Capitolo Ottavo

                                                                      Passioni

 

 

- Se riuscirai, io sarò lì ad applaudire compiaciuto - disse Voldemort - in caso contrario... la mia risata può assumere molte sfumature e tu non le hai ancora udite tutte. -

In quel momento una donna entrò nella sala. Era alta, ed un tempo il suo volto doveva essere stato molto bello, anche se adesso appariva magro, incavato, come se portasse i segni di una malattia recente. Ed i lunghi capelli neri scendevano in onde scarmigliate sulle spalle, e gli occhi avevano un' espressione spiritata.
- Andromaca - disse Voldemort - mia fedele servitrice, quali notizie mi porti dall' isola dei tormenti? -
- Solo gli innocenti che hanno preso il nostro posto adesso gridano nelle celle dei dissennatori, ed i nostri nuovi alleati aspettano solo un tuo cenno, mio signore. -
Disse la donna prostrandosi.

- E' Andromaca Lestrange!- sussurrò Mac, più a sé stessa - Ed è libera da Azkaban! -
Scosse la testa, incredula. Fissò Voldemort... ad ogni istante si rendeva sempre più conto di dove fosse davvero, di chi fosse quell'uomo... e ad ogni istante di più era certa della scelta.
Tornò a fissare la strega...

- Credo che farò meglio ad andare a controllare io stesso. - commentò l' uomo - E... Andromaca, ti affido questa mia ospite. Trattala degnamente, come se si trattasse di me in persona. -
Voldemort si allontanò di qualche passo, e poi tornò a voltarsi verso Mac:
- Attendimi, mia diletta, perché presto farò ritorno. Io ritorno... sempre. -
E svanì.
Andromaca si alzò lentamente, ed il suo sguardo era distante, come se fissasse altre cose, altri mondi.
- Tu non sei una maga, non è vero? E devi essere davvero speciale, se il Signore... Ma non importa, seguimi, vorrai cenare e forse lavarti, in attesa del ritorno del Signore Oscuro. Perché è vero, lui torna sempre. -
Mac osservò Voldemort sparire... adesso era davvero persa.
Guardò Andromaca Lestrange.
- Spero che torni davvero presto... Sì, vorrei davvero fare un bagno, e cenare... forse sì, grazie. E non vorrei essere... un disturbo. E, no, non sono una maga... -
Seguì Andromaca, e intanto rifletteva...
La donna condusse Mac in un' ennesima sala. C' era una vasca circolare ricolma d' acqua chiara, e più in là una porta che si apriva su di un' alcova.
- E' molto tempo che non metto piede in questo luogo... - mormorò Andromaca - ricordo che il Signore mi aveva chiesto di sistemare questi appartamenti in modo che potessero incontrare i gusti di una donna... se mai ci fossero state delle ospiti di alto rango in questa dimora. E questo avvenne poco prima che lui svanisse... ma io ho portato comunque a termine il compito. Sapevo che sarebbe tornato. Adesso ti lascio sola, ma se ti dovesse servire, qualsiasi cosa, non dovrai che chiamare. -

- Ti ringrazio. Non credo che avrò bisogno di nulla. Mi dispiace di averti derubata di parte del tuo tempo... -
Mac osservò la donna uscire, e chiudere la porta. E sospirò. Era sola, dopo diverse ore sola... esattamente ciò di cui aveva bisogno.
Rimase qualche istante a guardare l'ambiente, e poi inarcò un sopracciglio, scettica.
"Ospiti di alto rango... non credevo che le chiamassero così adesso. E comunque io non sono da inserire nel novero delle prostitute eccellenti..." rise a quel pensiero... ma era davvero stanca e desiderava immergersi in acqua più di qualsiasi altra cosa. La vasca era un richiamo troppo dolce per essere rifiutato, soprattutto da una persona che amasse tanto l'acqua...
Si liberò delle vesti, e si immerse, gustando il piacere del contatto con l'acqua tiepida...

- Sei bella, nell' acqua, sei bella nel vento, nelle profondità della terra, sei bella. -
La voce di Voldemort aveva la sottile armonia dei metalli.
- Ti ho portato una rosa. -
E gettò nella vasca un fiore color avorio, un fiore troppo aperto, con i petali ormai sul punto di cadere che si sparsero nell' acqua in un vago simbolo di caducità e putrefazione.

Mac trasalì. Cercando di non scomporsi troppo, e inarcando appena un sopracciglio, uscì dalla vasca. E, rifugiandosi in una zona d'ombra, si rivestì. Lasciando i capelli bagnati, sciolti sulle spalle.
Poi si volse verso Voldemort - Non amo le rose - disse - Sono fiori troppo deboli, basta un soffio di vento inatteso a spargerne i petali. La loro bellezza è solo apparente, ed il loro profumo dozzinale.

- Confesso che non sono nemmeno la mia pianta preferita. Le amo solo quando mi parlano di morte. Ma hai mai visto le rose selvatiche, mia diletta? Sono fiori minuscoli, e assai poco appariscenti. E' stato l' uomo manipolandoli a rendere le rose ciò che sono ora. Plasmare, manipolare... è nella natura umana... ed i deboli chiamano tutto questo corruzione, poiché non sono in grado di controllarlo. -

-Di morte... trovo i rampicanti che si avvinghiano ai tronchi degli alberi più adatti, come immagine di morte... ma i miei gusti sono stravaganti, come avrai notato. Plasmare, manipolare... i deboli lo chiamano corruzione... forse. Le rose selvatiche non saranno appariscenti, "Signore", ma sono molto più belle... in ogni senso, al tatto, per la fragranza, per tutto... -

- Ed io per te, rosa selvatica, di quei fiori così simili a te posso farne comparire quanti ne vuoi. -

- Quante ne voglio... non voglio nulla. Ma sapresti trovare per me delle rose selvatiche, cresciute libere, ognuna perfettamente uguale all'altra? No... neanche tu puoi farlo, potresti, con la tua magia, ma non sarebbero che copie, fiori sbocciati per la tua volontà, innaturali. E non è quello che desidero. Comprendo che, tanto grande è la stima che hai di te stesso, che soltanto fiori fatti in serie e secondo la tua volontà potresti gradire di ricevere. Mi domando...certamente ci sono splendidi vasi in questo palazzo, e da qualche parte in questa stanza...ne sono stati esposti molti di questi fiori tanto fragili? - Mac sorrise.

- Tu sei il primo. - rispose Voldemort - E per il futuro... non interrogarti sul futuro, rosa selvatica, perché non lo puoi controllare. - e l' attirò a sé.

Mac non si ribellò alla stretta, al contrario.
- Neanche tu puoi, se è per questo... -

 

- Allora guardarmi Gwillion, vorresti essere come me? E non rispondere sì senza aver avuto il coraggio di chiedermi esattamente chi sono, cosa sono, cosa credo... - disse amaramente Piton - E non fidarti solo dei racconti che hai letto, perché io sono vero, e sono complesso. Sono fatto di carne, di sangue, e non di carta, non d'inchiostro... -

- Io non so cosa voglio essere - mormorò la giovane - ma per decidere questo debbo prima... sapere.
E la domanda che dovrei farti adesso... non è facile da porre. -

- Dovresti. Che tu possa o non possa... perché da tutto questo può andarne della tua vita. Sai... dovresti trovare il coraggio di chiedermelo... - disse Piton, tremendamente serio.

- No. Io non ti chiederò nulla. Non per me, ma per te. Non voglio riaprire ferite che non si sono mai rimarginate. Non voglio risvegliare il tuo dolore. Ma qualsiasi cosa tu vorrai dirmi, io sarò qui ad ascoltarla. -

- Non si può riaprire una ferita non rimarginata, perché è, appunto, già aperta, ancora aperta... Vuoi ascoltarmi? Allora preparati a cambiare il tuo giudizio su di me... cosa crederesti se ti dicessi che... per molte cose, Voldemort ha ragione?- disse Piton.

 

Mac sorrise piano a Voldemort.
- Sono certa che gravi affanni turbano la tua mente, Signore, di certo... preoccupazioni. Lascia che ti racconti una storia... una favola antica. Vieni, siedi qui... -
Accompagnò Voldemort al letto, e lo fece sedere. Poi prese un cuscino, e si sedette davanti a lui.
- Ti ho detto che so narrare favole, liberati da ogni affanno, seppure per poco...Moltissimo tempo fa… -  e la giovane narrò una fiaba che parlava della magia delle parole, e di come, a volte… gli uomini  dessero molti nomi a ciò che non esiste senza saper dare nomi alle cose esistenti….

- Ciò che non esiste… spesso ha molti nomi… - concluse Mac, e sorrise. 

- Una favola, bella... e vana... come solo le favole possono esserlo. Perché non esiste felicità per il genere umano. -

- Felicità, felicità... Come la libertà? Come la giustizia?- Mac si alzò e fece qualche passo - E infatti non esistono. Ma, se esistessero, nessuno di noi saprebbe di certo coglierle... non credi? O sì? Siamo condannati da noi stessi. Però esiste altro, io credo. Ti confesso di aver fatto spesso riferimento a simili termini vacui... sai? Quando parlo con le persone, loro amano queste parole. Ed anche io, felice... mi definirei felice, adesso. O forse dovrei dire che sono preda di quella luce, di quella cosa senza nome, che a volte ci prende... Ti chiedo una cosa: non adesso, ma poi... ti chiederò di soddisfare una mia curiosità, Signore. -
Mac sorrise, dolce.

- Oh, le singole persone possono esserlo... felici. È all' umanità nel suo complesso che un simile dono è negato. E la tua curiosità... devo prima sentire la tua domanda per sapere se potrò soddisfarla. -

- La mia domanda... ricordamene, se vorrai, non appena avrai del tempo. Non ti chiederò certo di mutare l'ordine delle stelle, ma con te non si può mai sapere... - Mac si sedette al fianco del Signore Oscuro.

 

- C' era un foglio nel tuo quaderno di appunti. - disse Gwillion, e il suo tono era appena un po' aspro - Un foglio che riportava parole di Voldemort, e anche tue. Non erano parole che non potessi condividere. Sui metodi dell' Oscuro Signore invece... Ma dimmi cosa intendi. Io ti ascolterò. Non voglio giudicare prima di aver ascoltato. -

- Voldemort ha visto molte cose vere, e mi ha insegnato più di quanto tu possa credere, immaginare, sperare. Forse dovrei ammettere di essere una sua creatura, ma non mi piace... - Piton si girò a guardare un muro -Se ho lasciato i seguaci di Voldemort, non è stato per lui, Non solo per lui. In realtà è per la gente di cui si circonda... infetta, disgustosa: come Minus, come Malfoy. E' questo il suo più grande errore. Se soltanto fosse stato più illuminato, pietoso, e accorto... se non avesse ceduto alla soddisfazione dei suoi più cupi e bui desideri... e alle lusinghe della propria convinzione di superiorità... -

- Vai avanti, - mormorò Gwillion - vai avanti... -

- Andare avanti? - Piton scosse la testa - Tu credi che io non sia più un Servo di Voldemort, vero? Ma lo sono... in qualche modo, io lo sono! -

- Severus, Severus... vorrei dirti qualcosa e invece non posso dirti nulla. Posso solo ascoltare. E a questo punto non puoi fermarti. Mi faresti troppo male. -

 

Un uomo dai capelli biondi ed il volto pallido e affilato era comparso nel covo dell' Oscuro.
- Lucius, finalmente - disse Voldemort alzandosi.
E l' altro gli riferì senza esitare quanto era successo quella notte. Sembrava essere di un umore assai cattivo.
- Le notizie che mi porti sono preziose, - fece infine l' oscuro Signore - ma non voglio che ci siano screzi tra te e Severus. Anche lui, in fondo, sta solo agendo come meglio ritiene opportuno. E non posso dire che la sua fedeltà sia mutata oggi, rispetto a sedici anni fa. Piuttosto dovrai dirgli che la sesta delle ragazza è giunta a destinazione, ed ho apprezzato molto la sua venuta. Ma non è per questo che ti ho mandato a chiamare. Non solo. Tieni gli occhi aperti, certo e... Tu hai un figlio, non è vero? Ed è stato lui ad indicare a questa donna la strada per raggiungermi. Sono certo che tu non gliela avresti mai indicata esplicitamente e se è riuscita a ricostruirla da solo... E' tempo che tu gli porti questo. -
E porse all' altro un coltello, un coltello da bagnare, un coltello da bagnare nel sangue umano.
- Addio, Lucius. -
E furono di nuovo soli.
Per un istante, un solo istante, Mac sentì la terra venir meno sotto i piedi. Era tempo che... Draco fosse un Mangiamorte? Draco che non voleva essere tale, ma Voldemort non doveva saperlo. C'era senza alcun dubbio un modo... qualcosa a cui aggrapparsi, una speranza per lui. Doveva sentirsi in colpa? In realtà... non riusciva a sentirsi in colpa. Voleva essere lì, era lì, e tanto bastava. A Draco avrebbe pensato, poi.
- Severus, Lucius... sono stati loro a cercare te? E' così? Venivano loro da te...o tu li cercavi? Hanno fatto tutti come me? Presentandosi, offrendosi spontaneamente?- chiese.

- Cercavano... forse non sapevano cosa cercavano... e hanno trovato me, che cercavo a mia volta. Posso parlarti di ognuno di loro singolarmente, se lo desideri, ma generalizzare sarebbe sciocco e inutile. -

Mac fissò la parete - Parlarmi di loro... così conoscerei, infine, cosa tu pensi di tutti questi tuoi servi. In realtà mi domando quanto ti fidi di loro... oh, so bene che c'è chi ti distruggerebbe subito, se solo tu gliene dessi opportunità. Quello che io mi domandavo, anche prima, è questo, la mia grande curiosità: non c'è un momento in cui tu smetta di vigilare? Di osservare? Quando le persone dormono, ad esempio, sono indifese... so che il termine "indifeso" è ciò che di più lontano possa essere da te,  ma... Tu non ti affideresti davvero a questa gente, mai e poi mai... -

Mac sorrise - Come al solito, le mie domande sono ingenue... -

- A volte l' ingenuità può colpire più a fondo di tutto l' acume che ci vantiamo di possedere. Ma se c' è un momento in cui io smetto di vigilare, questo è qualcosa che nessuno dovrà mai sapere. Nemmeno una Polissena adorabile come te.
E i miei servi... Severus e Lucius hai nominato. Lucius cercava il sangue, cercava un modo per essere all' altezza del nome della sua famiglia... me decet maius nefas.. se ti sono familiari le tragedie di Seneca. Severus cercava il sapere, credeva di poterlo prendere senza pagare un prezzo troppo alto. Credeva di poter camminare sopra la lama di un coltello... e invece è caduto, è stato inghiottito dal mio male, e adesso prova solo orrore per se stesso. E crede di potermi voltare le spalle, ma anche in questo si inganna. -

- Non temere, Signore, non voglio rubarti il tuo segreto... anche se posso illudermi di riuscire, un giorno, a sentirlo raccontare dalla tua bocca, e di tua iniziativa. Lucius e Severus, sono così dissimili, eppure tanto simili... forse Piton avrebbe dovuto avere un po’ più di Malfoy, e Malfoy un po' più di Piton. Dici che Severus credeva di poter camminare sulla lama di un coltello,ed è quello che hai detto anche a me... sulla lama di un coltello... ma, sempre secondo le tue parole, è sciocco tentare di prevedere o controllare il futuro. Esiste solo il presente, ed è qui, adesso. Mi hai parlato di questi due servi... ma, il figlio di Malfoy, cosa credi di lui? Cosa ti fa pensare che possa essere un degno tuo servo? E di me, tu cosa pensi, perché credi che io sia qui, adesso, senza avere paura di te... -

- Di te non penso... io ti guardo, ti ammiro, cerco scoprire lentamente la tua vera essenza. Il figlio di Malfoy... non ha un nome? Dovrebbe chiamarsi Draco, se non erro, ma fino a quando tutti continueranno a vedere in lui soltanto il figlio di suo padre non avrà altra scelta che servirmi. E se il ragazzo è grande abbastanza per trovare la strada che porta fino a me è tempo che smetta di essere soltanto il figlio di Malfoy. E se sarà un mio degno servitore... questo è qualcosa che verificherò presto. -

 

Welverance era pensierosa, turbata dagli avvenimenti di quella notte. In qualche modo strano e contorto, si sentiva quasi in colpa... e per cosa, per come aveva trattato Lucius Malfoy... Era perplessa, davvero perplessa. Eppure... con una scusa congedò Draco. Si diresse verso il bagno dei prefetti, pensando che quello sarebbe stato il luogo ideale per riflettere.

 

- Nelle tue parole ci sono sempre due strade, Voldemort. Mi affascini... soprattutto la rapidità con cui proponi e poi decidi. "Fino a quando tutti continueranno a vedere in lui il figlio di suo padre non avrà altra scelta che servirmi" e "se il ragazzo è grande abbastanza per trovare la strada che porta fino a me è tempo che smetta di essere soltanto il figlio di Malfoy".  Hai deciso tu che è grande abbastanza? E se fosse solo un ragazzino che ha ascoltato i discorsi velati di suo padre, sino ad indicare vagamente un punto su una mappa? Lui ha solo parlato di un luogo, ma io ti ho trovato, da sola. Lo avrei fatto anche senza Draco. Potrebbe essere meglio per te se il ragazzo decidesse di non appartenerti, forse dovrebbe prima vivere la sua vita, e poi offrirti la sua esperienza. Ma se lo prendi adesso...rischi di soffocarlo. - Mac sorrise e si passò una mano sulle labbra - So che non sei pietoso, ma io devo seguire la mia strada, che scivola lungo la tua, dicendoti ciò che credo. So che non sei pietoso, e ne porto ancora i segni sulle mie labbra, Signore, ma ciò che per me è piacere, per molti altri non sarebbe che orrore, ed il sapore del sangue non eccita ogni persona... -

- Dunque è così importante per te perorare la causa di Draco? Ma un Dio ha una sola parola, ed io indossavo la maschera del Dio mentre consegnavo quel pugnale a Lucius. Se lui avrà pietà del figlio, allora io mostrerò di tollerare la sua pietà. Se invece me lo spingerà tra le braccia... toccherà al mio volto più terribile giudicare il ragazzo. -

- Quindi dipende da Lucius... - Mac si avvicinò a Voldemort - Il figlio dipende dal padre? Mi stai dicendo questo? Come il destino dei servi dipende dal Dio? - allungò una mano a carezzare il volto freddo di Voldemort - La maschera del Dio...io non riuscirò mai a vederla sul tuo volto, sei un uomo per me. - sorrise - Non possiamo prevedere il futuro, ma tentare di influenzarlo sì, non è vero? Dimmi, quali altre meraviglie riserva questa tua dimora? Sarebbe meraviglioso se ci fosse un giardino, passeggiare tra le fronde... -

- C' è un giardino. Il che è un bene, altrimenti mi sarei sentito in dovere di crearne uno. Se vuoi seguirmi... -
E se qualcuno avesse fissato il volto dell' Oscuro Signore in quel momento avrebbe persino potuto definirlo triste.
- Sarò felice di seguirti. Dunque è nel giardino che trascorri il tempo che rubi ai tuoi affanni? Ed è un tempo lieto? - chiese Mac, e lasciò scivolare una mano a prendere quella del Signore Oscuro, tentando di annullare anche solo per un attimo la distanza inevitabile tra loro.

- Non dire nulla, - mormorò Colui che non deve essere nominato - non dire nulla... poiché le parole adesso possono solo dividerci. -

 

Lucius si era congedato dal suo Signore portando con se il prezioso fardello affilato da consegnare a suo figlio.
E così le ragazze erano sei... per fortuna una di loro sembrava stare dalla loro parte, ma c'era da fidarsi?
Lucius si rimproverò. La fedeltà e la fiducia verso il suo Signore non dovevano mai vacillare!
Si ritrovò a ripercorrere i corridoi della scuola per arrivare nella sua stanza. Forse Draco si sarebbe trovato ancora lì...
Guardò il coltello che doveva consegnargli, un bell'oggetto affilato e lucente, un oggetto assassino che sarà stretto nelle mani di suo figlio...
Mentre lo rimirava continuava a camminare.
Ma alzò di scatto la testa quando si accorse che si trovava di nuovo di fronte alla ragazza vestita con abiti babbani.
- Chi non muore si rivede... - la sua voce scivolò tagliente come la lama del coltello. E mentre lei scivolava nel bagno dei prefetti, inconsapevole di essere osservata, attese appena pochi minuti prima di seguirla.

 

- Farti male... - ripeté Piton - all'inizio ho visto in te uno strano miscuglio di luci, ombre, certezze ed indecisioni... un fascino strano, da bambina e da donna. Sei piena di contraddizioni, o questo è almeno quello che io ho creduto di vedere. Adesso ti sento più forte di quanto non credessi, anche se temi che io possa farti male. E' normale temere di essere feriti. Questo... è un altro motivo per cui io ho lasciato... se lasciare si può quella che è stata la propria vita... i Mangiamorte. Nel suo delirio il Maestro credeva di essere invulnerabile, ma non lo è. Lo credevamo Dio... quando abbiamo scoperto, quando ho scoperto che era solo un uomo gonfio di rabbia, paura, presunzione, superbia e follia... mi sono detto che non avrei potuto servire una simile creatura. Tutte le ingiustizie, le violenze non erano richieste dal Dio, ma da un uomo più furbo, forse, di me. Mi è stato intollerabile. Provavo piacere nella morte, credevo fosse tutto per una causa superiore... credevo di essere assolto, operando per conto di Dio. Ma agivo per conto di un uomo, e scoprii che vi sono cose che neanche un Dio può assolvere. È terribile, Voldemort ha detto così tante verità... ma è anche la persona più sfortunatamente incapace di portarle avanti nella maniera migliore. Vedi, adesso? Vedi? Sono solo un fallimento... solo un fallimento. Cosa pensi adesso di me?-

chiese Severus, con tono amaro ed insieme quasi... irato, come se quella confessione gli pesasse troppo. Ma udì un rumore oltre la porta, e la spalancò... sospettando che qualcuno spiasse. Ed infatti - DRACO! - esclamò.

 

Mac abbassò gli occhi e sospirò. Non poteva, non doveva parlare? Ma non intendeva far sì che Voldemort si allontanasse così tanto, non adesso, o la distanza non avrebbe fatto che aumentare... fino a rendere vano ogni tentativo, fino a spegnere ogni desiderio.
Sapeva che doveva tentare di raggiungerlo nel territorio buio della sua mente, dei suoi pensieri, dei suoi ricordi, della sua paura... soprattutto della sua solitudine.
Tentare... poteva dire fallire, ma non tentare era ugualmente un fallimento.
"Per riportarlo indietro, ho un solo modo..."
E si accostò al Dio che era un uomo, per baciarlo come ogni altro uomo avrebbe desiderato, ed era un bacio dolce, di conforto e passione insieme.
- Dove tu vai, portami con te... e se non posso seguirti tenderò un arcobaleno come un ponte tra il tuo mondo ed il mio... ed io verrò con te, anche se tu non mi attenderai... - canticchiò a voce molto bassa le parole di una vecchia canzone per bambini, e poi tornò a baciarlo.

- Non sai dove portano i viaggi della mia mente. - rispose l' altro in tono brusco, forse più brusco di quanto non fossero i suoi reali pensieri - Ma stavolta riflettevo soltanto, su un ragazzo che potrebbe essere distrutto, e solo perché il mio potere non venga incrinato. Un ragazzo che mi è stato promesso quando era ancora nel grembo della madre, e che sarà mio comunque, in un modo nell' altro. Non che provi pena o rimpianto... è solo strano notare come il mio nome possa portare rovina, anche quando i miei pensieri sono rivolti a tutt' altro. -

- Forse io non so dove ti portano i viaggi della tua mente,e non posso negare che solo il tuo nome rechi un carico tanto grande di dolore da convincere le persone a non pronunciarlo. Ma guardami... cosa mi ha portato qui? Il tuo nome! E non per disperazione, o per dolore. Voldemort, è così... Come tutte le cose, un dritto ed un rovescio. Quando ti ho chiesto se mai tu avessi un momento di totale abbandono è stato solo perché... mi domandavo se allora io avrei potuto essere la tua difesa. E lo so che sono solo una ragazza, babbana per giunta, una nemica in teoria, e forse pecco di presunzione, ma ora non importa. Perché tu ne riderai, ed io sarò felice per quella tua risata, e la ruga disegnata sulla tua fronte si distenderà. Ed ora mostrami il giardino... e poi sarò io a... vorrei offrirti un dono... - disse Mac.

 

Lucius fissava la ragazza fermo sulla porta del bagno.

- Cosa hai intenzione di fare ora? Siamo soli... Ti metterai a gridare che ti ho molestato? Che ho abusato di te? Se hai intenzione di accusarmi di questi atti, potrei pretendere almeno il averli compiuti realmente. Ne sarei perfettamente in grado… -

La stanza era piena d' odori, dal momento che la ragazza si era divertita ad aprire tutti i rubinetti uno dopo l' altro. Si sentiva l'odore del mango e della papaia , un attimo dopo appariva la vaniglia seguita dalla menta piperita, ma poi veniva subito coperta dalla menta e... insomma, da far aggrovigliare il naso!
Vedendo Lucius la ragazza arrossì.
- Posso rispondere alle tue domande... ma non in camera tua... - e abbassò gli occhi -  Non trovo giusto... il comportamento di Piton... e non... non l'ho trovato intelligente da parte sua insultarti.-
La ragazza continuava a guardare in basso, ormai era di un viola sgargiante.

L'odore di frutti esotici che la ragazza emanava lo inebriava. Il suo aspetto rosso e morbido lo attirava verso di lei, e, solo per un attimo, Lucius ebbe il desiderio di morderla, per gustare quel frutto succoso. Stringeva ancora il coltello, avrebbe potuto sbucciarla e assaggiarla in ogni sua parte, cospargersi del suo succo, immergersi nella sua polpa morbida e fresca. Gelosamente, solo lui, il suo frutto proibito.

Costrinse la sua mente alla realtà. La ragazza gli era di fronte, ed era disponibile a rispondere alle sue domande. Il suo Signore ormai sapeva, non c'era bisogno di indagare oltre. Ma la faccenda a lui non era ancora del tutto chiara. E poi se avesse lasciato perdere l'occasione, avrebbe dovuto portare quel coltello portatore di sangue a suo figlio...
- Non in camera mia? Preferisci in camera tua? Qualunque posto, per me non è importante. Ottengo sempre ciò che mi prefiggo. - e sorrise maligno.
Non c'era bisogno di spaventarla, si era offerta di sua spontanea volontà; ma il terrore nei suoi confronti era una cosa a cui era abituato da troppo tempo da sentirsi a disagio senza.

 

Il giardino era una serra di lillà, piante cariche di fiori, tristi, taciturne. Non c' erano foglie nel giardino, non c' era verde, solo il lilla dei fiori e il bianco della pietra.

Mac attraversò il giardino quasi a passo di corsa.
- E' un luogo triste... - disse, e tornò a sorridere a Voldemort - Ti ringrazio di avermi condotta qui, è un posto segreto... -
Passava tra le piante, accarezzandone le corolle. E inoltrandosi nella serra, arrivò ad una siepe, quasi nascosta, di rose.Gli unici altri fiori oltre i lillà. Rose uguali a quella che Voldemort le aveva dato solo qualche ora prima.
- E' qui che hai colto la rosa? Mi dicesti di amare le rose... solo se parlavano di morte. Devo intendere che, forse, il tuo è stato... un dono di morte? Ma non è una cosa triste, una parte di noi muore inevitabilmente ogni giorno... e una ne nasce. Morte non è solo "fine"... -
Si chinò ad osservare meglio le rose. Crescevano su steli pieni di spine... erano le rose più spinose che avesse mai visto.
Allungò una mano, e la strinse sullo stelo, per cogliere un bocciolo. Dopo pochi istanti si voltò verso Voldemort, porgendogli la rosa...rosa d'avorio screziata di sangue, del suo sangue che gocciolava dal palmo della mano.
Sorridendo la porse al Signore Oscuro.
- Questa è per te, tu mi desti una rosa ormai fragile, ma io ti do questo bocciolo che non si è ancora aperto, e macchiato di sangue...-
Lasciò cadere la rosa tra le mani di Voldemort.
- Questo giardino è misterioso, come tutto qui...e ti avevo promesso un dono. Sediamo lì... - e lo condusse verso una liscia panchina di pietra. Poi abbassò lo sguardo, e sfiorò la fibula che chiudeva il mantello di Lui, e l'aprì...

- Ora sei tu a tentarmi... -
Mormorò l' uomo affondando le mani tra i capelli di lei. Le baciò delicatamente la gola per poi risalire verso le labbra. L' oscuro signore socchiuse gli occhi, e le vesti della donna si mutarono in petali, petali neri. Caddero tra i fiori, ma non ci furono spine, non spine che fossero di rosa.

"Non c'è il giardino, non c'è questa torre, questo palazzo così misterioso, non c'è null'altro...non so dove sono, né perché, né come... non so nulla. Solo un nome adesso conta, solo queste poche sonore lettere messe l'una dietro l'altra a formare una parola, Voldemort..."
- Ti amo - furono le uniche due parole che scivolarono, quasi silenziosamente, dalla bocca di Mac, appena sussurrate, prima di perdere completamente la ragione, ed il controllo...

 

- Ho ascoltato, sì ho ascoltato. - sussurrò il ragazzo in un filo di voce - E se quanto avete detto la verità forse senza saperlo avete appena salvato la mia vita. Se invece è una menzogna, una menzogna per ingannare... - Draco gettò un' occhiata eloquente alla ragazza seduta lì accanto - se è una menzogna... -

non riuscì a concludere la frase.

- Menzogna? No, Draco... questa è solo verità. Una difficile verità. Posso sapere, onestamente, cosa tu pensi, adesso? E tu, Gwillion? - chiese Piton.

- Mi viene in mente una canzone... - mormorò Gwillion - che quest' oggi ho cantato e tu non hai sentito. Ma questo non è tempo di canzoni. E non mi convincerai mai che la tua vita è un fallimento, non fino a quando continuerai a lottare. E non me ne vado. Io di qui non me ne vado. -

- Professore... - mormorò Draco - mio padre è tornato... ha con sé un pugnale, un pugnale disadorno che io conosco dai suoi racconti, e che anche voi conoscete. E so benissimo per chi lo ha portato. E il vostro coraggio... io spero di averne almeno un decimo del vostro coraggio. -

- Grazie. Ma tu non vedi ciò che io vedo... - disse Severus a Gwillion.

- E tu Draco, non è solo coraggio che ti serve. Ti serve furbizia da vendere... E' una partita che vincerai solo se sarai più scaltro di Voldemort e di Lucius. Capisci? -

- Sono un Serpeverde no? - mormorò Draco - E almeno adesso so che questa è una partita che vale la pena di giocare. -

Bastano queste parole a far sì che la tua vita non sia un fallimento, pensava Gwillion. Ma non lo disse, erano i suoi occhi a parlare.

- Allora dovremo lavorare insieme... - disse Piton - Credo di poterti dare qualche consiglio. Sei certo della strada? Sarà difficile, più di quanto pensi. Devi essere convinto, non devi ripensarci, e forse sarai qualcosa di meglio di... me. -

- Le mie favole della buona notte, professore, erano ricolme di uomini dal mantello nero, ed io adoravo quelle storie. Poi le favole sono terminate, perché era giunto il momento di tirare fuori il mantello dall' armadio e non era più tempo di simili racconti. E adesso... adesso senza alcun preavviso... tutto quello che chiedevo era una possibilità di scelta. Voi, mio padre, l' avete avuto in fondo. E se non mi vien data... vuol dire che la strada giusta è un' altra.

Ma voi vi fidate di me? In fin dei conti potrei tradirvi anche senza volerlo. Dal canto mio una parte del mio cervello continua a pensare che questa era tutta una messinscena per vedere se avevo o meno la stoffa del mangiamorte e che la mia scelta... ma ormai ho deciso, ho deciso. -

-Tradirti, Draco? Se eri dietro quella porta, prima, avresti dovuto comprendere che c'è un altro traditore. E come vedi, mio malgrado, mi sto fidando. E credimi, se questa fosse una prova architettata dall'Oscuro Signore per testare il tuo valore... molto più semplicemente ti sarebbe stato chiesto di uccidere a sangue freddo... come fu richiesto a tuo padre... e a me - Piton guardò Gwillion, appena per un attimo, rabbrividendo - Non erano favole... non quelle che narravano di uomini vestiti di neri mantelli. -

- Uccidere a sangue freddo... lo so, le mie erano strane favole. E mi chiedo cosa potrò fare quando a me verrà posta la stessa richiesta. Il momento sembra vicino... -

 - Allora, Draco - disse Piton - Si vedrà sei hai davvero una mente da Serpeverde. E poi... devi prendere una decisione: essere come me. O avere un coraggio superiore, il coraggio di dichiarare apertamente la tua contrarietà a Voldemort. -

 

Un ragazzo si aggirava nei corridoi della dimora di Voldemort. I suoi occhi chiari alternavano una lucentezza quasi dolce, a riflessi cupi, folli...

Si passò una mano tra i capelli biondi, e poi si voltò di scatto, come se avesse percepito un rumore, un soffio... qualcosa che lo spaventasse. Ma non c'era altro che buio. Tornò a concentrarsi su altro, ricacciando la paura... doveva liberarsi di quella paura... ma a volte piccoli frammenti di ricordi tornavano, tornavano a tormentarlo, ed allora ogni fruscio, ogni ombra notturna poteva apparire come una minaccia. Ma il suo Maestro, la creatura che venerava più di ogni altra, gli aveva detto che con il tempo, quando avesse ucciso ogni nemico, sarebbe stato libero da quei tormenti. Lo aveva benedetto... e così sarebbe stato. Per questo lui era il più ligio al dovere, il più fedele. Come avrebbe potuto non esserlo? Voldemort gli aveva reso la vita, l'anima che i Dissennatori gli avevano strappata. Sorrise al nulla. Un giorno sarebbe cessata anche la paura, Voldemort lo aveva promesso, più nemici avesse ucciso, più avesse perorato la causa del suo Signore...

Un altro fruscio lo indusse a voltarsi. Ed i suoi occhi mutevoli si fissarono sul serpente del suo Maestro.

- Nagini! - disse, e la sua espressione tornò dolce, sin troppo dolce - Dov'è il Maestro? Mi aspetta... forse ha una missione per me, e dovrò partire prima che il sole sia alto.-

Sapeva di non poter interpretare i sibili del serpente, ma forse l'avrebbe condotto da Voldemort... e lo seguì.

 

Voldemort aveva posto il suo mantello argenteo sulle spalle della donna.
- Era questo ciò che desideravi? E desiderium in latino vuol dir anche rimpianto... -

Mac si strinse nel mantello, profumava dell'uomo che aveva appena amato. Sorrise alle sue parole -Adesso sei tu ad essere ingenuo. Io non ho rimpianti, né ne avrò. O forse si... un unico rimpianto. Rimpiango che il tempo non possa essere fermato. Ma non sarebbe giusto... né saggio. E del resto questa non sarà, io spero, la prima e l'unica volta che... - abbassò lo sguardo, arrossendo - Ho ancora molto da apprendere. Ed almeno in quest'arte ho bisogno anche io di un maestro, se tu vuoi essere quel maestro. E se mi chiedi se era questo ciò che desideravo, la mia risposta è: solo in parte. Ma non ti racconterò quali siano i miei desideri, perché forse con il tempo, se avrò tempo, ti saranno chiari, e forse li condividerai. E tu, hai rimpianti? O forse no, se non hai desideri... non hai rimpianti... E infine, Signore, forse dovresti usare la tua deliziosa magia per far apparire... un abito. Prima che qualcuno si decida a venire in questa serra... o preferisci che io sia al tuo seguito vestita soltanto di petali, o neanche di quelli?

- La mia magia... - Voldemort raccolse uno dei petali neri, e sospirò - Guarda, velluto, e non petalo di fiore, ecco come tu distruggi la mia magia. Ma non sarà un pericolo far sì che tu non sia più vestita di soli petali. No, non sarà un pericolo, e poi sarei costretto ad uccidere chiunque altro veda ciò che io vedo adesso. -
E una lunga veste color di foglia si formò sul corpo della giovane.
- Speriamo che almeno quest' abito duri un po' più a lungo. -
Aggiunse il mago con un sorriso.
Poi si voltò, c' era un rumore di passi. Vide Nagini strisciare, e a poca distanza la seguiva un giovane biondo, un giovane che lui conosceva assai bene.
- Giungi a proposito, mio fedele allievo. Ho una missione per te. Vi sono delle donne ad Hogwarts, donne dotate del dono di interferire con la nostra magia. Una è già mia... a te dò l' incarico di occuparti delle altre. Vai, scopri quanto più possibile... e se necessario seduci, conquista. Troverai Lucius Malfoy, oltre ovviamente a Piton alla scuola, ma evita se possibile sia l' uno che l' altro. Nessuno deve sapere di te, e non ce n' è bisogno che te ne ricordi il motivo. -

Il ragazzo biondo si prosternò ai piedi del Maestro: gioiva nel baciare la terra che Voldemort aveva calcato. Sollevò appena gli occhi, ed ascoltò quanto gli era richiesto.
- Sia fatta la tua volontà, Signore. - disse - Nessuno saprà di me... -

Si alzò. E nell'alzarsi vide il mantello d'argento di Voldemort... stretto tra le mani della donna al suo fianco. Per un rapido istante la confusione si impadronì del suo cuore, ma non disse nulla... ed uscì dalla serra ad occhi bassi.

 

 

- Dichiarare apertamente... - Draco si lasciò sfuggire una secca risata - sono minorenne professore, e la retta di Hogwarts la pagano i soldi di mio padre, e nemmeno questo luogo è del tutto sicuro, come in questi anni abbiamo avuto modo di vedere. E poi... e poi non sono nemmeno il prezioso Harry Potter, che deve essere protetto ad ogni costo.

D' altro canto... so che chi riceve quel pugnale deve scegliere la sua vittima di persona, scegliere e... -

Il giovane non completò la frase.

E Gwillion ascoltava in silenzio. Impossibile capire cosa pensasse. Forse perché in quel momento nemmeno lei sarebbe riuscita a dirlo.

Piton scosse la testa - Dunque hai deciso che l'unica via è per te la menzogna. Come per me. Ma sappi che chi intraprende questa strada...difficilmente riesce poi a liberarsene. Ma da un certo punto di vista hai ragione... Ti sarà, dunque, chiesto di uccidere. Sceglierai tu la tua vittima, Draco. E chi sarà? Sarà uno dei tuoi compagni di scuola? O uno sconosciuto fermato in una strada, di notte? O una di queste ragazze?! Stai attento, scegli una vittima indifesa... perché se ne scegli una che sia protetta, potresti essere tu a morire... - scoccò un'occhiata quasi disperata a Gwillion, e poi tornò a girarsi severamente verso Draco - Vuoi che ti narri con che criterio ho scelto io la prima vittima? O quella di tuo padre... me lo ha raccontato con gioia. Oppure come ho affinato la tecnica... nel tempo.- E con un movimento repentino estrasse il suo pugnale e lo puntò sulla gola del ragazzo - C'è un modo per tagliare e far morire pietosamente... e un modo per allungare l'agonia. Dovrei insegnartelo... tuo padre non era così raffinato, lui sgozzava e basta. - Ritirò il pugnale.
- Allora, vuoi conoscere con che criterio ho ucciso? La prima vittima... - guardò Gwillion con un'espressione che racchiudeva paura, disperazione, rammarico,vergogna e... crudeltà.
- Devo dirtelo... se scegli la strada della menzogna... tu dovrai uccidere... come me... - Si fermò... l'espressione delle due persone che erano con lui lo indusse a tacere...

- Oh, Severus... - esclamò Gwillion - ci deve pur essere... un' altra soluzione. -

- Perché, le mie parole potrebbero non essere né giuste né vere? Perché fanno paura? Ma io non posso mandare questo ragazzo lungo la sua via con un fardello di bugie. Se lo facessi sarei come Voldemort, come Lucius! Devo dirgli queste verità... prima che sia tardi. Draco, non è per dannarti che ti ho mostrato cosa potresti essere... ma per salvarti. E se nel tuo cuore c'è solo anche un'ombra di disgusto per tutto questo... allora aggrappati ad essa! Con ogni forza! Sono brutale, lo so. Ma lo sono perché so che Voldemort non lo è... e che se, forse, fossero state sue le prime parole udite da Draco dopo aver avuto dei dubbi... lui non avrebbe avuto la forza di resistergli. Ora Gwillion, guardami e dimmi che non provi disgusto anche tu per me. Perché è ovvio... tu forse non avevi considerato tutte le implicazioni della mia natura... - Piton sospirò - Draco, presto tuo padre ti recherà quel dono... quel dono che tu non vuoi ricevere, e forse è già in cerca di te... E tu, Gwillion, adesso sappi che non è tempo di tergiversare od ornare i discorsi in modo da indorarli... è tempo di vedere la verità: che il bene è bene, ed il male è comunque male, per quanto ambigui siano i limiti, per quanto banale sembri. E' una regola da accettare, e chi crede di poterla piegare per comodità... mente e sa di mentire. Potete andarvene da questa stanza... come se nulla fosse, o restare e riflettere con la dovuta lucidità. E sappiate che ci sono vite da proteggere... le tue amiche, Gwillion, dobbiamo metterle davanti al pericolo. E devo parlare con Lucius... o Draco puoi tentare tu di sapere in che direzione Voldemort si muova: tuo padre te lo dirà... forse. Ho bisogno di sapere, del resto forse abbiamo già perso la prima vita... quella pazza della tua amica, bambina, a quest'ora sarà polvere... -

 

Mac seguì con lo sguardo il biondo ragazzo.
- Credo di sapere chi sia quel ragazzo... - disse - Ma mi domando come sia possibile. Non credevo che sapessi dare la vita ai morti, o perlomeno la ragione ai folli... - scosse la testa, e passò una mano sul vestito che le era comparso per magia sulla pelle - Grazie, è un abito molto bello, ed il suo colore è quello che preferisco. E' strano... alcune magie riescono, ed altre no... mi domando perché. - Allungò una mano per prendere il petalo di velluto nero che Voldemort stringeva ancora, e lo fissò, riflettendo. Poi si alzò, e risistemò il mantello sulle spalle dell'uomo.

Mac stava riflettendo ad alta voce - Quali magie sono fallite... e quali no?- sospirò -Non credo che sia stato per una magia fallita che siamo giunte sin qui, no... sarebbe assurdo, se così fosse avremmo potuto essere richiamate qui milioni di volte, e perché noi? La prima è stata quella di Piton, poi Silente... il Petrificus Totalus di D... di quel ragazzo. E poi sono arrivata sin qui... il globo contenente magia è esploso, Voldemort non ha potuto comunicare con Malfoy... e i petali sono diventati di velluto... - Mac socchiuse gli occhi - Credo ci sia un filo conduttore... se non fosse propriamente antimagia? Devo riflettere... forse dovremmo fare delle prove, dei tentativi... -

- Dunque sai anche di Barthemius. E a questo punto posso anche dirti di come l' ho salvato. Sapevo quando l' ho mandato ad Hogwarts dei rischi che correvo, sapevo che se fosse caduto vivo in mano ai miei nemici avrebbe potuto recarmi un gran danno. E ho fatto in modo che i Dissennatori fossero attirati dalle sue labbra... come io lo sono dalle tue. Ma non per questo intendevo sprecare un così valente servitore. E prima che andasse, e ogni volta che tornava a riferirmi sulla sua missione, conservavo i suoi pensieri in un' ampolla. Per questo ho potuto restituirglieli. E poi, ironia della sorte, è stato proprio il caro Severus a restituirmi il suo corpo vuoto, senza sapere quanto in realtà mi stava rendendo. Quanto alle magie... questa è una domanda che anche io mi pongo. Ed è per questo che ho mandato ad Hogwarts il mio servo. -

Mac ascoltò le parole di Voldemort... e interruppe i suoi ragionamenti.
- E' davvero affascinante, Signore... avevi previsto ogni cosa... è strano come una volontà... una volontà forte possa rivoltare ogni avvenimento secondo il suo stabilito volere... - sorrise - Comincio a pensare, però... che il tuo servo non troverà la risposta ai tuoi dubbi. Forse sarò io a risponderti... ma non adesso, ho bisogno di tempo... e di esperimenti. Anche se comincio ad avere un'idea, e se fosse così... Ma ora non ho ancora molto da dire. Se non che potresti presto scoprire un'altra mia virtù... non vorrei smettere di sorprenderti. Del resto, non potrei davvero farlo, non io che sono un miscuglio strano di raziocinio e passione, calma e tempesta...  Ma dimmi, non è davvero strano che proprio io... una di quelle che tu definivi ai tuoi servi come "creature inutili ed inferiori" adesso sia qui con tua... soddisfazione? -

 

Il ragazzo biondo comparve silenziosamente al margine della Foresta che separava Hogsmeade dal territorio di Hogwarts. Si guardò intorno... nessuno. Si sfilò il mantello nero da Mangiamorte ed il pugnale, e li mise in una borsa da viaggio.
Recitò le parole di un blando incantesimo di dissimulazione: se qualcuno che avesse conosciuto il suo volto l'avesse visto, a meno che non si trattasse di un mago particolarmente astuto, non l'avrebbe riconosciuto.
Avrebbe iniziato la missione ad Hogsmeade... non poteva raggiungere Hogwarts, perché questo avrebbe voluto dire fallimento certo, a meno che non trovasse una copertura sufficientemente convincente. Meditò qualche istante... era certo che prima o poi qualcuna di quelle donne sarebbe arrivata da lui... ne era sicuro. Poteva ucciderle? Voldemort non lo aveva detto... doveva, forse, solo raccogliere informazioni, e ridurle in modo che fossero inoffensive.
Per un istante i suoi occhi tornarono placidi... non amava prendersela con una donna... ricordava troppo bene quanto sua madre fosse stata importante, come lo avesse salvato, ma... era il volere del suo Signore. Gli occhi si incupirono di nuovo, ed il ragazzo sorrise... un sorriso vuoto...
Si diresse verso il centro abitato, in caccia...


Silvia aveva preso a vagare per il castello. La caviglia ormai non le faceva più male, e madama Chips era troppo occupata con Kikka per far caso all' altra ragazza e alla sua storta. Era tornata in camera sua. Poiché desiderava qualcuno con parlare. E l' aveva trovata vuota. Poi mentre si aggirava per il castello per curiosare la ragazza si trovò di fronte... qualcosa che i racconti della Rowling le aveva reso familiare. La statua della strega gobba.

Un improvviso desiderio di avventura prese la giovane... ma come poteva aprire il passaggio segreto senza bacchetta? Tutto d'un tratto però la gobba della strega si aprì da sola, quasi come se gli ingranaggi si fossero rotti... Hogsmeade... stava arrivando!

- Strano? Non direi. In fondo anche Tom Riddle era un mezzo sangue, anche se molti tendono a dimenticarlo. -

Mac si avvicinò a Voldemort - Era? Era un mezzosangue? Ed ora cosa è? Non esiste più? Questo sangue che scorre nelle tue vene è stato forse "corretto"? O è altro quello che mi vuoi dire... lasciami riflettere... noi siamo quello che vogliamo essere? Sei riuscito ad essere altro perché volevi essere altro? Ma sei riuscito davvero? E se così fosse... tu non sei più quell'uomo? Non c'è nulla di quell'uomo in te? -

- Tom Riddle - ripeté Voldemort - Tom Orvoloson Riddle... sono in pochi, troppo pochi a ricordare questo nome per dire che lui esista veramente, perché noi esistiamo soprattutto nelle menti degli altri... nelle loro paure, nei loro ricordi... e desideri. -

- Troppo pochi a ricordare... io lo so. Io lo so... Tom - Mac pronunciò quelle parole con un misto di timore e fascino per l'imprevisto - E nei tuoi ricordi, paure e desideri... cosa c'è? O anche questo è un mistero?-

- Nei miei ricordi, paure, desideri... - Voldemort sorrise - ma questo devi essere tu a scoprirlo... se ne sarai in grado. -

Mac sorrise - Si, lo scoprirò, non temere...io lo scoprirò-
Si allontanò da Voldemort, e raccolse un fiore... - Adesso è venuta l'ora di sorprenderti, Signore,e ti prego... fai quello che ti chiedo... vedi questo lillà? Puoi farlo diventare... non so... un girasole? Ma non un semplice fiore... cerca di fare una magia complessa, per alterarlo... -
Colse un altro fiore - Su questo fai una semplice magia... cambiane il colore... - sorrise - E poi usa su di me una qualche maledizione, a tua scelta... -

Voldemort socchiuse gli occhi, e il lillà si contorse e crebbe, sino a diventare un albero ampio e nodoso.
Il fiore... il fiore seccò invece, e morì sul suo stelo.
E l' uomo scosse la testa:
- Vedi, gli esperimenti finiscono qui, per oggi. Né potrai darmi torto. -

Mac osservò il fiore che le era morto tra le mani... e corse ad abbracciare Voldemort - Presto avrai una risposta, Signore... a volte ciò che appare... non è, e ciò che è  meglio che non appaia... - rise come una bambina impertinente, e corse verso l'uscita della serra - Spero che serberai un dolce ricordo di questo luogo, adesso, e non più triste. -

 

- Che fortuna... - disse il biondo mangiamorte, sorridendo. Una ragazza... una ragazza che sembrava creare un buco nel campo magico tutto intorno a lei, era passata di corsa davanti al vicolo in cui si trovava lui...
La seguì cautamente... la seguì quando entrò al pub "I Tre Manici di Scopa"... completamente calato nel suo ruolo di cacciatore.
- Posso sedermi? - chiese, e si sedette al fianco della ragazza, senza attendere risposta.
- Strano orario per venire al pub... sei una viaggiatrice, come me? Oh, piacere, io mi chiamo Rabyth... -

 Silvia dapprima rimase esterrefatta... nel mondo babbano le capitava assai di rado che uno sconosciuto le si avvicinasse così... la cosa la lusingò parecchio...
- Beh certo, questo posto è libero... io mi chiamo Silvia... e sì, direi che posso proprio definirmi una viaggiatrice... - e rivolse un caloroso sorriso allo sconosciuto.

- Silvia... che nome strano! Strano, ma molto carino.- il ragazzo sorrise -Non sei inglese, vero? Non sei di qui? Dove alloggi? Io cercavo un posto alla locanda, ma non lo ho trovato... I suoi occhi celesti si velarono di una strana tristezza. -

- Grazie... sei gentile... - e gli sorrise di nuovo  - in effetti no, non sono inglese ma italiana... Alloggio ad Hogwarts insieme ad altre 5 amiche, ma è una storia un po’ lunga... - Silvia lo guardò e vide il suo sguardo così triste che si sentì stringere il cuore - Senti le mie compagne stasera sembra che siano sparite... forse se facciamo attenzione a non farci scoprire potresti venire con me... - disse tutto d'un fiato, col cuore che le batteva all'impazzata.
Il ragazzo biondo sorrise a Silvia - Davvero non vorrei disturbarti...s ei sicura che non ti metta nei guai? Le tue amiche... sei con delle amiche? Parlami di loro... -

- Beh probabilmente se ti scoprissero passerei guai, e anche belli grossi, ma... se ti va seguimi dai... Parleremo strada facendo... conosco una scorciatoia che ci porterà direttamente al castello! -

Il ragazzo biondo sorrise, un sorriso dolce e luminoso.
- Ti seguo! E grazie! - sfiorò la guancia di Silvia con le labbra, in un bacio affettuoso. - Suvvia, raccontami tutto! Sono un tipo curioso! Voglio sapere tutto, chi sono le tue amiche? Che tipi sono? -

Silvia rimase paralizzata da quel bacio leggero... erano secoli che non si sentiva così emozionata...
Ricambiò il caloroso sorriso e prese il giovane per mano e lo condusse alla scorciatoia di mielandia, raccontando quel poco delle sue compagne e di come le aveva conosciute.
Silvia non sapeva cosa fosse, ma aveva la sensazione di potersi fidare ciecamente di quel ragazzo...

 

 

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