Parte III

 

Vernon guardava la moglie da dietro la parete della cucina, piacevolmente sorpresa dei fiori e del biglietto.
Da molto tempo non la guardava così, nascosto aspettando che lei lo cercasse. Anche dopo tanti anni era contento di averla sposata; avrebbe dovuto ricordarselo più spesso.
Il campanello suonò. Ovviamente erano sempre i momenti più piacevoli a essere interrotti! Non voleva che Petunia si distraesse dal suo biglietto e quindi andò lui stesso ad aprire. Davanti alla porta si ritrovò lo strano individuo transilvano a cui aveva affittato la camera del piano di sopra.
Vernon detestava che venissero interrotti quei rari momenti di intimità che aveva con sua moglie, se poi a interromperli era quel bieco individuo...
- Buongiorno... immagino che abbia dormito fuori dal suo capo... avrebbe dovuto avvisarci, il numero di telefono dovrebbe averlo! -

- Il numero di telefono? No, davvero temo di non averlo. E ad essere sinceri non ho pensato che avrei dovuto chiamarvi se non quando l' orario era tale da sconsigliarmi di farlo. Sapeste che nottata ho passato! Il mio capo, Mr. Riddle, quando è venuto a sapere che avevo con me un solo e misero cambio di vestiario non si è mostrato affatto contento, e ha insistito perché rimediassimo subito a tale mancanza.
- Conosco un paio di negozi che hanno degli orari da vampiri, mi ha detto, devo conoscerli dal momento che alcuni dei miei dipendenti sono creature della notte... - E per dirla in breve mi ha spedito a far spese. Una persona adorabile il signor Riddle, credo che ci andreste d' amore e d' accordo. Ma prima che me ne dimentichi... ho preso anche alcuni pensieri per voi, quasi volermi fare perdonare per i fastidi che vi ho dato sin ora. -

- Il numero di telefono era sull'annuncio sul giornale. Di sicuro leggendolo deve averlo trovato! Immagino che abbiate molte cose in comune con i vampiri, ma preferirei che le lasciaste fuori da casa mia! E se ha intenzione di mantenere questi orari, la informo che non le darò una copia delle chiavi di casa. Ma prego, non resti sulla porta. - Vernon lo fece entrare stizzito, quel momento di intimità era proprio sfumato.

Doversi scusare con un babbano era una cosa che Piton detestava, per essere precisi detestava scusarsi con chiunque, ma in quel momento doveva farlo, e lo fece, più e più volte, sino a che le scuse non persero il loro significato, e diventarono semplice aria fritta.
- Questo è per lei. -
Aggiunse infine tirando fuori una lucida agendina di cuoio dallo zaino che portava a tracolla, uno zaino mono-spalla che sembrava andasse di gran moda tra i babbani, ma che Severus trovava decisamente scomodo. E l' agenda, con la sua aria innocente e le raffinate decorazioni in argento aveva la curiosa abitudine di spostare gli appuntamenti da un giorno all' altro, far sparire i numeri telefonici, o più semplicemente modificava loro un paio di cifre. Eppure gli effetti di quel regalo si sarebbero visti solo nel tempo, e Piton avrebbe voluto tanto trovare subito un modo per vendicarsi dei rimproveri del povero Vernon... e forse il dono che aveva in serbo per la moglie di lui sarebbe stato sufficiente allo scopo.

Petunia, concentrata sul suo biglietto, e del tutto presa dall'idea di ringraziare Vernon, non sentì neanche il campanello. Finì di rimirare i fiori e poi scorse Vernon nell'ingresso; saltellando gli si avvicinò e gli stampò un bacione sulle guance cascanti. Poi si accorse della macchia di rossetto che aveva lasciato, e la tolse con il lembo del suo fazzoletto bordato di pizzo. Solo dopo qualche istante si accorse del ritornato Slythering.
- Oh...è qui. E' tornato... -
Disse, divisa tra il fastidio di riaverlo tra i piedi, e la voglia di continuare la sua lotta...
(e la camera di Slythering era ancora piena dei suoi trucchetti per esasperare l'ospite...)

- Come mi sono scusato con vostro marito adesso devo scusarmi anche con voi. -
Disse Piton quasi in un sussurro, ed era certo che a una ulteriore scusa avrebbe finito con lo strozzarsi.
" E per la splendida cena di ieri sera io... vi ho preso questa. "
Il questa indicato dal mago era una spilla d' argento simile ad un occhio stilizzato, con al centro una gemma azzurra, luminosa e brillante. E non si trattava ovviamente di una pietra qualsiasi, era una rara matrice di Dorilys e sarebbe bastato che la donna la toccasse perché rimanesse per sempre legata ad essa. Ad una pietra che sviluppava i poteri magici latenti, in altre parole, ad una pietra che molti avrebbero desiderato possedere, ma non Petunia Dursley, nel suo disperato desiderio di normalità.

- Oh. grazie del suo pensiero!-
Disse Petunia, e prese la spilla.
- Ruffiano! Stai cercando di ingraziarci! Tsk... il tuo gusto viene davvero tutto fuori, guardando questa spilla...Ma se credi che basti così poco per fregarmi...stai fresco! - pensò la donna, ma sorrise con un sorriso storto, e si appuntò la spilla sull'abito fucsia.
- Ha fame signor Slythering? Cucinare sarebbe il modo migliore per ringraziarla... -
E Petunia cercò di non ridere, mentre un lampo maligno le scintillava negli occhi...

Vernon squadrò l'agenda borbottando un ringraziamento. Se i suoi affari andavano bene però, lo doveva in maggior parte alla sua formidabile memoria, mai all'altezza di quella della moglie per i pettegolezzi, ma comunque buona. E rischiare di perderla solo per l'utilizzo di una agenda regalata da un antipatico inquilino ruffiano non era proprio il caso. Avrebbe potuto tranquillamente regalarla a qualcuno, Slythering non l'avrebbe saputo e anche se così fosse, a lui cosa poteva importargli? Un regalo, una volta fatto, diventava proprietà del beneficiario.
- Oltretutto fra qualche giorno è il compleanno di un mio fornitore... -
Vedere lo sguardo maligno della moglie gli fece venire i brividi! Per fortuna lui aveva fatto da un bel po' colazione!
Dudley scese in quel mentre le scale, l'estate quando non c'era scuola aveva l'abitudine di alzarsi sempre tardi.
Vernon lo guardò. Suo figlio avrebbe sicuramente preteso la colazione, approfittando del fatto che la dieta era sospesa per l'arrivo dell'ospite. Probabilmente il suo stomaco non avrebbe retto di fronte alle schifezze nel piatto di Slythering, sempre che questi avesse acconsentito a mangiare.

Certo ho sentito nostalgia della sua cucina (vero, ricorda il mio laboratorio) ma prima di tutto vorrei finire con i regali. E dato che qui c' è il nostro baldo giovanotto ho per lui una scatola di biscotti secchi. Per Harry invece ho preso... alcuni rotoli di pergamena, dato che sembrano piacergli tanto. -
E nonostante l' aspetto insolito quello era l' unico dono che fosse innocuo. I biscotti su cui Duddy si era fiondato infatti nient' altro erano che un gustosissimo pan di via, che certo non avrebbe avuto gli effetti devastanti delle caramelle dei gemelli, ma che era sufficiente a nutrire un uomo per lunghe settimane di viaggio, mentre sembrava che la scatola in mano al ragazzo avrebbe visto il fondo entro pochi secondi.

- Grazie non doveva disturbarsi... -
Vernon guardò la scatola ormai vuota dei biscotti secchi nelle mani paffute del figlio; avrebbe potuto battere il record "cibo ingurgitato in minor tempo"! L'uomo scacciò l'idea di una foto di un vitello con la faccia che gli somigliava sul libro dei guiness dei primati.
- Harry attualmente è in camera sua a meditare sulle sue azioni e la sua vita, con la finestra sigillata ovviamente. Glieli potrà dare più tardi, quando mi ricorderò di farlo uscire... ma forza andiamo a mangiare qualcosa! preferite una colazione o anticipiamo il pranzo? -
Vernon parlava senza prestare attenzione a quello che diceva, guardava la moglie, quel suo sguardo intenso non più rivolto al suo biglietto ma intrappolato dal luccicare della pietra.

- In effetti avrei proprio fame. - disse Severus, sperando che il proprio disgusto non trasparisse dalla sua espressione - E intanto, voi, da bravi inglesi doc, potreste rispondere ad un mio quesito. Chi diavolo è Alan Rickman? -
Perché una commessa insonnolita aveva detto al mago che lui gli somigliava, e l' uomo adesso avrebbe voluto sapere se si trattava di un complimento o di un insulto. Senza contare che poi la donna aveva collegato la parola "autografo" a quel Rickman, e l' unica persona che Severus conoscesse con l' abitudine di distribuire autografi era il biondo, svenevole, odiatissimo Gilderoy Allock.

- C-chi? - chiese Petunia, frastornata. Cosa aveva chiesto Slythering? Improvvisamente sembrava che tutto intorno a lei avesse perso di significato... tranne la luce di quella, stupida, sciocca spilla di pessimo gusto... la luce fredda della pietra...
Si senti mancare per un attimo, e si aggrappò al mobile più vicino, riprendendosi subito. Forse era stanca... aveva bisogno di un po' di zucchero... Poi realizzò che Vernon l'aveva afferrata anche lui, per trattenerla, e l'aveva presa per la camicia, sfiorando la spilla. Petunia saltò quasi all'indietro.
- E' il mio... - Poi si fermò, che cosa stava per dire?! "E'il mio tesoro?!" Quella spilla inutile... e Vernon aveva cercato solo di aiutarla, non di rubargliela... Era confusa.
Fissò un punto qualsiasi davanti a sé, vacuamente... e lo sguardo le cadde su un vaso rotto... era in mille pezzi, a terra, frantumato come se fosse esploso.
- Come si è rotto quello? - chiese più a sé stessa. Ma si rialzò subito e si lanciò verso la cucina.

Il vaso era esploso, e Piton poteva sentire la magia che ancora vibrava nell' aria. E non era questo che sarebbe dovuto accadere, non era questo. Un babbano con indosso una spilla magica non poteva avere un simile potere, nemmeno se poteva contare tra i suoi familiari dei maghi veri e propri. In fin dei conti la gemma era innocua, e solo se indosso ad un mago non addestrato... l' uomo scosse la testa ed improvvisamente un immagine dei dissennatori di Azkaban gli era passata alla mente... non poteva aver evitato la condanna per i suoi crimini di mangiamorte e farsi incastrare per una cosa così STUPIDA! La zia di Harry Potter, la normalissima zia di Harry Potter era una maga, e lui le aveva messo indosso un gioiello che avrebbe risvegliato i suoi poteri addormentati. Ma perché dormivano? Cosa era accaduto? E come avrebbe potuto consultare Silente al riguardo tralasciando il proprio ruolo in tutta la delicata faccenda?
- Immagino che sapere chi fosse quel tizio non sia poi così importante. -
Disse infine, e più che altro per riempire il vuoto creatosi nella stanza. E non sapeva se offrirsi di aiutare a togliere i cocci del vaso, o seguire la sconvolta Petunia in cucina, e parlarle.

Vernon era sconcertato: Petunia era quasi svenuta e aveva avuto una strana reazione quando lui aveva cercato di aiutarla. Poi quel vaso era esploso all'improvviso; i suoi cocci restavano immobili sul pavimento tra una pozza d'acqua. Se Harry non fosse stato al sicuro rinchiuso in camera sua al piano di sopra avrebbe dato la colpa a lui. Era un fatto anormale!
Dudley andava avanti e indietro dalla cucina borbottando che aveva fame imperterrito e indifferente.
Mr. Dursley corse in cucina da sua moglie farfugliando un confuso "si accomodi pure in soggiorno" a Slythering. Petunia trafficava agitata da una pentola all'altra, senza fare realmente qualcosa di concreto.
Vernon le si avvicinò accarezzandole le spalle delicatamente da dietro per rassicurarla.
- Tutto bene cara? Vuoi che continui io? - la frase era puramente convenzionale: lui non aveva la minima idea di come preparare qualcosa da mangiare, ma per cucinare qualcosa di schifoso a Slythering ce la poteva anche fare… tanto Dudley teoricamente era a dieta!

Una maga in incognito, una maga in incognito... dopo i primi istanti di smarrimento Piton aveva infine ritrovato il controllo di sé, e vedeva ormai con lucida freddezza quale fosse la strada da seguire. Non potevano esserci mezzi-stregoni, solo maghi a pieno titolo o innocenti babbani, e adesso che Petunia era legata alla spilla doveva recuperare in pieno la sua eredità incantata. E Piton avrebbe potuto persino prendersi il merito per averla aiutata.
E il mago parlò con la sola forza del pensiero, senza muovere minimamente le labbra.
" Petunia mi senti? Senti la mia mente che parla alla tua? "
Se la donna poi avesse risposto con una reazione isterica, poco importava, in fondo lo faceva per il suo bene.

- Uaaaaaaaaaaaaaah! -
Petunia lanciò in aria il mestolo che aveva stretto nella mano destra fino a pochi secondi prima. Non si curò neanche della faccia di Vernon, del suo sguardo allibito e preoccupato. Non si curò del mestolo che ricadeva sulla testa di suo marito, fino a che, dopo un moto di preoccupazione nel suo animo, non lo vide deviare e finire a terra.
Avrebbe gridato... ma la voce le si era spezzata in gola. Prima di lanciare il mestolo aveva sentito la voce di Slythering, e nella stanza c'era solo Vernon; ora, forse, Vernon Dursley aveva doti di ventriloquo mai rivelate prima... ma Petunia non era certa di volergli domandare se fosse così. O forse, e questo era più probabile, lei era stanca... troppo stanca, troppo provata. Era stressata, come lo era la metà delle madri inglese prese tra marito, figlio e preoccupazioni: e lei di preoccupazioni GRANDI ne aveva due, il piccolo Potter e Slythering. La voce...doveva essere esistita solo nella sua immaginazione, eppure lei aveva strillato di sorpresa, più che per lo spavento. Ma poi... la deviazione nella ricaduta del mestolo? Era stata l'immaginazione anche quella? E lì non era riuscita neanche a strillare: la paura la aveva paralizzata. Era pazza? Era allucinata? No, no... i mestoli non cambiavano direzione a loro piacere... forse...
Harry? Ma no! Harry era fuori mira... Allora gli spettri! Il fantasma della sua defunta e mai sopportata sorella... forse era tornato dall'Aldilà per farla impazzire, per vendetta...
No, no... follie! Era solo un attimo di smarrimento.. .nulla che un'aspirina (sperava) non avrebbe curato. Raccolse il cucchiaio e lo mise nelle mani di Vernon -Si, tesoro... scusa... cucina tu... - mugugnò, e scivolò via verso il giardino, per prendere una boccata d'aria. Perché una spiatina ai vicini avrebbe saputo rimetterla in sesto.

Petunia era sull' orlo della follia, e se la donna impazziva sul serio Piton già si vedeva fra le amorevoli braccia dei dissennatori, con la risata di Sirius Black per sottofondo. Non poteva andare a finire in carcere per una donna (e quel genere di donna poi)!! Dunque doveva calmarsi, e riflettere con calma. Se la versione ufficiale del mago doveva essere "l' ho fatto per il suo bene, con tanti mangiamorte in giro una maga in più in casa avrebbe fatto comodo..." se questa doveva essere la sua tesi nulla doveva venire a confutarla. Dunque prima di tornare a pensare doveva occuparsi di un paio di regali carichi di magia nera, che rappresentavano già da soli un' incriminazione a suo carico. Certo l' agenda e i dolci da soli non erano riconoscibili come oggetti magici agli occhi di un babbano, lui non era un novellino come i gemelli, ma dato che a momenti avrebbe dovuto levarsi la maschera, e dire addio al signor Slythering... la faccenda cambiava, cambiava radicalmente. Il contrario di novellino è esperto, ed esperto in termini giuridici è sinonimo di recidivo. La prima cosa era neutralizzare i poteri dell' agenda (i dolci in fondo li aveva già neutralizzati l' appetito di Duddy, e se Duddy ingrassava di venti chili in due giorni a lui che gliene importava?) così Piton fissò l' innocente libricino di cuoio che Vernon Dursley aveva poggiato distrattamente sopra un mobiletto carico di foto, e lo fissò sino a quando la rubrica non prese a brillare.

Vernon era inebetito. Sicuramente in quel fatto inspiegabile c'entrava la magia, ma da dove proveniva?
Dudley si era rifugiato in salotto non appena afferrato un'altra scatola di biscotti, Harry era di sopra, da quel che ne sapeva. Non poteva però che essere lui la causa di tutto quel trambusto! Quell'anormale avrebbe potuto anche essere capace di rendersi invisibile per il solo gusto di combinare danni. Era meglio controllare che quell'essere fosse veramente in camera sua!
Vernon uscì furioso dalla cucina, ma si fermò nel corridoio. Petunia aveva lasciato la porta aperta, si era seduta sulla sdraio che di solito tenevano in giardino nel periodo estivo. Forse aveva bisogno di bere qualcosa. Si comportava in maniera strana ultimamente. Questo lo preoccupava.
C'era qualcos'altro che non andava… dov'era Slythering?

- Fatto! -
Disse Piton, e sorrise. Forse era arrivato il momento di mandare un altro messaggio mentale a Petunia, e così fece, anche se stavolta si limitò a mormorare appena il nome di lei. I nervi di quella donna erano già a pezzi in fondo, e doveva andarci piano. DOVEVA purtroppo!

Petunia cercava di respirare lentamente, era calma...
Aveva ripreso la padronanza di sé...
Era passato il momento di sbandamento...
Era stato lo stress... ne era certa. Forse adesso poteva rientrare, chiedere scusa a Vernon e riprendere a cucinare. Si alzò lentamente e mosse due passi verso casa.
"Petunia..."
Petunia sollevò la testa - Sto arriv... - disse, ma le parole le morirono in gola. a chi voleva rispondere? Al nulla? Al nulla da cui veniva la voce?!
"Petunia..."
Petunia arretrò, spaventata...inciampò e cadde su una siepe, rovinando il lavoro del giardiniere...non riuscì a trattenere un gridolino, chiuse gli occhi. Un secondo dopo li riaprì, e vide le facce attonite di un paio di vicini; arrossì tanto da confondersi con il colore del vestito, e con quello delle rose della vicina di casa.
Si alzò, e corse in casa. "Petunia, non Petunia...adesso basta!" si disse "Adesso...basta! Sono una donna razionale...e le cose irrazionali non esistono. Deve essere tutto uno scherzo...una vendetta di Slythering!"
La donna attraversò di corsa il corridoio e si fiondò nel salotto, piantando i suoi occhi in quelli di Slythering.
- Lo scherzo è finito! -

- Quale scherzo? - disse l' altro con un sorriso appena accennato - Scherzo è una parola innocua, innocente, e la voce che hai sentito nella tua mente, il vaso che è andato in frantumi sotto i tuoi occhi nulla di tutto ciò si può definire innocuo... o innocente. Non è scherzo ma un' altra parola quella che dovresti usare, per definire i miei poteri, e i tuoi poteri, eppure io temo che il terrore che provi ti impedirebbe di pronunciarla. -
Fermo e comprensivo, degno di Silente, pensò poi il mago tra sé, peccato che questa parte non mi si addica per nulla, proprio per nulla. Sghignazzare sulle disgrazie altrui, questo mi si addice, peccato che in questo momento io non abbia nessuna voglia di farlo.

-Ora smettila!- Petunia si mordicchiò il labbro inferiore e cercò di non riflettere troppo su quello che diceva Slythering. Lo fissò con un misto di odio, paura, rabbia e desiderio di conoscenza.
- Questo è uno scherzo!- E calcò quell' "è" con tutta la convinzione che riuscì a trovare in sé stessa - E' uno scherzo cattivo... se è venuto in casa mia per recare danno, distruggere la nostra reputazione... e i miei nervi, sappia che non ci riuscirà! Conosco il limite tra la fantasia e la realtà, e la piccola differenza che le separa: che una non è vera e l'altra si. Non so cosa voglia dire, ma so che mi vuole spaventare, con questa... questa anormalità... con questa anormalità che mi turba, mi sconvolge che...-
Petunia sentì mancarsi le parole. Rimase con la bocca semiaperta finché non ebbe trovato la forza di chiuderla. Voltò le spalle a Slythering. Se stava parlando, non lo ascoltava...
Petunia si passò una mano tra i capelli, con un gesto quasi infantile, mentre la percezione di quanto la circondava di allontanava dalla stanza... da quello che conosceva...
"Era un posto carino, con le altalene nei parchi frequentati dagli anziani e dai bimbi. C'erano grandi siepi fiorite un po' ovunque, più alte di una bambina di otto anni e che davano a tutto un aspetto un po' da labirinto... Pet aveva proprio otto anni, e le trecce con grandi fiocchi rosa, un vestitino carino appena cucito. Ciondolava oziosamente nel parco, con gli altri ragazzini. Avevano parlato di provare a correre verso i campi,fuori dal paese, quella notte. Un'avventura di bambini, per lasciarsi dietro la monotonia del villaggio... carino, ma sempre uguale e monotono. Pet era stata d'accordo; concertare con gli altri quella piccola avventura era stato come passare un rito di iniziazione per legarsi al suo gruppo, per essere allo stesso livello degli altri. Pet veniva da Londra, passava solo le estati in quel piccolo paese; ed erano estati solitarie... ma non quest'anno! Adesso aveva degli amici... aveva un'avventura da condividere: la avevano accettata, era come loro! Forse si trattava di qualcosa di insignificante... ma non per una bambina... C'era solo un neo: la piccola Prue, lei non la voleva, era gelosa dei suoi amichetti del villaggio, non voleva che la bambina di Londra li portasse via da lei... aveva fatto di tutto per sminuirla; e Pet, in cambio, la odiava... con l'odio assoluto che spesso i bambini sanno provare..."
Petunia strinse gli occhi... ma cosa stava ricordando? Dov'era... Cosa... cosa...

 Petunia era pallida. Per qualche minuto era stata preda di un ricordo per qualcosa che sapeva non essere mai accaduto... o si? Un villaggio... le sue estati di tanti anni prima... No. Non era mai stata in un posto come quello... Tentò di ricordare i particolari della sua fanciullezza per rassicurarsi, ricercando "gli altri ricordi", quelli "veri" quelli che l'avevano sempre accompagnata. A dieci anni era stata in Francia, ricordava grandi distese di fiori di lavanda... A nove era stata mandata da zia Daisy ad Edimburgo, e a dodici aveva passato qualche giorno a casa di Meredith Bronson, una sua compagna di scuola. Ma a otto... a otto cosa aveva fatto? Non lo riusciva a mettere a fuoco... e le estati prima? Sentì di avere paura, di essersi persa... e ancora una volta un'ondata di immagini la sopraffece.
"...Odiava Prue. Ma quella notte era la gran notte! Sarebbero andati tutti nei campi fuori città, e poi verso la collina, a vedere le stelle, a fare un falò. E Prue non poteva farci nulla. Pet era scesa silenziosamente dal letto, all'ora convenuta, ed era corsa nella piccola piazza dove l'aspettavano gli altri. Erano corsi verso la collina...felici, giocando, scherzando. Ma poi era successo... Prue si era avvicinata a Pet, e l'aveva sospinta in una piccola pozza d'acqua fangosa. Prue aveva riso. Gli altri avevano riso. E Pet aveva visto tramutarsi il suo perfetto mondo di bambina in un incubo di alienazione... non poteva farci nulla se lei non faceva parte di quel posto, di quel gruppo. Erano bambini impietosi, non avevano avuto cura di lei. Aveva odiato Prue più di quanto fosse stata capace d'immaginare... Si era alzata dalla pozza melmosa, e lo sguardo le era caduto su un grosso tronco d'albero... come sarebbe stato bello se Prue fosse finita schiacciata... - Meriteresti di essere sotto quel tronco! - aveva detto, e gli altri avevano riso ancora di più. Ma... il tronco si era mosso, e i bimbi avevano smesso di ridere. Per un soffio Prue non era morta sotto quel vecchio tronco... per un pelo era saltata oltre la sua traiettoria. I ragazzini erano scappati verso il paese, spaventati, piangendo. Gridavano che Pet era anormale, la figlia di un demonio...
La piccola Petunia era rimasta ferma, senza capire... e poi... aveva compreso di essere tanto orrenda, diversa, cattiva, mostruosa...era davvero un diavolo? Aveva rischiato di far morire quella bambina... aveva visto le facce degli altri, sentito il loro giudizio... era sola... così diversa e sperduta. Se era così indegna si sarebbe lasciata morire, in un modo o nell'altro. Dopotutto... voleva essere solo... normale, come i suoi amici. Voleva i suoi amici. Aveva pianto tanto da svenire..."
Pian piano la visione lasciò gli occhi di Petunia...
- No...non è vero...non sono io. -
Si girò di nuovo verso Slythering, rabbiosa.
- Mia sorella era così! Io, io sono...NORMALE! -

I pensieri di Petunia erano talmente vividi che Piton non aveva potuto fare a meno di percepirli, volente o nolente.
- Tu stai confondendo l'odio con la magia, Petunia, non c'è bisogno di essere ANORMALI, come dici tu, per fare del male agli altri, e per quanto detesti farlo forse dovrei parlarti di un bambino che ha passato tutta la tua infanzia in un sottoscala, e solo perché non era abbastanza NORMALE. -
Oddio, sto portando come esempio le ingiustizie subite dal PPP (povero piccolo potter) e quel che è peggio calzano a pennello... qualcuno mi salvi da questa assurda situazione!

- E quei bambini, quei bambini che ho visto nella tua mente, il loro odio ti ha privato di ciò che eri, non hanno avuto bisogno di alcuna magia per farti del male, ma solo della stoltezza di chi non sa comprendere, non vuole comprendere ciò che è diverso... -
Cosa quest' ultima che Piton sapeva sin troppo bene, poiché quell' intolleranza era l' intolleranza dei Serpeverde, e la loro stoltezza. Certo c' erano poi dei Serpeverde in mala fede, che adoperavano l' ostilità contro i babbani per i loro fini personali... ma questa era un' altra faccenda.

 

Harry era in camera sua chino su dei libri di cui Vernon non avrebbe voluto mai sapere il titolo. Alzò la testa speranzoso quando suo zio entrò con fare omicida, ma si disilluse presto: non gli avrebbe dato soddisfazione di scendere nemmeno per cena quel giorno!
Vernon non si accontentò di vederlo, si avvicinò e con riluttanza allungò la grossa mano. Spinse il ragazzo e gli palpò la spalla per essere sicuro della sua consistenza e realtà. Harry alzò le sopracciglia ma non disse niente; conosceva abbastanza bene il suo professore di Pozioni da sapere che, per naturale avversione a tutto il genere umano, avrebbe fatto di tutto per fare impazzire i suoi amati zii.
Vernon grugnì non troppo soddisfatto e senza dire una parola uscì. Se Harry era veramente in camera sua, cosa stava accadendo a Petunia?
Sulle scale il suo naso captò uno strano odore: qualcosa stava bruciando! La sua mente visualizzò la pentola sul fuoco che Petunia aveva abbandonato e di cui lui non si era minimamente occupato, preoccupato com'era di verificare quegli strani fenomeni che stavano accadendo sotto il suo tetto.
Scese di corsa le scale per fiondarsi in cucina, ma si fermò pesantemente nel corridoio. I suoi occhi porcini incontrarono quelli disperati di sua moglie, e dardeggiarono aggressivi sulla faccia altezzosa di Slythering. Se Vernon non avesse associato a quella faccia un portafoglio traboccante di soldi, a questo punto l'avrebbe preso a pugni.
La puzza di bruciato era asfissiante, ma per qualche motivo nessuno dei due sembrava essersene accorto. Vernon sentì di essere estraneo alla situazione e questo non poteva assolutamente tollerarlo!
- Di cosa stavate parlando? - il grugnito tagliente e lo sguardo fulminante erano rivolti ovviamente a Slythering.

Ci sono notizie che bisogna dare con tatto, molto tatto. Il tatto non rientrava tra le maggiori doti di Piton, e l' uomo credeva di averlo ormai completamente esaurito. D' altronde mostrarsi privi di tatto talora poteva essere DIVERTENTE.
-Stavamo parlando dei poteri magici di sua moglie - disse con un candido sorriso - e certo lei è invitato a partecipare alla discussione... se è in grado di farlo comportandosi civilmente, senza attacchi d' isterismo o similari. -
Ma l' isterismo di Vernon a differenza di quello della sua consorte non spaventava minimamente Piton, soprattutto considerato che i babbani non sanno far esplodere gli oggetti... e via dicendo.

Vernon guardò l'uomo che aveva di fronte senza capire quello che aveva appena detto; poi spostò la sua attenzione sulla moglie sull'orlo delle lacrime, mantenendo sempre uno sguardo incredulo.
Poi si girò, barcollando entrò in cucina, tolse la pentola dal fuoco e aprì la finestra per far uscire l'odore di gas. Tutti movimenti automatici e assolutamente indipendenti dal controllo razionale.
Vernon tornò in corridoio. Riguardò la moglie sconvolta e Slythering; si avvicinò a quest'ultimo sempre un uno sguardo inebetito e perso nel vuoto.
Se Piton avesse conosciuto almeno in parte la psicologia o avesse in qualche modo intuito che il lume della ragione nella mente di Vernon era momentaneamente spento, forse, avrebbe potuto evitare il violento pugno che quel robusto padre di famiglia gli scaraventò su naso. Piton barcollò indietro, mentre Vernon non ancora del tutto in sé barcollava verso la moglie. Le prese le spalle e le baciò la fronte. Restò là, squadrando Piton e stringendo la moglie, frapponendosi tra lei e quella sottospecie di mostro che aveva affittato la camera di sopra.

Un pugno! Quello sciocco patetico babbano gli aveva dato un pugno! Piton si sentiva molto mangiamorte in quel momento, ma alla fine socchiuse gli occhi e scacciò tutte le formule distruttive che si agitavano nella sua mente.
- Picchiarmi non servirà a cancellare la realtà, sua moglie è una maga, come me, come Lily, come suo nipote. E proprio l' esempio di Harry dovrebbe ricordarle quanto sia pericoloso far infuriare un mago... o deve trovarsi a galleggiare verso il soffitto come sua sorella un paio di anni fa per rammentarselo? -

- Non dica stupidaggini!!! - Vernon era furioso. Come poteva quel... quel... quell'anormale insultare sua moglie?! L'uomo la strinse più forte a sé, accarezzandole il volto ormai rigato di lacrime.
- Voi! Esseri immondi! Voi!! Non siete capaci altro di distruggere le vite altrui! Prima scaricate quel mostriciattolo davanti alla nostra porta! Se per voi era così importante potevate anche tenervelo!! Non fa altro che combinare guai! Mi ha deliberatamente rovinato un contratto con un grosso venditore, ha fatto volare mia sorella, lui e i suoi amici mi hanno distrutto il salotto lo scorso anno!! E ora voi insultate e cercate pure di fare impazzire mia moglie!! Nella vostra anormalità non avete nessun rispetto per le persone che si sforzano a essere normali!!
Vernon era rosso come un peperone, ma la ragione gli stava pian piano tornando. Lo shock era stato forte, ma quell'essere transilvano era un mago e per nulla al mondo Vernon avrebbe voluto trovarsi a volteggiare in aria o chissà cosa di peggio! Per cui stava a debita distanza sempre coprendo la moglie; gli aveva dato un pugno e questo, anche se causato da processi inconsci, era già pericoloso. Probabilmente un mago non sapeva nemmeno cosa fosse restare shockati e agire per difendere qualcosa di caro.
Dudley sentendo il padre gridare, accorse in corridoio. Si aspettava di godersi una scenata ai danni di Harry, ma restò deluso quando vide che era rivolta verso quello strano co-inquilino. Adagiò la sua mole sullo stipite della porta del salotto cercando di capire cosa stava accadendo.

- Nessun rispetto ha detto, certo dal suo punto di vista ha perfettamente ragione. Di sicuro chi ha ucciso Lily e James non possiede di certo un simile rispetto, e adesso sta cercando Harry per terminare l' opera cominciata quindici anni addietro. E non presagisco un buon futuro per voi e per la vostra beneamata normalità quando Lui o i suoi servitori saranno qui. -

- Ma insomma! La smetta di dire sciocchezze! Lily e il suo stupido marito sono stati uccisi perché erano ANORMALI, hanno provocato la propria morte! La hanno provocata! E Harry... Harry tra poco tornerà a scuola. Tutto questo, non c'entra nulla con me e la mia famiglia! -

Era strano sentirsi furiosi perché qualcuno parlando male di James Potter, eppure era così che Piton si sentiva, come se solo lui avesse il diritto di... odiarlo.
- James e Lily sono morti per proteggere la vostra normalità, la vostra santa immacolata normalità! Perché c' è chi è perfettamente d' accordo con voi nel pensare che su questa terra non vi sia abbastanza spazio per i maghi e per i babbani, e si tratta di qualcuno che vede nell' eliminazione di questi ultimi la più facile soluzione! -

- Uààààà! - Petunia aveva perso il controllo.  -E che vuole che mi importi?! Nessuno è mai venuto ad incomodarci finché non abbiamo sentito dell'esistenza di voi altri! - fissò Slythering con odio puro... trasudava odio...o , forse, più che odio era.. .un misto di rabbia e fastidio.
- Insomma che vuole da noi? Lo dica una volta per tutte! Io non sono una s-s-strega! Può provare che io lo sia in maniera chiara ed inequivocabile?! Certo che non può! Perché io non lo sono! E visto che non sono una strega qui non verrà più nessuno a disturbarci... nessuno oltre lei! -

Vernon guardò la moglie preoccupato: stava perdendo il lume della ragione...

- Vuole una prova, inequivocabile? Ma come potrà essere tale se poi cercherete in ogni modo di negare quel che io posso mostrarvi? Perché io posso! Mi è sufficiente darvi in mano questa bacchetta stilografica, e lasciarvela agitare un po' per aria. sentirete il potere vibrare dentro di voi. ma poi accantonerete ogni cosa, magari parlando di un esaurimento nervoso. O forse non avete nemmeno il coraggio di sfiorare la penna che vi porgo? -

- Molto bene! Mi dia quella bacchetta! Tanto non succederà il resto di niente... potrei agitarla, sbatterla, scagliarla a destra e sinistra... ma non accadrà... nulla! Perché queste sono tutte bubbole! Ed io... sono una donna concreta! -
Petunia tese la mano...

...e Piton le diede la bacchetta.

Petunia ingoiò a vuoto, prima di afferrare la bacchetta...ma non poteva tirarsi indietro e la prese.
E adesso?
Petunia strinse gli occhi, sarebbe successo qualcosa di strano? Sarebbe diventata verde a pois rossi? Avrebbe fatto apparire un maiale alato? Sarebbe crollata la casa?
Ma non successe nulla. Petunia sorrise compiaciuta, e guardò Slythering con disprezzo.
- Cos'è che doveva succedere?! Ah!
Fece per rendergli la bacchetta, ma si immobilizzò...
-Oh, my Godness... - disse, incapace di credere a quello che vedeva e percepiva...

Petunia sgranò gli occhi. Aveva visto...cosa?! Una cortina di luce verdastra...sottili linee luminose che attraversavano le pareti, il soffitto...
- Iiiiiiih! -
Agitò la bacchetta, tentando di liberarsene, ma...era come incollata alla sua mano. Iniziò a correre... correva ed agitava la bacchetta... sperava che si staccasse, ma otteneva l'effetto contrario...
Mentre un vaso cinese veniva scagliato contro un muro, ed un tappeto si arrotolava e svolazzava, Petunia cercò riparo al piano di sopra. Entrò di corsa nella prima stanza che aveva davanti... la stanza che aveva preparato per Slythering! L'odore intenso di rose l'asfissiò quasi... ma era troppo impegnata a salvarsi da ben altro, per pensarci.
Agitò convulsamente la bacchetta, esasperata, ma...
...Aveva il mal di mare?! O tutto nella stanza si stava muovendo?! Una lampada iniziò a piroettare, il letto si sollevò.. .e Petunia pensò di saltare dalla finestra per salvarsi. Ma si sentì mancare...

- Finitate incantamenta. -
Disse Piton fermo sulla soglia. E l' odore di rose era fortissimo, nauseabondo, e il mago si trovò a pensare che forse l' essere stato convocato da Voldemort non era stata una cosa poi così cattiva.
- Vuoi ridarmi la bacchetta, Petunia? Adesso hai sentito la magia dentro di te ma non credo che altrettanto facile sia per te accettarla. Eppure, eppure se è davvero alla normalità che aneli, a quella grigia insulsa normalità che continuate a vantare, in tal caso sappi che una sola scelta hai davanti. Dovrai imparare a controllare la tua magia, e solo dopo potrai metterla da parte... se nel frattempo non avrai scoperto che ti piace troppo per riuscire a metterla da parte. -
Ed io dovrò insegnarti. Non che ne sia entusiasta ma dovrò farlo. Se non altro sarà divertente vedere la faccia di Malfoy e dei suoi amichetti... quando scopriranno che la zia di H.P. è una maga... e palesemente Serpeverde!

- Controllarla?! -
Petunia si era appena ripresa, e già si sentiva svenire di nuovo.
- Controllarla...ma...non posso! E' una follia...oddio! Sono anormale! -
Petunia si lasciò cadere sul letto, e pianse come una bimba a cui fosse stato negato un giocattolo. Pianse soprattutto al pensiero di suo marito.

 

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