Capitolo Trentaduesimo

                                                                           Formule…

 

 

 

 

- A presto papà... è tardi e noi dobbiamo tornare. - fecero i gemelli.

- Saluta la mamma... -
- E sta attento! -

- Ehm Draco... quale incantesimo hai usato per la statua? Così almeno mi risparmi un po' di fatica! -

Fred e George si scambiarono qualche gomitata...
- Su Draco, aiuta papà! -

- Ho adoperato l' Animatus. -
Disse Draco. Sapendo benissimo che la formula non era esattamente legale.
Lo sguardo dell' altro si incupì per un istante ma poi annuì.
- C' è tanto da imparare - mormorò - nella botola sotto il tappeto di casa tua. -
Il ragazzo sbarrò gli occhi.
- E questo COME lo sapete? -
- Te lo potranno spiegare i ragazzi. E adesso andate. -
- Non c' è quasi più niente là sotto comunque... Voldemort incute più paura del ministero sembra. -
- Arrivederci ragazzi, Hermione, e anche a te Draco. -
L' usignolo bianco prese a volare dietro i cinque giovani.
- Allora... - diceva intanto Draco - che voleva dire... te lo potranno spiegare i ragazzi? -

I ragazzi salutarono e si allontanarono con Draco.
- Ehm... ti ricordi sempre quell'anno che ci vedemmo tutti a Diagon Alley? Comincia tutto da lì... -

- Sempre quell' anno... non è vero? -
Fece il giovane con una smorfia.
- Tutto quell'anno... - disse George con un sorriso - Potter era nascosto in un armadio da Sinister... mentre tu e tuo padre... -
- Cosa? E che ci faceva... da Sinister! -

- C'era finito... per un errore! -
Draco fece una vaga smorfia... quasi disgusto.
- Avrei dovuto aspettarmelo immagino. -
Poi il suo sorriso si fece più triste.

- Draco... cosa c'è? -
- Niente... solo che mi sono appena reso conto di non poter più... parlar male di Potter... una tragedia per il mio io. -

Fred e George non dissero nulla. Annuirono.
- E quindi? Da Sinister non abbiamo fatto cenno alla botola, ne sono sicuro! -

- Tu ne sei davvero sicuro, Draco? -

- Diavolo sì! Mio padre non avrebbe mai fatto una cosa simile e se ci avessi provato io ne porterei ancora i segni! -

- Beh, Draco... ormai credo che possiamo dirtelo. Non ricordi di aver avuto una strana conversazione con Tiger e Goyle, quell'anno? - disse Fred.
- Harry, Hermione e Ron... - continuò George - Avevano preparato della pozione polisucco, e Harry e Ron presero le sembianze di quei due scemi dei tuoi amichetti.
- Fu allora che tu, credendo di aver davanti Tiger e Goyle... dicesti della botola! -
- Lo sai? Harry e Ron credevano che TU fossi l'Erede di Serpeverde! E speravano che lo avresti confessato... -
Fred e George sorrisero. Era divertente ricordare quelle cose con un nuovo amico. Ma il ricordo di Ron ed Harry era troppo doloroso.
- Harry e Ron vorrebbero che li ricordassimo... ridendo... - disse Ginny improvvisamente, e i due gemelli sorrisero.
- Allora, Draco... sei felice di essere stato considerato l'Erede per un po'? -

 

Paciock annuì, con un timido sorriso.

- Allora... entra, Neville! - e Barthy aprì una porta -Winky, ci sei? -

- Padron Barthy fa piano... la padroncina e la sua mamma... dormono! -

- Si... - disse Barthy a voce bassa - Ti presento Neville, Winky... è un amico ed un ospite... -
- Io molto felice di vedere ospite di Padron Barthy... molto felice. -

- Si, metteremo un letto in più in camera mia, Winky. E...Winky, voglio che tu stia con Neville... perchè qui ci sono persone che potrebbero volergli male... -
- Si, si padroncino! -

- Ottimo. Neville ti serve qualcosa? -

- Io... non lo so. -

- Vediamo... io ho un po' di idee... Winky fagli vedere la camera, intanto. -
- Si, si, tu segue me... -

- Vai, Neville... vai! -

L' altro seguì l' elfa, esitante...

Barthemius si era accomodato in poltrona. Finalmente Winky e Neville si riavvicinarono.
- Neville... devi toglierti quell'uniforme da Grifondoro... è meglio... - e Barthy agitò la bacchetta, mutando l'abito di Paciock in un anonimo completo nero -Winky, gli serviranno dei pigiami, ed abiti, e tutto il resto. Provvedi tu...
In quel momento un rumore provenne dalla camera vicina - Forse si stanno svegliando... - commentò Barthy.

 

 - Ai tempi lo sarei stato... e parecchio. - ammise Draco - Adesso... mi turba scoprire che una parte di me è ancora lusingata della cosa. -

- Beh, Draco... se tu fossi stato davvero l'erede... saresti stato... potente! Credo che la vanità di chiunque ne sarebbe lusingata! - fece George.

- Solo che per me è,.. un pericolo una simile vanità. -

- Una simile vanità è un pericolo per chiunque. Guarda la vanità di Percy dove l'ha portato! -

Draco annuì cupamente.
- Siamo quasi a Diagon Alley ormai... pensavo di passare da un negozio di scherzi babbani... ma ci sarà tempo un altro giorno per questo. -

- Sarà meraviglioso il giorno che ci andremo... -

- Non ne dubito... -
Fece l' altro con un sogghigno.
- E rieccoci a Diagon Alley... -

- Già... chissà se gli altri sono tornati... - si chiese Fred.

- Lo scopriremo presto. -
Ma ad attenderli invece trovarono solo un Sirius Black che camminava su e giù nervosamente.
- Si può sapere dove siete stati? E perchè siete spariti senza dir nulla! -

- Sirius! Ecco... noi... ehm... cercavamo notizie e poi nostro padre... ti porto i tuoi saluti... -
- Si, già... a Londra... -
- Tra i babbani e le statue... -

- Spiegatevi meglio, insomma! -
E poi mentre Draco gli raccontava per filo e per segno ogni cosa l' uomo si trovò ad annuire lentamente.
- La prossima volta avvertite, però. E adesso... tornate alla lettura? -
- Non saprei, - mormorò Draco - abbiamo una sperimentazione da portare avanti... così ci è stato ordinato. Ma io non sono in realtà la cavia ideale. Ci vorrebbe un mangiamorte vero... o in mancanza di meglio... la camera di un mangiamorte... non so se mi spiego. -
- Io non so nulla di questa storia... - disse Sirius con lo sguardo ostinatamente rivolto verso il soffitto - assolutamente nulla. Credo che leggerò un po' adesso... questi libri che avete preso... me ne vado in camera mia... e vedete di non far troppo rumore. -

- Draco... - mormorò George - Perchè sento che ti frulla qualcosa in testa...? -
- Già, perchè?-  disse Fred.
- Camera di mangiamorte, beh, ex mangiamorte... - disse solo il ragazzo indicando con un sogghigno la porta della stanza di Piton - e vuota, e a nostra completa disposizione. -

-Vuoi che... ehm... sistemiamo lì qualche trappola? -

- Se voi lo ritenete... inopportuno... -

Ma Fred e George non risposero. Tacendo si affannarono per lunghi minuti nella stanza di Piton...
Una volta fuori, il loro commento fu solo - Ecco fatto. -

- Adesso andiamo... da bravi ragazzi... nelle nostre stanze, io direi. E domani ci aspetta un' altra giornata intensa. -

Fred e George si guardarono e risero.
- Vuoi sapere Draco? Vuoi sapere proprio esattamente tutto quello che è lì? C'è... davvero di tutto. E... temo che Piton ci ucciderà... anche se è stato lui a ordinarci di portare avanti la ricerca... -
- Ci sono trappole per i cassetti, altre sotto il tappeto... sull'appendiabiti, sulla porta del bagno... E mi chiedo se non sarebbe divertente vedere come se la cava Raistlin con questi stessi giochetti... ma si andiamo in camera nostra ora... -

- Mmm l' idea è stata mia no? Così potrò vedere fino a che punto si spinge la mia immunità di Serpeverde... e quanto a Raistlin... siete sicuro di volere DUE maghi infuriati contro di noi... contemporaneamente? -

- No... beh, io credo che dormirò... sono stanco... - disse Fred.
- Dormire... - sussurrò Draco - e perderci la scena che si terrà fra poco? Perchè sentite... sembra che siano appena tornati.

- Fingere di dormire... allora... -

- Già mi sembra più... opportuno. -

- Si... credo proprio... di si... - disse George con un leggero tremito.

- Allora... aspettiamo. -

- Si... aspettiamo... santo Cielo che paura! -

- Sthhh, silenzio! -


- Io provvede, padron Barthy, io provvede! - fece Winky.

- Ottimo, Winky... ottimo. Neville... hai sonno, vuoi dormire? Restare solo? -

Il ragazzo riuscì solo a piagnucolare appena.

- Neville... non aver paura... -

- Io non ho paura. SONO TERRORIZZATO! -

- E da cosa?! Da me?! -

Neville scoppiò in lacrime.
- Oh, Cielo! - Barthy non sapeva assolutamente cosa fare, e fece apparire un grosso dolce, poi cercò di consolare il ragazzo dandogli una pacca sulla schiena, ed indicandogli la torta - Non aver paura di me! -

Asciugandosi le lacrime, il ragazzo scosse la testa.
- Non ho più fame. - e poi - Anche se un pezzo di dolce... -

Barthy sorrise, e passò una grossa fetta di torta a Neville.
Poi si accigliò... sperando che al ragazzo non venisse in mente la favola di quei due bambini chiusi in una casa di marzapane e costretti a cibarsi per poi essere cucinati da una strega...

- Mi sto proprio ingozzando oggi... -
Il ragazzo scosse la testa... come se non potesse esistere altra consolazione del cibo, in un momento simile.
- La tua bimba... è bella. -
Mormorò poi timidamente.
- Si è davvero bellissima... - sorrise Barthy - Dopo magari chiederò alla sua mamma di fartela portare in giro... ti piace giocare con i bambini? -

- Si, mi piace... i bambini non mi prendono in giro. -

- Beh... neanche i Mangiamorte... - commentò Barthy.

Paciock sbiancò in volto e tornò a concentrarsi sulla torta.

Barthy si disse che forse era stato... indelicato.
- Ti piace, Neville? -

- Si, ma non basta un dolce... -

- Vuoi... altro cibo? -

- Non potete tenermi buono a forza di cibo! Questo intendevo. -

- Oh! Ma noi non vogliamo affatto tenerti buono a forza di cibo, stanne certo! -

- Eppure... forse è meglio che rimanga un po' solo. -

- Neville... ti lascio con Winky... più di questo... - e Barthy uscì, del resto voleva andare a salutare Andromaca.

 

- Che fanciulla adorabile! - fece Raistlin sarcastico - Ma ricorda... io sono un mago oscuro, palesemente malvagio, eppure mi trovo qui... dove il tuo Signore non ha osato neppure mettere piede. -

- Tu non sei propriamente un mago malvagio Raistlin... sei un mago ambiguo, il che è diverso. E poi questa terra non ti appartiene, se tu fossi di questo mondo ti sarebbe interdetto essere qui... ma tu non appartieni al nostro mondo, alle nostre leggende... sei qui perchè sei un curioso elemento indeterminato ed estraneo. E non credere che se ve ne fosse davvero necessità il mio Signore non sarebbe qui! Ma anche con una parte della formula non otterrete nulla! -

- Anche questo è da vedersi... un terzo dell' opera è già compiuta, no? -
Gwillion notò appena che l' altro aveva taciuto della prima formula, già in loro possesso. Era ancora irritata per lo sguardo malefico che Mac le aveva gettato.

- Avere ciò che avete potrebbe essere esattamente ciò che Voldemort vuole, non lo pensate? -
- Non credo proprio... - disse Piton.
- Eppure siete caduti nella trappola della cattedrale... -

- A che servono le trappole se poi riusciamo a superarle?-
Ribattè Raistlin - Ogni mossa del tuo Signore si è rivoltata a nostro vantaggio, sin ora. E non intendo permettere che la situazione cambi. -

- A meno che.. .non sia questo ciò che lui vuole, Raistlin. Tu permettere o non permettere?! Questa non è la tua storia mago.. .vedremo cosa accadrà. E non sarà Voldemort a perdere... non accadrà. -

- Questa non è la storia di nessuno. E non c' è un vincitore o un perdente prestabilito. Ma io non intendo dar vita facile al tuo Signore, oh, niente affatto. -

- Vedremo... - Mac fissò Raistlin - Vedremo chi non darà vita facile a chi. Raistlin, Severus... riflettete... il modo in cui siete arrivati alla formula... -
- Cosa vuoi dire? - disse Severus.
- Siete del tutto certi che non sia stato... pilotato? - Mac sorrise, stava bluffando dannatamente.
- Ti piacerebbe, immagino! -
- E se così fosse? In tal caso ti chiedi perchè io te lo direi... chissà... -
- Quegli scritti... - Severus si morse le labbra - Dannazione a te... togliti di torno. -
Mac sorrise "Hanno degli scritti di Voldemort..." - Credi che Voldemort lascerebbe in giro cose che possono essere davvero ritorte contro di lui?! Mi meraviglio di te, tu lo conosci. -
- Ora basta, ragazzina. Questo gioco non è per te... e non vorrei essere costretto a fare qualcosa contro una persona che non è al mio livello... -
- E ti conviene, Piton? -

- L' Oscuro Signore non è qui a proteggerti. - sibilò Raistlin - E bada bene, non ha nessuno che possa togliere a me, per vendetta. -

Mac sorrise, e fissò Raistlin ancora più freddamente - Prego fai pure. Colpiscimi pure, Raistlin... fammi vedere come sei bravo... non ti ho ancora visto sputare sangue, mi sembra... devi sentirti forte. Coraggio! Sono qui senza armi... fammi vedere... o hai paura? Fai vedere anche a Severus e Gwillion come si colpisce una persona senza armi... io certo non ti biasimerò... sapessi cosa ho visto negli ultimi tempi... fai pure, ti dico. Fammi vedere... -

- Non siamo ancora giunti al punto in cui le tue provocazioni rischiano di diventare più forti del mio buon senso. - rispose l' altro senza scomporsi - Spera per te di non arrivarci... mai. -

- Spera tu per te di non arrivarci mai... - disse Mac, calma.
-Volete smetterla tutti e due?- disse Severus in un sibilo, e guardò Gwillion... che sembrava tacere da un po' troppo tempo.

- Io non prendo ordini da te, mago. - sussurrò Raistlin - Ma stavolta probabilmente hai ragione. -
Gwillion si avvicinò silenziosamente all' altro, come per cercare la sua protezione.

Severus strinse il braccio di Gwillion, e sospirò, poi fissò Mac e Raistlin. La Dama Verde non parlava.

- Cosa consigli di fare, adesso? -
Fece Raistlin voltandosi verso il mago.

- Tornare a casa... andarcene di qui, e continuare le ricerche. Ora che siamo qui, possiamo andarcene con la magia. Ti saluto... Dama Verde. Come al solito mi auguro di non doverti rivedere... -
- E' tutta mia questa speranza, Severus. Ma ci rivedremo, invece.-
Piton strinse Gwillion pronto a sparire.
Mac rivolse un cenno del capo all'altra ragazza.

Gwillion annuì appena. Poi chiuse gli occhi. Aveva paura a incontrare lo sguardo dell' altro.
- Ci rivedremo. - promise invece Raistlin - E aspetto con ansia il giorno in cui conoscerò il tuo Signore. -
Fu lui il primo a svanire.

 

La magia nel bosco di Merlino era mutata. Voldemort lo percepiva chiaramente. Non riusciva a comprendere cosa fosse accaduto in quel luogo, ma presto, presto lo avrebbe saputo.

Mac attraversò il bosco, riflettendo... e quando ne fu uscita... aveva esattamente idea del pericolo. Stradannato pericolo che Severus e Raistlin rappresentavano.

Voldemort si concentrò. Pochi istanti dopo la Dama Verde era di nuovo al suo fianco.

- Mio Signore... - disse la Dama con aria grave - Ho scoperto alcune cose... e hanno parte della formula, non c'era nulla che potessi fare per impedirlo. Tuttavia ho visto Raistlin, e so come hanno trovato la formula... da alcuni tuoi scritti... -

- Scritti che ho perduto... quando ho perso il mio potere. Uno dei miei mangiamorte deve essersene impossessato. Ma non credo si tratti di Severus. -

- No, non credo neanche io, o avrebbe indagato prima. In ogni caso ora sono con quel Raistlin... che è pericoloso. E faranno di tutto per trovare il modo di rivolgere contro di te quella formula... -

- Non mi aspetto nulla di meno da loro. -

- Già... già... ma il resto della formula è al sicuro? Cosa avevi scritto precisamente in quei tuoi appunti, mio Signore? Ed in ogni caso... li fermeremo. -

- Su questo non c' era alcun dubbio. -

- Si... non ti faranno alcun male... non te lo faranno... - mormorò la Dama.
- O se me ne faranno... ne pagheranno le conseguenze. -

 - Che non osino! Io... io giuro che sarò io stessa a cercare vendetta se osano toccare il mio Signore, il mio sposo... - la Dama cercò le mani dell'altro e le strinse - C'è da essere cauti... cosa faremo, intanto? Se solo la stirpe di Piton non fosse mai nata! -

- Se solo... - Voldemort sorrise - Ma non è così... E senza Piton io non avrei potuto bere l' acqua di fuoco... gli devo molto, ricordalo. -

- Gli devi molto, è vero... senza Piton non avresti neanche me, mio caro... -

- E già questo è sufficiente a preservare la sua stirpe... nel passato come nel futuro. - disse Voldemort.

- Ma ora non voglio pensare a lui! Io voglio pensare solo a te! E voglio che nulla di male ti accada... nulla... -

 

Severus strinse Gwillion, un istante dopo erano a casa. E Raistlin era davanti a loro.
Piton sospirò - Cosa ne pensate? -

- Io vorrei esaminare quel ramo prima di ogni altra cosa... - sussurrò Raistlin - certo una personcina interessante la vostra Dama Verde... -
- Una personcina fastidiosa, vuoi dire. Si, esaminare il ramo è un'ottima idea... -

- Allora andiamo. E poi c' è formula negli appunti di Voldemort... che ancora non abbiamo neanche letto. -

- Già... - disse Piton - Andiamo in laboratorio? - e non smetteva di tenere Gwillion stretta.
- Andiamo. -
Fece Raistlin. E prese delicatamente il ramo che la giovane teneva in mano.
- Mi domando quali meraviglie ci offrirà questo piccolo ramo... - si chiese Severus.

Raistlin sorrise:
- Non è un ramo. -
Tra le sue mani infatti il pezzo di legno si era mutato in una pergamena.

Piton sorrise - Meraviglioso... -

- Non tanto... - disse l' altro deluso - sangue di unicorno dice qui... e se non erro è un ingrediente... proibito... -

- Sangue di unicorno... si, nel nostro mondo è l'ingrediente più... più illegale da procurarsi. Riteniamo così puri gli unicorni che nessun male deve essere compiuto contro di loro. Prenderne il sangue... è un crimine contro la Natura stessa. Intendi? Intendi la sfumatura di perversione che deve possedere chi usa un tale ingrediente? E' come se volesse sovvertire l'ordine della vita... cosa che in effetti fa la formula... - mormorò Severus.

- Intendo. E stavo pensando che ho già sacrificato troppo della mia anima... per poterlo fare... ancora... -

- Buon per te, Raistlin. Personalmente trovo l'immortalità come una limitazione, più che come un dono... ma è solo un'idea mia !- disse Severus.

- Che non necessariamente devo condividere. -

- Infatti. Lo ho detto io stesso. Ma del resto io non considero la morte una fine, ma l'inizio di un'avventura diversa... -

- Tu consideri... - Raistlin scosse la testa - Buon per te... in fin dei conti. Ma adesso sono stanco. Ho... conversato con troppi spiriti quest' oggi. E le pergamene non prenderanno il volo. Tu se vuoi continua. Io credo che andrò a riposare. -

Severus guardò Gwillion -Preferisci restare un altro po'... o vuoi riposare, tu? -

- Purchè stia con te... -

- Allora forse dovresti riposare... ti sei affaticata oggi? -

- Mac mi ha fatto paura. Essere minacciati da Voldemort è terribile, ma lei... -
- E' una ragazzina, piccola, che male può farti? Non devi pensarci. -

- E' una ragazzina, appunto. Come me. -

- E allora... non dovresti temere le sue minacce. Tutto quello che può fare è tentare di infilzarti con un coltello... - Severus sorrise - Ma ci sarò io a proteggerti, sempre...  Non credi? Davvero, non capisco i tuoi timori, è pazza quella, lo è sempre stata!

- E' come... per me è la differenza tra il leggere del male e della morte in un libro e ritrovarselo sotto casa. So che queste parole potranno sembrarti da insensibile... ma è così che mi sento. -
- Quindi adesso ti stai accorgendo... della morte? Che può essere davvero reale anche quella che trovi qui... piccola... - e si chinò a baciarla piano, un bacio per confortarla.

- Che può essere reale... qui, ovunque... -
E poggiò appena il capo sul petto dell' altro.

- Purtroppo... la morte fa parte della vita, Gwillion... o per fortuna. -

- La morte... è un termine così impersonale... -

- Non lo so. Io non l'ho mai trovato impersonale... io... la morte... alla fine è diventata quasi una compagna di viaggio per me... -

 

Andromaca Lestrange passeggiava per la serra. Sola. Amava la solitudine. Specie da quando...

- Ti disturbo? - chiese Barthy.

- Barthy... - disse la donna con un gran sorriso - Tu non potresti mai disturbarmi! -

- Come stai, Andromaca? - chiese Barthy.
- Riflettevo... su come scorra veloce il tempo... -

 - Il tempo... - sospirò Barthy - Il tempo... non ha una costante, ho imparato. Sembra che ne abbia una, ma... ho appreso come anche pochi anni possano scorrere come un'eternità, mentre il tempo, quando sei libero... fugge. Non è forse così? Ma adesso... il tempo sembra poterci sorridere. Ora siamo liberi, e Voldemort è con noi. Credevo di trovare Victor con te, ma deve essere al laboratorio... a quest'ora sono tutti impegnati. Anche Voldemort e la sua Dama sono via... Non hai ancora visto mia figlia, vero? -
- No, non l' ho vista. -
E sorrise ancora.

- Sono certa che la vedrai presto! Appena sua madre si sveglierà... almeno. -

- Si, certo. Deve avere coraggio... per essere venuta sin qui. -

- Si immagino di si. Queste ragazze venute da un'altro mondo sono tutte speciali... -

- O forse siamo noi a volere che siano tali. -

- Si, è vero. Per me Silvia resta speciale... anche se non potrò mai averla... - sospirò Barthy - Ma non mi lamento... no. -

- No, tu non ti lamenti. -

- Ma in tutto questo, Andromaca... quali nuove? Cosa ti passa per la testa? -

- Nulla di nuovo. Io penso... alla gloria del nostro Signore. -

- Eppure mi sembri pensierosa. Cosa c'è Andromaca? Sia tu che Victor sembrate più distanti...è solo per quello che abbiamo passato? -

- Forse... non so. Victor ti è sembrato... distante? -

- M'è sembrato che avesse dei pensieri cupi. Come mi sembra che tu li abbia... e non solo per quanto ci accadde... cosa succede, Andromaca? -

- Io guardo lontano. E mi sento serena. Victor... - la donna scosse la testa - Victor tiene troppo alla sua indipendenza per lasciarsi trasportare dal vento... -

- Puoi tentare di spiegarmi meglio, Andromaca? -

- E' questione di... fede... direi. Non si può spiegare con le parole. -
- Credo di comprendere... del resto credo sia naturale che sia così... - disse Barthy in un sospiro.

- Per Victor è diverso, credo... ma forse dovresti... chiedere a lui. -
- Parlare con Victor è difficile a volte... -

 

Nel frattempo Silvia e Lily si erano svegliate ed aspettavano Barthy.

Neville sobbalzò. Aveva sentito dei rumori nella stanza accanto. Aprì timidamente la porta, ma si trattava solo della giovane donna da capelli ricci, che adesso si era svegliata.
- Sa... salve. -
Mormorò esitante.

Silvia era quasi sobbalzata dalla sorpresa nel vedere il ragazzo, poi guardandolo bene, capì di chi doveva trattarsi...
- Ciao, tu devi essere Neville... io sono Silvia... - e sorrise rassicurante al giovane, che le sembrava spaventatissimo...

- Ci... ciao. Bella bambina... Cr... Crouch me l' ha fatta vedere prima. -

- Davvero, ne sono felice... e lui dov' è ora... devo cercarlo sai? Ma ci rivedremo, spero! -

 

- Sono a casa, Molly. - disse Arthur Weasley con un sospiro - E devo parlarti... ma prima farò in modo che nessuno, proprio nessuno possa ascoltarci. -
E poi, con un filo di voce:
- Perce è in casa? -

- Ciao Arthur! No... non credo sia in casa in questo momento... - sospirò Molly Weasley con aria triste.

Arthur agitò la bacchetta, e schermò la stanza.
- Siediti, cara. Ho molto da raccontarti. Ma prima le buone notizie. Ho visto i gemelli, e Ginny, stanno bene. -

- Li hai visti?! - Molly scoppiò a piangere -Dio grazie... stavo morendo lentamente pensando a loro, dopo... dopo Ronnie... -

- Morirai ancor di più per quello che mi hanno detto. Mr Liddre... l' uomo tanto idolatrato dal nostro Perce... mr Liddre a sentir loro non è altri che... Colui che non deve essere nominato. -

Molly lasciò cadere lo strofinaccio che reggeva - Ma cosa...cosa stai dicendo? Arthur! -

- E' quello che mi hanno detto. E sono propenso a crederci. Quell' uomo non mi piace. Silente mi aveva messo in guardia da lui... a suo modo. E poi... Piton e Black che complottano per spopolare Hogwarts... lo ritieni possibile? -

- No... - disse Molly - Ma Perce! Dobbiamo dirglielo subito! -

- Si dobbiamo. Eppure... io temo che non sarà così facile. - l' uomo si nascose il volto tra le mani - Quel mostro vedi, quel mostro lo ha convinto ad assalire Fred... e mi chiedo fino a che punto lo abbia già in suo potere. -

- Cosa? Ma come... Perce... ha aggredito... Fred?! In potere di... no... -

- Ma devo parlargli. Gli parlerò. A qualsiasi costo. -

- E se... se si rivoltasse... contro te? -

- Dovrei abbandonarlo a se stesso allora? Abbandonarlo a... già abbiamo perso un figlio... e non voglio... - l' uomo scosse la testa - prima però devo dirti il resto. -

- Il... resto? -

- Hermione era anche lei con i ragazzi. Ma Harry è morto. Fatto a pezzi. Morto. E' terribile. -

- A... pezzi... - Molly si alzò, e raggiunse un catino per vomitare, e piangeva.

- E il figlio di Lucius... sembra stia dalla nostra parte invece. Anche se tanto... saremo sempre troppo pochi. -

- Mio dio, Arthur... sembra la fine... -

 

- La terza formula è protetta. - disse Voldemort - Ti basti sapere questo. -

- Allora sono sicura... voglio essere sicura. Dunque... ed ora? -

- E ora... tutto ciò che desideri, mia sposa. -

- Torniamo al castello? Dobbiamo ancora vedere le protette di Barthemius e Neville... no? E lì suppongo che troverai un po' di pace... -

- Pace... per me è in nessun luogo... o forse accanto a te. -

- Amore mio... allora fino a quando resterò con te, tu avrai la pace che desideri. Se non è solo guerra quello che vuoi... ma non è così, non è vero? -

Voldemort non rispose. Forse perchè non conosceva la risposta. Si limitò a sorridere.

- Stringimi, ti prego... e torniamo a casa, adesso. Questo luogo è magnifico... ma... è pur sempre il luogo dove hanno iniziato a profanare il tuo segreto... -
- Come desideri. -

E quando la Dama riaprì gli occhi erano di nuovo al castello.

- A chi desideri mostrare il tuo anello adesso, mia sposa? -

- Desideri che io lo mostri? -

- Si, io lo desidero. -

- Allora, mio sposo... lo mostreremo per primo al tuo servo più fedele, a Barthy... ma dove sarà mai? -

- Nella serra. Insieme ad Andromaca Lestrange. Se vuoi seguirmi... -
- Certo che ti seguo, mio sposo... - sorrise.

 

Gwillion non disse nulla. Trovava confortante il silenzio. E il calore del corpo dell' altro.

Severus strinse la ragazza, non lo avrebbe ammesso ma aveva bisogno di conforto anche lui.

- Andiamo in camera? -
Mormorò lei in un sussurro.

- In camera... - e Severus la sollevò tra le braccia.

- E con la telepatia come la mettiamo? Un mago potente come te... dovrebbe poter risolvere un simile problemuccio.

- Una barriera telepatica andrà benissimo... - disse Severus avanzando verso la camera da letto.
- Ti amo... Severus. -

- Ti amo anche io... - disse, varcando la soglia della camera da letto. E, una volta passato sul tappeto... il tappeto si richiuse avvolgendoli come un sacco...
- Argh... - strillò Severus.

- Che succede adesso! -
Gridò la ragazza.
-Il tappeto ci ha mangiati!- e presa la bacchetta sistemò quel dannato affare, ma subito i cassetti dell'armadio cominciarono a saltare verso di loro...
- Sta indietro! - gridò Severus a Gwillion, buttandola sul letto ed occupandosi dei cassetti.

- Numi... -
Mormorò la ragazza allibita.

- Io lo so chi è stato... - gridò Severus mentre esplodevano bombe ragnatelose in quantità...

Gwillion annuì appena. Anche se dubitava che l' altro potesse vedere quel suo gesto nella confusione della stanza.

Quando il lampadario discese rapidamente verso la sua testa, Piton perse il controllo...
- ORA BASTA!- gridò... e la camera venne avvolta da una luce bluastra, mentre il lampadario ed altri mobili tornavano al loro posto...
- WEASLEY! MALFOY! - strillò il professore.

 

- Strano... io sono silenziosa, ma lui parlerebbe con chiunque... chiunque sappia rivolgergli le domande giuste. - disse Andromaca.

- E' che siete diversi...credo sia normale, te lo ho detto...-

- Voltati Barthy... - mormorò la donna - L' Oscuro Signore e la sua Dama vengono verso di noi. -

Barthemius si prosternò davanti all'Oscuro Signore.
- Signore...ci sono ordini?- chiese.

- No, nessun ordine. La mia sposa desiderava vederti. -

Barthemius sgranò gli occhi, e Mac trattenne un sorriso
- Sposa? -
- Volevamo metterne a parte prima i più fedeli a Lord Voldemort...- disse Mac.

- Ne siamo... onorati. -
Mormorò Andromaca con il suo sorriso di sibilla.
- No, sono onorata io di essere tra di voi, e di potervi dire di questo...ho un debito di gratitudine con tutti voi... - Mac sorrise - Spero che mi accetterete... -
- Certo! - Barthy era raggiante.
Silvia aveva dovuto girare mezza scuola per cercare Barthy... chissà dove s'era cacciato... alla fine però era riuscita a trovarlo... - Barthy sei qui, finalmente! - poi si ammutolì, vedendo che era circondato da una piccola folla...

Barthy si voltò a guardare Silvia - Silvia... cosa ci fai qui!- era un po' irritato... non ci si presentava all'Oscuro a quel modo...
Intanto Mac stava sorridendo di rimando ad Andromaca, e poi si voltò a guardare Voldemort.

Andromaca continuava a sorridere.
Voldemort fece un cenno del capo.
- Salve Silvia. - disse soltanto - Lieto di vederti. -

Silvia sorrise a Voldemort, anche se non era molto convinta di essere salda sulle gambe... - Il piacere è mio, Signore... chiedo scusa se sono piombata così all'improvviso, ma non avevo visto che c'eravate anche voi... - e strinse inconsapevolmente la bimba stretta a sè...

 - Silvia... - disse Mac - Benvenuta! -

- Ciao mac, è bello rivederti! - disse Silvia sorridendo - E' passato un po'... ma ti trovo benissimo! -

Mac arrossì un po'...
- E mi trovi... anche sposata... - disse sorridendo.

Silvia strabuzzò gli occhi e per poco non si strozzò tossendo... - Sposata? A quanto pare non sono l'unica con novità eclatanti... beh, complimenti... - e sorrise all'amica.

- Grazie... - disse la Dama Verde, e non avrebbe saputo cosa altro aggiungere. Ma cercò lo sguardo di Voldemort.

Alla fine ce l'hai fatta eh Mac... pensava fra sè e sè Silvia... sei riuscita ad avere quello che volevi di più.... sai una cosa... nonostante non approvi assolutamente la persona che hai scelto, nonostante lo ritenga il più pericoloso ed efferato criminale nel quale mi sia imbattuta...ti auguro davvero di essere felice... so benissimo cosa voglia dire esaudire il più grosso desiderio che hai...
E, non osando dire una parola si limitò a guardare il gruppetto...

Mac tornò a guardare Silvia - La tua bambina è meravigliosa... - disse, poi a nessuno in particolare
- Stasera sembra sera di festa... -

- Victor... sa già? -
Mormorò Andromaca indicando con un cenno del capo l' anello.
- No, non ancora. - risposte l' Oscuro - Immagino sarà lui... la nostra prossima tappa. -

- Si... dovremmo andare proprio a dirglielo... - fece Mac -Anzi, andiamo subito?-
- Come preferisci. - Voldemort gettò un' occhiata a Barthy - Tu tieni compagnia a Silvia, inutile che te lo dica. E arrivederci anche a te... Andromaca. -
- Di certo le terrò compagnia... - sorrise Barthy.
- Si, andiamo... - disse la Dama, e sorrise ad Andromaca, Silvia e Barthemius, prima di allontanarsi.

 

- Rumori di là... - fece Draco lasciando cadere il libro che aveva continuato a sfogliare distrattamente - e grida! -

- Sarà Piton! - rise George.
- Povera Gwillion... - mormorò Draco - Babbana o no non avevo pensato a lei... ci avviciniamo? -

- A nostro rischio e pericolo... -
- Il pericolo verrà presto verso di noi... tanto vale goderci la scena dunque!

- Ohi... ohi... - fece Fred.

 

 - Dobbiamo farci coraggio. - disse Arthur -Avvertire Bill e Charlie. E anche gli altri sono in gamba... figurati che hanno animato una statua per parlarmi senza destare sospetti! E poi... sembra che ci sia un nuovo alleato... un mago potente... spuntato da chissà dove... ho i libri, libri babbani, che parlano di lui... ma Percy deve essere il nostro primo pensiero. -

- Percy... Percy... nostro figlio contro i suoi stessi fratelli... -

- E' stato ingannato. Ingannato. Ne sono certo. E agli inganni si può porre rimedio. -

- Io... lo spero... ma... nelle mani di Tu Sai Chi!- Molly si mise le mani tra i capelli.

- Gli parlerò io. Meglio tu non sia presente... se non dovessi convincerlo... se dovesse voltarmi le spalle... tu dovrai cercare di essergli vicina... nonostante tutto. -

- Arthur...tu non sai quello che chiedi... -

- Mi rendo conto che è difficile. Ma se Perce non ascolta me dobbiamo trovare... un altro modo perchè non si perda. Non completamente. Non del tutto. Se poi non te la senti... non ti biasimerò. -

- Io penso... ai nostri figli... uno contro l'altro! -

- E' l' Oscuro Signore... conoscevamo già il suo orrore, purtroppo. -
Arthur si alzò e baciò la moglie.
- Percy deve essere tornato. Io vado a parlargli. -
L' uomo sospirò.
- Augurami buona fortuna. -

- Buona fortuna... - mormorò Molly.
Intanto Percy era rientrato, allegro e felice. E stava salendo le scale canticchiando pieno di soddisfazione.

- Percy... posso parlarti? -

Vedendo il padre Percy perse la sua allegria - Che vuoi? - disse brusco.

- Andiamo di là... -
Fece Arthur indicando al figlio la porta del garage.

Si sentiva la morte nel cuore.

- Cosa vuoi? - ripetè Perce.

- Io... è piuttosto complicato da spiegare. Ed è importante. Si tratta... di lavoro in un certo senso. -

- Lavoro? - Perce guardò il padre con grande sufficienza.

- Il tuo lavoro... è importante, no? -

- Il mio lavoro... - Perce si illuminò - Importantissimo! -

- Appunto. Credevo fosse mio dovere... informarmi di come procedono le cose. -

- Vanno benissimo! - disse Perce con enfasi.

- E non vuoi parlarne? Sai ho un interesse personale... nelle ricerche dei ragazzi che mancano all' appello. -

- Co... cosa vuoi dire, papà? Non capisco... - Percy era sbiancato.

- Tre figli no? - disse l' altro fissando il ragazzo negli occhi - Tre figli che amo... come amo te. -

- E questo... io... che c'entra con il mio lavoro?! Dovrei perder tempo con questo?! -

Il padre aggrottò la fronte.
- Credevo che ti saresti occupato proprio di questo ad Hogwarts. Se ho capito male... perdonami. -

- Si! Hai capito male! Io ho altro da fare... io ho cose importanti da fare... io...

- E posso sapere di che si tratta? O è un segreto... mi mancano le tue orazioni... sui calderoni.

- Io lavoro per il prossimo Ministro! - disse Perce, e si morse un labbro.

- Il prossimo Ministro. - ripetè l' altro pallido in volto - E sai... -
E sai chi è quell' uomo? Ma non osò completare la frase.

- Lascia stare! Sono notizie riservate e io... dovevo tacere. Ma tanto che ne sai tu?! -

Arthur Weasley gettò un' occhiata alle prese e agli altri strani oggetti che decoravano le pareti del garage.
Che cosa poteva fare... cosa poteva fare? Ho perso la fiducia di mio figlio. Ho perso la fiducia di mio figlio.
E non posso nemmeno... pensare di lasciarlo libero... come ha fatto Lucius... Ma se mento a mio figlio... se gli mento... allora l' avrò perso davvero.
- Oggi ho visto i tuoi fratelli, Perceval. -
Disse con un filo di voce.

- Chi? Dove? - Perceval si era fatto... attento... e la mano gli scivolò sulla bacchetta magica...

- Fred, George, Ginny. In un parco babbano. E' una storia un po' lunga in realtà... -

- Loro! Dove esattamente? - chiese Perce - Dove? Rispondi! -

- A Londra... ma non ho chiesto loro dove si avrebbero passato la notte. L' ho ritenuto... opportuno. -

- Maledizione! - sibilò Percy - Doveva saperlo! -

- Doveva saperlo? Chi doveva? -
Ripetè il padre con un brivido nelle viscere.

- Il... lui... non sono affari tuoi! Pensa ai babbani tu! -

- Perce... - mormorò l' uomo con voce implorante - accadono strane cose in questi giorni Perce... e se non ci aiutiamo a vicenda... a capire... -

Perceval si bloccò... sapeva? Sapeva... La bacchetta gli bruciava in tasca...

- Cosa c' è Percy? Cosa c' è... adesso? -

- Cosa sai... -

- Potrei farti la stessa domanda, Percy... -
Rispose l' altro con un sorriso nervoso.

- So che tu sei più strano del solito... o ti sei rimbecillito ancora di più con i tuoi babbani? -

- I miei babbani! Lo dici con... con un tono, Percy! -

- Con il tono di chi... vede le cose come stanno. Del resto il tuo posto al Ministero è il più misero... -

- Non te ne eri mai lamentato... prima. -

- Prima non potevo! Io ho sempre provato vergogna per la tua bassa condizione! -

- Sai quanto dolore mi danno queste tue parole. E prima... perché dici prima? Cosa è cambiato per te? -

- Ho trovato chi mi valorizzi! -

- Liddre? Ti riferisci a lui? - fece l' uomo quasi gridando - E sai almeno chi è? -

- E' Voldemort!- strillò Perce.

E l' uomo si nascose il volto tra le mani.

Perceval si sentì perduto... estrasse la bacchetta... non sapeva, non sapeva usare l' Avada Kedavra... ma suo padre sapeva... e doveva fermarlo, danneggiarlo il più possibile... e tentò...
- Crucio! - strillò, mentre l'altro non guardava - Crucio! - e sapeva di infliggere un dolore quasi mortale... poi un rumore lo fece sobbalzare... e si smaterializzò, mentre Molly Weasley entrava nel garage.
Si smaterializzò sperando che suo padre non potesse più parlare...

Arthur Weasley galleggiava in un oceano di dolore. Mio figlio... mio figlio... pensava... Voldemort tu sia maledetto!

 

Perceval Weasley... no, non era più un Weasley, Perceval s'era rifugiato in una misera locanda di maghi ubriaconi... che aveva fatto? Doveva bere... brandy... per affogare il dolore... no, non era dolore... non era riuscito ad uccidere suo padre... lo avrebbero cercato... e Liddre che avrebbe detto? Aveva fallito! Ingollò un' altra dose di liquore, e decise di agire solo l'indomani. Ora doveva bere... bere e non pensare.

 

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