Nel Museo, appoggiata con indolenza al piedistallo di una statua, la
figura di un uomo a stento si distingueva nel buio. Nient'altro che un'ombra
più scura delle altre, che la luce della Luna sembrava rifiutarsi
di sfiorare.
Angel aspettava, fra le antica vestigia delle umane imprese, che qualcosa
accadesse.
Non sapeva che cosa esattamente aspettarsi, perché la visione di
Cordelia era stata confusa e la ragazza l'aveva raccontata in modo ancora
più confuso, ma lui doveva essere lì quella notte per impedire
che morte, dolore e tragedia colpissero ancora una volta l'umanità,
la stessa umanità da cui lui era escluso per l'eternità
a causa della sua natura.
Angel era un vampiro. Era stato, nei secoli passati, la causa per innumerevoli
vittime, degli stessi orrori che oggi cercava di impedire e la sua anima
non poteva dimenticarlo.
La sua anima! I vampiri erano per definizione esseri paradossali: abbastanza
reali da interagire con la realtà, ma non da riflettersi in uno
specchio, capaci di sentire il dolore di una ferita, ma non di morire
a causa di essa, dotati di forza sovrumana, ma terrorizzati da una semplice
croce, avidi si sangue, di vita, ma privi di essa.
Angel era un paradosso nel paradosso. Fin dall'inizio dei tempi gli uomini
avevano combattuto i demoni che infestavano i corpi dei vivi. Esistevano
molte testimonianze in proposito e gli esorcisti continuavano ad aggirarsi
con discrezione anche in quest'epoca illuminata fatta di tecnologia e
informatica. Anche il più esperto degli esorcisti, però,
sarebbe rimasto interdetto di fronte al problema di un'anima che possiede
un corpo la cui vita dipende da un demone. Un vampiro posseduto da un'anima.
Gli zingari che l'avevano maledetto non mancavano di un tragico senso
dell'ironia.
Ed ora era qui a vigilare, proteggere e soprattutto riscattarsi dai propri
crimini. Gli sarebbe bastata la sua vita eterna per farlo? Probabilmente
no.
Il dolore, ecco un sentimento che aveva imparato a conoscere bene. Il
dolore del rimorso, della solitudine, di una vita senza speranza, distinti
che non avrebbe mai potuto, ne voluto, appagare, il dolore della perdita
..
Buffy.
- Lei a quest'ora probabilmente starà già dormendo nel
suo letto, o forse
forse è nelle braccia di lui
.ed
è felice. Deve esserlo perché solo la sua felicità
può dare un senso al mio dolore.-
Lasciarla era stata la decisione più difficile che aveva preso
in tutta la sua esistenza, ma in realtà non era stata una decisione.
Non poteva fare diversamente.
Le loro discussioni, le interferenze di amici e nemici, tutto era inutile.
Lei era la Cacciatrice lui un Vampiro, lei portava la luce, lui le tenebre,
lei rappresentava la vita, lui la morte.
La decisione era stata presa nella notte dei tempi quando bene e male,
luce e oscurità presero strade differenti.
- Presto sarà l'alba. E' meglio che rientri. Qualsiasi cosa debba
succedere, non accadrà questa notte!-
**********
La cucina del Signor Giles era sempre piaciuta a Willow per la sua aria
vissuta, calda e accogliente e l'immagine del Signor Giles seduto in poltrona
occupato a sorseggiare il suo tè del mattino le aveva sempre dato
un senso di sicurezza. Ma questa volta la famigliarità dell'ambiente
non bastava a rassicurarla.
"Signor Giles, dobbiamo fare qualcosa!"
Willow era veramente preoccupata per Buffy. In passato le sue crisi erano
sempre state causate da qualche avvenimento, più o meno tragico,
come la morte del Maestro o peggio quella di Angel oppure il timore di
un'espulsione dalla scuola. Questa volta invece era diverso.
Nulla di particolare era accaduto. Buffy sembrava felice. Riley, la caccia,
gli studi: tutto sembrava procedere come al solito. Eppure nell'anima
di Buffy si stava rompendo qualcosa. Willow nera sicura.
L'espressione di Xander sarebbe invece stata confusa se non avesse avuto
la bocca piena di biscotti.
"Willow qui nessuno capisce di cosa tu stia parlando. Buoni Giles
questi biscotti! Buffy è al meglio delle sue capacità di
cacciatrice, è allegra come al solito e non rammento una sola occasione
in cui lei e Riley abbiano litigato per qualcosa. Non so proprio di cosa
ti preoccupi!"
"Forse è proprio questo - andare tutto bene - che mi preoccupa.
Nessuna cacciatrice può tornare SEMPRE dalla caccia allegra e contenta
e nessuna ragazza dell'età di Buffy può andare SEMPRE d'accordo
con il ragazzo che ama!"
A giudicare dalla sua espressione sempre più buia il Signor Giles
invece sembrava trovare conferma nelle parole della giovane strega delle
sue stesse paure.
"Anch'io, Willow, ho notato un cambiamento in Buffy. E' irrequieta,
agitata, e soprattutto sembra voler evitare la compagnia di tutti, comportamento
che non è certo normale per lei.
Senza niente di più preciso su cui lavorare, però, non so
proprio cosa poter fare!
Forse dovremo parlarle direttamente per capire cosa le è successo
o almeno quanto tutto questo è incominciato."
"Cosa è incominciato?" L'espressione di Buffy, entrata
in quel momento, si trasformò presto da allegra a preoccupata quando
si sentì addosso gli sguardi interrogativi di tutti i presenti.
Con tono più aggressivo del solito non riuscì a trattenere
una punta di sarcasmo.
"Perché mi guardate in quel modo? Non mi sembra di essere
particolarmente interessante questa mattina, a meno che non abbia sbagliato
l'accostamento di colori vestendomi?"
Gli altri sembrarono non udire neppure le sue parole. Solo Willow si avvicinò
a lei, quasi con timore, sfiorandole un braccio per farla sedere sul divano
al suo fianco.
"Stavamo parlando di te, Buffy, e di come ti comporti ultimamente.
Sembri strana, diversa dal solito, e noi non possiamo non preoccuparci
per te. Siamo tuoi amici!"
Al tono dolce dell'amica Buffy sentì svanire ogni forza e ogni
energia. Fingere, mentire, negare l'evidenza le sembrava ora uno sforzo
inutile. Eppure non sapeva cosa altro fare. Fu Xander a venire inconsapevolmente
in suo aiuto.
"Avanti Buffy, se veramente hai qualcosa da dirci parla, almeno poi
potremmo pensare a cose serie, come il pranzo. Se si tratta però
di qualcosa di truculento per favore evita i dettagli. Sentir parlare
di certe cose mi toglie l'appetito!"
- Solo Xander poteva dire una cosa simile, in un momento simile! Loro
sono i miei amici. Loro sanno, hanno condiviso con me le cose più
incredibili. Anche se non capiranno forse non crederanno che io sia del
tutto impazzita, anche se forse lo sono davvero!-
Tratto un profondo respiro Buffy finalmente iniziò a parlare.
"Non so come spiegarlo, ed è per questo che ho cercato di
nascondervelo, ma in certi momenti mi sento afferrare dall'angoscia, dal
desiderio di avere qualcosa che mi manca, ma di cui ho disperatamente
bisogno e allora mi metto a cercarlo mentre il disagio si trasforma in
vera a propria sofferenza.
Altre volte invece mi sento incapace di fare qualsiasi cosa, muovermi,
parlare o anche solo pensare. Succede all'improvviso, come se qualcuno
avesse spento l'interruttore che controlla la mia vita, e io resto cosciente,
ma inerte, come una bambola.
Quando sento la tensione crescere ormai ho imparato a allontanarmi dagli
altri. Gli attacchi finiscono improvvisamente e mi lasciano vuota e esausta.
All'inizio erano leggeri, sporadici e mi prendevano solo di notte come
attacchi d'ansia. Allora pensavo che fosse solo un po di stress
dovuto alla caccia. Era facile allora nasconderli agli altri. Ma ora sta
diventando più difficile perché sono più frequenti,
durano più a lungo e non riesco più a controllarli. Recentemente
hanno iniziato a perseguitarmi anche di giorno. Ho paura. Forse sto diventando
pazza.
Forse tutte le cacciatrici lo sarebbero diventate, se avessero raggiunto
la mia età. Forse anche questo fa parte del mio destino!"
Gli occhi bassi, le mani in grembo strette convulsamente una all'altra,
Buffy sembrava così presa dal suo tormento interiore da non rendersi
neppure conto del braccio affettuoso di Willow che le circondava le spalle
e degli sguardi spaventati e comprensivi di Xander e del Signor Giles.
Una gomitata di Xander riportò bruscamente il Signor Giles ai suoi
doveri di Osservatore.
"Non dire sciocchezze Buffy. Deve esserci una spiegazione plausibile
a tutto questo. E una tua eventuale perdita della ragione, anche se non
nego che potrebbe essere una spiegazione, non è sicuramente plausibile."
Willow si alzò bruscamente dal divano e con stupore il Signor Giles
vide improvvisamente sul suo volto l'incertezza trasformarsi in eccitazione.
"Ma certo, non ti ricordi Buffy, circa un mese fa. Mi hai raccontato
di essere entrata in quel magazzino dietro al Bronze, perché ti
sembrava di aver visto delle ombre. Ti colpì, non tanto il fatto
di trovarlo completamente vuoto, quanto il modo assurdo in cui le sue
pareti erano ridotte."
Buffy aggrottò la fronte, come se non riuscisse a capire di cosa
l'amica parlasse, fino a quando non sembrò afferrare il ricordo
che le mancava.
"Sì, è vero, le pareti di quel magazzino erano completamente
coperte da pittura di diversi colori mescolati insieme senza alcun senso.
Mi ha talmente stupita che devo essermi fermata ad osservarle più
di quanto pensassi perché quando sono tornata dagli altri era già
ora di andare a casa. Ma non capisco questo cosa
."
Willow era ormai troppo presa dal percorso dei suoi pensieri per lasciare
finire di parlare l'amica.
"Forse un senso c'era. E' possibile che quel magazzino fosse una
trappola e che quelle pitture fossero dei simboli o le parole di un incantesimo.
Questo spiegherebbe anche perché hai perso il senso del tempo.
Spiegherebbe tutto!"
In Giles il sollievo di aver trovato una spiegazione che non coinvolgesse
la salute mentale della sua protetta fu immediatamente sommerso dalle
domande che iniziarono a formularsi nella sua mente a ritmo incessante.
"Se Willow ha ragione dobbiamo scoprire di che incantesimo si tratta
e chi l'ha formulato e perché, i suoi effetti e come romperlo senza
provocare danni."
Buffy si sentiva rincuorata all'idea di aver trovato un perché
a quella che ormai credeva essere la sua personale follia. Il fatto poi
che i suoi amici sembrassero avere il perfetto controllo della situazione
riuscì perfino a farla sentire sicura e forte come era stata fino
a poco tempo prima.
Finalmente poteva fare qualcosa, qualunque cosa, oltre che aspettare il
prossimo attacco.
"Tornerò in quel magazzino e fotograferò le pareti.
Così lei e Willow, magari con l'aiuto di Tara, potrete studiarle
con calma."
Xander però era fin troppo contento di aver trovato finalmente
qualcosa per aiutare la sua Buffy che fosse in grado di fare bene, anche
meglio degli altri.
"No Buffy, tu non devi tornare in quel magazzino. Non sappiamo che
effetto potrebbe farti. Andremo Ania ed io, con la macchina fotografica
nuova che mi ha regalato. Entro l'ora di pranzo avrete il miglior servizio
fotografico esistente sulle decorazioni dei magazzini di Sunnydale"
*********
Erano ormai tre giorni che impazzivano su quelle foto, ma non avevano
ancora trovato nulla.
I libri del Signor Giles riportavano vaghi accenni a incantesimi-trappola
fatti per colpire la preda quando fosse entrata in un determinato ambiente.
Potevano essere usati a questo scopo simboli dipinti sulle pareti, o sugli
infissi delle porte o addirittura aromi particolari.
Quello che restava ignoto era il tipo di incantesimo di cui Buffy era
stata vittima.
Buffy, coricata sul divano, si sentiva esausta. Gli attacchi sempre più
frequenti, la mancanza di sonno e soprattutto la paura che stava sommergendo
ogni altro sentimento, le avevano tolto ormai quasi ogni energia.
I suoi amici avevano potuto fare poco per aiutarla a controllare gli effetti
dell'incantesimo, considerando soprattutto la sua forza fisica. Almeno
però le era risparmiata la fatica di mascherare il suo disagio
o spiegare le sue azioni, quando non aveva la minima idea di come spiegarle.
Il suono del telefono la distrasse dai suoi pensieri. Si mosse per rispondere,
ma il Signor Giles la precedette.
"Pronto,
ah sei tu
..sì, è qui,
.no,
va bene, ma perché
"
Posata meticolosamente la cornetta del telefono al suo posto, quasi volesse
guadagnare tempo, il Signor Giles si sedette sulla poltrona di fronte
a Buffy con un'espressione colpevole negli occhi.
Giles si sentiva infelice. Proprio quando navrebbe fatto volentieri
a meno aveva su di sé l'attenzione di tutti. Il suono del telefono
aveva interrotto le ricerche di Willow e Tara, e Xander e Ania erano appena
usciti dalla cucina con i panini preparati per cena. Se non altro gli
era risparmiata la presenza di Riley, occupato a procurare dalla biblioteca
pubblica nuovi libri da consultare.
"Buffy ascoltami con calma, ti prego. La situazione è grave.
Tu stai peggiorando e noi non trovavamo una soluzione al tuo problema.
Dovevo fare qualcosa e ho fatto l'unica cosa che mi sembrava sensato fare."
Buffy non aveva voglia di affrontare altri misteri, oltre a quello che
le stava già rovinando l'esistenza e non aveva neppure voglia di
restare calma.
"Giles, sputi il rospo o qualsiasi altra cosa abbia da sputare. ADESSO!"
L'espressione del Signor Giles, ad udire il tono di Buffy, diventò
ancora più infelice.
"Ho mandato una copia delle foto a
.. a Los Angeles e
"
Buffy chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Non avrebbe mai creduto
che le cose potessero andare peggio di così e invece
. Il
Signor Giles rassicurato dal silenzio di Buffy si decise finalmente a
concludere il discorso.
"
era Angel al telefono. Afferma che sa di cosa si tratta e
che tu non devi muoverti da qui. Lui arriverà appena possibile."
Buffy in un istante fu in piedi e con gli occhi colmi d'ira a stento repressa.
"Se qualcuno pensa che io resti qui ad aspettare che
LUI
arrivi
qui a salvarmi da non so che cosa vi sbagliate! Io sono la cacciatrice,
non ho bisogno di essere salvata da nessuno, tanto meno da qualcuno che
oh
accidenti
che ha fatto quello che ha fatto lui!"
Dette queste parole ai suoi allibiti amici non restò che costatare
la sua dipartita dalla stanza sottolineata dal rumore della porta d'ingresso
sbattuta violentemente.
Xander fu il primo a riprendersi.
"Era proprio necessario coinvolgerlo SG. Buffy ultimamente mi sembra
abbia già abbastanza problemi per conto suo senza che arrivi lui
a sconvolgerle ulteriormente la vita!"
Willow sembrò non ascoltare neppure l'amico presa da altri pensieri.
"Forse tre anni fa abbiamo commesso un errore. Lo abbiamo spinto
ad andarsene convinti, Angel per primo, che i sentimenti di Buffy per
lui non fossero altro che una sbandata da adolescente e che come dice
il proverbio: lontano dagli occhi lontano dal cuore. Un primo amore finito
tragicamente, niente di più scontato.
Eppure chiunque abbia visto Buffy con Angel anche un solo istante non
può pensare che lei sia veramente innamorata di Riley. Gli vuole
bene, certo, ma l'amore è un'altra cosa e anche lei, SG, dovrebbe
saperlo.
Inoltre, se veramente Buffy ha dimenticato Angel, perché non lo
nomina mai, ma proprio mai, neppure per sbaglio? Vi sembra normale, se
si considera quanto la sua presenza ha inciso sulla vita di noi tutti
per ben tre anni? Accidenti, evita perfino di nominare Los Angeles nel
discorso più innocente! E avete visto come ha reagito all'idea
che lui venisse qui. Se non era una fuga quella!"
Se il Signor Giles era perplesso Xander era invece allibito.
"Ti ricordo Willow che Angel, a parte quello che ha fatto alle persone
intorno a Buffy, ha minacciato più volte la sua stessa vita. E'
vero, è stato Angelus a creare problemi e non Angel, ma se, come
tu sembri pensare, è ancora innamorata di lui, e Angel ritorna
qui, prima o poi, con buona pace di Riley, lei lo renderebbe ancora felice,
presumibilmente molto felice. E' allora: bentornato Angelus!"
Il Signor Giles, visibilmente imbarazzato a sentire queste parole, si
alzò dalla poltrona con la scusa di preparare il tè.
"La felicità di Angel non è più un problema
ragazzi. Alcuni mesi fa, durante una delle nostre periodiche telefonate,
mi ha raccontato come abbia riacquistato la sua anima in maniera permanente.
Non posso riferirvi i particolari perché si tratta ovviamente di
una faccenda molto personale di Angel, ma non vi sono più rischi
che Angelus ricompaia, tranne che per un preciso atto di volontà
da parte di Angel."
Il silenzio calò improvviso nella stanza.
A sconvolgere i due amici non era tanto la notizia in se, quanto piuttosto
il fatto di non esserne stati informati prima. L'anima di Angel era ovviamente
un problema suo e non loro, ma visto il prezzo che avevano pagato in passato
a causa della maledizione in un certo qual modo si sentivano offesi e
traditi per non essere stati messi al corrente della sua scomparsa.
Il Signor Giles non poteva non comprendere i loro sentimenti.
"E' stato Angel a chiedermi di tacere e per una buona causa. Ne ha
parlato con me in quanto ex-Osservatore perché potessi tenere aggiornati
i diari che continuo a scrivere nel caso possano servire in futuro, ma
non voleva che Buffy lo sapesse. Angel si rende conto che nulla è
cambiato. La maledizione era solo una parte, non trascurabile forse, ma
pur sempre una parte del problema. Lui è sempre un vampiro e non
può comunque offrire a Buffy la vita normale che lei merita. Lei
ora è felice con Riley, perché riaprire vecchie ferite?"
Xander continuava a non essere convinto che il ritorno di Angel fosse
una buona idea.
"Sono perfettamente d'accordo con lui, tanto per cambiare. Perché
riaprire vecchie ferite? Se ha scoperto qualcosa sull'incantesimo che
ha colpito Buffy poteva dirgliela al telefono Signor Giles e restarsene
tranquillamente dove si trova. Che bisogno c'è che venga qui, soprattutto
tenendo conto che se Buffy non gradisce l'idea Riley ne sarà ancora
meno contento."
Ragionare con Xander non era sempre facile per il Signor Giles. Il ragazzo
ragionava con il cuore, e il suo cuore ora lo spingeva a proteggere la
sua amica da quella che lui riteneva una sicura fonte di altre sofferenze.
E il Signor Giles non poteva dargli torto. Anche per lui era stata una
decisione difficile chiedere aiuto al vampiro che aveva causato tanti
guai in passato. Purtroppo però nella vita non sempre si può
ascoltare il proprio cuore.
"Xander, la voce di Angel al telefono era molto agitata.. Sono certo
che se ha deciso di venire qui al più presto possibile ha le sue
ragioni. Anche per lui non deve essere facile.
Ha smesso di chiedermi di lei, durante le sue periodiche telefonate, da
quando ha saputo di Riley. Si limita a informarsi se va tutto bene, come
se volesse essere rassicurato sul fatto che lei sia felice senza però
avere notizie troppo dettagliate sulla sua nuova vita."
Xander non aveva mai amato molto il vampiro. Per lui Angel era il prototipo
di quello che avrebbe voluto essere e non sarebbe mai stato, demone a
parte naturalmente. Incredibilmente affascinante, intelligente, amato
dalle donne, sicuro di se e come se non bastasse amato da Buffy. Non poteva
certo nascere un'amicizia da questi presupposti. Allora però lui
era un adolescente, ora era cresciuto e con la maturità e la maggior
sicurezza di sé era venuta anche la consapevolezza del prezzo che
Angel pagava ogni istante per essere quello che era. Essere geloso di
qualcuno che soffriva come Angel doveva soffrire ora gli sembrava assurdamente
ridicolo. Restava comunque il fatto che Buffy non doveva soffrire ancora
a causa sua!
"Non mi interessa se per lui è facile o difficile. Se deve
proprio venire qui per aiutare Buffy va bene, sempre che lei glielo permetta!
In fondo, dopo quello che le ha fatto, glielo deve il piacere di sbatterlo
fuori dalla sua vita a calci!"
Willow, l'eterna confidente di Buffy, aveva condiviso troppe intime felicità
e visto versare troppe lacrime dalla sua migliore amica, per non trovare
assurda l'immagine prospettata da X.
Forse lei si sbagliava. Forse in Buffy l'amore era stato veramente sostituito
nel tempo dal rancore per aver ferito il suo orgoglio, ma sicuramente
non lo avrebbe preso a calci. Anche se lui avrebbe preferito i calci piuttosto
di sentirla ammettere di desiderare un altro al suo fianco!
Willow aveva sempre considerato Angel un amico, nonostante tutto quello
che era accaduto, forse perché comprendeva i suoi sentimenti e
si rendeva conto di quanto Angel amasse Buffy più di Buffy stessa.
A differenza della timida e insicura Willow, Buffy era da sempre stata
oggetto dell'attenzione dei ragazzi. Poi a 15 anni, quando l'aveva incontrato,
lui era già innamorato di lei. Anche se la loro storia era stata
difficile, Buffy non aveva mai avuto motivo di dubitare seriamente della
dedizione di Angel per lei. Raramente lui le aveva espresso con le parole
i suoi sentimenti, non ne aveva bisogno. Ogni sua azione, ogni suo gesto,
erano sempre stati solo per lei. Perfino Xander e Cordelia se ne erano
resi conto e avevano, a suo tempo, rinunciato alle loro mire.
Per Willow però un simile amore non era naturale, quasi da essere
scontato, come per Buffy.
Osservando Buffy e Angel insieme, o ascoltando le confidenze di Buffy,
Willow aveva sempre provato unamichevole invidia, nei confronti
della coppia, mitigata da un piacevole senso di conforto. Se Buffy aveva
incontrato Angel forse anche lei un giorno
.
I ragazzi che Willow frequentava a stento si ricordavano il suo nome.
Angel sembrava conoscere a memoria ogni dettaglio della vita di Buffy,
e arrivava al punto di spiarla, durante il giorno, per conoscere anche
quella parte della sua esistenza da cui era escluso a causa della propria
natura.
Angel sembrava vivere allo scopo di proteggere, sostenere, aiutare Buffy.
Anche la notte del sedicesimo compleanno di Buffy, quello che Angel aveva
fatto, l'aveva fatto per lei. Lei aveva chiesto, con il corpo e con la
voce, e lui l'aveva come sempre accontentata, trovando, nel farlo, il
suo primo momento di vera felicità, dopo secoli. Willow aveva dovuto
lottare contro l'egoismo e l'egocentrismo dei suoi coetanei maschi per
i quali esistevano solo le proprie esigenze. Poi era arrivato, finalmente,
Oz ma
.
Angel aveva amato Buffy veramente più di se stesso, al punto da
lasciarla. Forse Buffy questo non lo aveva mai capito fino in fondo.
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