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RATING: la serie è vietata ai minori di 18 anni (NC 17) per trascrizione grafica di rapporti sessuali

 

 

Capitolo II
Amici

Nel Museo, appoggiata con indolenza al piedistallo di una statua, la figura di un uomo a stento si distingueva nel buio. Nient'altro che un'ombra più scura delle altre, che la luce della Luna sembrava rifiutarsi di sfiorare.
 
Angel aspettava, fra le antica vestigia delle umane imprese, che qualcosa accadesse.
Non sapeva che cosa esattamente aspettarsi, perché la visione di Cordelia era stata confusa e la ragazza l'aveva raccontata in modo ancora più confuso, ma lui doveva essere lì quella notte per impedire che morte, dolore e tragedia colpissero ancora una volta l'umanità, la stessa umanità da cui lui era escluso per l'eternità a causa della sua natura.
 
Angel era un vampiro. Era stato, nei secoli passati, la causa per innumerevoli vittime, degli stessi orrori che oggi cercava di impedire e la sua anima non poteva dimenticarlo.
 
La sua anima! I vampiri erano per definizione esseri paradossali: abbastanza reali da interagire con la realtà, ma non da riflettersi in uno specchio, capaci di sentire il dolore di una ferita, ma non di morire a causa di essa, dotati di forza sovrumana, ma terrorizzati da una semplice croce, avidi si sangue, di vita, ma privi di essa.
 
Angel era un paradosso nel paradosso. Fin dall'inizio dei tempi gli uomini avevano combattuto i demoni che infestavano i corpi dei vivi. Esistevano molte testimonianze in proposito e gli esorcisti continuavano ad aggirarsi con discrezione anche in quest'epoca illuminata fatta di tecnologia e informatica. Anche il più esperto degli esorcisti, però, sarebbe rimasto interdetto di fronte al problema di un'anima che possiede un corpo la cui vita dipende da un demone. Un vampiro posseduto da un'anima. Gli zingari che l'avevano maledetto non mancavano di un tragico senso dell'ironia.
 
Ed ora era qui a vigilare, proteggere e soprattutto riscattarsi dai propri crimini. Gli sarebbe bastata la sua vita eterna per farlo? Probabilmente no.
 
Il dolore, ecco un sentimento che aveva imparato a conoscere bene. Il dolore del rimorso, della solitudine, di una vita senza speranza, d’istinti che non avrebbe mai potuto, ne voluto, appagare, il dolore della perdita….. Buffy.  

- Lei a quest'ora probabilmente starà già dormendo nel suo letto, o forse…… forse è nelle braccia di lui…….ed è felice. Deve esserlo perché solo la sua felicità può dare un senso al mio dolore.-

Lasciarla era stata la decisione più difficile che aveva preso in tutta la sua esistenza, ma in realtà non era stata una decisione. Non poteva fare diversamente.
 
Le loro discussioni, le interferenze di amici e nemici, tutto era inutile. Lei era la Cacciatrice lui un Vampiro, lei portava la luce, lui le tenebre, lei rappresentava la vita, lui la morte.
La decisione era stata presa nella notte dei tempi quando bene e male, luce e oscurità presero strade differenti.
 
- Presto sarà l'alba. E' meglio che rientri. Qualsiasi cosa debba succedere, non accadrà questa notte!-

 
**********
 
La cucina del Signor Giles era sempre piaciuta a Willow per la sua aria vissuta, calda e accogliente e l'immagine del Signor Giles seduto in poltrona occupato a sorseggiare il suo tè del mattino le aveva sempre dato un senso di sicurezza. Ma questa volta la famigliarità dell'ambiente non bastava a rassicurarla.
 
"Signor Giles, dobbiamo fare qualcosa!"
 
Willow era veramente preoccupata per Buffy. In passato le sue crisi erano sempre state causate da qualche avvenimento, più o meno tragico, come la morte del Maestro o peggio quella di Angel oppure il timore di un'espulsione dalla scuola. Questa volta invece era diverso.
 
Nulla di particolare era accaduto. Buffy sembrava felice. Riley, la caccia, gli studi: tutto sembrava procedere come al solito. Eppure nell'anima di Buffy si stava rompendo qualcosa. Willow n’era sicura.  
L'espressione di Xander sarebbe invece stata confusa se non avesse avuto la bocca piena di biscotti.
 
"Willow qui nessuno capisce di cosa tu stia parlando. Buoni Giles questi biscotti! Buffy è al meglio delle sue capacità di cacciatrice, è allegra come al solito e non rammento una sola occasione in cui lei e Riley abbiano litigato per qualcosa. Non so proprio di cosa ti preoccupi!"
 
"Forse è proprio questo - andare tutto bene - che mi preoccupa. Nessuna cacciatrice può tornare SEMPRE dalla caccia allegra e contenta e nessuna ragazza dell'età di Buffy può andare SEMPRE d'accordo con il ragazzo che ama!"
 
A giudicare dalla sua espressione sempre più buia il Signor Giles invece sembrava trovare conferma nelle parole della giovane strega delle sue stesse paure.
 
"Anch'io, Willow, ho notato un cambiamento in Buffy. E' irrequieta, agitata, e soprattutto sembra voler evitare la compagnia di tutti, comportamento che non è certo normale per lei.
Senza niente di più preciso su cui lavorare, però, non so proprio cosa poter fare!
Forse dovremo parlarle direttamente per capire cosa le è successo o almeno quanto tutto questo è incominciato."
 
"Cosa è incominciato?" L'espressione di Buffy, entrata in quel momento, si trasformò presto da allegra a preoccupata quando si sentì addosso gli sguardi interrogativi di tutti i presenti.
Con tono più aggressivo del solito non riuscì a trattenere una punta di sarcasmo.
 
"Perché mi guardate in quel modo? Non mi sembra di essere particolarmente interessante questa mattina, a meno che non abbia sbagliato l'accostamento di colori vestendomi?"
 
Gli altri sembrarono non udire neppure le sue parole. Solo Willow si avvicinò a lei, quasi con timore, sfiorandole un braccio per farla sedere sul divano al suo fianco.
 
"Stavamo parlando di te, Buffy, e di come ti comporti ultimamente. Sembri strana, diversa dal solito, e noi non possiamo non preoccuparci per te. Siamo tuoi amici!"
 
Al tono dolce dell'amica Buffy sentì svanire ogni forza e ogni energia. Fingere, mentire, negare l'evidenza le sembrava ora uno sforzo inutile. Eppure non sapeva cosa altro fare. Fu Xander a venire inconsapevolmente in suo aiuto.
 
"Avanti Buffy, se veramente hai qualcosa da dirci parla, almeno poi potremmo pensare a cose serie, come il pranzo. Se si tratta però di qualcosa di truculento per favore evita i dettagli. Sentir parlare di certe cose mi toglie l'appetito!"
 
- Solo Xander poteva dire una cosa simile, in un momento simile! Loro sono i miei amici. Loro sanno, hanno condiviso con me le cose più incredibili. Anche se non capiranno forse non crederanno che io sia del tutto impazzita, anche se forse lo sono davvero!-
 
Tratto un profondo respiro Buffy finalmente iniziò a parlare.
 
"Non so come spiegarlo, ed è per questo che ho cercato di nascondervelo, ma in certi momenti mi sento afferrare dall'angoscia, dal desiderio di avere qualcosa che mi manca, ma di cui ho disperatamente bisogno e allora mi metto a cercarlo mentre il disagio si trasforma in vera a propria sofferenza.
Altre volte invece mi sento incapace di fare qualsiasi cosa, muovermi, parlare o anche solo pensare. Succede all'improvviso, come se qualcuno avesse spento l'interruttore che controlla la mia vita, e io resto cosciente, ma inerte, come una bambola.
Quando sento la tensione crescere ormai ho imparato a allontanarmi dagli altri. Gli attacchi finiscono improvvisamente e mi lasciano vuota e esausta.
All'inizio erano leggeri, sporadici e mi prendevano solo di notte come attacchi d'ansia. Allora pensavo che fosse solo un po’ di stress dovuto alla caccia. Era facile allora nasconderli agli altri. Ma ora sta diventando più difficile perché sono più frequenti, durano più a lungo e non riesco più a controllarli. Recentemente hanno iniziato a perseguitarmi anche di giorno. Ho paura. Forse sto diventando pazza.
Forse tutte le cacciatrici lo sarebbero diventate, se avessero raggiunto la mia età. Forse anche questo fa parte del mio destino!"
 
Gli occhi bassi, le mani in grembo strette convulsamente una all'altra, Buffy sembrava così presa dal suo tormento interiore da non rendersi neppure conto del braccio affettuoso di Willow che le circondava le spalle e degli sguardi spaventati e comprensivi di Xander e del Signor Giles.
 
Una gomitata di Xander riportò bruscamente il Signor Giles ai suoi doveri di Osservatore.
 
"Non dire sciocchezze Buffy. Deve esserci una spiegazione plausibile a tutto questo. E una tua eventuale perdita della ragione, anche se non nego che potrebbe essere una spiegazione, non è sicuramente plausibile."
 
Willow si alzò bruscamente dal divano e con stupore il Signor Giles vide improvvisamente sul suo volto l'incertezza trasformarsi in eccitazione.
 
"Ma certo, non ti ricordi Buffy, circa un mese fa. Mi hai raccontato di essere entrata in quel magazzino dietro al Bronze, perché ti sembrava di aver visto delle ombre. Ti colpì, non tanto il fatto di trovarlo completamente vuoto, quanto il modo assurdo in cui le sue pareti erano ridotte."
 
Buffy aggrottò la fronte, come se non riuscisse a capire di cosa l'amica parlasse, fino a quando non sembrò afferrare il ricordo che le mancava.
 
"Sì, è vero, le pareti di quel magazzino erano completamente coperte da pittura di diversi colori mescolati insieme senza alcun senso. Mi ha talmente stupita che devo essermi fermata ad osservarle più di quanto pensassi perché quando sono tornata dagli altri era già ora di andare a casa. Ma non capisco questo cosa…."  
Willow era ormai troppo presa dal percorso dei suoi pensieri per lasciare finire di parlare l'amica.
 
"Forse un senso c'era. E' possibile che quel magazzino fosse una trappola e che quelle pitture fossero dei simboli o le parole di un incantesimo. Questo spiegherebbe anche perché hai perso il senso del tempo. Spiegherebbe tutto!"
 
In Giles il sollievo di aver trovato una spiegazione che non coinvolgesse la salute mentale della sua protetta fu immediatamente sommerso dalle domande che iniziarono a formularsi nella sua mente a ritmo incessante.
 
"Se Willow ha ragione dobbiamo scoprire di che incantesimo si tratta e chi l'ha formulato e perché, i suoi effetti e come romperlo senza provocare danni."
 
Buffy si sentiva rincuorata all'idea di aver trovato un perché a quella che ormai credeva essere la sua personale follia. Il fatto poi che i suoi amici sembrassero avere il perfetto controllo della situazione riuscì perfino a farla sentire sicura e forte come era stata fino a poco tempo prima.
Finalmente poteva fare qualcosa, qualunque cosa, oltre che aspettare il prossimo attacco.
 
"Tornerò in quel magazzino e fotograferò le pareti. Così lei e Willow, magari con l'aiuto di Tara, potrete studiarle con calma."
 
Xander però era fin troppo contento di aver trovato finalmente qualcosa per aiutare la sua Buffy che fosse in grado di fare bene, anche meglio degli altri.
 
"No Buffy, tu non devi tornare in quel magazzino. Non sappiamo che effetto potrebbe farti. Andremo Ania ed io, con la macchina fotografica nuova che mi ha regalato. Entro l'ora di pranzo avrete il miglior servizio fotografico esistente sulle decorazioni dei magazzini di Sunnydale"
 
*********
 
Erano ormai tre giorni che impazzivano su quelle foto, ma non avevano ancora trovato nulla.
I libri del Signor Giles riportavano vaghi accenni a incantesimi-trappola fatti per colpire la preda quando fosse entrata in un determinato ambiente. Potevano essere usati a questo scopo simboli dipinti sulle pareti, o sugli infissi delle porte o addirittura aromi particolari.
Quello che restava ignoto era il tipo di incantesimo di cui Buffy era stata vittima.
 
Buffy, coricata sul divano, si sentiva esausta. Gli attacchi sempre più frequenti, la mancanza di sonno e soprattutto la paura che stava sommergendo ogni altro sentimento, le avevano tolto ormai quasi ogni energia.
I suoi amici avevano potuto fare poco per aiutarla a controllare gli effetti dell'incantesimo, considerando soprattutto la sua forza fisica. Almeno però le era risparmiata la fatica di mascherare il suo disagio o spiegare le sue azioni, quando non aveva la minima idea di come spiegarle.
 
Il suono del telefono la distrasse dai suoi pensieri. Si mosse per rispondere, ma il Signor Giles la precedette.
 
"Pronto,… ah sei tu…..sì, è qui,….no, va bene, ma perché…"  
Posata meticolosamente la cornetta del telefono al suo posto, quasi volesse guadagnare tempo, il Signor Giles si sedette sulla poltrona di fronte a Buffy con un'espressione colpevole negli occhi.
Giles si sentiva infelice. Proprio quando n’avrebbe fatto volentieri a meno aveva su di sé l'attenzione di tutti. Il suono del telefono aveva interrotto le ricerche di Willow e Tara, e Xander e Ania erano appena usciti dalla cucina con i panini preparati per cena. Se non altro gli era risparmiata la presenza di Riley, occupato a procurare dalla biblioteca pubblica nuovi libri da consultare.  
"Buffy ascoltami con calma, ti prego. La situazione è grave. Tu stai peggiorando e noi non trovavamo una soluzione al tuo problema. Dovevo fare qualcosa e ho fatto l'unica cosa che mi sembrava sensato fare."
 
Buffy non aveva voglia di affrontare altri misteri, oltre a quello che le stava già rovinando l'esistenza e non aveva neppure voglia di restare calma.
 
"Giles, sputi il rospo o qualsiasi altra cosa abbia da sputare. ADESSO!"
 
L'espressione del Signor Giles, ad udire il tono di Buffy, diventò ancora più infelice.
 
"Ho mandato una copia delle foto a ….. a Los Angeles e …"  
Buffy chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Non avrebbe mai creduto che le cose potessero andare peggio di così e invece…. Il Signor Giles rassicurato dal silenzio di Buffy si decise finalmente a concludere il discorso.
 
"…era Angel al telefono. Afferma che sa di cosa si tratta e che tu non devi muoverti da qui. Lui arriverà appena possibile."  
Buffy in un istante fu in piedi e con gli occhi colmi d'ira a stento repressa.
 
"Se qualcuno pensa che io resti qui ad aspettare che …LUI…arrivi qui a salvarmi da non so che cosa vi sbagliate! Io sono la cacciatrice, non ho bisogno di essere salvata da nessuno, tanto meno da qualcuno che…oh accidenti…che ha fatto quello che ha fatto lui!"  
Dette queste parole ai suoi allibiti amici non restò che costatare la sua dipartita dalla stanza sottolineata dal rumore della porta d'ingresso sbattuta violentemente.
 
Xander fu il primo a riprendersi.
 
"Era proprio necessario coinvolgerlo SG. Buffy ultimamente mi sembra abbia già abbastanza problemi per conto suo senza che arrivi lui a sconvolgerle ulteriormente la vita!"
 
Willow sembrò non ascoltare neppure l'amico presa da altri pensieri.
 
"Forse tre anni fa abbiamo commesso un errore. Lo abbiamo spinto ad andarsene convinti, Angel per primo, che i sentimenti di Buffy per lui non fossero altro che una sbandata da adolescente e che come dice il proverbio: lontano dagli occhi lontano dal cuore. Un primo amore finito tragicamente, niente di più scontato.
Eppure chiunque abbia visto Buffy con Angel anche un solo istante non può pensare che lei sia veramente innamorata di Riley. Gli vuole bene, certo, ma l'amore è un'altra cosa e anche lei, SG, dovrebbe saperlo.
Inoltre, se veramente Buffy ha dimenticato Angel, perché non lo nomina mai, ma proprio mai, neppure per sbaglio? Vi sembra normale, se si considera quanto la sua presenza ha inciso sulla vita di noi tutti per ben tre anni? Accidenti, evita perfino di nominare Los Angeles nel discorso più innocente! E avete visto come ha reagito all'idea che lui venisse qui. Se non era una fuga quella!"
 
Se il Signor Giles era perplesso Xander era invece allibito.
 
"Ti ricordo Willow che Angel, a parte quello che ha fatto alle persone intorno a Buffy, ha minacciato più volte la sua stessa vita. E' vero, è stato Angelus a creare problemi e non Angel, ma se, come tu sembri pensare, è ancora innamorata di lui, e Angel ritorna qui, prima o poi, con buona pace di Riley, lei lo renderebbe ancora felice, presumibilmente molto felice. E' allora: bentornato Angelus!"
 
Il Signor Giles, visibilmente imbarazzato a sentire queste parole, si alzò dalla poltrona con la scusa di preparare il tè.
 
"La felicità di Angel non è più un problema ragazzi. Alcuni mesi fa, durante una delle nostre periodiche telefonate, mi ha raccontato come abbia riacquistato la sua anima in maniera permanente. Non posso riferirvi i particolari perché si tratta ovviamente di una faccenda molto personale di Angel, ma non vi sono più rischi che Angelus ricompaia, tranne che per un preciso atto di volontà da parte di Angel."
 
Il silenzio calò improvviso nella stanza.
A sconvolgere i due amici non era tanto la notizia in se, quanto piuttosto il fatto di non esserne stati informati prima. L'anima di Angel era ovviamente un problema suo e non loro, ma visto il prezzo che avevano pagato in passato a causa della maledizione in un certo qual modo si sentivano offesi e traditi per non essere stati messi al corrente della sua scomparsa.
Il Signor Giles non poteva non comprendere i loro sentimenti.
 
"E' stato Angel a chiedermi di tacere e per una buona causa. Ne ha parlato con me in quanto ex-Osservatore perché potessi tenere aggiornati i diari che continuo a scrivere nel caso possano servire in futuro, ma non voleva che Buffy lo sapesse. Angel si rende conto che nulla è cambiato. La maledizione era solo una parte, non trascurabile forse, ma pur sempre una parte del problema. Lui è sempre un vampiro e non può comunque offrire a Buffy la vita normale che lei merita. Lei ora è felice con Riley, perché riaprire vecchie ferite?"
 
Xander continuava a non essere convinto che il ritorno di Angel fosse una buona idea.
 
"Sono perfettamente d'accordo con lui, tanto per cambiare. Perché riaprire vecchie ferite? Se ha scoperto qualcosa sull'incantesimo che ha colpito Buffy poteva dirgliela al telefono Signor Giles e restarsene tranquillamente dove si trova. Che bisogno c'è che venga qui, soprattutto tenendo conto che se Buffy non gradisce l'idea Riley ne sarà ancora meno contento."
 
Ragionare con Xander non era sempre facile per il Signor Giles. Il ragazzo ragionava con il cuore, e il suo cuore ora lo spingeva a proteggere la sua amica da quella che lui riteneva una sicura fonte di altre sofferenze. E il Signor Giles non poteva dargli torto. Anche per lui era stata una decisione difficile chiedere aiuto al vampiro che aveva causato tanti guai in passato. Purtroppo però nella vita non sempre si può ascoltare il proprio cuore.
 
"Xander, la voce di Angel al telefono era molto agitata.. Sono certo che se ha deciso di venire qui al più presto possibile ha le sue ragioni. Anche per lui non deve essere facile.
Ha smesso di chiedermi di lei, durante le sue periodiche telefonate, da quando ha saputo di Riley. Si limita a informarsi se va tutto bene, come se volesse essere rassicurato sul fatto che lei sia felice senza però avere notizie troppo dettagliate sulla sua nuova vita."
 
Xander non aveva mai amato molto il vampiro. Per lui Angel era il prototipo di quello che avrebbe voluto essere e non sarebbe mai stato, demone a parte naturalmente. Incredibilmente affascinante, intelligente, amato dalle donne, sicuro di se e come se non bastasse amato da Buffy. Non poteva certo nascere un'amicizia da questi presupposti. Allora però lui era un adolescente, ora era cresciuto e con la maturità e la maggior sicurezza di sé era venuta anche la consapevolezza del prezzo che Angel pagava ogni istante per essere quello che era. Essere geloso di qualcuno che soffriva come Angel doveva soffrire ora gli sembrava assurdamente ridicolo. Restava comunque il fatto che Buffy non doveva soffrire ancora a causa sua!
 
"Non mi interessa se per lui è facile o difficile. Se deve proprio venire qui per aiutare Buffy va bene, sempre che lei glielo permetta! In fondo, dopo quello che le ha fatto, glielo deve il piacere di sbatterlo fuori dalla sua vita a calci!"
 
Willow, l'eterna confidente di Buffy, aveva condiviso troppe intime felicità e visto versare troppe lacrime dalla sua migliore amica, per non trovare assurda l'immagine prospettata da X.
Forse lei si sbagliava. Forse in Buffy l'amore era stato veramente sostituito nel tempo dal rancore per aver ferito il suo orgoglio, ma sicuramente non lo avrebbe preso a calci. Anche se lui avrebbe preferito i calci piuttosto di sentirla ammettere di desiderare un altro al suo fianco!
 
Willow aveva sempre considerato Angel un amico, nonostante tutto quello che era accaduto, forse perché comprendeva i suoi sentimenti e si rendeva conto di quanto Angel amasse Buffy più di Buffy stessa.
A differenza della timida e insicura Willow, Buffy era da sempre stata oggetto dell'attenzione dei ragazzi. Poi a 15 anni, quando l'aveva incontrato, lui era già innamorato di lei. Anche se la loro storia era stata difficile, Buffy non aveva mai avuto motivo di dubitare seriamente della dedizione di Angel per lei. Raramente lui le aveva espresso con le parole i suoi sentimenti, non ne aveva bisogno. Ogni sua azione, ogni suo gesto, erano sempre stati solo per lei. Perfino Xander e Cordelia se ne erano resi conto e avevano, a suo tempo, rinunciato alle loro mire.
Per Willow però un simile amore non era naturale, quasi da essere scontato, come per Buffy.
 
Osservando Buffy e Angel insieme, o ascoltando le confidenze di Buffy, Willow aveva sempre provato un’amichevole invidia, nei confronti della coppia, mitigata da un piacevole senso di conforto. Se Buffy aveva incontrato Angel forse anche lei un giorno….  
I ragazzi che Willow frequentava a stento si ricordavano il suo nome. Angel sembrava conoscere a memoria ogni dettaglio della vita di Buffy, e arrivava al punto di spiarla, durante il giorno, per conoscere anche quella parte della sua esistenza da cui era escluso a causa della propria natura.
Angel sembrava vivere allo scopo di proteggere, sostenere, aiutare Buffy. Anche la notte del sedicesimo compleanno di Buffy, quello che Angel aveva fatto, l'aveva fatto per lei. Lei aveva chiesto, con il corpo e con la voce, e lui l'aveva come sempre accontentata, trovando, nel farlo, il suo primo momento di vera felicità, dopo secoli. Willow aveva dovuto lottare contro l'egoismo e l'egocentrismo dei suoi coetanei maschi per i quali esistevano solo le proprie esigenze. Poi era arrivato, finalmente, Oz ma….  
Angel aveva amato Buffy veramente più di se stesso, al punto da lasciarla. Forse Buffy questo non lo aveva mai capito fino in fondo.

 

Questa non è la FINE perché il loro amore è "forever, this is the whole point"

Rimpianti Incantesimo