Capitolo Sette
Voldemort
La sala era cupa, scura, pesanti archi ribassati
gettavano pesanti ombre tutt' intorno. Il colore della pietra era rosso, il
rosso del sangue rappreso, privo di qualsiasi calore. E delle fiamme ardevano
tra le colonne, fiamme nere e gelide. C' era un trono al centro della sala, e
sul trono riposava un enorme serpente. Una giovane giaceva sulla nuda pietra.
Da una porta laterale comparve l' uomo con il mantello d' argento, e sorrideva.
- Lasciatela. E andate. - disse, e la sua voce era calma, quasi divertita - Chi
sei ragazza? Perché ti trovi in questo luogo? E... voglio che tu ti renda conto
di dove ti trovi realmente, prima... prima di ogni altra cosa. -
Mac si tirò su.
L'ambiente era il più strano che avesse mai visto... il più misterioso e
cupo...ma non ebbe tempo per indugiare sui curiosi particolari
architettonici...
L'uomo che lei aveva cercato sin dall'inizio... Lui era improvvisamente
comparso davanti ai suoi occhi,come la materializzazione, infine, dei suoi
pensieri.
Lo guardò...
Lo guardò ancora, cercando di mettere a tacere il battito del suo cuore.
Abbassò gli occhi, come se improvvisamente troppe idee strane si affacciassero
nei suoi pensieri.
E poi rialzò lo sguardo, fissando l'uomo negli occhi.
- Il mio nome è... Mariacarla, Voldemort. E so di essere all'Inferno, e la mia
discesa è stata volontaria... -
- Non saresti la prima in tal caso, e
nemmeno l' ultima, ad aver compiuto un simile viaggio. Ma... l' inferno... cosa
sai tu dell' inferno? -
Disse l' uomo, e sorrise.
Mac non smise di
fissare negli occhi Voldemort:
- L'Inferno... - abbozzò un sorriso vago
- L'Inferno... non è un luogo di dannazione, ma solo il limbo in cui
siamo confinati da noi stessi, dagli altri... dalla Sorte. E' un luogo di
dimenticanza... per chi desidera dimenticare. Non credo che vi siano Inferi
popolati da Demoni... arcani signori del Male... - alzò un sopracciglio - Per
questo c'è già Voldemort. E questo è dunque il tuo Inferno, oltre quello più
nascosto? Oltre... la tua paura?- si morse un labbro, ed abbassò lo sguardo.
-Voglio dirti, prima d'ogni altra cosa, prima di morire, che io non ho paura.
Non ho paura di te: tu puoi prendere solo la mia vita, o neanche quella...
perché io te la offro. –
Quel coraggio
sconsiderato... poteva dir molto o essere nulla. L' uomo dal mantello argenteo
era intenzionato a scoprirlo.
- La mia paura? Conosci le mie paure, dunque? - l' uomo sorrise, dolcemente - E
vieni a parlarmi dell' inferno, con delle risposte sagge, ma che sembrano quasi
imparate a scuola. E per questo credi di sapere... ma io non amo il termine
inferno... mi ricorda troppo una religione di uomini deboli, che credono che il
potere sia una divinità con una lunga barba bianca ed un sorriso benigno... non
esiste alcun inferno, esiste solo la disperazione. Ed io l' ho vista, l' ho
provata, ho lasciato che altri la provassero per mia mano. Mi offri la tua vita?
Quella è già mia. Coloro che intraprendono questo viaggio, il viaggio che porta
a me... offrono sempre molto, eppure ignorano, che io prenderò loro più di
quanto non intendono offrirmi. Ma tu, perché sei qui? Cosa cerchi? Cosa brami?
Cosa desideri? -
- Ti inganni,
Voldemort. Io ti offro davvero più di quanto tu possa aspettare di prendere da
chiunque altro. Sono venuta, secondo il mio stabilito Destino, ad offrirti
l'unica cosa che tu non potrai mai prendere ad alcuno. Forse potresti prenderne
una parvenza, ma ciò che io ti reco, è vero, è puro. La mia vita può essere tua
comunque... ma puoi prenderne solo una parte... C'è qualcosa che si può solo
dare, mai prendere. Neanche agli Dei è concesso prenderne senza che ne sia
stato dato. E tu non sei un Dio, né buono né cattivo, uomo. Sei sottomesso alle
leggi della Natura, come tutti. Puoi rallentarne il corso immortale, ma neanche
a te è concesso fermarla. Non potrai mai prendere più di quanto io ti
dia... -
Mac abbassò lo sguardo solo per un istante: -Nessuna scuola ha messo queste
parole nella mia bocca, ma sono nate spontaneamente. Conosco anche io la
disperazione... ne ho bevuta ed ho voluto berne… -
Alzò gli occhi: - Non ne ho più bisogno, ormai... E non credo negli dei barbuti
e buoni che le mamme descrivono ai bambini, come stessero narrando favole. Seguo una strada diversa... ma ora non
conta, uomo. Cerco... la vita che solo tu puoi darmi... ascolta il mio cuore,
palpita, ma non di timore e paura... Sono venuta a darti una grandezza che
altrimenti non avresti, a completarti uomo. Il mio desiderio... -
- Dio! Dio è colui il cui nome vive in eterno, Dio è colui che i mortali credono tale... E se tu credi che sia un uomo... allora sarò un uomo, per te. - Voldemort sorrise, fissava l' altra come se avesse voluto catturare la sua anima nei propri occhi incolori - E forse conosci la disperazione ma non puoi sapere quanto sia profonda... qui potresti scoprirlo... qui potresti conoscere il vero volto di molte cose... No, non ti ucciderò, non oggi, non domani. La morte è semplice, piana. Io posso di più, molto di più... E tu, fanciulla mortale... credi di potermi offrire qualcosa di unico... e forse ti sbagli, ma già la tua ingenua presunzione è un dono. Una fiamma arde dentro di te, ed io posso alimentarla... o prosciugarla. E non esiste potere più grande della capacità di plasmare le menti. Accetto ciò che mi offri, lo accetto, accetto la tua vita, il tuo animo, la tua morte. Non sai a ciò che vai incontro, ma imparerai. Imparerai. -
- Dio è Mistero...
non sei tu il mio Dio, non lo sei... tu sei solo un uomo. Io non sono come
quelli che ti seguono, ma so che le tue parole sono magiche... una magia
diversa da quella fatta con occhi di salamandra e cuore di drago. Le tue parole
sanno sedurre, sanno incantare... come il sibilo ipnotico di un serpente. Ma io
so resistere. So discernere l'incanto, uomo. Io non sono come uno di quei
servi... non ti servirò, non lo farò mai. Non bastano le parole a farmi cedere,
ed il mio turbamento non nasce dalla tua malia... non da questa che stai
esercitando. Credi di avermi in pugno, e ti inganni, non sai quanto. Forse sono
io ad averti in pugno... anche se non lo sai ancora. Perché credi che io
non conosca quanto profonda sia la disperazione? Io lo so... oh, lo so. Non è una
tua esclusiva; tu credi di essertene nutrito, e di averne nutrito più di ogni
altra creatura: bugiardo. Sei solo troppo fragile per ammettere che vi sono
uomini più forti. Sei disperatamente bugiardo... e hai paura. Non vedi? Ho
paura anche io, ma diversamente da te... Si, voglio conoscere il vero volto
delle cose, il tuo vero volto ignoto al mondo. Non quello che tu credi di
potermi mostrare, ma ciò che è... che nascondi persino a te stesso. Solo io
posso conoscerlo... C'è una storia tra la mia gente , antica, narra di un Dio
dal nome segreto. Solo una grande incantatrice riuscì a conoscere quel nome.
Fino a quando il nome rimase segreta prerogativa del Dio, la sua potenza fu
grande, ma mai tanto manifesta quanto quella che generò l'uso del nome dalla
dolce bocca dell'incantatrice. E per questo la chiamarono Dea. Anche il tuo
nome è segreto, ma in una maniera che tu stesso hai celata al tuo cuore, uomo.
Uomo, e non Dio. Conosco la morte, ed i suoi orizzonti sempre uguali... so che
puoi dannarmi in maniera diversa. Io lo so. Tu puoi bruciarmi, ma io posso fare
lo stesso... anche se non lo crederai... tu capirai, e potrebbe essere già
tardi. Può essere grande la mia presunzione... è vero, ma non sarai tu a
plasmarmi. E' grande il fascino, e la tua arte è antica, ma io la conosco, io
sono più forte. Puoi insegnare a quelli che ti circondano che la notte è
giorno, e che il male è bene, puoi fare ogni cosa. Ma io ti vedo oltre il male,
ed oltre il bene, oltre la notte, ed oltre il giorno, fuori da ogni tempo... è
qui la tua debolezza. Non c'è grandezza nella tua arte subdola e sensuale. Tu
sai possedere le menti che hai distorto, e far credere le verità che hai
plasmate. Ma non c'è grandezza, uomo. Tutto questo ti rende mortale. Ma
riuscirai a possedere un'anima che non hai deviata? Riuscirai infine ad essere
grande nella tua debolezza? Io sono forte, Voldemort. Più della tua sicurezza.
-
Mac incurvò appena le labbra in un sorriso. Onde... onde che la portavano via
da sé stessa... quella voce... doveva resistere. Ed era doloroso resistere.
Avrebbe desiderato abbandonarsi; e se le avesse chiesto di morire... lo avrebbe
fatto. Era dolorosamente, veneficamente dolce. Era seduzione... Ma no! Non a
quel modo! Puntò i suoi occhi sul mago, senza timore di dover nascondere la sua
anima. Era forte...non aveva detto che lo amava, no... ma l'avrebbe visto. Ed
era Amore, non prostituzione...
La giovane pittrice prese ad agitarsi nel sonno. Ti va di raccontarmi ancora come sei arrivata qui? o preferisci dormire ora per un po'? Ma Silente sapeva sin troppo bene del loro arrivo, perché glielo chiedeva, dunque? Welverance si voltò, e nel suo sogno il volto del vecchio si era mutato in una maschera demoniaca.
E lei si svegliò urlando. E picchiando l' altro sul petto, gridando di lasciarla.
Lucius la strinse più per una mossa incondizionata che per intenzione di rassicurarla. La strinse finché lei non ebbe più spazio per colpirlo, ma solo per affondare il viso nella sua spalla.
-Ti prego... Lucius... lasciami... - Fece lei... le parole
erano attutite dal contatto della bocca sul suo corpo, sul suo vestito. Cercò
di divincolarsi, e le parole uscivano dalla sua bocca confuse e soffocate:
- Ascoltami!, ti risponderò, risponderò alle domande! Ora lasciami, non
scapperò, non ho niente da nascondere! -
E mentre pronunciava queste frase la giovane si sentiva come in preda da una
strana emozione.
- Riguardano le ragazze... ma se volete che parli... NON di fronte a Potter, per carità. - fece Draco.
- Fuori Potter! - tuonò Piton, e rivolse a Gwillion uno sguardo angosciato. - Allora, Draco? -
- Mio padre - il ragazzo si fece cupo in volto - volevo vedere mio padre, e lui non mi ha visto, ma io ho visto... ed era abbracciato, nel letto, ad una delle nostre protette. -
- Cosa? Draco... ripeteresti? Il letto? Lucius? Una ragazza? - Piton era terreo.
- Un' altro membro per il Se ti tagliassero a pezzetti
fans-club? - fece Gwillion, ma con un filo di voce, non era opportuno dirlo ad
alta voce.
- E' quella vestita ancora da babbana. E non credo che... insomma... mia madre
è molto più bella di lei!! Ma se non altro così domani avrò una buona scusa per
non guardare in faccia mio padre. -
Piton era furioso, incredulo e furioso, no, disgustato.
Molto disgustato...
- Lucius? Tradimento? - Non connetteva più...
"Che cosa disgustosa!" pensò.
- Tradimento? - Draco si morse un labbro - Forse no... forse vuole solo... raccogliere informazioni... alla maniera dei mangiamorte. -
Piton trasalì. Detestava sentirsi tanto vittima, tanto
sfavorito da una Sorte iniqua. Ma... tanto lo sapeva. Con Black e Lucius in
circolazione... cosa poteva mai aspettarsi?
Fissò Draco, con compatimento ed anche rabbia. E poi Gwillion, come a
significare che gli intermezzi piacevoli erano destinati ad essere messi da
parte... per un po’.
- Che tipo è questa tua amica? - le chiese, ma contemporaneamente afferrò sia
lei che Draco, e li trascinò verso la porta.
- Dobbiamo correre, correre! Prima che accada qualcosa di irreparabile, in
tutti i sensi! -
"Quel maniaco di Lucius..."
- Amica? Io non solo so, - fece Gwillion - la conosco a
stento. Era quella che tirava sassi a Remus, e sembrava che il suo unico
pensiero fosse fare il ritratto a Silente... -
Non aggiunse altro, anche perché già le tornava l' affanno. Troppe corse per
quel giorno.
- Aspetti, professore! - disse invece Draco - Vuole mettersi a fare il
moralista anche con mio padre? Io oggi... - il ragazzo si interruppe, poiché
era difficile esprimere a parole il sospetto che Piton fosse un tipo assai
strano di mangiamorte - Se lei va da mio padre e gli dice di lasciare stare la
babbana lo inviterà implicitamente a tentare di ucciderla alla prima occasione,
dovrebbe sapere ormai come ragiona. Se vado avanti io invece... sono suo
figlio, e già questo è un ottimo motivo per fare una scenata... voi potreste
sempre starmi dietro, e intervenire in caso di necessità... -
- Vuoi forse dirmi, Gwillion, che quella ragazza potrebbe
essere lì per approfondire uno studio sulla fisionomia di Lucius? - chiese
Severus, sarcastico - Da che mondo è mondo... se un uomo ed una donna passano
del tempo nello stesso letto... anche i Mangiamorte hanno certi desideri, sai?-
scoccò un sorrisetto imbarazzante alla ragazza, senza smettere di correre. E
poi tornò a concentrarsi su Draco.
- Allora vai Draco... vai avanti! E difendi l'onore di Narcissa... -
"Ammesso che Narcissa abbia un onore, cosa assai improbabile, anzi...
impossibile!"
Ormai era quasi giorno.
Draco aprì lentamente la porta della camera di suo padre.
- Papà? - chiamò piano - Papà? - un po' più forte e poi - Lumos -
A quel punto non aveva bisogno più di parlare. Doveva solo rimanere a fissare
la scena con gli occhi sbarrati. E in fin dei conti non aveva bisogno di
fingere per farlo.
- Mi stai sfidando.
- Voldemort fissò l' altra per un istante con uno sguardo cupo, poi tornò a
sorridere - Ma anche le sfide sanno... incantare, per chi è sensibile ad esse.
Ovviamente se tu avessi pronunciato simili parole in presenza d' altri avrei
dovuto... punirti. Adesso tuttavia siamo soli, e posso spogliarmi dei panni del
Dio... un Dio che è potere, non mistero, poiché le divinità non sono altro che
manifestazioni del potere, ed il mistero è negli occhi dei fedeli, incapaci di
accettare questa semplice spietata verità. E se cerchi il mio nome segreto... -
l' uomo sorrise ancor di più - non è detto che tu riesca a trovarlo. -
L' uomo dal mantello grigio si avvicinò all' altra e prese le mani di lei tra
le sue.
- E, mia coraggiosa, temeraria fanciulla, non esiste un' anima che non sia
contorta. Siamo noi stessi a renderle tali, chi circonda, la società, il tempo.
Io ho solo perfezionato quest' arte... come potresti presto apprendere. -
- Se è tuo desiderio illuderti, illuditi pure... - disse Mac - E sono certa che
troverai ugualmente il momento e la ragione di punirmi. E se non esiste
un'anima che non sia contorta, non esiste neanche un' anima che non sia...
un'anima, questo ti rende uguale agli altri.-
La voce le tremò per un istante solo... le mani di Voldemort erano fredde,
fatte di ghiaccio.
- C' è una cosa che
voglio mostrarti. -
L' uomo strinse l' altra e sé, e lasciò che la sua magia li portasse...
altrove. Erano sulla cima di una torre diroccata, pietra gialla in un paesaggio
brullo di rocce e di sterpi, una torre bassa, consumata dal tempo, che sembrava
essere più antica dell' uomo.
- Guardati intorno, mortale, forse conosci già questo luogo, forse l' hai
sentito nominare nelle tue leggende... questa è la Torre di Nimrodel, un
monumento alla Superbia sconfitta, ma non è stata la mano di un Dio a distruggerla,
ed il nome di questo luogo è destinato a vivere in eterno. E adesso sono io il
Signore della Torre. Questo luogo un tempo si protendeva verso il cielo, e
affonda ancora i suoi sotterranei nelle profondità della terra, ma noi viviamo
nel mondo, sospesi a metà fra i due, e anima in fondo non è che una parola
inventata da coloro che vorrebbero qualcosa di più oltre a queste rocce e a
questo vento crudele. Io non ne ho bisogno. Ho sconfitto la morte troppe volte
per avere paura di morire. E tu, cosa guardi adesso, cosa pensi? -
Mac guardò
Voldemort, e inarcò un sopracciglio, scettica:
- Cosa stai cercando di fare? Cosa vorresti farmi credere? Pensi che basti
questo a impressionarmi? Penso ancora che tu abbia bisogno dell'anima di cui
dici di non aver bisogno. E' così soddisfacente regnare sul Nulla? Hai
sconfitto la morte... può essere. Ma non hai sconfitto la vita. E, Morte, sono
io la Vita. -
- Oh, ma senza la
vita, la morte non avrebbe senso. Stai cercando disperatamente di
impressionarmi, non è vero? Attenta, potresti riuscirci anche troppo, e pagarne
le conseguenze. E... non ho mai detto di voler dominare sul nulla. Il nulla è
dolce, il nulla è la fine di tutto, il nulla è pietoso. Non c' è sofferenza nel
nulla. -
- Non sto cercando di impressionarti. Ma... ero nel bosco ieri, e tu parlavi ai
tuoi servi, è stato allora che ho sentito quanto fossero bugiarde le tue
parole, Voldemort. Sono fatte ad uso e consumo di chi le ascolta. Sei tu che
vuoi impressionare me... ma non puoi farlo più di quanto io non abbia già
deciso di lasciarti fare, e non in questo modo. E sei ancora più bugiardo...
perché il Nulla non è né dolce, né pietoso. E tu ne hai paura... tu sei fatto
di paura, la paura che incuti, la paura che nascondi dentro di te. Tu sei
paura, e ne sei la prima vittima. -
Mac si strinse nel mantello, proteggendosi dal vento pungente.
Poi l' uomo scoppiò a ridere, e dolce era la sua risata.
- Verità, menzogna, che importa? Non sono che due diverse strade destinate a
riunirsi, perché gli opposti alla fine si confondono. La dolcezza di quel nulla
chiamato oblio... molti l' hanno implorata al mio cospetto, eppure tu, tu che
bruci di vita, forse non puoi ancora arrivare a comprenderla. E se mi accusi di
volere impressionarti... non ho difficoltà ad ammettere che hai ragione. E'
nella mia natura, forse una di quelle poche cose che fanno ancora di me... un
uomo. E non ho mai pensato che impressionare te sarebbe stato facile... e ciò
fa parte del tuo fascino. E la paura... Solo gli sciocchi negano la propria paura
a se stessi. La più grande forza dell' uomo è saper mutare la propria paura in
arma. -
Voldemort tornò a prendere una mano dell' altra, con delicatezza, stringendola
appena per il polso.
- Gli opposti si incontrano sempre, fanciulla mortale, e vita e morte si
incontrano nel sangue, il sangue che ti scorre nelle vene, il sangue che sgorga
lento ed inesorabile trascinandoti verso il
nulla. -
L' uomo passò lentamente il suo dito indice sul polso della giovane, e la carne
di lei venne attraversata da un sottile rivolo rosso.
- Hai mai provato il sapore del sangue, fanciulla? - mormorò il mago chinandosi
a baciare la ferita - Potresti assaggiarlo dalle mie labbra. -
Mac strinse le
labbra... fuggire adesso sarebbe stato impossibile, e lui l'aveva condotta fino
al baratro nel quale si perdeva la sua ragionevolezza.
Alzò gli occhi, il volto dell'uomo era bianco, gli occhi privi quasi di colore,
e profondi quanto voragini di perdizione. Soltanto le labbra erano rosse,
macchiate di sangue, di vita.
La ragazza allungò una mano ad accarezzare quelle labbra, e le sue dita si
macchiarono di rosso. Accostò l'indice alla sua bocca, ed assaggiò.
Gli occhi privi di colore rilucevano improvvisamente.
- Hai dunque deciso di perdermi davvero? Conosco il sapore del mio sangue... mi
piace... -
L' Oscuro Signore
sorbì lentamente con la punta della lingua il sangue che ancora gli macchiava
le labbra.
- Vieni, - mormorò - fa freddo. Ed il tuo abito è lacero. Dovrai cambiarti. -
E iniziarono a scendere lentamente le scale.
Mac sorrise - Ormai
sono perduta. E nessun Orfeo verrà a cercarmi... perché io rinuncio ad Orfeo.
Mi sono data al Signore dell'Ade... -
Piton attraversava avanti e indietro il corridoio, fuori
alla stanza di Lucius Malfoy. Draco era dentro... ed ora?
Scosse la testa, riflettendo, tra sé e sé.
Per la propria sanità mentale, davanti a questo nuovo problema, aveva tentato
di mettere da parte il nome di Sirius Black. "Come se fosse
possibile!" si disse, amaramente.
Non amava fare bilanci... si rischiava sempre di vedere più le perdite che i
guadagni... anche se c'erano stati grandi guadagni.
Ma stava davvero tutto precipitato in una gran confusione. E Piton si chiedeva
come fosse possibile che sei giovani ragazze avessero potuto rimescolare tanto
la situazione... Sei giovani donne...come se la situazione non fosse abbastanza
complessa di suo.
Si poggiò al muro, senza smettere di tenere tese le orecchie... nel caso
fossero venute dalla vicina stanza grida di donna o di ragazzo, o altri segnali
di pericolo.
Gwillion cercava di riprendersi dalla corsa, e Severus sorrise tra sé e sé. Per
lui correre, scappare, inseguire... non era faticoso. Si era allenato a lungo.
Cosa dannazione stava facendo Draco?
Piton sbuffò. E tornò a riflettere sulla generale situazione. Nella camera
vicina c'era una ragazza... a letto con Lucius! Doveva aver avuto fegato quella
poveretta... ammesso che avesse avuto possibilità di scelta. Ma non è
totalmente un male che Draco veda suo padre com'è, si ricordò. Fuori, da
qualche parte c'era un'altra ragazza con Black l'assassino... un'altra
poveretta... come poteva, in sanità mentale, avere gioia nell'essere con quella
specie di essere umano sottosviluppato? Black... Black... puah! Due erano in infermeria... una ferita da
un Lupo Mannaro, da quell'altro pazzo di Lupin. L'altra ferita da lui stesso,
ma più nell'orgoglio... C'era Gwillion, con lui. E non voleva pensarci adesso,
per non corrompere i pensieri belli con quelli brutti. E poi c'era l'ultima,
chissà dove, di certo non più al castello; ma era una causa persa, inseguirla,
trattenerla, lasciarla.... persa comunque, viva o morta che fosse.
Piton pensò a tutto questo con una fitta alla testa... terribile! Era
terribile! Silente avrebbe potuto licenziarlo, stavolta! E non era tutto qui...
oltre le attuali condizioni delle ragazze, c'era tutto il resto. E presto
avrebbe indagato sul perché fossero o non fossero lì...
Gwillion fissò il mago, ed il suo sguardo cupo. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa, e infine si limitò a pronunciare il nome di lui, in un lento sussurro.
Voldemort cinse delicatamente con un braccio la vita dell' altra, e continuarono a scendere.
Circondata da
colonne bianche, una vasca d' acqua scura. La torre di Nimrodel nascondeva
molte sorprese.
L' uomo dal mantello d' argento fissò la ragazza per un istante, poi scosse la
testa, agitò la bacchetta.
E l' abito lacero di lei si mutò in una lunga e ampia veste di velluto nero, e
un giglio sanguigno comparve tra le mani del mago, che si avvicinò alla fanciulla
per appuntarlo tra i suoi capelli castani.
- Mi hai già offerto la tua morte, molte volte. Ma saresti capace di uccidere,
se io te lo chiedessi? -
Discese le scale, Mac seguì l'uomo
attraverso l'edificio più stupefacente che avesse mai visto. E quando si
fermarono, Mac si chiese quante altre oscure meraviglie celasse la Torre.
Incrociò lo sguardo di Voldemort, e si accorse che la fissava, ma fu solo per
un attimo... erano il mantello lacero e le sue vesti ormai sporche che
attiravano il suo sguardo. E lo vide scuotere la testa. Arrossì. Era stato un
abito così bello quello che aveva indossato, ed adesso appariva soltanto come
la più misera delle donne. Anche quello contribuiva alla sua umiliazione.
Ma l'uomo agitò la bacchetta, e Mac guardò l'abito che adesso aveva indosso. E
quando sollevò gli occhi il suo cuore perse un battito, perché Lui era tanto
vicino da appuntarle un fiore tra i capelli.
E poi Lui parlò, e chiese ciò che lei sapeva che le avrebbe chiesto... l'unica
richiesta che era certa di ricevere.
- Grazie... per l'abito, e per il fiore… Ma non ucciderei per te. Non per
compiacere la tua sete di potere e sangue. Ho saputo sin dall'inizio che, se
non fossi morta subito, tu mi avresti chiesto questo. Ed ho sempre saputo che,
no, non lo avrei fatto, e non per viltà. Non sono venuta per servirti in questo
modo, non sono venuta per gravare la tua persona di inutile sangue. Ma dammi un
pugnale, ed io sarò felice, se è sangue e morte ciò che vuoi, di trafiggermi
qui, adesso, per il tuo piacere. -
Voldemort rise, di
una risata musicale, metallica:
- Una risposta coraggiosa da parte tua, una risposta piena di ingenuità. Non
credevo saresti caduta così facilmente nella mia piccola trappola. Dunque ti
rifiuti di uccidere? E lo faresti ancora se ti ponessi in mano un pugnale, e ti
dicessi che affondare quella lama è l' unico modo che hai per porre fine alle
sofferenze della vittima che sto torturando? -
Mac abbassò la testa - Si, mi rifiuto. E mi rifiuterei in ogni caso. Tu non sei
pietoso, perché dovresti chiedermi di porre fine alla sofferenza di qualcuno?
Potrei dare la morte, potrei... ma cadrei davvero nella trappola solo se
accettassi di uccidere, fidandomi dei tuoi tranelli. - alzò gli occhi - Non
ucciderei, te lo ho detto. Non dietro tuo ordine. Non ho pietà neanche io,
forse. -
Voldemort sorrise:
- E' facile pronunciare queste parole adesso, che sei lontana dal dolore e
dalla sofferenza. Un giorno potrei decidere di mettere alla prova questa tua
fermezza... e non sarebbe piacevole. D' altronde è mio compito tentarti, è ciò
che desideri, poiché vuoi con tutte le tue forze dimostrare... a me, a te
stessa... di essere in grado di resistere alle mie tentazioni. -
Mac si passò una mano tra i capelli, e
prese il fiore che Lui le aveva appuntato, lo rigirò tra le mani, e poi sorrise
a Voldemort.
- Non lo so. Desideri mettermi alla prova? Puoi farlo... Se sei così certo di
te, sarà solo il Destino a metterci davanti alla realtà. Sei il Serpente, è
vero, devi tentarmi... ma non potrò resistere a tutto...non per sempre. Eppure
non ti concederò questo potere su di me, tu non mi farai come sono i tuoi
Mangiamorte. Desidero la tua tentazione, mi inebria... ma non devo cederti. -
- Non devi cedermi... - Voldemort sorrise - D' altronde se sapessimo fin d' ora quale sarà il risultato di questa nostra piccola partita non avrebbe neppure senso iniziare a giocare, non trovi? -
- No... non avrebbe
senso davvero? Il nostro gioco sarà comunque piacevole, io sento. Dolore e
piacere viaggiano insieme... Ma lascia che ti dica ciò che penso, con le parole
di un poeta della mia gente...
Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.
Sei pieno di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei pieno di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.
Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco -
- Sono parole
intriganti... come te. E tuttavia... - Voldemort scosse lentamente la testa -
E' terribile rompere l' incantesimo che ci circonda, ma ancora non mi hai detto
come sei giunta sin qui, come hai saputo della mia esistenza. -
Mac fissò lo sguardo in un punto imprecisato della sala.
- Da un altro Mondo, un Mondo simile eppure diverso. Un Mondo dove tu vivi solo
nei sogni delle persone, e nella fantasia di chi ha narrato di te. Conosco
molto di ciò che sei, anche se non sono certa che tutto sia vero. Ed infatti...
sei diverso. Sono giunta come Alice, attraverso uno... uno specchio, un altro
tipo di specchio... Attirata da una magia che non conosco. Con altre persone.
Non guidata dal Caso io credo. E di queste persone sono l'unica che desiderasse
essere da te. Una cosa posso dirti: oltre l' altrui immaginazione, io ti
conosco, da sempre... sogno, eppure vivo. -
- Vorrei sapere di più... su quel mondo, su di te... -
- Draco... non è come sembra... non equivocare la
situazione.. che in tutti i casi non capiresti! Che ci fai qui!!
Lucius si staccò violentemente dalla ragazza gettandola all'indietro sul letto.
Visto così, Draco avrebbe potuto anche pensare che stesse tradendo Narcissa. Si
alzò e si rimise il mantello.
- Sono cose di lavoro, non puoi capire... -
D'un tratto si ricordò delle parole che la ragazza aveva pronunciato nel sonno
e guardò fisso il ragazzo.
- Tu che hai a che fare con tutta questa storia, Draco? La conosci? Magari la
stavi cercando, e per questo sei venuto qui... non ti conviene nascondermi
qualcosa Draco...-
il tono minaccioso era più che eloquente.
Welverance in quel momento sbarrò gli occhi.
- Oddio! Malfoy... AIUTO! AIUTO!! -
Aveva l' orribile sensazione che con l' arrivo del figlio di Lucius la
situazione per le sarebbe potuta soltanto peggiorare.
- Cercavo te, non lei, ma adesso credo che tu sia troppo
impegnato con la babbana per conversare con tuo figlio! -
Disse Draco con voce stridula, con un tono abbastanza alto perché Piton potesse
anche far finta di averlo sentito per caso. Poi il ragazzo si voltò come per
andarsene. Voleva che Lucius lo seguisse, e questo era, far allontanare il
padre, l' unico modo che aveva per rispondere alla richiesta d' aiuto della
giovane.
E Welverance fissava con desiderio la porta.
Severus fece un salto. Grida! Disperate grida d'aiuto! La
ragazza gridava...
- La sta uccidendo! - sibilò, ma poi sentì la voce di Draco, e rivolse uno
sguardo perplesso a Gwillion.
- Entriamo? - chiese.
- Siamo entrambi curiosi, no? - disse l' altra con un sorrisetto - E se sentiamo una ragazza urlare... ci precipitiamo. -
- Curiosi... è vero! - disse Severus - Allora... entriamo! -
Piton si parò sulla soglia...e il suo sguardo vagò dalla
ragazza speranzosa di soccorso, a Draco, e poi a Lucius...
- Lucius! Mio vecchio amico... è davvero troppo giovane per te! - commentò
sarcastico - E Narcissa che ne direbbe? - sorrise cattivo e diede una piccola
gomitata a Gwillion.
Ah Severus, pensò Gwillion, proprio l' età non avresti dovuto tirarla in ballo, dato che io ho circa una quindicina d' anni meno di te... ma non è questo il punto, e lo sappiamo tutti qui dentro, Lucius compreso.
- Professor Piton! - sibilò Draco rosso in volto - Che ci
fate voi qui? -
Giusto per evitare che suo padre sapesse che era stato proprio lui a guidare l'
altro fin lì.
Ma come ha fatto a sentirmi, Piton? Pensava Welverance, il
suo studio è troppo lontano da qui...
è stato Draco! deve averlo portato lui! ma come ha fatto quel ragazzo a sapere
che ero qui? E possibile l'abbia fatto per aiutarmi?
- Professore! Mi spiace di disturbarla ma Lucius mi ha aggredita! Mi ha rinchiuso qua... voleva farmi delle domande... ma io posso rispondergli senza bisogno che mi tratti in questo modo! -
- Calmati, Welve, calmati. - fece Gwillion venendo avanti -
E' tutto a posto adesso. -
A posto per te, almeno, aggiunse con lo sguardo, perché non credo si possa dire
lo stesso del nostro caro Lucius Malfoy.
- Ma io sono calma... - mormorò l' altra.
- Meglio così, no? - disse l' altra, e sorrise - adesso devi solo scegliere se stare a goderti la scena... o svignartela senza altri indugi. -
Piton fissava Lucius Malfoy... era... divertito?
- Ragazza, dovresti scusare Lucius, ha davvero pessimi modi... - ridacchiò - E,
Lucius, che domande volevi farle? Cosa succede qui, davvero? -
- Piton! Come mangiamorte sai l'importanza di avere più
informazioni riguardo il nemico. Perché non ci hai avvisato dell'arrivo di
queste strane ragazze? Era tuo dovere nei confronti del Tuo Signore! -
Lucius guardava ora il professore, ora la strana ragazza vestita da maga, ora
suo figlio, ma non si soffermava a guardare la giovane che aveva stretto poco
prima; sembrava sul punto delle lacrime. Se pensava che poco prima tra le sue
braccia sembrava un angelo... quante cose si potevano ottenere solo con uno
scambio di persona!
Quell'ipocrita prima gli aveva anche sorriso e ora lo accusava pure di averla
aggredita e trattata male! Davanti a suo figlio per di più.
Ma questo non importava. L'unica cosa veramente importante era il suo Signore,
il suo giudizio e il suo volere. Niente di più.
- Visto che siamo qui, spero che vorrete spiegarmi chi sono queste giovani e
cosa fanno qui a Hogwarts... o preferite farlo davanti agli emissari del
Ministero? -
Un sorriso maligno si illuminò sul volto di Lucius Malfoy.
Piton era gaio come un bambino.
- Sei davvero imbecille Lucius! - commentò - Parli prima di Mangiamorte e poi
di Ministero? Ti avviso che queste ragazze sanno tutto di noi... vuoi che
raccontino qualche simpatico episodio al Ministro? No, vero... Ti sei ficcato
in un bel guaio... degno di te! Era mio dovere avvertire... chi doveva essere
avvertito, solo dopo aver verificato tutto riguardo a queste simpatiche amiche,
cosa che, appunto, tentavo di fare prima che tu... eri tanto ansioso di
mostrare la virilità dei Malfoy?
Piton sorrise, gongolando...
"Imbecille, imbecillissimo..." pensava.
Tutto quello che fece l' altro fu borbottare una qualche frase sul genere del non finisce qui... e si allontanò di fretta, molto di fretta. Come se fosse stato... richiamato altrove.
- Che succede papà,
che succede papà... -
Prese a dire Draco, adoperando quel tono lamentoso che aveva perfezionato per
commuovere i suoi ogni qual volta desiderava un qualche costoso regalo. E per
crear confusione, si disse il ragazzo, tutto fa brodo.
Piton seguì con lo sguardo Lucius che usciva ignorando il
figlio.
- E' più imbecille del previsto... - guardò Gwillion - E ora so dove va... e la
situazione non farà altro che precipitare...-
Fissò Welverance - Vuoi andare in Infermeria? E tu Gwillion... dobbiamo
parlare! -
- Posso accompagnarla io, professore. - fece Draco - E...
niente, niente, non importa. -
E uscì, tirandosi dietro la babbana che suo padre aveva cercato di circuire.
Gwillion fissava Piton con gli occhi pieni di luce.
Piton chiese a Gwillion di seguirla.
- Vorrei parlarti di cose liete, piccola, ma non credo di poterlo fare, non
adesso. Anche se vorrei dirti quanto siano lucenti i tuoi occhi adesso, caldi,
confortanti,ma... Lucius ci ha riportato ad una realtà non tanto affascinante.
Sai cosa accadrà? -
- Niente di piacevole, immagino - disse la ragazza - Fosse dovresti precedere quel regala-diari-avvelenati ed avvertire tu l' Oscuro Signore di quanto... o forse no, è solo un' idea sciocca. -
- Andare da Voldemort? - Piton si lasciò cadere su una poltrona con un fischio sommesso - Nella tana del Serpente? Tu hai un piano, bambina, vero? -
- Un piano? - la giovane scosse la testa - Io ho la fantasia di una scrittrice, so creare piani immaginari, ma non ci sono rischi in quel caso, soprattutto perché so con la massima esattezza ciò che farà il nemico. Solo pensavo... Mac l' abbiamo, no, l' ho lasciata andare... Lucius ha capito ormai sin troppo... E non voglio che Voldemort sospetti un tuo tradimento a causa nostra. -
- Dovrei quindi addentrarmi nella tana del nemico... sì, forse dovrei. In tal caso ti affiderò direttamente a Silente. - disse Piton. -
- Io e i miei suggerimenti - fece Gwillion con una smorfia, poi sul suo volto ci fu solo un sorriso triste - ma d' altronde lo so che farai la cosa più opportuna. Non azzardarti a non tornare, però. Altrimenti cercherò la tua tomba... e mi siederò lì a parlare a ruota continua... di Potter, di trucchi... e di racconti infami... no i racconti infami se non torni vedrò di farli girare per tutta hog... come minimo. -
- Non temere... Io non intendo morire, piccola! - e Piton inarcò le labbra in un sorriso strambo - Non adesso, almeno... -
- Me ne rendo conto, Severus, me ne rendo conto. E' solo che... - Gwillion scosse la testa - l' idea di non poter far nulla... ma non potremmo lasciare la morte fuori della porta, almeno per oggi? E' solo di morte e pericolo che volevi parlarmi? -
Piton carezzò Gwillion.
- No, non solo di questo, non solo di morte, non solo di disperazione...
piccola. Ma certi argomenti li riservo, per tempi più duri, per il conforto che
sapranno darmi, e forse dare a te. Ti chiedo, sei felice, o preferiresti
tornare nel tuo Mondo? -
- Con il rischio che l' antimagia mi catapulti chissà in quale luogo assurdo? - Gwillion scosse la testa - E comunque sia non me ne andrò... a meno che non sia tu a volerlo... in quel caso... forse... non voglio andarmene no. Magari una visitina qualche volta alla mia vecchia casa... No, non voglio andarmene. -
- No, non voglio che tu te ne vada... resta. Dovessi
pentirmene, ti chiedo di restare... ma non me ne pentirò- Severus le strizzò
l'occhio.
- Oh, ma tu eri affamata... posso farti portare qualcosa? Cosa desideri?
Richieste particolari? O ti basta un'altra melagrana? -
- Funghi. Qualcosa con i funghi. Li adoro e poi... - la
giovane fece un sorriso malizioso - hanno pochissime calorie. Uhm... credo che
uno di questi giorni dovrò scendere nelle cucine, e fare una lunga
chiacchierata con gli elfi domestici riguardo a quello che posso e non posso
mangiare. -
Non mi vorrai tutta ciccia e brufoli... La citazione era troppo demenziale e
oltre tutto Severus non l' avrebbe mai capita, così la giovane si limitò a
sorridere.
- Funghi... si, sono deliziosi... -
Piton si allontanò verso lo scrittoio. E suonò un piccolo campanellino.
Subito un elfo domestico bussò alla porta.
- La signorina, ed io, abbiamo molta fame. Possiamo avere qualcosa per...
stuzzicare l'appetito? A base di... funghi! -
- Subito signore io va! -
Poco dopo, sul tavolo dello studio di Severus comparvero piatti e piatti di
delizie a base di funghi.
- Credi possano bastare? Per la linea... non garantisco, ma del resto, nel
caso... posso prepararti una pozione. - disse, imboccando Gwillion con un
grande fungo arrostito e saporito.
- Una pozione? - Gwillion sorrise - Credevo che se ti avessi proposto io una simile soluzione l' avresti trovata infantile... e da incoscienti. Mmm buono... domani dirò agli elfi però che olio e burro son tabù. Ma tanto... oggi a parte la melagrana ho osservato digiuno stretto! Ancora un pezzo di fungo, grazie. Oppure mi dai la forchetta e mangio da sola. -
- Oh, ma no, piccola, tu presumi troppo! Davvero troppo...
io che prendo te per infantile e incosciente?! Oh, non sia mai, mai... piccola
mia, forchetta? Forchetta?! E cos'è?! A casa dei Mangiamorte si mangia con le
mani... ma hai visto quel bruto di Lucius? E' vero, io ho più classe... ma
forchetta! Puah! Per carità... Si vede che non sai tutto di me. Per esempio...
chi avrebbe detto che, sotto la scorza questo uomo così... perfetto... fosse
ironico a tanto livello? E questo, è per la tua mancanza di fiducia.. .una
punizione!-
E Piton le passò un crostino coperto di funghi e condimenti di ogni tipo.
- E sia chiaro che questo è un attentato ai babbani... o a te che sei, nella
fattispecie, babbana, piccola! Attentato ingrassante, no? Ricordami di
raccontare al mio vecchio Maestro di questa prodezza! E chissà... che starà
facendo il Maestro, adesso... magari muore di noia... e invidia noi! -
- Ironia? - la ragazza sorrise - Conoscevo già il tuo
sarcasmo, che è il fratello cattivo dell' ironia e dunque non mi stupisco di
trovarli insieme. D' altro canto li adoro entrambi.... come forse doveva
essersi capito. Purché, certo... il sarcasmo non venga adoperato contro di me.
L' ironia no, quella posso accertarla, credo. E' la perfezione invece che mi dà
la nausea. -
Ma subito dopo tornò a sorridere. Era strano, stranissimo vedere Piton
scherzare sulla sua natura di mangiamorte, e non voleva dir nulla in realtà che
potesse rovinare quell' inconsueto momento di pace.
Mac si passò una
mano tra i capelli, e fece qualche passo
- Di più? Di più su di me... nel mio Mondo sono considerata quasi una pazza, un
po’ meno che sciocca. Dicono che sono strana. - Mac ridacchiò - Ed è vero! Mi
occupavo del passato, conoscerlo, sondarlo... ma la mia occupazione più dolce
era... raccontare storie. Per me sola. Storie che mi tenessero compagnia. Il
mio Mondo è privo della Magia, come tu la pratichi, eppure molti mi chiamano strega, e credono che possa vedere cose
che ad altri sfuggono... non ti dirò se sia vero o no. Il mio Mondo che non è
mai stato mio... di là non c'è nessuno per me. Niente. Eppure è bello...
sarebbe bello, anche senza esseri
umani, ma il suo più grande peccato... è la tua assenza. -
- Lo credi davvero?
E' una cosa che mi domando. -
Mormorò Voldemort, e improvvisamente non sorrideva più. Poi poggiò un dito sulle
labbra dell' altra, facendole cenno di rimanere in silenzio. Aveva una magia da
compiere...
Mac socchiuse gli occhi, il contatto con Lui la faceva trasalire... minacciava di farle perdere la ragione. Ma rimase ferma, e zitta, in attesa.
- Insolito, davvero
insolito - mormorò Voldemort - Lucius è sempre estremamente solerte nel
rispondermi... ma forse è per lo zampino del mio vecchio professore di
trasfigurazione che non riesco a raggiungerlo. - poi tornò a voltarsi verso Mac
- A proposito di raggiungere... ancora non mi hai detto in che modo hai trovato
la strada per il mio covo. -
La ragazza si riscosse. E guardò
Voldemort - In che modo? Ho chiesto... proprio al figlio di Malfoy. Ho trovato
un diario, appunti di Piton, su di te. C'era il nome di un posto... ho chiesto
al giovane Malfoy se sapesse indicare la strada. E lui mi ha, più o meno,
spiegato. Ho attraversato la Foresta, e sono arrivata nello spiazzo dove per la
prima volta ti avevo visto. Il resto lo sai... -
Ma i pensieri di Mac stavano andando in tutt'altra direzione... le parole di
Piton... la possibilità che loro deflettessero la magia... Voldemort non se
n'era accorto ancora. Se Lucius Malfoy non rispondeva... poteva essere davvero
solo a causa di Silente? Tutto questo riduceva (e di molto), ulteriormente, le
sue possibilità... era quasi certa che il suo prossimo viaggio le avrebbe
mostrato il vero volto dell'Aldilà...
- Piton... il figlio
di Malfoy... e posso sapere come li hai incontrati, che cosa hanno a che fare
loro con la tua venuta? -
Mac alzò le spalle - Erano ad Hogwarts,
ecco perché li ho incontrati. Siamo arrivate ad Hogwarts... ti ho detto che non
è chiaro il motivo che qui ci ha richiamate. Non ho parlato né avuto a che fare
con Piton, ho solo trovato... frugando... tra le sue cose il suo diario di
Mangiamorte. E Draco mi ha aiutata a raggiungerti, rispondendo ad una domanda.
E' tutto qui. -
E non posso rischiare di tradire né l'uno né l'altro...
- E' tutto qui, almeno per il momento. - l' uomo sorrise - Sai che potrei estrarre dalla tua mente ogni risposta con un colpo di bacchetta. Ma non voglio farlo. -
Mac sfidò l'uomo con lo sguardo - Allora usala la tua magia, se non mi credi. Cerca le risposte che vuoi... non ho paura. Non ho bisogno di mentirti... -
- Usare la magia, e togliermi tutto il divertimento? No, mia cara, non credo proprio che lo farò. -
Mac si lisciò una
ciocca di capelli, e giocherellò per qualche secondo con la sottile collana con
i due ciondoli che le facevano da portafortuna, un occhio ed uno scarabeo. Poi
alzò la testa, e fissò Voldemort: - Devo confessarti qualcosa, sai, anche se
credo che ti darà un forte vantaggio su di me. Mi confondi, in realtà. E non è
un male... perché io so muovermi nella confusione meglio che nella norma, ma
riesci a farmi provare sensazioni così diverse, e tutte insieme... sono forse
davvero ingenua a dirtelo? Riderai di me, o mi guarderai con sufficienza. Ma
sono venuta a darti qualcosa di vero, e non posso nasconderti l'agitazione che
nasce nella mia anima ad ogni parola che pronunci, ad ogni gesto. -
- Sarcasmo, ironia...fa tutto brodo, non è vero?. Per quanto riguarda la perfezione...non ne sarei certo. Sei davvero sicura che ti dia la nausea? - chiese Piton.
- Che vuoi farci, sono cose che capitano a crescere in una famiglia di miscredenti. La perfezione non esiste e chi crede di possederla cercherà di imporre la propria perfezione agli altri, rendendosi, nel migliore dei casi... insopportabile. Poi certo dipende da cosa intendi tu con perfezione, e chissà perché non mi vien da pensare che la tua definizione di perfezione non sarebbe luminosa e solare. Per carità, lontano da me i paladini della luce, perché quelli che sono circolati nelle epoche passate avrebbero visto in me un' ottima candidata al rogo... pur non possedendo io alcun potere magico. E per quando sia romantica l' immagine di noi due che bruciamo tra le medesime fiamme io non ci tengo affatto a trasporla nella realtà. -
- Neanche io se è per questo. - disse Piton -Sono stato troppo spesso sul punto di essere arso sul rogo per trovare allettante una simile prospettiva... ed il mio è un rogo tra il serio ed il metaforico, solo che un semplice incantesimo di freddafiamma non sarebbe bastato. Anche se... siamo tutti su un rogo, in realtà, destinato a bruciarci, in modi diversi, chi prima... chi dopo. -
- Ah no, - fece Gwillion con una smorfia - la lezione sulla fredda fiamma tenetevela per i ragazzini di Hogwarts. Perché è evidente che basta un inquisitore un po' meno sprovveduto, uno che si preoccupi di stordire le sue vittime prima di dar fuoco alla catasta. E quanto a quell' altro rogo... non so, temo di saperne troppo poco per parlarne. -
- Già, troppo poco... - disse Piton, serio - E ti auguro di non conoscerlo mai. A volte sarebbe meglio vivere nell'ignoranza, dormire senza approfondire la vita. Perché è soprattutto per chi decide di svegliarsi che il dolore non cede mai il passo. E più si prende coscienza della propria inadeguatezza ed ignoranza, più il fuoco ti brucia, ed alla fine diventa una irreversibile combustione. Se solo tu sapessi... -
- Vivere nell' ignoranza... evitare di vivere... per certi versi è quello che ho fatto sin ora. Ma è davvero la scelta migliore? Lo è davvero? Potrebbe capitare di svegliarsi troppo tardi, invece, ed accorgersi che la vita è già giunta al termine. -
Voldemort sorrise, e sfiorò appena una mano dell' altra:
- Vieni, immagino che vorrai visitare la torre mentre continuiamo il nostro
duello di parole. -
- Duello di parole... - Mac sorrise - Duello di parole... Cosa dovrei vedere di questo luogo? Mi stai allietando con un piccolo giro, solo per ingannare l'attesa del mio sacrificio? -
- Se rispondessi a
quest' ultima tua domanda, perderemmo la maggior parte del divertimento, non
trovi? -
E con un movimento leggero scostò i capelli dell' altra, chinandosi poi a
baciarle fugacemente la nuca.
- Vieni, seguimi. - disse poi, e sorrise, con il suo sorriso che sapeva d'
argento.
- Non hai bisogno di
chiedermi di seguirti, sai che lo farò. O anche illudermi di una qualche
autonomia, fa parte del gioco, uomo? Il tuo sorriso è dolce, i tuoi occhi sanno
di morte... e mi raccontano ogni momento che sarò perduta, che lo sono già. -
Disse Mac, seguendolo.
L' uomo condusse Mac
in una stanza dove un rosso liquido ribollente si rimescolava in dei giganteschi
globi di cristallo.
- Ecco, osserva, magia, potere allo stato pu... -
Voldemort non fece a tempo a concludere la frase. Uno dei globi esplose in una
miriade di frammenti di vetro, e la ragazza ne sarebbe stata investita in
pieno, se l' altro non l' avesse difesa con il suo mantello. Il volto dell'
uomo tuttavia era terribile quando tornò a fissare l' altra, e trascinò via Mac
fuori della sala senza dire una parola.
- Sei stata tu, - sibilò infine l' Oscuro - sei tu la responsabile di quanto e
successo. -
E nella sua voce c' era l' odio più profondo.
Mac fissò Voldemort.
- Come posso negarlo... - la voce non era incrinata, ma la rabbia le faceva
rigare le gote di lacrime - È forse la mia maledizione, questa... il motivo per
cui ero sicura che ben presto sarebbe venuta la mia fine. Era prezioso ciò che
quel globo conteneva... non ho nulla di altrettanto prezioso da darti... -
- Tu, tu le tue
parole, fatte apposta per allettarmi... - Voldemort fissò l' altro con ira - La
tua maledizione... l' antimagia che ti circonda, subdola e nascosta, avrebbe
potuto ucciderci entrambi mentre ti trasportavo sulla torre... e non dire che
non lo sapevi! Tu sapevi e sei venuta qui per distruggermi! E so anche chi ti
ha mandato, perché una sola persona poteva conoscermi così bene da prepararmi
un simile tranello. Ma pagherà, pagherà anche per questo, alla fine.
E tu, hai detto che mi desideravi? -
L' uomo spinse la giovane contro il muro, e la baciò, lentamente, crudelmente,
mordendo le sue labbra carnose sino a che il sangue non si mescolò a quel
bacio.
- Ripetilo adesso che mi desideri. -
Disse infine, con un sorriso terribile.
Il
sapore del sangue... il dolore...
Mac accettava quel bacio, come la più necessaria delle torture, e non era una
tortura. Era... follia?
E quando Voldemort l'ebbe lasciata, lei lo guardò, senza curarsi del sangue, di
nulla.
- Non mi ha mandata nessuno, lo giuro. Se non la mia pazzia... Io ti
desidero... ancora, e non importa quanto male mi farai... ti desidero, per
sempre... -
E si protese ancora, per essere lei a baciarlo, un altro bacio di sangue e
dolore, e sangue e piacere... e lasciò che le sue mani circondassero il suo
corpo, la sua vita...
- Ma non posso permettermi di essere la tua rovina, la tua distruzione. -
Con un gesto repentino, Mac, si allontanò dal corpo dell'uomo, dopo avergli
portato via il pugnale invisibile da Mangiamorte, ma lei non aveva bisogno di
vederlo, per sentirlo, per sapere della sua presenza.
Lo rivolse contro sé stessa... e colpì.
-
Piccola idiota. -
Disse Voldemort. E poggiò una mano sulla ferita sanandola.
- Non è il gesto a contare. Potresti aver semplicemente recitato. Ma ho letto
nei tuoi occhi che eri sincera. Anche se continuo a credere che il mio antico
allievo non ti avrebbe mai permesso di giungere sin qui se non avesse sperato
che la tua antimagia potesse in qualche modo nuocermi. Eppure, eppure potrebbe
essere vero il contrario. -
L' uomo fece per allontanarsi, poi si chinò di nuovo sulla giovane, e tornò a
baciarla. Lentamente, con una strana dolcezza.
Io so di non
appartenermi... non più adesso. Perché... sono tua, davvero... pensava, Mac, ed
il solo pensiero era sofferenza pura, ma tanto dolce.
E quel bacio... quel bacio...
Poi se ne staccò, e disse, con la voce bassa - Lui non sa che sono qui. Non me
lo avrebbe permesso. Lui mi ha fermata, la prima volta... -
- Lui non è sciocco, mia cara, ti ha fatto credere di volerti ostacolare, ecco tutto. Se veramente avesse voluto impedirti di giungere a me ci sarebbe riuscito. -
Mac scosse la testa,
riprendendo improvvisamente il controllo. E con voce più che dura disse:
- Non ti è possibile fidarti, vero? Io so che lui non ha agito secondo altri fini. Temeva invece che io potessi diventare un pericolo per me stessa e per altri. Non certo per te. E se anche adesso mi avesse lasciata andare... è stato solo perché sapeva quanto impossibile fosse fermarmi. -
- Se preferisci credere che le cose stiano in questo modo... - Voldemort sorrise - D' altronde quest' ultimo tradimento sarebbe andato solo ad assommarsi a molti altri, e la tua difesa dunque è perfettamente inutile. -
- Le cose stanno così - disse Mac cupamente - E il numero dei tradimenti di Piton è irrilevante. Ti ricordo che io so tutto... di lui, di voi. -
- Tutto? Sai tutto? Nemmeno gli Dei possono pretendere di sapere tutto. Lo fingono forse, ma la loro è solo una menzogna. E tu non sei una Dea, come non lo sono io. -
- Per fortuna… - Mac
sorrise... e sorridere fu una liberazione
- Io ti preferisco uomo… -
- Tieni - disse Voldemort porgendo all' altra il pugnale ancora intriso di sangue - i miei servitori devono uccidere per aver diritto a portare quest' arma, ma tu l' hai affondata nelle tue vene, e questo è un dono forse ancor più prezioso. Né ti chiederò di uccidere, anche se un giorno potresti essere tu a domandarmelo. E' una strada difficile quella che hai scelto per te, vuoi camminare sul filo di una lama e rimanere sempre te stessa. Altri hanno provato... e fallito. -
Mac sospirò e prese
il pugnale.
- Grazie... - disse, in un sussurro, era davvero stanca, stanca eppure
desiderosa che quel giorno non trascorresse. - Grazie... ma io non fallirò. –
Note: i versi declamati da Mac sono “Sete
di te” di Pablo Neruda.