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RATING: la serie è vietata ai minori di 18 anni (NC 17) per trascrizione grafica di rapporti sessuali
 

 

Capitolo III
L'Incantesimo

"Buffy ha bisogno di te."
 
Angel continuava a risentire la stessa frase nella sua mente, da quando la telefonata del Signor Giles lo aveva svegliato, liberandolo da uno dei suoi incubi.
 
Le foto, l'incantesimo. La rabbia. Chi aveva potuto fare una cosa simile a una persona come Buffy. Quale mente perversa aveva architettato un piano così subdolo e crudele.
Neppure Angelus avrebbe mai osato tanto!
 
L'odio assoluto e totale che provava verso l'entità misteriosa che aveva osato tanto era attutito dal senso di irrealtà che gli dava l'essere nel cimitero di Sunnydale ad aspettare Buffy, come aveva fatto tante volte in passato, ma per un ben altro motivo, e certo di non essere ben accolto.
 
- Questo potrebbe essere un altro dei miei soliti incubi, e vorrei tanto che lo fosse. Almeno Buffy sarebbe al sicuro!
 
Buffy era stata nei suoi sogni dal giorno in cui l'aveva vista la prima volta, seduta sugli scalini della scuola a Los Angeles.
 
All'inizio si era sentito in colpa per questo. Solo il suo viso, i suoi occhi e il suo sorriso gli comparivano in sogno, ma che diritto aveva lui, un mostro, un assassino, poco più di un animale, di sognare una creatura così bella, innocente e pura? Non poteva però controllare la sua mente nel sonno, e non lo avrebbe fatto neanche avesse potuto. Il fatto che lui la sognasse non poteva farle del male, lei, per fortuna, non sapeva neppure della sua esistenza e il suo viso radioso gli concedeva qualche istante di tregua dagli incubi di morte e sangue che infestavano la sua mente.
Il senso di colpa era quindi stato presto sostituito dal piacere di addormentarsi sapendo che la sua immagine sarebbe stata con lui.
 
Quando aveva finalmente iniziato a seguirla e proteggerla anche i suoi sogni erano cambiati. Ora la conosceva meglio e quindi poteva sognarla mentre scherzava con gli amici, o sedeva annoiata a un tavolino del Bronze, oppure combatteva con l'energia di un ciclone. Ormai non aveva neppure più bisogno di dormire per sognarla. Le sue vuote giornate erano piene di lei e del momento in cui l'avrebbe rivista la sera.
 
Dopo il loro primo baci i suoi sogni erano diventati più intimi e più caldi. Lei diceva di amarlo, gli accarezzava il viso, lo abbracciava, lo baciava. Sogni di amore, di pace, di conforto, ma in nessuno di essi era mai arrivato a sognare quello che alla fine era accaduto la notte del suo diciassettesimo compleanno. Poterla amare completamente e totalmente come aveva fatto quella notte, con la sua mente la sua anima e il suo corpo, era qualcosa a cui non aveva mai osato aspirare. Eppure era accaduto.
 
Tornato dall'inferno erano stati i sogni di lei a distoglierlo dal delirio della pazzia. E quando l'aveva lasciata i sogni erano l'unica cosa che gli era rimasta, l'unico sollievo alla sua vita fatta di sensi di colpa e ossessioni. Fino a quando non si erano trasformati in incubi.
 
Ora la sognava ancora. Ogni sogno iniziava, come in passato, con lei che sorrideva, ma era un altro a cui si rivolgeva il suo sorriso, lei che parlava, ma era un altro che la ascoltava, lei che amava, ma era un altro che le dava piacere.
 
Ed ora la aspettava, sapendo che il vederlo non le avrebbe illuminato il viso dalla gioia, come in passato, ma forse l'avrebbe rattristata o fatta adirare. Avrebbe sopportato meglio la sua ira che il suo dolore, ma in ogni caso….  
Willow e il Signor Giles gli avevano detto che lei era uscita, ma non sapevano dove fosse andata. Lui lo sapeva, sapeva sempre dove trovarla. Per lui nulla era cambiato.
 
**********
 
Buffy era di nuovo sola. Entrò nel cimitero e con passo sicuro raggiunse la solita lapide. Aveva girato per tutta la città e ora voleva un posto dove riposarsi.
Il marmo era fredda e duro, scomodo come al solito, ma chissà perché in passato non ci aveva mai fatto caso.
 
- Come ha potuto il Signor Giles farmi una cosa simile? Io non ho bisogno di LUI! Willow e Tara avrebbero risolto da sole il problema come hanno sempre fatto. Lui è ormai fuori della mia vita. Più tardi andrò da Riley, ultimamente l'ho trascurato molto. Fare sesso con lui sarà piacevole e riuscirà a distrarmi !.
 
Il capo appoggiato alla lapide, le gambe distese lungo la lastra di marmo che copriva la tomba, Buffy cercò disperatamente di rilassarsi.
 
Angel l'aveva vista arrivare, ma non trovava il coraggio di avvicinarsi. Poco distante da lei, protetto dall'oscurità e dalle ombre degli alberi che mascheravano la luce della Luna, non riusciva a credere a quello che vedeva.
 
- Buffy ha veramente qualche problema! Non sta cacciando, non sta neppure facendo una visita al cimitero, come farebbe chiunque altro. Anche un bambino sarebbe più prudente e attento di lei. Se pensa di attirare in questo modo qualche preda ci riuscirà di sicuro, maledizione!
 
Buffy cambiò posizione per mettersi più comoda e così facendo inclinò ancora di più il capo dietro di lei esponendo così il collo scoperto.
 
- Accidenti, da quando penso a Riley in questi termini? Fare sesso. Noi facciamo l'amore, almeno credo. E da quando fare l'amore risolve qualcosa? Se tutto va bene è tanto se non ti complica la vita, a meno che….a meno che cosa Buffy? A meno che non sia l'uomo giusto, a meno che il solo vederlo non ti faccia saltare il cuore in gola e una sua carezza non dissipi ogni tua paura? Chi è l'uomo giusto? L'uomo a cui puoi dire tutto o niente tanto lui comprende ugualmente ogni tuo pensiero, l'uomo che rende anche le fogne il posto più bello e sicuro del mondo solo perché sei con lui?  Maledizione perché ho pensato alle fogne! L'uomo giusto è quello che ti lascia quando hai più bisogno di lui: ecco chi è l'uomo giusto!
 
Angel non riusciva a decidersi. Si sentiva come ritornato ai tempi in cui la spiava nell'ombra, senza che lei sapesse della sua esistenza, pronto a proteggerla in caso di necessità. E come allora era tormentato dal desiderio di parlare e soprattutto ascoltarla parlare con lui e nello stesso tempo dalla paura di quello che lei avrebbe potuto dirgli.
 
Qualcosa si era mosso oltre i cespugli. Un vampiro. Angel ne percepiva la presenza anche senza vederlo. Doveva essere uno abbastanza anziano perché era cauto e prudente, ma alla fine la visione della ragazza e del suo candido collo esposto alla luce della luna ebbe la meglio sulla prudenza.
Il vampiro uscì allo scoperto e iniziò ad avvicinarsi alla lapide.
 
Distratto probabilmente dalla succulenta cena che si prospettava il vampiro non aveva percepito la sua presenza e Angel ne approfittò per avvicinarsi alle sue spalle dopo aver accolto un ramo secco da terra.
 
- Buffy può cavarsela da sola con un solo vampiro, ma non si sa mai e questa sera mi sembra così strana.
 
Il vampiro arrivò fino a fianco della lapide e rimase un attimo in immobile attesa, probabilmente incredulo di aver avuto tanta fortuna. In più di un secolo di vita non gli era mai capitata una ragazza tanto pazza da addormentarsi in mezzo a un cimitero di notte.
 
Aveva ormai piegato la testa e quasi appoggiato i denti sulla giugulare che intravedeva pulsare sul collo esposto quando si senti afferrare per le spalle e scaraventare contro il muro della cappella poco distante. Non ebbe neppure il tempo di capire chi era il suo aggressore prima di sentire qualcosa di duro che gli entrava nel petto, e poi il nulla.
 
Il rumore della colluttazione aveva svegliato Buffy, che balzata in piedi, si era preparata a difendersi per trovarsi davanti Angel. Il suo Angel con uno sguardo colmo di paura e angoscia.
 
"Angel, perché sei venuto?"
 
Angel era confuso, arrabbiato e impaurito.
 
- L'avrebbe uccisa! Quel mostro l'avrebbe morsa e prima che lei potesse reagire l'avrebbe indebolita fino a ucciderla! E lei dormiva, stava dormendo nel cimitero!
 
"Ciao Buffy, io….Giles mi ha mandato le foto e credo che tu abbia un grave problema. "  
Buffy cercò di nascondere la paura e la tensione per assumere un atteggiamento indifferente.
 
"Io non ho nessun problema. Come vedi godo di ottima salute, sono felice e tutto procede in modo assolutamente normale. Era questo che volevi per me, se non sbaglio: una vita normale. Bene, ora ce l'ho e quindi tu puoi tornare tranquillamente a Los Angeles.
Oh, dimenticavo. Mi hanno fatto un incantesimo, ma Willow e Tara lo romperanno, appena avranno capito di cosa si tratta. Non è la prima volta che mi succede sai? O forse ti sei dimenticato chi sono e come passo il mio tempo libero?"
 
L'attacco era sempre la miglior difesa e Buffy sentiva un'estrema necessità di difendersi.
 
"Buffy questa volta è una cosa seria, fuori dalla portata di Willow e Tara. Mi devi ascoltare!"
 
Per Buffy ogni istante passato ad osservare la sua famigliare figura, ogni parola che ascoltava da lui erano un tormento.
 
- "… io non mordo…" sono state queste le prime parole che mi ha detto un secolo fa. Da allora quante lacrime ho versato per i morsi crudeli che ha dato ai miei sentimenti, fino a ridurli a brandelli, un caos di cui non so più riconoscere la forma?

Per mascherare il disagio con l'indifferenza Buffy ritornò a sedersi sulla lapide assumendo, senza rendersene conto, la stessa posizione che anni prima le era consueta quando raccontava le sue intense giornate a quello stesso uomo che ora le stava davanti. Ed esattamente come allora doveva stringersi le mani in grembo per non cedere alla tentazione di toccarlo, abbracciarlo, per rassicurarsi che era reale, concreto. Allora era stata la timidezza e il timore a frenarla, timore non di lui, ma di se stessa. Allora era innocente, ma istintivamente sapeva dove l'avrebbero portata i suoi istinti. Oggi era meno innocente, e sapeva perfettamente cosa avrebbe sicuramente significato anche solo sfiorare quel magnifico corpo. Ma questo rendeva le cose solo più difficili.
 
- Lui ti ha lasciato sola, non ti ha voluto, non dimenticatelo Buffy Summers!

 
"Io non ti devo nulla Angel! E poi avevo un appuntamento con Riley e sono già in ritardo."
 
All'udire il nome di Riley uscire dalle sue labbra con tanta naturalezza Angel sentì per un istante la gelosia sommergere ogni suo pensiero.
 
- Maledizione, forse lei ha ragione, dovrei lasciare fare al Signor Giles e agli altri e tornare a Los Angeles a ….. a fare cosa? Pensare a lei che fa l'amore con lui, o gli mette in ordine i vestiti, o gli sorride? Lei ora ha bisogno di me qui!  

" Buffy sono certo che vedere il tuo ragazzo ti farebbe sentire meglio, ma non è la soluzione, perché…" Non riuscì a terminare la frase. Lei, infatti, era di nuovo in piedi di fronte a lui con le braccia rigide contro i fianchi e le mani strette a pugno, come per resistere al desiderio di strangolarlo.  
"TU: dopo avermi lasciato sola per anni, dopo aver negato e calpestato ogni cosa ci fosse stata tra noi, ti presenti tranquillamente inaspettato e con la massima indifferenza ti permetti di dirmi come mi farebbe sentire vedermi con l'uomo che TU mi hai inviata a trovarmi, che TU hai messo nella mia vita e nel mio letto. E come se non bastasse vuoi spiegarmi come risolvere i miei problemi. Come osi! Chi ti credi di essere?"
 
La voce di Buffy era piena di dolore, ma soprattutto d'ira.
 
"Nessun maschio di nessuna specie cede con tanta indifferenza la propria compagna ad un altro, è contro natura! Ma tu la natura non sai neppure cosa sia Angel. Tu sei un vampiro, chissà come mai tendo a dimenticarmelo ogni tanto? Per fortuna provvedi sempre a ricordarmelo!"
 
Anche l'attitudine alla pazienza che Angel aveva coltivato per secoli aveva un limite e Buffy era una delle poche persone al mondo capace di farglielo superare quel limite, come già si era verificato in passato.
 
"Che cosa avrei dovuto fare Buffy. Aspettare fino a quando non fossi stata tu a dirmi che avevi conosciuto un altro che poteva darti quello di cui avevi bisogno e che quindi io ero di troppo nella tua vita? O forse fino a quanto tu non mi avessi maledetto per averti fatto sprecare gli anni più belli a rincorrere un sogno senza speranza?
Credi davvero che non sia geloso di lui che ha ogni cosa che io vorrei e non potrò mai avere: la vita, la giovinezza e soprattutto un futuro con te al suo fianco!"
 
Angel ormai non poteva più fermarsi. Aveva trattenuto per troppo tempo dentro di se l'amore, la rabbia, la disperazione e ora che si trovava di fronte a lei non poteva più tacere.
 
"Non hai idea di quante notti ho passato a combattere la tentazione di tornare da te per essere ancora il tuo….qualunque cosa tu volessi che io fossi per te, pur di fare ancora parte della tua vita e non più solo del tuo passato. Sai cosa mi ha fermato? Non una nobiltà d'animo che non possiedo, non una generosità al di sopra delle mie forze, ma il mio egoismo: sapevo bene che la sofferenza di saperti felice con un altro sarebbe stata nulla al confronto di saperti infelice con me."
 
Vedere il dolore così evidente sul suo volto, fino a quel momento una maschera di indifferenza, sconvolse Buffy più delle sue parole. Era la Cacciatrice, poteva sopportare quasi qualunque cosa, ma non la sofferenza di quell'uomo in piedi di fronte a lei che si rendeva conto solo ora non aveva mai smesso di amare.
 
Improvvisamente si sentiva svuotata di ogni energia e sola, tremendamente sola e senza riflette fece quello che aveva sempre fatto in passato quando il mondo le era crollato intorno. Il suo petto era solido e forte come allora, e le sue braccia confortanti come erano sempre state. Era il suo profumo però soprattutto a farla sentire finalmente al sicuro; aveva un odore amaro, un po’ aspro, ma buono, come il lino appena lavato. Sì, quello era veramente l'unico posto dove si sentiva in pace con il mondo.  
Angel chiuse gli occhi e nella sua mente ogni pensiero cessò di esistere. Lei era fra le sue braccia. Il corpo abbandonato contro di lui, la guancia appoggiata al suo petto, il capo premuto contro il suo viso. Buffy per pochi istanti sarebbe stata ancora la sua ragazza e niente altro aveva importanza.
 
Angel avrebbe voluto prolungare la dolce sensazione di avere il suo corpo fra le braccia per l'eternità, ma il desiderio di proteggerla, come sempre, prevalse su qualsiasi suo altro istinto.
 
"Buffy, dobbiamo parlare dell'incantesimo. E' importante!"
 
-Ancora una volta mi vuole lasciare!
 
 Separarsi dal contatto tanto desiderato del suo corpo fu per Buffy come essere abbandonata un'ennesima volta. Certo lui era ancora di fronte a lei, il suo corpo gli era vicino, ma la sua anima si era allontanata. Lo sentiva distante, indifferente. Preoccupato solo di quel dannatissimo incantesimo! Gli voltò le spalle per non mostrargli quanto l'avesse di nuovo ferita.
 
"Avanti, parla. Ti ascolto"
 
Ora Angel sembrava incerto, insicuro, come incapace di trovare le parole. I lunghi discorsi non gli erano mai stati congeniali, ma in questo caso sapeva che neanche parlando per ore sarebbe riuscito a far comprendere alla ragazza che gli stava davanti le implicazioni di quello che le era stato fatto. Eppure doveva provare!
 
"L'incantesimo di cui sei stata vittima è molto antico e potente. Il suo ricordo è ormai quasi andato perso perché la sua stessa potenza lo rendeva difficile da controllare e quindi spesso inutile per chi lo formulava, ma nel tuo caso è diverso, molto diverso."
 
La curiosità di Buffy ormai si era destata e la pazienza non era mai stata il suo punto di forza.
 
"Avanti Angel, continua! Perché per me dovrebbe essere diverso?"
 
Angel era sempre più riluttante a continuare, come se il tradurre in parole la realtà potesse contribuire a renderla ancora più orribile di quanto già non fosse.
 
"Tu, Buffy sei la Cacciatrice!"
 
Ora Buffy aveva proprio esaurito la sua già scarsa razione di pazienza. Aveva avuto una giornata difficile, un mese difficile. Le sembrava di aver perso completamente il controllo della sua vita, dei suoi sentimenti, addirittura delle sue azioni ed aveva paura, molta paura. Ed ecco sbucare dal nulla Angel e con lui era tornato il caos di sentimenti che solo la sua presenza poteva scatenare nella sua anima. Ed ora, come se tutto questo non bastasse, pur avendo tutte le risposte lui restava lì, in piedi di fronte a lei, con gli occhi pieni di angoscia e timore, dicendole cose ovvie e scontate!
 
"Angel, ora basta! Vieni al punto. So benissimo chi e cosa sono, quello che non so è che cosa mi sta succedendo? Di cosa sento la mancanza al punto da perdere la coscienza del mondo intorno a me? Perché mi sento straziare dalla sofferenza quando non ho motivo di provare dolore?"
 
Angel sembrò improvvisamente crollare come travolto da un'emozione troppo grande per essere contenuta. Quasi a cercare un sostegno invece di offrirlo si avvicinò a lei e le posò le sue grandi mani sulle spalle, lo sguardo fisso su un punto indeterminato dietro di lei.
 
"L'incantesimo che ti è stato fatto è detto "Incantesimo di Sottomissione" e quello di cui tu senti disperatamente la mancanza è un padrone!"
 
Dopo un attimo di attonito silenzio Buffy iniziò a singhiozzare piano. Le mani di Angel le scivolarono teneramente sulla schiena nel tentativo di abbracciarla perché potesse sfogare il dolore contro il suo petto, come tante volte aveva fatto in passato. Il vampiro restò quindi interdetto quando si rese conto che i singhiozzi di Buffy non erano altro che un tentativo di contenere un'esplosiva risata che non tardò a echeggiare nel cimitero silenzioso.
 
"Senza offesa Angel, ma fra noi due il pazzo sei tu! Io sono una moderna ventenne americana è l'ultima cosa al mondo che voglio è un padrone. Accidenti, non riesco neppure ad obbedire al codice stradale! Credimi, questa storia è completamente assurda!"
 
Improvvisamente agli occhi di Angel la situazione assunse una gravità insospettata fino a quel momento. Sapeva, dal momento in cui aveva compreso il significato degli oscuri simboli impressi sulle foto, quanto sarebbe stato difficile convincere Buffy ad accettare la realtà di quello che le era stato fatto.
Si era preparato a contenere il senso di rabbia e ribellione che indubbiamente avrebbero pervaso l'anima di quella ragazza, di cui lui conosceva bene l'orgoglio e lo spirito di indipendenza, all'idea di sottomettersi a chiunque.
 
Quello che non aveva previsto era stata la sua incredulità. Lui era nato e cresciuto in un'epoca in cui i ruoli erano chiari per tutti, in cui essere subordinati a qualcuno, in famiglia come nella vita, era normale. Nel settecento gli uomini erano forse uguali agli occhi di Dio, ma non sicuramente agli occhi degli altri uomini. Sarebbe dovuto passare più di un secolo e parecchie rivoluzioni prima che scomparissero, almeno in quella parte del mondo dove loro vivevano, i concetti di servo e padrone.
Ma Buffy era nata e vissuta in un paese democratico in cui neppure la figura paterna aveva più l'autorità che aveva avuto in passato. Era ovvio perciò che trovasse ridicola la sola idea di volere un padrone, ovvio però anche molto pericoloso.
 
 Angel si sentì il panico afferralo all'idea di non trovare le parole necessarie a convincere Buffy a credergli. Non osava neppure pensare alle conseguenze per Buffy se avesse persistito nella sua incredulità. Conosceva la sua giovane, testarda, cocciuta e per questo adorabile ragazza. Solo l'evidenza l'avrebbe indotta a cedere dalle sue posizioni. Perciò lui non aveva scelta: doveva ricorrere al sistema più immediato ed efficace, anche se più doloroso per entrambi, per oltrepassare l'ostacolo costituito da trecento anni di storia.
 
"TACI" la voce di Angel suonò alle orecchie di Buffy come una frustata, mitigata subito dal tono dolce con cui lui continuò "non parlerai più fino a quando io non ti dirò che puoi farlo. Torneremo insieme a casa del Signor Giles e con calma spiegherò a te e agli altri ogni cosa. Fino da allora non ti separerai mai da me. Va bene?"
 
Angel era tragicamente cosciente di quanto fosse retorica la sua ultima domanda, ma questo non bastò a prepararlo alla fitta di dolore che lo colpì nel vedere Buffy annuire tristemente con il capo, gli occhi colmi di un'infinita angoscia.

 

Questa non è la FINE perché il loro amore è "forever, this is the whole point"

Amici Amore e dolore