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COMMENTO: spesso fermiamo i nostri passi di fronte a confini e barriere che ci appaiono invalicabili. Per superarli basterebbe la forza dell'innocenza che abbiamo perduto.

 

 

 

Capitolo n.3

Confini

 


Il ritorno nel mondo di nebbia colse Buffy impreparata.
I suoi pensieri erano ancora quelli di Angel e abbandonarli le costò un notevole sforzo.
Le emozioni che aveva provato erano state così intense e violente da assorbire completamente la sua coscienza. Essere vicina ad Angel le aveva sempre fatto perdere il senso della realtà e non gli era stata mai così vicina come in quel momento.
Insieme alla consapevolezza di sé tornò anche il dolore, più forte che mai, per tutto quello che aveva perso. Era un dolore velato di rabbia, ma questa volta, non verso di lui, che l'aveva lasciata, ma verso se stessa, per tutto quello che non aveva saputo comprendere.

L'amore, il desiderio di lui erano stati così intensi che le era parso di poterli quasi sfiorare, come fragili oggetti di cristallo, che la luce attraversa, ma che le dita possono toccare.
Il senso di dolorosa frustrazione che Angel le aveva trasmesso, separandosi dal suo alterego, la pervadeva ancora. Solo l'amore aveva potuto dargli la forza per far violenza a se stesso, mettendo a tacere i propri naturali istinti.
Buffy conosceva bene quel genere di tormento. L'aveva provato infinite volte, dopo il ritorno di Angel dall'Inferno. Per lei era stato però, non più semplice, ma diverso. La gioia di vederlo, parlargli, trovare conforto nella semplice presenza di lui nella sua vita bastavano a ricompensarla per la mancanza di quelle carezze che lui non poteva offrirle.
Forse Angel aveva avuto ragione. I sogni e poche fugaci carezze non avrebbero placato i suoi sensi per sempre, ma lo amava e non lo avrebbe mai lasciato per questo.

Per lui era differente: era un uomo. Il suo corpo non accettava di essere ingannato così facilmente. La voleva, più di ogni altra cosa al mondo, completamente. Eppure nulla in lui le aveva mai lasciato supporre l'enormità del suo sacrificio, neppure quando non c'era ancora la maledizione a dividerli. Aveva affrontato quella sofferenza, notte dopo notte, in silenzio, per proteggerla e per poter continuare ad amarla.

Aveva sempre lasciato che fosse lei a condurre il gioco, fra loro. Anche quando lei, con l'impazienza che le era caratteristica e l'incoscienza delle anime innocenti avrebbe voluto di più, lui non l'aveva incoraggiata, anzi spesso aveva frenato i suoi slanci. Lo aveva fatto per amor suo e la sua unica ricompensa erano spesso stati solo risentimento e incomprensione.

Buffy si era sentita oltraggiata e offesa per i suoi silenzi, il distacco con cui a volte la trattava, respingendo i suoi approcci, la freddezza con cui sembrava volerla allontanare da sé.
Erano atteggiamenti che la confondevano, perché si alternavano a momenti di passione durante i quali traspariva chiaramente il desiderio che provava per lei.
Buffy aveva sottovalutato l'importanza che poteva avere la differenza di età ed esperienze che c'era fra loro. Non aveva capito quanto lui avesse bisogno di quello che lei non era ancora in grado di offrirgli. Si era illusa, che i suoi baci e le sue carezze appagassero lui così come appagavano lei.

Aveva vissuto momenti magnifici fra le sue braccia, libera di dar sfogo alle proprie emozioni e istinti, senza vincoli né remore, consapevole di potersi affidare completamente a lui. Non c'era mai stata vergogna fra loro, solo qualche raro attimo di imbarazzo, che aveva solo reso più eccitante la scoperta di nuove sensazioni. Lui non aveva mai tradito la sua fiducia. Non una sola volta si era sentita a disagio, o aveva dovuto fermare una carezza perché inopportuna.

Lui l'amava. Anche se raramente glielo aveva detto, ogni volta che lui la sfiorava o la baciava lei aveva sentito il suo amore. Solo ora però si rendeva conto di che cosa avesse significato veramente per lui amarla, ora che aveva condiviso con lui quella dolce sofferenza, quell'attesa di un giorno che forse non sarebbe mai arrivato.
Lei non aveva mai compreso quanto gli era costata quella paziente attesa, durante la quale, con amore e pazienza, l'aveva condotta a scoprire se stessa e il suo corpo.
Buffy ripensò, con tristezza, a quanto Angel si era sentito indegno di quelle tenere effusioni, che si erano scambiati furtivamente nel buio, nei posti più improbabili. Proprio lui che era stato il più attento e sensibile dei maestri di quell'arte complessa che è la seduzione.

Quando era giunto il momento, era stata lei a dover insistere per potergli donare quello che lui erano anni che sognava ricevere e insistendo aveva inconsapevolmente segnato la loro condanna.
Angel era stato incerto e se fosse dipeso da lui non avrebbero varcato quel limite, oltre il quale il destino li attendeva. Aveva paura…di essere felice. Una parte di lui probabilmente presagiva la tragedia che avrebbe sconvolto le loro vite. Lei però voleva vivere, crescere, amare con tutta se stessa il suo compagno e aveva messo a tacere ogni dubbio con un bacio.
Lui inevitabilmente aveva ceduto all'amore che provava per lei, pregando il fato, perché fosse clemente. Le sue preghiere non erano state ascoltate.
L'unione perfetta, non solo delle loro anime, ma anche dei loro corpi, aveva sconvolto l'ordine dell'universo. La luce e le tenebre non potevano coesistere. L'universo si era vendicato, separandoli…per sempre.

Anche quando lui era tornato dall'Inferno, fra loro esisteva ormai una barriera, fatta di desiderio e di silenzi, che non poteva essere valicata.
Buffy provò un acuto rimpianto per quei lontani giorni di innocenza in cui pochi baci e carezze erano sufficienti a renderla felice.
Dopo aver scoperto l'estasi di essere totalmente sua, nessun bacio e nessuna carezza aveva più potuto appagarla!
Angel aveva cercato di ingannare il destino lasciandola, ma aveva fallito.
Nessun altro uomo avrebbe potuto soddisfare il bisogno di lui che continuava a tormentarla.
Lui era stato il primo ad averla amata e sarebbe stato anche l'ultimo.

Aveva tentato di dimenticare, nascondendo in fondo al suo cuore la verità, ma ora il passato era ritornato ad essere presente e lei non poteva più illudersi. Era stata a letto con altri uomini, li aveva accarezzati, baciati, si era offerta a loro, ma le emozioni che aveva provato fra le loro braccia non erano neppure lontanamente comparabili con la tempesta che scatenava in lei il semplice tocco delle dita di Angel sul suo viso. Loro avevano soddisfatto il suo corpo, solo Angel però poteva colmare il vuoto che pervadeva il suo cuore.
Erano due anime destinate a vagare per l'eternità, cercandosi disperatamente, ma senza mai trovarsi.

La nebbia, che la avvolgeva, ora sembrava veramente soltanto nebbia. I colori stavano sbiadendo in un grigio opaco, che incuteva tristezza. Buffy sospirò, chiedendosi quale altra sofferenza era in serbo per lei. Il suo amore per Angel aveva sempre portato con sé il dolore, fin dall'inizio, un dolore che lei aveva accettato perché…non aveva altra scelta: lo amava e non avrebbe mai potuto fare a meno di lui.
Era questo che Angel, andandosene, non aveva compreso. Aveva portato con sé la sua possibilità di essere felice, ma le aveva lasciato la sofferenza di una vita senza amore.
Non cercò di sottrarsi quando la foschia la sfiorò. Voleva soffrire, ne aveva bisogno, per sentirsi di nuovo viva.

La strada era quasi affollata, nonostante l'ora tarda. Era venerdì e Sunnydale non offriva molte alternative ai giovani per divertirsi. C'era solo il Bronze.
Angel si sentiva protetto dall'ombra che lo circondava. Era appoggiato contro un muro, di fronte all'entrata, oltre il cerchio di luce colorata creato dall'insegna. Le mani sprofondate nelle tasche del lungo cappotto nero, fissava l'asfalto. A poca distanza, nella luce, un gruppo di giovani scherzava rumorosamente. Erano impazienti di entrare e divertirsi. Angel li guardò con invidia. La loro esistenza era semplice. Non sapevano ancora che cosa significasse veramente il dolore e forse non lo avrebbero mai saputo.

Non la stava aspettando. L'aveva già vista entrare, insieme a Willow e a Xander. Probabilmente ora stava ballando o forse ridendo di una sciocca battuta del giovane.
Gli sarebbero stati sufficienti pochi passi per essere vicino a lei, seduto al suo fianco, dove avrebbe dovuto essere. Era il suo ragazzo in fondo.
Eppure non trovava il coraggio di muoversi, di staccarsi da quel muro gelido, uscire dall'ombra e inoltrarsi nella luce.
Era il suo ragazzo, ma non avrebbe dovuto esserlo. Provò un moto d'ira, verso il destino beffardo che li aveva fatti innamorare. L'incontro fra un vampiro e la Cacciatrice poteva significare solo lotta, odio, morte…non amore. Eppure loro si amavano. Al pensiero di dove li avrebbe condotti questo amore, Angel provava angoscia e paura, soprattutto per lei. Sapeva che il dolore li attendeva, lungo quella strada che nessuno dei due riusciva ad abbandonare.

Se l'avesse raggiunta, come avrebbe dovuto fare, le conseguenze del suo atto erano tristemente prevedibili. Willow l'avrebbe salutato, con un timido sorriso. Xander, nella migliore delle ipotesi, avrebbe mormorato un distratto "Ciao.", ostinandosi poi a guardare da un'altra parte, e lei…lei gli avrebbe sorriso, felice di vederlo, ma nello stesso tempo non sarebbe stata più la stessa.
Avrebbe letto negli occhi dei suoi amici quello che pensavano di lui, soprattutto Xander, e si sarebbe sentita a disagio, come sempre, quando si trovavano tutti insieme. Non poteva certo darle torto per questo. Lui era un vampiro.
Quando erano soli lei sembrava dimenticarlo. Era allegra, spontanea, esuberante. Di fronte agli altri le sue parole diventavano misurate come i suoi gesti.

Non si vergognava del ragazzo che amava. Non sapeva però come colmare la distanza fra lui, e il resto del mondo a cui lei apparteneva. Era una distanza che non poteva essere colmata.
Accettando lui nella sua vita aveva portato con sé un frammento di oscurità nella luce, e questo la turbava. Inconsciamente anche lei sentiva incombere il destino, e lo temeva.
In breve, le avrebbe rovinato la serata e non voleva farlo. Buffy meritava di divertirsi, ogni tanto, senza che nulla, neppure la sua ombra, oscurasse la sua vita.

La colpa era solo sua, per quello che era, ma soprattutto per quello che non sarebbe mai stato: un semplice uomo.
Xander, nella sua crudele ingenuità, vedeva forse più chiaramente di tutti la verità … e non esitava a ricordarla agli altri.
Per questo lui non replicava alle sue provocazioni, spesso taglienti. Se lo avesse fatto avrebbe costretto Buffy a scegliere fra il loro amore e i suoi amici. Lui le poteva offrire solo tenebre, loro portavano la luce nella sua esistenza. Era una scelta che Buffy non poteva e non doveva fare.
Il buio che portava dentro di sé era parte di lui, non poteva ignorarlo, se voleva sopravvivere. Buffy però era l'essenza stessa della luce, se vi avesse rinunciato… una simile scelta le sarebbe stata fatale.
Potevano quindi solo sfiorarsi, protesi, sul confine dei loro due mondi, attenti a non valicare quel limite ed entrare nel mondo dell'altro.

Per fortuna Xander aveva abbastanza rispetto per i sentimenti di Buffy, o forse paura delle sue reazioni, da evitare certi commenti in sua presenza.
Più di una volta Angel avrebbe voluto chiudere la bocca, a quel bambino presuntuoso. Era giovane, ignorante, non sapeva ancora nulla della vita, eppure si permetteva di giudicare chi aveva vissuto molto più a lungo di lui.
Non lo aveva fatto per Buffy e perché, in fondo, le parole sferzanti di Xander erano vere: lui era un morto, effettivamente, ma…era anche molto di più, era qualcosa che quell'adolescente immaturo probabilmente non sarebbe mai stato in grado di comprendere.

Buffy non sapeva, non poteva immaginare, quanto quei commenti, quella diffidenza lo ferissero. Erano parole nate dalla gelosia e dall'invidia, dette con incoscienza, ma lui era ancora troppo vulnerabile, per riuscire ad ignorarle completamente. Aveva appena iniziato a riscoprire la propria umanità. Non si sentiva ancora abbastanza sicuro di averne diritto per ribattere e soprattutto aveva troppo bisogno di illudersi che per loro due ci fosse un futuro.
Perciò taceva e pregava che Buffy non udisse quelle frasi, spesso sussurrate fra i denti. Voleva che l'illusione della loro felicità durasse in eterno, senza che nulla la turbasse.

Cercava di alimentare il loro sogno tentando disperatamente di essere quello che lei desiderava che fosse.
Probabilmente se avesse saputo assumere gli atteggiamenti giusti, fare i commenti appropriati, scherzare, come scherzavano loro, anche Xander sarebbe riuscito a dimenticare, per una serata, chi aveva di fronte.
Ci aveva provato. Aveva cercato di guardare la televisione, leggere riviste, osservare i giovani coetanei di Buffy, ma era tutto troppo estraneo al suo modo di essere, troppo lontano da lui, perché riuscisse a imitarlo senza cadere nel ridicolo.
Non si sarebbe sentito a suo agio vestito come Xander e non gli sarebbe mai venuto in mente di scherzare con Willow. Aveva perso da tempo l'innocenza che gli avrebbe permesso di farlo.

Poteva offrire a Buffy solo quello che era: un vampiro vecchio più di 240 anni. Lo sapeva, ma la paura che questo non fosse sufficiente a tenerla accanto a sé continuava a perseguitarlo.
Quella sera, in quello stesso momento, forse lei stava conoscendo un nuovo amico, che con il tempo sarebbe diventato importante per lei, abbastanza importante da farle dimenticare quello che esisteva fra loro due. Forse non sarebbe stato un male. Senza di lui la vita di Buffy sarebbe stata molto più facile.
Avrebbe dovuto andarsene. Tornare a casa o al cimitero, dove forse Buffy lo avrebbe raggiunto più tardi. Non riusciva però a muoversi.
Sollevò lo sguardo verso la porta socchiusa del locale. Qualcuno stava uscendo. Erano loro.

"Come al solito Angel non si è fatto vedere! Dovrebbe essere il mio ragazzo, ma a volte mi chiedo se lui se lo ricorda!"
Angel non si fermò ad ascoltare oltre. Fuggì nel buio, dalla parte opposta a quella dove loro erano diretti.
Buffy era di nuovo adirata con lui. Detestava vederla di cattivo umore a causa sua. Avrebbe voluto poterla rendere felice…sempre. Il suo sorriso era la cosa più bella che avesse mai visto nella sua lunga esistenza e quando sorrideva a lui….sentiva di nuovo la vita scorrergli nelle vene e la speranza nascergli nell'anima. Quel sorriso innocente aveva il potere di cancellare, per pochi istanti, un'eternità di dolore!

Il dolore però tornava, quando il sorriso spariva. La fronte corrugata, i grigi occhi di ghiaccio, le morbide labbra strette per l'ira agivano come vetriolo sulla sua anima già tormentata. Ogni volta riviveva la stessa paura: lei che gli voltava le spalle per andarsene…e non tornare.
Buffy sembrava inconsapevole di quanto lui fosse sensibile a ogni cosa che lei diceva o faceva. Era troppo giovane per comprenderlo e lui non le rendeva le cose più semplici, con i suoi silenzi e la sua apparente imperturbabilità. Non voleva soffocarla accollandole pesi troppo pesanti per le sue spalle già sovraccariche di responsabilità. A volte però era difficile.

Quando si fossero incontrati lei gli avrebbe fatto scontare la delusione di non averlo visto, quella sera al Bronze, con frecciate e sguardi gelidi. Lui sarebbe rimasto impassibile, nascondendo le ferite che le sue parole gli infliggevano. Si sarebbe giustificato con vaghe scuse, che avrebbero irritato Buffy ancora di più. Ma che cosa avrebbe potuto dirle? Come avrebbe potuto spiegarle che…non osava mostrarsi a lei per quello che veramente era, per timore di perdere la sua stima e il suo amore, che aveva il terrore di condurla, senza volerlo, nel suo mondo di tenebra, dal quale non avrebbe mai potuto più fuggire? Cercava di proteggerla, ma lei non avrebbe capito. Era troppo ingenua e inesperta per vedere il baratro aperto sotto di loro. Per lei l'unico universo vero, reale, che avesse un senso era il suo, fatto di amore e gioia. Era l'universo di cui avrebbe voluto che lui facesse parte, non comprendendo che se lui vi fosse entrato….sarebbe morto. Lui era una creatura delle tenebre.

Sogni, illusioni….che le permettevano di essere felice. Angel non voleva e non poteva sottrargliele. Voleva viverle con lei, attraverso di lei, perché il suo amore per lei era tutto ciò che teneva lontani il dolore e la pazzia dalla sua mente.

Quindi avrebbe taciuto, ascoltando i suoi rimproveri. Solo quando il dolore, provocato dalle sue parole, avesse superato ogni limite di sopportazione lui avrebbe trovato il coraggio di rischiare: l'avrebbe indotta a tacere, baciandola e sperando di riuscire a dirle con il corpo, le parole che le sue labbra non sapevano pronunciare. " Ti amo. Ho bisogno di te. Ti prego, amami per quello che sono!"
Non se la sentiva però di affrontarla ora. Avrebbe aspettato.

Buffy sospirò impaziente. Se avesse potuto, in quel momento…non gli avrebbe fatto nulla. Angel aveva il dono di irritarla più di chiunque altro, ma anche di farla sentire impotente e indifesa di fronte a lui.
La nebbia che fluttuava costantemente, con movimenti quasi ipnotici, contribuì a rilassarla e presto la sensazione di pace che aveva provato in quel luogo ritornò.

Ripensò alle lunghe, inutili, attese, a cui il suo amore l'aveva condannata. Alle congetture che aveva fatto, a volte assurde, su che cosa stesse facendo lui, dove fosse, mentre lei lo aspettava.
In quelle ore nel suo cuore si erano alternate la preoccupazione, per la sua sicurezza, la gelosia, per ignote rivali, i dubbi, su quanto veramente lei fosse importante per lui, ma soprattutto la paura di non vederlo tornare…mai più.

Ora finalmente sapeva la verità. Quelle attese, quei silenzi, che lei tanto aveva odiato, erano stati il più grande regalo che Angel le avesse mai fatto. Le aveva donato la speranza, l'illusione di un amore semplice, senza problemi. Angel le aveva permesso di credere che sarebbe bastato il loro amore per superare ogni ostacolo. Erano stati giorni felici per lei, gli unici veramente sereni che avesse mai condiviso con lui. Era stato lui ad offrirglieli, nascondendole, con sofferenza e dolore, la verità, mascherando le differenze che esistevano fra loro, rendendole insignificanti.
Aveva cercato di farle dimenticare i suoi crimini, il suo passato, la sua natura di vampiro, ma lei…non voleva dimenticare: lo amava, proprio per quello che era.

Una parte del suo animo di donna, soprattutto nei primi tempi, aveva trovato affascinante l'idea di essere amata da un vampiro con un'anima. Il suo passato misterioso la incuriosiva e i suoi crimini, appartenevano ad un altro tempo. Il fatto che avesse avuto molte donne la ingelosiva, ma aumentava innegabilmente l'attrazione che aveva su di lei.
Non si era innamorata di lui perché era un misterioso essere della notte, con 240 anni d'esperienza, e un magnifico corpo, ma….tutto questo aveva contribuito a renderlo per lei un sicuro riferimento, di cui aveva un estremo bisogno, in quel momento difficile dell'esistenza che è l'adolescenza.

Si era illusa, ed era stata felice. Questo era indubbiamente vero, e poteva solo provare gratitudine per il suo angelo, che aveva protetto la sua innocenza dalla dura realtà della vita fino a quando il destino non era stato più forte di lui.
Era però anche giunto il momento in cui il sogno si era interrotto. Aveva aperto gli occhi, avvolta fra le lenzuola che sapevano ancora di lui, ma da sola. Nuda, indifesa, la mente colma d'immagini di passione e di domande senza risposte aveva compreso in quel momento che l'idillio era finito.
Solo dopo molte ore d'angosciosi dubbi ne avrebbe avuto la certezza, ma già in quel momento le era stato chiaro che quella notte, insieme alla sua innocenza, aveva perso anche la felicità.

Non per questo però aveva smesso di amarlo. Anzi, il dolore della perdita, aveva reso ancora più forte e intenso il sentimento che provava per lui.
Affrontando Angelus, la realtà in tutto il suo orrore, aveva scoperto che nulla avrebbe potuto separarla dall'uomo che amava, neppure la morte.
Loro appartenevano a mondi diversi, ma insieme avevano superato il confine fra la luce e il buio. Si erano uniti, per un istante ed era stato un istante perfetto. L'argine era stato rotto, le regole sovvertite, l'ordine sconvolto. Non sarebbero bastate poche migliaia di chilometri a cancellare tutto questo. Loro avrebbero ricordato, per sempre e ogni volta che il ricordo li avesse riportati a quel momento, avrebbero di nuovo superato il confine che li divideva e sarebbero stati uniti.
Buffy sorrise, per la prima volta, dopo tanto tempo, di nuovo felice. Non lo aveva perso. Era lontano, ma era ancora suo, lo sarebbe sempre stato. Quella notte, in cui si erano amati, li avrebbe uniti, per l'eternità.

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

Il Principe Continua...