Capitolo Trentotto

                                                             Strane coppie in città       

 

 

- Severus... - mormorò Gwillion - Sei sveglio?

- Chi è l'angelo che mi chiama... - sussurrò Severus prendendo una mano dell'altra, e baciandola.

- Volevo, Severus... che mi raccontassi la storia dell' anello che porto al dito. -

- Il sigillo della mia famiglia... è una lunga storia, risale alle Crociate... -

- Sono affascinata. Racconta. Ed il MIO anello? Non hai fatto commenti. -

- Stavo per chiedertelo... non lo ho fatto... per timore di diventare... geloso. Ho capito, sai? Ma è bellissimo... meraviglioso. La storia del mio anello è la storia di un Cavaliere che lasciò la sposa per andare in Terra Santa... quando partì, la donna gli donò un anello, in suo ricordo... perchè la portasse con se, nel suo cuore. E gli donò una spada... vuoi che continui? -

- Lo voglio, si continua. -

- Il Cavaliere combatté per lungo tempo, e più di una volta l'anello lo consolò nel dolore. E la spada lo difese dalla morte certa... ed infine venne l'ora di tornare a casa... con grandi onori... -

Gwillion ascoltava l' altro con gli occhi sbarrati.

- Allora il Cavaliere tornò a cercare la sua sposa, e trovò che aveva un figlio... un figlio loro... e fu così felice, disperatamente felice, che decise di lasciare a suo figlio, ed ai figli dei suoi figli un segno dell'amore tra lui e la sua sposa. Fece fondere un frammento della sua spada, e ne fece ricoprire l'anello d'oro donato dalla donna... Un abbraccio d'oro e d'acciaio... la dolcezza e la forza. Come vedi poi vi fece incidere i simboli della sua casata... li distingui?

- E' troppo buio... -
Un anello d' oro e acciaio. Come quello di Tanis e Laurana. Ovviamente si guardò bene dal dirlo. C' era da rischiare la vita. E poi quel pensiero infastidiva anche lei. Fu lesta a cacciarlo via infatti.

- C'è un'ancora, un' ancora ed una stella. Ed all'interno ho inciso i nostri nomi... e tu non mi racconti del tuo anello? -

- Il filo rosso all' interno sono i miei capelli. E mi sono cristallizzata un dito nel farlo. Perchè ho fatto tutto da sola. Anche se l' intruglio mi è stato... indicato. -

- Quale dito, vorrei baciarlo... è meraviglioso il tuo anello. Ed io non sarò geloso... di nessuno. Perchè so che sei mia. -
Gwillion rispose agitando l' indice sotto il naso dell' altro.
- In effetti a me era stato detto di NON toccare il vasetto in questione... chissà perchè... -

Severus baciò il dito, delicatamente - Piccolo eroe, eroe che s'è battuto e s'è ferito per il mio anello... ti sarò sempre grato... -

Gwillion sorrise.
- Sono proprio incapace, che vuoi farci...

-Incapace? Un'artista post-moderna...un'incapace?!

- Oh, non è così brutto l' anello. Un po' storto ma bello. Sembra quasi un serpente... -

- Brutto?! E'... affascinante, Piccola! E... rettili... non mi si addicono, forse? E... perchè non mi hai ancora chiesto un bacio?
- Forse... per prolungare il piacere dell' attesa. -

- Non lo so, piccola... è bello prolungare il piacere con l'attesa, ma... - la attirò per baciarla, un bacio allegro e pieno di passione.

- Baciami ancora... te ne prego. -

- Un giorno temo che ti annoierai dei miei baci... perchè io intendo dartene così tanti, ma così tanti... - e la baciò ancora.
- Se mi annoierò troveremo qualcos' altro da fare. La fantasia non ci manca... credo. -

- Oh, no... quella no... non ci manca... - disse Severus, e le sue mani scivolavano sul corpo dell'altra.

- Severus... -
La donna chiuse gli occhi. Quel nome era fatto per essere sussurrato, bisbigliato, gridato. E lei desiderava fare tutte e tre le cose.
- Mi piace che tu dica il mio nome, lo sai... lo sai, vero? Dillo... dillo ancora... sempre... -
- Severus... -
Era un sospiro stavolta, e un fremito.
- Severus...

- Non smettere di dirlo... - sussurrò Severus, lasciando scivolare le dita sul corpo dell'altra, percorrendolo con delicata intensità...

- Severus... -
La giovane chiuse gli occhi mentre il tocco di quelle mani si mescolava al suono della sua voce. Erano... una cosa sola.
- Severus... -
- Continua... - Severus chiuse gli occhi, estasiato. E poi si accostò alla sua sposa che fremeva, e il suo corpo bruciava.

- Severus... -
Non c' era bisogno di altre parole.
- Severus... -

Severus non le chiese altro. Dubitò che lei stessa potesse parlare. Perchè erano una cosa sola.

Gwillion non parlò più. Le sue labbra cercavano le labbra dell' altro. Il suo corpo... era scosso dai tremiti.
Severus avrebbe pianto forse, e non se ne sarebbe vergognato. Adesso era parte di un'esistenza perfetta. Un uno completo... che era due, che era sposa e sposo, uomo e donna.

- Severus... -
- Amore... Gwillion... -

- Amore... -
La giovane sorrise. Aveva gli occhi chiusi. Eppure sentiva la fiamma di quegli altri occhi che la bruciavano.
- Amore... - Severus sorrise - Non saprei che altro dire... Amore... -
- Severus... amore... non c' è differenza fra queste parole... -

- Sei preziosa, più d'ogni altra cosa. Ed io mi domando... perchè? Perchè io? -

- Tu mi hai voluto... e io non ho avuto altra scelta. Da quello stesso istante. Anche se ancora lo ignoravo. -

- E tu... tu ne sei felice? -

- Più di quanto avrei creduto possibile. E... vorrei farti la stessa domanda. Perchè. -
- Perchè... potrei dirti che è il Destino il perchè, io credo, però, perchè non c'è un'altra anima che si unisca tanto bene alla mia. -
- Io non credo nel destino... ma credo... in te, nelle tue parole. -

- A volte il Destino esiste, piccola, a volte... si. -

- Non vuoi rispondere alla mia domanda non è vero? Eppure non è la prima volta che te la pongo. E sai che accetterei qualsiasi risposta... per averti completamente. -

- Ma io... ti rispondo. Devi solo imparare ad interpretare le risposte... -

- Sono una bambina... parlami allora come faresti a una bambina... -

- Esattamente come parlo a te, mia sposa felice! -

Gwillion sospirò:
- Vuol dire che serberò nel dubbio il mio granello di tenebra... e lo terrò caro. -

Piton non disse nulla, ma carezzò l'altra, e la strinse come una bambina delicata, e dolce.
- Tu sai cosa intendo, non è vero? -

- Si che lo so. Ma ora dovremmo dormire. Domattina dovremo alzarci presto... - e Severus la strinse più forte, e chiuse gli occhi.

 

I gemelli erano giunti in vista di Hogwarts.
- Stiamo andando a morte certa... -
- Lo so... eppure... -
- Dobbiamo. -
- Esatto. -

Poi erano entrati nella scuola... restava il più adesso: trovare Victor.

- Al laboratorio? -
- Credo che lo troveremo lì... -

Fred e George entrarono circospetti nella sala piena di strani oggetti e provette.

- A cosa devo la vostra visita? - disse una voce dall' oscurità - Anche se non è difficile  immaginarlo. -

- Imbroglione! -
- Vigliacco! -

- Se volete continuare... potreste pagare cara la decisione di venire sin qui, dunque tanto vale che vi sfoghiate sino in fondo. -

- Si, continueremo. E venendo qui sapevamo di poter trovare la morte, e siamo venuti lo stesso, per Draco, e moriremo se necessario... -

- Troppa gente che vuole morire per lui, mi sembra. - fece Victor con una smorfia  ironica

-  Troppa. -

- E troppa che vuole uccidere la sua anima. - fece George con la medesima smorfia - Troppa. -

- Almeno noi agiamo con una certa logica... voi invece state rischiando di consegnarlo nelle nostre mani in questo istante. E per cosa poi? -

- Per cosa?! Sei cieco! La vuoi sapere la verità?! Draco ha tutto il diritto di diventare Mangiamorte se vuole... ma non se lo vuoi e lo reclami tu. Sarà quello che vuole essere... non gli servono i tuoi incantesimi di truffatore! -

- Consideratela una prova se vi fa piacere. Se riesce a fronteggiare i miei... incantesimi da truffatore... sarà libero per sempre. E comunque io sto solo eseguendo degli ordini. Non che voglia scusarmi con questo. E' un semplice dato di fatto. -

- Sei un bastardo. E sembravi persino onesto... ma che idioti che siamo a credere alla gente come te... -

- Sono un mangiamorte. Cosa credevate? -
Disse l' altro con rabbia.

- Credevamo fossi un uomo. -
- Uomo, vuol dire essere dotato di onestà, e valori, ed integrità, che sia mangiamorte o meno! -

 - Ho un solo valore. - disse l' altro in un sibilo - La realizzazione di ciò in cui credo. Indipendentemente dal prezzo. Indipendentemente dal prezzo. -

- Me lo immagino... - mormorò Fred - Devi sentirti superiore a Perce. Siete identici... -

L' uomo deglutì appena.
- Se questo è il prezzo. Così sia. -

- Amen. -
- Se sei uomo da dire questo... come ti ritieni degno di poter tentare Draco... non vali metà di quel ragazzo... no, non lo vali... - disse Fred.

- Non sono io a tentarlo. E' lui a tentare se stesso.

- Con il tuo aiuto. Ma dimmi, genio, quale sarebbe il tuo decantato credo? -

- Io so una cosa sola. Che il potere attirerà il male. Sempre e inevitabilmente. E da questo non esiste salvezza. Le eccezioni sono talmente rare da splendere come stelle... ma la luce delle stelle non può illuminare il mondo. Non è sufficiente. E allora... le alternative sono poche. O rintanarsi nel proprio cantuccio cercando di non vedere il mondo che va in frantumi.. oppure affidarsi a qualcosa di diverso dalla tanto decantata bontà. L' intelligenza. Io questo ho fatto. E tirarmi indietro adesso non sarebbe possibile nemmeno se lo volessi. Non che io lo voglia, sia ben inteso.

- Intelligenza! - sbottò Fred - La vera intelligenza è dire che il nero è nero e che il bianco è bianco, e che seppure il nero prevale sul bianco, il bianco deve restare tale, perchè è il bianco che racchiude i colori. Il nero li soffoca. -

- Una lezioncina imparata a scuola. E i colori non sono che simboli. Non possono rappresentare la realtà delle cose. -

- No, non è una lezione imparata a scuola. Solo chi è in malafede lo crede. Il bene è bene, il male è male. Basta. -

Victor scosse la testa.
- Li ho conosciuti i paladini del bene... li ho conosciuti. E vi auguro di non incontrarli sul vostro cammino. -

- Io me ne frego dei paladini! Io voglio che ingoi quello sporco incantesimo che hai fatto a Draco! -

- E come pensi di ottenere un simile risultato? Suscitando i miei... sensi di colpa forse? -

- Oh, questo lo farei con un uomo. Tu sei un vile... cosa vorresti in cambio? -

- Sarebbe facile... troppo facile... un altro scambio di vite e il giovane Malfoy si precipiterebbe qui... e sarebbe davvero perduto. Ma non sarà questo l' epilogo della vostra sciocca avventura. -

- E che ci farai, lord Vigliacco? -

Victor scrollò le spalle.
- Vi lascerò andare, immagino. E c'è un solo Lord da queste parti. Ed è il mio Signore. -

- Il Signor Voldemort! Puh... -
- Neanche il nome ci fa più paura, adesso... -

- Buon per voi. Non è di un nome che si debba aver paura. -
E' facile, pensò Victor. E' facile mescolare veleni per creare delle morti che non dovrai vedere con i tuoi occhi. Questo invece è difficile. Affrontare due semplici ragazzi. Ma se anche provo... cosa... dolore, rammarico? Qualsiasi cosa sia devo nasconderlo. In nome di un' idea. La mia idea. L' unica cosa che abbia mai contato. E che conterà mai.

- Si, buon per noi! -
- E male per lui. -
- Lo abbiamo visto come siete, adesso. E te lo ripetiamo: non avrete Draco. Mai. -

- Questo è possibile. Non certo ma possibile. E in ogni caso non sarete voi a deciderlo.

- Nè tu, del resto... -

- Mai avuto questa pretesa. Ah... certo, c' è l' incantesimo. Ma una tentazione si può vincere. E vi ho già mostrato che c' erano altri modi... -
Cosa stai facendo Victor... cerchi di giustificarti? Ma hai rinunciato a questo privilegio... molto tempo addietro. Per un' idea, la tua idea. Qualcosa di tanto prezioso da valere anche un simile sacrificio.

- Una tentazione... certo, si può vincere. Peccato che la tua non sia solo una tentazione...eppure Draco è già riuscito a resisterle... -

- E' riuscito sin ora a resisterle intendi dire. - mormorò l' uomo stancamente - E' diverso. -
Un' anima... un' anima sola... non chiedo molto. Quella voce implorante si era fatta strada nella mente dell' uomo. Perchè? Un' anima sola... poi ne pagherai le conseguenze. Come hai sempre fatto.

- E resisterà ancora. Te lo dico... seppure dovesse fallire, o io o mio fratello faremo in modo di perdere la vita per lui. Se è il prezzo da pagare per aprirgli gli occhi... -
- Non sarà necessario. - disse l' altro in tono duro - Non sarà necessario. -

- Vedremo... si, vedremo. Perchè a meno che non ci uccida tu prima, noi lo faremo, o l'uno o   l'altro. -

- Intendevo dire che vi do l' antidoto. Sono un vigliacco l' avete detto voi. E tra tanti crimini dovrei avere la forza per resistere a... questo. E invece non ce l' ho. -

- Il vero antidoto? - chiese George sospettoso.
- Da...davvero? - fece Fred, e sorrise.

- Non mento. Anche se posso capire che non vi fidiate. Dovrete farlo. Altrimenti aspettate il ritorno dei viaggiatori nel tempo. -

- Fidati... - disse Fred.
- Mi fiderò.. - sospirò George - E... grazie... -

- Non è per i vostri ringraziamenti che lo faccio! -
E quasi gridava.

- Lo sappiamo! - disse George con un sorriso furbo, prendendo l'antidoto dalle mani di Victor, e riponendolo con cura.
Si allontanarono - E' per la tua coscienza! A presto, Victor... e grazie! W se cambi schieramento... vienici a cercare! - e mentre le parole risuonavano ancora, Fred e George erano già lontani.

- La mia coscienza, l' onestà! - ripetè Victor pieno d' amarezza - L' ho persa quasi tutta la mia... onestà... l' ho sacrificata senza esitare e tornerei a farlo. Ma adesso che me ne rimane un ultimo frammento, è così difficile separarmene. Ho fatto di tutto. Ho dato la morte, ho torturato e scoperto il piacere che si può provare nel farlo. Ma non ho mai portato nessuno alla mia stessa... dannazione, come potrebbe chiamarla qualcuno. Spero di non doverlo fare. Se necessario lo farò tuttavia. E anche adesso... dare quell' antidoto ai ragazzi era la cosa più sensata anche per il bene della nostra causa. - l' uomo scosse la testa - E adesso non mi resta che accettare la punizione che seguirà il mio gesto. E poi tornare a servire il mio Signore. Perchè io non desidero altro. -
- E' un controsenso, Victor... se ciò che hai fatto era la cosa più sensata per il bene della nostra causa... per quale motivo dovrei punirti? -
- Perchè non era alla nostra causa che pensavo, mio Signore. - rispose l' altro chinando appena il capo - Perchè ho... vacillato. -
- Ma tu lo fai sempre Victor, vacilli ad ogni istante e solo per tornare ogni volta da me. - disse lo spettro con una strana dolcezza - Sei umano, e hai già pagato con la tua fedeltà sconfinata il privilegio della tua... coscienza. O forse desideri essere punito? -
- Non è impossibile. -
Rispose l' altro con un sorriso asciutto.
- A maggior ragione non devo farlo, non credi? E adesso sei stanco, Victor Lestrange. Troppe ore di seguito hai trascorso in questo laboratorio. Torna dalla tua sposa. E riposa. Perchè domani tornerai a servirmi. Come ogni volta. -
- Come ogni volta. -

 

- Vorrei rimanere qui disteso, a sfogliare margherite... vorrei... - l' uomo chiamato Lord Voldemort chiuse gli occhi - ti amo... credo di aver trovato il modo di liberarmi di un paio di avversari... ripetere questa conversazione in loro presenza... ma non voglio pensare a questo adesso... -

- Sfogliare margherite, oh, no!- Mac rise - Sfogliare margherite... credo che fuggirei lontano con il primo mago che mi capitasse a tiro! Solo sfogliare margherite, nient'altro? -
- Esistono tanti tipi di margherite. -
Rispose l' altro con un espressione... innocente.

- Davvero? - rispose lei con espressione altrettanto innocente - Non lo sapevo... mostramene qualcuna...-

- Ma sta a te indicare la strada...
nel mi jardin ay una flor
la mas bonita no tiene olor
e se lo tiene yo no lo se
vience con migo y te lo dirè... -

Mac sorrise - Tu mi stupisci... ogni volta... tu mi stupisci... vuoi che ti indichi la strada? Non vuoi provare a trovarla tu? -

- Potrei... potrei... -

- Potresti, se non vuoi... ti saluto! - e con un balzo Mac cominciò a correre...

Lord Voldemort rise e corse dietro all' altra. E la afferrò.
- Adesso dovrò esplorare... - le sussurrò - alla ricerca di un fiore... dove potrà mai trovarsi? -

- Non sarà facile trovarlo... oh, no! Non ti renderò facile la caccia stavolta... - e la giovane prese a divincolarsi.

- Sarà forse qui? O qui? -
Disse l' uomo tenendo stretta la ragazza con fermezza. E ricoprendo il suo corpo di baci.
Mac cercò ancora di sfuggire all'altro, per quanto i suoi sensi le dicessero tutt'altro, eppure c'era qualcosa di magico in quella lotta fatta per gioco - Non lo troverai... -
- Allora non mi resterà che... continuare a cercare... -

- Credevo che tu sapessi fare meglio... credevo che fossi più capace... -

- Credevi... tu credevi? Ah quante disillusioni, donna! -

- Dunque... cedi? Cedi? Se non riesci a trovare il fiore... -

- Non ho detto questo, solo... la ricerca è così piacevole... -

Mac sorrise, lasciandosi andare, tra le braccia dell'altro
- Si, è vero... è piacevole... quasi mi fa impazzire... Amore. -
- Forse dovremmo... eliminare qualche ostacolo adesso... queste vesti... -

- Si... toglile tu, e dopo dimmi... com'è sfilare il vestito della donna che ami, la prima volta che scopri d'amare... -

- Non ci sono parole... non ne esistono più... solo il sapore della tua carne nuda... -

- E il calore del tuo corpo... - rispose piano Mac, e accarezzò il volto dell'altro, e poi si accostò per baciarlo.
- Ti amo. -
Mormorò l' uomo. Ancora una volta.

- Ti amo. - rispose lei in un sussurro - Dammi il tuo amore in tutti i modi in cui puoi darlo... -
L' uomo non rispose, non a parole. E strinse a sè la donna con tutte le sue forze.
La bocca della giovane cercò il collo dell'altro, e lo baciò piano, con delicatezza, poi cercò ancora le sue labbra, mentre un dolce tremito la scuoteva.

- Ti amo... Dama Verde... mia diletta, mia sposa... Mariacarla... -

- Ti amerò per sempre, che tu lo voglia o no, che io possa dirlo o meno, chiunque tu sia... - ma il resto della frase si perse in un lungo sospiro, tra le braccia del suo Amore.
- Grazie... - mormorò Lord Voldemort - Grazie di essere venuta sino a me. -

- Grazie a te... - sussurrò la giovane, senza alzare la testa dal petto dell'altro - Grazie a te... sei tu, in realtà, che mi hai fatto il dono più prezioso. Ed io ti amo. Ti amo... ti amo... -
- Ci amiamo... e il nostro amore si riflette come in specchi posti l' uno accanto all' altro… Diventando più forte a ogni istante. -

- E' così, infatti, si, è così... - e tornò a baciare l'altro, con un'intensità che non credeva di poter provare prima.
- Strano... - mormorò - Non credevo di poterti amare più di quanto non facessi... e invece... è proprio così: ad ogni istante il mio amore cresce e diventa più forte. -

- Starei qui ancora a lungo... - mormorò l' uomo - ma il sole sorge, e ci aspetta una giornata di viaggio. Vogliamo tornare indietro... amor mio? -

- Si, certo. Del resto, ovunque andremo, mi basta essere con te... con te... e poi, il viaggio che ci attende sarà di certo interessante. - disse la Dama, mentre si rivestivano, e poi si avviarono verso la casa.
- Oh su questo non c' è alcun dubbio. Interessante lo sarà di certo. -

- Già... dove prenderemo i cavalli e tutto il resto per il viaggio, mio Signore? -

- C' è sempre il carro di Choveloù. E a St. Brieuc faremo spese. Già era stato deciso ieri. Ma forse tu eri a coglier fiori... -

- Si, dovevo essere a cogliere fiori. Beh, all'avventura! Non sto più nella pelle! Siamo persi nel passato, e bloccati qui...non è affascinante? Ci sarebbe da aver paura, ma finchè c'è quest'uomo con me...non ne ho... ed ora corri... altrimenti ci lasceranno qui... corri! -

Voldemort rise. E corsero.

- Contegno! Ora ci vuole contegno! Dobbiamo ricomporci...- la Dama sorrise, ed entrarono in casa.

- Non c' è fretta. Gli sposini mancano anch' essi all' appello. -
Fece Voldemort guardandosi intorno. E sorrise.
- Beh, è ovvio... loro non devono sempre correre... no? O aspettarsi che esca un qualche servo da sotto al letto con notizie urgenti, no?- Mac rise.

- Servi sotto al mio letto non ce ne sono stati mai... e nemmeno sopra. -
Aggiunse in un sussurro.

- Uhm... così sembra. Ma a volte avevo la ridicola sensazione di dover scattare da un momento all'altro... come se fosse suonato un allarme antiaereo! -

- E tornerà quella vita... temo. Ma eccoli che arrivano. -

 

Fred e George planarono verso le finestre della loro abitazione segreta a Diagon Alley, buttarono le scope all'aria, e corsero verso la camera dove Lupin vegliava Draco.
- Lo abbiamo! - strepitò Fred, e infilò il collo della bottiglietta con l'antidoto tra le labbra dell'amico.
- E' l'antidoto... - spiegò poi - Lo abbiamo ottenuto... da Victor, lo abbiamo persuaso! -

- Victor? - ripetè Draco tossendo, l' antidoto gli era quasi andato di traverso - Che diavolo avete combinato? Raccontatemi tutto. Tutto. -

- Siamo andati ad Hogwarts. Abbiamo detto a Victor che era un vigliacco, e che se non avesse fatto nulla lui... beh, avremmo provveduto noi...avremmo fatto in modo di dare la vita per te...beh, per farti tornare in te... accidenti...come è imbarazzante dirlo... -

Draco non disse nulla. Stava... piangendo.

- Draco... stai... male? Oddio... non era veleno?! Draco... -

- No. Sto bene. E' solo che... grazie. Non esistono altre parole. Grazie. -

Fred e George si guardarono in faccia e...scoppiarono a piangere come due sciocchi. -
- Oh, Draco... tu non ci fai rimpiangere di non essere Kender! -

Draco si morse un labbro. Adesso gli veniva da ridere. -
- Dov' è il mio medaglione. Devo vedere se ha funzionato davvero. -

- Ecco... tieni... -

Draco sfiorò appena il medaglione... e un fumo verdastro si levò dalla gemma.
- Sembra abbia... funzionato. E adesso... se mi cercate la bacchetta... l' ho gettata da qualche parte quando Lupin si è addormentato... -
E scostando le coperte Draco mostrò con un sorriso agli altri i propri piedi... pietrificati.

- Oh, Malfoy... Draco Malfoy... - George scosse la testa e poi passò la bacchetta a Draco - Te la saresti cavata anche senza noi! -

- Questo non lo sapremo mai adesso... grazie a Victor Lestrange. -

- Già, è così! -

- Non so se sia un bene però. Non lo so. -

- Beh, Draco... se preferisci possiamo sempre provare a suicidarci davanti a te... il nostro quasi-piano originario... o farci uccidere dai mangiamorte... scegli tu il bene che ti pare! -

- Provateci solo e vedete cosa vi combino! -
Rispose Draco in un ringhio.

- Oh, no... - rispose Fred con un sorriso.

- Quindi state buoni. E vedete di dormire, sarete stanchi morti! -

- E tu? Non dormi? Sarai stanco anche tu! -

- Beh, io ho dormito un po'. E comunque sì, vedrò di dormire anch' io? -

- Buonanotte allora... - sbadigliò Fred - Tanto ormai non è più notte... ma... - agitò la bacchetta e le finestre si oscurarono - Così va meglio... - George non rispose, già addormentato, e presto Fred lo seguì nel sonno.

 

Severus si sollevò a fissare Gwillion - Piccola, è ora... dobbiamo andare... -

- Altri cinque minuti... -

- Eh, no! - e Severus suonò un cuscino sulla testa della sua sposa...

- Che ore sono... oggi non c' è università vero? -

- Università?!- Severus risuonò il cuscino sulla testa dell'altra - Amore, alzati! Pigrona! -
- Severus? - la ragazza spalancò gli occhi - Sì, un attimo e sono pronta. -

-E chi credevi che fossi? Oh, andiamo bene!- rise Severus.

- Su, su... che facciamo tardi. -
Disse la ragazza vestendosi.

- Ma certo che... tu stai dicendo a me che facciamo tardi?! Ma se eri tu che dormivi della grossa e non volevi alzarti! Da domani ti butterò letteralmente giù dal letto, a terra! - disse, mentre si vestiva.

- Non lo sapevi che ero dormigliona? Ecco... sono pronta! -

- Dormigliona? Solo? Beh, scendiamo! -
- Io sono già alle scale! -

 

Intanto Severus e Gwillion avevano sceso le scale e li avevano raggiunti.
- Buongiorno! - disse Severus.
- Ben trovati! - replicò la Dama.

- Buon giorno! -
Disse Gwillion a sua volta.
Poco dopo arrivava il bardo a chieder loro se erano pronti a partire.

- Pronti...direi di si! - disse Severus, con un sorriso.

Si misero in viaggio. Un viaggio lungo, e piuttosto monotono. Choveloù cantava però, e questo già era qualcosa. Poi quando si è in dolce compagnia..
- Non ti sembra che... -
Mormorò Gwillion al suo sposo lanciando un timido sguardo nella direzione di Mac e Voldemort. Ma poi scosse la testa.
- Nulla, nulla. -
- Che volevi dire? - chiese Piton e sollevò le spalle, in un gesto che voleva dire "non ho capito nulla". Del resto lui era totalmente assorto nella contemplazione dell'altra, troppo assorto persino per notare Raistlin, se mai Raistlin avesse tentato di provocarlo.
- Niente ti ho detto... e poi lo sappiamo che il mio intuito è sottozero... -

- Sottozero... soprattutto se hai sonno immagino, perchè tu hai sonno, non è così? - disse Severus, che stava rimirando nella luce piena del sole ormai alto l'anello che gli aveva donato la sua sposa.

 

- Il carro mi culla... la musica è dolce... e sto così bene abbracciata a te... sarebbe sin troppo facile dormire. - disse Gwillion.

Severus rise - Dormire... non credevo fossi un simile ghiro... -

- Stanotte non è che abbia dormito così... tanto! -
Rispose lei in un sussurro indignato.

- Ma tu hai sempre sonno... e poi non vedi me?! Io sono riposato... - ghignò Severus.

- Ho sonno solo di mattina. E poi sta a te tenermi sveglia... -

- Ma non posso farlo! - disse l'altro indignato - Quando saremo soli... -

Nel frattanto il carro si faceva sempre più vicino a St. Brieuc comparivano le prime case. E l' alta cattedrale. Con fonte battesimale ottagonale, non potè fare a meno di ricordare Gwillion. E lo disse, soprattutto per vedere l' espressione... del suo maritino.
- A cosa stai pensando, mia Dama Verde? Se posso chiedertelo. - chiese Voldemort.

- Alle... margherite... - rispose placidamente la Dama.

- Che pensiero affascinante... -
Disse l' uomo con un sorriso.
- Oh, si! affascinante... non vedo l'ora d'essere in città e di visitarla. -

- Io penserò alla locanda. - disse Choveloù saltando giù dal carro - Se voi intanto volete pensare ai vostri acquisti... -

- Beh... - disse Piton - Siamo stati invitati ad una festa... credo che dovremmo provvedere... al modo in cui ci presenteremo. Ci dividiamo?

- Se riesci a staccarti dalla tua sposa... - rispose Voldemort - perchè le fanciulle vorranno indubbiamente pensare agli abiti... e questo le porterà negli stessi negozi. -

- Credo che mi sacrificherò... - sorrise Severus - Del resto temo che anche noi dovremo provvederci di abiti più... consoni al nostro nobile ospite... - poi si voltò verso Gwillion - Pensate di cavarvela da sole? -

- Se ci date i soldi... -

- Come suona male questa cosa... - sospirò Mac.
Severus sorrise - E per fortuna che non ho deciso di provvedere con un incantesimo al denaro, una volta arrivato qui... per fortuna che lo ho portato tutto dal futuro! - ed infilò tra le mani di Gwillion un bel sacchetto d'oro.

- Arrivederci, mia Dama Verde. -
- Andiamo... Maaac? -

- Arrivederci, mio Signore... - la Dama sorrise e poi si voltò verso Gwillion - Insomma, arrivo! Sei un po' su di giri, oggi... ma è normale, cioè... lo sai, no? -

- Sì, lo so. -
Rispose l' altra e sorrise.

- Bene...ed ora? Cosa compriamo? -

- Cerchiamo una sartoria... non ci sono i grandi magazzini in quest' epoca... -

-Questo lo so da sola! Insomma... per chi mi hai presa?!- disse Mac un po' stizzita - Ed eccone una lì... -

- Oh, non intendevo che non lo sapessi... parlavo solo per dar aria alla bocca credo. -
E iniziarono a osservare le stoffe multicolori che il sarto porgeva loro.
- Solo che ci vorrebbe qualcosa di pronto... -

- Potrebbero avere dei modelli già cuciti, immagino... -
- O qualche abito che non è stato ritirato da chi lo aveva commissionato. Proviamo a chiedere... -

- Uhm... si... speriamo solo che siano carini... se li ha. -
I vestiti erano carini, e molto. Un po' scomodi forse ma carini. Le ragazze uscirono dal negozio cariche di pacchi.

- Ed ora... cos'altro credi che possa servirci, Gwillion? -

- Scarpe? Cielo sarà ancor più difficile trovare quelle. Ed io ho solo un paio di zoccoli. Più i sandali dell' angelo. -

- Beh, non disperare! Le troveremo... proviamo lì! -

Decisamente la fortuna era dalla loro quel giorno. Gwillion temeva che avrebbero dovuto ripiegare sulle scarpe da uomo, data la taglia dei loro piedini. Invece trovarono proprio quel che serviva loro. Severus sarebbe inorridito forse, sentendolo.

- Direi tutto molto meglio di quanto non credessi! - disse Mac - Abbiamo abiti e calzature... ed entrambi gli articoli ci faranno ammirare alla festa. Credi che ci servano degli ornamenti? Trallallà... mi sto divertendo.. .normalmente detesto fare shopping... se non di libri e giocattoli e cose assurde... ma oggi... mi diverto! -

- Non credo che tu compri tutti i giorni abiti che saranno futuri pezzi d' antiquariato Mac. Con un bell' incantesimo invecchiante potremmo far incetta di gioielli e rivenderli nella nostra epoca... e poi l' artigianato celtico molto interessante... E forse io dovrei comprarmi una cuffietta per i capelli sono TROPPO corti. La parrucca no, mi rifiuto di metterla. -

- Neanche io voglio mettere la parrucca! Ma i miei capelli... almeno consentono di giocare un po'... ed in effetti tu hai ragione, meglio la cuffietta per te... Allora entriamo lì per la cuffia, e lì per qualche ornamento... oh, e ci servirà un po' di trucco... lì dovrebbero averlo! -

- Meglio stare attente con il trucco. Non conoscendo la moda locale... e con un inquisitore tra i convitati. -

- Oh, beh... non voglio certo impiastricciarmi la faccia! E poi... beh, non ne abbiamo bisogno, tutto sommato! -

- Un po' di rimmel magari... cioè l' equivalente... tanto con le ciglia già nere la differenza non si nota... -

- Insomma... muoviamoci con queste spese! -

- Abbiamo finito mi sembra. Ma dov' era l' appuntamento? Ah ecco che arrivano i nostri cavalieri. Così ci liberiamo dei pacchi. -

- Si, eccoli... -
Severus si avvicinò a Gwillion - E allora? Cosa hai comperato? -
- Molte cose... e principalmente un bell' abito azzurro scuro. -

Severus sorrise - Ti piacciono le sfumature del blu, vero? E ti donano... - sussurrò - Ed è ora di andare alla locanda. -
- Posso aiutarti, mia sposa? -

- Grazie ce la faccio da sola! - disse Mac, e sorrise.
Severus stava, intanto, chiacchierando e ridendo con Gwillion, per i suoi acquisti.

- Non lo mettevo in dubbio. Solo, io desidero aiutarti. -  disse Voldemort.

- In tal caso... - Mac porse all'altro una minuscola confezione che conteneva un fazzolettino di pizzo - Pesa troppo, porta questo... -

Lord Voldemort sorrise.
- Spero che le mie vecchie spalle riescano a sopportare un simile peso, ma per te... - l' uomo scosse la testa e poi prese a forza i pacchi della giovane - Perdonami, ma è l' epoca a richiederlo. Non hai notato le occhiate che ci gettano? -

- L'epoca! Pfui... Non li fanno più uomini come un tempo! -

- Sul genere di... Berengaire, intendi? -

Mac scoccò un'occhiata velenosa a Voldemort.
- Chissà... -

- Oh, mia Dama, conosco i tuoi gusti, purtroppo. -

- Purtroppo... intendi dire che devo mutarli, mio caro? -

- Niente affatto. Hai dimostrato il tuo buon gusto... venendomi a cercare, mi sembra. -

- Sembravi rammaricato... - disse lei, e sorrise.

- Sembrava male. -
- Mi fa piacere... e intanto siamo arrivati. -
- Dov' è la locanda? - fece Gwillion - No. Non può essere quella! -
La ragazza sbarrò gli occhi, incapace di parlare.

- Credo di si... - disse Severus.

- Ker Izel... Ker Izel... casa bassa. - la ragazza si morse un labbro... per non scoppiare a ridere - Una volta ho dormito a St. Brieuc. Indovina come si chiamava l' albergo. E anche la strada mi sembra... potrebbe essere la stessa. -

- Oh... - Piton non disse altro.

- Beh, - mormorò Gwillion - non ci resta che entrare.

Severus alzò le spalle, ed entrò.

- Severus... Severus, vorrei parlarti. -
Mormorò Gwillion.

- Cosa c'è, piccola? - chiese Severus.

 - E adesso... dov' è finito il bardo? - stava dicendo Lord Voldemort - E cosa dobbiamo fare? Cibo, camera? Scegli tu, mia cara. -

- Oh, ma per me è lo stesso! Decidi tu, mio caro. -

- Potremmo tornare in strada... e griderei a tutti che... TI AMO! -

Mac restò a bocca aperta.
Gwillion non disse nulla. Non riusciva a voltarsi. Aveva sentito bene?

Severus inarcò un sopracciglio.

- Come ti ho detto prima... - sussurrò Voldemort all' altra - certe verità sono il modo ideale per abbattere il nemico. Ma non è per questo che l' ho detto. Desideravo dirlo.

- Sei uno strisciante rettile! - sibilò Mac - E' di cattivo gusto se ti bacio? -

- Puoi baciarmi... ma darmi del rettile voleva essere un complimento o un' offesa, Amor mio?

-Un complimento, è ovvio! E non è probabile che mi brucino come strega se bacio un uomo in pubblico? -
- Ho sentito bene, Severus? -

- Non credo, Gwillion... -

- Che facciamo, ci defiliamo, Severus? -

- Si...è decisamente meglio...  -

- C' erano solo due spettatori. E se ne stanno andando. - disse Voldemort.

- Il nemico è messo in fuga dall'Amore...o è solo che volevi toglierteli di torno? -

- Volevo solo dirti che ti amo. E vedere le loro facce, magari. -

- Ti amo...ti amo...ti amo...-  sorrise - Ed erano divertenti le loro facce? Io credo di si... -

- Abbastanza. -
Voldemort tratteneva a stento la sua risata. Poi si preoccupò di baciare la donna.

- Che buon sapore hai... soprattutto quando soffochi una risata in un bacio... -

- Ne sono lieto, ne sono davvero lieto. -
- Dimmi, e non è ora di cenare? Potremmo farci portare la cena in camera... -

- Come ordini, mia... amata. -

- Ti precedo in camera, tu lascia disposizione all'oste, mio Amore. -

E Lord Voldemort annuì appena. Impaziente di raggiungere la sua donna.

La Dama salì in camera, e si rinfrescò il viso. Era stata una faticosa giornata. Una giornata faticosa e meravigliosa...

Mac sospirò, mentre scioglieva i capelli, ed allentava il corsetto dell'abito, fissandosi, sorridente in uno specchio. Le vennero in mente dei versi, come spesso accadeva, e li recitò piano, a sè stessa.
- Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.
T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo... -

E Voldemort ascoltava, in silenzio. Ancora stupito per il calore che gli inondava... l' anima? Era la sua anima quella che sentiva palpitare?

Mac vide l'altro riflesso nello specchio, e si voltò - Eri qui? -

- Ciò ti dispiace, forse? E' bello guardarti.  -

- No, è bello essere guardata da te. -

- Ti amo. Lasciamelo ripetere. -

- Si, ripetilo... non ti potrei mai vietare di dirmelo. Mi ami... è meraviglioso... -  si avvicinò per aprire un po' la camicia dell'altro - Rilassati. E' strano... è quasi come se fossimo a casa nostra... lo sai? E' strano... come due compagni di vecchia data. -

- E invece ci conosciamo da così poco... ma no, nei sogni io ero già tuo, e tu già mia. -

- E' così. - disse lei, abbracciandolo con tenerezza.

Bussarono alla porta. Era il cameriere della locanda con un vassoio carico di cibo.
- Splendido, - mormorò Voldemort - così non dovremo temere altre intrusioni. -

- Sono curiosa di assaggiare la cucina locale... e ansiosa di imboccarti, se ti fa piacere che lo faccia... -

- Come potrei negare a te e a me un simile piacere?

- Già... come potresti? Ci sediamo sul letto... per cenare, Amore mio? -

- Un altro pic-nic? Perchè no? -

- Ma questo è diverso... e non fuggirò nel bosco, per farmi inseguire, dopo. E... poi non mi hai mai detto se quella sera... cosa pensasti? -

- Ho pensato che quella sera era tua. E ho accolto il tuo dono. Anche se non lo capivo in pieno. -

- Non lo capivi... e poi lo hai capito? -

- Ho compreso in qualche strano modo... anche se non conosco la storia dietro al rito. -

- E' una storia che non ha più nessuna importanza. E quel rito la cancellò... -

- Se non ha nessuna importanza, perchè non narrarmela? -

- Perchè non esiste più... perchè si è esaurita... e non avrebbe senso narrarla adesso. Tutto quello che è successo da allora è stato un viaggio nuovo, non conta più ciò che era, non esiste nemmeno più. Il passato del mio mondo, le mie storie di allora... sono andate via, ed io non le rimpiango. -


- Di che colore sono, Severus? - chiese Gwillion.

- Non lo so! Ed io? -

- Latte inacidito direbbe la Row... ed è la prima volta che ti vedo di quel colore. -

- Insomma! Perchè mai dovremmo mutare colore! -

- Però tu l' hai fatto. E io... non so. -

- Anche tu! E' che sono...disgustato, ecco! -

- Disgustato? -

- Io non ho... mai visto... in quella luce... Lui... tu non so se capisci... -

- Come vedere i propri genitori... o un professore a letto? -

- Peggio... forse.. .è difficile ammetterlo, come vedere un Dio, a letto... e con un mortale. -

- Eppure hai detto che non è un Dio. -

- Non lo è, infatti. Ma è... non lo so... tu cosa ne pensi? -

Severus aveva appena chiesto all'altra cosa pensasse, quando tornò sui suoi passi, riprendendo lui stesso il discorso.
- Aspetta... forse devo cercare prima di spiegarmi... vedi, io... odio Voldemort. Lo odio... e gli sono riconoscente per alcune cose. Non credo sia un Dio, e non lo è, anche se lo ho creduto per un certo tempo. Forse... è più facile odiare una creatura che sia intenta del tutto al male... ecco. Forse è questo. Potrei temere che il suo amare, mi porti via il mio odiare, e non posso permettermelo. Non lo so... non lo so. E forse è solo una commedia, e in questo caso mi dispiace per la ragazza. Perchè chi resterà ferita sarà solo lei. E tu, piccola... tu cosa ne pensi? Tu vedi questa situazione in una diversa prospettiva, immagino. E' assurdo... che Voldemort abbia la furbizia di usare l'amore come arma? Cosa pensi?

E poi, basta... poi pensiamo a noi... mi sta venendo un orribile mal di testa tra locande che tu conosci già, e Dei crudeli innamorati... -

- Allora non dirò nulla. - mormorò la giovane carezzando il volto dell' altro - Avrei voluto parlarti... di locande che conosco già... e false divinità supposte... ma se non è il momento non è il momento. -

- E invece, vorrei che me ne parlassi, adesso! - sorrise Severus.

- Mi chiedevo solo... se tu vuoi sapere realmente come stanno le cose... o se non preferisca invece che io taccia... queste strane coincidenze quando le incontro. -

-Voglio sapere come stanno davvero... certo... -

- Certo che se questa fosse come una storia scritta da noi saresti messo male, davvero... - la ragazza scosse la testa con un sorriso - perchè di sei divinità io so benissimo che solo due avrebbero per... costanza scrittoria la preminenza. E prova a immaginare come ci divideremmo io e Mac i personaggi. Perchè la regola principale nelle storie scritte in comune è evitare di affidare alla stessa mano le persone che interagiscono più spesso tra loro... oh, adesso ti sto solo provocando, lo sai, non è vero? -

- Provocandomi... tu, mi dici che se così fosse... io sarei nelle mani della tua amica, ed il mio rivale nelle tue! Ma sai... anche se siete divinità di questa "storia", ti ho già detto che io non vi credo onnipotenti... -

- Non solo il tuo rivale... anche figure come Raistlin... e Black... e ovvio che non siamo onnipotenti. Non si può far fare ai personaggi quello che non vogliono. Qualsiasi scrittore lo sa. -

- Mi inquieta... questo mi inquieta, lo sai? Sono scappato ad un Dio... per trovare una Dea?! -

- Una Dea da quattro soldi, una dea di carta, che è completamente nelle tue mani. -

- No, non sei una Dea da quattro soldi, nè una Dea di carta... ed è per questo che mi fai paura. Forse... per l'intensità con cui ti amo... -

- Credi che io valga più di quanto non valgo... -
Completò lei con un sorriso triste.

- Tu vali più di chiunque altro... in questo mondo, o in un altro... tu sei... sei il mio mondo. Ah, vedi, Dea? Rischio di diventare io come creta fresca tra le tue mani... -
- Ma come abbiamo detto... non sarei io a guidarti, quand' anche. -

- E se tu mi guidassi, non come Dea... ma solo come donna che amo? -
- Non so se ho la saggezza necessaria. Ci guideremo a vicenda immagino. -

- Si. Ci guideremo a vicenda. -
Gwillion annuì, e strinse la mano dell' altro.
- Vogliamo andare a cena? E poi ci ritireremo... in armonia... -
- Come preferisci. In effetti ho fame. -

- Allora andiamo... ho molta fame anche io, se devo confessartelo... -

 

Silvia aspettò che Sirius fosse sceso e si sistemò per bene... quando fu passato un lasso di tempo ragionevole, raggiunse i due uomini.
- Allora miei fedeli intendenti, che progetti avete?- domandò a Sirius e a Barthy.

- Io ho compere da fare... - disse Barthy.

- E anche la duchessa. - fece Black - dovremo trovare una città, immagino. -

- Io ho preso le mie informazioni, mentre facevate altro. La città c'è e non è lontana. -

Rosso in volto Black riuscì appena a fare un cenno d' assenso.

Barthy finì di bere una tazza di qualcosa, e non era certo di sapere cosa fosse, e si allontanò dal tavolo. Poi si fermò e si voltò - Dobbiamo sbrigarci. Il tempo è un bene che non possiamo sprecare. Dopotutto Silvia ha lasciato una figlia nel presente, e credo che abbia fretta di rivederla. -

L' altro tornò ad annuire, senza parlare.

Silvia lanciò un'occhiata inquisitoria a Sirius... che diavolo pigliava a Barthy?
- In effetti sì, prima torniamo a casa, meglio è... allora andiamo a fare shopping? Sempre che vogliate affrontare l'esperienza di andare a comprare vestiti con una donna... i vostri nervi potrebbero risentirne... - disse ridendo

- Abbiamo superato di peggio credo. E poi gli attendenti devono... attendere ai voleri della loro Signora.

Fai strada, Barthy.. e il nome di questa città. Per favore. -

Barthy sellò i cavalli, mentre Black e Silvia attendevano, e lo fece in silenzio.
Poi montò sulla sua bestia, e fissò i due, e finalmente parlò - In quanto al fingersi attendenti, io lo farò solo davanti a Berengaire ed ai suoi. In altri momenti non ve ne è bisogno. In quanto al fare compere  è più opportuno che le facciate voi due insieme, io andrò per conto mio. In quanto al nome della città, potrai chiederlo a qualcuno, Black, io non raccolgo informazioni per voi. E, no, Silvia, non muovere indignate proteste... tu stessa mi hai ricordato per chi lavoro, ultimamente. Quindi non avete il diritto di protestare, e forse vi faccio un piacere se vi dico di restare più vigili... perchè per adesso il vostro comportamento è totalmente inadeguato all'occasione. - spronò il cavallo e partì al galoppo.

- Ha ragione, - mormorò Black - lo sai che ha ragione, non è vero? -

- Ha ragione? - disse Silvia stizzita - Dovrei far finta di farmi piacere Voldemort solo per non dispiacergli? Francamente Sirius detto da te....-

 - No, Silvia, Voldemort non c' entra affatto. - disse Black.

- Dici che ha a che fare con noi due? Ma lo sa che stiamo insieme, mi sembra strano un attacco di gelosia retroattivo... - disse Silvia, che pur sforzandosi non riusciva a capire.. forse sono un po' tarda, pensava fra sè.

- Non so come spiegarti... la mia è forse solo una sensazione. Siamo di fronte ad un grave pericolo e abbiamo un solo alleato. Ci siamo comportati forse in maniera... avventata. Dovremmo... -
Sirius scosse la testa. Non era bravo con le parole. No, non lo era.

- Forse hai ragione.... e come al solito è colpa mia....- disse piano Silvia.

- Scusami. Non volevo rimproverarti. E' solo che... mi hai detto di essere capricciosa una volta, ricordi? Io non posso permettermi nulla di simile. Per me, e per te, e per Lily. Non posso permettermelo. E invece l' ho fatto. -

Silvia non disse niente, ma sentì gli occhi riempirsi di lacrime, perchè diavolo riusciva sempre a rovinare tutto?

E Lily... se avesse messo in pericolo la sua piccola ne sarebbe morta....

- Su, su, adesso non piangere. Si risolverà tutto. Solo perdonami se talora ti sembrerò brusco.

- Forse sarebbe meglio se tu andassi a cercare Barthy e cercassi di porre al mio ennesimo guaio... posso arrangiarmi a fare shopping... - disse Silvia piano.
- Niente affatto. Non ti lascio andare in giro da sola. Ma prima parlerò con Barthy. -

- Allora io devo aspettarti qui? - domandò Silvia.

- Niente affatto, seguimi, e non perdermi mai di vista. Solo, forse è meglio che tu rimanga un po' indietro mentre parlo con Barthy. -

- Va bene, allora farò tutto quello che dici... - e prese a seguire Sirius in silenzio.

Sirius annuì con un sospiro. Avrebbe voluto confortare la ragazza. Ma forse esser duro era proprio quello che doveva fare.

Silvia proseguì a cavalcare sempre in religioso silenzio, e per lei tacere per così tanto tempo di seguito era un vero record...

- Barthy, Barthy Crouch! -
Chiamò frattanto Sirius.

Barthy tirò le briglie del suo destriero e lo fece girare.
- Cosa vuoi, Black?! -

Sirius tirò un gran sospiro.
- Pensavo... che se desideri proseguire per la tua strada sarebbe facile spiegare la tua assenza a Berengaire. La duchessa ha mandato uno dei suoi uomini a casa per avvertire i familiari delle sue sventure. Se lo vuoi intendo. A dividerci potrebbero esserci dei vantaggi... Dannazione. Questo è il mio modo contorto di chiederti scusa. Perchè so benissimo di avere sbagliato. Ma mi sono ripetuto per tanto tempo che sono un idiota che alla fine è diventato un alibi per continuare a fare cose idiote. E se dobbiamo dividerci, anche per poco, dov' è che ci daremo appuntamento? Ecco. -

- Sei sicuro di saper badare a Silvia? E non te lo chiedo perchè la amo... ma potrei essere d'aiuto. -

- A non fidarti di me forse hai ragione. E ogni aiuto è bene accetto. Specie con quel verme di  prete... -

- Quel verme che guarda la tua donna con... fame di carne... -

- Me ne sono accorto. Sarò imbecille, ma non sino a questo punto. -

- Allora, se vuoi un consiglio... stai in guardia! Stai in guardia, ma ricordiamoci sempre che è Berengaire la chiave per lasciare questo posto! Ed io non voglio restare qui! -

Silvia era furiosa... umiliata e furiosa... quei due la stavano trattando come una povera idiota e non se ne rendevano conto... ma aveva promesso a Sirius che se ne sarebbe stata zitta e mantenne la promessa, anche se le ci volle tutta la sua determinazione e la sua forza di volontà.

- Adesso torno da Silvia... ma che facciamo insomma. Ci dividiamo, oppure no? -

Barthy fissò Black - Dopotutto credo che voi preferiate dividervi. Se lei deve comprare abiti, è meglio che lo faccia con il suo uomo... io non è opportuno che venga. Potreste aver bisogno d'aiuto, in tal caso sappiate che io... non sarò mai troppo lontano. Ed ora mi scuserai se dico qualche parola a Silvia, Sirius, ma è necessario. E forse il ruolo del crudele... è mio di diritto. Ciò non toglie che io possa essere sensato, non è vero?-
E Barthy spronò il cavallo verso Silvia e poi la fissò - Mi spiace, vedo la tua espressione... irritata? Offesa? Mi spiace. Tuttavia voglio dirti diverse cose, solo adesso... poi non intendo ripeterle. Perchè credi che parli? Lo faccio per il bene di tutti! Non sono geloso di te... non c'è più amore per te nel mio cuore... solo... solo affetto, perchè sei la madre di Rebecca. Noi... tu hai una figlia che ti attende, a lei dovresti pensare, e non al tuo piacere. Il tuo uomo dovrebbe passare in secondo piano... rispetto a diverse vite. Siamo qui indifesi e fragili... ed una sola parola o gesto sbagliato... può far perdere a tutti noi la vita. Se qualcuno vedesse il tuo attendente che entra solo in camera tua? E non dire che sarete prudenti! Siamo in un paese... bigotto. Rischiate di rovinare tutto. Ricorda che qui ci sono le tue amiche, e Severus... e Voldemort, indifesi come noi, suppongo. E Berengaire... sembra che tu debba stare attenta anche alle sue...attenzioni, ma devi saperlo fare, con accortezza. E non c'è spazio per i capricci. Spero tu abbia inteso. Ed ora, il tuo attendente va in avanscoperta... a presto! Black! -

Barthy fece un cenno di saluto ai due, e si allontanò ancora al galoppo.

 

 

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