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RATING: la serie è vietata ai minori di 18 anni (NC 17) per trascrizione grafica di rapporti sessuali
DEDICA: vorrei dedicare questa storia a tutte le donne che hanno avuto la fortuna di trovare un compagno, perchè siano consapevoli del dono che hanno ricevuto dalla vita. La vita di coppia non è sempre facile e comprendersi a volte sembra impossibile, ma vale la pena di lottare per riuscirci, se la ricompensa è l’amore.
 

 

Capitolo XI
Il Cucciolo
Ci vollero alcuni istanti, prima che Buffy realizzasse il significato delle sue parole. Voleva che lei smettesse di massaggiarlo. Appena lo comprese però balzò immediatamente giù dal letto. Le mancava il respiro e il cuore le batteva violentemente nel petto. I suoi sensi erano ancora sconvolti dalla eccitazione. Fece però il possibile per nascondere quello che provava. Lui aveva preteso solo un innocente massaggio, erano stati la sua mente e il suo corpo a....fare il resto.
Sollevata all’idea di potersi sottrarre, almeno per qualche minuto, alla sua presenza, si diresse con passo deciso, verso il soggiorno. Angel rimase a fissare il soffitto, odiandosi per quello che stava facendo. Il tempo era passato. Buffy aveva vissuto nuove esperienze, era cresciuta. Eppure il suo animo era rimasto ingenuo, pulito, incapace di vedere la malizia nel mondo che la circondava. Aveva fiducia in lui, nonostante tutto. Quando lei avesse compreso il suo tradimento l’avrebbe odiato. Solo allora lui avrebbe raggiunto il suo scopo. Donarle la libertà dall’Incantesimo, ma anche dal ricordo di quell’amore che anche se non era potuto fiorire lei non era mai riuscita a sradicare del tutto.  
Il ritorno di Buffy nella stanza lo riportò alla realtà. Aveva in mano il sacchetto che lui le aveva chiesto. Lo appoggiò sul letto.
“Ti ho comprato dei vestiti. Indossali. Usciamo.” Buffy restò a guardarlo, senza rispondere. Non era sorpresa. In soggiorno aveva ovviamente dato una veloce occhiata al contenuto della borsa. Si aspettava però che lui le lasciasse un minimo di intimità per vestirsi. Quando però realizzò che lui non accennava ad alzarsi comprese che avrebbe dovuto cambiarsi di fronte a lui.
Si sentì in imbarazzo come mai le era capitato. Spogliarsi o lasciarsi spogliare in preda alla passione era un gesto naturale così come svestirsi nella stessa stanza, in presenza del proprio compagno, per andare a dormire, pensando alla giornata trascorsa o facendo progetti per il giorno dopo.
Togliersi i vestiti di fronte ad Angel, che la osservava dal letto, con attenzione non aveva invece nulla di naturale. Si sentiva sotto esame. Non solo fisicamente.
Era consapevole di avere un bel corpo e nulla di cui vergognarsi. Era il fatto che lui scrutasse i suoi gesti, i movimenti del suo corpo mentre si sfilava ad uno ad uno gli indumenti, a metterla a disagio.
 
Non si era mai resa conto di come, le sue braccia alzate, per togliere la maglietta, le mettessero in evidenza i seni, stretti nel reggiseno di pizzo. Provò l’impulso di coprirsi, ma si trattenne. Era assurdo. Angel l’aveva già vista spogliata. Quando posò le mani sulla chiusura dei pantaloni divenne improvvisamente cosciente di quanta poca grazia ci fosse nel modo in cui, usualmente, li sfilava. Istintivamente cercò di farlo con più eleganza possibile. Non voleva intenzionalmente sedurlo. Al contrario, era adirata con lui, per il suo atteggiamento, eppure la donna che era in lei esigeva che affrontasse quella situazione inattesa con dignità. Ad aumentare il suo risentimento contribuì anche il brivido di eccitazione che, in modo del tutto inatteso, le attraversò il corpo. I suoi sensi cercavano ancora quell’appagamento che lui le aveva negato poco prima.  
Finalmente quella tortura finì. Ora era in biancheria intima a fianco del letto e con gesti, resi sicuri dall’ira, afferrò la borsa e ne rovesciò il contenuto sul letto. Aveva fretta di rivestirsi. Non voleva che Angel avesse il tempo, osservandola quasi nuda, di scorgere gli inequivocabili segni del suo desiderio. Una scatola da scarpe rotolò sul materasso, aprendosi. Ne uscirono due scarpe di pelle nera, con un tacco molto alto. Erano di ottima fattura e decisamente eleganti. Vicino ad esse c’era solo un mucchietto di raso nero. Buffy lo prese in mano, con curiosità e diffidenza. Era un vestito, semplice, ma decisamente ridotto. “Indossalo.” La invitò Angel, quando vide la sua indecisione. “Non posso.” Rispose Buffy d’impulso. Poi cercò di addolcire la sua brusca risposta. “E’ carino, ma non è della mia taglia. Non entrerò mai in questo abito, a meno che non perda almeno qualche chilo!” Tenendo disteso di fronte a sè l’indumento Buffy cercava di trattenere il sorriso. Iniziava a vedere il lato comico della situazione. Angel, evidentemente aveva cercato di farle un piacere, regalandole l’abito, ma aveva decisamente sbagliato a stimare le sue misure.  
“Indossalo!” Questa volta, quella di Angel, non era più una richiesta, ma un ordine. Buffy, superato lo stupore, aprì la bocca, con l’intenzione di dargli una risposta tagliente, possibilmente anche velenosa, ma subito la richiuse. Qualcosa, dentro di lei, la spingeva a non replicare e semplicemente obbedire. Prima di rendersene conto stava già indossando l’abito. Si tolse il reggiseno. Quel modello non ne prevedeva l’uso. La stoffa le aderì addosso come una seconda pelle. Solo trattenendo il fiato e con l’aiuto di Angel, che per l’occasione si alzò dal letto, riuscì a chiudere la cerniera sulla schiena. Era abituata alle gonne corte, ma quel vestito era al limite della decenza. Anzi, i due spacchi laterali, decisamente oltrepassavano quel limite.
La scollatura rotonda non sarebbe stata eccessiva, su una ragazza meno prosperosa. Una buona parte del suo seno però restava scoperto e compresso dalla stoffa. Il risultato era oltremodo provocante. Non aveva bisogno di uno specchio per rendersene conto.
Angel non commentò. Si limitò a porgerle le scarpe, che lei indossò con fatica. L’abito le impediva i movimenti. “Tirati su i capelli.” Buffy obbedì senza discutere. Era troppo confusa per trovare delle valide obiezioni. Non riusciva a comprendere che cosa volesse Angel da lei e che cosa avesse provocato in lui quel cambiamento.
Pettinarsi e truccarsi con solo l’aiuto del suo specchio da borsetta non fu facile, ma alla fine Angel approvò con un cenno il risultato, e Buffy non potè fare altro che affidarsi al suo giudizio. Mentre lei si acconciava i capelli lui si era vestito. Camicia bianca, giacca e pantaloni neri. Nel suo abbigliamento nulla era cambiato.
“Andiamo.” Disse lui con naturalezza, dirigendosi verso la porta, senza voltarsi per controllare se lei lo stava seguendo.  
Buffy restò immobile al centro della stanza. Vestirsi in quel modo per lui poteva essere stato un gioco per quanto assurdo e imbarazzante. Uscire con quell’abbigliamento così estraneo al suo modo di vestire era però un’altra cosa. Non poteva assolutamente farlo. Non si sarebbe presentata così neppure a una stupida festa in maschera. Angel in soggiorno si era fermato, consapevole che lei non lo aveva seguito. Si voltò per osservarla.
Non si illudeva che sarebbe bastato così poco a rompere l’Incantesimo. Buffy non era puritana fino a quel punto. Ma dentro di lui pregò che accadesse il miracolo e che lei trovasse la forza per.... “Va bene” acconsentì Buffy improvvisamente, muovendosi verso di lui. Trascorsi i primi momenti di stupore si era resa conto che in fondo quello che indossava era solo un vestito. Ad Angel, evidentemente piaceva, vederla vestita in quel modo. Non lo avrebbe mai creduto, ma in fondo sapeva poco dei suoi sogni, dei suoi desideri. Accontentarlo non le costava poi molto.
Degli estranei, che l’avrebbero vista e giudicata, non le importava molto e se avessero incontrato qualcuno che la conosceva....Buffy sperò ardentemente che non succedesse. Avrebbe faticato non poco per giustificarsi, il giorno dopo. Era un rischio ridicolo però a confronto con l’Incantesimo e tutto quello che implicava.  
Per strada, con i tacchi alti e il vestito stretto, faticò a restare al passo delle lunghe gambe del compagno. Angel non sembrò accorgersi delle sue difficoltà.
Quando Buffy comprese la loro destinazione non ebbe modo di opporsi. Angel la precedette e a lei non restò che seguirlo, entrando nel Bronze.
La musica era assordante come sempre. Angel attraversò con disinvoltura la folla, dirigendosi a un tavolo vuoto. Buffy strinse le labbra, cercando di ignorare gli sguardi dei ragazzi, e le frasi sussurrate al suo passaggio. Fissò lo sguardo sulla schiena dell’uomo che fendeva la folla di fronte a lei, rimpiangendo di non avere a portata di mano un paletto. Giunta al tavolo si sedette sul divanetto al suo fianco, senza guardarlo. “Angel, questa buffonata non ha senso! Che cosa credi di....” Il contatto della sua mano sul suo ginocchio scoperto le impedì di finire la frase. Si voltò a guardarlo con ira, coprendo la sua mano con la propria per interrompere la carezza indesiderata. Lo sguardo gelido di lui bloccò il suo gesto e Buffy riportò la mano sul tavolo, tornando a fissare la pista da ballo.
 
Una cameriera si avvicinò e Angel ordinò da bere per entrambi, stringendole il ginocchio con fermezza. Solo quando restarono di nuovo soli Angel allentò la presa, ma la sua mano non si separò da lei. Continuò ad accarezzarla risalendo lungo la gamba. Anche lui ora fissava la gente che ballava, ostentando indifferenza.
I sensi di Buffy, già sovreccitati quella sera, tornarono a risvegliarsi. Il tocco di Angel era lieve, gentile. Le sue dita si insinuarono lentamente verso l’interno della gamba. Ormai avevano quasi raggiunto l’orlo del corto vestito. La cameriera tornò e posò i bicchieri sul tavolo. Neppure allora Angel interruppe il suo gesto.
Quell’angolo della sala era poco illuminato e il tavolo avrebbe probabilmente nascosto, agli occhi degli estranei, quello che il suo compagno stava facendo, ma Buffy si sentiva comunque imbarazzata e....eccitata. Doveva ammetterlo. Non avrebbe saputo dire quanto la precarietà della loro situazione contribuisse a generare la tensione che provava. Sapeva soltanto che, per quanto la parte razionale di lei lo desiderasse, non riusciva a fare nulla per farlo smettere. Una parte di lei voleva che continuasse fino a quando....si accorse improvvisamente di avere le dita contratte intorno al bicchiere. Sentiva la stoffa del vestito premere contro il suo seno. Quando le dita di lui sfiorarono la stoffa delle mutandine dalle sue labbra dischiuse sfuggì un gemito. Lui, sempre impassibile, tolse la mano per prendere il suo bicchiere dal tavolo e bere un lungo sorso.
Buffy bevve tutto il contenuto del suo bicchiere.
 
“Vai a ballare....per me.” Buffy per circa un minuto continuò a osservare la gente che si muoveva intorno a loro senza rispondere. Quando però finalmente la sua mente confusa assimilò la richiesta, la sua risposta fu determinata.
“No!” Lui si voltò a guardarla, con un sopracciglio alzato, senza obiettare nulla.
Buffy si sentì afferrare di nuovo dal senso di disagio che provava sempre, dal giorno in cui si erano rivisti, quando si opponeva a lui, ma questa volta non intendeva cedere.
Angel ripetè l’ordine, con tono più deciso. “Buffy, voglio che tu balli. Ti è sempre piaciuto farlo. Questa volta lo farai per me.” Nell’animo di Buffy il senso di disagio era cresciuto trasformandosi in un malessere quasi fisico. La sua determinazione iniziò a incrinarsi. Cercò comunque di assumere un atteggiamento dignitoso quando cercò di farlo ragionare. “Angel...non credo proprio che sia il caso, vestita in questo modo e con queste scarpe.” Angel non insistette. Si volse di nuovo verso la pista da ballo e ricominciò a sorseggiare la sua bevanda.
 
Buffy iniziò a rilassarsi sicura di essere finalmente riuscita a riportarlo a più miti consigli. Continuava però a tormentarla l’incertezza del perchè Angel, proprio quella sera, avesse deciso di comportarsi in modo così strano. Le sorse il dubbio che il massaggio, il vestito, il modo in cui l’aveva accarezzata poco prima non fosse altro che un gioco, uno scherzo alle sue spalle, orchestrato forse con i sui amici, per distrarla dalla situazione pazzesca in cui si trovava. Ripensò anche a quanto era accaduto fra loro, da quando era rimasta vittima dell’Incantesimo. Anche per Angel, doveva ammettere, non doveva essere stato facile lasciare la sua nuova vita a Los Angeles, per tornare per aiutarla. Durante i loro ultimi incontri, sia a Los Angeles sia a Sunnydale....lei non era stata proprio amabile con lui. Inconsciamente forse Angel voleva vendicarsi con quella commedia.
Senza voltarsi completamente verso di lui, cercò di leggere la sua espressione, desiderosa di trovare in essa una risposta alle sue domande.
Angel stava fissando con molto interesse qualcosa. Seguendo la direzione del suo sguardo Buffy scoprì che ad attrarre la sua attenzione era una procace ragazza bruna, con un vistoso vestito rosso, che, seduta al bancone del bar, ricambiava sfacciatamente il suo sguardo, in un chiaro invito.
A Buffy all’improvviso mancò il respiro e un dolore sordo le trafisse il cuore. Quella paura insinuante, che le stava facendo serrare con forza i denti, quell’ansia di riafferrare qualcosa, che si teme di avere perso, poteva essere solo gelosia. “Non pensavo ti piacesse quel tipo di ragazza.” Commentò, in tono tagliente. Angel non sembrò rilevare la caustica ironia delle sue parole.
“Ci sono molte cose che non sai di me Buffy. Le ragazzine esili e innocenti hanno il loro fascino, ma spesso danno più problemi ad un uomo che soddisfazioni. Le donne esperte sono meno complicate e decisamente ..... hanno una resa maggiore.”  
Il Bronze, la gente intorno a loro, l’Incantesimo, tutto sparì improvvisamente dalla mente di Buffy. La persona che lei conosceva bene, il suo Angel, non avrebbe mai potuto dire una cosa del genere, con il tono di chi fa una conversazione da salotto. In un momento d’ira forse. Ma in quel modo tranquillo e pacato non riusciva a crederci. Non aveva mai dimostrato così poca considerazione, non solo per lei, ma per tutto il genere femminile. Angel aveva sempre trattato con il massimo rispetto anche le donne, come Faith, che non lo meritavano. Il cinismo delle sue parole la colpì dolorosamente.
Evidentemente quella frase si riferiva a lei. Lo aveva deluso, rifiutandosi di accontentarlo, e lui glielo aveva fatto sapere.
“Vai a ballare, così avrò altro da guardare.” Continuò il vampiro senza cambiare atteggiamento. Buffy si morse violentemente un labbro. Si alzò di scatto dal divano con l’intenzione di fuggire lontano da quell’uomo che non riconosceva più. Si mosse fra la gente senza rendersi conto di nulla fino a quando sue mani robuste non le afferrarono la vita.  
“Buffy, che cosa succede? Perchè sei qui?” “Riley?” Di fronte a lei c’era il suo ragazzo, che la osservava con espressione allibita. Buffy cercò invano fra i suoi pensieri confusi una spiegazione plausibile alla sua presenza nel locale, vestita in quel modo, quando c’erano problemi ben più seri di cui avrebbe dovuto occuparsi. “Hey, ma come ti sei vestita?” continuò Riley, osservandola con attenzione, ma senza lasciarla. Nel suo tono, oltre allo stupore Buffy, pur nello stato di confusione in cui si trovava, notò una nota di evidente disapprovazione.
Buffy guardò negli occhi il ragazzo con cui avrebbe dovuto passare il resto della sua vita. Vi lesse stupore e preoccupazione per lei, ma anche un’implicita condanna. Cercò le parole giuste per rassicurarlo, per fargli capire che niente era cambiato, che quell’abito non significava nulla. Era solo una mascherata, uno scherzo, una farsa nata da quella situazione incredibile. Il colpevole era l’Incantesimo. Lei era solo la vittima.  
Non trovò mai però quelle parole. Le tornarono in mente i lunghi momenti in cui si era spogliata per Angel. I suoi occhi scuri che l’osservavano. La sua voce calda ordinarle di indossare un abito che lei non avrebbe mai pensato di portare. Non era una mascherata. Era la realtà. La sua realtà. Lei avrebbe discusso, urlato, imprecato, perfino pianto, ma avrebbe sempre finito di fare quello che lui voleva, non a causa dell’Incantesimo, ma perchè lo amava. In ognuno di quei momenti difficili avrebbe potuto opporsi a lui, se l’avesse veramente voluto. Ne era certa. Le sarebbe costato un incredibile sforzo, certo, l’Incantesimo non era un’illusione. Esisteva veramente. Lo sentiva agire in lei con una chiarezza tale che a volte le era sembrato di poterlo perfino toccare, come una lama che trafiggesse la sua mente, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Per quanto reale però lei avrebbe potuto vincerlo, ma quello che l’Incantesimo la costringeva a fare era proprio quello che lei voleva. Questo era il problema. Con decisione si sciolse dall’abbraccio di Riley. “Sono qui con Angel. Scusami, ma devo andare.” Disse tristemente, ma senza incertezze. Riley rimase interdetto a fissarla mentre si allontanava, la testa eretta, verso la pista da ballo.
 
Angel si era sentito incredibilmente sollevato quando lei si era alzata per andarsene. Non aveva ancora vinto, ma almeno era un progresso. Aveva offeso il suo orgoglio, sminuendo quello che lei aveva significato per lui, e Buffy aveva trovato, nell’ira, la spinta per allontanarsi. Sarebbe tornata. Era ancora il suo cucciolo. Non poteva fare altro. Non ancora almeno. Al suo ritorno sarebbe però stata più sicura di sè, più indipendente da lui. La sua forza avrebbe continuato a crescere fino a quando....fra la folla aveva intravisto Riley fermare Buffy. Corrugò la fronte. Poteva essere una buona cosa che il ragazzo fosse presente proprio quella sera. Probabilmente, ricordandole la sua vita normale, avrebbe aiutato Buffy a ritrovare se stessa. Li osservò scambiare poche parole. Buffy gli voltava la schiena e non poteva vederla in viso, ma Riley sembrava avere un atteggiamento preoccupato e protettivo. Angel provò una stretta allo stomaco notando la famigliarità con cui il ragazzo aveva posato le mani sui fianchi di Buffy fasciati dall’abito. Si chiese se quel bamboccio si rendeva vagamente conto della fortuna che aveva. Sperò che fosse così. Per Buffy e anche per se stesso. Non avrebbe tollerato di sapere Buffy infelice.
 
Comprese che qualcosa non era andato nel verso giusto quando Buffy lasciò Riley per voltare le spalle all’uscita. In preda all’ansia la vide attraversare la sala diretta inequivocabilmente verso i ballerini. Avrebbe voluto urlarle di non farlo, di uscire da quel posto, tornare fuori, nella notte, alla sua vita di sempre. Sapeva però di non poterlo fare. Rimase impietrito, seduto la tavolo, a guardarla muoversi con movimenti sinuosi, al ritmo della musica. Era affascinante e incredibilmente attraente. Neppure con quell’abito addosso riusciva a essere volgare. Seguiva la musica frenetica, ma non c’era frenesia nei suoi movimenti. Il vestito esaltava la sua figura snella, segnandone le morbide curve. I suoi gesti non erano un invito. Buffy ballava da sola, come se il resto del mondo non esistesse. Si era voltata verso di lui, ma non lo guardava. Il suo sguardo sembrava perso nel nulla. Forse pensava al passato, al loro amore, ai rari momenti di felicità che la vita aveva concesso loro.
 
Nella mente di Buffy scorrevano senza sosta immagini di lui, misterioso sconosciuto, incontrato nel buio di un vincolo, anima tormentata, incapace di trovare un pò di pace, tenero amante e amico sempre pronto a comprendere.
Aveva iniziato a desiderarlo prima ancora di sapere che cosa fosse il desiderio. Il loro amore era cresciuto, nel silenzio del cimitero, interrotto solo da parole sussurrate, fra le lapidi, labbra che si sfiorano, alla ricerca di nuove sensazioni, i sensi sempre all’erta per percepire il pericolo. Lui era stato la sua sicurezza. Il rumore dei suoi passi, alle sue spalle, per le strade deserte, le aveva dato la forza di continuare, di non fermarsi, neppure quando ogni cosa sembrava perdere significato. Sapeva che lui sarebbe sempre stato presente nella sua vita. L’avrebbe amata per sempre. Il desiderio, il contatto dei loro corpi, il bisogno di sentire la sua pelle contro la propria, il piacere, che lui sapeva darle, con una semplice carezza non erano altro che una conseguenza di quell’amore. Sentirlo dentro di sè, penetrarle la carne, entrare nei recessi più intimi del suo corpo era tutto quello di cui aveva bisogno perchè lui era già dentro di lei, nel suo cuore, nella sua anima....sempre.  
Non sapeva che cosa gli era successo. Perchè fosse cambiato così tanto, ma non aveva importanza. Anche se fosse diventato una persona diversa lei non sarebbe riuscita a smettere di amarlo. Lo sapeva con dolorosa certezza. Angelus glielo aveva dimostrato. Avrebbe sofferto e pianto probabilmente, e avrebbe anche combattuto per avere di nuovo l’uomo di cui si era innamorata, ma non sarebbe riuscita a lasciarselo dietro alle spalle, come un’esperienza finita. Fra loro non sarebbe mai finita. Avrebbe continuato a sperare, a cercare di intravedere nelle sue parole, nei suoi gesti e soprattutto nei suoi occhi una scintilla che le dicesse che l’uomo di cui si era innamorata era ancora vivo, presente, vicino a lei. Sempre. Sarebbe stata il suo cucciolo, se era questo il ruolo che doveva assumere per non perderlo, per non perdere se stessa, perchè ora comprendeva chiaramente che se lui l’avesse lasciata di nuovo, lei non avrebbe potuto continuare ad esistere senza di lui. Non avrebbe saputo dire se quella convinzione era frutto della sua mente o dell’Incantesimo, ma non aveva importanza. Lei aveva bisogno di lui. Era inutile combattere.  La musica si era interrotta. Buffy si fermò e si guardo intorno. Angel era di fronte a lei con un’espressione indecifrabile sul volto. “Andiamo a casa.” Furono le uniche parole del vampiro. Buffy prese la mano che lui le tendeva e scese lo scalino che la divideva da lui. Senza rispondere, lo seguì verso l’uscita.

 

Questa non è la FINE perché il loro amore è "forever, this is the whole point"

Uccidere Un Amore Cacciatore e preda