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RATING: la serie è vietata ai minori di 18 anni (NC 17) per trascrizione grafica di rapporti sessuali
DEDICA: vorrei dedicare questa storia a chi si illude di potersi gettare alle spalle il passato. I ricordi non muoiono, vivono nel nostro presente e condizionano il nostro futuro. La vita non è un percorso a tappe, ma un fiume, che trascina ogni cosa con sè, fino al mare.

 

 

Capitolo IX
Il Passato
Qualcuno la stava scuotendo gentilmente.
“Buffy, svegliati.” Conosceva quel tocco e quella voce. Indugiò alcuni istanti, nel torpore del sonno interrotto, con gli occhi ancora chiusi. Non voleva rinunciare a quell’innocente contatto. Le infondeva calore e sicurezza. Fra i suoi pensieri confusi si fece però presto strada la consapevolezza della triste realtà. “Non mi toccare!” esclamò, sedendosi sul letto. Il ricordo della sera prima era vivo nella sua mente, come pure l’ira impotente che aveva provato di fronte al muro invalicabile che Angel aveva interposto fra loro. Angel deglutì a vuoto. Ancora insonnolita, i capelli scomposti, la maglietta attorcigliata intorno alla vita, che le segnava la morbida curva del seno, Buffy, ai suoi occhi, non era mai stata più seducente. Lasciarla andare gli costò molta fatica, ma sapeva bene di non avere altra scelta.
“Tara è stata qui.” Annunciò in tono uniforme, sedendosi in fondo al letto. Incrociò le braccia sul petto, nel tentativo di impedirsi di allungare una mano per accarezzarla, come avrebbe desiderato. Avrebbe potuto aspettare. Prima di affrontarla avrebbe potuto permetterle di alzarsi, fare una doccia, cambiarsi e mangiare qualcosa. In questo modo però Buffy avrebbe ritrovato tutta la sua sicurezza. Invece lui aveva bisogno che fosse indifesa e vulnerabile, proprio com’era in quel momento. Quindi doveva approfittarne. Era necessario, anche se si sentiva in colpa per questo. “Avresti dovuto svegliarmi!” protestò Buffy con veemenza, prima di aver realizzato il significato delle parole di Angel. Se Giles aveva mandato Tara da loro, prima dell’alba doveva esserci qualche novità importante. L’ansia la immobilizzò, ancora seduta sul letto.  
“Perchè è venuta?” chiese con voce tesa. Angel si mosse, avvicinandosi a lei, desiderando istintivamente rassicurarla. Lei però si scostò da lui, come se volesse evitare ogni contatto fra loro.
Comprendendo la sua ritrosia Angel represse un sospiro di sconforto e tentò di giustificarsi.
“Non era necessario che tu fossi presente. Doveva parlare con me.” Il tono tranquillo della risposta non tranquillizzò Buffy, ma servì solo ad irritarla.
“Fantastico! Io sono la vittima, ma se ci sono delle novità, non mi riguardano!” esclamò con voce colma di frustrazione, tornando ad appoggiare la schiena contro il cuscino. Incrociò le braccia di fronte a sè, in un inconscio tentativo di difendersi dal mondo.  
Un’entità estranea stava interferendo con la sua mente, i suoi sentimenti, la sua vita. Angel, che anche quando era stato lontano chilometri da lei, aveva sempre rappresentato la certezza di un approdo sicuro, ora le sembrava lontano e completamente estraneo, nel suo nuovo ruolo di Sire, pur essendole fisicamente vicino. Adesso, anche i suoi amici, le persone che sentiva più vicine, agivano come se lei non esistesse, come se la sua opinione non contasse nulla. Buffy si sentiva, sola, tradita e inutile, anche a se stessa.  
Angel sapeva esattamente quali pensieri stavano attraversando la mente della donna di fronte a lui. Buffy era una persona forte, ma anche incredibilmente vulnerabile negli affetti. La solitudine la spaventava più dei demoni e dei vampiri, che poteva affrontare, e uccidere, con un semplice paletto. Le persone che facevano parte della sua vita erano veramente importanti per lei. I loro comportamenti potevano quindi facilmente ferirla.
In situazioni simili, in passato, le aveva offerto il suo amore, e con esso Buffy aveva colmato l’isolamento che spesso comportava la sua missione di Cacciatrice. Oggi non poteva più farlo. Era tardi. Non sarebbe servito, non era più abbastanza per lei. L’amore che voleva, di cui aveva bisogno, era quello sereno e tranquillo di Riley. L’unico modo per aiutarla era restituirle la possibilità di avere la vita normale che l’altro poteva offrirle. Consapevole di tutto questo Angel si chiuse in se stesso e quando parlò la sua voce era distaccata, professionale. Desiderava svolgere il suo compito nel migliore dei modi.  “Giles, Willow e Tara hanno fatto alcune scoperte interessanti sull’Incantesimo, ma hanno bisogno di altre informazioni. Per combatterlo devono comprendere meglio l’influenza che ha su di te.”  
Buffy ora era perplessa, ma anche spaventata. Non comprendeva esattamente quello che le stava accadendo e non era certo ansiosa di discuterne con altri.
“Informazioni? Non so proprio quali informazioni potrei dargli, a parte il fatto che questa storia diventa ogni giorno più assurda!” esclamò in tono difensivo. “Buffy è necessario che tu collabori. Abbiamo bisogno di sapere quanto forte è l’Incantesimo e quanto condiziona le tue azioni. Solo tu puoi dircelo. Giles, supponendo che ti saresti sentita in imbarazzo a fare a lui certe confidenze, ha incaricato me di parlarti.” Lo sguardo che Buffy gli lanciò avrebbe incenerito una statua di marmo.
“Non vedo perchè dovrei fare “certe confidenze” a te!” Angel sospirò. Sapeva che non sarebbe stato semplice farla parlare, soprattutto dopo quello che era accaduto la notte prima. Decise comunque di ignorare la sua obiezione.
“Che cosa hai sognato questa notte Buffy?” Buffy scosse il capo con un sorriso ironico sul volto. “Non capisco proprio che importanza possa avere.” Decretò decisa. Angel però le rispose in modo altrettanto deciso.
“Molta. I nostri sogni spesso sono l’espressione dei nostri desideri o delle nostre paure. Che cosa hai sognato?” Non poteva permettersi di cedere. “Ho sognato di mangiare del gelato al cioccolato. Va bene?” rispose Buffy in tono di sfida. Angel cercò di trattenere il sorriso e decise che se Buffy voleva fare quel gioco, avrebbe giocato anche lui.
“Va benissimo. Dove ti trovavi?” Buffy provò un moto di insofferenza di fronte alla capacità che Angel aveva sempre avuto di colpire nel segno. Pur sapendo che sarebbe stato inutile cercò comunque di evadere la domanda.
“Dove si mangia in genere il gelato?” Angel perse la pazienza. La posta in palio era troppo importante per perdere tempo in quel genere di giochi.
“Buffy.....!” “Ok. Ero a letto. Mangiare mi aiuta a dormire.” “Era il tuo letto?” “Non lo so. Non me lo ricordo. Era un letto comunque.” Buffy evidentemente stava nascondendo qualcosa. Angel avrebbe voluto cambiare argomento, confidando che prima o poi avrebbe saputo la verità, ma non poteva perdere altro tempo. Le risposte di cui aveva bisogno doveva averle il prima possibile. Qualsiasi ritardo poteva essere fatale in quella situazione.
“Eri da sola?” Buffy distolse lo sguardo.
 
Angel sentì il desiderio di sprofondare sotto il pavimento. I ricordi improvvisamente lo assalirono. Normalmente avrebbe cercato un luogo solitario e oscuro, lontano dal mondo, e avrebbe assaporato, istante dopo istante, il dolore e il rimpianto che provava. Non poteva però abbandonare Buffy a se stessa. Evidentemente in lei era rimasta una traccia del giorno che non era mai esistito.
“No, non ero da sola.” La sua risposta gli giunse appena. Buffy l’aveva mormorata sottovoce. Nei suoi sogni non era mai da sola. “Chi c’era con te.” Chiese Angel, in tono sommesso. Era una domanda inutilmente crudele, ma non farla avrebbe generato in Buffy dubbi e domande a cui lui non intendeva rispondere, soprattutto non in quel particolare frangente. “Non lo ricordo. Un uomo immagino.” Buffy ora lo stava sfidando ad insistere. Angel accettò la sfida. Non aveva scelta. Il suo tono però divenne quasi implorante. “Buffy....è importante. Sii sincera, per favore.” Buffy non aveva mai saputo
“C’eri tu! Soddisfatto?” La sua irritazione era rivolta, più che a lui, a se stessa. Non era mai stata capace di resistergli quando.....non aveva il diritto di parlarle in modo così suadente e guardarla con quegli occhi scuri così dolci! Angel abbassò lo sguardo. Non voleva che lei vi leggesse verità che lui non era disposto a confessare.
“No, non sono soddisfatto.” Dichiarò, con voce tesa, nello sforzo di contenere emozioni che non poteva esprimere. “Se il tuo Sire compare anche nei tuoi sogni significa che ha più potere di quello che vorrei!” Il silenzio scese fra loro. Angel era preoccupato. L’interrogatorio non si stava svolgendo come lui aveva sperato.  
Buffy invece si sentiva sollevata. Una volta tanto quel maledetto Incantesimo era servito a qualcosa di utile. Immediatamente però il senso di colpa la pervase. Sapeva modificare la realtà a suo vantaggio, se occorreva, ma solo per le questioni di poca importanza. Non le era mai piaciuto mentire, e con Angel non lo aveva mai fatto.
“Non avevi bisogno di essere il mio Sire per comparire nei miei sogni.” Si decise alla fine a confessare, fissando il muro di fronte a sè. “Avevo già fatto quel sogno molte volte, prima dell’Incantesimo, ma non osare chiedermi altro in proposito, perchè non ho nessuna intenzione di risponderti! Se vuoi proprio saperlo, sono sogni di cui farei volentieri a meno!” Era stata sincera questa volta. Odiava sognare di lui. Quando si risvegliava....la realtà le crollava addosso inesorabilmente e la sofferenza era sempre uguale, come la prima volta in cui si era risvegliata in un mondo senza di lui.
Angel alzò il capo di scatto e restò ad osservarla alcuni istanti sbalordito. Lei lo sognava ancora! Riley era entrato nella sua vita, e nel suo letto, ma nei suoi sogni c’era ancora lui. L’orgoglio e la felicità che provò a quell’idea furono però presto smorzati dalla tristezza. Un sogno che tormentava i suoi sonni: per lei era solo quello. Il dolore lo strappò dalle illusioni in cui si stava perdendo per riportarlo bruscamente alla realtà.
 
“Quindi non abbiamo dimostrato nulla.” Commentò. “ Proviamo in un altro modo. Ieri ti ho ordinato di fare qualcosa che non avevi mai fatto, per nessun altro uomo.” Buffy tornò a guardarlo sorpresa.
“Sei stata tu a dirmelo Buffy. Ricordi?” “Sì, mi ricordo. Solo non pensavo che tu...avresti voluto parlarne.” L’imbarazzo nella sua voce era evidente. “Non era mia intenzione, infatti, ma....non vedo altro modo per giungere a una conclusione. Se non lo avevi mai fatto immagino non lo reputassi un compito piacevole. Eppure hai voluto....portarlo a termine, anche se io ti ho lasciato libera di non farlo. Perchè? La mia volontà, nell’ordinarti di darmi piacere, era stata così forte da indurti a proseguire, nonostante il mio permesso di smettere?” Buffy esitò a rispondere, ma questa volta non cercò di eludere la domanda.
“No, io...non è stato il tuo ordine a ...farmi fare quello che ho fatto.” “Come puoi esserne sicura, Buffy?” Insistette Angel, impaziente di portare a termine lo sgradevole compito di tormentare la persona che amava. “Lo so. Questo è tutto!” Buffy era tornata a chiudersi in se stessa. Confidarsi con il suo Angel di un tempo sarebbe stato facile, ma ora....troppe cose fra loro erano rimaste inconcluse perchè potesse fidarsi ciecamente di lui come allora. Angel continuò a fissarla senza accennare a proseguire il discorso. Buffy alla fine cedette. Non aveva più molto da perdere ormai.
“Ne sono sicura perchè.....mentre lo facevo ho rimpianto che tu....non mi abbia insegnato prima a farlo. Forse in questo modo avrei potuto ingannare la tua maledizione e renderti felice senza che tu perdessi la tua anima. Se lo avessi fatto solo perchè tu me lo avevi ordinato.....sarebbe stato diverso. Io....ho provato piacere nel farlo.” Angel sospirò, trafitto dal rimpianto di un passato che non sarebbe mai tornato.
 
“Non avrebbe funzionato Buffy. Almeno non credo. Non ho mai compreso fino in fondo la maledizione, ma generalmente non è facile ingannare chi stabilisce le regole a questo genere di giochi. Non è facile definire la felicità: l’illusione di aver raggiunto un sogno, l’appagamento di ogni desiderio? Non lo so. Ho sconfitto la maledizione facendo una scelta. Ho scelto di avere un’anima e così facendo ho scelto il dolore, il rimorso, il tormento di un’eternità fatta di incubi e di bisogni inappagati. Ho sconfitto la maledizione rinunciando alla felicità, per sempre. Ora neppure tu riusciresti più a darmi la felicità perfetta. Il mio demone però non camminerà mai più libero per il mondo. Non ho più illusioni su me stesso, ho solo.....” stava per dire il “il ricordo dell’amore che tu hai provato per me, nonostante quello che ero e che sono”, ma si fermò in tempo. “....credo sia meglio tornare a preoccuparci dell’Incantesimo. Fino a che punto il contatto fisico con me ti fa stare meglio? Semplicemente ti rassicura, tranquillizza le tue ansie, oppure....” Buffy non riuscì a trattenere una risata amara.
“Angel, per caso mi stai chiedendo se ti desidero fisicamente? Secondo te questa sarebbe la prova del tuo potere su di me come Sire? Io ti ho sempre desiderato, anche quando non sapevo ancora che cosa fosse il desiderio!”  
Angel sospirò, sconfitto. Restava un’ultima possibilità. “Buffy, da quando sei sotto l’influsso dell’Incantesimo, tu hai obbedito anche a Spike e a quel....” Angel si interruppe perchè il termine che gli era venuto spontaneo alle labbra non era adatto ad essere pronunciato in presenza di Buffy “...al vampiro che hai incontrato ieri sera. Perchè lo hai fatto?” Buffy si soffermò a riflettere. Non aveva più pensato a quel vampiro e neppure a Spike. Dal momento in cui l’aveva rivisto Angel aveva occupato tutti i suoi pensieri. “L’ho fatto per...far cessare il dolore, la sofferenza che mi tormentava. Obbedire significava non sentire più nulla, non dover più pensare, decidere.” Una scintilla di speranza si riaccese nell’animo di Angel. “Quindi avresti potuto opporti, se avessi avuto un motivo abbastanza valido per farlo?” Buffy si morse le labbra indecisa, ma alla fine rispose.
“Sinceramente non lo so Angel. Non ne sono sicura. Nell’attimo in cui ho percepito la loro presenza una forte stanchezza è scesa su di me. La mia volontà all’inizio ha cercato di contrastare gli ordini di quel vampiro, ma alla fine...." L’orgoglio ferito del Sire si risvegliò nel vampiro. “Mi stai dicendo Buffy che hai trovato la forza di opporti al mio ordine di tornare a casa, ma non all’ordine di quell’animale che ti chiedeva di....” Buffy arrossì, non per la vergogna di quello che era stata sul punto di fare con un vampiro, oltretutto sconosciuto, ma per l’assurdità di quello che Angel aveva insinuato. Come poteva osare paragonarsi a quella bestia, confrontare il loro rapporto con quello che lei aveva provato con quell’essere immondo?  
“Angel il tuo ragionamento è pazzesco. Quel vampiro non sapevo neppure chi fosse! Mi ha dato degli ordini e l’Incantesimo mi ha obbligato ad eseguirli. Non so se sarei andata fino in fondo. Spike è arrivato prima che lo scoprissi. Quello di cui sono sicura è che farlo per lui sarebbe stato molto diversa da....farlo per te! Tu sei...lo sai che cosa sei, maledizione! Se ti ho disobbedito è stato perchè...sentivo di poterlo fare. Qualunque cosa avessi fatto tu forse ti saresti arrabbiato con me, ma...non mi avresti abbandonata. Saresti rimasto comunque.....il mio Sire.” Era la prima volta che Buffy ammetteva esplicitamente il loro vincolo. Le era costato fatica farlo, ma non aveva trovato altre parole per esprimere i sentimenti che si agitavano nella sua anima.
Stranamente si sentì più sollevata, dopo quella ammissione. Qualcosa dentro di lei aveva finalmente trovato la sua giusta collocazione.
“Quindi mi hai disobbedito sapendo che ti avrei punita?” Nella voce di Angel la perplessità era evidente.
“Sì. Tu mi hai sempre punita quando non facevo quello che volevi tu.” Il tono di Buffy ora era accusatorio. L’espressione di Angel, di assoluto stupore, in un altro momento avrebbe divertito immensamente la ragazza. “In quale modo ti avrei punito Buffy?” Nel sospiro di Buffy c’era impazienza, ma anche tristezza. “Con i tuoi silenzi, i tuoi sguardi da cucciolo ferito, le tue lunghe assenze senza una giustificazione. Ogni volta che qualcosa che facevo non ti piaceva ti chiudevi in te stesso o addirittura sparivi. Io avrei voluto litigare con te, fino a perdere la voce, ma non sono riuscita a farlo, se non in rare occasioni. Capivo di aver sbagliato, ma spesso non sapevo neppure il perchè. Tu non me lo dicevi mai. Ti limitavi a guardarmi e io capivo che stavi soffrendo, ma non riuscivo ad aiutarti. Ogni volta in cui avrei voluto chiederti scusa per qualcosa, in cui avrei avuto bisogno del tuo perdono tu...non c’eri. Sei stato spesso crudele sai? Io ero troppo giovane per capire certe cose, per comprenderti veramente e tu invece di aiutarmi....mi lasciavi sola, a chiedermi dove avevo sbagliato. Poi, quando ricomparivi, tutto tornava come prima. A volte non è stato facile amarti.”  
Nuovi sensi di colpa afferrarono l’animo di Angel. In quegli anni era stato così incentrato su se stesso, sui propri problemi, sulla sua sofferenza che non si era reso conto di quanto doveva essere difficile per una ragazza così giovane vivere al suo fianco. Avrebbe voluto chiederle perdono, a quella ragazzina che gli aveva donato il suo giovano cuore, per ogni istante di solitudine che aveva patito a causa sua. Era tardi però. Quella ragazzina era cresciuta e ... non era più sola, aveva un altro compagno che l’avrebbe resa più felice di quanto non aveva saputo fare lui. La voce di Buffy riportò la sua attenzione al doloroso presente.
“Ti ho disobbedito, è vero, ma....in ogni caso sarei tornata da te. Io.....” Angel decise di intervenire per aiutare la ragazza che sembrava ora completamente confusa.
“Buffy, è importante stabilire se riusciresti a fare a meno della mia presenza nella tua vita, senza che il tuo equilibrio mentale ne risenta o tu finisca preda del primo vampiro che ti passa accanto. Credi di poterlo fare?”  
Buffy restò in silenzio per minuti che ad Angel parvero ore prima di rispondere, ma quando si decise a parlare sembrava serena, come se avesse trovato risposte che aveva a lungo cercato.
“Angel, posso risponderti quasi con sicurezza perchè....ho già provato a fare a meno di te. Allora l’Incantesimo non esisteva, è vero, ma....tu non sei mai uscito veramente dalla mia vita. Ci ho provato, non hai idea di quanto ci ho provato, a scacciarti dai miei ricordi, i miei pensieri, i miei sogni, ma non ci sono riuscita. Mi sono illusa, ho smesso di parlare di te con gli altri, di portare il crocefisso che mi avevi regalato. La tua giacca è ancora appesa in un armadio in soffitta. Sono anni che non la indosso, ma è sempre lì e il sapere che c’è....mi fa bene. Questo riguarda il prima dell’Incantesimo. Ora...non so quanto il mio modo di pensare e di comportarmi ne siano influenzati, ma....” Angel si alzò dal letto con movimenti impazienti. Buffy aveva ragione naturalmente. Il loro passato, tutto quello che era accaduto fra di loro, alterava inesorabilmente i loro rapporti di Sire-cucciolo.
Buffy lo aveva contrastato, disobbedendogli, ma non era mai stata molto incline all’obbedienza; pensava a lui, lo sognava, lo desiderava fisicamente, ma neppure questa era una novità. Certo, ora c’era Riley nella sua vita e Buffy certamente lo amava, ma il passato non si cancella facilmente, soprattutto non un passato come il loro.  
Il fatto che lei ricordasse, che fosse rimasto qualcosa fra loro avrebbe dovuto renderlo felice. Invece aveva sperato ardentemente che le risposte di Buffy fossero diverse.
Dentro di sè probabilmente Buffy provava il vago rimpianto per quello che non era mai potuto esistere fra loro, l’attrazione del frutto proibito, che le era stato tolto, quando lei ne aveva appena sentito il sapore, l’illusione di un amore perfetto, perchè non aveva avuto il tempo di morire. Non sarebbe mai riuscita a separare quelle vaghe emozioni dagli impulsi dettati dall’Incantesimo. Se le avessero detto ogni cosa e lei avesse cercato, coscientemente, di opporsi all’Incantesimo forse apparentemente ci sarebbe riuscita, ma in realtà non sarebbe mai stata libera. Lei doveva restare all’oscuro di tutto, perchè le sue reazioni fossero spontanee e lui...avrebbe fatto il suo dovere.  
Il rancore era una parte integrante del rapporto Sire e cucciolo. Spike aveva tentato più volte di ucciderlo, in passato e lui stesso era stato tentato più di una volta di sopprimere il suo cucciolo prediletto.
Con gradualità, per non incrinare il suo equilibrio, avrebbe condotto Buffy a trovare in sè stessa la forza di ribellarsi al suo Sire, spezzare i legami che li univano, possibilmente...arrivare a ucciderlo.
L’influenza del passato, del loro amore, era però troppo forte. Se voleva che Buffy trovasse la forza di tornare libera avrebbe dovuto cancellare dal suo cuore ogni traccia di quel passato. Non esisteva un’altra soluzione. Angel, uscendo in silenzio dalla stanza, si chiese se avrebbe trovato la forza per farlo.

 

Questa non è la FINE perché il loro amore è "forever, this is the whole point"

Una Nuova Amica Uccidere un amore