Capitolo Ventunesimo

                                                              Attraverso i nostri occhi

 

- Potrei proporti un gioco... mio Signore... - mormorò la Dama Verde - Potrei impedirti di sfiorarmi... costringerti a guardare senza mai poter fare altro... credi che un simile gioco ti piacerebbe? O è troppo crudele... anche per te? -

- Io so essere paziente... - mormorò l' Oscuro Signore - molto paziente... ma a tutto c' è un limite... mia diletta. -

- Allora vediamo quanto sei paziente... sta fermo, non osare toccarmi... - e la Dama si chinò a baciare l'altro, ma si arrestò a pochi centimetri dalla sua bocca. E per lunghi minuti carezzò il suo Signore, solo con i lunghi capelli, senza mai sfiorarlo in altro modo.

Lord Voldemort socchiuse gli occhi. Attendendo. In silenzio. Le sue labbra erano incurvate in un sorriso che non aveva nulla dell' usuale piega sarcastica e crudele. Era soltanto... un sorriso.

- Sei resistente Lord Voldemort... - mormorò la Dama, tuttavia si impegnò a rendere più difficile la sopportazione del mago.

- Devo esserlo... è ciò che vuoi da me, in fondo. O forse mi sbaglio? -

- Si...no...forse...- sorrise -Ma vedrai che saprò ben ridurti alla ragione...-

- E' quello che spero. - disse l' uomo. e sorrideva ancora.

Fu così che la Dama Verde, forte degli insegnamenti del suo Signore, riuscì a volgerli contro di lui, e si chiese se finalmente non l'avrebbe visto capitolare...

Lord Voldemort era orgoglioso, molto orgoglioso, estremamente orgoglioso. Solo questo gli consentiva ancora di non cedere di fronte alla sfida che l' altra gli aveva lanciato.

Ma Mac era la quinta essenza della pazienza...e non le era mai piaciuto perdere una scommessa, avrebbe fatto di tutto per vincere, soprattutto in una partita così affascinante...e non era solita darsi per vinta.

- Finiremo col distruggerci a vicenda, temo... - mormorò Voldemort e rise, e rise-

- Siamo entrambi troppo testardi... - disse Mac con una smorfia -In tal caso propongo un trattato d'alleanza... ne usciamo entrambi nè vinti, nè vincitori... anzi... vincitori entrambi... non trovi sia saggio? -

- Forse dovremmo semplicemente rivedere le clausole dell' accordo... - Voldemort sorrise - le mie mani non possono toccarti... ma tu poi toccare me... e per una volta potrebbe essere... interessante... -

- E' ovvio che poi tu dovrai ben ricambiarmi...ma accetto l'accordo...- la Dama Verde iniziò a giocare secondo le nuove regole.

- Ovvio, più che ovvio... -
e sorrise... di piacere.

La Dama Verde non tolse, mai neanche per un istante solo, il suo sguardo da quello dell'altro... impegnata a leggere ogni sfumatura di sorpresa, piacere e quant'altro potesse provare l'uomo che amava. E non si risparmiò di certo per rendere indimenticabile il ricordo di quel tempo, per essere, seppure per poco, l'unico pensiero nella mente di Voldemort, l'unico bisogno del suo corpo. E sorrise, perchè era certa d'essere riuscita nell'impresa.

- Stenditi sul letto - disse Voldemort - stenditi sul letto... lascia che queste mani a cui è negato di toccarti sfoghino la loro frustrazione lacerando la stoffa, mentre la mia bocca affonda nella tua bocca... il mio corpo nel tuo corpo... -
-Ti obbedirò in tutto...- disse la Dama Verde, ma la voce non era più che un sussurro.

E le mani dell' Oscuro Signore lacerarono furiosamente la stoffa.

La Dama Verde non poteva parlare... poteva solo tremare...
Bramo sentirti tremare, mia Dama, lo bramo... pensò Lord Voldemort. Ma il momento delle parole era ormai trascorso.

 

Gwillion si strinse all' altro. Con tutta l' energia che aveva.
- Cos' è che dovevi dirmi? - mormorò
- Te lo dirò...a casa...non ora, non qui... - disse Severus.
- Come preferisci. e adesso... devo infilartele a forza nella gola quell' arancia... o cosa? dopo che ho tanto penato per sbucciarla! -
- Uhm... - Piton strizzò un occhio - Adesso che la mia bocca si è addolcita... credo di potermi concedere uno strappo alle mie personali regole, quindi potrò mangiare anche qualcosa che sia stato procurato da Sirius Black... naturalmente solo perchè tu mi imboccherai, ed il tocco delle tue mani addolcirà lo scempio di quelle del cagnaccio. Ah... temo che tra poco tornerò a sentire il suo abbaiare... godiamo il tempo che ci resta senza lui! -
- Sapete dov' è Silvia? - fece Black infilando solo la testa nella porta - No? Bene... il resto delle provviste è qui... caso mai ce ne fosse bisogno. Ora vado... e non mi farò più vedere, così come tutti desideriamo, credo. -
- Ottimo Black! - disse Piton - Per la prima volta siamo in sintonia! -

Articolo Tratto da "Eroi del Nostro Tempo", supplemento alla "Gazzetta del Profeta" n°457689.
Il Cairo, Egitto.
Dal nostro corrispondente estero, esperto in affari arabi, Khaleb Ghamal.
E' stato non più di tre ore fa, i contadini locali hanno improvvisamente abbandonato le cure dei campi, accecati improvvisamente dal riverbero dorato di quello che hanno creduto essere un semidio. Hanno accompagnato il visitatore al più vicino ufficio di Polizia, dopo essersi curati del cammello stremato, e lì è stata fatta la scoperta più rilevante.
Il signor Alì Husafà, mago in incognito alle dipendenze del Ministero sezione Esteri per la sorveglianza delle antichità egizie, ufficialmente (per occhi babbani) impiegato nella Polizia, ha riconosciuto l'uomo che era stato condotto al Commissariato. Dopo aver obliviato tutti i babbani coinvolti, Husafà ha, finalmente, potuto parlare con... nientepopodimenochè...
Gilderoy Allock in persona!
Ricordiamo ai lettori disattenti che solo pochi giorni fa il famosissimo Allock, mago di prima qualità, era stato inviato dal Ministero per indagare sul ritrovamento della pericolosissima e misteriosa Piramide ritrovata di AkhetKha.
Husafà ha raccolto il racconto del grande mago... che possiamo a buona ragione reputare come il nostro salvatore, anche se dobbiamo riportare, per la cronaca, la luttuosa sparizione del resto della spedizione: i colleghi Skeeter e Bozo a voi certo noti (per questo oggi la Gazzetta esce listata a lutto).
Sin dal suo ingresso il grande Gilderoy si è trovato a combattere con un'orda di Mummie Viventi dai poteri terribili; le creature lo soverchiavano di 578 a 1. E' stata in questa occasione che i colleghi Skeeter e Bozo sono spariti... pace a loro. Allock ha dovuto lottare impavidamente, guidato dall'altruismo per salvare una bambina babbana di passaggio. Così ha perso di vista il fotografo e la giornalista. Riuscito a sistemare tutte le Mummie, salvata la fanciullina, Allock ha generosamente cercato i nostri colleghi, senza esito. Ha dichiarato a riguardo: - Il mio cuore è trafitto dal dolore, ho cercato per ore in ogni anfratto, a sprezzo del pericolo, rischiando la morte di continuo, ma... ahimè... non c'era più traccia dei due dispersi. Ho, secondo la mia enorme esperienza, idea che siano stati sottoposti alla maledizione dell'Ibis. E se è così... pace alla loro irrequieta anima. Tuttavia non mi arrendo, e presto tornerò a cercarli con una nuova spedizione... per raccogliere almeno le loro mortali spoglie. - Siamo tutti ammirati da tanta nobiltà, soprattutto dopo il seguito del racconto di Gilderoy.
Allock ha scoperto di essere l'erede di Sethnet, antica sacerdotessa egizia, unico suo discendente e fortunato possessore del suo immenso potere. Al proposito ha detto: - Adesso si spiegano tutte le mie doti...anche se in parte sono maturate con l'esercizio continuo e duro... - Che uomo da ammirare! L'anima di Sethnet gli ha rivelato che potrà salvarci da ogni pericolo e che il Ministero gli darà prestissimo altri incarichi di rilievo.
Siamo tutti grati a Gilderoy Allock: sappiamo che veglia su di noi, e nessuno potrà ferirci!
Ma l'avventura del grande mago è continuata in un crescendo di perigli: dopo aver discusso con l'anima di Sethnet, Allock ha dovuto affrontare sette spiriti ribelli e violenti. Rilevante soprattutto l'incontro-scontro con uno degli spettri che ha tentato di tramutarlo in una statua, o quello con un vecchio iroso e sua figlia isterica, o ancora quello con uno spirito di ragazza indisponente. Tutti scontri superati brillantemente.
-Questi spiriti non erano alla mia altezza, li ho schiacciati come mosche!- ha detto Gilderoy.
Chiudiamo qui questa edizione speciale: domani potrete trovare sulla Gazzetta tutti gli altri dettagli, e tenteremo di inviare un nostro reporter a seguito della prossima spedizione di Gilderoy.
Cordialmente il vostro inviato fedele Khaleb Ghamal

 

Rita, frattanto, era diventata la moglie dello Scarafaggio Supremo.
Con suo supremo stupore però, aveva scoperto che la vita matrimoniale non era affatto male... anzi a quel poco che aveva potuto gustare era decisamente meravigliosa...
Adesso, dopo parecchie ore passate ad assolvere più che diligentemente ai "doveri coniugali" giaceva stremata, con i capelli scarmigliati e le guance in fiamme (ma con l'aria inequivocabilmente soddisfatta.... mentre il Reietto aveva sulla schiena (meglio sarebbe dire su tutto il corpo...) parecchi segni dei famosi artigli di Rita... come se li fosse fatti non è dato saperlo...
- Sai cosa ti dico Reietto, mio adorato? Che mi prendo una lungaaaaaa vacanza dal giornale e resto a godermi le bellezze dell' Egitto... - 
Fu così che il giorno seguente la redazione della Gazzetta del profeta si vide recapitare un gufo con il seguente messaggio - Non cercatemi per un bel po', ho trovato la pace dei sensi. Mi farò viva io quando lo riterrò opportuno. Vostra Rita... -

 

Silvia si era affacciata alla porta con in braccio la piccola....
- Ciao severus, come stai? Ti senti meglio? Avete mica visto Sirius? Ah sei qui...-

- No, non c' è… è passato, ha chiesto di te... -
disse Gwillion con una certa impazienza. lei voleva sapere cosa doveva dirle l' altro. non fare da segretaria a quei due che si cercavano.

- Ok, grazie.... - e uscì veloce... -
Uscì in giardino dove finalmente trovò Sirius...
- Salve signor Black, mi hanno detto che mi cercava... - lo salutò con un sorriso impertinente.

- Sì, ti cercavo, anche se senza un motivo ben preciso. - Black sorrise - Sai, penso che dovremmo cercare una culla per la tua bimba... la tua bimba... che nome pensi di darle, poi? –

- Penso anch'io che ci vorrebbe una culla... anche se ti confesso che adoro tenerla così, in braccio... per il nome... non lo so sono indecisa.... che ne dici di Lily Rebecca?-

- Per me è stupendo... ma credo, temo, che ci sia un' altra persona da consultare al riguardo. E per la culla... possiamo guardarci in giro, e vedere se gli antichi egizi ce ne hanno lasciata una. -

- Beh sei un mago no? Potresti usare la trasfigurazione...- ammiccò Silvia - E in quanto a Barthy... non credo che creerà particolari problemi... al massimo per lui sarà solo Rebecca... -

- La trasfigurazione non si può usare qui dentro Silvia. Voldemort ha dovuto rubare il potere dell' acqua di fuoco a Severus per riuscire a trasportarsi. Anche se al riguardo... - Black sorrise - ma di questo parleremo poi, insieme agli altri. Vieni, vediamo se in questa casa avevano qualche marmocchio... con culla annessa. -

- Mi sa che non siamo così fortunati da trovare una culla qui dentro, ma andiamo in esplorazione lo stesso....- e seguì Sirius in casa

- Invece guarda! Giocattoli! E dove ci sono giocattoli troverai anche dei bambini... e tu da madre... getteresti la prima culla del tuo pargolo? Non ci resta che cercare. -

- Giocattoli? Splendido...allora dovrebbe esserci anche qualcos'altro per bambini... in effetti non getterei mai la culla... ma dove potremmo cercarla accidenti? Prova in quell'armadio lì Sirius... -

La culla c' era. Per poco non cadde in testa al mago.
- Vieni, torniamo indietro. -

- Sirius, ti ho già ringraziato per quello che hai fatto per me oggi? Sei stato davvero meraviglioso, non so se ce l'avrei fatta senza di te.. .-

- No, non mi hai ringraziato. E comunque io ho fatto soltanto metà dell' opera... mi sembra. -

- Allora te lo dico adesso... grazie.. - e si avvicinò all'uomo, baciandolo dolcemente.

- Attenta... la bambina... Lily... - Black sorrise - Si, io credo che questa culla ci volesse proprio -

- Oddio povera piccola che madre snaturata hai! Scusa tanto... - e si chinò a baciare la piccola testina di Lily... - Vediamo se questa signorina gradisce la nuova sistemazione... - ed adagiata la piccola nella culla, si addormentò beatamente... - Beh dov'eravamo rimasti?... - chiese sottovoce...

E Black glielo ricordò... ma non con parole.

 

- E adesso che siamo soli... - mormorò Gwillion - vuoi dirmi quello che dovevi dirmi? o almeno vedi di... mangiare. -
- Si... - Piton fissò il muro - E' difficile dirtelo così, è solo un pensiero che m'era venuto in mente prima...a proposito di baci. Anche se non dovessi baciarti, toccarti... voglio che tu sappia che la tua sola presenza, mi appaga. -
- Allora - Gwillion sorrise - apri la boccuccia, e da bravo fai ahhh... - poi in tono più serio, appena in un sussurro - grazie, Severus. -
- Prego... e cerca di non inondarmi gli occhi ancora di succo d'arancia... o dovrai accudire un cieco! - sorrise.
- Abbi pietà di una povera babbana incapace... se conosci la pietà, figlio di Lilith. -
- Pietà... cos'è? - Severus ridacchiò - Mi piace che tu mi chiami figlio di Lilith... -

- Ne sono lieta. Ti confesserò una cosa adesso. L' arancia... è il mio frutto. Il nome che porto nel mio mondo. Il nome che mi sono lasciata alle spalle è quello di una delle tre esperidi, le custodi dell' albero delle mele d' oro, mele d' oro che molti identificano con questi agrumi dorati... -

- Affascinante... affascinante... - valutò Severus - Un nome prezioso, dunque... un nome d'oro... -
- Non so perché non te l' ho detto prima... o forse lo so, perché usare il mio nome in questo mondo vorrebbe dire ammette che tutto ciò che mi circonda è reale quanto il mio mondo, e forse di più, e la cosa mi fa un po' paura. -

- Allora è un bene che tu lo abbia ammesso, adesso. Ne sono davvero felice! - Severus accarezzò la ragazza - Felice...-

- Apri la bocca... da bravo bambino... un altro pezzo d' arancia... sono sicura che col serpente insonne le esperidi non penavano tanto. -

 

Era passato del tempo. Ma dopotutto, la Dama Verde non aveva detto più nulla. S'era semplicemente lasciata sprofondare in ciò che Voldemort le aveva offerto. Ma ora, liberi dal loro patto, dalle regole del gioco trascorso... si concesse di accarezzare ancora la pelle dell'altro, osservandolo, come in estasi.
- Posso prendere la tua mano fra le mie... adesso? -

- Si... - mormorò Mac - Si. -

E Lord Voldemort prese quella mano bianca e sottile, baciandola, lentamente, lentamente.

La Dama Verde sorrise, e scivolò sul suo Signore.
- Mi perdonerai, se ti dico ancora una cosa? Ti amo. -

- Io non perdono. Io accetto. Tutto qui. E non dirlo troppo spesso. Sarebbe pericoloso... per entrambi. -

- Quante volte te lo ho detto? Questa deve essere la seconda, o forse è la terza. Forse è troppo. Allora non lo dirò più, mai più...se non sarai tu a volerlo sentire. Tuttavia, per questo motivo, ritieniti fortunato... - sorrise -Chi sei ragazza? Perchè ti trovi in questo luogo? E... voglio che tu ti renda conto di dove ti trovi realmente, prima... prima di ogni altra cosa...ricordi? Non so per quale ragione, ma m viene in mente questa frase adesso... la prima cosa che mi hai detto... -

Voldemort chiuse gli occhi, e affondò la testa tra i cuscini. Avrei dovuto ucciderti allora, pensò. Adesso mi chiedo se posso più farlo

Mac osservò il Signore Oscuro, e socchiuse gli occhi..."Io lo so cosa pensi...io posso immaginarlo, perchè non sono tanto sciocca come tu credi..." , ma erano parole che dalla sua bocca non avrebbero mai preso forma.
- Mi domando... si, mi domando se il Reietto m'avesse scelta, o se tornassi ad interessarmi a Severus... -

- Vuoi andartene?! - sibilò l' altro - Desideri andartene? Perchè se il tuo è solo un modo per provocarmi, sappi che non sono la persona adatta a simili giochetti! -

 

- Potrei cominciare ad offendermi davvero, bambina... oh, se mi vedesse chi mi conosce... così ridotto ed imboccato da te! Cosa penserebbero del caro vecchio Piton?! -

- Primo. Dubito che esista qualcuno al mondo che si riferisca a te chiamandoti il caro vecchio Piton. Secondo. Se non ti piace essere imboccato possiamo... cambiare metodo. -
La ragazza prese uno spicchio d' arancia fra i denti. E sorrise.

- Ottima idea... - mormorò Piton - Mi piace... -
Gwillion non rispose. Non si parla con uno spicchio d' arancia tra i denti. Ma si avvicinò all' altro. Quasi fino a sfiorargli il volto con il suo.

Severus Piton raccolse con le labbra lo spicchio che la ragazza gli porgeva. Lo spicchio dolce d'arancia... dalla bocca dolce di baci. Allora allungò un braccio per stringerla a sè, per sentire altra dolcezza...
- Severus... - mormorò la giovane - mi sa che abbiamo finito gli spicchi... - e con una smorfia aggiunse - e temo che dovrò sbucciare un' altra arancia! -


Mac si tirò a sedere - Quel tono non lo userai con me... se è questo quello che vuoi, non ho problemi ad accontentarti... nessun uomo... nè nessun Dio si rivolge a me a questo modo... - si tolse il diadema e lo tirò a Voldemort
- Se credi che io stia zitta perchè mi hai comperata come compagna di letto... ti inganni, Voldemort. E forse potresti uscire mentre mi rivesto... mi porterai tu ad Hogwarts? -

Il diadema diventò polvere tra le mani dell' Oscuro Signore.
- Se desideri andare non ti impedirò di farlo. - disse con voce incolore - E solo una parola posso usare io per impedirtelo. Una parola che mai nessuno mi ha udito pronunciare. Che nessun altro udirà mai.
Perdonami. Perdonami. -

" Perdonami..." la Dama Verde ripeté quelle parole...le ridisse nella sua mente diverse volte, prima di dire o fare qualunque cosa. Restò a guardare Voldemort, con un'espressione che poteva dire nulla o tutto. Allungò una mano, a stringere quelle dell'altro, ma più che una stretta, fu un tocco leggero.
-Non dire nulla... non dire più nulla... - sussurrò, e poggiò una mano dell'uomo sul suo cuore. Voleva che sentisse... che batteva più forte, di paura, dolore.. .e amore, adesso. Perchè se se ne fosse andata... sentiva che sarebbe morta.
Non disse altro, ma abbracciò il suo Signore, e lo trascinò sui cuscini, restando ferma, con il viso premuto contro la pelle di lui.
- Non guardarmi... - disse infine - Perchè io sto mostrando tutta la mia debolezza... non mi guardare... quello che vedresti potrebbe disgustarti... - mormorò, mentre piangeva
- Mio Am... Mio Signore.

- Tu puoi permetterti di essere debole. - disse Lord Voldemort - Sono io quello a cui invece un simile privilegio è negato. -
E non aggiunse altro.

La Dama Verde sospirò.
- Perchè tu possa ascoltarmi le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.
Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.
E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.
Così si aggrappano alle pareti umide.
E' tua la colpa di questo gioco cruento.
Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.
Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.
Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.
Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagno. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagno, su quest'onda di angoscia.
Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.
E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva...
...e fingiamo entrambi di non aver detto nulla...

Voldemort chiuse gli occhi. Ancora non parlava. Il Dio doveva ricomporre la sua maschera, l' uomo... sentiva il bisogno di riflettere.

La Dama Verde rimase ferma, immobile, senza nulla dire, perchè adesso c'era da attendere. E l'attesa non la spaventava. Rimase così, a guardare Lord Voldemort...

- Sei ad un passo dallo scoprire quale sia il mio nome segreto, incantatrice, o forse lo hai già scoperto, e solo per pietà ti trattieni dal pronunciarlo. -

Mac pose un dito sulle labbra di Voldemort, e sorrise.
- Fai silenzio... - poi si chino a baciare piano quella bocca enigmatica.

Adesso è il tuo fuoco a bruciarmi, donna mortale, pensò Voldemort. E una parte del suo cervello pensava che una simile idea avrebbe dovuto terrorizzarlo, e invece l' uomo sentiva solo una strana esaltazione, che pervadeva ogni millimetro del suo corpo.

La Dama Verde continuò a baciare il suo Signore, percorse tutta la sua pelle, coprendola di baci, dolci baci, finchè non si decise ad esibire le proprie abilità da...vampira.

Sai baciare, mia Dama, ma non sono i tuoi baci a rappresentare un pericolo per me, no, è molto più semplicemente... la tua presenza che rischia di... distruggermi.

Mac si fermò. Si fermò a guardare Voldemort...e sorrise.

 

Piton sospirò - Sbuccia, sbuccia... muoio di fame! -

- Allora sarà meglio che ti prepari... - disse la giovane tenendo maldestramente il coltello - a nuovi schizzi assassini. -
- Santi Numi! - scherzò Severus - Spero di non dover invocare il soccorso di nessuno... perchè solo Black potrebbe venire a salvarmi, e la cosa non mi arride! Ma... mi vedi? Ci vedi...? In una città perduta a parlare di arance... è il colmo! -
- Niente è più bello che stare a parlare di cose assolutamente inutili, io credo. - Fece Gwillion e sorrise - Ma se hai altri argomenti di conversazione in mente... -
- No, parlare di frutta è estremamente piacevole, surreale per me, ma piacevole... non posso sempre parlare di coltelli che affondano.. .- sorrise.
- Già anche perchè questo non ne vuole proprio sapere di affondare! -
Disse la ragazza piena di disappunto, e poi sorrise a sua volta - Finì di sbucciare l' arancia aiutandosi con le unghia, e poi sorrise di nuovo.
- Dobbiamo ripetere il gioco di prima... o ci inventiamo qualcos' altro? -

- Hai proposte? Perchè io sono aperto alle novità... anche se reputo ottimo anche seguire le tradizioni... -

- No, no, nessuna idea. A parte un certo pensiero che mi ricorda quando tu mi imboccavi... qualcosa che avrei voluto fare e che non ho osato fare... ma per quello bisogna prima mangiare tutta l' arancia... consideralo un' incentivo per fare più in fretta... -
Disse la ragazza porgendo il frutto all' altro.
- Adesso sono curioso... e la curiosità è una delle mie principali doti... o difetti. Potrei provare a trangugiarla in un sol boccone... -
- Niente affatto. Prendi gli spicchi uno alla volta, da bravo... perchè se ti soffochi rischi di ritrovarti con un Black troppo zelante che corre in tuo soccorso quasi fin dentro il letto... sentendo il pericolo pur essendo a distanza. -
Piton tentò di tirarsi su, con scarsi risultati - M'è venuta l'orticaria... perchè diavolo dici certe cose?! Ouch... -

- Ti avevo avvertito che sono scattusa, no? Ti avevo avvertito, e tu hai accolto l' avvertimento con una scrollata di spalle... - rispose l' altra quasi cantilenando - e adesso mangia perchè se no vado... a chiamare l' uomo nero... -

- Vediamo se ne hai il coraggio... vai e chiamalo. Vorrà dire che riverserò le mie attenzioni su di lui... ma ti farebbe piacere - Severus fece una smorfia - Una volta... hai fatto un accenno ad una certa cosa... -
- Abiti non tuoi nel tuo armadio? -
- Già...- Piton storse la bocca -Ho quasi paura di chiedertelo... -

- Chiedermi cosa? -
Fece l' altra con un sorriso falsamente ingenuo.
- Lo sai... lo sai... togliti quella maschera da angelo... confessa... -
- E perdermi il piacere di sentire la domanda dalle tue labbra? -
- E' una domanda che... difficilmente prenderà una forma precisa... ma... vorresti spiegarmi bene cosa intendevi quella volta? -
- Spiegarti bene... - Gwillion era diventata purpurea - se vuoi ti scrivo una bella lettera al riguardo, e poi mi trasferisco per una decina di giorni almeno dall' altro capo dell' universo... giusto per prudenza. -
- Questo non mi rende tranquillo... io voglio saperlo... ho del veritaserum con me, come al solito... -
- Peggio... molto peggio... se mi fai bere quella roba io ti giuro, ti giuro solennemente, che non sarai l' unico ad ascoltare quel che potrebbe tirarmi fuori dalla bocca. Non sarai l' unico e  lo rimpiangerai. -
- Allora dillo! - disse Severus esasperato.

- E da dove comincio? - rispose l' altra - Mi facessi almeno una domanda precisa! Tanto dovrai farmela comunque se vuoi cavarmi fuori qualcosa, veritaserum o meno! -

- Di chi avrebbero dovuto essere quei vestiti? Tanto per cominciare... -


- Posso sapere cosa si cela dietro quella tua espressione, mia Dama Verde? -

-Tutto... niente... non tentare di scoprire un mistero che è troppo grande anche per te... - sorrise ancora.

- Lo è davvero? Lo è davvero? -

- Chissà... chi lo sa... ma, dimmi, sei mai stato geloso di un... cuscino?

- A parte quello turchese che abbiamo incontrato oggi, intendi? -

- Quello era un canarino! Io dico cuscino! - La Dama Verde rise, e tirò via il guanciale su cui poggiava la testa l'altro - Si... per esempio potresti ingelosirti per questo cuscino... se io... - rise e abbracciò il guanciale, iniziando a baciarlo e ad accarezzarlo...

Lord Voldemort non era geloso... o meglio, avrebbe saputo essere molto geloso, ma solo se avesse visto dei reali motivi per esserlo. Un cuscino non rientrava fra questi. Come nemmeno il canarino turchese vi era rientrato. Eppure quella vista... quella vista aveva il potere di turbarlo... e non solo...

La Dama Verde continuò il suo piccolo gioco, dando l'impressione di essere molto piacevolmente impegnata con il cuscino... e soffocando le risatine...

- Mi chiedo quale punizione si possa escogitare per un cuscino troppo impudente... un cuscino che non sa... stare al proprio posto... un cuscino che crede... di poter usurpare i diritti dell' Oscuro Signore... -
Disse Lord Voldemort divertito.

- Potresti dimostrare la tua crudeltà, e strapparmi al mio cuscino... per esempio. Potresti dimostrarmi se sei meglio del cuscino... -

- No, non credo che lo farò. Sarei crudele nei confronti del cuscino... ma troppo accondiscendente verso l' adultera che lo ha sedotto. -

- Ah... sarei un'adultera... e allora come intendi punirmi? Perchè merito una punizione... -

- Uccidendo lentamente... dolorosamente... il tuo amante. -
Voldemort sorrise, mentre una pioggia di piume si spandeva tutt' intorno a loro.

- Non piangerò per lui... - disse lei, afferrando una piuma, e lasciandola scorrere sul corpo dell'Oscuro Signore - E per me... nessuna punizione? Sono certa che non hai mai conosciuto nessuno così solerte nel desiderare di essere punito... o dovrò solleticarti con questa piuma in eterno... -

- Oh ma io so che quando si desidera una punizione... la punizione peggiore è proprio non essere puniti. -

- Capisco... quindi mi lascerai morire e struggermi per il languore, restando lì fermo ad osservarmi... crudele... davvero crudele. Ecco perchè ti chiamano Oscuro Signore... ma poi, io potrei vendicarmi, o cercare altre consolazioni... se io ti negassi il mio letto in futuro per vendetta... che ne diresti? -

- Esistono tanti altri luoghi oltre a questo letto che possono vederci insieme... davvero tanti... -

- Confessa che stai cercando di farmi umiliare... tu vuoi che io ti supplichi di stringermi... -

- No, non era questo che volevo... stavo solo giocando. Ma bisogna essere in due per farlo... e se tu hai in mente.. altro... -
Voldemort non finì la frase, e strinse a sé la donna, baciandola.

 

- A parte le innumerevoli fidanzate femmine che qui non interessano a nessuno? L' unico che ho nominato è stato il mannaro... poichè egli è l' unico con cui certe tue care ammiratrici hanno osato immaginare una relazione stabile... e sottolineo la parola stabile... -

- Una...relazione? - Piton inarcò un sopracciglio -Che genere di relazione? Di lavoro?
- Se ora si chiama lavoro... -
Severus emise una sorta di basso grugnito minaccioso, come quello di una bestia ferita, mentre la sua pelle restava cadaverica e solo le gote si coloravano di una specie di rosso malsano.
- Continua... - biascicò, con tono pericoloso.
- Non ti è bastato quello che ho già detto? Che altro vuoi sapere? -
Disse la ragazza, leggermente spaventata.

- Solo... il... Mannaro? - biascicò ancora Severus.

- Sentimentalmente sì. Sentimentalmente... carnalmente... puoi vedere avverati i tuoi incubi peggiori, temo. -
In un altra occasione Gwillion avrebbe sorriso pronunciando quelle parole. Adesso no, non sorrideva.

Un grido risuonò... come dalle viscere della terra...
-  ...Con... con... chi... CHI? -

- Che importanza ha? Sono solo storie! Stupide, inutili storie! -
Gwillion chiuse gli occhi, poi tornò ad aprirli di pochi millimetri, sbirciando preoccupata la reazione dell' altro.

Piton era in preda ad uno strano tic nervoso.
- Non dovevo lasciarglielo... - mormorò.

- Lasciare cosa, a chi? -

- E' un'offesa che va lavata nel sangue... - mormorò Severus con lo sguardo spento.

- Peccato che delle colpevoli una si trovi in un altro mondo... e l' altra è... adeguatamente protetta... -
- C'è un altro colpevole... qualche suo effeminato atteggiamento... ma dovrà rientrare prima    o poi... -

- Smettila di dire sciocchezze. - fece Gwillion irritata - Oltretutto la parte per così dire femminile nei racconti... -
La giovane si interruppe, mordendosi un labbro.

Piton si rivoltò, con un latrato doloroso, cercando di soffocarsi.
- Voglio morire! - disse con tono lamentoso - Voglio uccidere lui e morire! -

- Si può sapere che succede? Le urla di sentono dall' altro capo della cittadella! -
Disse Sirius Black facendo capolino dalla porta.
Piton respirò profondamente.
- Black... - disse con la voce soffocata - Avvicinati... -

Sirius Black aveva la vaga impressione che avvicinarsi non fosse la cosa più sensata di questo mondo. E poi il suo orgoglio lo spinse a fare proprio quel che il buon senso gli diceva di evitare. Si avvicinò.


- Piace anche a me giocare,- mormorò la Dama Verde - mi piace tanto, ma anche per quello che ho in mente io si deve essere in due. E se giocassimo ed insieme facessimo...altro?

- Non hai che da espormi i tuoi progetti. -
Disse l' altro con un sorriso.

-Temo di viziarti... per tutto il tempo ho inventato io, ora potremmo vedere come lavora il tuo cervello da mago. In ogni caso ti faccio notare che sei un uomo fortunato... -

- Non sono abituato a contare sulla fortuna. Come non sono abituato al genere di giochi che tu sai propormi. E adesso ho la curiosità di scoprire che cosa avevi in mente stavolta. -

La Dama Verde sospirò - Come ben sai neanche io ero... abituata... al genere di giochi che ti propongo... - sorrise - Ma so usare la fantasia... potresti far apparire i tuoi soliti abiti, mio Signore?

- Sopra di me, o semplicemente sul letto? -

- Nessuna delle due cose...su...di me... -

Voldemort sorrise. E accondiscese ai desideri della giovane.
- E' un peccato, o forse una fortuna... - mormorò - che i tuoi abiti siano decisamente troppo stretti per me, non credi? -

- Se li avessi indossati... avrei dovuto ucciderti... - sorrise - Ma adesso... obbedisci agli ordini dell'Oscuro Signore... -

Voldemort sbarrò gli occhi. In silenzio. Il gioco si stava facendo pericoloso. Eppure non voleva smettere di giocare.

- Avvicinati, vieni da me... qui... - fece cenno la Dama Verde, in piedi al centro della stanza.

E lord Voldemort si avvicinò.

Gli occhi della Dama Verde avevano una luce fredda e tagliente, lei sospinse lui contro un muro, e poi lo baciò, mordendogli le labbra fino a farle sanguinare ... - Dimmi ora che mi desideri... - disse con un sorriso terribile.

- E' così che mi vedono gli altri? E' così che sono? - mormorò l' Oscuro Signore - E si, ti desidero, chiunque tu sia, qualunque maschera tu voglia indossare. -

Mac accarezzò il volto dell'Oscuro Signore - Che importanza ha come ti vedono gli altri? Io non sono "gli altri". Adesso dovrei baciarti dolcemente... - e lo fece - E poi mostrarti la mia Torre... ma ho solo questa stanza... allora posso farti esplorare i miei occhi... vedrai lì il tuo riflesso... guardali, immergiti nella mia anima... lì ti vedrai... -

- Rischierei di rimanere pietrificato. Dalla mia stessa immagine. E non ci tengo a correre questo rischio. -

 

Severus non aveva molte forze... ma trattenne il respiro per un attimo e quando Black si fu avvicinato... saltò su come una cavalletta... aggrappandosi al suo collo.
- Io ti ammazzo... questa non dovevi farla! -
- Sei impazzito. - disse Black liberandosi dalla stretta dell' altro, con un po' troppe difficoltà a dire il vero considerato lo stato di salute del mago - Sei definitivamente impazzito. E adesso mi vuoi spiegare per quale motivo "stavolta" mi vorresti far fuori? -

- Queste ragazze credono che tu sia il mio AMANTE !- strillò Severus ricadendo sul letto - TU MI HAI DISTRUTTO LA REPUTAZIONE IN UN MONDO INTERO! -

Black si voltò verso Gwillion, con una strana espressione sul volto.
- Gli hai raccontato la storia dei pestelli di vetro. E senza avvertirmi. Ciò è stato molto crudele da parte tua. -
poi tornò a voltarsi verso l' altro - E tu dovresti smetterla di crederti al centro dell' universo. Io, Lupin, Voldemort, sono in buona compagnia mi sembra. E sono solo storie, disgustose storie di piccole menti malate e contorte... e questa scenata isterica te la saresti potuta anche risparmiare. -

Ma Severus non rispose, Severus era svenuto... bello e svenuto.

- Fa sul serio. - Black scosse la testa - Fa proprio sul serio. Ed io me ne vado. -

- Severus... - mormorò Gwillion - Severus... sei vivo, Severus? -
Severus non rispondeva...forse era morto?
Gwillion prima di preoccuparsi decise di fare una prova:
- Oh che farò povera me, tutta sola in questa piramide, se il mio amato bene spira, e mi lascia in balia di quel mago malandrino... -
Severus scattò a sedersi -Niente Malandrini tranne me!- sibilò.
E l' altra gli rispose facendogli una linguaccia.
- E adesso che l' arancia è finita... dovrei ricompensarti... ma sei sicuro di meritartelo? -
- Ti sei domandata se io non sia vagamente offeso con te...o sei convinta che ambasciator non porti pena? - 

- Sei stato tu a costringermi a parlare. Non mi è piaciuto farlo. L' offesa in fin dei conti potrebbe essere reciproca. Solo che ovviamente tu terrai il muso più a lungo. - 


- No, guardati! - mormorò Mac - Fidati di me... una sola volta... voglio che ti guardi attraverso i miei occhi... guardati! -

- Ti rendi conto di cosa mi chiedi? Te ne rendi conto? -

La Dama Verde strinse le mani di Voldemort - Sei tu che non lo hai ancora capito... tu hai paura di quello che puoi vedere. Credi in me, fidati di me... è attraverso i miei occhi che ti chiedo di osservare te stesso. Fidati... vieni a vedere cosa c'è in me... di te, nei miei occhi... -

- Non posso essere diverso da quel che sono. - rispose l' altro con voce dura - E dunque è inutile che io veda. Inutile, sciocco, pericoloso. Non mi convincerai a farlo. -

- Infatti non sei diverso da quello che sei, è che tu non sai tutto quello che sei. - disse lei con voce non meno dura di quella di lui - Non lo farai neanche se sapendo di non farlo rischi di perdermi? Dunque tu non hai fede in me... -

- Io sono L' Oscuro Signore, colui che non deve essere nominato. E per essere questo ho rinunciato a molto... e continuerò a farlo se necessario. Non è in te che non ho fede. Ma nella mia parte umana. La parte umana che tu sai risvegliare. E che non deve essere risvegliata. -

La Dama Verde sospirò  -Sei troppo sicuro di te stesso... è questo che ti ha già portato ad un passo dalla vittoria e poi di nuovo all'Inferno. Tu non sai cosa... la parte umana non è assopita... stai sbagliando la tua valutazione... se sono una minaccia per te, allora non attendere, mandami via. -

- Mandarti via equivarrebbe ad ammettere che sei una minaccia. E non devono esserci minacce per l' Oscuro Signore. E poi non voglio che te ne vada. -

- Tuttavia... il giorno in cui dovessi accorgermi di poter essere davvero una minaccia per te, sarò io ad andare via... in maniera da non poter tornare più indietro. Ma io posso renderti più forte... se tu me lo permettessi. In realtà, speravo che tu desiderassi di vedere come io ti vedo, sarei stata disposta a lasciare frugare dalla tua magia ogni anfratto della mia coscienza, della mia mente... e non saresti stato più debole, dopo. Ma sei tu che scegli di essere debole... -

- Forse abbiamo semplicemente dei parametri diversi nel giudicare forza e debolezza. -

- Non è così. Io ho ragione, so di aver ragione. Te ne accorgerai... te ne accorgerai... Sei troppo convinto di... ricorda quanto ti ha detto Severus quando lo schiaffeggiai... mi stai solo mostrando di credere in lui. -

- E se così fosse? - Voldemort chiuse gli occhi - Oh, non parlo di te, ma proprio tu che sei venuta da un altro mondo... -
Non concluse la frase.

- Ecco! Non è così! Ma finchè non lo vedrai con i tuoi occhi... tu non lo crederai! Resterai... debole, nel dubbio... alla mercè di quello che Severus può dirti... e rifiuti la forza che ti offro... -

- Sono onorato della tua fiducia. Ma non basta a modificare la realtà dei fatti. -

 

Silvia intanto si era trovata di fronte un Sirius che passeggiava su e giù per il corridoio, un'espressione furibonda sul viso...
- Sirius che è successo? - domandò allarmata.

- Succede che non lo sopporto più, io quel pazzo non lo sopporto più! -

Silvia trattenne a stento un sorrisetto... - Aspetta lasciami indovinare... parli di Severus? Che è successo di nuovo?-

- Mi ha fatto una scenata... con tanto di tentato strangolamento... causa le vostre storielle slash... è così che si dice? Ma non è questo il punto... non è questo il punto... -

Silvia questa volta scoppiò apertamente a ridere... - Non mi dirai che Gwill gli abbia detto veramente delle storie slash.... oddio non ci credo... posso solo immaginare la sua faccia... specie se è venuto a sapere quella che riguarda un certo malandrino... -

- Non so come è andata la cosa... ad un certo punto Severus è svenuto... e Gwillion non è stata molto loquace, non in mia presenza. -

- Non trovo difficile credere che Gwillion non parlasse... dev'essere stata una situazione alquanto imbarazzante... comunque non mi preoccuperei per Severus, a quest'ora starà già benissimo... piuttosto c'è qualcosa che posso fare io per farti tornare il buonumore? - sorrise maliziosa Silvia-

- Non sono le sfuriate di Severus il problema, ma l' effetto che quell' uomo ha sulla mia psiche. -

- E tu ignoralo scusa... tanto lo sai che è fatto così... è inutile che ti fai il sangue amaro per nulla. -

- Assassino, assassino, assassino... prova tu a vivere con qualcuno che a ogni occhiata, a ogni respiro sembra ripeterti questa stessa parola... e forse alla fine anche tu ti convincerai di essere... -

- Senti Sirius, forse è arrivato il momento che tu e severus vi chiariate una volta per tutte.... possibilmente cercando di parlare come persone civili... questo tenere la faccenda in sospeso non fa altro che peggiorare la situazione... -

- E' arrivato, è arrivato? Il momento è passato da un pezzo direi. E poi forse non ti sei resa conto, che noi non siamo esattamente persone civili! Quando si tratta di me Severus o sragiona o finge di sragionare, alternando una lucida rabbia a una rabbia priva di ogni lucidità... ed io faccio la mia parte, dato che il modo migliore che conosco per dimostrargli la mia disponibilità a un... rapporto civile... è quella di punzecchiarlo e provocarlo continuamente. Come se non sapessi quanto deleteria sia una simile pratica. Severus ha bisogno di qualcuno da odiare, lo ha sempre avuto, ed io sono tanto sciocco da essermi offerto come vittima designata! -

- Io non so cos'è successo quella famosa notte nella stamberga strillante, nei libri ancora non ce l'hanno detto. Ma forse... forse se tu gli chiedessi scusa, il fatto di vedere che tu ti sei abbassato lo indurrebbe a lasciarti stare... - e Silvia se ne stette zitta ad aspettare l'esplosione.

- Chiedergli scusa? Oh, Piton ha avuto troppi shock in questa giornata per aggiungervi anche questo. E poi io non VOGLIO chiedergli scusa. L' ho fatto a suo tempo. Non sono stato ascoltato. E non verrei ascoltato nemmeno adesso. Severus saprebbe distorcere le mie parole trasformandole in qualcosa di orribile... e poi non io voglio chinare la testa... voglio che sia lui a farlo! E forse stavolta... –

- Ma perchè voi uomini dovete essere sempre così orgogliosi? - mormorò Silvia quasi esasperata -Basterebbe così poco... anche se a dirla tutta un po' ti capisco, anch'io sono l'orgoglio in persona...-

- Perchè... si tratta di qualcosa che ignoro in realtà. Se lo sapessi forse... e perdonami se ho gridato. Tu, la tua bambina... -

- Sirius Black a volte ho l'impressione che tu abbia un'idea troppo bassa dei miei nervi... sono capacissima di sentire qualcuno gridare - rise Silvia - e in quanto a Lily, dorme così della grossa che credo che non la sveglierebbe nemmeno una cannonata... forse un massaggino potrebbe aiutarti a rilassarti un po'? Dicono che io sia particolarmente abile in queste faccende... - e si avvicinò all'uomo e prese a massaggiargli le spalle....

- Beh, non intendevo insultare i tuoi nervi... ma insomma, hai appena scodellato quel fagottino di miele... ci si aspetterebbe che un uomo con un minimo di buon senso ti tratti con un po' più di riguardo. Ma la mia mancanza di buon senso è ormai proverbiale... E, grazie per i massaggi. Sono molto... piacevoli. -

-lo sai, ho appena scoperto che hai un difetto...parli troppo per i miei gusti...- sussurrò piano silvia, continuando a massaggiarlo...

E Black decise che era il caso di rimanere in silenzio.

Silvia continuò per un po' a massaggiare le spalle di Sirius, poi lo fece voltare e lo baciò dolcemente.

- Va meglio adesso?- mormorò piano...

E Sirius rispose... con un suo bacio.

- Hai ragione... - sussurrò poi - c' è ancora qualcosa che devo dire a Severus. E lo farò... presto... presto... -

 

Riflettere? Pensò Lucius.
Un uomo con un pugnale lo aveva terrorizzato. Un uomo con un pugnale che rappresentava il suo futuro. Un assassino. E Draco non voleva essere un assassino.
Anche lui era un assassino. Per anni aveva servito il Signore Oscuro. Per lui aveva ucciso. Anche lui stringeva un pugnale. Anche lui lo terrorizzava.
Suo figlio non voleva diventare come lui. Non lo sarebbe diventato mai. Probabilmente avrebbe preferito rischiare la vita come spia e traditore.
Suo figlio era terrorizzato da lui.
Per un padre non potrebbe esserci notizia peggiore.
Era terrorizzato da quello che era, dalle sue aspettative nei suoi riguardi.
E lui stava riflettendo su questo.
Stava riflettendo sul suo terrore.
Dal risultato della sua riflessione poteva anche arrivare a odiarlo, e se già lo odiava, poteva anche arrivare a preferire qualcun altro come Piton a lui, che era suo padre. Non doveva accadere.
Forse era già successo.
Non doveva ripetersi!
Lucius automaticamente estrasse la bacchetta e la puntò contro suo figlio.
- Oblivion!
Sperò che fosse abbastanza potente da aver cancellato dalla sua memoria non solo i discorsi e i pensieri di quei momenti, ma anche l'omicidio che aveva commesso, quello che aveva fatto e raccontato.
E per assicurarsi che non corresse altri pericoli:
- Schiantesimo!
Lucius guardò il figlio immobilizzato.

- Lo faccio per il tuo bene. Un giorno mi ringrazierai.
Uscì lasciandolo così nel bagno. Sarebbe tornato più tardi. Ora si sarebbe occupato degli "altri".
Draco ricordava. Ricordava ogni cosa. Doveva essere l' effetto dell' antimagia ancora nell' aria. O forse qualcuno... qualcuno aveva provveduto a proteggere i suoi ricordi... forse la stessa persona che aveva creato la distorsione temporale... poichè era chiaro che il tempo in quel bagno non scorreva come nel resto della scuola. Forse.
Intanto però l' altro incantesimo del padre era funzionato perfettamente ed il ragazzo non poteva muoversi. Almeno fosse caduto sul materasso. Ma non aveva importanza. Nulla aveva importanza. Perchè suo padre... suo padre stava facendo tutto questo per lui... per il suo bene aveva detto. E forse indipendentemente dai risultati era questo ciò che lui pensava. E al ragazzo in quel momento nient' altro sembrava contare.

 

- Il mio muso se non ti piace, non lo guardare! -

Esclamò Severus.

- E adesso cosa dovrei dirti? Che mi piace? Non lo sai forse benissimo? -

--Beh, potresti ripeterlo...-- Severus inarcò un sopracciglio.
- Mi piace il tuo volto, mi piace in ogni dettaglio... -

Severus sorrise e fece segno all'altra di avvicinarsi.
E Gwillion obbedì, sorridendo.
Severus sospirò... - tempo dopo. Un bacio era sempre meglio di un'arancia.

- Sai che abbiamo le mani tutte sporche d' arancia... ed era a questo che pensavo... prima. -
La ragazza prese la destra dell' altro, e fece per portarla alla bocca. Ma diventò rossa... esitava.

Severus sorrise, e si sollevò un po'. Fu lui il primo a portarsi alla bocca la mano dell'altra, per liberarla dall'imbarazzo...

Gwillion socchiuse gli occhi, poi senza attendere che l' altro terminasse, portò a compimento quello che aveva iniziato, lasciò che le dita dell' altro esitassero sulla parte interna delle labbra, per poi spingerle delicatamente più in dentro, assaporando quel gusto di sale ed arancia...
Severus sospirò...
- Mi fa quasi male ricevere questa attenzione... - disse, ed attirò a sè la giovane.

- Veramente? -
fu l' unica cosa che l' altra riuscì a mormorare.
- Davvero, piccola... davvero... - mormorò Severus - Non so se puoi capirlo... ma il desiderio che nutro nei tuoi confronti è tale... è tanto... e non è solo desiderio, te lo ho detto. E' una cosa diversa. E' che ci siamo io e te... e potremmo essere noi due soli, e sarebbe meraviglioso. L'ultimo uomo e l'ultima donna... Mi piace toccarti, ma se io fossi un puro spirito... non vorrei comunque essere altrove. Riesci a capirlo? La mia sofferenza, questo strazio.. .è solo perchè siamo due persone... perchè non siamo una cosa. Un'unione perfetta... ma, alla fine, questo è quello che vorrebbero tutti quelli che si amano, non è vero? Ed io sono contento... anche se possiamo essere totalmente uniti solo... per poco. -

 

Remus aveva portato Kikka in un angolo sperduto di Hogsmeade... era una piccola radura, coperta da alberi frondosi e con un piccolo ruscello...
Il posto era illuminato solo dalle stelle e da una pallida mezza luna. - Allora ti piace qui piccola? - le disse, prendendole le mani fra le sue e baciandogliele....

Kikka era incantata da quel luogo, così dolce e tranquillo, sentì Remus prenderle le mani e baciarle, per qualche secondo lo guardò senza fare o dire niente: - E' bellissimo! Possiamo fermarci? - detto fatto si sedettero sulla riva del ruscello, Kikka appoggio la testa sulla spalla di Lupin e cominciò a giocare con le mani di lui ogni tanto alzava la testa per baciarlo poi:- Remus ho paura... ho paura che questo sia un sogno e che prima o poi io debba svegliarmi... non sopporterei di non sentirti accanto a me... di non poterti parlare o abbracciare... - i suoi baci si fecero più intensi e dolci: - Ti amo - due parole in un sussurrò dolce come il miele ma reali.

 

Mac scosse la testa - Sei troppo testardo... ma cosa dovrei aspettarmi dall'Oscuro Signore? Una cosa ti dico: presto o tardi verrai tu da me a chiedermi di mostrarti... - si andò a sedere sulla sponda del letto.

- E mi concederesti una tregua, almeno per adesso? Anche perchè avrei bisogno dei tuoi servigi... fuori da questa stanza. -

- E' ovvio... mio Signore... sono la tua schiava, farò quello che sarà richiesto... - rise - Che devo fare? Ma prima credo che dovrai togliermi questi tuoi abiti e offrirmi una veste... -

Voldemort agitò la bacchetta. E furono di nuovo entrambi vestiti.

- Sono preoccupato, insospettito dal comportamento di Barthy, ma puoi immaginarti facilmente quel che succederebbe se fossi io a chiedere spiegazioni... -

- Andrò da lui... c'è una sua stanza qui? Conducimi dove posso trovarlo, e poi tornerò a riferire... -

- Ti trasporto subito vicino alla sua porta... così faccio esercizio con il mio nuovo potere... sullo spazio che mi circonda vediamo un po'... sai che Allock ci ha definiti sulla gazzetta del profeta un vecchio iroso e la sua figlia isterica... devo ricordarmi del canarino... gli ho promesso terribili sofferenze... ed io mantengo sempre le promesse... -

- Un vecchio iroso e sua figlia isterica?! Sul vecchio iroso...- ma figlia isterica! - Mac rise - Quando lo torturerai chiamami... dunque ora mandami da Barthy... -

- Come desideri... A presto, mia Dama Verde. -
E salutò l' altra con un bacio.

Lord Voldemort era solo. Era sempre stato solo. Aveva cercato Severus, sarebbe stato disposto a tenerlo prigioniero, a sopportare il suo disprezzo, il suo odio, pur di avere qualcuno che fosse in grado di guardarlo negli occhi. E adesso...

Adesso c' era una donna che diceva di amarlo. L' amore era il sentimento che già una volta l' aveva portato quasi alla distruzione. Poteva farlo una seconda, in maniera più subdola e perversa, forse?

 

- Lucius Malfoy - mormorò Silente venendo fuori dalle ombre del corridoio - Se stai cercando Severus non lo troverai. Si trova in Egitto in questo momento. Alla piramide di Akhetkha. E se intendi raggiungerlo ti consiglio di munirti di un' ampia bandiera bianca. Diverse cose sono accadute in questi giorni, e tra le altre cose Piton ha smesso di essere mangiamorte anche solo di nome. Se tuo figlio non te l' ha detto è perché non lo sapeva, ma così stanno le cose. -
Il vecchio scosse la testa, fissando l' altro senza parlare. Che senso aveva parlare quando il mago nemmeno da giovane lo aveva mai ascoltato? Una cosa però doveva dirgliela.
- Tuo figlio è venuto da te con quel pugnale, Lucius, credendo di doverti ingannare. E invece voleva solo metterti alla prova, scoprire se avrebbe trovato suo padre, o solo un mangiamorte deciso a giudicarlo. E sembra che tu abbia superato la prova, ai suoi occhi di ragazzo. Ah... già, dimenticavo... i mangiamorte, l' Oscuro Signore, sono tutte cose che appartengono al passato, al passato come questo anziano relitto. Perdonatemi, signor membro della commissione scolastica, non vi annoierò oltre con le mie farneticazioni senili. -

 

Intanto, Mac s'era trovata fuori alla porta di Crouch...bussò.

- Crouch... - chiamò Mac - Barthemius? C'è nessuno? - nessuno rispondeva.
La donna provò ad aprire la porta... ed entrò. La stanza era buia...
- Barthy? - mormorò... e lo vide... seduto ad una scrivania, addormentato... si avvicinò, e lo scosse, ma sembrava che Barthemius dormisse della grossa. C'era un foglio davanti a lui, e Mac allungò una mano per prenderlo... e poi si fermò, perchè non sarebbe stato giusto leggere quelli che forse erano i segreti pensieri di Crouch. Tornò a scuoterlo.
E Barthy mugugnò qualcosa... qualcosa come "Silvia" e poi si svegliò.
- Barthy... -
L'uomo si alzò per la sorpresa.
- Barthy... - Mac sorrise -Non ti preoccupare. Stai bene? - Sì... che ci fai tu qui?
- Non volevo disturbare, ma... Voldemort mi ha detto di essere preoccupato per te... e... sono venuta a vedere se stai bene. E' successo qualcosa con Silvia? -
Crouch scosse la testa - Nulla. Sono stanco... solo stanco. -
Mac alzò la sedia che era caduta a Barthy e si allontanò per prenderne un'altra. Poi si sedette.
- Devi essere davvero malmesso se non mi inviti nemmeno a sedere... posso avere da bere?
Crouch fece segno di si, un pò sconcertato. E apparvero due coppe colme del succo di un qualche strano frutto. Poi si sedette anche lui.
- Sai che devi dirmelo, perchè se indaga Lui... non c'è scampo. -
Barthemius fissò il muro per lunghi attimi, sorseggiando la sua bevanda.
- Ho un figlio. Una figlia. -
- Non lo sapevo... -
- Una figlia mia e di Silvia... la bambina che lei reggeva tra le braccia... - e raccontò tutto quello che era successo nella piramide ad un'attonita Dama Verde.
Alla fine Mac scosse la testa - E'... meraviglioso, Barthy! E' fantastico... sei padre! -
Crouch alzò la testa, stupito - Credi davvero che sia tanto bello? -
- E' meraviglioso! -
- E se Lui mette a rischio la madre e la figlia? - era terreo - Non avrà pietà per il mio sangue... lui la vorrà, per i suoi esperimenti. -
- Non è un uomo spregevole! Sono certa che pur cercando di scoprire il più possibile... lui non metterà a rischio la vita della bambina... la vita di tua figlia... Oh, Barthy, non puoi, non possiamo nasconderlo... e se lo facessimo saremmo dei folli! Dei pazzi... sarebbe infinitamente peggio... io devo tornare da Lui... e dirgli tutto... -
- Ti prego, no! -
- Rischiano di più... rischi anche tu se... -
- Ma io le amo... - disse Barthemius con una semplicità sconcertante, una semplicità sconcertante e piena di coraggio.
Mac sorrise - E io ti dico che le metterai al sicuro... fidati di me. La vita di tua figlia non sarà messa a repentaglio... Adesso, Barthy... puoi riportarmi dove Voldemort mi attende? E poi torna pure qui... sarò io a parlargli, da sola. -
E la Dama Verde, tornò dove il Signore Oscuro attendeva, e subito Barthy la lasciò sola... a cercare Lui.

- E' strano... forse le parole non le capisco realmente... eppure, al tempo stesso... comprendo. -  disse Gwillion.

Severus sorrise - E' così che funziona... -
- Oh, non so nulla al riguardo, dunque devo fidarmi della tua parola. -

- Credi che sia una ben riposta fiducia? Ma si, lo è... lo è... e... baciami. -

- Come desideri... -
Mormorò la giovane. E pose le sue labbra su quelle dell' altro.
Solo dopo diversi minuti, Severus si sottrasse al bacio...
- Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe...

Beh, buon appetito... pensò Gwillion, ma rendendosi conto che una simile frase sarebbe stata terribilmente spoetizzante si limitò a sorridere.

E Piton la tirò nuovamente a sè... e questa volta era deciso a concedersi un pò di più... 

E Gwillion rispose solamente con un tremito... 
- Vieni qui, piccola... lascia che ti porti dove solo io e te sappiamo andare... -

- Ti seguirei ovunque... lo sai... -
Severus non rispose altro, troppo impegnato in... altre faccende, faccende assai piacevoli. Faccende in cui avrebbe voluto impegnarsi per sempre.

 - Severus... -

Piton chiuse la bocca dell'altra con un altro bacio, un bacio affamato... di fame insaziabile.
Gwillion chiuse gli occhi. Non riusciva a pensare.

- Più bevo più ho sete... - mormorò Severus - o bisogno... di te... -

- Ed io sono tua... completamente... completamente... -
Com' era strano pronunciare quelle parole. In qualsiasi altra occasione le avrebbe trovate sdolcinate, o peggio. Adesso invece, le erano salite naturalmente sulle labbra.

- Mia... - Severus sprofondò il viso nella pelle dell'altra, e sospirò...un sospiro lungo, di piacere e soddisfazione.

- A cosa stai pensando... se pensi, intendo. -

-A... te... -
Gwillion non disse nulla. Poggiò il capo sul petto dell' altro e chiuse gli occhi. Non le sarebbe dispiaciuto restare così in eterno.
Piton strinse a sè la giovane... canticchiando.

 

 

Note:

I versi recitati da Mac e da Piton sono di Pablo Neruda.

 

 

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