Il ritorno nel mondo di nebbia colse Buffy impreparata.
I suoi pensieri erano ancora quelli di Angel e abbandonarli le costò
un notevole sforzo.
Le emozioni che aveva provato erano state così intense e violente
da assorbire completamente la sua coscienza. Essere vicina ad Angel le
aveva sempre fatto perdere il senso della realtà e non gli era
stata mai così vicina come in quel momento.
Insieme alla consapevolezza di sé tornò anche il dolore,
più forte che mai, per tutto quello che aveva perso. Era un dolore
velato di rabbia, ma questa volta, non verso di lui, che l'aveva lasciata,
ma verso se stessa, per tutto quello che non aveva saputo comprendere.
L'amore, il desiderio di lui erano stati così intensi che le era
parso di poterli quasi sfiorare, come fragili oggetti di cristallo, che
la luce attraversa, ma che le dita possono toccare.
Il senso di dolorosa frustrazione che Angel le aveva trasmesso, separandosi
dal suo alterego, la pervadeva ancora. Solo l'amore aveva potuto dargli
la forza per far violenza a se stesso, mettendo a tacere i propri naturali
istinti.
Buffy conosceva bene quel genere di tormento. L'aveva provato infinite
volte, dopo il ritorno di Angel dall'Inferno. Per lei era stato però,
non più semplice, ma diverso. La gioia di vederlo, parlargli, trovare
conforto nella semplice presenza di lui nella sua vita bastavano a ricompensarla
per la mancanza di quelle carezze che lui non poteva offrirle.
Forse Angel aveva avuto ragione. I sogni e poche fugaci carezze non avrebbero
placato i suoi sensi per sempre, ma lo amava e non lo avrebbe mai lasciato
per questo.
Per lui era differente: era un uomo. Il suo corpo non accettava di essere
ingannato così facilmente. La voleva, più di ogni altra
cosa al mondo, completamente. Eppure nulla in lui le aveva mai lasciato
supporre l'enormità del suo sacrificio, neppure quando non c'era
ancora la maledizione a dividerli. Aveva affrontato quella sofferenza,
notte dopo notte, in silenzio, per proteggerla e per poter continuare
ad amarla.
Aveva sempre lasciato che fosse lei a condurre il gioco, fra loro. Anche
quando lei, con l'impazienza che le era caratteristica e l'incoscienza
delle anime innocenti avrebbe voluto di più, lui non l'aveva incoraggiata,
anzi spesso aveva frenato i suoi slanci. Lo aveva fatto per amor suo e
la sua unica ricompensa erano spesso stati solo risentimento e incomprensione.
Buffy si era sentita oltraggiata e offesa per i suoi silenzi, il distacco
con cui a volte la trattava, respingendo i suoi approcci, la freddezza
con cui sembrava volerla allontanare da sé.
Erano atteggiamenti che la confondevano, perché si alternavano
a momenti di passione durante i quali traspariva chiaramente il desiderio
che provava per lei.
Buffy aveva sottovalutato l'importanza che poteva avere la differenza
di età ed esperienze che c'era fra loro. Non aveva capito quanto
lui avesse bisogno di quello che lei non era ancora in grado di offrirgli.
Si era illusa, che i suoi baci e le sue carezze appagassero lui così
come appagavano lei.
Aveva vissuto momenti magnifici fra le sue braccia, libera di dar sfogo
alle proprie emozioni e istinti, senza vincoli né remore, consapevole
di potersi affidare completamente a lui. Non c'era mai stata vergogna
fra loro, solo qualche raro attimo di imbarazzo, che aveva solo reso più
eccitante la scoperta di nuove sensazioni. Lui non aveva mai tradito la
sua fiducia. Non una sola volta si era sentita a disagio, o aveva dovuto
fermare una carezza perché inopportuna.
Lui l'amava. Anche se raramente glielo aveva detto, ogni volta che lui
la sfiorava o la baciava lei aveva sentito il suo amore. Solo ora però
si rendeva conto di che cosa avesse significato veramente per lui amarla,
ora che aveva condiviso con lui quella dolce sofferenza, quell'attesa
di un giorno che forse non sarebbe mai arrivato.
Lei non aveva mai compreso quanto gli era costata quella paziente attesa,
durante la quale, con amore e pazienza, l'aveva condotta a scoprire se
stessa e il suo corpo.
Buffy ripensò, con tristezza, a quanto Angel si era sentito indegno
di quelle tenere effusioni, che si erano scambiati furtivamente nel buio,
nei posti più improbabili. Proprio lui che era stato il più
attento e sensibile dei maestri di quell'arte complessa che è la
seduzione.
Quando era giunto il momento, era stata lei a dover insistere per potergli
donare quello che lui erano anni che sognava ricevere e insistendo aveva
inconsapevolmente segnato la loro condanna.
Angel era stato incerto e se fosse dipeso da lui non avrebbero varcato
quel limite, oltre il quale il destino li attendeva. Aveva paura
di
essere felice. Una parte di lui probabilmente presagiva la tragedia che
avrebbe sconvolto le loro vite. Lei però voleva vivere, crescere,
amare con tutta se stessa il suo compagno e aveva messo a tacere ogni
dubbio con un bacio.
Lui inevitabilmente aveva ceduto all'amore che provava per lei, pregando
il fato, perché fosse clemente. Le sue preghiere non erano state
ascoltate.
L'unione perfetta, non solo delle loro anime, ma anche dei loro corpi,
aveva sconvolto l'ordine dell'universo. La luce e le tenebre non potevano
coesistere. L'universo si era vendicato, separandoli
per sempre.
Anche quando lui era tornato dall'Inferno, fra loro esisteva ormai una
barriera, fatta di desiderio e di silenzi, che non poteva essere valicata.
Buffy provò un acuto rimpianto per quei lontani giorni di innocenza
in cui pochi baci e carezze erano sufficienti a renderla felice.
Dopo aver scoperto l'estasi di essere totalmente sua, nessun bacio e nessuna
carezza aveva più potuto appagarla!
Angel aveva cercato di ingannare il destino lasciandola, ma aveva fallito.
Nessun altro uomo avrebbe potuto soddisfare il bisogno di lui che continuava
a tormentarla.
Lui era stato il primo ad averla amata e sarebbe stato anche l'ultimo.
Aveva tentato di dimenticare, nascondendo in fondo al suo cuore la verità,
ma ora il passato era ritornato ad essere presente e lei non poteva più
illudersi. Era stata a letto con altri uomini, li aveva accarezzati, baciati,
si era offerta a loro, ma le emozioni che aveva provato fra le loro braccia
non erano neppure lontanamente comparabili con la tempesta che scatenava
in lei il semplice tocco delle dita di Angel sul suo viso. Loro avevano
soddisfatto il suo corpo, solo Angel però poteva colmare il vuoto
che pervadeva il suo cuore.
Erano due anime destinate a vagare per l'eternità, cercandosi disperatamente,
ma senza mai trovarsi.
La nebbia, che la avvolgeva, ora sembrava veramente soltanto nebbia.
I colori stavano sbiadendo in un grigio opaco, che incuteva tristezza.
Buffy sospirò, chiedendosi quale altra sofferenza era in serbo
per lei. Il suo amore per Angel aveva sempre portato con sé il
dolore, fin dall'inizio, un dolore che lei aveva accettato perché
non
aveva altra scelta: lo amava e non avrebbe mai potuto fare a meno di lui.
Era questo che Angel, andandosene, non aveva compreso. Aveva portato con
sé la sua possibilità di essere felice, ma le aveva lasciato
la sofferenza di una vita senza amore.
Non cercò di sottrarsi quando la foschia la sfiorò. Voleva
soffrire, ne aveva bisogno, per sentirsi di nuovo viva.
La strada era quasi affollata, nonostante l'ora tarda. Era venerdì
e Sunnydale non offriva molte alternative ai giovani per divertirsi. C'era
solo il Bronze.
Angel si sentiva protetto dall'ombra che lo circondava. Era appoggiato
contro un muro, di fronte all'entrata, oltre il cerchio di luce colorata
creato dall'insegna. Le mani sprofondate nelle tasche del lungo cappotto
nero, fissava l'asfalto. A poca distanza, nella luce, un gruppo di giovani
scherzava rumorosamente. Erano impazienti di entrare e divertirsi. Angel
li guardò con invidia. La loro esistenza era semplice. Non sapevano
ancora che cosa significasse veramente il dolore e forse non lo avrebbero
mai saputo.
Non la stava aspettando. L'aveva già vista entrare, insieme a Willow
e a Xander. Probabilmente ora stava ballando o forse ridendo di una sciocca
battuta del giovane.
Gli sarebbero stati sufficienti pochi passi per essere vicino a lei, seduto
al suo fianco, dove avrebbe dovuto essere. Era il suo ragazzo in fondo.
Eppure non trovava il coraggio di muoversi, di staccarsi da quel muro
gelido, uscire dall'ombra e inoltrarsi nella luce.
Era il suo ragazzo, ma non avrebbe dovuto esserlo. Provò un moto
d'ira, verso il destino beffardo che li aveva fatti innamorare. L'incontro
fra un vampiro e la Cacciatrice poteva significare solo lotta, odio, morte
non
amore. Eppure loro si amavano. Al pensiero di dove li avrebbe condotti
questo amore, Angel provava angoscia e paura, soprattutto per lei. Sapeva
che il dolore li attendeva, lungo quella strada che nessuno dei due riusciva
ad abbandonare.
Se l'avesse raggiunta, come avrebbe dovuto fare, le conseguenze del suo
atto erano tristemente prevedibili. Willow l'avrebbe salutato, con un
timido sorriso. Xander, nella migliore delle ipotesi, avrebbe mormorato
un distratto "Ciao.", ostinandosi poi a guardare da un'altra
parte, e lei
lei gli avrebbe sorriso, felice di vederlo, ma nello
stesso tempo non sarebbe stata più la stessa.
Avrebbe letto negli occhi dei suoi amici quello che pensavano di lui,
soprattutto Xander, e si sarebbe sentita a disagio, come sempre, quando
si trovavano tutti insieme. Non poteva certo darle torto per questo. Lui
era un vampiro.
Quando erano soli lei sembrava dimenticarlo. Era allegra, spontanea, esuberante.
Di fronte agli altri le sue parole diventavano misurate come i suoi gesti.
Non si vergognava del ragazzo che amava. Non sapeva però come
colmare la distanza fra lui, e il resto del mondo a cui lei apparteneva.
Era una distanza che non poteva essere colmata.
Accettando lui nella sua vita aveva portato con sé un frammento
di oscurità nella luce, e questo la turbava. Inconsciamente anche
lei sentiva incombere il destino, e lo temeva.
In breve, le avrebbe rovinato la serata e non voleva farlo. Buffy meritava
di divertirsi, ogni tanto, senza che nulla, neppure la sua ombra, oscurasse
la sua vita.
La colpa era solo sua, per quello che era, ma soprattutto per quello
che non sarebbe mai stato: un semplice uomo.
Xander, nella sua crudele ingenuità, vedeva forse più chiaramente
di tutti la verità
e non esitava a ricordarla agli altri.
Per questo lui non replicava alle sue provocazioni, spesso taglienti.
Se lo avesse fatto avrebbe costretto Buffy a scegliere fra il loro amore
e i suoi amici. Lui le poteva offrire solo tenebre, loro portavano la
luce nella sua esistenza. Era una scelta che Buffy non poteva e non doveva
fare.
Il buio che portava dentro di sé era parte di lui, non poteva ignorarlo,
se voleva sopravvivere. Buffy però era l'essenza stessa della luce,
se vi avesse rinunciato
una simile scelta le sarebbe stata fatale.
Potevano quindi solo sfiorarsi, protesi, sul confine dei loro due mondi,
attenti a non valicare quel limite ed entrare nel mondo dell'altro.
Per fortuna Xander aveva abbastanza rispetto per i sentimenti di Buffy,
o forse paura delle sue reazioni, da evitare certi commenti in sua presenza.
Più di una volta Angel avrebbe voluto chiudere la bocca, a quel
bambino presuntuoso. Era giovane, ignorante, non sapeva ancora nulla della
vita, eppure si permetteva di giudicare chi aveva vissuto molto più
a lungo di lui.
Non lo aveva fatto per Buffy e perché, in fondo, le parole sferzanti
di Xander erano vere: lui era un morto, effettivamente, ma
era anche
molto di più, era qualcosa che quell'adolescente immaturo probabilmente
non sarebbe mai stato in grado di comprendere.
Buffy non sapeva, non poteva immaginare, quanto quei commenti, quella
diffidenza lo ferissero. Erano parole nate dalla gelosia e dall'invidia,
dette con incoscienza, ma lui era ancora troppo vulnerabile, per riuscire
ad ignorarle completamente. Aveva appena iniziato a riscoprire la propria
umanità. Non si sentiva ancora abbastanza sicuro di averne diritto
per ribattere e soprattutto aveva troppo bisogno di illudersi che per
loro due ci fosse un futuro.
Perciò taceva e pregava che Buffy non udisse quelle frasi, spesso
sussurrate fra i denti. Voleva che l'illusione della loro felicità
durasse in eterno, senza che nulla la turbasse.
Cercava di alimentare il loro sogno tentando disperatamente di essere
quello che lei desiderava che fosse.
Probabilmente se avesse saputo assumere gli atteggiamenti giusti, fare
i commenti appropriati, scherzare, come scherzavano loro, anche Xander
sarebbe riuscito a dimenticare, per una serata, chi aveva di fronte.
Ci aveva provato. Aveva cercato di guardare la televisione, leggere riviste,
osservare i giovani coetanei di Buffy, ma era tutto troppo estraneo al
suo modo di essere, troppo lontano da lui, perché riuscisse a imitarlo
senza cadere nel ridicolo.
Non si sarebbe sentito a suo agio vestito come Xander e non gli sarebbe
mai venuto in mente di scherzare con Willow. Aveva perso da tempo l'innocenza
che gli avrebbe permesso di farlo.
Poteva offrire a Buffy solo quello che era: un vampiro vecchio più
di 240 anni. Lo sapeva, ma la paura che questo non fosse sufficiente a
tenerla accanto a sé continuava a perseguitarlo.
Quella sera, in quello stesso momento, forse lei stava conoscendo un nuovo
amico, che con il tempo sarebbe diventato importante per lei, abbastanza
importante da farle dimenticare quello che esisteva fra loro due. Forse
non sarebbe stato un male. Senza di lui la vita di Buffy sarebbe stata
molto più facile.
Avrebbe dovuto andarsene. Tornare a casa o al cimitero, dove forse Buffy
lo avrebbe raggiunto più tardi. Non riusciva però a muoversi.
Sollevò lo sguardo verso la porta socchiusa del locale. Qualcuno
stava uscendo. Erano loro.
"Come al solito Angel non si è fatto vedere! Dovrebbe essere
il mio ragazzo, ma a volte mi chiedo se lui se lo ricorda!"
Angel non si fermò ad ascoltare oltre. Fuggì nel buio, dalla
parte opposta a quella dove loro erano diretti.
Buffy era di nuovo adirata con lui. Detestava vederla di cattivo umore
a causa sua. Avrebbe voluto poterla rendere felice
sempre. Il suo
sorriso era la cosa più bella che avesse mai visto nella sua lunga
esistenza e quando sorrideva a lui
.sentiva di nuovo la vita scorrergli
nelle vene e la speranza nascergli nell'anima. Quel sorriso innocente
aveva il potere di cancellare, per pochi istanti, un'eternità di
dolore!
Il dolore però tornava, quando il sorriso spariva. La fronte corrugata,
i grigi occhi di ghiaccio, le morbide labbra strette per l'ira agivano
come vetriolo sulla sua anima già tormentata. Ogni volta riviveva
la stessa paura: lei che gli voltava le spalle per andarsene
e non
tornare.
Buffy sembrava inconsapevole di quanto lui fosse sensibile a ogni cosa
che lei diceva o faceva. Era troppo giovane per comprenderlo e lui non
le rendeva le cose più semplici, con i suoi silenzi e la sua apparente
imperturbabilità. Non voleva soffocarla accollandole pesi troppo
pesanti per le sue spalle già sovraccariche di responsabilità.
A volte però era difficile.
Quando si fossero incontrati lei gli avrebbe fatto scontare la delusione
di non averlo visto, quella sera al Bronze, con frecciate e sguardi gelidi.
Lui sarebbe rimasto impassibile, nascondendo le ferite che le sue parole
gli infliggevano. Si sarebbe giustificato con vaghe scuse, che avrebbero
irritato Buffy ancora di più. Ma che cosa avrebbe potuto dirle?
Come avrebbe potuto spiegarle che
non osava mostrarsi a lei per quello
che veramente era, per timore di perdere la sua stima e il suo amore,
che aveva il terrore di condurla, senza volerlo, nel suo mondo di tenebra,
dal quale non avrebbe mai potuto più fuggire? Cercava di proteggerla,
ma lei non avrebbe capito. Era troppo ingenua e inesperta per vedere il
baratro aperto sotto di loro. Per lei l'unico universo vero, reale, che
avesse un senso era il suo, fatto di amore e gioia. Era l'universo di
cui avrebbe voluto che lui facesse parte, non comprendendo che se lui
vi fosse entrato
.sarebbe morto. Lui era una creatura delle tenebre.
Sogni, illusioni
.che le permettevano di essere felice. Angel non
voleva e non poteva sottrargliele. Voleva viverle con lei, attraverso
di lei, perché il suo amore per lei era tutto ciò che teneva
lontani il dolore e la pazzia dalla sua mente.
Quindi avrebbe taciuto, ascoltando i suoi rimproveri. Solo quando il
dolore, provocato dalle sue parole, avesse superato ogni limite di sopportazione
lui avrebbe trovato il coraggio di rischiare: l'avrebbe indotta a tacere,
baciandola e sperando di riuscire a dirle con il corpo, le parole che
le sue labbra non sapevano pronunciare. " Ti amo. Ho bisogno di te.
Ti prego, amami per quello che sono!"
Non se la sentiva però di affrontarla ora. Avrebbe aspettato.
Buffy sospirò impaziente. Se avesse potuto, in quel momento
non
gli avrebbe fatto nulla. Angel aveva il dono di irritarla più di
chiunque altro, ma anche di farla sentire impotente e indifesa di fronte
a lui.
La nebbia che fluttuava costantemente, con movimenti quasi ipnotici, contribuì
a rilassarla e presto la sensazione di pace che aveva provato in quel
luogo ritornò.
Ripensò alle lunghe, inutili, attese, a cui il suo amore l'aveva
condannata. Alle congetture che aveva fatto, a volte assurde, su che cosa
stesse facendo lui, dove fosse, mentre lei lo aspettava.
In quelle ore nel suo cuore si erano alternate la preoccupazione, per
la sua sicurezza, la gelosia, per ignote rivali, i dubbi, su quanto veramente
lei fosse importante per lui, ma soprattutto la paura di non vederlo tornare
mai
più.
Ora finalmente sapeva la verità. Quelle attese, quei silenzi,
che lei tanto aveva odiato, erano stati il più grande regalo che
Angel le avesse mai fatto. Le aveva donato la speranza, l'illusione di
un amore semplice, senza problemi. Angel le aveva permesso di credere
che sarebbe bastato il loro amore per superare ogni ostacolo. Erano stati
giorni felici per lei, gli unici veramente sereni che avesse mai condiviso
con lui. Era stato lui ad offrirglieli, nascondendole, con sofferenza
e dolore, la verità, mascherando le differenze che esistevano fra
loro, rendendole insignificanti.
Aveva cercato di farle dimenticare i suoi crimini, il suo passato, la
sua natura di vampiro, ma lei
non voleva dimenticare: lo amava, proprio
per quello che era.
Una parte del suo animo di donna, soprattutto nei primi tempi, aveva
trovato affascinante l'idea di essere amata da un vampiro con un'anima.
Il suo passato misterioso la incuriosiva e i suoi crimini, appartenevano
ad un altro tempo. Il fatto che avesse avuto molte donne la ingelosiva,
ma aumentava innegabilmente l'attrazione che aveva su di lei.
Non si era innamorata di lui perché era un misterioso essere della
notte, con 240 anni d'esperienza, e un magnifico corpo, ma
.tutto
questo aveva contribuito a renderlo per lei un sicuro riferimento, di
cui aveva un estremo bisogno, in quel momento difficile dell'esistenza
che è l'adolescenza.
Si era illusa, ed era stata felice. Questo era indubbiamente vero, e
poteva solo provare gratitudine per il suo angelo, che aveva protetto
la sua innocenza dalla dura realtà della vita fino a quando il
destino non era stato più forte di lui.
Era però anche giunto il momento in cui il sogno si era interrotto.
Aveva aperto gli occhi, avvolta fra le lenzuola che sapevano ancora di
lui, ma da sola. Nuda, indifesa, la mente colma d'immagini di passione
e di domande senza risposte aveva compreso in quel momento che l'idillio
era finito.
Solo dopo molte ore d'angosciosi dubbi ne avrebbe avuto la certezza, ma
già in quel momento le era stato chiaro che quella notte, insieme
alla sua innocenza, aveva perso anche la felicità.
Non per questo però aveva smesso di amarlo. Anzi, il dolore della
perdita, aveva reso ancora più forte e intenso il sentimento che
provava per lui.
Affrontando Angelus, la realtà in tutto il suo orrore, aveva scoperto
che nulla avrebbe potuto separarla dall'uomo che amava, neppure la morte.
Loro appartenevano a mondi diversi, ma insieme avevano superato il confine
fra la luce e il buio. Si erano uniti, per un istante ed era stato un
istante perfetto. L'argine era stato rotto, le regole sovvertite, l'ordine
sconvolto. Non sarebbero bastate poche migliaia di chilometri a cancellare
tutto questo. Loro avrebbero ricordato, per sempre e ogni volta che il
ricordo li avesse riportati a quel momento, avrebbero di nuovo superato
il confine che li divideva e sarebbero stati uniti.
Buffy sorrise, per la prima volta, dopo tanto tempo, di nuovo felice.
Non lo aveva perso. Era lontano, ma era ancora suo, lo sarebbe sempre
stato. Quella notte, in cui si erano amati, li avrebbe uniti, per l'eternità.
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