Some Things Are...Forever > Quello Che Whedon Non Dirà Mai > Storie Tristi > Incantesimo> Normalità |
RATING: la serie è vietata ai minori di 18 anni (NC 17) per trascrizione grafica di rapporti sessuali | |||
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Capitolo VI
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Normalità
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Buffy si
svegliò lentamente. Prima ancora di aprire gli occhi si rese conto di non essere nel suo letto. Si sentiva però riposata, serena, come non lo era stata da tanto tempo. La sua mente vagava ancora nelle nebbie del sonno alla ricerca del sogno che il risveglio aveva bruscamente interrotto. I dettagli erano svaniti, ma le restava la consapevolezza che era stato un bel sogno, che avrebbe voluto che non finisse mai. Dormire, continuare a sognare era tutto quello che desiderava, ma una voce insistente dentro di lei premeva: doveva ricominciare a vivere. Finalmente si decise ad alzarsi. Ancora insonnolita fece una breve sosta in bagno e si vestì, riflettendo sul fatto che doveva assolutamente provvedere allacquisto di uno specchio. Poteva rinunciare a truccarsi, ma non a pettinarsi! Mentre con gesti automatici riassestava le coperte sul letto, la colpì il pensiero di quanta intimità ci fosse in quella semplice azione. Quello non era il suo letto. I ricordi di quanto accaduto la sera prima tornarono e un brivido percorse il suo corpo. Era stato stupendo abbandonarsi a lui, alle sue mani, alle sue labbra, ma poi ... aveva dormito da sola. Lui non si era neppure disteso al suo fianco. Aveva fatto il suo dovere, offrendole quello di cui lei aveva bisogno, ma non aveva preteso nulla per sé. Poteva essere colpa della maledizione, della paura di Angel di perdere ancora la sua anima, ma il dubbio che lui non provasse più per lei neppure lattrazione fisica di un tempo, continuò a tormentarla, insieme al suo orgoglio femminile ferito, fino a quando non uscì dalla camera. Angel aveva preparato il necessario per la colazione. Buffy doveva nutrirsi e soprattutto doveva condurre una vita normale, per quanto possibile. Nessun incubo aveva turbato i suoi sogni. Laveva vegliata e, nel silenzio della notte, la sua mente era stata libera di vagare, troppo libera. Alla fine si era alzato dalla poltrona per prendere uno dei testi, accatastati sul tavolo in soggiorno. Doveva distrarsi. Diversamente sarebbe stato lui a perdere la sanità mentale logorata dalla frustrazione dei suoi sensi eccitati, dal pensiero dellaltro, che lavrebbe amata per il resto della sua vita, dallangoscia di dover rivivere momenti, come Sire, che avrebbe voluto dimenticare. Aveva passato il resto della notte immerso nelle pagine polverose, cercando disperatamente di non pensare al futuro. Presto lei si sarebbe svegliata. Automaticamente aveva preparato il caffè. Lei lo beveva sempre di mattina. Poi il dubbio laveva assalito. Forse aveva cambiato abitudini. Per fortuna aveva anche acquistato il latte. Lidea che lei fosse cambiata, a sua insaputa, lo colpì dolorosamente. La sua razionalità gli diceva che era inevitabile, che avrebbe dovuto aspettarselo, ma tutto questo non attenuava la sofferenza di rendersene conto in modo così concreto Buffy lo trovò seduto nella grande cucina. Era un ambiente triste, spoglio, trascurato da tempo. Angel non ne aveva mai fatto grande uso, neppure quando viveva a Sunnydale. Larredamento era in legno, consunto dal tempo. Il frigorifero e una modesta cucina a gas spiccavano fra i vecchi mobili. Angel la guardò impassibile. Sul tavolo di fronte a lui, su una tovaglietta bianca, erano disposti una tazza, un bicchiere di spremuta darancia, pane tostato, marmellata di albicocche e burro. Caffè o latte? Un anno di solitudine in poche brevi parole. Buffy rimase in silenzio sulla porta, come se il suo cervello trovasse la domanda troppo complicata, per formulare la risposta, senza unattenta riflessione. Angel sentì lassurdo impulso di giustificarsi. Una volta bevevi caffè e ti piaceva la marmellata di albicocche, ma forse ora i tuoi gusti sono cambiati. Si alzò e raggiunse i fornelli, dove rimase immobile in attesa. Appena lui si mosse la cucina acquistò vita e calore. La sua presenza, il corpo massiccio, gli occhi scuri, enigmatici, la capigliatura, sempre un pò scompigliata, come se rifiutasse di piegarsi a ogni regola, colpirono Buffy, più di quanto lei stessa si fosse aspettata. Frenò limpulso di avvicinarsi a lui e passargli le dita fra i capelli. Sospirò piano. I suoi gusti purtroppo non erano affatto cambiati, e non solo riguardo alla prima colazione! Il caffè andrà benissimo, grazie. Mormorò sedendosi al tavolo. Angel le riempì la tazza di caffè nero, bollente che lei sorseggiò piano, gli occhi fissi sul tavolo di fronte a lei. Lui, altrettanto silenzioso, si sedette al suo fianco e, presa una fetta di pane, iniziò a spalmarvi sopra il burro, seguito dalla marmellata. I suoi gesti erano lenti, accurati, come se stesse eseguendo unopera darte. Quando fu soddisfatto del risultato depose la fetta sulla tovaglietta, con la grazia dellamante che offre un fiore, insicuro se il suo omaggio sarà gradito. Dovresti mangiare di più. Sei troppo magra. Affermò, prendendo unaltra fetta di pane fra le dita. Buffy chiuse gli occhi, lottando contro le lacrime. Sarebbe stato così facile illudersi, leggere nella sua voce la tenerezza di un tempo. Lui invece sembrava freddo, distante. Si stava occupando di lei, ma solo perchè doveva farlo. Quando prese la fetta di pane fra le dita la morse quasi con rabbia, chiedendosi se avrebbe finito di perdere la ragione per lIncantesimo oppure...per Angel. Aveva terminato di mangiare. Restò seduta, mentre Angel sparecchiava e riordinava la cucina. Quando tutto fu di nuovo al suo posto, Angel tornò a sedersi di fronte a lei. Oggi è domenica. Non credo che tu abbia impegni, comunque puoi uscire, se vuoi. Buffy strinse le labbra. Non ho bisogno del tuo permesso per uscire e i miei impegni sono affari miei! rispose decisa, negli occhi unespressione ribelle. Angel perse la pazienza. Buffy, lottare peggiorerà solo le cose. Fino a quando non troveremo una soluzione allIncantesimo devi rassegnarti allidea: io sono il tuo Sire!. Il vampiro rimase sorpreso della violenza che aveva impresso nelle sue parole. Senza volere aveva usato la stessa intonazione che avrebbe usato, ai vecchi tempi, con Spike. Con Drusilla non ne aveva mai avuto bisogno. Otteneva quello che voleva con altri mezzi, la ribellione non era il suo stile. Che cosa mi sta succedendo? Si chiese preoccupato. Buffy richiese però immediatamente tutta la sua attenzione. Le parole di Angel, il tono che aveva usato, lavevano sconvolta. Si era sentita schiacciare, quasi fisicamente, sulla sedia. Non era solo la sua alta statura a farla sentire piccola e fragile: cera altro a cui si rifiutava di pensare. Qualcosa in lei però non volle cedere. Con uno sforzo, che cercò di dissimulare, si alzò anche lei in piedi, in preda allira. Era già abbastanza doloroso sapere quanto fosse forzata quella situazione per lui, ma sentirlo dalle sue stesse labbra era troppo. Fantastico! Immagino che quello che hai fatto ieri sera rientri nei compiti di un Sire! Mi chiedo però se non hai dimenticato qualcosa....o forse come Sire hai unanima di troppo? Buffy non ebbe il tempo di pentirsi del sarcasmo e della crudeltà con cui aveva pronunciato le ultime parole perchè si ritrovò improvvisamente stretta fra le sue braccia, le labbra premute contro le sue con forza. Dischiuse la bocca e lui se ne impadronì con sicurezza, aumentando la stretta. Dopo un istante di esitazione, dovuta soprattutto alla sorpresa, Buffy si ritrovò a rispondere al bacio con uguale passione. Le mani di lui le percorrevano il corpo, con gesti determinati, che non ammettevano opposizione. Lei non aveva in ogni caso intenzione di opporsi a quelle carezze. Quando lui abbandonò le sue labbra inclinò il capo, per offrirgli il collo, che lui baciò, non con tenerezza, ma con forza. Non furono le sue morbide labbra a sfiorargli la tenera pelle, ma i suoi denti e la sua lingua, che indugiò a lungo, con energia contro la sua carne, come se volesse sentirne il sapore. Lei lo incoraggiò, accarezzandogli i capelli, premendo contro la sua nuca, inarcando il corpo contro il suo. Lui la voleva, la desiderava ancora. Il bisogno che aveva di lei traspariva in ogni suo gesto. Con una mano lui premette contro la schiena di lei, e Buffy percepì chiaramente la sua virilità premuta contro il suo ventre. Un impeto di soddisfazione la pervase, ma...bruscamente lui la lasciò, voltandole la schiena. Non farlo mai più Buffy! Non provocarmi oppure...potrebbe accadere qualcosa di cui poi ti pentiresti. Angel riusciva a comprendere solo in parte i sentimenti che si agitavano in lui. Lei aveva esagerato. Tutto aveva un limite. Anche la sua pazienza e il suo autocontrollo, ma non credeva che ... lei sarebbe riuscita a farlo arrivare a quel punto. Non era stata la necessità di aiutarla, e neppure la sua virilità di uomo offesa a farlo agire in quel modo. Aveva agito distinto, listinto del vampiro, del Sire a guidare il suo corpo. Respirò profondamente, per ritrovare la calma, anche se il suo corpo non aveva bisogno di ossigeno. Lei lo guardava con espressione interrogativa. Le doveva delle risposte, che non era certo di possedere. Hai ragione. Continuò con un tono più quieto. Come tuo Sire avrei diritto di usarti per appagare ogni mio desiderio, ma non voglio farlo. Si passò nervosamente una mano fra i capelli: ora sarebbe venuta la parte difficile. Il problema non è la mia maledizione. Non esiste più. Ho pagato un caro prezzo, ma ora niente può più privarmi della mia anima, neppure...la felicità. In effetti, la maledizione non sarebbe stata un problema comunque...attualmente, qualunque cosa faccia, difficilmente mi renderebbe felice. Buffy inghiottì a vuoto, ancora sconvolta per laccaduto, ma anche sorpresa dalla rivelazione. Infinite volte aveva sognato quel momento. Angel che le annunciava che la maledizione era sparita, che era possibile un futuro per loro. In nessuno dei suoi sogni però la voce di lui aveva avuto un tono così triste e amareggiato. Angel ritornò a guardarla e cera dolore nei suoi occhi. Buffy, in questo momento, mi permetteresti di fare qualunque cosa con te, e ne trarresti anche piacere. Non solo la tua mente, ma anche il tuo corpo ha bisogno di me, e quello che è accaduto ieri sera ne è la prova. Per questo sono qui. Per darti quello di cui hai bisogno senza.... ...uccidermi? Terminò Buffy sottovoce. E questo di cui hai paura? Di cedere alla tentazione di affondare i denti nel mio collo, di bere il mio sangue, fino a trasformarmi in qualcosa simile a te? Angel chiuse gli occhi. La consapevolezza che lei non si fidava di lui lo trafisse. No Buffy. Non è di questo che ho paura. Se ho fatto il gesto di morderti ieri sera e anche oggi è stato perchè tu volevi che lo facessi. NO! esclamò Buffy, allontanandosi piano da lui, il terrore dipinto sul volto. Con pochi passi lui la raggiunse e le afferrò con forza le spalle. Buffy ascoltami, il morso di un vampiro non sempre significa morte. I vampiri si mordono fra di loro, ma non per nutrirsi. E un modo per rinsaldare dei legami, per esprimere dominanza e possesso. Ti potrà sembrare assurdo, ma se i vampiri conoscessero lamore, il morso sarebbe il loro modo di dimostrarlo. Tu avevi bisogno di essere rassicurata, di sapere che mi appartenevi, ieri sera, come questa mattina e lIncantesimo ha guidato i tuoi gesti. E normale. Mi hai offerto il collo e io....ti ho assecondato. Buffy ora lo guardava con occhi non più spaventati, ma increduli. Era difficile per lei comprendere tutto questo, accettare il cambiamento che aveva provocato in lei lincantesimo. Angel lesse lo sconforto sul suo viso, e la abbracciò, cercando di esprimerle fisicamente tutta la comprensione e lamore che provava per lei a cui non poteva e non voleva dar voce. Buffy si abbandonò contro di lui chiedendosi come aveva potuto vivere senza il conforto delle sue braccia. Se non avevi paura di uccidermi perchè ieri sera non... Angel chiuse gli occhi. Quando parlò lo fece talmente piano che Buffy lo udì appena, nonostante la loro vicinanza. Perchè non era veramente questo quello che volevi. Tu desideri una vita normale, dei figli, un uomo al tuo fianco alla luce del giorno. Tu desideri...Riley. Buffy sobbalzò al nome di quello che si presumeva fosse il suo ragazzo. Non aveva più pensato a lui dalla sera prima. Come aveva potuto dimenticarlo così facilmente? Era bastato il tocco gentile delle mani di Angel, la sua presenza, e Riley, la persona con cui pensava avrebbe condiviso la sua intera vita, era sparita dalla sua coscienza. Non provava neppure rimorso nei suoi confronti, né pentimento. Quello che aveva fatto era inevitabile, come la pioggia o il vento. Poteva solo prenderne atto. Lui era Angel e lei...lo amava con tutta se stessa! Un impulso irrefrenabile di ritornare fra le sue braccia la pervase. Aveva bisogno di lui. Di sentire la sua voce calda assicurarle che tutto si sarebbe risolto, che sarebbe stata ancora felice, ma sapeva che questa volta non avrebbe funzionato. Non cera più la maledizione fra loro eppure lui la respingeva ancora per mandarla....da Riley. Avrebbe voluto pregarlo, implorarlo di restare con lei, di non lasciarla ancora. Sapeva però che sarebbe stato inutile. Non aveva creduto allora, alla profondità dei suoi sentimenti per lui. Oggi, a maggior ragione, avrebbe giustificato le sue parole con gli effetti dellIncantesimo e forse...avrebbe usato lIncantesimo come scusa per liberarsi di lei, che non era stata altro che una parentesi insignificante nella sua lunga vita. In preda allangoscia Buffy si liberò violentemente dalle sue braccia e si diresse, quasi correndo, verso la porta. Non voleva la sua pietà, voleva il suo amore! Ovattate e distanti, le sue ultime parole la raggiunsero quando era già nel giardino, alla luce del sole. Ritorna da me unora prima del tramonto! Arrivata alla porta del Negozio di Magia, Buffy si fermò per riprendere fiato. Non voleva dover rispondere a troppe domande. Quando si sentì pronta bussò. Il negozio era chiuso al pubblico. Anya aprì subito e dal suo sguardo sconcertato Buffy si rese conto che qualcosa doveva comunque trasparire dal suo aspetto. Che cosa ti ha fatto? chiese immediatamente Xander, con tono bellicoso, prima ancora di salutarla. Niente. Rispose con noncuranza Perchè? Che cosa avrebbe dovuto farmi? concluse con un sorriso e laria più innocente che riuscì ad assumere. Non serviva fare nomi. Era evidente di chi stessero parlando. Quando si trattava di lei e Angel non era necessario specificare. Anche se non lavrebbero mai ammesso, anche per gli altri, nella sua vita cera un solo uomo. Giles sollevò appena lo sguardo dal testo che stava consultando. Lui sa quello che deve fare e lo sappiamo anche noi Xander, quindi prendi i libri che ci sono sullultimo scaffale e continua a cercare. Come suo solito, il gentleman inglese, aveva risolto una situazione imbarazzante con poche parole. Dove è Willow? chiese Buffy, fingendo una disinvoltura che non provava. Sentiva il bisogno dellamica in quel momento, certa che con la sua razionalità, lavrebbe aiutata a mettere ordine nel caos che era diventata la sua vita. E andata a portare alcuni testi antichi, che io non so tradurre, ad Angel. Le rispose il Signor Giles, sempre assorto nei suoi studi. E strano che non vi siate incontrate. Buffy sospirò. Anche quellaiuto le era negato. Qualcuno bussò alla porta e lei andò ad aprire. Ciao Riley. Ciao. Come stai? Bene grazie. Non hai avuto altri attacchi? Buffy cercò una risposta. Angel, le sue carezze, i suoi baci, il piacere che aveva provato fra le sue braccia potevano considerarsi attacchi dovuti allIncantesimo? No, nessuno, per fortuna! rispose sinceramente. Ero preoccupato per te. Spero solo tutto si risolva presto! Esclamò il ragazzo allungando una mano per accarezzarle il volto. Hai voglia di uscire? Domandò Buffy, sottraendosi alla carezza e dirigendosi verso la porta. Va bene acconsentì subito Riley, seguendola. Non credo comunque di poter essere di molto aiuto qui. Quando la porta si richiuse dietro di loro il Signor Giles sollevò lo sguardo per incontrare quello di Xander. Anche a me tutto questo non piace, Xander, ma non potevamo fare altro. Angel farà quello che è necessario per permettere a Buffy di sopravvivere, fino a quando non avremo trovato un contro-incantesimo. Poi tutto tornerà alla normalità. Xander scosse il capo, poco convinto. Mi piacerebbe sapere qual è la normalità per Buffy! Mormorò il ragazzo perplesso, posando le mani, con gesto affettuoso, intorno alla vita dellex-demone che era la sua ragazza. Anya abbandonò subito la lettura per appoggiarsi a lui e cercare le sue labbra. Buffy si tolse gli occhiali da sole. Ormai era quasi buio e non aveva motivo di indossarli ancora. Riley laveva lasciata per tornare al Negozio di Magia. Quando lei gli aveva comunicato che non era il caso che la accompagnasse a casa le era sembrato visibilmente sollevato. Durante la giornata avevano passeggiato, pranzato, guardato le poche vetrine di Sunnydale e avevano parlato, ma il nome di Angel non era mai stato pronunciato. Buffy non sapeva decidere se Riley era molto ingenuo o se semplicemente preferisse non sapere. Restava il fatto che aveva fatto solo vaghe domande, a cui lei aveva risposto in modo altrettanto vago. In compenso si era impegnato al massimo per farla divertire e distrarla. E un bravo ragazzo...assolutamente normale. Pensò Buffy con un sospiro. Forse avrebbe dovuto parlargli. Confessargli quello che aveva fatto, ma non sarebbe servito a nulla, se non a rendere tutto più difficile. Sicuramente se la sarebbe presa con Angel, così come Xander e...tutti gli altri. Non avrebbero capito. Neppure lei capiva. Di una sola cosa era sicura. Incantesimo o no lei era la Cacciatrice e la sicurezza di Sunnydale dipendeva da lei. Era da troppo tempo non cacciava. Quella sera avrebbe fatto il suo dovere, che il suo Sire fosse daccordo oppure no! Con passo deciso si diresse verso la zona industriale. In quei vicoli avrebbe sicuramente trovato qualche vampiro alla ricerca della sua preda. Ciao bellezza! Il ragazzo che laveva interpellata avrebbe potuto essere uno dei tanti sfaccendati dei sobborghi: magro, allampanato, capelli scuri scarmigliati, vestito in modo trasandato con un improbabile accostamento di indumenti diversi, un atteggiamento sfacciato, ma non privo di un certo fascino per chi amava il tipo io non devo chiedere mai!. Era appoggiato a un muro, lombra gli nascondeva il viso, ma listinto di Cacciatrice diceva chiaramente a Buffy che aveva trovato la sua preda. Decise di divertirsi un pò, prima di polverizzarlo. Sarebbe stato un modo piacevole di scaricare la tensione che provava dentro di sè. Che cosa vuoi? Ci conosciamo? rispose provocatoria. Purtroppo no, dolcezza, ma possiamo sempre rimediare. Fu la risposta. Vieni qui. Ho qualcosa da mostrarti. Il cuore di Buffy mancò un battito. Qualcosa non stava andando per il verso giusto. Si avvicinò al vampiro lentamente, non pronta alla lotta, come avrebbe dovuto, ma spinta da una forza che le era estranea. Il vampiro la squadrò con attenzione. Si era reso conto anche lui che quella ragazza non era la solita sbandata e che nel suo comportamento cera qualcosa di innaturale. Buffy si fermò solo quando fu di fronte a lui. I lineamenti del vampiro non erano spiacevoli, anche se molto marcati. Dimostrava circa 40 anni. Le rughe sul suo viso non erano però quelle dovute alletà, quanto i segni di una vita dedicata a piaceri non confessabili. Con espressione incerta, sollevò lentamente una mano verso il collo della ragazza. Quando la sua mano fredda entrò in contatto contro la sua pelle le sue dita si mossero, indugiarono, proprio nel punto che solo quella mattina Angel aveva baciato. Una strana debolezza si impossessò di Buffy. Lira si era dissolta. Esisteva solo il tocco di quelle dita ruvide, che però riuscivano a farla sentire....la stava baciando. Le sue labbra erano fredde come la sua bocca. Buffy accettò passivamente il bacio. Dentro di lei solo il silenzio. Le sembrava di vivere in un sogno, in cui nulla era reale. Richiuse le labbra solo nel momento in cui realizzò che il vampiro si era separato da lei. La stava osservando con espressione soddisfatta, ma non aveva importanza per Buffy. Nulla aveva più importanza. Seguimi Lordine le giunse chiaro nella mente e non concepì neppure per uninstante lidea di opporsi. Poco dopo erano nel cimitero e poi in una cripta che non conosceva. Il padrone di casa non era un idiota, come molti vampiri. Qualcosa, forse il suo istinto, gli aveva detto che lincontro di quella sera era speciale. Quello che avrebbe dovuto essere un semplice spuntino prometteva di trasformarsi in molto di più. Chi sei? Come mai ti comporti così? chiese con curiosità malcelata. Buffy Summer, la Cacciatrice. Mi è stato fatto un incantesimo. In poche parole Buffy si era messa nelle sue mani. Lo sapeva, ma non era riuscita a tacere. Gli occhi del vampiro si spalancarono per la sorpresa. Ancora incredulo per la fortuna avuta immediatamente pensò come approfittarne. Togliti la maglietta. Buffy esitò. Limmagine di Angel per un istante attraversò la mente. Togliti la maglietta! ripetè il vampiro con più forza. Buffy eseguì lordine. Anche il reggiseno. Il freddo della notte sulla pelle nuda la fece rabbrividire. Gli occhi del suo nuovo Sire si accesero di desiderio. Buffy, la Cacciatrice, era in suo potere. Non solo il suo corpo, ma anche la sua volontà gli appartenevano. Poteva obbligarla a fare tutto quello che voleva e quello che voleva era ... sottometterla, annientarla, umiliarla, farle pagare ogni istante di paura che aveva provato in passato, solo a sentire il suo nome. Tese le mani e le strinse i seni con forza. Quella tenera carne ora apparteneva a lui. Buffy sentì finalmente qualcosa dentro di lei ribellarsi, ma rimase immobile, sotto le sue dita. Sentiva il dolore, lumiliazione di quella stretta in cui non cera nulla di dolce, di tenero ma non poteva muoversi. Non ne aveva la forza. Lui abbassò il capo per afferrarle con le labbra un capezzolo, reso turgido dal freddo e dal rude trattamento subito. Buffy provò il desiderio di fuggire, di sottrarsi a quel contatto, ma non poteva. Era un incubo, da cui tentava invano di risvegliarsi. Il vampiro frenò il desiderio di affondare i denti in quella pelle liscia, candida, sotto la quale scorreva il sangue, la vita. Non era il momento. Non ancora. La morte sarebbe stata la sua ultima vendetta. Prima lavrebbe posseduta, ma solo dopo...averla umiliata come meritava. Doveva sapere quale era il suo posto! Ai suoi piedi. Inginocchiati. Il pavimento duro sotto le ginocchia, il silenzio intorno a lei, la mano di quel mostro fra i suoi capelli. Tutto era irreale. Slacciami i pantaloni. Il vampiro esultò allidea della propria crudeltà: quellatto lei non lavrebbe subito, avrebbe dovuto compierlo, senza potersi sottrarre. Buffy era sgomenta. La parte di lei che era rimasta cosciente rabbrividì di disgusto ad udire quellordine, consapevole del suo significato. Era qualcosa che non aveva mai fatto e che non avrebbe avuto intenzione di fare mai. Alla sola idea le si rivoltava lo stomaco. Riley aveva vagamente accennato una volta sola che avrebbe gradito un simile gesto da parte sua. La sua reazione era stata tale che un mese dopo lui si scusava ancora. Con stupore osservò le proprie dita affusolate che armeggiavano intorno alla fibbia metallica della cintura. Tutto accadeva lentamente, come in un sogno. La sua volontà non esisteva. Il suo corpo si muoveva mosso da unaltra volontà che le era estranea. Il bottone uscì facilmente dallasola. Le dita sul suo capo si contrassero. Il vampiro stava già pregustando il piacere che lei gli avrebbe dato. Qualcosa in lei le diceva che era giusto così. Lui aveva dato un ordine. Lei non doveva pensare, discutere, porsi problemi. Doveva solo eseguirlo. Così non avrebbe dovuto faticare, lottare, soffrire. Era la scelta più facile. Buffy, alzati! Un ordine secco, deciso. Buffy interruppe il suo compito e si alzò. Allontanati da lui. Ancora una volta non potè fare a meno di obbedire. Vattene, non ti impicciare! esplose con rabbia il vampiro contro lombra che occupava il vano della porta. Me ne vado subito, stai tranquillo, ma con lei. Se hai qualcosa in contrario però possiamo discuterne. Il vampiro fece un passo indietro. Il tono blando, ironico del suo avversario non lavevano ingannato. Era consapevole della forza celata dietro quellatteggiamento indolente. Buffy, vieni con me Poco dopo erano fuori dal cimitero, in una strada deserta. Non avevano scambiato una sola parola. Buffy era confusa, però la presenza di lui le dava una strana sicurezza. Spero che non ti sia dispiaciuta linterruzione. No rispose semplicemente lei, incapace di dire altro. Ti ho trovata nel vicolo e ti ho seguita. Ero curioso di vedere come avresti eliminato quel vampiro. Certo che come metodo mi è sembrato piuttosto strano. E una tecnica nuova? Forse volevi farlo morire...dal piacere? Buffy non era in condizioni da sopportare battute di spirito di quel genere. Spike, smettila. Io.... immagino che dovrei ringraziarti, sono in debito con te, ma non chiedere troppo alla tua fortuna! Il vampiro biondo si fermò e si appoggiò ad un lampione squadrandola con attenzione. Con gesto irritato Buffy si scostò dal viso i capelli. Ora lasciami sola. Devo...tornare a casa. Concluse, riprendendo il cammino interrotto. Aspetta! esclamò Spike, facendo un passo verso di lei. Buffy si era immobilizzata immediatamente, al suo comando, restando ferma, in mezzo al marciapiede. Hey, però...questo Incantesimo funziona proprio bene! Esclamò Spike con un sorriso malizioso sul volto. Ecco perchè il nostro Angel è tornato. Un Incantesimo...mi chiedo come funzioni, anche se a quel che ho visto unidea me la sono già fatta. Buffy arrossì, di rabbia, ma anche di vergogna, al ricordo di quello che stava per fare. Avrebbe voluto andarsene da quel luogo, sfuggire allo sguardo indagatore di Spike, ma qualcosa in lei la tratteneva. Spike vattene. Lasciami in pace. Quello che mi è successo non ti riguarda! esclamò con fatica, nella vana speranza che lui sparisse nel nulla. Avanti Buffy, non essere così scortese. Tu sei la Cacciatrice. E ovvio che mi preoccupi per te. Non vorrei mai che qualcuno ti facesse del male, allinfuori di me naturalmente! Io devo...tornare da Angel, lui...è il mio Sire. Era la prima volta che ammetteva quella realtà anche con se stessa, ma in quel momento essere con Angel, fra le sue braccia era tutto quello che desiderava. Sentirsi sicura, protetta anche se lui non lamava più probabilmente. Aveva più che mai bisogno della sua forza, dellenrgia e della sicurezza che sapeva trasmetterle. Pur di averlo vicino avrebbe accettato qualsiasi condizione...anche che fosse il suo Sire. Spike corrugò la fronte, improvvisamente preoccupato. Buffy era la Cacciatrice e Angel...solo allinferno sapevano esattamente che cosa era diventato. Avrebbe potuto approfittare della situazione a suo vantaggio, ma....Buffy aveva chiamato Angel Sire. Questo era strano. Non lo aveva mai fatto prima. Quella parola, comune fra i vampiri, aveva un suono particolare pronunciata dalla Cacciatrice. Buffy considerava Angel come il suo Sire probabilmente a causa dellIncantesimo, ma aveva obbedito anche a quel vampiro nato probabilmente solo da qualche decennio. Angel però in quel momento era assente. Lui però cera e Buffy aveva eseguito i suoi ordini. Forse avrebbe continuato a farlo, ma fino a quando? Angel era stato il suo Sire e lo era ancora, anche se non gli piaceva ammetterlo. Buffy sentiva la sua influenza nonostante la distanza. Sicuramente, prima o poi, lautorità del vampiro più anziano, anche a distanza, avrebbe prevalso e Buffy si sarebbe ribellata. Inoltre, se lavesse toccata, Angel gli avrebbe dato la caccia anche negli inferi. Non era mai stato generoso nel dividere quello che riteneva suo. Spike lo sapeva bene, per averlo sperimentato in passato. Avrebbe potuto lasciare Buffy dove si trovava, ma la curiosità prevalse. Andiamo. Ti accompagno a casa. Mormorò incerto, con un pò di rimpianto. |
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Questa non è la FINE perché il loro amore è "forever, this is the whole point" |
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