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RATING: la serie è vietata ai minori di 18 anni (NC 17) per trascrizione grafica di rapporti sessuali
SPOILER: I e II serie di ATS, I, II III, IV serie di BtVS
DEDICA: vorrei dedicare questa storia a tutte le donne che hanno avuto la fortuna di trovare un compagno, perchè siano consapevoli del dono che hanno ricevuto dalla vita. La vita di coppia non è sempre facile e comprendersi a volte sembra impossibile, ma vale la pena di lottare per riuscirci, se la ricompensa è l’amore.
 

 

Capitolo X
Uccidere Un Amore

Buffy era ritornata a casa puntuale, ma l’abitazione era vuota. Angel doveva essersi affidato al tempo nuvoloso ed essere uscito un pò prima del tramonto. Buffy sospirò. Non le era mai piaciuto che Angel corresse quel genere di rischi, ma il suo razionale ed equilibrato vampiro sapeva essere incredibilmente testardo a volte. Aveva letto da qualche parte che era una prerogativa degli irlandesi. Non sapeva se fosse vero o no. Angel era l’unico irlandese che avesse mai frequentato. Quello di cui era sicura era che avrebbe voluto trovarlo a casa, ad attenderla, come sempre. Anche se con tutti, soprattutto con Riley, ostentava insofferenza per il rientro obbligato, doveva confessare a se stessa che il dover tornare da lui ogni sera era un dovere che trovava estremamente piacevole. Sapere che alla fine dalla giornata l’avrebbe rivisto, che avrebbero passato la serata insieme, le dava un rilassante senso di sicurezza.

Dalla mattina in cui Angel le aveva fatto l’interrogatorio non c’erano stati più scontri fra loro. Buffy aveva chiesto agli amici quali novità avevano scoperto, ma le loro risposte erano state vaghe e confuse. Si fidava in ogni caso di Giles e gli altri, quindi non aveva indagato molto. Gli studi e le ricerche non erano mai stati il suo punto di forza. Preferiva delegare a loro quel genere di compiti.
Angel era diventato più cupo del solito. Probabilmente era preoccupato.
Interferiva nella sua vita il meno possibile. Non faceva domande e non impartiva ordini, salvo in casi particolari. Il suo unico, costante obbligo era di rientrare prima del tramonto. Dopo quella sera nefasta era sempre stata puntuale.
Al suo rientro, in genere, trovava la cena pronta. Con stupore aveva scoperto che Angel era un ottimo cuoco. Angelus probabilmente aveva usato l’arte culinaria per sedurre le sue vittime. Angel, fra i fornelli, forse riusciva a dimenticare, per brevi istanti, la sua vera natura. Mangiava da sola. Quando aveva terminato riordinava la cucina. Non era stato Angel a chiederle di farlo. Questa divisione dei compiti era nata spontaneamente. In fondo lui cucinava solo per lei. Non sapeva se lo facesse perchè era compito di un Sire avere cura del proprio cucciolo o perchè provava piacere nel provvedere alle sue necessità con gustosi manicaretti. La prima volta che era successo se lo era domandato. In seguito aveva smesso di porsi domande ed aveva semplicemente apprezzato il semplice piacere di trovare la tavola apparecchiata e invitanti pietanze pronte per essere gustate.
 
Parlavano poco. Angel non era mai stato propenso a fare lunghi discorsi e lei, che un tempo, aveva sempre milioni di cose da dirgli, ora preferiva tacere nel timore di turbare il fragile equilibrio che si era stabilito fra loro.
A volte restavano tutta la sera nel più assoluto silenzio, fingendo indifferenza l’uno per l’altra. Angel si immergeva nella lettura. Buffy guardava la televisione, che aveva portato nell’appartamento. Giunta l’ora, augurava la buona notte al suo taciturno compagno e andava a dormire, nel suo letto. Angel fingeva di non averci fatto caso, ma Buffy aveva continuato ad usare la sua maglietta come camicia da notte. Lui restava seduto di fronte al fuoco perso nei suoi pensieri. Buffy avrebbe desiderato più di qualsiasi cosa al mondo sapere dove la mente inquieta del vampiro vagasse, ma non osava fare domande.

Quando lei sentiva più forte il bisogno di lui Angel, sembrava percepirlo. Si sedeva accanto a lei sul divano. Le accarezzava i capelli e la coccolava, come se fosse una bambina. Buffy si abbandonava a lui, cercando di reprimere il proprio desiderio, per assaporare con tranquillità quei momenti di tenerezza. Quando lui la mandava a dormire obbediva senza discutere.
Solo nella solitudine della camera da letto si concedeva qualche lacrima pensando a quello che aveva perso. Avrebbe dato volentieri un’intera vita di sesso con Riley in cambio di quegli innocenti momenti che divideva con l’uomo che aveva perso per sempre. Angel sapeva anche comprendere quando lei aveva bisogno di un altro genere di attenzioni, spesso prima che lei stessa se ne rendesse conto. In quelle occasioni la interrompeva nel bel mezzo di un allenamento, di un film o mentre si stava limando le unghie per mandarla a prendergli un bicchiere di acqua, o un libro. Le prime volte lei era rimasta sorpresa. Poi si era resa conto, obbedendo all’ordine con naturalezza, che nel compierlo qualcosa dentro di lei cambiava. Una tensione, di cui fino in quel momento era stata inconsapevole, si scioglieva. Effettivamente, doveva ammettere, aveva bisogno di un Sire e l’aveva trovato. I suoi malesseri non si erano più presentati e la sua vita era tornata ad essere serena.
 
Angel attraversò lentamente il giardino. Aveva rimandato fino a quella sera il momento, nella speranza che esistesse un’altra soluzione, ma Giles quel giorno gli aveva confermato che quella era l’unica strada per liberare Buffy. Non aveva altra scelta. Quando entrò sentì il rumore della televisione accesa. Un suono inconsueto fra quelle mura austere, ma al quale si era presto abituato. Avere Buffy per casa, i suoi oggetti posati dovunque, il suo profumo nella stanza da bagno, dopo che si era fatta la doccia, erano diventati per lui un dolce tormento.
Tanto lui era silenzioso, tanto Buffy sembrava produrre rumore anche compiendo le operazioni più semplici. Il suono delle stoviglie, mentre riordinava la cucina, la sua voce, che gli giungeva ovattata, dalla camera da letto, mentre parlava al telefono con Willow, i cassetti aperti e poi richiusi, quando si svegliava al mattino: rumori che giorno dopo giorno erano diventati la colonna sonora della sua esistenza. Aveva amato quella casa per la sua pace. Il silenzio che regnava nelle sue stanze, quando mancava lei, ora gli sembrava intollerabile.
Le giornate gli sembravano interminabili mentre attendeva il suo ritorno. Poi lei entrava, normalmente chiudendo la porta con più forza del necessario, e il tempo, che sembrava essersi fermato in sua assenza, tornava a scorrere. La vita ritornava fra le vecchie mura.
Quella sera però qualcosa sarebbe cambiato, per sempre.
 
Angel varcò la soglia con decisione. Non voleva fermarsi a riflettere ancora. Se l’avesse fatto rischiava di perdere il coraggio necessario per fare quello che era necessario. “Ciao, dove sei stato?” chiese Buffy, voltandosi per seguire i suoi movimenti. Era seduta sul tappeto, di fronte alla televisione, e mangiava un tramezzino. Angel ignorò la domanda. Depose il pacco che aveva in mano sul tavolo. Sprofondò nella poltrona, allungando le lunghe gambe fino quasi a sfiorare la ragazza, seduta ai suoi piedi.
“Ho fame.” Dichiarò, fissandola. Buffy restò un’instante interdetta. Non era esattamente un ordine e Angel non le aveva mai chiesto nulla di simile. Anzi, non ricordava di averlo mai visto nutrirsi, nè in passato, nè da quando vivevano insieme. Alla fine però si alzò e si diresse in cucina. Trovò una sacca di sangue accuratamente riposta in frigo, in un apposito contenitore e versatone il contenuto in una tazza, dopo averlo scaldato con il microonde, lo portò al vampiro. Angel prese la tazza, ma quando lei fece il gesto di tornare a sedersi, la fermò.
“Aspetta.” Buffy rimase in piedi, a fianco della poltrona, mentre lui sorseggiava tranquillamente dal tazzone il suo contenuto. Non provò ribrezzo a quello spettacolo. Aver frequentato Spike era servito a qualcosa. Era soprattutto incuriosita dallo strano cambiamento del compagno.
Quando finì di bere Angel le restituì la tazza.
“Lavala.” Buffy sollevò un sopracciglio, sempre più sorpresa, ma anche questa volta obbedì.
Quando tornò in soggiorno la stanza era vuota.
Supponendo che Angel, come a volte accadeva, avesse scelto di passare la serata in un’altra stanza della grande casa, si diresse verso la camera da letto. Intendeva telefonare a Willow per chiacchierare un pò.

Nella stanza, che ormai occupava da tempo, la aspettava però una sorpresa. Angel era a torso nudo, disteso sul letto, come se la stesse aspettando.
Buffy rimase incerta sulla porta.
“Angel, che cosa succede? Che cosa vuoi?” si decise alla fine a chiedere. Angel le sorrise e Buffy provò un brivido. Non era il sorriso dolce di Angel, quello che aveva di fronte, ma quello strafottente e ironico di Angelus.
“Nulla che non mi sia dovuto Buffy.” La risposta fu lapidaria. “Chi sei?” La domanda era stata fatta a bassa voce, ma la tensione in essa era evidente. “Rilassati Buffy, sono il tuo Angel. Come ti ho già detto il mio demone è sotto controllo. Ho semplicemente riflettuto e mi sono stufato di questo gioco. Se devo passare il mio tempo qui a Sunnydale a fare la parte del tuo Sire per salvare la tua preziosa vita, va bene, ma almeno è giusto che ne goda i benefici.” L’atteggiamento di Angel era quello di chi spiega qualcosa di ovvio a qualcuno troppo ottuso per comprenderlo da solo. Buffy però non aveva intenzione di lasciarsi intimorire. “Angel sei impazzito forse? Di che cosa stai parlando?” “Sai benissimo di che cosa parlo Buffy. Di te e di me. Io sono il tuo Sire, tu sei il mio cucciolo. So benissimo che hai il tuo soldatino di cui occuparti. Benissimo. Quando questa storia sarà finita potrai tornare da lui e farlo felice fino alla fine dei suoi giorni. Fino ad allora però mi rifiuto di continuare a recitare questa farsa. Mi sono stancato di essere quello che si sacrifica per te, che pazienta, rinuncia, soffre perchè tu possa avere una vita normale. Non sono stato certo io a farti l’Incantesimo e a volere questa situazione, ma visto che si è creata....non vedo perchè non dovrei goderne i benefici. In fondo ti divertirai anche tu, o forse no, ma non ha molta importanza. Potrai sempre divertirti per il resto della tua vita...con Riley.”

Buffy rimase per alcuni istanti senza parole. Angel era cambiato, lo sapeva, ma non poteva essere cambiato fino a questo punto!
“Non so che cosa ti sia successo Angel, e non so di quali benefici tu stia parlando, ma io ho un ragazzo, un bravo ragazzo, come tu stesso hai ricordato.” Aveva già deciso di lasciare Riley quanto tutto fosse finito. Non voleva farlo prima solo perchè non voleva che in lui, o negli altri, sorgesse il dubbio che quella decisione fosse una conseguenza dell’Incantesimo. Non era così. Rivedere Angel, vivere con lui, le aveva ricordato l’intensità dei sentimenti, della passione che si prova quando si ama veramente. Qualsiasi fosse il sentimento che la legava a Riley, non era amore. Restare al suo fianco non sarebbe stato giusto per nessuno dei due. Considerati questi presupposti usare la loro relazione, per difendersi da Angel, come aveva appena fatto, non era un comportamento onesto, ma non era preparata ad affrontare una situazione simile e Angel stesso le aveva ricordato i suoi impegni verso il suo ragazzo.
“Non credo tu abbia molta scelta Buffy!” rispose Angel con tono ironico. Buffy impallidì, improvvisamente consapevole del potere che lui ora aveva su di lei. Si voltò, decisa a lasciare quella casa per andare ovunque, purchè lontano da lui.
“Torna qui, subito!” La sua voce la raggiunse nel soggiorno. Il suo corpo si immobilizzò improvvisamente. In preda a sentimenti contrastanti si ritrovò nella camera da letto, in piedi, a fianco del letto. Le mani le tremavano per il conflitto che la tormentava. Avrebbe voluto andarsene, la rabbia e il dolore la devastavano, ma qualcosa la tratteneva in quella stanza, qualcosa che non riusciva a sconfiggere. Il mondo intorno a lei iniziò a dilatarsi. Sentiva il suo cuore battere più forte mentre i pensieri le si confondevano nella mente.
 
Angel la osservava preoccupato. Aveva esagerato. Doveva portarla alla ribellione, ma gradualmente. Se avesse proceduto con troppa violenza la tensione dentro di lei sarebbe stata troppo forte e l’avrebbe fatta impazzire. Doveva rimediare. “Buffy, siediti qui vicino a me e ragioniamo. Va bene?” Il tono calmo della sua voce sembrò aiutare Buffy a tornare alla normalità. Si sedette al suo fianco con un sospiro di sollievo. Lui le accarezzò il viso e lei non si sottrasse alle sue carezze.
“Noi dobbiamo stare insieme fino a quando esiste l’Incantesimo. Io sono il tuo Sire e tu sei il mio cucciolo. E’ inutile fare finta di nulla. E’ così. Tu hai i tuoi bisogni, che io cerco di soddisfare, per salvaguardare la tua sanità mentale. Anch’io però come Sire ho i miei bisogni. Mi sembra quindi giusto che tu faccia altrettanto per me. Sei d’accordo?” Non le aveva mentito. Effettivamente riprendendo il suo ruolo di Sire Angel aveva sentito risorgere in lui vecchi istinti e necessità. Fino a quel momento li aveva controllati perchè l’amava. Non voleva fare di lei il suo cucciolo, non più di quanto fosse necessario per il suo bene. Questa però era diventata l’unica strada possibile per portarla alla rivolta. In realtà la stava ingannando. Buffy non aveva la minima idea di quali fossero i bisogni di un Sire. Presto però lo avrebbe scoperto.
 
Buffy cercò di riflettere, di dare una parvenza di ordine ai sentimenti che si alternavano in lei.
In fondo soddisfare i bisogni di Angel, in ogni senso, era quello che aveva sempre desiderato. Il fatto che ora fosse il suo Sire non poteva cambiare più di tanto le cose. Lui sarebbe sempre stato...la persona di cui più si era fidata, in tutta la sua vita da adulta.
“Hai ragione. E’ giusto.” Rispose ormai tranquillizzata. Che Angel volesse qualcosa da lei non solo riusciva a comprenderlo, ma le faceva anche piacere. Forse non le era diventata del tutto indifferente, come aveva temuto. “Ti senti bene?” chiese il vampiro, con reale interesse. Angel desiderava veramente accertarsi che lei aveva riacquistato il suo equilibrio, dopo la crisi di poco prima. “Sì, ora sto bene.” Fu la laconica risposta. “Perfetto!” esclamò Angel sollevato, voltandosi e distendendosi sul letto con la schiena rivolta verso l’alto. “Devo avere esagerato con gli allenamenti oggi. Ho i muscoli indolenziti. Massaggiami la schiena.” Buffy, con un sorriso, ricordò le innumerevoli volte che lui le aveva massaggiato la schiena, dopo un combattimento, negandole però il piacere di ricambiare il favore. Solo con il tempo aveva compreso il motivo per cui lui aveva rifiutato le sue innocenti offerte. Lei allora era ancora troppo giovane e impreparata a soddisfare gli istinti che quel genere di contatto avrebbe risvegliato in lui.
Il tempo però era trascorso e aveva fatto di lei una donna.
Sentendosi sicura di se stessa Buffy si alzò dal letto e si chinò su di lui, appoggiandogli le mani sulle spalle, senza esitazioni. Angel però la fermò.
“In quella posizione starai scomoda, e ti verrà male alla schiena. Sali sul letto.” Buffy seguì il consiglio e con un certo imbarazzo, assecondando i movimenti di lui, posò le ginocchia ai due lati del suo corpo. Angel premette con le mani contro le sue gambe, costringendola ad abbassare il bacino, fino a quando non si trovò praticamente seduta. Effettivamente era la posizione più confortevole, ma anche molto sensuale. Attraverso i pantaloni aderenti percepiva i suoi muscoli di lui contrarsi, mentre alzava leggermente il torace dal letto per appoggiare il capo sulle braccia conserte. Le gambe divaricate la facevano sentire esposta, anche se era completamente vestita e lui non la stava guardando. Aveva chiuso gli occhi e aspettava in silenzio.
 
Buffy posò lo sguardo sul tatuaggio di fronte a lei. Non aveva avuto, in passato, molte occasioni di vederlo. Angel era sempre stato piuttosto riservato con lei, nonostante fosse la sua ragazza. All’inizio del loro rapporto, probabilmente, aveva avuto timore di scandalizzarla, offendendo la sua innocenza. In seguito il suo riserbo era probabilmente nato dalla consapevolezza dei propri limiti nel renderla felice. Il disegno scuro, sulla pelle chiara, servì però a ricordarle chi era l’uomo che giaceva sotto di lei. Non un estraneo o un amante occasionale e neppure il ragazzo che sua madre era stata lieta di accogliere in casa. Era il suo amore, l’uomo che conosceva ogni segreto della sua anima, che sapeva leggere il suo sguardo meglio di chiunque altro. Provando un confortante senso di famigliarità Buffy tornò a appoggiare i palmi delle mani sulla pelle fresca. Iniziò dal collo e dalle spalle. I suoi muscoli erano effettivamente tesi, ma sotto le sue dita sembravano rilassarsi. Percorse più volte la spina dorsale fino al bordo dei pantaloni e poi si soffermò sui fianchi snelli.
Angel restava immobile sotto di lei, come se fosse indifferente al tocco delle sue dita. Buffy provò un senso di risentimento nei suoi confronti. In lei il disagio stava crescendo trasformandosi in eccitazione.
 
Angel aveva una schiena stupenda. La vicinanza dei loro corpi, l’intimità della situazione, le sensazioni che attraverso le sue mani raggiungevano ogni parte del suo essere stimolavano il suo desiderio. Cercava di muovere il bacino il meno possibile, ma, inevitabilmente, le sue parti più intime sfregavano contro il corpo di lui. Mentalmente Buffy ringraziò di avere indossato i pantaloni quella mattina. Se avesse avuto una gonna....le reazioni del suo corpo sarebbero preso state evidenti anche a lui. Angel stava richiamando alla memoria tutti gli esercizi di concentrazione che conosceva. Dovette però prendere atto della loro inutilità quando costatò che il suo corpo stava comunque reagendo a quella dolce tortura. L’eccitazione di lei, di cui lui era atrocemente consapevole, aggravava la situazione. Gli era sempre più difficile dominare l’impulso di voltarsi sul letto, afferrarla e fare l’amore con lei per sempre, ma se l’avesse fatto lei avrebbe avuto quello che voleva in quel momento e la sua situazione sarebbe solo peggiorata. Avrebbe avuto lei il controllo e questo lui non poteva permetterlo. Doveva dominarla, sottometterla, proprio come avrebbe fatto con uno dei suoi cuccioli. Buffy non era però un vampiro. Era la Cacciatrice, una donna forte e orgogliosa. Si sarebbe ribellata e sarebbe stata libera. L’avrebbe fatto però solo se lui prima avesse cancellato dalla sua mente l’immagine dell’uomo dolce, innamorato e comprensivo, a cui tutto poteva essere perdonato, per costruirne un’altra del tutto diversa. Un’immagine che lei avrebbe odiato e disprezzato. L’immagine di un uomo che non meritava nessuna clemenza e nessun perdono. Solo in questo modo lei avrebbe trovato la forza di liberarsi veramente dell’Incantesimo....e di lui. Suscitare il suo desiderio, senza soddisfarlo e anzi, dimostrando indifferenza, era esattamente il tipo di comportamento che Buffy non avrebbe sopportato in un uomo. Il suo orgoglio femminile ne sarebbe rimasto ferito e se fosse riuscito a condurla fino al punto di rinunciare alla sua dignità per implorarlo di soddisfarla....lei non glielo avrebbe mai perdonato. Ne era certo.
Doveva però procedere lentamente. Buffy era tutt’altro che stupida e le sue reazioni potevano essere imprevedibili. La pazienza era la sua arma migliore in quella lotta per la salvezza di lei che non poteva permettersi di perdere, anche se....lui avrebbe perso comunque.

Buffy abbassò leggermente il capo. Voleva posare le labbra su di lui, sentire ancora una volta il suo sapore. Era però una donna adulta e all’ultimo istante riuscì a controllarsi. Lui le aveva chiesto un massaggio. Non sarebbe stata lei a sedurlo. Aveva la sua dignità. Angel si mosse. Buffy pensò ne avesse avuto abbastanza, ma lui le impedì di alzarsi, posandole una mano su una gamba. Si limitò a girarsi su se stesso, ma questa volta non la costrinse più a sedersi. Buffy si ritrovò con lo sguardo fisso sul suo petto.
“Continua” mormorò lui, con gli occhi chiusi e un’espressione indecifrabile sul volto.  Buffy, con movimenti questa volta indecisi, riprese a massaggiarli le spalle. Quando si decise a scendere lungo i pettorali cercò istintivamente di eludere i capezzoli, ma lui le afferrò gentilmente le mani e le posò su di essi. Buffy strinse le labbra e riprese il massaggio, con lenti movimenti circolari, quasi ipnotici. Inconsapevolmente si inumidì le labbra con la lingua. I muscoli del suo ventre si stavano contraendo in spasmi di desiderio. Gli indumenti che indossava le sembrarono improvvisamente troppo stretti. Il seno premeva contro il tessuto della maglietta. Ogni centimetro del suo corpo chiedeva disperatamente carezze che gli erano negate. Angel sembrava tranquillo e rilassato sotto di lei, completamente insensibile al suo tocco.
La tensione dentro di lei stava crescendo. Ora le sue mani si erano spostate sul suo ventre piatto. Percepiva la pelle fresca e liscia di lui sotto i polpastrelli. Le labbra di lui, socchiuse, sembravano invitarla a baciarlo. Proprio quando lei era prossima a cedere e a chinarsi su di lui, per baciarlo con passione, sentì la sua voce.
“Ora basta. Portami la borsa che ho lasciato sul tavolo.”

 

Questa non è la FINE perché il loro amore è "forever, this is the whole point"

Il Passato Continua...