vuoi farle? -

- Non lo so ancora... non lo so. Silente, piuttosto. Intendi liberartene sin d' ora? -

- No... il traditore pagherà più di tutti... -

 

Loki Annwyn osservava la sua donna dormire, la osservava sorridendo. E giocherellava con il giglio rosso che le avrebbe dato, al suo risveglio.

E l'altra, lentamente... si destò.

- Spero di non aver turbato i tuoi sogni. -

- Nessun sogno è bello come ritrovarti al risveglio... -

- Volevo essere io a dirtelo... lei è salva. -

La giovane saltò al collo del mago, felice - Grazie! E'... meraviglioso! E dove... dove si nasconderà? -

- In un luogo... insolito. C' è chi lo chiama... la tana... -

- Casa... Casa Weasley? -

L' altro le poggiò due dita sul labbro.

- Meglio esser prudenti, amore mio. -

- Perdonami, amore mio... - sorrise lei.

- Ripetilo... -

- Amore mio... -

- Adesso purtroppo... dovrò essere crudele. -

- Davvero? - sorrise la giovane.

- Non quel genere di crudeltà... purtroppo. -

- Quale che sia... -

- Intervista con Rita Skeeter e poi ricevimento dei primi ministri in arrivo per la conferenza che si terrà nel fine settimana. -

- Oh... crudele... -

- Potrai mai perdonarmi? -

- Vedremo... -

- O forse... - l' uomo sorrise - Potremmo far aspettare un poco i nostri ospiti... -

- Tu sei il padrone... a te decidere. E la serva obbedirà... - sorrise l'altra.

- Il padrone dice che è giunto il momento... di riservare la sua crudeltà a una sola donna. -

- E come sfogherà questa crudeltà il mio Signore? -

- Riducendo in sottili brandelli le tue vesti, martoriando lentamente la tua morbida carne con i denti e le mani... -

- In tal caso... non potrò far altro che gioirne... -

E l' uomo sorrise, facendosi più vicino a lei, sovrastandola con la sua ombra.

La donna sorrise, mordendosi il labbro inferiore, e rimase immobile.

E lui si chinò a baciarla, con un sorriso sulle labbra. Poi la spinse più a fondo tra le coltri del letto, e sorrise di nuovo:

- Ora metterò in atto i miei turpi progetti, ecco... lo sto già facendo... -

- Non fermarti... sii davvero turpe... -

- Turpe sarebbe fermarmi ora, mia sposa... - mormorò l' uomo mentre le sue mani esploravano il corpo dell' altra, come per riappropriarsi di ciò che era loro.

L'altra rise piano, con gli occhi accesi d'amore, ponendo le sue mani su quelle dell'altro, seguendole.

- Vorresti essere tu a guidarmi? Ma no... le mie mani sanno... conoscono questo tuo corpo... così morbido sotto le mie dita... -

- Non volevo guidarti... solo seguirti... -

L' uomo si inginocchiò accanto a lei, con un sorriso:

- Aiutami a liberarmi delle mie vesti. -

- Si... - disse dolcemente l'altra. Prendendo a svestirlo con lentezza, languidamente. Ed ogni movimento delle mani si mutava in una carezza piena di tenerezza.

- Dolce, tu devi essere dolce come io crudele... - sussurrò l' uomo con un filo di voce.

- Io lo sono... - sussurrò lei - Ogni fibra del mio essere anela a sfiorarti, carezzarti... -

- Lo sento... ma ora... -

- Adesso... -

- Ora voglio che i nostri corpi si uniscano... abbandonarmi su di te, sulla tua pelle... -

- Anche io lo voglio... più di tutto... -

- Dunque... apriti alla mia fame... -

L'altra sorrise soltanto, fremente... attendendo che l'uomo la facesse sua.

E lui la strinse a sé, facendosi più vicino, sempre più vicino.

- Assapora ogni istante... già mi muovo... dentro di te... -

- Si... - gemè piano l'altra.

Lento l' uomo tornava a discendere in lei, mentre il sorriso della sua bocca si faceva avido, e cercava il collo di lei, la sua pelle.

- Amore mio... -sussurrò appena l'altra... carezzando la schiena di lui con movimenti leggeri.

- Ripetilo... è così inebriante questa parola sulle tue labbra rosse... -

- Amore mio... - disse ancora la donna in un filo di voce, il respiro affannoso.

- Sono tuo, voglio essere tuo... lo divento di più ad ogni istante... qui, mentre stringo tra le tue mani la tua vita e il tuo corpo... -

L'altra non rispose... persa nell'estasi, solo fissava l'altro negli occhi.

E lui la strinse più forte, con una violenza quasi disperata.

- Ti amo... -

- Mi chiedo... mi chiedo cosa ho fatto per meritarlo... - sussurrò lui mentre il suo tocco si faceva... più dolce.

- Tu sei tu... per questo ti amo... -

- Non c' è bisogno di parole, mio amore... mi basta il tuo sguardo, la luce nei tuoi occhi... -

La giovane accarezzò il volto affilato del mago, prima di cercarne la bocca.

- E adesso... - sussurrò lui - Rimaniamo così, solo così, vuoi? Per un po' senza parlare, senza pensare... solo noi... -

- Si, lo voglio... - sorrise la donna.

E lui sorrise... lasciandosi scivolare accanto a lei... guardandola con una dolcezza infinita.

Ed anche gli occhi della donna erano pieni di amore e dolce tenerezza, riconoscenza.

L' altro non fece nulla, solo carezzò con due dita le labbra di lei, e rimase a fissarla, come incantato.

Mac sorrideva e sorrideva ancora, accarezzando con le dita il petto dell'altro, come se fosse stato una cosa sacra.

Lui prese la mano dell' altra e la baciò. Poi chiuse gli occhi, come per escludere ogni cosa oltre al calore di lei.

 

- Ben svegliato, tesoro! - fece Gwillion quando Severus scese le scale.

- E' stato un sonno un po'... agitato il mio, mia cara... - sospirò Piton - C'era un fantasma che sferragliava, sentito tu? -

- Credevo fosse un mio... incubo... -

- Gli incubi sono finiti... - sorrise Piton - Ma il fantasma era vero. -

- Già il vecchio fantasma di casa... ma adesso, al lavoro, mio caro! -

- Baby sitter per i Weasley... oh... - Severus scosse la testa.

- Ti alleni per il futuro... quando li avrai come alunni... e oggi abbiamo in più in visita il piccolo Diggory... -

- Oh... - Piton scosse la testa - eppure preferisco pensare che l'allenamento sia per altro... -

E la giovane diventò rossa in volto.

- Arrossisci? Forse... l'idea non ti arride? -

- Al contrario... e comunque un nostro figlio... starebbe con il naso tra i libri... non sarebbe una peste come questi pel di carota... -

La giovane si voltò verso i bambini, che giocavano a disegnare, sui dei grandi fogli bianchi, ed occasionalmente anche sul pavimento e le pareti.

- Cosa disegnate bambini? - domandò Piton, sforzandosi di non ridere.

- Una torta... - disse il piccolo Charlie, anni tre.

- Io sono indeciso... - ammise Bill, - mentre quel moccioso di Percy sa solo mettere in ordine d' altezza le matite colorate... -

- Matitte in oddine... - fece Percy.

Il piccolo Diggory frattanto fissava la pila di matite con sguardo attento, e si succhiava il pollice.

- Il bambino non è molto sveglio, eh? - fece Piton con un cenno a Cedric.

- Ha meno di un anno... e sangue di Tasso, cosa pretendi? - disse l' altra in un sussurro.

- E' vero... ma alla sua età preparavo le mie prime pozioni... -

- Co... cosa? - fece l' altra quasi barcollando, o forse fingendo di barcollare.

- Non lo sai che sono un prodigio? - fece lui con una smorfia.

- Sì, ma... adesso credo che comincerò a sentirmi profondamente inadeguata... -

- E perchè mai? -

L' altra sorrise e non disse nulla.

- Sarò la tua sciocca babbana, ma tu stringimi, stringimi forte... -

- Lo faccio... ma non turbiamo i bebè! -

- I bebè... strano vederli così piccoli... pensare al loro futuro... -

- Come saranno? -

- Da chi comincio? Pensa che dovrai sorbirteli tutti... tutti e sette i weasley, a partire dai gemelli che Molly ha in grembo... deliziosi fanciulli la cui idea di divertimento è offrire  delle crostate canarine ai compagni o promettere alla sorellina una tazza dei bagni di Hogwarts in regalo. -

- Mio Dio... -

- La cosa ti turba? - domandò l' altra con un sorriso divertito.

- La tazza dei bagni... lo ammetto, si... -

- Ma... -

- Ma? -

- Nulla, credevo dovessi continuare la frase... comunque qui abbiamo un cercatore di tesori, un cacciatore di Draghi... -

- Draghi... - strillò Charlie alzandosi - draghi, draghi, draghi... -

- Frittata... - sussurrò Bill - perché adesso non lo zittite più... -

- Oh! - Piton si mise le mani tra i capelli - Zitto! -

Bill si alzò e prese da uno scaffale un' enorme pupazzo a forma di drago... e il fratellino abbraccio quel coso verde con sguardo adorante.

- E Percy... - sussurrò Gwillion.

- Conto conto conto... - faceva Percy agitando le piccole dita - Uno, tre, due... -

- Si innamorerà perdutamente del suo capo, alias Barthemius Crouch senior. -

- Orrore! -

- Crucci crucci... - diceva Perce - Batti Crucci... -

- A quello si spera di provvedere... - disse Gwillion con espressione cupa.

- Già... - Severus socchiuse gli occhi...

Gwillion fissò per un attimo Cedric, ma poi decise di tacere quell' ultimo futuro.

- Avevamo preso un argomento molto piacevole... prima. - sussurrò.

- E' vero... - fece l'altro, rasserenandosi.

- Un figlio nostro... portarlo in grembo... allora, non mi sentirei mai sola. -

- Quando... tra un po' di tempo... -

- Non volevo farti fretta! - disse l' altra ridendo - Mi piaceva solo... fantasticare un poco. -

- Anche a me piace fantasticare! -

- Possiamo farlo insieme, dunque. -

- Si... e quanti bambini vorresti? -

- Un paio... non lo so... io sono figlia unica... -

- Solo due? Almeno quattro... -

- Vediamo se sopravviviamo al primo, intanto, io dico! -

- Io scommetto di si... -

- Due anni... - fece lei agitando il ditino - due anni di sonno ho tolto a mia madre... -

- Beh, dipende da madri e figlie! -

- Si e magari scoprirò che tu vuoi lanciare un incantesimo di Insonorus e lasciare i tuoi pargoli a strillare nella notte buia. -

- Non sono degenere! -

- Lo so... - mormorò lei carezzando il volto del giovane - Lo so... -

- Lo sai... - sorrise lui dolcemente - E mi provochi, amore mio... -

- La cosa ti dispiace tanto? -

- Oh, affatto... -

- Solo io temo... la piega presa dalla discussione, potrebbe portare a scene... sconvenienti. -

- Allora... dovremo attendere... -

In quel momento una piccola crisi era in atto... Cedric aveva cercato di afferrare una delle matite e Percy...

- Rompi i conto! - gridava l'altro bambino.

E il piccolo Diggory scoppiò in un pianto sfrenato.

- Buono, buono! - fece Piton prendendolo tra le braccia e dondolandolo.

- Ci sai fare, certo. - disse Gwillion con un sorriso.

- Ma non intendo cambiarlo... e credo lo si debba fare adesso... -

- Non si può usare la magia? -

- No! Non per cose di questo tipo... io mi rifiuto... -

- Bene, - fece l' altra prendendo il bambino - ho anche io una bacchetta. E mi rifiuto di non usare la magia. -

- Buon lavoro! -

- Grazie, tesoro! -

Gwillion si allontanò canticchiando qualcosa del tipo cambiamo il pannolino, cambiamo...

E nel frattempo Bill andò a tirare una manica al ragazzo vestito di nero.

- Cosa... cosa c'è Bill? -

- E' mezzogiorno, bisogna dar da mangiare ai miei fratellini. E sappi che Charlie non fa altro che sputacchiare, mentre Percy si ostina a cercar di mangiare da solo, con grande sfortuna degli abiti di chi gli sta intorno. -

- Oh... - Piton socchiuse gli occhi in un moto di grande disperazione - Dove sono i biberon? O non usano più i biberon? -

- Cucchiai... - disse l' altro scuotendo la testa - Cucchiai e pappetta puzzolente. -

- Pappetta... e come si fa la pappetta? -

- La mamma ha lasciato la ricetta sulla credenza. - disse il bambino scrollando le spalle.

Severus la cercò e sospirò - Non sembra molto difficile... - agitò la bacchetta, e pochi istanti dopo pentole e verdure volavano in aria.

In quel momento Gwillion fece ritorno con il piccolo Cedric braccio. Fece appena in tempo a chinare la testa per non essere colpita da un padellino.

- Attenta! - strillò Severus - Preparo la pappetta! -

- Non sarà peggio delle pozioni, immagino... - disse lei ridendo.

- Oh, no! No! -

- Chiedo perdono, - fece la giovane inclinando il capo - non volevo pronunciare una frase sacrilega... -

- Perdonata... - sorrise Severus - Perdonata solo se mi aiuti ad imboccarli! -

- Certo non potevo lasciarti fare tutto da solo... e poi, io almeno qualche cuginetta l' ho avuta tra i piedi... -

Piton ridacchiò - Questo mi rassicura... - disse, e tirò via dal fuoco il pentolino con la pappa.

In quel momento comparve Arthur Weasley sulla porta, pallido in volto, e sembrava che avesse sudato freddo.

- Salve Arthur... - disse Severus - Qualcosa... non va? Stai bene? -

- Sedetevi, ragazzi, per favore... - mormorò l' uomo, mentre Charlie scoppiava a piangere protendendo del mani per esser preso in braccio, e lui prese il figlio, ma quasi meccanicamente, il suo sguardo era volto altrove.

- Arthur... cosa succede? - chiese Piton con una certa urgenza nella voce.

- Ho visto degli uomini armati di balestra, al ministero... li ho seguiti di nascosto... -

- E... cosa... -

- La riunione dei ministri, ad Hogwarts, Loki è il loro bersaglio. -

- Io devo andare... - fece Severus scattando in piedi - Devo fermarli! -

- Aspetta... non ho finito. - disse l' uomo in un sussurro - Loro... loro... sapevano chi è, io temo. -

- Ma cosa... -

- Non chiederlo a me... solo questo vuol dire che contrastare i piani di Crouch sarà ancor più difficile. -

- Ma io ora devo trovare un modo per fermarli... portare in salvo i nostri... -

- Abbiamo solo poche ore, purtroppo... - sussurrò Gwillion - solo poche ore... -

- Ed io devo pensare... e mettermi al lavoro... subito! -

 

Silente fissava la sala grande con sguardo pensieroso, presto, molto presto tutto sarebbe stato pronto per il congresso, e lì molte cose si sarebbero decise.

- Albus... - fece la voce di Crouch.

- Devi dirmi qualcosa, Barthemius. -

- Ho bisogno di parlare con te... ma non qui. -

L' altro annuì appena.

Crouch sorrise - Lasciamo questo posto... -

- Ma fra poco... devo essere presente alla riunione... -

- Oh, non conta... torneremo poi... -

Una strana luce brillò negli occhi dell' altro, ma il vecchio poi scelse di tacere.

- Dobbiamo discutere... ci sono novità... accordi da prendere... -

- Ecco. - disse il vecchio conducendo l' altro in una camera vuota - Qui possiamo parlare, questo luogo è schermato. -

- Ma io... perchè restare ad Hogwarts, ho da mostrarti delle carte nel mio ufficio... -

- Basta, Barthemius. Dimmi cosa hai da dire, senza più girare intorno, so riconoscere una scusa quando ne vedo una. -

Barthy sorrise - Sei un traditore, Silente... -

- Da cosa nasce una simile accusa... - mormorò l' altro stringendo gli occhi.

- Qualcuno mi ha raccontato un po' di cose... -

- Qualcuno... degno di fiducia? -

- Dovresti dirmelo tu... t'è stata dietro tanto tempo... -

- Allora non lo è. - disse l' uomo con un sospiro - E tuttavia... tuttavia credi davvero di poter fare a meno... della mia figura? -

- Intanto facciamo fuori qualcun altro... e poi vedremo... -

L' altro annuì lentamente.

- Adesso devo seguirti, immagino. -

- Temo proprio di si. -

- Andiamo, dunque. - fece Silente in tono quieto.

Crouch sorrise aprendo la porta.

Il vecchio fece per dire qualcosa, ma poi scosse lentamente la testa.

Presero a percorrere il lungo e buio corridoio, Crouch sembrava dover esplodere per l'allegria.

Poi per poco non si scontrarono con due giovani, Victor Lestrange e Lucius Malfoy, a voler essere precisi.

- Affrettiamoci, Albus... - sibilò Crouch.

- Certo, certo... questo è un gran giorno, in fondo... -

- Avanti... -

Malfoy, intanto... li fissò...

- Dobbiamo annunziare al mondo che presto la maschera del maestro di menzogne cadrà, è questo che vuoi dire, mio vecchio amico? -

Crouch sorrise, e spinse via il mago.

- Ho come un brutto presentimento... - sussurrò Victor.

- La maschera del... e se... e se... Victor! - Lucius sgranò gli occhi - E se... -

- Lui è un maestro di menzogne, ma perché utilizzare proprio quella formula quando Silente si vanta di chiamarlo con il suo nome, sempre? -

- Ma capisci ciò che io penso? Come poteva parlare con Crouch davanti... -

- Appunto, l' ha fatto apposta! -

- Dobbiamo andare da Lui... -

- Il maestro di menzogne... - tornò a rimuginare Victor - ma è... è... -

- Ci stai arrivando? -

- L' ho sempre saputo! - disse l' altro seccato - Ma ora andiamo... prima che sia troppo tardi. Il maestro di menzogne è proprio Loki, la divinità che porta quel nome, e ciò mi lascia pensare che la situazione sia ancor più grave del previsto. -

- E allora corri! -

E corsero, soltanto che...

- Dove state andando? - fece un Evan perplesso - Non sapete che di la conferenza è già iniziata? -

- Voldemort è in pericolo! - sibilò Lucius - Dobbiamo entrare! -

- Aspetta... - disse Victor - io temo... temo ci siano più uomini di Crouch in quella sala di quanti non possiamo immaginare. -

- Non importa... -

- Usiamo la logica. Tu vai... noi penseremo a raccogliere le maschere d' argento. -

- D'accordo... - e Lucius entrò.

- Io vi dico che la pace non si costruisce attraverso il sangue e il terrore... - stava dicendo Loki, con gli occhi illuminati di luce interiore.

Malfoy cercò di farsi più avanti... ma la strada era sbarrata. Cercò lo sguardo di Mac che era nei pressi del palco... ma... niente.

- E il terrore può... il terrore può assumere molti volti. -

Lucius cercò di sollevarsi per farsi vedere...

E in quel momento le frecce calarono dall' alto.

- No! - urlò Lucius, facendosi strada con la forza.

- No! - gridò Mac con gli occhi sbarrati, estraendo la bacchetta...

Loki sollevò una mano, e molte le frecce diventarono fumo. Poi lo sguardo dell' uomo si voltò verso la sua compagna.

- Signore... - sussurrò l'altra.

- Attenta... - gridò lui. Uno dei balestrieri aveva mutato il suo bersaglio.

- Cosa... -

Quasi d' istinto il mago si lanciò verso l' altra, per spostarla dalla traiettoria, e venne colpito al braccio.

- Signore! - disse la giovane stringendosi al mago - Signore... sei ferito? -

- Io... veleno... - disse l' uomo, che per un istante era caduto in ginocchio. E quando si sollevò il suo volto era quello di Lord Voldemort.

- No... - urlò l'altra, stringendolo più forte - No! -

- Dobbiamo andarcene... - sibilò Lucius, saltando davanti a loro.

Lo sgomento frattanto era calato nella sala. Coloro che non sapevano nulla, e chi sapeva della reale identità di Loki... entrambi erano troppo sconvolti per muovere anche solo un muscolo. Ma gli uomini di Crouch...

 - Lucius... portiamolo via... - gridò Mac.

- Ma come... - fece il giovane mago con la bacchetta alzata - E' la fine... -

- Non andrete da nessuna parte! - gridò uno degli uomini con la maschera dorata.

- Non sono ancora finito... - sibilò Voldemort guardandosi intorno.

- Ti ucciderò piuttosto che farti prendere... - disse Mac in un soffio all'orecchio di lui.

E l' altro annuì grato.

Lucius, intanto, aveva creato una piccola barriera intorno a loro... ma non avrebbe retto a lungo...

E in quel momento delle figure con le maschere d' argento e i mantelli neri fecero irruzione. E gli Auror presero a cadere.

- Adesso! - gridò Voldemort - Andiamo! -

E così fecero... cercando di allontanarsi.

- Dobbiamo lasciare Hogwarts... - tornò a dire Voldemort stringendo a sé la sua sposa.

- In volo... solo in volo possiamo... - mormorò Mac.

- Le scope sono fuori... presto... - fece uno dei mangiamorte raggiungendoli, e la voce da dietro la maschera era quella di Draco.

- Fermi! - fece una voce imperiosa in quel momento.

- Ho ancora abbastanza forza per combatterti... - sibilò Voldemort - Ma non credo che uno scontro leale rientri nel tuo stile, Crouch. -

- Sei morto... Voldemort... - ghignò il Ministro.

- Quel che è da vedere è se tu sia vivo. -

- Più di te... credilo... dannato demone! -

Lord Voldemort non aggiunse altro, solo sollevò la bacchetta, mentre un incanto di morte saliva sulle sue labbra.

- Non avrai la forza di uccidermi... - rise Crouch alzando la bacchetta, ma in quel momento un ignaro Mangiamorte si trovò a voltare l'angolo, e Barthemius lo attirò a sè con uno scatto, come per farsene scudo.

- Oh, cielo... - sussurrò Draco.

- Adesso se vuoi colpirmi... - fece Crouch con un ghigno - Ma prima vediamo il volto del tuo servo che perirà ben presto... - e gli strappò la maschera...

Mac, al fianco di Voldemort... socchiuse gli occhi.

- Voi due scappate... - sussurrò Victor che li raggiunse in quel momento - Penseremo noi a... -

- Lasciami... - stava dicendo Barthemius Crouch junior a suo padre... l'altro Crouch, il suo nemico.

La stretta del Ministro si fece debole per un attimo, ed il ragazzo riuscì a scattare di lato.

- Tu... - sibilò il padre, ma non v'era nè dolore nè delusione sul suo viso. Solo disprezzo e disgusto.

- Io! - sibilò Barthy, con una smorfia che mescolava rabbia, orgoglio... forse vergogna.

- Bastardo... -

In quel momento uno dei mangiamorte lanciò un incantesimo di sonno sul Ministro.

- Insomma, filiamo! - disse poi la voce di Evan

Crouch scivolò a terra. Barthy lo fissò solo una volta prima di correre dai suoi veri compagni.

Intanto Mac stava aiutando Voldemort a stare in piedi.

Presto lasciarono il castello. Ma anche il parco... era invaso dagli uomini vestiti di bianco.

- Dobbiamo alzarci in volo... - sibilò Malfoy.

- Non per fare il corvo di malaugurio... - sussurrò Victor - Ma temo ci sia una barriera... -

- Siamo perduti... - gemè Andromaca.

- E' tutta colpa di mio padre... - fece Barthy prendendosi il viso tra le mani.

- Mio Signore... - sussurrò Mac - Mio Signore resisti... -

- Sembra che siamo puntuali... - mormorò una vocetta nota.

- Severus, Gwillion! - fece Malfoy, stupito.

- Siamo venuti a salvarvi! - disse il giovane Piton.

- Ancora più lieto di vedervi allora! - strillò Lestrange.

- Abbiamo una passaporta! - annunciò Severus.

- Una lunga lunga corda... - aggiunse Gwillion iniziando a srotolare il canapo che portava attorno al braccio.

- Stanno arrivando... - sibilò Draco pulendo il pugnale rosso di sangue con un lembo della tunica - Non c' è tempo da perdere. -

- Prendete i lembi della corda! - fece Piton... e gli altri obbedirono.

Un luogo lontano li attendeva. La Torre di Nimrodel. La torre distrutta di Babilonia.

 

 

 

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