Capitolo Quattordicesimo

                                                                   Prigionieri e Rapite

 

 

Lupin e Kikka avevano approfittato della bella serata per fare una passeggiata nel parco di Hogwarts. Dopo un'oretta decisero di entrare nella tana del lupo per cambiarsi d'abito. Detto fatto. L'interno della tana era poco accogliente come sempre, ma la presenza di Kikka rendeva l'atmosfera speciale.
- Sai nemmeno io ho voglia di vedere gente. Se mi dai due minuti e qualche colpo di bacchetta ti organizzerò la migliore cena che tu abbia mai assaggiato. - E così fece. Prima di tutto il mago fece una magia per cambiare i loro vestiti: ora erano in abiti decisamente più eleganti. Subito dopo ecco apparire davanti agli occhi stupiti di Kikka un tavolo con candele, apparecchiato elegantemente e pieno zeppo di delizie. -Vi accompagno al tavolo Milady - scherzò Remus porgendo il braccio all' altra. Così iniziarono a mangiare.

Kikka era alle stelle... Lupin era bravissimo - Grazie... - disse timidamente - Grazie del vestito grazie per la cena e tutto cosi... delizioso - guardò Lupin si sentì sciogliere, era bellissimo - Tu sei delizioso – disse e  arrossì di colpo -  Beh ecco vedi... - l'imbarazzo cresceva e cercò  di  riparare     - Ecco stai benissimo con quell' abito... ma che dico tu stai sempre bene! - si bloccò - Scusa non so cosa mi stia succedendo - aggiunse dopo che vide l’ espressione stranita di Lupin.

- Non starò mai tanto bene quanto te stasera. Il tuo splendore è abbagliante. - Lupin e Kikka si fronteggiavano, ma nessuno dei due sapeva come comportarsi. La situazione era imbarazzante, ma era chiaro che i sentimenti dell'uno e dell'altra superavano e di molto la semplice amicizia.
Dopo qualche minuto di assoluta immobilità e silenzio, il mago si ricordò di essere un uomo e che mai prima di quel momento aveva sentito battere il suo cuore tanto forte.
Così d'impulso si avvicinò alla ragazza. Mettendole le mani sulla vita l'attirò a sé. La presa era forte e la ragazza non aveva modo, anche se avesse voluto, di allontanarsi da lui. Una sua mano le bloccava i polsi, mentre l'altra le scostava le ciocche di capelli dal collo. E proprio in quel punto Lupin baciò la ragazza, con movimenti lenti, ma quasi...'famelici'. Nulla c'era di amichevole in quel bacio. La passione, la dolcezza e la fierezza di quell'uomo erano concentrate in quel gesto, così impulsivo, ma così tanto desiderato. La bocca di lui scivolava sulla sua pelle morbida e profumata, fino a raggiungere la bocca della fanciulla. Non aveva mai desiderato tanto possedere una donna come in quel momento. Le sue labbra erano dolci e calde. La ragazza dapprima si era quasi paralizzata per la sorpresa di quel gesto inaspettato. Ma poi si lasciò trasportare dai propri sentimenti. Anche lei provava le sue stesse emozioni. La loro intesa era perfetta, i pensieri dell'uno erano quelli dell'altra. Le mani di Lupin scivolavano sul suo corpo febbrilmente scoprendone le forme così sinuose ed invitanti. Non poteva resistere a tanta bellezza. Iniziò a mordicchiarla alla base del collo mentre le sue mani scivolavano lungo le sue braccia, abbassando le spalline del suo vestito.

 

Severus accarezzò Gwillion - Belle parole... ma nessuna parola, di nessun cantautore è bella come le tue parole. Nessun poeta potrà mai scrivere ciò che noi possiamo dirci... -
- Ti voglio bene, - mormorò la giovane - ti voglio bene. Non so se ti amo, ma se non amo te, allora non sono capace di amare. -
 - Non saresti capace d'amare? Non è vero, piccola... una ragazza come te ha un cuore che non è facile trovare... ma sono felice che ora possa essere per me... - disse Piton.

- Lo credi davvero? - Gwillion fece una smorfia - C' è un detto che dice che chi è senza ideali a vent' anni è senza cuore, e a me sembra di non averne mai avuti. In te ci sono bianco e nero, mescolati insieme, in me solo grigio... ed il grigio forse si sporca più difficilmente dei colori chiari, ma sempre grigio rimane... -
- Non ho visto nessun grigio in te, ma solo colori luminosi, e sfumature brillanti... forse sei solo tu che non hai ancora capito, piccola... - disse Severus.

- La nebbia è grigia, eppure nasconde nel suo grigiore delle iridescenze fatate. Le due cose non sono in contrasto, ma quasi complementari. E poi tu conosci solo una parte di me... la più riposta e segreta. In qualche modo hai superato tutte le difese della mia timidezza orgogliosa... non che mi lamenti di questo, sia ben inteso. Ma se chiedessi ad altri di me otterresti una descrizione assai diversa. D' altronde non per nulla i tuoi occhi sanno... vedere nella notte. -

- Mi piacerebbe conoscere il tuo paese. La tua gente... le persone che ti conoscono: vorrei ascoltare i loro racconti su di te. Vorrei sapere tutto. L'amore è conoscenza... è accettazione, sapere tutto dell'altra, e in quella conoscenza trovare una continua fonte di vita. Vorrei sapere tutto di te... e conoscendo ogni cosa, continuare a scoprire... sembra quasi un controsenso... ma non lo è. - disse Piton - E quanto strane suonano queste parole dalla mia bocca! Parole che la maggior parte delle persone che conosco, non suppongono neppure io possa immaginare... e tu mi fai parlare così! Ma devo sembrarti un pazzo... il Piton che tu conosci, per tua stessa ammissione è il Piton fatto di tenebra... ma così, così sono indegno ai tuoi occhi? -

- Indegno... - Gwillion scosse la testa - non ho mai collegato un simile aggettivo alla tua persona. Ed io sono attirata dalla tenebra, forse perché quella luce che pretende di essere priva di ombre mi è sempre stata odiosa. Nelle mie ultime storie - aggiunse poi con un sorriso - i buoni alla fine erano sempre quelli vestiti di nero. Ma non si tratta solo di preferire un colore all' altro. Io ho sognato stanotte... -
E senza sapere come la ragazza narrò all' altro la voce di Voldemort nell' oscurità, ed il bacio e il coltello che la trafiggeva senza dolore.
- Non ti narrerò invece le interpretazioni freudiane del sogno che qualcuno mi ha offerto, no, credo proprio che non lo farò. -

E Piton ascoltò il racconto del sogno, in silenzio. Poi si riscosse, ma ugualmente il suo sguardo sembrava remoto.
 - I sogni sono paure e desideri... ma tocca a noi realizzarli, o meno... -

Gwillion guardò l' altro in silenzio, incerta su cosa dire.
- Ho come il sospetto che io e la parola realizzare non stiamo troppo bene nella stessa frase... -
In quel momento bussarono alla porta. Si trattava di Draco Malfoy.

 

In un primo momento Kikka si irrigidì, tutto si aspettava ma non questo… però la stretta di Lupin era piacevole, le sue mani così delicate ma allo stesso tempo così forti... così si lasciò andare, rispondendo ai suoi baci e alle sue carezze… arrossì leggermente quando Lupin cominciò ha scoprire la sua pelle tuttavia lo assecondò... liberò i posi dalla stretta di Lupin e le sue mani salirono sino al petto di lui sbottonandogli la giacca e la camicia accarezzandolo dolcemente... le sensazioni che provava erano indecifrabili il cuore stava impazzendo mentre il cervello andava per conto suo...

- Non per fare una pessima battuta... - sussurrò il mago quando riuscì a staccarsi dalle labbra di lei - la tua pelle è candida come quella della luna... e le tue labbra sono talmente invitanti... ti mangerei - Entrambi sorrisero, ma le parole non avevano più molta importanza... I gesti dei due amanti si fecero sempre più veloci e smaliziati; il vestito della ragazza era quasi a terra, il suo corpo quasi completamente rivelato agli occhi dell'uomo. Lupin finì di svestirsi e prese Kikka in braccio portandola in un'altra stanza, la sua camera da letto. Anche questa era piuttosto squallida nel complesso, ma bastarono due colpi di bacchetta per rendere il tutto estremamente lussuoso. Ora petali di fiori rossi e bianchi ricoprivano le lenzuola di seta dello splendido letto. Le pareti erano zeppe di specchi, quadri e tendaggi che rendevano l'atmosfera molto... accogliente. Il tappeto era soffice e i mobili eleganti, impreziosisti da intarsiature esotiche. Su uno dei tavolini c'era un vassoio con frutta e dolci e due bicchieri cristallini colmi di vino.
- Di cosa hai bisogno Francesca? - ghignò Lupin con un mezzo sorriso.

 

- Draco... - chiese Piton - Hai riflettuto? -

- Ho... ho fatto qualcosa di più che riflettere. - Ho fallito - disse Draco - ho fallito due volte. La prima perché mi ero convinto che non sarei riuscito nemmeno ad estrarre la lama da fodero, la seconda... -
Il giovane aprì appena la mano, mostrando un pugnale trasparente come aria.
- C' era una bambina tra i boschi, cantava... ed io ho invidiato la sua innocenza, poiché mi sembrava di non averla mai posseduta. Poi è comparso un uomo, e anche lui era armato di coltello. Ho udito la piccola sconosciuta urlare e... Non è una giustificazione, avrei potuto fermare quel pazzo con un incantesimo e invece se con una mano impugnavo la bacchetta l' altra correva già all' arma che mi è stata donata. L' ho immobilizzato e gli ho tagliato la gola, stupendomi per come fosse facile, mentre un orrore represso si agitava ai confini della mia mente. Ma non avevo il tempo di stare a riflettere su quanto avevo compiuto. La bambina sanguinava, ed è a lei che ho pensato. Tuttavia non posso porre una vita salvata e una tolta su di una bilancia come se si potessero annullare a vicenda, me ne rendo conto. E questo è tutto. O meglio no, non è tutto, è solo l' inizio, ed è un bene forse che io non riesca a vedere con chiarezza la strada che mi si apre davanti, altrimenti temo che non riuscirei a percorrerla. -

Piton rimase zitto... cosa poteva dire? Quali parole potevano umanamente uscire dalla sua bocca? Quali stupide parole potevano rendere l'innocenza a Draco o lavare il sangue dal pugnale? Nessuna... nessuna dalla sua bocca, dalla bocca di un uomo che non aveva avuto esitazioni, al contrario del ragazzo.
- Voldemort ti direbbe che hai ucciso perché volevi uccidere... non conta la salvezza. Io... io... ti dirò che non conta nulla adesso... la pagina è ancora bianca. -

- Grazie per queste parole... E... Io vado. E grazie ancora professore. - sussurrò il ragazzo - E... vuoi che ti accompagni Gwillion? -

La giovane si voltò verso Severus. In una muta domanda.

- Veramente... vorrei che tu restassi. - disse Piton - Anche se, Gwillion è un desiderio molto egoistico tenerti qui in silenzio, solo per avere la tua compagnia... Arrivederci, Draco. -
I minuti passarono lunghi, e poi Severus si riscosse dal suo torpore... fissò Gwillion.
- Grazie...- disse - Per essere restata. Non c'è molto che si possa fare, però... - sospirò - Almeno leggiamo la mappa e controlliamo se per il resto tutto è al suo posto. -

- Non mi è dispiaciuto restare. Non per starti accanto. Vorrei fare qualcosa di più, invece, solo che non posso. E poi - aggiunse la giovane con un sorriso - e poi la mia camera sembra essere diventata un porto di mare e dopo essere stata risvegliata da Crouch... a proposito, ma dov' è Crouch? E soprattutto, dov'è SILVIA? -

Mac tornò a ridere - Dimmi, mio Signore...è molto che questa sala non è piena di musica? Di danze? Lo è mai stata? -

- In un tempo lontano... in cui il nome di Nimrodel incuteva timore alle popolazioni vicine... forse... ed io stesso ho messo piede in questa torre troppo poco tempo prima della mia caduta. D' altronde il mio tempo è il tempo della guerra, la danza è tua, mia Dama Verde, come la dolcezza che hai nelle labbra. -
- La guerra... la danza... - disse Mac - Mio Signore, non sono che espressione della stessa forza che anima gli esseri umani. Alcuni guerrieri danzano prima di prepararsi a bere il sangue dei loro nemici; alti danzatori agitano i loro corpi dando forma a sentimenti di odio, rabbia... ancora una volta è tutto molto indistinto... come i baci, le mie labbra sanno essere dolci, ma possono anche mordere... -
- Mordere... non ho ancora provato questo tuo aspetto... e desidero farlo. -
Mac sorrise - Se desideri provare... perché non farlo? O forse il Signore Oscuro ha paura? -

- Paura? - Voldemort sorrise - Allora hai frainteso le mie parole: io ti stavo... invitando. -

- Se l'uomo che ho davanti mi invita... chi sono io per dire di no?- e la donna si preparò a dare un bacio dal sapore diverso, un dolce morso.

E Voldemort rispose al bacio, lentamente, senza fretta, ma con la stessa dolce violenza.
Dopo poco, quando un remoto sapore di sangue riempì la bocca della donna, lei si staccò dal suo Signore, sorridendo. 
- Il mio sangue in questo bacio si è mescolato al tuo. Qualcuno potrebbe dire che ciò ha creato un legame prezioso... -

- Hai già assaggiato il mio sangue, Signore... - disse Mac - Ma per la prima volta io ho assaporato il tuo... ed il suo gusto è totalmente di mio gradimento- si alzò a prendere con le labbra una goccia rossa che era rimasta sulle labbra di lui - Il sangue crea sempre legami preziosi... non per nulla per lunghi anni i Crociati meditarono avventure alla ricerca di una reliquia di sangue, e non solo loro... -
- I crociati... - Voldemort sorrise - cercavano un simbolo molto più antico della loro fede, antico forse come è antico il sangue, come è antico l' uomo. -

- Tutti cercano la medesima cosa... mio Signore. Chi con un nome, chi con un altro... Ed il sangue è simbolo di vita... a volte di vita eterna. I Crociati... era da prima che riflettevo, da quando sei stato nei laboratori da Victor Lestrange... mentre andavi da lui... quei laboratori che sembrano a me tanto inaccessibili... e m'è venuta in mente una cosa... Era il tempo della terza crociata... quando una donna cantò questi versi, aspettando il suo cavaliere partito per Outremer...

Quant l'aleinne douce vante
Qui vient dou tres douz pais
Ou eil est qui m'atalante,
Volentiers i tor mon vis:
Lors m'estuet que je le sente
Par desoz mon mantel gris...
Di certo conosci la lingua dei poeti oitanici, i trovieri... non ti ripeterò l'intera chanson, ma ti basti sapere ciò che ho detto... mio Signore. -

- Eppure sarebbe bello, sentirla dalla tua voce. -

Mac sorrise.
-Chanterai por mon coraige
Que je vuil reconforter.
Qu'avecques mon grant domaige
Ne quier morir n'afoler.
Quant de la terre sauvage
Ne voi mais nul retorner,
Ou eil est qui rassoaige
Mes maus quant j'en oi parler.
Deux, quant crieront "Outrèe",
Sire, aidiez au pelerin
Por cui sui espoantèe.
Car felon sunt Sarazin
De ce sui au cuer dolante
Que cil n'est en Beauvioisis,
En cui j'ai mise m'entente:
Or n'en ai ne jeu ne ris.
S'il est beax, et ie sui gente,
Sire, por quoi le feis?
quant l'un l'autre atalante
por que nos en departiz?
Soffrerai en tel estaige
Tant quo voie repasser.
Il est en pelerinage,
Mout aten son retorner.
Car au grè de mon lignage
Ne quier achoison trover
D'autrui faire mariage:
Mout est fox qu'en vuet parler.
De ce fui deceue
Quant ne fui au comvoier.
Sa chemise qu'ot vestue
M'envoia por embracier.
La nuit, quant s'amors m'argue,
La met avec moi couchier
Mout estroit a ma char nue,
Péor mes maus assoagier.
De ce fui en bone entente
Quant je son homaige pris,
Quant l'aleinne douce vante
Qui vient dou tres douz pais
Ou cil est qui m'atalante
Volentiers i tor mon vis:
Lors m'esuet que je le sente
Par desoz mon mantel gris...

 

- Dannazione! - strillò Piton - Non sono più qui... ma non avevo detto a quella benedetta ragazza di restare ferma qui? Al castello... sotto protezione... -
Fece qualche passo avanti ed indietro, nervosamente.
- Deve essere matta! - sbottò poi - Adesso che Voldemort è pronto a colpire... andare in giro con Crouch... e sono andati da Voldemort, di certo! Da Voldemort... ora che le sue intenzioni sono più laide e tetre che mai! Devo... io devo andare a riprenderla... con una scusa... dirò che Silente è in allarme... dannazione! Gwillion, io devo andare, e subito! -

- Devi andare, certo. Ma... permettimi di accompagnarti, almeno sino ai confini del castello. -

Piton annuì e lasciò che la giovane lo seguisse in silenzio, un' improvvisa idea però era nata nella sua mente.
- Sarà pericoloso, piccola... ma infondo lo è anche lasciarti qui... vieni...- e Piton attirò Gwillion a sé e la trasportò verso la dimora di Voldemort... e entrambi apparvero sulla sommità della Torre.

- Aspetta, mia Dama Verde... - disse Voldemort ed il suo sguardo sembrava andare oltre i muri - Vieni, seguimi - aggiunse poi - C' è... qualcosa che dobbiamo fare. -

- Che accade, mio Signore? - chiese Mac, e seguì Voldemort.

 

- Dove... dove ci troviamo? -
Mormorò Gwillion.
- E' la Torre di Nimrodel... - disse Severus, sperando che l'altra capisse.
- Gloria a Babele
Rida la sfinge
Ancora per millenni
Si fabbrichi nel cielo
Sino a Sirio
Schiudi i tuoi cavalli
Sulla via lattea
Ma quanta vita
Resta al tuo intelletto
Se dietro a te
Scompare la tua razza?
- recitò Gwillion fissando il panorama circostante - Una torre simbolo della superbia sconfitta. E d' altronde... se posso apprezzare gli sforzi di uomini che tentano di abbattere un dio di pietra dall' altare, accetto la loro sconfitta nel momento in cui la vittoria equivale al sorgere di un dio di carne... -
La giovane si interruppe. Aveva sentito alle sue spalle il suono di un applauso.
E voltandosi vide... l' Oscuro Signore. Mac era dietro di lui, ferma sull' ultimo gradino della scala.
- Dunque gli dei non ti piacciono, Gwillion, siano essi di pietra o di carne. E preferisci, immagino, gli angeli ribelli. -
E nel dir questo gettò un' occhiata distratta in direzione di Severus.

- Signore... - disse Piton, e si prostrò.

- Allora, Severus, che sapore ha l' innocenza? E riesce a placare la tua fame o divorandola non fai altro che accrescere il vuoto dentro di te? -
- L'innocenza... Signore? - Piton sentiva di essere sommerso dalla malefica aura di Voldemort - Non credo che sia nulla che... nulla che abbia a che fare con me. -
- Severus, non fare offesa né alla mia né alla tua intelligenza. Sai benissimo di cosa, anzi di CHI sto parlando. -
Piton deglutì, ed abbassò ancora di più la testa, non perché fosse vigliacco... ma solo perché il peso della responsabilità che lo legava alla ragazza che era con lui, minacciava di schiacciarlo adesso che Voldemort iniziava a giocare come il gatto col topo.
- Mio Signore.. io davvero non riesco a comprendere dove tu voglia arrivare. Di chi stai parlando?! Non ne ho davvero idea... -
- E tu, innocente, non dici nulla? - fece Voldemort tornando a voltarsi verso Gwillion - Certo, non dici nulla. Ma a questo provvederemo, fra poco.
Per un attimo sembrò che negli occhi di Voldemort aleggiasse un barluginio sanguigno, ma subito quella luce scomparve, lasciando nelle sue iridi solo un freddo azzurro nevoso.
- Dimmi, Severus, qual è la pena che spetta ad un servo infedele? -

Piton sollevò lo sguardo. Adesso Voldemort aveva palesato il pericolo che rappresentava... ed era ora di rivalersi... se doveva perdere comunque, meglio non farlo a faccia nella polvere. Se Gwillion era ugualmente in pericolo...
- E chi sarebbe il servo infedele, Signore? Infedeltà è tale se si è tradito un padrone onesto. Se il padrone imbroglia il servo, di chi è l'infedeltà? -

- Severus... - Voldemort sorrise - la tua obiezione è sensata, dunque riformulerò la domanda. In quale modo un padrone... che tu potresti definire disonesto... dovrebbe punire un servo che non ha saputo, o voluto, obbedire ai suoi ordini? -
- Non saprei dirtelo. Del resto quali che siano le idee del servo il padrone farà a modo suo... -

- Severus, se ti pongo una domanda è perché desidero una risposta. E dovresti ricordare che potrebbe essere un altro, o un' altra, a pagare il prezzo di questa tua impudenza mascherata da umiltà. -
- Mi fai credere che comunque non pagheranno tutti? Invece di fare domande, dimmi quello che vuoi... -

- Se continui a rifiutarti di venire incontro alle mie semplici domande, immagino che alla fine mi costringerai a farlo. Ma non è questo ciò che desidero. - Voldemort scosse la testa - Voglio che sia la tua bocca a pronunciare la pena che ti infliggerò, e contrariandomi certo non migliori la situazione. -

-Vuoi uccidermi? Uccidimi allora, e facciamola finita! -
- Ucciderti? -
Voldemort trattenne a stento una risata.
Rudis est Tyrannus mortis qui poenam exigit, o come cavolo si dice, pensò Gwillion.
- Rudis est Tyrannus mortis qui poenam exigit, sì, innocente, è proprio come hai pensato, ma preferirei che simili pensieri li proferissi ad alta voce, invece di gridarli mentalmente. -
La giovane avrebbe voluto nascondersi il volto dietro le mani, ma neppure questo riuscì a fare. 

- Preferisci la tortura? - chiese Piton.

- Torturarti? - Voldemort scosse ancora la testa - Torturare te, che mi hai tradito non per interesse o paura, ma per un... - le labbra dell' uomo si contorsero in una vaga smorfia - per un nobile ideale? Ogni tortura ricevuta dalla mia mano non sarebbe per te che uno strumento di espiazione, per il male che tu hai commesso, e a causa mia. No, Severus, non è nemmeno questo che ti aspetta. -
- Allora... cosa? - 

- Diciamo che hai... più possibilità. Puoi tornare a servirmi, anche se in maniera differente da come hai fatto.. o meglio avresti dovuto fare sin ora. La tua mente è troppo acuta per lasciarla ad ammuffire, ed anche se non ti chiederò più di impugnare una lama che potrebbe rivoltarsi contro di me, i laboratori della torre godrebbero un gran beneficio dal tuo contributo. In alternativa puoi rimanere ospite della mia torre e osservare impotente il mio trionfo, per te non cambierà nulla. Per TE, ho detto. -
Severus era assalito dalla nausea, nausea pura...e senza tregua.
- E per lei? - chiese.
- Ucciderla ti darebbe forza, e io invece ti voglio... debole. Non le accadrà nulla di irreparabile, e tuttavia... dipende da te, Severus, dipende essenzialmente da te.
Spero per te che almeno tu l' abbia fatta tua, che tu abbia preso per mano la ragazzina innocente e l' abbia portata là dove l' innocenza finisce. Perché potrei cedere a un altro, l' onore... -
Voldemort lasciò la frase a metà, e sorrise.

- Non è possibile... - mormorò Severus, con il cuore in gola che batteva, e la nausea che minacciava di sommergerlo.

- Debole, sei diventato debole, in una maniera che non avrei mai creduto. Potrei fare di peggio, Severus e lo sai benissimo. Potrei... potrei prendere questa giovane innocente e mostrarle ciò che sei veramente, farle rivivere i tuoi ricordi, e i miei, e il sangue, e la morte che scorreva tra le tue mani. Credi che riuscirà a guardarti in faccia dopo, credi che cercherà ancora il tuo sguardo in cerca di conforto, credi che sarà ancora colei che è adesso? Potrei prendere il suo animo, e renderlo simile al tuo, e poi gettare la sua volontà infranta e ferita, contaminata, tra le tue braccia, e poi rimanere a guardare... tutto dipende da te, Severus. China il capo, obbedisci ai miei voleri, e lei sarà salva. Questa torre sarà per voi una prigione dorata. Altrimenti, altrimenti... -

Piton rise guardando il suo maestro, liberandosi dai residui di rabbia e paura, e timore e orrore...
- Mostrale ciò che vuoi Voldemort! Falle vedere quello che vuoi, sangue rabbia, perdizione! Ogni cosa... anche le più nefande! Come al solito credi di essere forte quando manipoli la mente delle persone? Le tue minacce vanno a vuoto! Come se non ti conoscessi... siamo venuti qui a nostro rischio. Lei è voluta venire con me! Siamo più forti noi, tortura, piega, estirpa! Fai quello che ti pare Maestro! Gwillion... - gridò Piton -Perdonami! Siamo morti... o peggio ugualmente, ma non daremo soddisfazioni a quest'uomo.

 - E' questa la tua risposta? Ne sei sicuro? - disse Voldemort cupo in volto - Ma forse hai bisogno di tempo per riflettere. Per questa sera sarete soltanto degli ospiti, ospiti, non prigionieri, a parte la limitata libertà di movimento, e verrete trattati con tutti i riguardi. E... Severus, devi consegnarmi il pugnale e la bacchetta. -

- Tienili pure...Maestro! - sibilò Piton, alzandosi. E prese la mano di Gwillion.

- Seguitemi, dunque. E tu, mia Dama Verde, sei forse disgustata da ciò che hai visto? - poi senza attendere la risposta Voldemort tornò a voltarsi verso Piton - Se può consolarti la prima delle mie minacce era a vuoto, non ho mai inteso attuarla. Le altre... -
Ancora una volta l' Oscuro Signore non completò la frase.
Piton seguì Voldemort...riflettendo.
"Disgustata..." rifletté Mac "Affatto..."

Voldemort condusse i suoi ospiti in una sala dove li attendeva una tavola imbandita. 
- E, Severus, per quale motivo siete venuti? Se mi è concesso saperlo. Non sono stato io a chiamarti, stavolta. -

- Per Silvia... se continui a farla portare via, ed a farla tenere segregata... Silente prenderà misure di sicurezza. Deve tornare al Castello... - disse Severus.

- Silente... Silente avrà ben altro di cui preoccuparsi quando si accorgerà della TUA scomparsa. Ma la ragazza che stava con Barthy non si trova qui, che io sappia. - Voldemort sorrise - Possibilmente si trovano insieme in qualche passaggio segreto di Hogwarts, mentre Crouch le spiega, a suo modo, che non deve ostacolarlo in alcun modo. E tu, tu te li sei lasciato sfuggire, e sei venuto da me, per questo! -
L' Oscuro Signore piegò appena il capo, poi si voltò verso Gwillion, che osservava la scena con gli occhi sbarrati.
- Questo terrore che ti paralizza inizia ad infastidirmi, ragazzina, e d' altronde a tutto c' è rimedio. -
E tra le mani di Gwillion comparve un calice di vetro, ricolmo di un liquido azzurro.
- Caerulea Blandiloqua. - disse il mago - Ti permetterà di parlare, ma non temere, non ti costringerà a farlo. -
Gwillion rimase immobile, esitante. Poi chiuse gli occhi, e bevve.
- Splendido! - commentò Voldemort - Così potrò sentire anche la voce dell' innocente. Ma anche tu, mia Dama Verde, sei piuttosto silenziosa. -

- Silente capirà subito quello che succede... era stato avvertito che sarei venuto. - disse Piton, senza smettere di tenere d'occhio Gwillion.
- Il mio silenzio è tutto apparente, mio Signore. - disse Mac.
- Silente potrà anche capire. Ma QUI sono io il più forte, senza ombra di dubbio. -

Silente... Piton pensò a Silente ed a tutte le forze che poteva sollevare in loro aiuto.
- Silente potrebbe cercare altri alleati se sospettasse che siamo reclusi qui... -
Mac, intanto continuava a riflettere sulla situazione... Severus Piton aveva iniziato con la possibilità di essere schiacciato, ma non appena aveva alzato il tono... sembrava che Voldemort avesse perso parte del suo potere su di lui.
"E' la paura che ci lega... sono le nostre paure che ci tengono tutti legati..."
Quasi guidati da un caso strano... Piton e Mac si scambiarono un'occhiata significativa per entrambi.

- Silente cerca alleati indipendentemente da voi. E NON li trova. Ma continua pure a opporre le tue vane obbiezioni, i tuoi fragili tentativi di difesa. Non sarebbe stato affatto divertente se tu avessi chinato il capo senza emettere un gemito. Non era questo che mi aspettavo da te. -
- Silente ha alleati, Voldemort... dovresti saperlo... Gli ultimi 16 anni non lo hanno indebolito. -

- Tu giochi con il fuoco, Severus, e ti piace... fai pure dunque... fino a quando la mia pazienza non avrà termine. - disse Voldemort e tornò a fissare Gwillion - L' innocenza una volta perduta, non è più possibile recuperarla... -
- Forse io ne faccio a meno! -
Esclamò la ragazza, poi tornò a chinarsi sul piatto rossa in volto.
- Non sai quello che dici... -
- Per mia fortuna. -
- Ma non sarà sempre così -
- Non posso farci nulla. -
- No, TU non puoi farci nulla. -
E adesso il mago guardava il suo antico allievo.

Piton non disse nulla.
Mac, invece, desiderava poter parlare con Gwillion...ma come? Come poteva fare...le lanciò un'occhiata sperando che lei cogliesse...

- Qualcosa non va, Mac? -
disse Gwillion. non era un granché come frase ma non le venne in mente altro.

Lunghi anni di esperienza come attrice in una compagnia teatrale avevano fornito Mac l'abilità necessaria ad interpretare ogni ruolo possibile... e immaginabile. Ma se una cosa era tentare di dare l'illusione della realtà agli spettatori, altro era tentare di illudere l'Oscuro Signore.
Eppure... Mac sapeva di dover parlare a Gwillion...
Si decise a tentare. Il ruolo della donna improvvisamente colpita da un giramento di testa non era di difficile interpretazione... e Gwillion le aveva dato uno splendido avvio.
-Temo... temo che... - si portò una mano alla testa - Mio Signore, l'emozione deve avermi giocato un brutto tiro... ti prego, permettimi di allontanarmi un istante per rinfrescarmi... e Gwillion potrebbe essermi d'aiuto. Staremo via solo pochi istanti...-
E Mac si alzò, seguita da Gwillion.
Appena fuori dalla Sala, Mac affrettò il passo, smettendola di interpretare la parte della povera, dolente signora.
- Vieni, andiamo in camera mia... - disse Mac - abbiamo pochi minuti per parlare! -
E guidò Gwillion verso la sua stanza, e la fece entrare.
- Volevo dirti... - un rumore la indusse a voltarsi. - Chi è? Chi c'è? -
Una sagoma uscì dall'ombra... un ragazzo biondo dagli occhi cupi ed il mantello nero.
- Barthemius... - constatò Mac - Cosa fai nella mia camera? -
- Bene... siete in due! - rise Barthy - Ho giusto bisogno di voi... Silvia vi aspetta... -
- Cosa vuoi dire? Barthy... -

L'espressione del ragazzo era omicida.
- Fuori Gwillion! - strillò Mac, afferrando la ragazza, e correndo verso la porta. Ma Crouch l'aveva già afferrata, e lei non fece in tempo a far nulla che spingere l'amica lontano.
- Scappa !- strillò Mac, ma stava già sparendo... sparendo insieme alla risata tetra di Barthemius.

 

- Credi di essere forte, Severus, lo credi davvero? Credi di esserti liberato di me? Ma non ci sarai riuscito realmente sino a quando non saprai dire io non sono un assassino, e credere a queste cinque semplici parole. -
In quel momento Gwillion comparve sulla soglia della sala, aveva il fiato grosso mentre parlava.
- Barthy Crouch! E' stato qui! -
- Mi sembrava di aver sentito la sua presenza... - ammise Voldemort - ma è stata una sensazione così breve! -
- È stato qui, e ha preso Mac! -
Gli occhi dell' Oscuro Signore adesso erano realmente di sangue.
- Nessuno osa prendere ciò che è mio... - disse in un sussurro - La discussione termina qui. - aggiunse poi alzandosi - Farò in modo che per voi due venga preparata una stanza accogliente. Adesso ho altro di cui occuparmi. -

 

Il posto era il più squallido che si potesse immaginare... quattro mura coperte di muffa, odorose di muffa...
"E' tutto una muffa!" pensò Mac... mentre Barthy la costringeva a salire le scale.
- Barthemius che succede? Cosa vuoi da me? Lasciami! Devi essere impazzito... chi ti ha chiesto di fare questa... questa pazzia! -
Barthy rise - Ho fretta! Dovrai chiederlo a Silvia... e sono abbastanza nervoso perché per colpa tua ho perso l'altra preda... -
-Si... Silvia? C'entra in questa cosa? Fermati Barthy... non fare pazzie... che vuoi da me? -
Ma erano sulla cima della scala, e Barthy spinse all'interno Mac... e lei spalancò la bocca e due pensieri si affacciarono nella sua mente provata "Qui dentro è tutto ancora più ammuffito di fuori!" fu il primo... ed il secondo: "Che gran salame per terra!".
Poi osservò meglio e... -Silvia!- strillò -Non sei un salame gigante, sei Silvia!- e l'espressione dell'altra ragazza, legata non era esattamente... felice, soprattutto osservava disgustata un enorme topo che le stava addosso.
- Santi numi Barthy... che hai fatto!- chiese Mac, ma il ragazzo la buttò verso Silvia... verso il topo... e usò il suo migliore incantesimo di produzione di corde, per legare anche lei a guisa di salame.
- Mio Dio, Barthy, tu sei matto! - strillò Mac sputando fuori la zampa del topo che le era finita in bocca, e tentando di sollevarsi un po’ -Voldemort ti farà secco! -
- Ci provi! Forse per allora sarete secche voi! - Barthy rise
- Ed ora devo andare... ho altre prede da cercare! -
E sigillò la porta... la sua risata si perse per le scale.
- Silvia! Potresti spiegarmi? Ti prego... credo di essere impazzita... -

 

Piton si sedette sul bordo del letto, nella stanza che Voldemort aveva offerto a lui e a Gwillion.
"Credi di esserti liberato di me? Ma non ci sarai riuscito realmente sino a quando non saprai dire io non sono un assassino, e credere a queste cinque semplici parole." Era questo che Voldemort gli aveva detto... Piton rifletteva. C'era altro a cui pensare... ma adesso non riusciva a smetterla di riflettere su quelle parole. Ciò che Voldemort non sapeva era che Piton cercava di dirsi quelle cinque parole ogni giorno... purtroppo, neanche Voldemort poteva modificare il passato quindi sarebbe stato impossibile cancellare i delitti commessi. Ciò che Piton, però, tentava di dirsi sempre era leggermente diverso... "Io ero un assassino, oggi non sono un assassino". E probabilmente gli sarebbe riuscito di aver ragione di sé stesso... un giorno. Voldemort...Voldemort... Piton ci rifletteva: aveva sempre meno potere su di lui. Forse un giorno sarebbe stato davvero del tutto libero, se fosse, se fossero sopravvissuti.
Sospirò...
Altri pensieri... adesso Crouch si era messo in testa di non aver più bisogno di Voldemort, né lavorava per Hogwarts. C'era dunque un secondo potenziale nemico? Barthy non era stato mai esattamente "normale"... ma... così era troppo. Piton rifletteva. Ma che desiderava Barthy? Cosa lo aveva fatto sragionare fino a questo punto? Sospirò... che situazione orribile!

 

- Mac, Mac stai bene? - sussurrò Silvia nel vedere l'amica, e non poté fare altro che restare impotente a guardare Barthy che legava anche lei.
Quando il giovane fu uscito Silvia finalmente trovò il coraggio per parlare. - Crouch è uscito completamente di senno... deve aver sentito una conversazione fra me e Severus... dobbiamo cercare di andare via di qui... ma come... - sospirò, osservando i polsi e le gambe legati così stretti da impedire ogni movimento... - dobbiamo solo sperare che si accorgano presto che non ci siamo più... - e guardò disperata l'amica.

- Crouch... fuori di senno? Santi Numi! Era già pazzo prima... non riesco ad immaginare come abbia potuto peggiorare tanto! Una discussione... hai detto? Che discussione? - sospirò Mac - E, fossi in te... non crederei che alcuno venga a cercarci. Non tanto presto... temo che tutti i possibili salvatori siano impegnati a... a fare altro... -

- Perfetto - gemette Silvia, ormai sull'orlo della disperazione - Mac dobbiamo farci venire in mente qualcosa... sei sicura che nessuno abbia sentito o visto nulla? -
- Oh, sì… Gwillion ha visto perfettamente Barthy che mi portava via. Ma te lo ripeto... sono troppo "impegnati" tutti... Dobbiamo essere noi a cavarci d'impiccio... Per pietà, spiegami che diavolo è successo... nei dettagli! E quel topo... dove lo hai preso? Ehi topo! Vieni qui rodi le corde! Niente... sembra morto... pfui... -

- Oddio Mac lascia perdere quel maledetto topo! - sbottò Silvia, ormai quasi sull'orlo di una crisi isterica - Barthy ha scoperto che stavo facendo il doppio gioco, ed è inutile dirti che non ne è stato troppo contento... inoltre ha sentito che io dicevo... beh che dicevo a Severus che sono innamorata di lui. -

- Barthy... oh, no! Tutto oggi doveva succedere... pensa che è venuto da me, prima, chiedendomi se Voldemort lo amasse... gli avete spezzato il cuore in due! Deve essere stato un colpo troppo duro per la sua fragile mente... poveretto. Mi fa compassione.. .povero Barthy! Ed è pazzo di dolore... - Mac si agitò un po' - Dannazione... non è comodo fare il salame! Topo... vieni qui... vieni qui... su... ti coprirò di formaggio... basta che rosicchi queste dannate corde... gruviera a non finire! Ti prego, piccolo! Rosicchia le corde! Maledetto sorcio, sei sordo?!- Il topo alzò appena il muso, e lo riabbassò stancamente.
- Ma dove lo hai trovato, dico io! Uff... oh, Silvia... mi viene in mente un telefilm che ho visto una volta... c'era una casa cadente, ed a un certo punto... piovevano vermi dai muri! Grossi vermi dal soffitto... e se succedesse? Voglio dire, se piove muffa non conta! Ma vermi... vermi! Dobbiamo liberarci... ho deciso, dobbiamo liberarci... e alla svelta!- Mac cercò di divincolarsi ma cadde a faccia a terra - Ouch! Cribbio... Ora capisco cosa provano le lumache se le giri sottosopra.

- Il topo non l'ho trovato io, me l'ha lasciato Barthy come... compagnia... gentile no? - sorrisetto ironico - E se cercavi di consolarmi con la storia dei vermi, beh dovrai cercare un argomento più convincente - e notando i goffi tentativi dell' altra - Mac lascia perdere finiresti col farti solo male, - Io non volevo affatto consolarti! Tu mi sopravvaluti! Comunque è stato un pensiero gentile questo di Barthy.. .gentilissimo! Come se ti avesse regalato un cucciolo... - Mac riprovò a rigirarsi, e finì lunga distesa su un fianco - Farmi male... bloccate qui... assolutamente no! Tu ti angosci troppo facilmente... vediamo se riesco a rosicchiarle io le corde... - e strisciò verso Silvia, tentando di rosicchiare il pesante cordame - No... niente, mi spezzerei i denti! Pfui... ha usato cordame da navi! Che uomo acuto! Ecco perché non temeva di lasciarti il sorcio... tsk... ci vorrebbe qualcosa di più affilato... se rotolo per la stanza forse troverò qualcosa di adatto! - E Mac iniziò a rotolare... - siamo bloccate qui, non c'è altro da fare che aspettare. - e guardò angosciata l'amica

- Perché cosa pensavi che usasse, filo da cucito, in seta leggera magari? Cerca bene in ogni angolo, qualcosa dovrà pur esserci, e stai attenta per carità... -

- Magari! Ti dirò... lo avevo sperato. Ma non è il caso nostro a quanto pare! Io rotolo, intanto... sì, qualcosa troverò... rotola di qua... rotola di là qualcosa troverà!- Mac sospirò - Oh, Silvia... faccio la deficiente... per non fare peggio... ma vedrai, qualcosa troverò. -
Ma... rotola qui, e rotola lì, sembrava che non ci fosse nulla, e Mac sputò tutta la polvere che aveva mangiato, e sospirò... ormai sembrava una braciola impolverata e coperta di muffa.
-Ahinoi... non sembra che ci sia nulla per terra... né fil di ferro, né vetri, né nulla... ma... ahi! -

 

- Il pugnale... il pugnale che dovevo consegnare a Draco! - esclamò Lucius d' improvviso - È sparito! Eppure sono sicuro... -

la mente del mangiamorte galoppava mentre pensava alle sue azioni. Decisamente l' aveva poggiato per terra, e piuttosto distante dalla vasca, per assicurarsi che rimanesse lontano in ogni modo dall' acqua. E non poteva essersi mosso da solo... a meno che qualcuno non gliel'avesse preso mentre era perso tra quei dolci profumi.
Guardò la ragazza: era impossibile che l'avesse preso lei. Ma allora chi?
Lucius tirò fuori la bacchetta.
- Sta indietro. Farò un incantesimo per scoprire che magie si aggirano nell'aria.
"Oltre questo tuo dolce e inebriante profumo..."

Draco Malfoy si guardò allo specchio e vide riflesso quel volto che con gli anni si faceva più simile a quello di suo padre. Una pagina bianca, aveva detto Piton, sperava che fosse vero. E adesso, adesso doveva fingere, e fare quel che avrebbe fatto se non avesse provato così tanto disgusto per il sangue che aveva versato. Così senza esitare il giovane si diresse verso il famigerato bagno dei prefetti, alla ricerca di suo padre.
E lì lo vide, ancora in compagnia della babbana.
- Salve... papà. No, non preoccuparti, non sono venuto per un' altra scenata. Ho solo qualcosa da mostrarti. -

E Welverance, come intimorita dall' improvvisa apparizione del ragazzo fece un passo indietro. Dimenticandosi che dietro lei c'era la vasca ricolma di acqua e schiuma profumata....
E con un risatina nervosa disse agli altri di fare come se lei non ci fosse, e che nel frattempo si sarebbe fatta un altro bagnetto.

Draco non disse nulla, ignorando gli schizzi d' acqua che gli erano arrivati addosso, e ignorando le parole della babbana, ignorando la stessa presenza di lei. E senza dire una parola il ragazzo tese la mano in cui stringeva il pugnale diventato invisibile.

 

- Evidentemente Barthy  prima di portarci avrà passato ben bene in rassegna il posto per evitare che ci fosse qualcosa che ci aiutasse a scappare... - commentò Silvia depressa - ma Mac che hai? Ti sei fatta male? -

- Silvia... sì... devo essermi fatta male... ma non capisco come! Non credo che ci sia nulla... forse è solo un chiodo che sporge dal pavimento, ma... se questo chiodo c'è devo ritrovarlo! Può servire... Accidenti! Se solo potessi allentare i legacci sui polsi! Non riesco a tenere neanche un po' d'equilibrio... diamine! - Mac si mosse un po' - Ahia! -
- Aspetta, vengo a vedere se posso darti una mano... metaforicamente parlando s' intende. - e anche lei rotolando, si avvicinò a Mac, per vedere se ci fosse davvero un chiodo - Qui non c'è niente, sei sicura di averlo sentito? Guardiamo ancora... -
- Beh... qualcosa c'è... Miseria! Potessimo avere giusto un paio di poteri magici... ahia! Ma questo maledetto chiodo dov'è? Fa male! -

- Mac, Mac il tuo vestito è strappato su un fianco, e stai anche perdendo sangue... devi proprio averlo beccato quel chiodo, se solo sapessimo dov'è... - 

 

L' Oscuro Signore camminava nella notte. Era solo, poiché a nessuno dei suoi servi avrebbe potuto affidare quella ricerca. E aveva cercato nella vecchia casa abbandonata dei Crouch, e nel covo in cui si erano riuniti i mangiamorte fedeli dopo la sua caduta, e in molti altri luoghi, inutilmente. Barthy sapeva nascondersi, aveva imparato bene la lezione del suo maestro. E le ragazze, le ragazze erano circondate da quell' antimagia che le rendeva come invisibili ai suoi sensi.
L' Oscuro Signore si appoggiò ad un vecchio albero dai rami contorti. Aveva bisogno di riflettere, e forse gli mancava anche il tempo per farlo.

Una moltitudine di servi a mia disposizione e nessuno che mi possa aiutare in questa ricerca. Voldemort scosse la testa, poiché non posso permettere che si sappia che il mio servitore più fedele mi ha abbandonato all' improvviso, per cosa poi, e perché? La maschera del Dio è diventata improvvisamente pesante. Ma non posso toglierla. Non devo e non lo farò. Eppure, forse... Voldemort guardava lontano, ed il suo volto si era fatto meno cupo.

 

Crouch si fermò a osservare la sagoma di Hogwarts... sarebbe riuscito a colpire ancora?

Ma un pensiero si agitava nella sua mente. A che serviva aver recluso quelle due donne, se non poteva prendersi qualche soddisfazione? Severus e Voldemort... dovevano pagare. Barthy sospirò, non era certo di poterla far pagare a Voldemort; Piton era "d'animo più gentile", ma Voldemort... però poteva tentare. Come facevano i rapitori babbani? Scrivevano lettere alle famiglie dei rapiti? In attesa di colpire la prossima vittima... avrebbe scritto.
Due fogli comparvero, e due penne d'oca che, levitando, iniziarono a scorrere sui fogli.
Caro Severus e Carissimo Maestro,
è stato con grande dolore che ho scoperto d'essere stato tradito, da te Maestro, sempre. Da te Severus perché la donna che amavo, ama te. Sembrerà molto patetico... ma tutto questo è solo per farvi sapere che sono più forte e che non ho bisogno di voi. Silvia me la pagherà... non posso che ucciderla dopo quello che ha fatto. Ucciderla nella maniera peggiore, sottraendo a te Severus il suo amore, e a te Maestro la possibilità di scoprire il suo potere. In quanto alla Dama Verde, sarà un piacere godere dei suoi favori, e poi buttarla sul fondo di un pozzo profondo, togliendovi un' altra delle ragazze dotate di antimagia.
Con infinita gratitudine e amore imperituro il vostro Barthemius Crouch

Barthy siglò le lettere, le sigillò, e le affidò a due gufi...
- Andate e fate in fretta! - disse.. .e si inoltrò di nuovo nella Foresta. Forse c'era altro da fare prima di catturare un'altra ragazza.
Barthemius voleva rivedere Silvia...

 

Voldemort era tornato nella sala in cui avevano consumato quel pranzo così bruscamente interrotto. Già sapeva quel che doveva fare e tuttavia... poi i suoi occhi caddero su un rotolo di pergamena scivolato in terra. E vide un disegno di Hogwarts su quella mappa, un disegno che qualcosa, forse la solita antimagia, aveva bloccato nell' istante in cui Piton aveva lasciato il castello. E su quella mappa c' erano, c' erano i nomi delle viaggiatrici ancora nella scuola.
Minus. Disse Lord Voldemort senza parlare. Vieni dal tuo padrone.

 

Mac fissò Silvia - Cosa hai detto, Silvia? Cosa hai... detto? - improvvisamente Mac scoppiò a ridere - Non temere non sono impazzita! E' solo che non sono mai stata tanto felice d'essermi ferita perché... mi ero proprio dimenticata... -

- Cosa Mac, cos'è che hai dimenticato?! Potrebbe aiutarci ad uscire di qui? -
Mac ridacchiò - Guarda! Cioè... tu non lo vedi... è invisibile, ma ho un pugnale invisibile, qui, Silvia! -

- Un pugnale invisibile? Mac cosa diavolo aspettavi a dirmelo? Che Crouch ci facesse fuori tutte e due? Forza, vediamo di darci da fare... - 

- Oh, scusa Silvia! Non me lo ricordavo! È invisibile... che vuoi da me... lo ho da troppo poco tempo per essere abituata all'idea... Ma adesso provvederemo subito! Se solo non fossi così insalamata! - Mac iniziò a contorcersi, cercando di allungare le mani sino al pugnale. Tira di qui, tira di lì... alla fine riuscì a poggiare le corde che tenevano fermi i polsi sulla lama trasparente, per segarle.
- Ahia... finirò a fette io prima delle corde!-  ma dopo un po' riuscì a liberarsi... e si sollevò.
- Tadàààn! Brava vero? Adesso ti libero... -

 

- Tu sai cos' è questa non è vero, Minus? -
- Io, mio Signore, quella mappa... -
- E' la mappa che tu e i tuoi vecchi compagni avete creato. E questa mappa ha a quanto pare la capacità di rintracciare delle ragazze che per i loro particolari poteri sono celate al mio sguardo. Dunque desidero avere una mappa simile a questa, ma che riproduca l' intera Londra, e se a Londra la mia ricerca dovesse fallire ne serviranno altre, poiché le ragazze scomparse sono un' arma troppo preziosa perché vada perduta. -
- Ma io, mio Signore, ho solo preparato gli inchiostri... -
- Un bene per te, Minus, dal momento che la mappa che mi serve deve avere la stessa identica frequenza magica di questa, e dubito che i tuoi amici di un tempo sarebbero disposti a lavorare fianco a fianco con te. -
- Ma, Signore... -
- Ancora obbiezioni, Minus? Hai un incarico da svolgere adesso, preparare gli inchiostri come hai fatto allora, nello stesso identico modo. E bada di non fare errori. -
- Ma come convincerete, se mi è lecito saperlo... -
- Come convincerò gli altri cartografi a partecipare all' impresa? Diciamo che posso sempre fare un baratto. -

 

- Severus... - Gwillion mormorò quel nome in un sussurro che era quasi disperato - non chiuderti nel tuo silenzio, ti supplico. Ieri, ricordi, mi dicevi che talvolta è meglio non sapere, non sapere... ma se quell' ignoranza che molti confondono con l' innocenza io ora devo perderla, non lasciare che siano le parole di un altro a rubarmela. Raccontami tu quello che Voldemort minaccia di mostrarmi, apri tu la ferita se proprio devo essere ferita. Aiutami ad accettare quello che sei e quello che eri. Aiutami, aiutami. -
- Nel mio silenzio... - disse Severus - Non c'è innocenza che tu possa perdere. Al di là delle parole di Voldemort, delle mie, di tutte le possibili e più turpi nefandezze... tu non perderai la tua innocenza. E se taccio è solo per riflettere, perché Voldemort non mi abbia in pugno... perché non mi ha in pugno. Credo che tu sappia quello che ero, e quello che sono: ero un assassino, oggi non lo sono più... - Severus sorrise.
- Io non mi sono mai reputata innocente, in realtà. Esiste una differenza tuttavia tra sapere e vedere - Gwillion scosse la testa - e se un giorno io non riuscissi più a sopportare il tocco delle tue mani, di mani che hanno ucciso, io spero che riuscirai a perdonarmi. E forse ti ho già detto queste cose, in un' ora meno buia di questa. Ma non voglio cedere, non prima di aver combattuto, perché se riuscirò a vincere la mia personale battaglia nulla allora potrà più toccarci. Quello che ti chiedo, è di starmi vicino, in ogni modo. -

Piton sospirò, e prese la mano di Gwillion.
- Più vicino di così... non mi è possibile... ti prego di perdonarmi, se non riesco a farti capire quello che provo. -

 - Perdonarti. E' la seconda volta oggi che mi chiedi di perdonarti pur non essendoci nulla da perdonare. Non parlare... ma stringimi a te, come se fossi una bambina, stringimi e non lasciarmi più andare. -

Severus strinse Gwillion, e la spinse dolcemente sul letto.
- Non sei una bambina, Gwillion... -

- Non lo sono? - Gwillion fissò l' altro per un istante, poi tornò a chiudere gli occhi - No, se tu non lo vuoi. -

Piton sorrise - E tu vuoi esserlo? No...non vuoi... - E lasciò scorrere un dito sulle labbra della ragazza, e poi lo lasciò scivolare sul collo, fino alla scollatura, e poi si chinò a baciare la sua gola, le spalle... -

- Severus, Severus... -
La giovane mormorava quel nome, mentre le sue mani scivolavano lente fra i capelli di lui. Solo poche ore prima avrebbe provato paura per quei baci, baci che ancora non conosceva. Ma adesso, nel luogo in cui si trovavano la paura era diventata priva di senso, e rimaneva solo il tocco di due labbra che cercavano la sua pelle.

- Gwillion... come è dolce questa parola adesso, quanto piacevole è pronunciarla. E' come una liberazione... - ma Piton non disse altro, troppo impegnato a percorrere la pelle della ragazza con le dita, con la bocca...

 

Una lettera era arrivata. E Lord Voldemort trattenne a stento la sua ira nel leggerla. No, davvero non c' era tempo da perdere. E l' Oscuro Signore attraversò in silenzio la sua dimora, sino alla porta della camera che aveva destinato ai suoi due prigionieri.

 

Tornando a Notturn Alley, Barthemius si chiese cosa volesse fare davvero... aveva ideato di rapire le sei ragazze, solo per spirito di rivalsa. Non che ci fossero altri motivi; tutto sommato a lui di antimagia ed esperimenti non importava affatto.
A dire il vero... rapire le altre era una scusa. Una desiderava davvero tenere per sé, ma segregare un'altra o più d'una con lei, era stata solo una manovra... per nascondere a Silvia che era lei l'unica che gli interessasse. E non per scopi legati alla ricerca magica.
Barthy si diede del pazzo... aveva agito in maniera del tutto sconsiderata! E ne avrebbe pagato tutte le conseguenze...

 

 

Note: un ringraziamento speciale alla guest star del capitolo: il sorcio.

La canzone intonata da Mac “Canterai por mon corrige” di Guiot de Dijon, tradotta:

“Canterò per il mio cuore

che voglio riconfortare,

poiché, per la mia grande sofferenza,

non voglio morire né diventare pazza,

dal momento che nessuno vuole più fare ritorno

dalla terra selvaggia

dov’è colui che calma le mie pene

quando solo ne sento parlare.

Dio, quando grideranno “In avanti!”,

o Signore, aiutate il pellegrino

per cui tremo di paura

perché crudeli sono i saraceni!

Ho il cuore dolente

Per il fatto che non è a Beauvoisis

Colui in cui ho riposto i miei desideri:

ora non ho più giochi né risa per questo!

Se egli è bello e io sono gentile,

Signore perché avete fatto tutto questo?

Dal momento che ci desideriamo l’un l’altra,

perché ci avete fatto questo?

(rit.)

Soffrirò in questo modo fino a quando lo vedrò passare nuovamente

Egli è in pellegrinaggio,

attendo con ansia il suo ritorno

perché non cerco occasioni

di sposare un altro uomo

dello stesso mio lignaggio.

E’ davvero folle chi me ne vuole parlare!

(rit.)

Questo ho rimpianto più di tutto:

di non averlo accompagnato alla partenza.

Mi ha mandato la camicia che aveva indossato

Perché la abbracciassi.

La notte, quando il suo amore mi assilla,

la metto a giacere con me,

molto stretta alla mia carne nuda,

per alleviarne le pene.

(rit.)

Il mio intento è andato a buon fine,

dal momento che ho ottenuto il suo omaggio.

Quando spira il dolce soffio che viene dal dolcissimo paese dov’è colui che io desidero

Di buon grado rivolgo il mio viso ad esso,

allora conviene che io lo senta sotto il mio mantello grigio.

(rit.)

 

 

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