Capitolo Quarto

                                                      Fughe, partenze, sentimenti.

 

 

Alostrael e Silvia avevano iniziato a salire verso la Torre di Grifondoro... all'ultimo momento Potter aveva detto alla giovane dai lunghi capelli rossi che, dopotutto, era più conveniente concludere il loro accordo prima possibile. Del resto alla professoressa Cooman non sarebbe dispiaciuto troppo se Potter fosse arrivato in ritardo a lezione... purchè questi poi raccontasse di essere stato trattenuto da qualche serissimo problema.

Adesso Alo era al settimo cielo, beandosi di ciò che presto sarebbe stato suo, e Silvia... Silvia seguiva l'amica quasi per inerzia. Si era fatta convincere a seguirla, ma avrebbe  preferito restare seduta sulle scale a riflettere... ed a lanciare maledizioni contro Severus Piton. Le sembrava tanto che lui volesse giocare con lei come il gatto con il topo... e... e intanto aveva quasi baciato Gwillion! La giovane sentiva il risentimento crescere nel suo cuore, e non si accorse quasi di essere arrivata davanti al ritratto della Signora Grassa.

- Frizzipazzi! - disse Alo... la parola d'ordine per avere accesso alla Sala. La Signora nel ritratto sorrise... e il quadro saltò di lato, rivelando l'ingresso nascosto.

Le due babbane si trovarono nella Sala dei Grifondoro prima di potersene rendere davvero conto. Alle pareti gagliardetti, arazzi e stendardi rossi ed oro scintillavano nella luce del mattino.

- Siete arrivate! - fece Harry Potter venendo loro incontro.

- Come promesso... - sorrise Alo - Ce la hai? -

- E tu ce l'hai? -

La giovane sorrise e prese il suo cellulare da una tasca: - Eccolo. -

- Sarà fantastico per fare scherzi a Gazza... -

- E tu dammi quello che... -

- Si, lo ho qui... - fece Potter porgendole uno strano tessuto argenteo ripiegato con cura - Ma trattalo bene... -

- Stai tranquillo... - ridacchiò Alo riavviandosi i capelli con un gesto studiato - E' solo un prestito, dopotutto... e il resto? -

Potter sospirò mentre le porgeva una mappa arrotolata... la Mappa del Malandrino.

- Non ti preoccupare... riavrai tutto molto presto... il tempo di una scappata ad Hogsmeade... - Alo era raggiante.

Silvia, dal canto suo, sorrideva cupamente... ma l'allegria dell'amica non riusciva a contagiarla, per nulla.

- Non è splendido, Silvia? -

- Io... - la giovane sentì di non riuscire oltre a fingere, ad evitare di rivivere la scena di poco prima, sentì che non avrebbe potuto frenare le lacrime. E si voltò, correndo verso la porta.

- Silvia! - strillò Alo, seguendola. Ma l'altra ragazza andava veloce, e iniziò a discendere le scale... con gli occhi velati dal pianto. E perse l'equilibrio, cadendo.

Silvia strinse i denti, avvertendo un dolore intenso alla caviglia.

- Mio Dio, Silvia... che hai fatto? - chiese Alo raggiungendola.

L'altra non riuscì nemmeno a rispondere...

- Deve essersi slogata la caviglia... - disse una voce fredda, Severus Piton che osservava la scena con i suoi occhi di ghiaccio.

Si chinò, e prese la giovane tra le braccia - Ti porterò in infermeria... - disse piano - affidata a Madama Chips guarirai in un baleno. Ma dovrai stare buona... almeno lì. -

Si allontanò, portando via Silvia. Alo rimase ferma a guardare per un po'... ma non c'era molto che potesse fare. E aveva un'avventura da vivere. Girò sui tacchi e corse via, prima che a qualcuno saltasse in mente di fermarla.

 

 

Un'altra ragazza babbana si aggirava nel Castello, triste e offesa, sola e senza meta: Francesca.

Kikka non riusciva a digerire il modo in cui Piton l'aveva trattata poco prima... no, no... era un villano ed un cafone! Era un mostro... e l'aveva umiliata! Kikka sentì le lacrime che le scorrevano sulle gote, e si disse che aveva... nostalgia di casa.

Raggiunse i giardini, e camminò per un po’, sconsolata. Si fermò sotto un albero, e si sedette, poggiando la testa sulle ginocchia.

- Sono sola... sempre sola... ma no, non a casa mia... - Kikka sospirò, dov'era casa? Dove era casa sua? Avrebbe tanto voluto essere circondata dalle persone che amava e che l'amavano.

Ma aveva senso star lì a piangere? Forse no... dopotutto la vita era così breve... e quell'avventura aveva di certo... qualche buona sorpresa anche per lei. Inutile piangere e crogiolarsi nella nostalgia.  Si alzò... e si addentrò ancora di più nel giardino. Passava tra gli alberi quando con la coda dell'occhio vide un enorme ramo che minacciava di colpirla, saltò di lato, rendendosi conto d'essere finita nei pressi del Platano Picchiatore. Si tuffò per terra, sull'erba, cercando di non essere colpita, e, rotolando, afferrò un lungo ramo rinsecchito staccatosi chissà da dove. Senza neanche riflettere lo usò per premere il bottoncino che, tra le radici del Platano Picchiatore, proprio come aveva scritto la Rowling, bloccava l'albero ed apriva il passaggio verso la Stamberga Strillante.

E discese nel cunicolo...

- Vedrò la Stamberga... - pensava tra sé e sé... e dimenticò la solitudine e tutto il resto.

E poi le venne in mente che... magari...

- Remus? - chiamò con voce esitante.

Lupin non si era girato sentendo dei rumori provenienti dall'ingresso. Doveva essere Hagrid che gli portava la pozione antilupo come ogni mese. Silente aveva creduto più sicuro farlo rimanere nei dintorni di Hogwarts, visto l'andazzo di quei tempi. Sapeva inoltre che Lupin non sarebbe riuscito a cavarsela senza la pozione antilupo che gli preparava il professor Piton. Così si erano accordati per quella sistemazione almeno fin quando le acque non si fossero calmate.
Lupin era immerso nei suoi pensieri, sedeva ad un vecchio tavolo e stava scrivendo qualcosa. Tuttavia la voce che sentì alle sue spalle non era quella di Hagrid,ma  la timida voce di una ragazza. Si girò di scatto, spaventandola - E tu chi diavolo saresti? - la guardò...  era tanto graziosa quanto spaventata, indossava una giacca nera con bordi dorati, non poteva certo essere una studentessa della scuola...

- Chi sei? - ripeté, stupito.

Kikka era quasi svenuta - Io... scusa... non sapevo fossi qui, io... mi chiamo Francesca, sono ospite ad Hogwarts... abbi pazienza, ti prego... non volevo infastidirti... non dirò a nessuno... non sono un pericolo... -

- La calma e la pazienza sono due delle mie virtù più sviluppate... - disse amaramente Remus - Ma spiegami... spiegami tutto... - non era davvero calmo come voleva mostrare... ma doveva indagare. Capire se la ragazzina era davvero ciò che diceva di essere, o se era un pericolo...

 

- Ecco... - disse Draco srotolando una mappa su uno dei tavoli della biblioteca - Il luogo che cerchi non è a più di tre ore di volo dalla scuola, dunque possiamo circoscrivere la zona. Mio pa... insomma, una strada per raggiungerlo parte dalla crepa del muro sud, dunque è verso meridione che dobbiamo guardare... e poi c' erano dei cipressi... e per un paio di altri elementi che ricordo, sì, deve essere questo... -

- Interessante... - disse Mac - Non sarà facile per me raggiungerlo, soprattutto senza una scopa volante, ma non dispero. Ti ringrazio Draco, mi hai detto quello che mi serviva, ed adesso è venuta l'ora di salutarci. Non so se ci rivedremo. Forse no, forse sì. Chi può dirlo? -
Mac prese un foglio che aveva piegato, e lo aprì per leggere quel che aveva scritto: la prima è di ventuno la penultima. La seconda di ventuno è la tredicesima. La terza è la decima. La quarta è la quarta. La quinta è la quinta. La sesta è la undicesima. La settima è la tredicesima. L'ottava è la sedicesima. E l'ultima è la diciottesima.  
Ripiegò il foglio - Dai questo a Gwillion, non subito. Dille che ormai sarà tardi in ogni caso, e che non potranno fare nulla. Non dire a nessuno di quello che ti ho chiesto, e di quello che mi hai detto, o tu finirai nei guai. Addio, Draco. Resta qui un altro po’, e poi vattene, e se ti chiedono di me, dirai che sono andata in camera a prendere delle cose, che abbiamo parlato di quanto sia stupido Potter... è chiaro? Non sai altro che questo. E' stato un piacere conoscerti! -
Mac si chinò a dare un bacio sulla guancia del ragazzo, e poi si allontanò. Lasciò la biblioteca, e attraversò la scuola, fino al giardino, fino al varco che le era stato indicato...

Ecco, pensò, due passi e sarò fuori dal territorio di Hogwarts. Adesso sono in un terreno totalmente sconosciuto... totalmente ignoto per me... è un territorio senza difese. Ed io non ho che blandi mezzi. Tra poco dovrò solo giocare d'astuzia, e pregare che io trovi loro prima che loro trovino me. Mac si aggiustò il mantello sulle spalle, e tirò su il cappuccio, per evitare che i rami le si impigliassero tra i capelli.
Devo essermi bevuta il cervello... continuò a pensare... oh, no, no... non più del solito, anche se ho fatto un grande passo avanti: prima i guai cercavano me, e adesso li cerco io. Molto probabilmente sarò morta prima di riuscire a pronunciare una singola parola, e, benché molti ne direbbero il contrario, io trovo che ne valga la pena. Anche per un solo singolo istante. Per un attimo... per un solo attimo sarò stata veramente libera. Per tutto il tempo, non ho potuto far altro che sognare, credere di vivere soffocando le mie passioni. E mi chiedevo se questo fosse giusto... doveva essere giusto, vivere in quella che il resto del mondo avrebbe chiamato giustizia. Ma non è che una menzogna. Ero costretta a nascondere i miei sogni, e solo perché non erano come quelli degli altri. Dovevo tacere che il mondo è una bolgia d'inferno, dovevo tacere di non essere nel luogo che volevo. Oh, sì... dovevo tacere! Dovevo nascondere a me stessa quanto disprezzo provassi per la gente che mi circondava. Mi sono nascosta che la natura degli uomini è contorta. Ma poi... perché? Giorno dopo giorno la mia insofferenza è cresciuta. Adesso so cosa voglio. Voglio la verità. Qualcuno che mi dia la verità ad ogni costo, se il sangue è rosso, io voglio vederlo rosso, non voglio credere che sia trasparente, e se il suo sapore è metallico, io voglio berlo, e non credere che sappia di latte...
Mac si fermò ad ascoltare i rumori tutto intorno... oh, Mac... anche adesso non riesci a smetterla con quegli atteggiamenti da teatrante che ti porti dietro... il gusto del dramma...non cercare una giustificazione. Tu vuoi andare, ed allora vai. Non cerchi la morte, ma solo la vita che ne avrai...  però non mentire su una cosa: sul tuo cuore. Eh, già... tu che non hai mai amato, sei rimasta bruciata da un sogno. Mac ridacchiò e continuò a camminare, ed a pensare... non credevo si potesse andare a gettarsi in un burrone con tanta leggerezza... ma tanto è. E nessuno mi capirà, è ovvio. Crederanno che io sia pazza, ma in cuor mio so di non esserlo. E per due occhi rossi, cosa... cosa non farei...

 

Draco  camminava nervosamente nella biblioteca. Avanti e indietro, avanti e indietro. La sciocca babbana aveva avuto quello che voleva, ma perché, e per quale motivo? Lui non le aveva chiesto spiegazioni, non aveva voluto chiedergliele. Sta andando a morire... e sono stato io a mandarcela. Il giovane si nascose il volto tra le mani: aveva riso quando i babbani ad Hogwarts avevano cominciato a trasformarsi in statuine di pietra, aveva riso quando i mangiamorte avevano gettato il panico alla Coppa di Quidditch, aveva riso... aveva riso di fronte alla morte di un suo coetaneo. Ma l' aveva fatto perché desiderava veramente ridere, o perché era quello che tutti si aspettavano da lui? No, aveva riso con convinzione, per quanto può essere convinto un ragazzino di cose più grandi di lui. Adesso però era diverso: quella ragazza non c' entrava niente con la battaglia in corso, e la sua morte... Non voglio che muoia. Si ripeté il ragazzo. E ciò che più conta non sono l' unico che probabilmente la penserà così. Draco lasciò la biblioteca di corsa, alla ricerca di Severus Piton, professore di pozioni, e mangiamorte.
Ma per una volta non aveva dubbi su ciò che doveva fare.
Incrociò una delle ragazze, quella con l' abito azzurro e i capelli corti, ma non le fece caso, né notò l' occhiata incuriosita che lei gli gettava.
Poi finalmente trovò colui che stava cercando.
- Professore. Una delle ragazze si sta recando... - e sussurrò il nome di quel luogo che non riusciva a pronunciare ad alta voce - Io ho imparato la strada dai racconti di mio padre... e credo che anche lei la conosca... -

- Sta andando... dove? - Piton si trattenne dal far cadere quello che aveva in mano - Sei forse impazzito, Malfoy? Se è uno scherzo non è di buon gusto! -
Ma lo sguardo del ragazzo era serio e spaventato.
- Non può... non deve... non è possibile! Per raggiungerlo dovrebbe attraversare tutta la Foresta! E senza dubbio sa che, seppure riuscisse a raggiungere il posto... è un suicidio! Maledizione, devo andare a prenderla! Sapevo che quella era una piantagrane... -
Ma poi Piton si fermò davanti al biglietto che Draco gli porgeva.

- E questo? -

- E'  stata lei a darmelo. Non so dove l' abbia trovato, o come l' abbia avuto. Ha detto che dovevo darlo a una delle sue compagne... Gwillion, credo. -
E Gwillion che aveva seguito il ragazzo come per cancellare dalla sua mente le proprie elucubrazioni su cavalieri azzurri e principi neri, si sentì morire.

- Gwillion la hai vista?- e Severus descrisse la ragazza a Draco.
- Voglio sapere tutto il possibile... dobbiamo trovarla, e trovarla subito. Prima che quella pazza finisca in guai più seri di quelli in cui è già. -
Poi Severus sentì un leggero fruscio oltre l'angolo.
- Chi è la? - ma non gli serviva risposta... lo sapeva, e doveva sapere tutto e subito. Anche su quel biglietto.

- Sapevo del quaderno... - mormorò Gwillion venendo avanti - E non ho detto nulla. Forse perché credevo che non ci sarebbero state conseguenze in realtà, che avremmo rimesso il quaderno a posto, e che Mac non avrebbe... ma quello che credevo io non ha importanza. E adesso rischio di scoprire che non c' è bisogno di impugnare un' arma per ritrovarsi con le mani sporche di sangue. Mac non mi ha detto quali fossero le sue intenzioni, eppure... -
La giovane tacque, poiché un folle sospetto aveva preso corpo nella sua mente, ma non osava pronunciarlo.

- Perché ti interrompi? Continua... -
Piton scosse Gwillion, era... preoccupato? No, forse solo furioso con sé stesso; aveva il sospetto di non essersi accorto di qualcosa che avrebbe dovuto sapere.
-Dimmi tutto, adesso! -

- E' strano, ho ricordato delle conversazioni con Mac... conversazioni fatte nel nostro mondo, e poi l' espressione che aveva quando ho letto un foglio che era caduto dal quaderno... un foglio diverso dagli altri per contenuto... mettiamola in questo modo: c' è chi si innamora di maghi come Raistlin... di tanto in tanto può capitare qualcuno che preferisce  Fistandantilus. -

Piton aprì la bocca, ma non disse nulla per diversi minuti.
Poi prese il foglio scritto da Mac e lo rilesse attentamente:
- La prima è di ventuno la penultima. La seconda di ventuno è la tredicesima. La terza è la decima. La quarta è la  quarta. La quinta è la quinta. La sesta è la undicesima. La settima è la tredicesima. L'ottava è la sedicesima. E l'ultima è la diciottesima... quante lettere conta il vostro alfabeto? Senza considerare quelle di uso non comune, o usate in altre lingue? Ventuno, vero? La penultima di queste ventuno è la lettera V...e se continuiamo così...    V... O... L... D... E... M... O... R... T.. Voldemort! Ha scritto Voldemort... il nome della sua vera destinazione. Allora è proprio così! Draco, Gwillion, avete altro da dirmi? Che dovrei sapere? Ditemelo e poi dovrò volare a prenderla... prima che sia tardi! -

I due non risposero.

E Piton capì che erano troppo sconvolti, che non poteva domandare altro.

- Vai dalle tue amiche, e non fate sciocchezze... - disse a Gwillion.  
- Malfoy, tu verrai con me! -  
Per un istante sembrò che il ragazzo fosse restio a seguirlo, ma non poteva esimersi dal farlo... e Piton prese due scope dalla rimessa, e lo invitò a volare con lui.
Gli spiegò che avrebbero dovuto volare bassi, con cautela... Draco lo avrebbe seguito solo fino ad un certo punto, e poi sarebbe tornato indietro.
Erano silenziosi, un silenzio pieno di significati per entrambi. Come un viaggio a ritroso per l'uno, ed un altro che lo portasse lontano per l'altro.
Poi Piton staccò per un attimo gli occhi dalla strada davanti a lui, e fissò Draco.
- Perché. - chiese - Perché mai sei venuto a dirmi tutto questo? E' stato come tradire te stesso... i segreti della tua famiglia. Perché, Draco? -

- I segreti... -  Draco fece una smorfia - Non sono l' unico ad avere dei segreti, credo. O io sono un bravo ragazzo, che avverte il suo bravo professore di una sciocchezza che ha commesso, oppure se un segreto c' è... venendovi ad avvertire aiuto a preservarlo, dal momento che il preside della scuola ha fiducia nei suoi dipendenti, in tutti i suoi dipendenti, e deve continuare ad averla. La morte di una ragazza, invece, sarebbe controproducente al riguardo. -
E avrebbe voluto dire di più, ma non osava, non osava.

- Draco... - disse Piton -Tu non me la racconti giusta, sento le parole che tentano di scivolare fuori dalla tua bocca... e farai meglio a dirmi tutto da solo, o, al ritorno un po’ di Veritaserum... -

Draco fissò l' altro cupamente:

- Oggi mi avete parlato di una vita di menzogne, professore, uno strano rimprovero da parte di chi, comunque stiano le cose, deve necessariamente mentire. Ma non avrà bisogno del Veritaserum per strapparmi la verità di bocca, non stavolta. Ho aiutato quella ragazza in un impeto di rabbia, per la sicurezza con cui si era avvicinata a me, certa che io avrei potuto aiutarla a trovare ciò che cercava. Oh, sono abituato alla così detta cattiva fama, e spero di non fare mai nulla per smentirla, ma che quelle ragazze, quelle complete sconosciute, fossero già pronte a condannarmi... - il ragazzo scosse la testa - Ero furibondo, e l' ho mandata a morire. Soltanto dopo mi sono reso conto di quello che avevo fatto. Io non ho mai ucciso nessuno, non ancora... anche se sembra che il mio destino al riguardo sia stato già stabilito e... - Draco si morse un labbro, improvvisamente si era accorto di stare dicendo troppo, eppure le parole non si fermavano, non si fermavano - Vorrei la possibilità di scegliere quello che diventerò, e invece mi è negato. Per questo voglio che quella ragazza non muoia, perché almeno lei potevo scegliere se... Oh non ho crisi di coscienza, non medito alcun tradimento, se tradire posso una causa a cui nessuno mi ha mai chiesto di giurare. Se le cose stessero diversamente non sarebbe stato lei, che avrei avvertito. - Draco sospirò davvero aveva detto troppo - E se invece mi sbaglio, se un semplice tentennamento è passibile di punizione, ecco... la foresta proibita, quale luogo migliore per un incidente? Nessuno si preoccuperà comunque della sparizione di... un piccolo viscido serpeverde. Una sola cosa chiedo. Qualunque sarà la vostra decisione, non dite nulla a mio padre. Non dite nulla a mio padre. -

Severus Piton tornò a guardare l'orizzonte chiuso della foresta. Era difficile passare attraverso quella intricata selva, e presto avrebbe dovuto lasciare il suo mezzo di trasporto volante, per proseguire a piedi.
Sembrava che la ragazza avesse voluto cancellare le sue tracce, aveva evitato di spezzare rami, o alterare il fondo coperto di foglie secche ed erbe. Aveva stabilito in partenza che quel viaggio sarebbe stato senza ritorno. Ecco, si disse Severus, ecco... se mai la riprenderemo viva, dovrò chiederglielo.
Si chiese se Draco, al suo fianco, avesse parlato per ottenere una risposta, o solo se per la necessità di farlo. Ma doveva dirgli qualcosa, eppure ogni singola parola, detta in quella circostanza, diventava più pesante.
- Hai mandato a morire quella ragazza solo perché ti aveva già condannato? Malfoy, un simile errore ti relegherebbe subito al livello di tuo padre. Io non credo che quella ragazza ti avesse condannato... ma forse dovresti chiederglielo. Forse è venuta da te, proprio perché non ti condannava. Anche se tutto questo ti sembrerà strano da capire. La hai mandata a morire perché in fin dei conti il suo giudizio su di te non era pieno di disprezzo. E l'assenza di disprezzo ti dà fastidio. Forse non lo capirai: ma a volte si vuole essere disprezzati per quello che si è, per quello che non si ha la forza di cambiare. Il disprezzo ti mantiene vivo... ti dà la forza ... è un desiderio corrotto, però... fai attenzione. Se io non mi accettassi, non tollererei di essere accettato da altri... è questo, in realtà il vero problema. Ma le persone così, sono condannate a restare in un limbo, Malfoy. Chiederti di rifletterci sarebbe troppo? E adesso togliti dai piedi e torna indietro: se non tornassimo tra breve tempo, a discrezione della tua coscienza, avverti Silente. Ma tanto... puoi anche evitarlo: se non tornassimo... neanche Silente può resuscitare i morti. -
Piton fissò Malfoy che si allontanava, e poi planò in una radura... lasciò la scopa, e si mosse con consumata sicurezza verso il punto più buio.

 

 Alostrael era risalita a cercare le cose che le sarebbero state utili, prima di andare verso Hogsmeade. Era passata un attimo a salutare Silvia, e poi, avviandosi in camera per prendere le ultime cose... aveva seguito la discussione tra Piton, Draco e Gwillion senza capirci troppo.

E voleva... indagare.

La curiosità la spingeva a ficcare il naso in quella bizzarra vicenda. Rimasta sola, attese ancora un po’ nel corridoio scuro, e poi si diresse in cerca di Gwillion. La trovò che aveva un'aria davvero... terribile.

- Gwillion... - mormorò - Prima ho visto... cosa succede? -

- Mac è sparita. E' andata alla ricerca di Voldemort. E la responsabilità di questo è anche mia... - disse Gwillion, e non aggiunse  altro.

Alo deglutì, forse era meglio non impicciarsi in quella storia... non c'era altro da fare. Era ora di andare davvero ad Hogsmeade.

 

 Nella Stamberga Strillante Lupin osservava Francesca sempre più stupito.

- Vuoi dire che siete arrivate qui per incanto? Ed ora Silente vi protegge? -

La ragazza assentì.

Remus sorrise, scotendo la testa. Forse poteva fidarsi... forse poteva farlo davvero.

- Continua... Kikka, posso chiamarti così? Continua questa tua bellissima storia... che mi fa sentire anche meno solo... -

Francesca arrossì leggermente, lusingata. E riprese a raccontare, di sé stessa, di quello che era accaduto, e delle sue amiche. E sembrava che avrebbe potuto narrare in eterno... e Remus era così gentile... e bello... Kikka sorrise ancora, proseguendo la storia.

 

 Mac, intanto, percorreva il tratto più oscuro della foresta.
Era difficile muoversi, orientarsi. Persino scorgere a pochi metri la natura che formava una barriera quasi impenetrabile.
Cadde, più di una volta. Si rialzò. Alla fine raggiunse uno spiazzo tra gli alberi... un luogo oscuro, silenzioso... si guardò intorno, con una strana sensazione.

C'erano degli uomini incappucciati di nero, e al centro una figura con un mantello grigio argento, e qualcosa di verde si muoveva ai suoi piedi. La ragazza era troppo distante per poter udire qualcosa, o per distinguere nettamente le figure...

Mac si avvicinò, infilandosi tra i cespugli. Lasciò scivolare indietro il cappuccio, quel tanto che serviva a scoprirle gli occhi e a vedere bene. Aprì un varco tra le foglie, con le mani, e lasciò che i suoi occhi si abituassero all'ombra...
I suoi occhi blu avevano sempre visto meglio nel buio che nella luce... cercò di protendersi tutta verso quegli individui, verso quello che facevano, che dicevano, verso quello che... erano.

Alberi di cipressi circondavano la valle, con le loro chiome simili a fiamme di tenebra. Un' immensa quercia distendeva i suoi rami tutt' intorno, morti, simili a pietra.
L' uomo con il mantello grigio si avvicinò ad uno dei suoi servi, e gli strappò il cappuccio dal capo:
- Paura della luce del sole, Lucius? Credi forse che possa distruggerti? Ma l' identità tra il bene e la luce è stata inventata dall' uomo, e se le creature del male spesso hanno scelto la notte è perché nella notte crescono e si nutrono le paure... -

Mac, nascosta tra i rami, trattenne il respiro...
E' Lui... si disse.  
L'uomo dai lineamenti di ghiaccio, l'uomo dai capelli grigi... l' uomo con il mantello argenteo. L'uomo davanti al quale tutti gli altri si inginocchiavano. Non aveva occhi rossi, non aveva l'aspetto di un serpente, se non nel modo essenziale e raffinato di muoversi, il modo in cui aveva fatto scivolare il cappuccio... era diverso da come lo avevano descritto, diverso, molto diverso. Questo era un uomo, non una creatura ibrida e infernale. Ma non di meno la sua anima era scura e densa, e l'erba ai suoi piedi, tinta di sangue.
La prima sensazione era quella di trovarsi davanti ad una creatura che non avesse niente in comune con gli altri esseri umani... e la distanza tra lui e gli altri inginocchiati ai suoi piedi appariva incolmabile... era il dio, e oltre un altare immaginario c'erano i suoi fedeli. Irrimediabilmente diversi e distanti...
Ma è un uomo... era questo il pensiero che la ragazza si ripeteva. Ed un uomo può rinnegare la sua natura, fino a che punto?
Mac chiuse gli occhi. Il cuore le batteva più forte di quanto non avrebbe creduto, d'amore e di paura...
Ed era giunto il momento...
Ma cosa avrebbe detto? Niente che non fosse la verità...
Poi improvvisamente, sentì le parole dell'uomo che le avrebbe dato la morte...  o la vita. Il nome che aveva detto... Lucius? Stava parlando, dunque, con il genitore di Draco.
Mac sorrise tra sé e sé... luce, buio, giorno, notte... il limite era questo: i suoi discorsi erano fatti per gente come Lucius Malfoy, e come i suoi compagni. E Voldemort non sarebbe mai stato davvero il più grande, perché la sua grandezza era solo relativa, se vista in confronto a chi lo seguiva.
Uomini inginocchiati... e pronti a fare di tutto, solo per conservare la vita, per proteggersi da quelle che ritenevano essere le sofferenze che lui poteva infliggere... ma che suono avrebbero avuto questi discorsi, pronunciati a chi non avesse avuto paura? Mac guardò ancora l'uomo... Voldemort. Anche a te, allora, la notte si addice, perché tu sei fatto di paura... pensò, non solo di quella degli altri, ma della tua soprattutto. E la tua paura ha costruito tutto questo. E ti illudi di non aver paura del giorno... solo perché questa gente è troppo presa da sé stessa per vederlo...
Mac si sporse ancora una volta, tra i rami. Esponendo solo gli occhi. Prima di andare incontro alla Sorte.
Ma qualcuno le tappò la bocca con una mano, e la trascinò indietro. E non ci voleva un genio per capire chi fosse... Piton!
La trascinò lontano, senza darle modo di parlare, rivelando una forza inaspettata... e la ricondusse sulla strada familiare verso Hogwarts.
- Maledetto impiccione! - strillò Mac, pazza di rabbia e disperata per essere stata portata via da Voldemort,  non appena lui l'ebbe rimessa in grado di parlare, non appena ebbero raggiunto Hogwarts.  
- Stramaledetto imbroglione, perché mi hai portata qui? -
- Perché volevo impedirti di finire come una quaglia davanti ad un gruppo di cacciatori, ecco perché, ignorante, insopportabile stupida! - disse Piton, ed i suoi occhi erano gelidi.
- La mia vita è mia, idiota! Ed ora che farai, mi legherai per non farmi scappare? Perché io ci riproverò... oh, si... ci riproverò milioni di volte, se necessario! -
- Sei pazza? Si, sei pazza. -
- Di una pazzia che conosci, imbroglione circense! Cosa credi? Io ti conosco... -
- Ma... perché? Mi vuoi costringere a legarti? A rispedirti in qualche modo in un altro mondo? - Piton era incredulo e furioso.
- Perché lo amo! - disse Mac, e subito si morse le labbra.
- Sai che non può venirne niente di buono... e che... -
Intanto erano davanti alla porta della camera delle ragazze, e Severus si limitò a scuotere la testa, senza finire il discorso, e spalancata la porta... la gettò all'interno della stanza.

- Va al diavolo! - sbraitò.

Mac si trovò a terra, piena di rabbia.

 

Dopo avere salutato Alostrael, Gwillion era salita quasi senza sapere come sulla torre dell' osservatorio. Le torri l' avevano sempre affascinata, e adesso desiderava stare sola. E cantava, sottovoce, distrattamente.
Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
ed il regno dei ragni
cucirebbe la pelle
e la luna, la luna
tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio, di Dio il sorriso
Rosa gialla, rosa di rame
mai ballato così a lungo,
lungo il filo della notte
sulle pietre del giorno...
...ho bevuto alle tue labbra
di miele rosso, rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi
io quel che posso
Ti ho incontrata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola
da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano,
e nell' altra il tuo destino,
camminavi fianco a fianco
al tuo assassino
- Camminavi fianco a fianco, al tuo assassino... - ripeté la giovane - Ma è a me stessa che sto pensando, non a Mac, che adesso è in pericolo, e non ho mai cercato di negare il mio egoismo ma... -
La giovane non concluse la frase, e provava un gran voglia di piangere. Ma per chi non l' avrebbe saputo dire. Poi, in silenzio, tornò a scendere i gradini della torre.

In direzione inversa Severus saliva rapidamente, due a due gli scalini che portavano all'osservatorio.
Prima che lui e la figura che scendeva si incrociassero, prima che fossero tanto vicini da vedersi, Severus sorrise cupamente.
- Camminiamo sempre affianco al nostro assassino. C'è sempre un assassino. Ma i bambini si affannano prima di scoprirlo. -
Passò accanto alla ragazza che scendeva, sfiorandola  - Siamo noi gli assassini, bambina... - disse, mentre il suo mantello frusciava sulla tunica di lei  - Siamo noi... e non sempre vale la pena di ucciderci. A volte sì, però. E il gioco della morte è tanto complicato... -
Ormai Severus aveva superato la ragazza  - Ed io ora vado sulla torre... la torre è un buon posto per scrutare i nemici... ma lo sapevi... - la sua voce bassa risuonò per qualche istante ancora, poi anche il suono dei suoi passi si spense.

Se mi tagliassero a pezzetti... la giovane rabbrividì: certo non anelava ad essere mutilata, ma se il tagliare avesse riguardato l' anima? Psicanalizzare lo chiamerei io, scegliendo un termine più innocuo, meno carico di implicazioni. Eppure... e se poi non potessi più ricomporre i pezzi della mia anima... cosa mi resterebbe se non spargerne al vento i frammenti?
Persa tra i suoi interrogativi, Gwillion vide Draco Malfoy che percorreva il corridoio in senso opposto a lei, e aveva uno sguardo cupo in volto, e una pesante borsa a tracolla.
- Sono tornati. - annunciò il ragazzo - Sono tornati entrambi. Ed io sto cercando il professor Piton. Ho qualcosa da dargli. -
- E' sulla torre. -
Rispose l' altra in un sussurro. E avrebbe voluto aggiungere: mi dispiace, Draco, per averti giudicato prima di conoscerti. Ma non lo fece, e l' altro aveva già preso a salire.

 

 Kikka aveva finito di raccontare.

- Forse è ora che tu torni al Castello... - le disse Remus.

Francesca assentì... ma non avrebbe voluto lasciarlo.

- Presto Hagrid sarà qui con la mia pozione... ed è meglio che non ti trovi. Ed è meglio che tu non sia qui quando sorgerà la luna... - Remus sorrise tristemente.

- Posso tornare... domani? -

L'altro inarcò un sopracciglio - Tornare? Perché vuoi gettare così il tuo tempo, Francesca? -

- Sprecare il mio tempo! Desidero tornare! -

- Allora... se proprio vuoi... torna... - Remus sorrise, mentre Francesca si girava e andava via con gli occhi scintillanti di contentezza.

La ragazza attraversò i corridoi del Castello e raggiunse, felice, la camera da letto.

Aprì la porta e spalancò la bocca... Mac era avvolta nel mantello, seduta sul letto con uno sguardo davvero cupo.

- Cosa... cosa è successo, Mac? Problemi? -

- Cosa non è successo, ecco il punto! - sibilò l'altra.  

- Come? Ma che vuol dire? -

Mac alzò le spalle - Mi hanno bloccato mentre andavo a raggiungere il mio destino! Ma... l'ho visto... - fece con aria sognante - L'ho visto... -

Kikka scrollò la testa, senza capire.

Gwillion aprì timidamente la porta della camera delle ragazze. Lì c' era Mac. E non sapeva se parlare, o rimanere in silenzio.

Mac fissò la nuova arrivata senza gioia e senza rancore - Hai ricevuto il mio biglietto? - domandò in tono neutro.

- Il tuo biglietto? - la giovane scosse la testa - L' ha intercettato Piton. E se vuoi sapere se ti ho tradita la risposta è no. Ma solo perché c' è stato chi ci ha pensato prima di me. -

- Tradita... non volevo dire questo, ma avremo modo di parlarne... poi. -

Gwillion scrollò le spalle e si gettò sul letto. Si sentiva leggera, stranamente leggera. Forse perché, il modo enigmatico che Severus aveva di comportarsi nei suoi confronti non era cambiato, anche se lei, anche se lei...
Anche se lei tra quaderni rubati e silenzi colpevoli aveva fatto sin troppo per guadagnarsi il suo disprezzo.
Certo non poteva dire quali fossero le intenzioni di quell' uomo ma... due giorni fa avrei detto di volere soltanto attenzione, considerazione... in un modo o nell' altro ce l' ho. E speriamo di non doverlo rimpiangere.

Mac scosse la testa... doveva fare qualcosa, muoversi, non poteva restare lì ferma. Si diresse alla porta... voleva restare sola con i suoi sogni.

 

Piton era preso dai suoi pensieri, sentiva appena il vento che gli  sferzava il viso.
... Perché lo amo! Non riusciva a liberarsi di quelle parole... Soprattutto adesso... troppi pensieri, troppa confusione... il suo cuore non era stabile quanto avrebbe voluto.
Ma non è vero, non è così, pensò ...i miei sentimenti erano puramente egoistici... era una giustificazione? E a cosa?
Un rumore alle sue spalle lo fece trasalire. Era il giovane Malfoy.

- Ecco... - disse Draco porgendo all' altro un vecchio e antico manoscritto - Il libro da cui ho preso l' incantesimo che ha portato qui le ragazze. Forse ve lo sto dando per il motivo sbagliato, ma non è questo che conta. E rifletterò... ma ricordate che anche voi, con la vostra indulgenza, avete contribuito a ciò che sono adesso, e a ciò che diventerò. -
Draco si fermò... decisamente oggi ho degli istinti suicidi, pensò. Eppure avrebbe aggiunto anche altro se solo...

Piton prese il libro dalle mani del ragazzo.
- La mia indulgenza? Pochi ne hanno sentito parlare, ed io stesso non credo di ricordare di averla mai avuta. E la tua mancanza di indulgenza, Draco? -

Draco guardò l' altro per un istante. E poi si portò una mano sugli occhi. Sentiva delle fortissime fitte alla testa.
- Sarò imbecille, professore, ma certo c' è una differenza tra il modo in cui trattate... o avete trattato me, e diciamo... un Grifondoro! -

Piton sorrise.
- Certo Draco. Ma non è indulgenza... è una cosa diversa. E' l'esercizio di un pregiudizio, da un certo punto di vista. Il che non vuol dire che tu non sia il mio migliore studente dopo... dopo, bah, lasciamo perdere. Meriti i tuoi privilegi, Malfoy. Ma non è tutto qui. E' questo che mi diverte: hai deciso, prima, di mandare a morire una persona per i suoi presunti pregiudizi. Ed i miei? E non credere che questa sia morale... questa è la prima legge dei Mangiamorte. -

Draco sbiancò in volto, incerto su cosa dire.
- Io vado, professore. - mormorò in un filo di voce - Ma devo tornare dalle ragazze, oppure ai miei studi? Non sono stato un buon guardiano... -

- Sei ancora incaricato di fare il guardiano, Draco. Anzi, vai subito da loro... -
Piton fece un cenno con la mano al ragazzo, come per dire adesso vai, e tornò a scrutare il panorama.
La vista dalla torre si apriva sull'intero territorio che circondava il castello... e non era sempre un territorio felice. Forse è il caso di scendere da qui... pensò, e si allontanò anche  lui.

 

 Mac percorse a lungo i corridoi bui di Hogwarts. Non sapeva dove andare, né cosa fare... raggiunse, alla fine una camera immensa e scura.

C'era un'arpa al centro della sala... si avvicinò allo strumento, e pizzicò qualche corda... aveva voglia di cantare, ascoltare qualcuno che suonasse. Chiuse gli occhi ed iniziò il suo canto.
All'inizio non se ne accorse, ma poi si costrinse a riaprire gli occhi. Qualcuno stava suonando davvero.
- Non smettere... - disse Piton, senza fermarsi, e Mac continuò cercando di nascondere l'imbarazzo.
- Sai suonare l'arpa... - constatò lei, alla fine - Quante cose inaspettate! Quanti piccoli misteri, quante sorprese... -
- E quante cose che non cambieranno mai... - soggiunse Severus.
- Lo so a cosa ti riferisci. Ma hai torto. -
Piton reclinò la testa - E come ci si sente? -
Mariacarla sospirò - Non chiedermelo adesso... -

- Forse dopo sarà tardi... -

- Sarà comunque il momento giusto, dopo... -

- Allora potrei dover interrogare un fantasma. -

- Non conta. Sarò felice lo stesso... -

Severus si allontanò dall'arpa - Era una bella canzone d'amore... spero possa esserci davvero qualcuno che la ascolti... - mormorò prima di andarsene.

 

 

 

 

Note:

La canzone intonata da Gwillion sulla Torre è “ Se ti tagliassero a pezzetti “ di De Andrè.

 

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