Capitolo Trentacinque

                                                                         Bretagna!

 

 

 

Gwillion e Severus dormivano. Dormivano profondamente. La ragazza aveva poggiato il capo sulla spalla dell' altro. E aveva un leggero sorriso disegnato sul volto.
Raistlin Majere si fermò ad osservare la scena con una vaga amarezza inespressa. Non invidiava all' altro i suoi passatempi notturni... ma quella fiducia e l' intimità... sono più solo di quanto non sia mai stato, pensò. Le poche persone che avevano cercato di starmi vicino... ho dovuto scacciarle per non distruggerle. Poi l' uomo scosse la testa, provando rabbia per quel breve momento di debolezza.
- E' arrivato il momento di partire. Quindi se ci fate il piacere di svegliarvi... -

Piton aprì gli occhi, e vide l'ombra di Raistlin sulla porta.
- Fuori! - sibilò, e poi scosse Gwillion.
- Dobbiamo andare... - disse piano.

- Andiamo allora... -
Disse la giovane con gli occhi ancora impastati di sonno.

 

- Sei pronta mia Dama Verde? E' giunto il momento di metterci in viaggio.

- Si, sono pronta... - disse la Dama.

- E dobbiamo convocare Barthy... - e Barthy apparve.

 

Potenti magie si levarono nell' aria, potenti magie giunsero ad infrangere la barriera del tempo. La prima cosa che Gwillion vide fu un minuscolo villaggio di pescatori, case con i tetti neri e le facciate dipinte in colori allegri attraversate da graticci di legno. Vide un mercato rumoroso che aveva invaso la piazza. E poi vide... a poca di stanza da lei e dai suoi amici... Barthy Crouch, e Voldemort, e la Dama Verde.

Barthy si guardò intorno.
- Voi! - esclamò.
- Voi! - ripetè Piton.
- Ahia... - disse la Dama.

- Dunque costui è l' Oscuro Signore... -
Sussurrò Raistlin.
- In persona. -
Rispose Voldemort.
Gwillion dal canto suo non poteva fare a meno di chiedersi perchè fra tanti abiti settecenteschi... a lei ad esempio era toccato un abito decisamente bretone con la cuffia ricamata e la gonna azzurra a campana... perchè il mago di Krynn adesso indossasse quella che sembrava proprio la tonaca di un prete. Forse era la cosa che somigliava di più alla sua abituale tunica... e comunque al momento c' erano problemi più urgenti da risolvere.

- Il mago rompiscatole, mio Signore... è proprio lui... stai bene Raistlin? Non ti sarai inacidito troppo dopo il nostro ultimo incontro?! - chiese la Dama.
Piton, intanto, aveva stretto Gwillion, con fare protettivo.
- E voi che fate qui? - stava chiedendo Barthy.

- Viaggio di piacere. -
Rispose Black con un sorriso innocente.
- Che non durerà a lungo temo. -
Mormorò Voldemort. E sollevò la bacchetta.

La Dama alzò una mano in segno di saluto - E'stato un piacere vedervi... -
Ma Piton rapidamente aveva preso anche la sua bacchetta, ed era pronto a vendere cara la pelle.
Barthy osservava pronto ad agire.

- Crucio! -
Sussurrò Voldemort.
Gwillion si rannicchiò nascondendosi la testa tra le mani. Poi ci fu di tutto. Dai dardi di fuoco ai pesci volanti.
E poi... poi più nulla.
Piton s'era preparato a lottare... ma una qualche stranezza...
- Che succede ora?! - chiese la Dama.

- I miei occhi... - sibilò Raistlin - la maledizione... andata... e con essa... anche la magia... -
In quel momento Voldemort si fece pallido. Ma non ebbe tempo di parlare.

Piton sussultò... era senza poteri! E poi... qualcuno gridava...
- Stregoni, streghe, demoni! Guardie! Alle armi, prendeteli! Si aggirano tra noi! Inviati del demonio... e che la Vergine ci aiuti! - stava strillando una voce stridula e alta.
- Agli ordini eccellenza! - disse un'altra voce. E il mercato finì per diventare ancora più agitato...
- Che accade, mio Signore?! - chiese la Dama... perchè qualcosa di brutto accadeva...
Barthy s'era preoccupato di farsi vicino a Silvia... nel caso avesse dovuto difenderla.
Piton strinse Gwillion - Cacciatori di streghe! Dannazione... -

Scapparono, cosa dovevano fare? Il mercato sembrava essere diventato una trappola mortale. E poi una voce...
- Presto, di qua. -
Si ritrovarono in una cantina buia. Tutti o quasi. In realtà tre persone mancavano all' appello. Silvia, Black e Barthy.
- Siete stranieri, non è vero? -
Mormorò un uomo barbuto. L' uomo che li aveva tratti dalla confusione.

- Si, stranieri... - rispose Severus.
- E tu chi sei? Grazie per averci... aiutati... -

- Yann Choveloù, bardo bretone, dell' antica stirpe celtica, per servirvi. E non per parlare male dei preti di fronte al reverendo, ma io temo che... questo sia un luogo assai pericoloso per gli stranieri... grazie a quel... sant' uomo di Berengaire. Sarebbe lieto di mettere persino me sul rogo, e solo perchè non capisce ciò che dico quando canto in dialetto bretone. Teme che parli male di lui... e teme a ragione... e poi non gli piace la cultura locale... la trova stregonesca e la distruggerebbe se solo potesse. Ma forse sto parlando troppo... d' altronde finche posso contare sulla protezione di Lalatte parlerò... magari a bassa voce ma continuerò a parlare. -

Piton scosse la testa, assorto ed incredulo.
- Ma chi è Berengaire? Quello che gridava, suppongo, vero? E... scusaci Choveloù... - e si avvicinò a Voldemort facendo un cenno a Raistlin, poi parlò a voce bassissima - Sarà stato lui a privarci della magia... ed ora? Perchè... anche voi siete senza poteri... vero? -
Mac fissò Voldemort... era senza poteri... impossibile!

Voldemort annuì appena con un cenno del capo. Senza poteri... mortale... ed il suo corpo non si era ancora abituato al cambiamento. Ma negarlo sarebbe stato inutile.
- Senza poteri. -
Ripetè in un sussurro.
- Per la cronaca... - fece poi Raistlin - ma perchè il menestrello mi ha chiamato reverendo? -

- Perchè sei vestito come un prete! Dannazione a te !- sibilò Severus a Raistlin, e gettò un'occhiata sconsolata a Gwillion.
La Dama strinse una mano a Voldemort...un tacito segno di sostegno.

- Un prete... sarebbe a dire come una specie di chierico? E di che genere di divinità? -
- Hai presente il Paladine... del Grande Sacerdote di Istar? -
Sussurrò Gwillion.
- Ah, capisco. Che bella notizia. -
- E' tutto a posto? -
Domandò in quel momento Choveloù.

Piton rimase a riflettere un secondo - Si... si, tutto a posto buon Choveloù! Padre Majere stava conferendo con noi dei suoi doveri... ma non importa... - poi si rivolse agli altri a bassa voce - Credo che abbiamo trovato una buona copertura... -
Mac, intanto, taceva, e continuava a stringere una mano di Voldemort... la sua preoccupazione era evidente.

- Padre Majere... spero che le mie parole non vi abbiano offeso. -
- Affatto. - rispose l' altro scoccando un' occhiata cattiva verso Piton - Sono sorpreso piuttosto dal comportamento tenuto dal clero locale. Si parla di strani medaglioni, di processi di stregoneria... in verità mi trovo qui per indagare. -
- Sì, - aggiunse Gwillion - e il viaggio da Roma è stato lungo. -
- E certo non ci aspettavamo di trovare una simile accoglienza, non è vero... sorellina? -
- Capisco. E adesso cosa farete? -

- Adesso... sarà meglio andare a parlare con chi di dovere! - esclamò Piton - Un inviato dalla Santa Sede non può essere trattato a questo modo! Insomma... si, indagheremo, secondo il volere di Sua Santità... non è così? -

- Io credo invece che per il momento sarebbe meglio... continuare a osservare. - ribattè Raistlin - In incognito magari. -

- Padre...se lo dice lei...- disse Piton, sorridendo.

- Lo dico io. - ripetè Raistlin con un sogghigno - Dovete perdonarlo. Il nostro Severus ha la testa un po' fra le nuvole, metà alchimista, metà cacciatore di streghe. Ma devo tenermelo buono dato che è il fidanzato di mia sorella. -
- C' è una piccola chiesetta a Pluha, il prete è anziano e quasi svanito. - fece Choveloù - Potreste sistemarvi lì e nessuno se ne accorgerebbe. -
- Ker-Marià-en-Isquit? -
Sussurrò Gwillion. Ma poi se ne pentì.
- Proprio quella. E non preoccuparti. Non scambio la cultura per poteri magici. Io non lo faccio almeno. -

- Ottimo a sapersi... - fece Severus - Ottimo a sapersi... -

- Certo dovremo aspettare che le acque si siano calmate per muoverci. - tornò a dire Choveloù - E ancora non abbiamo finito con le presentazioni mi sembra. -

- Ah, non abbiamo finito? - chiese Severus - E chi manca? - lo sapeva, ma...

- Questo è Tom Orvoloson Riddle. E la sua signora. - intervenne Gwillion - Ci siamo incontrati lungo la strada. Ma non sono più stregoni di noi direi. -
- Su questo non c' è alcun dubbio. -
Sussurrò Raistlin.

Mac che aveva sentito Raistlin... si fece forza per non tirargli un calcio.
- Piacere di conoscerla signor Choveloù... - disse.

- Il piacere è tutto mio. -
Fece l' altro. E si chinò a baciarle la mano, sfiorandola appena con le labbra.

Una sola domanda avrebbe voluto formulare Mac "E ora?", ma non lo fece... preceduta da Severus. Voldemort non aveva detto nulla... pensò Mac, e questo era cattivo segno...
- E ora, padre Majere? - chiese Severus.

- E ora aspettiamo di recarci a Pluha. Siamo tutti stanchi per il viaggio d' altronde. IO senza dubbio lo sono. -
- Certo, certo... - fece Choveloù - vorrete riposarvi. Io intanto, vado a controllare la strada. -
Non era nemmeno uscito che Raistlin si accasciò sopra un mucchio di sacchi. E Voldemort era sempre più pallido.

- Mio Signore... - disse Mac a voce molto, molto bassa - Stai forse male? Ho paura... io non ti ho mai visto così... ti prego... -
Severus sospirò - E' andata abbastanza bene, considerato... tutto... -

- No. Non sto bene. - disse l' uomo in un sussurro - Il mio corpo... ha perso la magia che lo pervadeva... e sono... debole. -

- Tieniti a me, ti prego... troveremo un posto dove potrai riposare... presto, molto presto... - disse Mac, ma era preoccupata.
Severus fissò Gwillion - E allora? Tu che dici? -

- Non ne ho idea. Forse dovremmo informarci di più su quel nobile che ha citato Choveloù... se lo protegge dal così detto sant' uomo... forse potrebbe aiutare anche noi.

- Già... e di certo non possiamo restare qui... spero solo di poter uscire presto e di raggiungere la nuova destinazione... -

- Il cacciatore di streghe è impaziente? - disse il menestrello, ora di ritorno - Perdonate l' ironia, ma il fatto è che io a queste cose non ci credo. Persino il medaglione di Berengaire... un trucco, ne sono sicuro. Ma adesso la strada e libera... e sarò lieto di farvi da guida.

- Splendido! - disse Severus - Andiamo! Ti seguiamo! -

Il villaggio di pescatori era di nuovo tranquillo. Lo attraversarono in fretta, senza parlare. La strada era lunga tuttavia. Raistlin quasi non si teneva in piedi e Voldemort non era certo nella sua forma migliore. Gwillion stessa non era una grande camminatrice.
Per fortuna Choveloù ebbe l' idea di farsi prestare un carro. Per grande fortuna, pensò la giovane.

- Cosa ci puoi dire Choveloù? Su queste zone, intendo... - disse Severus.
Mac, intanto continuava a stringere una mano di Voldemort.

- Che dire... la Bretagna è una terra strana... una chiesa ad ogni angolo... in ogni sperduto paesino... come se qualcuno avesse avuto paura. Di antichi riti, antiche religioni perdute... e siamo isolati, terra di paludi, specie nel sud, e ci teniamo al nostro isolamento. Da Lorient partono grandi navi. Ma questo è un piccolo villaggio di pescatori. E poi c' è Beauport, il monastero. Un luogo tranquillo anch' esso. Prima dell' arrivo di Berengaire almeno. -

- Berengaire... un individuo che non mi piace affatto... - disse Piton.
- Neanche a me... - mormorò Mac - Per nulla... -

- E già a chi potrebbe piacere... -
Un prete stava per dire Gwillion. Si fermò appena in tempo.
E poi... del tempo ancora era passato... e poi arrivarono a destinazione. Ker-Marià una grande chiesa, non grandissima ma grande per gli alberi e le poche case intorno. Gwillion c' era già stata. Ma era strano ritrovarla... quasi come la ricordava.

- Eccoci qui, dunque... padre Majere... è il tuo terreno... - sorrise Piton, e si sarebbe divertito se non fossero stati tutti in pericolo.
- Il posto sarebbe bello... mio Signore... - disse Mac "se solo tu stessi bene... ma stai male... dannazione..."

 

- Sirius, Barthy, che cos'è successo? Dove sono finiti gli altri? - domandò Silvia in panico... di nuovo, si erano persi di nuovo... a quanto pare il destino era contro di loro.

- Leviamoci di torno intanto! - fece Black - E Barthy... anche tu senza poteri, non è vero? -

- Correte! A dopo le spiegazioni! Abbiamo cacciatori di streghe alle calcagna! - fece Barthy... - E siamo senza poteri! -

- Come sarebbe a dire che siete senza poteri? - squittì Silvia - Ci mancava solo questa... che facciamo adesso? - domandò spaventatissima, correndo per star dietro ai due uomini.

- Insomma sapremo pur cavarcela senza la magia... non devi temere Silvia. -
Fece Black, cercando di nascondere la sua preoccupazione.

-Va beh se lo dici tu farò finta di crederci.....- disse Silvia piano...  - Ma converrai con me che la magia avrebbe fatto comodo... -

- E chi può negarlo questo? -

- Fatto comodo... non fatto comodo! Ora pensiamo solo a trovare un posto sicuro... -

- Di là, tra gli alberi... almeno potremo fermarci a riprendere fiato. -

- Beh cosa suggerite miei cari e saggi cavalieri? Perchè qui è meglio che ci facciamo venire un'idea... e in fretta pure oserei dire... io opterei per una locanda, va bene? -

- Una locanda... Silvia... se solo avessimo del denaro! Ed io non ne ho... e tu Black?! - disse Barthy.

- Qualche galeone. Sarà una moneta inusuale... ma l' oro è oro. E i babbani non sono passati ancora alla carta straccia, credo. -

- Non so perchè ma mi sta venendo mal di testa... - mormorò Silvia - comunque anch'io ho qualche galeone, bisogna solo sperare che in qualche locanda li prendano... -

- Eh... l'oro è oro. - ammise Barthy - Intanto potremmo prendere alloggio... e poi troveremo gli altri... -

- Forse dovremmo inventarci una storia... prima di muoverci. -

- Una storia... una copertura, vuoi dire! Direi che potremmo dire d'essere stati derubati dei nostri bagagli per prima cosa... o qualcuno si chiederà perchè una signora straniera e due uomini vanno in giro senza averi... non credi? E poi... ci potremmo fingere intendenti della Signora... non trovi?- chiese Barthy.

- Sì begli intendenti, siete pure senza poteri magici! - rise Silvia, cercando di sdrammatizzare, tanto ormai erano in ballo, era meglio ballare - E io che ho lasciato Lily a casa per venire fino a qui... -

- Intendenti... - Black fece un sorriso storto - Giusto per tacitare l' eventuale gelosia di qualcuno immagino. Ma che intendenti sia. Almeno per il momento. -

- Sirius per favore, evita...non è il momento di giocare al gallo nel pollaio... -

- Gelosia! Forse la tua... - sibilò Barthy -Adesso abbiamo cose serie a cui pensare, non credi?! E ringrazio Dio che non siete stati tanto sciocchi da portare la bambina! Ma Silvia... perchè è venuta! -

- Antimagia, no? - rispose l' altro con una scrollata di spalle - E poi pensi che l' avrei lasciata là... sola... quando non sapevo neppure se una turma di mangiamorte si sarebbe precipitata nel nostro rifugio da un momento all' altro? -

- Quando l'avrete finita di parlare di me come di una fotografia su una rivista fatemi un fischio eh....- sibilò Silvia, che cominciava ad esasperarsi e a perdere la pazienza.

- E qui? Non pensavi ai pericoli di qui! Sei davvero sconsiderato.. .la hai mandata persino a casa di Voldemort! .

- Ho mandato a te la lettera di andare a prenderla. Se avessi pensato che Hogwarts non era sicuro potevi sempre... non andare a prenderla no? -

- E lasciarla al confine della foresta?! -

- L' avrei trasportata indietro no? Credi che non la controllassi mentre attendevo il tuo arrivo? -

- Credo che tu sia troppo idiota per essere prudente! Ed è stato IMPRUDENTE mandarla ad Hogwarts! Tu che avresti potuto fare contro Voldemort?! -

- BASTA! - urlò Silvia con tutto il fiato che aveva in gola... - ne ho abbastanza di tutti e due... volete che vi lasci qui tutti e due da soli e io me ne vado a cercare gli altri? perchè sappiate bene che se, come sembra, dobbiamo passare parecchio tempo insieme non ho alcuna intenzione di sentirvi bisticciare tutto il tempo come due scolaretti... Quello che è successo è successo, è inutile recriminare, pensiamo solo a toglierci da questo impiccio... -

- Certo che è strano sentirti parlare così del TUO signore! E adesso vediamo di smetterla. Credo che a Silvia questa discussione non piaccia. E ci stiamo dimostrando davvero dei cattivi intendenti. -

- Già... basta... -

- Ti chiedo ancora perdono Silvia... e ora, qual è la prossima mossa? La locanda? -

- Direi di sì... cerchiamo un posto tranquillo dove riposarci, passare la notte ed elaborare un piano...-

- Locanda sia...- disse Barthy - Ma con prudenza... Black... -

I tre si spostarono sulla strada. Se c'era una strada, aveva detto Barthy, si sperava che presto o tardi ci fosse anche una locanda per i viaggiatori...
Camminarono per parecchio tempo, quando l'inconfondibile rumore di cavalli al galoppo li sorprese... Barthy si voltò... pregando silenziosamente.
- Chi siete? - fece una voce sgradevole, e Crouch notò che apparteneva ad una specie di tozzo e rozzo soldataccio... era ben strana la processione di quegli uomini a cavallo! Alcune guardie che sembravano... bruti. Due monaci domenicani, e un altro che indossava ricchissimi paramenti sacri... e un medaglione...
- Toglietevi di torno, pezzenti! - fece un soldato.
- Come osate rivolgervi così alla nostra Signora! Se ci trovate in questo stato è solo perchè briganti delle vostre terre ci hanno derubati! -
- Come ti permetti pezzente... -
- Fermo Etienne! - fece una voce stridula, la voce del ricco prelato - La signora è stata dunque rapinata? -
- Si, reverendo padre... rapinata. Abbiamo perso ogni avere, io e l'altro intendente della nobile signora non abbiamo potuto nulla... -
- Comprendo. si fanno brutti incontri... demoni dall'inferno a profanare le nostre vie... che siano maledetti! Voi tre! - disse ad alcuni soldati - Smontate da cavallo! - poi fissò Silvia... quasi con espressione famelica - Signora, vi omaggio di tre destrieri... per raggiungere il luogo dove dovete andare... me li renderete a tempo debito... e che Dio vi guardi! - benedisse il gruppetto e riprese il galoppo... seguito dai tre soldati appiedati che correvano goffamente.
Barthy guardò Black. Non sapeva che dire.

- Grazie signore - fece Black inchinandosi profondamente - e possiamo sapere a chi siamo   debitori? -

- Siete debitori al Santo Berengaire! - strillò uno dei domenicani che era rimasto indietro perchè la sua giumenta si ostinava a non riprendere il galoppo. E infine, anche lui si allontanò.
- Berengaire... - sospirò Barthy...

- Meglio così, no? - fece Black - E' proprio il nostro così detto sant' uomo. - e nel dirlo riuscì a imitare quasi alla perfezione la sfumatura con cui Raistlin aveva pronunciato la stessa parola poche ore prima. - E adesso abbiamo una scusa per tornare a incontrarlo. -

- Questo è un bene, Black. Ma... il suo sguardo non mi piace... per nulla... -

- Non ci deve piacere. Al contrario. D' altronde da bravi attendenti non dobbiamo esprimere opinioni ma solo... strisciare un poco. -
Tu dovresti esserci abituato. Pensò Black. E anche se si trattenne dal dirlo ebbe come il sospetto che l' altro avesse intuito comunque il suo pensiero.

Barthy scosse la testa. Black era un imbecille... e non ne aveva più alcun dubbio.
- Forse sono troppo in ansia... - e scrutò la strada, come attendendo una qualche sciagura.

- Quel tipo non mi piace per niente... - sussurrò Silvia - per favore restatemi vicino... -

Barthy sorrise - Vicini...lo sai che per me non è un problema... -

- Sempre onorato di servirla mia Signora... a proposito, Signora di che? Non ti abbiamo ancora dato un nome, mi sembra. -

- Mmm direi signora di qualche ducato italiano o giù di lì... ci tengo alle mie origini! E come nome...che ne dite di Beatrice?-

- Signora Beatrice di Biancanube, ti piace? Nobile duchessa? -

- Quella non è una locanda? -
Fece poi Black.

 

- Aspettate qui - disse Choveloù - vado a cercare padre Alèn. -

- Padre Alèn... - disse Severus, quando Choveloù si fu allontanato - Il prete rimbambito, immagino. Ehi tu, Santità… - disse a Raist - Cerca di fare buona impressione... ne va di tutti noi... per quel che ti importa... ovviamente... -

- Quello che vorrei sapere è come dovrei interpretare la parte del sacerdote. Forse non te ne sei ancora reso conto. Ma non so nulla al riguardo. -

- Sai, Raistlin, cioè... Santità... basta che dica le più grandi banalità che ti vengono in mente. E devi essere molto... speranzoso, pieno d'amore e bla bla bla... in linea di massima è questo... - ghignò Severus.

- E le preghiere? E i rituali? Se non altro non credo che ai sacerdoti locali sia richiesto il potere della taumaturgia. -
Gwillion non disse nulla. Ma sorrise. E tirò fuori da una tasca il suo pensatoio.
- Splendido... sorellina. Vorrà dire che a pranzo metterò un po' di sonnifero nel pranzo dei nostri ospiti... e vedremo di farci una cultura... religiosa e non solo. -

Piton sospirò.
- Se riusciamo a tornare a casa interi... sarà un miracolo, un vero miracolo... - poi fissò Gwillion -Sempre belle idee tu, vero? -

In quel momento Choveloù fece ritorno.
- Padre Alèn si è detto felice di ospitarti. O almeno così mi è sembrato, era piuttosto addormentato ad onor del vero. Comunque sia ci sono tre camere per voi, non c' è una locanda a Pluha e spesso i forestieri sono stati ospiti della chiesa, e potrete sistemarmi come preferite. Io invece dormirò altrove. Ma domani al più tardi tornerò a farvi visita. Potete andare a sistemare... ma già i vostri bagagli li avete persi nel tafferuglio a Paimpol. -
Eppure c' era un tono nella voce del menestrello. Quasi volesse dire... se li avevate davvero i bagagli.
- Tre camere da letto. - ripetè Raistlin - E dato che dobbiamo uniformarci a una parte... immagino che un prete dovrebbe cercare di preservare ad ogni costo la virtù della sua nubile sorella... -
- Ma quand' è che sarei diventata tua sorella? -
Intervenne Gwillion.
- Da quando sembravi saperne più di me sulle mie false origini, cara. -

Severus fissò Raistlin.
- Molti preti dovrebbero pensare alla loro di virtù. E certo tu non sei un virtuoso... -

- Sai quanto me ne importa della virtù. Ma sono le apparenze quelle che dobbiamo curare. E sei poi l' idea di dormire nella stessa stanza con me ti è così repellente... non oserei mai proporre una diversa sistemazione che potrebbe... suscitare la tua gelosia... se le cose stanno in questo modo c' è una soluzione semplice e pulita. Entra nella chiesa, innamoratene, e decidi che devi assolutamente sposarti lì. Ed entro domani a quest' ora il problema sarà risolto. -
- Per quanto la discussione sia interessante... - mormorò Voldemort in quel momento - Io credo che andrò dentro. Vuoi accompagnarmi, mia sposa? -

- Certo, certo che ti accompagno... - disse Mac.

- Sposerei Gwillion in questo stesso istante. Ma non posso farlo adesso perchè crederebbe che lo faccio solo per gelosia o a causa tua... - disse Severus con calma.
 - Tanto non sarebbe nemmeno un vero matrimonio... - disse la ragazza allegramente - celebrato da Padre Majere e poi io nemmeno sono battezzata... -
E poi si fermò a fissare l' altro con un' espressione dolcemente sorpresa.

- Vuoi che ti sposi? Sarei felice di farlo, molto felice... beh, non del celebrante, ma se tu... - Severus sorrise – Però vorrei che fosse una cosa seria per te… -

- Ma sarà un matrimonio vero... o falso? Se mi è concesso porti una simile domanda. -

- Un matrimonio vero. Io credo che per essere sposati davvero non c'è bisogno di riti, basta saperlo in due... e ti assicuro che sarebbe un matrimonio vero sotto tutti i punti di vista... -

Gwillion abbassò lo sguardo. Si sentiva il volto in fiamme ed il cuore le batteva all' impazzata.
- Beh... non ho mai dato molta importanza ai riti. L' aspetto legale forse... sai com' è problemucci di mogli abbandonate e figli illegittimi... ma non sarà il nostro caso, non è forse vero? -

- Non sarà il nostro caso... - disse piano Severus - Padre, quando sei disposto a celebrare? -
- Dammi il tempo di studiare la cerimonia locale. E poi... sbaglio o vi servono degli anelli? Da noi è così, ma forse qui l' usanza è diversa. -

- Io provvederò... - sorrise Severus – E tu Gwillion, dovrai procurarti un anello per me... - sorrise ancora.
- Fosse facile... -
Mormorò la giovane.
- Normalmente sarei andata da un fabbro con un paio di monete d'oro... ci sarà un fabbro in questo villaggio... ma se tu prepari qualcosa di speciale... come mi sembra di capire... come posso esser da meno? -

- Speciale... temo che potrai restare delusa... ma è una tradizione e... beh, vedrai. -
- Ah... Severus... e per i testimoni? -

- I testimoni! - Disse Severus cupamente - Temo che non ci siano troppe scelte... o no? -

- Ti offendi se mi prende un attacco di risa isteriche? Ah, e dovremmo invitare il bardo, immagino. -

- Quindi come testimoni... quei due per forza dovremo usare... - Severus sospirò - Certo che lo inviteremo. -

- A meno che non aspettiamo di recuperare Silvia e gli altri... -

- Preferisco quei due… -
- Io intanto entro... - disse Raistlin - sono ansioso di far visita a Padre Alèn... e ai suoi pensieri... -

- Si... buonanotte. Io dico di tenerci quelli che abbiamo! - fece Severus - E tu, Raistlin... vai e impara... ti piacerà! -

- E... per le camere? Come siamo rimasti poi? -
Fece Gwillion.
Raistlin si era già allontanato.
Passarono alcuni minuti e lo sentirono imprecare.
- Bel prete... parla latino come un kender il linguaggio della magia! Bel prete davvero. Per fortuna ha dei libri. Passerò la notte a studiare temo... -

- Se passerà la notte a studiare... non credo che avrà tempo di pensare alla nostra virtù... - Severus sorrise. -

 

- Mi sento stanco... - sussurrò Voldemort - e mi chiedo quanto ci vorrà perchè gli altri si rendano conto delle mie... condizioni. -

- Ma cosa ti è successo? Loro hanno perso i poteri... eppure sono... in salute. Tu sembri quasi prossimo a cedere ad una malattia, pallido e stanco... cosa ti succede davvero? -
- Loro sono giovani. Io no. Ed ho mutato il mio corpo magicamente. Ed ora la magia che lo rendeva immortale... è svanita. Ho bisogno di tempo... per adattarmi, ecco tutto. -

La Dama Verde impallidì - Questo ti espone al pericolo esattamente come sono esposti loro... devi essere cauto! E... devi riposare... riposare... e ti sentirai meglio. Penserò io a tutto... devi solo riposare Amore mio. -

- Più di loro, più di loro. Perchè io non desidero la loro morte... -

- Faremo in modo che non si accorgano di nulla... troveremo il modo. E il modo di renderti il tuo potere. Ma adesso... non pensare, non stancarti, riposa. -

- Oh, che non sono più immortale già lo sanno. O lo capiranno presto. -

- E allora?! - Mac si accigliò - Che vengano a tentare di alzare un dito su di te, se ci riescono! Dovranno prima uccidere una donna inerme... e Severus non arriverà mai a tentare di ucciderti così. Non mi interessa altro all'infuori del fatto che tu riesca a trovare un nuovo equilibrio. -

Lord Voldemort sorrise. E non disse nulla.
- Ed ora è meglio che tu ti metta a dormire! Ed io vedrò se si può trovare qualcosa da mangiare...- disse la Dama.

- Come ordini... mia Dama Verde. -

- Si, è un ordine... riposa... io tornerò presto, con qualcosa che ti rimetta in forze... ci sarà una cucina, no? – sorrise, baciando piano la fronte del temibile Voldemort, ora uomo comune.

- Anche i preti mangiano, no? Più degli altri a volte. -

- E' vero Amor mio... perdonami se ti lascio per un pò... ma... tornerò... - e la Dama uscì strizzando un occhio a Voldemort.
Voldemort sorrise. Ma in quel momento non aveva la forza di parlare. Sarebbe stato bene, presto, lo sapeva, eppure...
- Cucina, dove sei? - si chiese Mac - Ovviamente la cucina non risponde... beh, cerchiamo... -

 

- Se ne sono andati. - mormorò Draco fissando il foglio che Black aveva scritto per loro - Se ne sono andati nel passato... -

- Si... andati... - fece Fred, ma non aveva molta voglia di dire altro.
-Tu stai bene, Draco?

- Insomma... ma credo che mi basterà mangiare un po'. -

- Basterà chiedere a Dobby... - e Fred sparì verso la cucina.
George si soffermò a guardare Draco - Come siete diversi... - disse tristemente.

Draco chinò il capo.
- Non posso farci nulla. -

- Non lo dicevo per questo, Draco. Riflettevo soltanto. -

Non posso far nulla? O forse posso?
- Sentite. - disse il ragazzo - Se loro sono partiti... d' altro canto sembrerebbe che anche Voldemort lo sia. E a questo punto io DEVO andare ad Hogwarts... Dopo aver mangiato magari. -
Aggiunse prendendo il piatto ricolmo che Dobby gli porgeva.

- Pazzo padroncino! - disse Dobby sbattendo la testa sul tavolo.
- Draco... ad Hogwarts?! Non ti lasceremo andare così! -

- C' è... mio padre lì! -
Esclamò il ragazzo. Ed era una menzogna. Perchè non era a suo padre che stava pensando.

- Beh, e allora...verremo con te. Solo non vai! -

- Per voi è più pericoloso che per me. In fin dei conti non credo che Voldemort abbia reso pubblico il mio... per così dire tradimento. La cosa non andrebbe a suo onore. Voi invece... -

- Noi non lasciamo un amico solo. Punto. -

- Sta bene. Però faremo come dico io. A mio modo. -

- E sarebbe? -
- Voi rimarrete solo il tempo necessario a procurarci un ostaggio. Il mio biglietto di ritorno... se le cose dovessero mettersi al peggio. -

- Ostaggio?! - Fred e George si fissarono con occhi ridenti.

- Ostaggio. - ripetè l' altro - Ovviamente avete capito a chi mi riferisco. -

- Beh...l'idea è buona! - disse Fred.

Non tanto buona. Pensò Draco. Perché se riuscirete a redimere il vostro fratellino... potrebbe capitare che io sia costretto a rimanere lì. Ma questo non poteva dirlo. Forse la cosa migliore era prendere il così detto ostaggio e poi pigliare subito il volo insieme a lui... se nessuno fosse intervenuto a fermarli almeno. In caso contrario... Draco aveva già deciso chi avrebbe dovuto sacrificarsi. Ma non disse nulla di tutto questo ai gemelli.
- Allora... che aspettiamo? -

 

- Però non ha tutti i torti, il mio fratellino... - mormorò Gwillion - insomma riguardo a morale sono un tantino più retrivi in questo secolo che hai nostri giorni. E forse dovresti fornirgli le TUE conoscenze di latino, adesso. Perchè un prete di campagna che non conosce la lingua della chiesa è comprensibile, ma un inviato del vaticano... o preferisci che gli faccia frugare nella mia testa? -

- No! - fece Severus - Glielo insegnerò io il latino... allora mi scuserai se ti lascio sola? - E si allontanò per raggiungere Raistlin.
- Cucù! Disturbo? - disse Mac affacciandosi alla porta - Avete idea di dove sia la cucina? Muoio di fame! -

- Non lo so, Mac. Ma posso aiutarti a cercarla magari. -

- Si, grazie... ottima idea. Gli altri che stanno facendo? -

- Raist si sta facendo un corso di seminario accelerato. Con l' aiuto di Severus. Anche perchè domani... -
La giovane divenne rossa in volto.

- Domani cosa? - chiese Mac.

- Ecco... mi faresti da testimone, Mac? -

- Testimone? Testimone a cosa? - Mac meditò un attimo -Vi SPOSATE! - strillò - Congratulazioni! Certo che si! Anche se... beh, ti ho minacciata di morte... -

Gwillion annuì:
- Mi hai minacciata sì... ma la cosa peggiore è che a parte questo sei... una delle migliori amiche che ho. Il che è molto triste, sai? -

- Beh... niente è perfetto... no? Oh, grazie! Certo che succedono cose strane a questo mondo e non vorrei commuovermi... non mi si addice... -

- Se ti viene da piangere... pensa a quando Severus dovrà procurarsi il suo testimone... -

- Il testimone di Severus non sarà... non ho più voglia di piangere, voglio ridere! - Mac sghignazzò -Oh, guarda... ecco, sembra che siamo finalmente in cucina... e non c'è nessuno. Credi che il prete se ne abbia a male se... cuciniamo? Lì ci sono grembiuli... perfetto! - E Mac tirò fuori tutto quello che trovò nelle dispense per preparare una cena decente. Accesero il fuoco e prepararono.
- Fatto il misfatto! - sussurrò poi Mac - Se non quello che abbiamo preparato non dovesse piacer loro... vuol dire che sono matti... a proposito, Gwill, quando ti ho minacciata di morte... io credo che tu possa capire. Non lo ho fatto per odio nei tuoi confronti, ma solo perchè... come si fa a spiegare una cosa del genere? Se il tuo futuro marito o il suo amico mi privassero di Voldemort io impazzirei di dolore.. e cercherei vendetta. Non è una minaccia... del resto per te credo sia lo stesso... e a parte questo, ti considero una delle mie migliori amiche. Ma Voldemort è tutto per me... e questo viene sopra ogni altra cosa. -

 

- Cosa c' è Severus? Sono impegnato come vedi. - disse Raistlin seccamente.

- Se non vuoi che ti aiuti con il latino... fai pure, me ne vado... Ma credo di servirti! -

- Ah... allora sta bene. Ti chiedo scusa. Anche se qualcuno potrebbe pensare che mi strozzerei nel pronunciare simili parole... -

- Cominciamo... rosa, rosae... - Severus sghignazzò

- Se questo è l' aiuto che intendi offrirmi... - Raistlin sorrise - Credo sarai tu quello che dovrò metter fuori uso col sonnifero...

- Figurati... non si può scherzare con te? -
- A proprio rischio e pericolo. -
- Non ho paura! -
- Certo. E allora? -
Disse il mago sollevando appena il pensatoio.

Severus sollevò appena le spalle e si preparò a condividere la propria conoscenza del latino... si domandò se non potesse spacciare qualche pensiero fasullo per vero, e mandare Raistlin in confusione, ma no... quell'uomo avrebbe celebrato le sue nozze, dunque meglio non fare scherzi... per adesso. Piton si concentrò.

 

Hogwarts era silenziosa. Come se ancora ricordasse... l' orribile strage. Draco e i gemelli camminavano senza parlare.
- Rumore di passi! - fece Fred.

- Nascondetevi! -

- Manco a dirlo! -

Ma non fecero in tempo a sparire. Poco dopo finì loro addosso. Un Paciock tremante. Draco fece appena a tempo a tappargli la bocca, prima che gettasse un urlo.

- Neville! - fece George - Accidenti come sono felice di vederti! -

- Se ti lascio andare non urli, vero? - disse Draco.
Neville annuì tremante.
- Tutto a posto... - sussurrò Draco - Ma possiamo sapere come ti sei salvato? -
Piuttosto confuso e balbettante, Neville raccontò agli altri cosa era successo, anche se in realtà preferiva rivolgersi ai gemelli e non a Draco.
Draco si morse un labbro "Tiger e Goyle..." ma non disse nulla.
- Nella ghiacciaia! Che fortuna, Neville! Così non sei neppure morto di fame! - fece Fred.

- Già una vera fortuna. -
Draco deglutì appena. Riconosceva la voce. Era stato Victor Lestrange a parlare.

Fred e George sobbalzarono.
- Oh, no... -

- Potrei sapere che cosa vi porta da queste parti? -
- Mio padre... -
- Ci vorrà del tempo perchè si svegli. E non credo sia solo questo il motivo. -

Fred e George osservavano... zitti. Erano finiti tra le fauci del nemico.

- Cosa cercate, insomma? Forse un... fratello perduto? -

Fred fissò Victor con odio, quasi.
- Un fratello che è stato corrotto! -

- Se credi che possa sentirmi in colpa per questo ti sbagli di grosso. - disse l' altro freddamente - E sarei tentato di proporvi una scommessa. Chiamiamo vostro fratello. Voi proverete a convincerlo a venire con voi. Io gli mostrerò i vantaggi di rimanere. E vediamo a chi darà ascolto. Il problema è... voi cosa puntate? -

- Io non voglio farti sentire in colpa! La gente come te non si sente in colpa. Credi che io non conosca tutti i limiti di mio fratello? Tutte le sue bassezze?! Le conosco! Ma dico anche che è da gente come voi tentare i deboli... -

- Già. La gente come me non si sente in colpa. - ripetè Victor con voce incolore - Non può permetterselo, ecco tutto. E allora? Devo chiamarlo vostro fratello... oppure vi arrendete e vi levate di torno? -

- Chiamalo... io spero che ci ascolti, ma so anche che... eppure dobbiamo tentare. -

Victor battè le mani. Un elfo domestico apparve e scomparve di nuovo.
- Presto sarà qui. Ma ancora non mi avete detto COSA intendete puntare. -

Fred e George tremarono. Cosa voleva Victor? Era chiaro... erano caduti in una trappola. Che fosse il Malfoy figlio che Victor voleva, in realtà?
- Punto la mia vita...Cosa vuoi che punti? Non ho nulla! - disse George - Ma voglio una scommessa onesta. Solo io. Niente scambi... -

Victor rise.
- Battuto sul tempo. Non io ma il vostro amico... -
Disse indicando Draco.
- E non voglio nessuno di voi in realtà. Perchè quello che mi interessa è un' altra cosa. Un mangiamorte che sappia di essere tale. Invece di continuare a fingersi... una specie di vittima. Ma rechiamoci nel mio laboratorio... non vogliamo certo che ci interrompano. -

George socchiuse gli occhi.
- Ti seguiamo... -

- Grazie... -
Sussurrò Draco a George.

- Di cosa? - fece George - Non dire nulla... -

Erano ormai al laboratorio. E lì trovarono Percy Weasley.
- A voi. -
Disse soltanto Victor rivolto ai gemelli.

Percy si voltò di scatto - Cosa?!-
- Fratello! - fecero i due, e si avvicinarono.
- Che volete?! Andatevene! - gridò quasi Perce.
- Torna a casa! Papà ti ha perdonato di certo, mamma... ti aspetta. Che ci fai qui?! Non è posto per te... questo è male! -
- Io non posso tornare a casa! -

- Perchè non puoi. Di loro perchè non puoi. - fece Victor - Dillo a te stesso. -

- Perchè se torno a casa non sarò che un fallito! Come Arthur Weasley che non è più mio padre! -
Fred e George si fissarono, attoniti, occhi vuoti.
Perce fissò Victor - Ma sapete perchè resto? Solo perchè è il male minore... vi farò schifo. Meglio che a questo si abituino tutti... anche chi mi ha reso così. -

Victor gettò all' altro una strana occhiata.
- Sei tu che ci perdi a pensarla in questo modo. Non un altro. -

- Io non posso perdere più di quel che ho perso... e se volete scusarmi mi ritiro. Addio... Fred e George, e non vi chiamo fratelli, perchè adesso non ho più nulla. Ma non temete, non chiamo "fratelli" neanche questa gentaglia! -

- E adesso... - sussurrò Victor ai gemelli - cosa intendete fare? -

- Io non mi arrendo... - disse Fred.
- Vedrai... quando vedrà davvero l'orrore e se ne renderà conto... capirà. E noi ci saremo. -

- Forse fareste meglio ad andare. -
Disse Victor con lo sguardo perso nel vuoto.

- Possiamo andarcene così? -
Fred e George guardarono Draco - E Neville? - disse George a voce bassissima.

Draco stava per parlare. Ma Victor scosse la testa.
- Siete un po' prevedibili, sai? No, niente scambi. Soprattutto non questo. Il vostro amico è molto più al sicuro qui di quanto non lo sia tu. Sia per quel che riguarda il corpo... che per l' anima. -

- Sei sicuro che Neville sia al sicuro? - chiese George, ma sapeva di non poter insistere.
- Dobbiamo proprio andar via, allora... -

 

- Non so quale sarebbe la mia reazione. - ammise Gwillion - Spero di non scoprirlo mai in realtà. Ma... sì, capisco. Eppure ciò non vuol dire... che non mi faccia paura. -

- Paura...la paura si deve superare, se è necessario. Beh, ed ora che facciamo con questo             cibo? Chiamiamo gli altri? Io porterei qualcosa a Voldemort... -
- Allora ci dividiamo? E... non dire nulla al futuro possibile testimone, per favore. -

- Nulla... giuro solennemente di non dire nulla. E poi... dividerci! Saremo a pochi metri comunque! A dopo... - e Mac prese un vassoio e si allontanò verso la camera dove riposava Voldemort, ed entrò lentamente.

- Mi sta crescendo la barba. – sospirò Lord Voldemort.

- La... barba? Ci sarà un rasoio da qualche parte, immagino... i preti si fanno la barba no? Ed io ho provveduto alla cena... devi mangiare. -
- La mia non era un'osservazione oziosa. Il mio corpo di serpente era glabro, e adesso invece... non ho trovato nemmeno uno specchio per sapere di che colore è questo accenno di barba che mi sta crescendo. E invece sarebbe importante per sapere quale strada ha deciso di prendere questo mio corpo sospeso a metà tra una gioventù incantata e una vecchiaia reale. -
- Se vuoi saperlo, mio Signore...direi che questo accenno di barba è decisamente... nero, e non d'argento. -

- Allora dovremmo... festeggiare, non credi? -

- Festeggiare la tua ritrovata gioventù? - la Dama sorrise.

- Il mio mancato decesso, magari. -

- Oh, ma io ti avrei reclamato alla Morte! E so essere tanto insopportabile che la Nera Signora ti avrebbe reso a me! -

Voldemort sorrise. E baciò la sua donna.
La Dama ricambiò il bacio, lentamente e poi sorrise - Ho avuto paura...non spaventarmi più, ti prego... -

- Non lo farò. E' una promessa. -

- E... fatti dare un rasoio. Mi punzecchi... - sorrise.

- Forse dovremmo scendere... e unirci agli altri. Almeno per stasera. -
- Si, certo. Andiamo, mio Signore. -

- No. Ci ho ripensato. Prima mangiamo. Hai preparato tu, no? -

- Si, ho preparato io... spero ti piaccia. -

- E se anche fosse il contrario... oserei mai dirlo? E invece è ottimo. -

- Uhm... non che mi fidi. Ma certo non fa schifo, no? -

- E' ottimo, ti ho detto. E non sono il tipo da mentire su una cosa simile. -

La Dama sorrise - Ah, ho capito... non prendertela! Non intendevo dire che l'Oscuro potesse abbassarsi al punto di mentire per non scontentare la sua Dama-cuoca! -

Voldemort sorrise.
- Vorrei... imboccarti. Peccato che non si addica all' Oscuro... ma in fondo... non lo saprebbe nessuno, no? -

- No, nessuno lo saprà, mio sposo... sarà un altro segreto tra me e te... -

Voldemort sorrise ancora.
- Dunque lasciati imboccare... e poi andremo a cercare un rasoio. -

- Si... - disse la Dama, ed aprì la bocca, con gli occhi ridenti.

- E di sotto, che aria tira? -
Fece Voldemort tra un boccone e l' altro.

- Beh... credo siano tutti allegri, mio caro. -
- Allora dobbiamo proprio scendere... non fosse altro che per guastar loro la festa immagino. E poi devo cercare quel famoso rasoio. -

- Scendiamo, allora, perchè attendere ancora? Andiamo! -

 

 

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