LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA: UN CASO IRRISOLTO

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IL FATTO DI CRONACA

Venerdi 12 dicembre 1969, alle ore 16.37 nell'affollata sede della Banca nazionale dell'agricoltura di piazza Fontana a Milano, gremita di clienti, impiegati e funzionari di banca, esplose una bomba di sette chili di gelinite (un esplosivo), collegata a un detonatore a tempo, dentro un apparentemente innocua borsa nera al centro del tavolo ottagonale della Banca.
Morirono 13 persone (salite a 16 nei giorni seguenti, e un diciassettesimo morirà di polmonite l'anno dopo in conseguenza a questo evento), ci furono centinaia di feriti, alcuni dei quali menomati a vita, bambini compresi.

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Nello stesso giorno in Italia scoppiarono altre bombe: a Roma (alle 16.55) nella Banca Nazionale del Lavoro di via Veneto, provocando lì 13 feriti; due esplosioni avvennero, una alle 17.22 davanti all'Altare della Patria (senza feriti), e l'altra, alle 17.30, all'ingresso del museo del Risorgimento, con altre quattro persone ferite. Un ultimo ordigno, contenuto in una cassetta metallica portavalori, venne ritrovato inesploso, ancora a Milano, nella filiale della Banca Commerciale Italiana di Piazza della Scala.
Cinque bombe, in cinque posti diversi in tutta Italia, tutte a una stessa ora dello stesso giorno.

E' un anno importante il 1969. Un anno di trasformazione , ma anche di scontri e di conflitti, scioperi, manifestazioni. Scontri tra forze dell'ordine e studenti, operai.
Questa strage sconvolge Milano, ma anche tutta l'Italia. Ai funerali, 3 giorni dopo, ci sono centinaia di migliaia di persone a seguire il corteo funebre, che blocca il traffico. La gente scende dalle auto per prestare l'ultimo saluto ai propri concittadini.
Si era nel pieno dell'autunno caldo. Il 19 novembre uno sciopero generale si era concluso con la morte di un agente di polizia per lo scontro di due camionette militari. Dietro a tutto ciò c'erano molti movimenti, in particolare si fecero notare quelli di sinistra: Lotta continua titolò La violenza operaria dalla fabbrica alle strade, Potere operaio inneggiò Si alla violenza operaia.
Ma la pista anarchica fu seguita immediatamente dalla polizia dopo il 12 dicembre.
La polizia ferma per accertamenti circa 150 persone, tutte appartenenti a gruppi anarchici o di estrema sinistra.
Il Circolo del Ponte della Ghisolfa è il primo negli obiettivi della Polizia. A questo circolo appartiene un giovane ferroviere, Guido Pinelli. E' l'unico a essere trattenuto in questura, e viene trattenuto oltre 24 ore il normale tempo di fermo della questura in caso di accertamenti.
Troverà qui la morte in circostanze misteriose.

Le Brigate Rosse fecero una loro privata ricerca: venne scoperto anni dopo l'attentato un covo a Robbiano di Mediglia con varie cassette a nastro, materiale che è stato tenuto segreto a lungo, dal quale risulta secondo la Commissioni Stragi che secondo le BR, la Strage di piazza Fontana fu un azione anarchica, e che Pinelli morì suicida, sconvolto per aver fornito materiale esplosivo che ha procurato morti civili. Il materiale originale scomparve nel 1992.


Con piazza Fontana faceva un terribile salto di qualità la "strategia della tensione", che per condizionare l'evoluzione del sistema politico, al fine di impedire l'infiltrazione della sinistra nelle istituzioni, di delegittimare il PCI (Partito Comunista Italiano), fece ricorso sistematico alla violenza e al depistaggio delle responsabilità attuato da formazioni paramilitari clandestine di estrema destra.
Su piazza Fontana, a 37 anni di distanza, non esiste ancora alcuna verità giudiziaria. Una delle tante stragi d'Italia rimasta impunita.

La strategia della tensione era la definizione attribuita alle continue stragi e attentati terroristici a partire dalla fine della Seconda Guerra mondiale, avendo concentrazione massima a partire da piazza Fontana, fino al 1975, con l'attentato all Italicus, a San Benedetto Val di Sambro (Bologna), l'ultimo attentato presubilmente riconducibile alla corrente di questa strategia.

Ordine nuovo, Avanguardia nazionale e movimenti attigui avevano un progetto simile a quello avvenuto in Grecia nel 1967: un ordine militare, dove destituituire la sinistra , sopprimere le contestazioni e le proteste interne, normalizzare la posizione italiana all' interno dell'alleanza atlantica.

 

 

Le vittime della strage di piazza Fontana furono: Giovanni Arnoldi, Giulio China, Eugenio Corsini, Pietro Dendena, Carlo Gaiani, Calogero Galatioto, Carlo Garavaglia, Paolo Gerli, Vittorio Mocchi, Luigi Meloni, Mario Pasi, Carlo Perego, Oreste Sangalli, Angelo Scaglia, Carlo Silvia, Attilio Valè, Gerolamo Papetti.

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