CAPITOLO III

3.3 - Il contributo all'insegnamento della fisica

 


La  scuola è il luogo di quella grande avventura che è la crescita culturale e umana della persona. Nella scuola trovano risposte le domande dell'intelligenza e della ragione, della curiosità scientifica e  della  sensibilità artistica, delle emozioni poetiche e delle sensazioni letterarie. Usando metodologie didattiche appropriate e scientificamente corrette sul piano pedagogico-educativo, offrendosi come una disciplina  aperta a riflessioni pluridisciplinari e a interventi collegiali di collaborazione con tutte le altre materie scolastiche, l'insegnamento della Fisica può contribuire, mediante interventi specifici e senza presunzioni di sorta, con  un modesto ma significativo  contributo a dare una risposta anche ad  altre istanze,  non propriamente scientifiche ma direttamente  collegate con l'ineludibile domanda sul vero senso della vita e sul  valore delle cose, più pertinentemente legate alla specificità di altre discipline di insegnamento.

Nel  mentre la Fisica aiuta l'allievo a porsi delle  domande di scienza e di fatti scientifici, a chiedersi il perchè di fatti e fenomeni naturali, lo abitua a interpellare la libertà di chiedere spiegazioni, di creare con sistematicità organica e coerenza scientifica i presupposti della capacità esplicativa e predittiva, nonchè la base morale di spiegare i fatti senza complicità furbesca di pregiudizi e di superstizione, provocando la ricerca, il progetto, l'impegno personale nel trovare risposte adeguate. Il contributo dell'insegnamento della Fisica all'educazione, nel senso pieno e più significativo del termine, e alla  crescita globale della persona è originale, sicuramente progettuale, positivo, metodologico, specifico, valoriale, necessario soprattutto nella  società odierna, nella quale convivono ambigue contraddizioni tra scienza e pseudo-scienza, tra tecnologia e superstizione,  tra cultura umanistica e scientifica che largo spazio  danno ai  falsi miti della società, come la fuga dall'impegno  e  dalla solidarietà,  come illusorie ricerche e pericolose  scorciatoie verso il piacere, il successo, i falsi miti, il danaro, la droga, etc...

Senza presunzione ma anche senza timori, l'insegnamento della Fisica può contribuire a formare personalità mature, con senso critico, dialettiche, ricche di umanità (perchè i giudizi vengono dati  dopo  lunga e approfondita indagine, con strumenti  il  più possibile meno soggettivi che non ammettono superficialità intenti irriflessivi ), dotate di forza morale (perchè il metodo di ricerca della 'verità scientifica è ipotetico, provvisorio,  mai definitivo, quindi aperto alla riflessione critica e alla consapevolezza di poter sbagliare), aperte ai valori, amanti della verità, dei diritti dell'uomo, della giustizia, della solidarietà e della pace, in grado, in una sola parola, di vera libertà.

Molto brevemente e senza pretese di completezza, tutti i momenti di studio e di riflessione citati in precedenza debbono essere intesi non colo come organicità di tessuto o come molteplice intersecarsi di piani e livelli distinti che permettano agli allievi  di acquisire un bagaglio ben raccordato di conoscenze, ma devono presentare anche un ricco complesso di significati, di idee,  di fatti, di valori, di visioni del mondo e  di  concezioni della vita (possedute, per esempio, dalle figure più significative e prestigiose della Scienza) sui quali non è possibile non riflettere, senza in qualche modo risultare influenzati nella propria  presa di consapevolezza e nella graduale  formazione delle proprie convinzioni, dei propri gusti, dei propri quadri di valore  e di significato.  In queste ricche potenzialità risiede la componente più forte della funzione culturale e umanistica del Corso di Fisica in chiave formativa.

Nell'esercizio  della Scienza, nell'insegnare Scienza,  compaiono, prima o poi, requisiti autenticamente morali, si  manifestano scelte valoriali, che se in prima istanza sono impliciti alla Scienza stessa certamente l'insegnamento li esplicita ulteriormente rendendoli evidenti e permettendo di consapevolizzarli. D'accordo con A.Agazzi diremo che:

L'obbligo  di non manipolare i dati, la   disponibilità ad  accettare la critica,  l'accettazione  aprioristica del 'principio  dell'Ipotesi', in cui  lo scienziato quando propone un costrutto ipotetico avente valore  di legge  fisica sa di rischiare la  falsificazione  della sua ipotesi, la propensione ad accettare i propri errori, ad ammettere le priorità delle altrui scoperte o la devozione  al lavoro duro, il rigore  morale, l'onestà intellettuale e l'autodisciplina sono valori che si ritrovano  nelle più generali virtù della cultura ma  che diventano specifici della scienza, che trovano,  cioè, nella pratica scientifica un'occasione privilegiata  di esercizio. 

In realtà, chiunque si occupa di scienza, a qualsivoglia livello,  non ha difficoltà a comprendere  che dietro l'immagine di scienza intesa come apparato formale di tecniche, procedure e  di linguaggi  specialistici si nasconde un approccio di tipo umanistico che permette di dare significatività al suo contributo, per niente modesto, alla vita umana e alla cultura. Se  si è contemporaneamente consapevoli da  una  parte  dei grossi limiti che caratterizzano la scienza e, dall'altra, si  ha l'accortezza di non cadere nella tentazione di favorire atteggiamenti  agnostici e scientisti, nel senso di  pretesa superiorità del sapere scientifico - chè così non stanno le cose - resistendo all'impulso di innalzare il metodo di investigazione della  Fisica,  a torto, a norma suprema di ricerca della verità allora,  e solo allora, possono emergere, nella pienezza dei suoi significati  e nella solidità delle sue qualità, i valori  positivi  della scienza  che  sono molti e significativi.  Essi annoverano,  fra l'altro, la rigorosa fedeltà al vero nell'indagine  scientifica, l'autocritica continua dello scienziato, il senso  rigoroso  dei limiti,  l'umile consapevolezza della insuperabile  parzialità e provvisorietà della conoscenza scientifica, lo sforzo e tensione continua per la eliminazione di errori ed arbitrii, il senso della giustizia e l'impegno totale nella sua realizzazione più piena e completa.

Non è poco. Certamente i caratteri essenziali della  scienza riguardano il dominio dei fatti naturali e le leggi che li spiegano e li prevedono. Tuttavia, il sapere scientifico non è solo e riduttivamente  sapere nozionistico e la lettura che esso ne  fa non è una lettura esclusivamente naturalistica della realtà. Esso è anche sapere metodologico permeato da creatività culturale  e spirituale che sottendono significati profondi sul piano del messaggio culturale e i suoi caratteri specifici non sono trasmissi­bili da altri saperi e sono anche di natura etica e morale.

Ciò che conta nella ricerca, non è tanto il  succedersi di risultati, parziali, provvisori e precari, ma le fatiche, gli sforzi, le lotte, l'ingegno, la riflessione, il coraggio e l'iniziativa per raggiungerli,  sorretti da un'inesauribile sete di  conoscenza, di esperienza  e riflessione costituiscono le strutture portanti di tut­ta l'umanità e di ogni autentica cultura. Questo  tipo di riflessione, soprattutto, è capace di superare  ogni rigido  preconcetto e consente elaborazioni  culturali, filosofiche,  metafisiche, etiche e religiose,  solidamente fondate su un'esperienza sempre rinnovata. [1]

Lo  sforzo positivo dell'intelligenza è quello che  permette di sviluppare una didattica della Fisica che non trascuri di sottolineare,  nei tempi e modi dovuti, che dietro l'avventura e la sfida  della scienza vi è un profondo valore spirituale  e umano che  riguarda lo sforzo del conoscere e del capire la natura,  il mondo e la vita. Queste considerazioni apparentemente estranee al tessuto conoscitivo  della Fisica sono importanti e non sono per niente da considerare metafisiche. Anzi. E'  proprio la tendenza a non considerare  questi interrogativi come appartenenti  alla struttura conoscitiva della scienza che produce la tendenza ad assuefarsi a strategie  didattiche scientiste il cui messaggio, incentrato  su aspetti  tecnici e tecnologici, è incompleto e fuorviante. L'attenzione  di cui esso gode è focalizzata esclusivamente alla  dimensione nozionistica, e, in definitiva, limitata e riduttiva.  

Queste  riflessioni, seppur frammentarie  e  disorganiche, hanno l'importante funzione di ribadire, ancora una  volta,  che l'esperienza  scientifica, dietro l'apparente facciata di  studio del dato sensibile e osservativo, cela grandi e potenti  possibilità positive e permette di scoprire una traccia di umanesimo che è da intendere come totalità di intenti culturali e "capacità  di abbracciare  tutto l'uomo in un'armonia globale tendente all'unità [2] .

La scienza pone questi notevoli problemi alla conoscenza, perchè si estende a tutto l'universo, ivi  compreso l'uomo,come oggetto conoscibile e soggetto conoscente. La scienza è fonte di conoscenza di  dati non solo materiali, perchè fa scoprire significati  che strappano  la realtà alla sua apparente banalità. Si scoprono, in questo atteggiamento scientifico, le radici  di un impegno umanizzante fatto di amore, di  reverenza, di rispetto verso la realtà, che sa  aprirsi  a manifestazioni genuinamente religiose come è documentato  per i massimi geni della scienza, da Galileo,  Newton, [Ampère],  a Einstein, Bohr, Heisemberg,  etc... Questo atteggiamento religioso viene continuamente rafforzato dal fatto che la ricchezza intrinseca della ma­teria supera infinitamente ogni vantaggio egoistico  da essa  ricavabile, esprime cioè anche generosità e  gratuità. [3]L'attività scientifica può essere quindi anche considerata come ispiratrice d'impegno e apertura etica. Conoscere,  rispettare e attuare la verità, costituisce  un elemento determinante dell'impegno etico. Il suo  compito di impegno etico è pertanto indispensabile ma  insufficiente,  poiché  può solo illuminare l'uomo  e  il mondo su ciò che essi sono. Non può invece risolvere il problema fondamentale dell'etica, cioè indicare il giusto passaggio dall'essere al dover essere, distinguendo tra bene e male. Qui può offrire solo indizi, analogie, similitudini, ragioni di convenienza,  simmetrie,  ma niente di più [4].

In più, vi è da rimarcare che in ogni epoca, ogni popolo  ha fatto delle esperienze culturali scientifiche diverse:  conoscere profondamente la Scienza significa ripercorrere, per quanto possibile, queste esperienze. Non è possibile una conoscenza della Fisica o, più in  generale, della  Scienza al di fuori della storia  dell'uomo,  delle differenze che si sono manifestate nel tempo e nello spazio.  La tendenza  a trascurare l'aspetto storico genera un impoverimento del sapere scientifico che da questo aspetto trae significatività e forza. Senza la conoscenza storica, lo spessore culturale della Fisica  è sottile, fragile, superficiale e per niente approfondito.

In  conclusione,  e senza retorica, sembra  importante  allo scrivente  tentare uno sforzo finalizzato a un  insegnamento  che permetta, nella prospettiva succitata, di sviluppare non solo abilità specifiche e capacità logiche, ma anche le facoltà intellettuali e morali degli allievi, insegnando loro, di rimando, ad essere persone,

a scoprire la Cultura, ad acquisire una coscienza morale  e metodologica, quale  strumento  fondamentale  di ogni  indagine critica. E' importante, cioè, avere  il gusto  dello studio prima ancora dell'apprendimento dei  metodi e delle nozioni, ad  acquisire   il   gusto  della lettura scientifica, fatta non più per   "studiare"  una formula, una legge, ma per arricchire la  propria cultura, intesa nel senso più completo del  termine, e in definitiva, perciò, la propria umanità.[5]


 

[1] G.GISMONDI, Umanesimo scientifico e pensiero cristiano. Le potenzialità  umanistiche della scienza, Rovigo, I.P.A.G., Rovigo, 1982, p.265.

[2] G.GISMONDI, op. cit., p.62

[3] E.CANTORE, Umanesimo Scientifico: Segni e  Principi  di una Nuova Sintesi,in Coscienza,27 (1974) n.5  (citato da  G.Gismondi, Umanesimo Scientifico e  Pensiero  Cristiano. Le potenzialità umanistiche della scienza, Rovi­go, I.P.A.G., 1982, p.59.

[4] G.GISMONDI, op.cit., pp.54-59

[5] P.CAMPOGALLIANI  et Altri,  Cultura  Scientifica, Brescia, La Scuola, 1985, p.1;


Torna all'Indice                                                                                     Pagina successiva