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SPOILER: pochi cenni ad ATS.
RINGRAZIAMENTI: a tutte le partecipanti della ML Angelforever, per avermi ispirato, con i loro commenti e riflessioni, e a coloro che mi hanno incoraggiato, con i loro apprezzamenti.
 
Capitolo II
Il Segno
Buffy era ormai quasi arrivata a casa.
Era stata un'altra serata come tante: lo studio, gli amici e infine la caccia e poi a letto…da sola!Riley l'aveva lasciata, ma ormai la sofferenza, l'orgoglio ferito, le speranze deluse si erano trasformate in sollievo. Il sollievo di poter essere se stessa, senza sensi di colpa e illusioni.

All'improvviso rallentò il passo e un sorriso le sfiorò le labbra. C'era voluto del tempo, ma alla fine
il famigliare senso di pace e benessere che aspettava era arrivato. Esalò un profondo sospiro, assaporando la piacevole sensazione di tranquillità e sicurezza che ora l'avvolgeva e continuò a dirigersi lentamente verso casa.

Angel si sentiva riportato indietro nel tempo. La ragazza che intravedeva alla luce dei lampioni era quella di cinque anni prima: forte, impavida e ignara del destino che la seguiva a pochi passi di distanza.
Era stata sua intenzione andare direttamente da lei, a casa o al negozio di Giles. Aspettarla, scambiando convenevoli con sua madre, o con Giles, e infine parlarle. Questo avrebbe fatto una persona normale. Lui però non era una persona normale, e ora lo aveva capito, neppure lei lo era.

Il leone all'alba si sveglia e inizia a correre, per catturare la gazzella. La gazzella all'alba si sveglia e inizia a correre, per poter vedere un altro tramonto.
Cacciatore e preda, tanto diversi, eppure tanto simili.

Angel si mosse, pochi passi, per poi fermarsi. Non era ancora pronto. Non sapeva ancora esattamente che cosa dirle, dopo tanto silenzio e freddezza.
Il loro colloquio nel corridoio, dopo che lui si era scontrato con Riley. Poche parole, tanti possibili significati. Lei era stata distante, controllata, anche nella sua ira. L'aveva trattato come un ragazzino indisciplinato, e lui, proprio come un ragazzino indisciplinato, aveva trovato il coraggio di sorriderle. Le aveva sorriso, nonostante il dolore che provava nel vederla insieme all'altro, con cui ora condivideva ogni cosa.
Buffy era stata la prima creatura, dopo secoli, che era riuscita a farlo sorridere, non solo con le labbra, ma anche con il cuore.

Buffy, era ormai giunta alla porta di casa. Indugiò pochi istanti, come indecisa, prima di entrare. La luce dell'entrata illuminò il portico per un attimo, ma poi tornò il buio.

Senza rendersene conto Angel si ritrovò sotto al lampione, dove in passato aveva trascorso infinite notti, gli occhi rivolti a quella finestra ora buia, ma che presto, sapeva, si sarebbe illuminata.
"…Io sono la Cacciatrice, la prescelta. Io devo portare la luce nel buio…" gli aveva scritto, con calligrafia nitida, nella sua lettera. Un sorriso comparve sul viso del vampiro, al ricordo delle tante ore passate con lei nel suo appartamento. Fuori c'era il sole, la vita, ma lei eri lì con lui, in quello scantinato, spartanamente arredato, a parlargli del vestito che sua madre non voleva comprarle, del compito in classe che l'attendeva il giorno dopo, delle pretese assurde del Signor Giles, che non le dava mai un po’ di tregua, o dell'ultima prodezza di Xander o Willow. Parlando muoveva le mani, il corpo, le espressioni del suo viso erano in continuo mutamento. Ogni sua parola era vita, una vita da cui lui era escluso, ma che poteva intravedere, attraverso i suoi occhi.A volte lo colpiva con la sua pungente ironia, ma sempre senza cattiveria, come se volesse istigarlo a risponderle, a combattere, a vivere.

Salutata brevemente sua madre, Buffy salì in camera sua. Accese la luce e aprì la finestra le labbra piegate in un segreto sorriso.
Non guardò fuori, non n'aveva bisogno. Sapeva esattamente che cosa avrebbe visto. Sia la sua anima, sia il suo corpo sentivano il suo richiamo.
Era vicino, e presto sarebbe tornato. Presto!
Forse neppure lui se ne rendeva pienamente conto, ma non poteva che essere così! Loro si appartenevano, per l'eternità, e niente avrebbe mai potuto cambiare questa realtà!
Sua madre, il Signor Giles e tutti gli amici, le persone ragionevoli, che l'amavano, potevano dire qualsiasi cosa, ma non avrebbero potuto cambiare i fatti.
Lei aveva cercato di cambiarli e aveva quasi provocato una tragedia.
Povero Riley! Chissà se si sarebbe mai ripreso da quello che aveva passato a causa sua?
Probabilmente sì, con il tempo. Avrebbe incontrato una ragazza carina e tranquilla, per la quale lui sarebbe stato il centro dell'universo, avrebbero comprato una casetta in periferia e avuto almeno tre o quattro figli.

Il suo centro dell'universo invece, ora era nella strada, sotto la sua finestra, probabilmente occupato a tormentarsi con vecchi ricordi e paure, mai del tutto sconfitte.
Tempo, doveva lasciargli il suo tempo, anche se non era facile: ogni più piccola parte di lei fremeva per il desiderio di correre fuori, stringersi a lui, e sentirsi finalmente di nuovo completa, in pace, al sicuro.
Doveva però controllarsi. In passato lei gli aveva dato poco tempo e spazio per pensare, decidere, valutare. Lo aveva travolto con la sua impetuosità, il suo desiderio di vivere intensamente ogni cosa, il suo bisogno di trasformare le emozioni violente che la travolgevano in azioni, gesti, parole. Lo aveva sommerso con il suo amore. E lui si era lasciato travolgere, sommergere, guidare da lei, fino a quando non era stato fermato dal muro dei suoi sensi di colpa, della consapevolezza della propria natura! E allora l'aveva lasciata.

Se voleva che lui tornasse veramente, per sempre questa volta, doveva lasciare che fosse lui a decidere. Gli aveva inviato la lettera, rendendosi conto che era per lui che l'aveva scritta, doveva essere sufficiente.
Se non lo fosse stato….il suo cuore perse un battito a quel pensiero…..allora lei avrebbe dovuto ancora aspettare qualche anno, decennio, secolo…non aveva importanza. Avrebbe aspettato!
Ora la finestra era illuminata e aperta, come sempre era stata in passato per lui, solo per lui! Un silenzio invito, a cui non si sentiva ancora di rispondere, a entrare nella sua casa, nella sua vita, nella sua anima!
Nessun vampiro può varcare una soglia senza un invito, un preciso atto di volontà della vittima. Ma Buffy non era una sua vittima, era il suo amore, e l'aveva invitato ad entrare, infinite volte, nel suo mondo di luce e amore. Ora era giunto il momento di accettare l'invito, lo sapeva. Se solo avesse trovato il coraggio!

Intravedeva la sua sagoma muoversi per la stanza, nei consueti gesti, preludio di una notte tranquilla.
Dopo il periodo al College era tornata a vivere fra le mura della sua casa, a dormire nel letto che l'aveva accolta quando era una giovane innocente, che sognava di teneri baci e timide carezze.
Per un attimo la gelosia attanagliò l'animo di Angel. Ora probabilmente Buffy sognava qualcosa di più: appassionati abbracci, fremiti di passione e estasi di piacere.
Era cresciuta, e fra le braccia di altri uomini. Altre mani l'avevano accarezzata, altre labbra avevano dischiuso le sue, per sentire il sapore della sua bocca. A loro lei si era offerta, perché appagassero la sua passione. I loro corpi aveva stretto e accolto dentro di sé, ed il loro nome gli era sfuggito dalle labbra, quando ogni altra realtà aveva perso di significato.

La luce ora si era spenta. Probabilmente era andata a letto e forse dormiva già, sognando…che cosa? E soprattutto…chi?"Non è stato Angel il mio sogno, la mia illusione! Sei stato tu!" Questo lei gli aveva scritto, ma era veramente così? Gli altri erano stati solo illusione per lei?
Scott e Riley: due nomi che era arrivato a odiare, pur sapendo di non averne il diritto. Due nomi che avevano trasformato i suoi sogni in incubi. Loro l'avevano privato dell'unico sollievo dalla sua eterna solitudine: sognare lei, le sue labbra, il suo corpo, il dono immenso dell'unica notte che avevano vissuto. Loro erano entrati anche nei suoi sogni, trasformandoli in incubi: Buffy sorrideva, parlava, faceva l'amore, bella e vitale come sempre era stata, ma non era più lui a farla sorridere, ad ascoltarla, ad amarla!

"MIA" Il ruggito del demone che improvvisamente invase la sua mente, riportò Angel alla realtà. Non doveva indulgere in quei pensieri. Lo sapeva. Sarebbe solo servito a farlo soffrire di più. In fondo era stato lui a suggerirle di cercarsi un'altra persona d'amare.
In quel momento però gli era sembrata la cosa più giusta: permetterle di essere felice, di avere una vita normale. Se solo avesse immaginato il prezzo che gli sarebbero costate quelle poche parole…che cosa avrebbe significato vedere, un vago fantasma invocato in un cunicolo delle fogne, trasformarsi in un nome, e poi in una persona, con una propria identità, un'anima, un corpo, che Buffy avrebbe amato!Quanto era stato facile dirle: "Ama un altro!" mentre lei piangeva per lui, continuando a ripetergli che lo avrebbe amato per sempre. Quanto era stato difficile, a volte quasi impossibile, vivere con l'angoscia che lei….Durante le ore in cui era sveglio, quando i ricordi diventavano più nitidi, gli era facile convincersi che nel cuore di Buffy doveva essere rimasto un angolo solo per lui. Per i loro ricordi, le loro carezze, il loro amore. Lei si era donata a lui con tutta se stessa. Agli altri avrebbe dato solo una parte di se. In un remoto angolo del suo cuore sarebbe rimasta sempre la sua ragazza.
Nelle ore del giorno però, quando più sentiva l'abisso che lo divideva da lei, i ricordi sfumavano e allora veniva il dolore, senza consolazione, senza speranza. Lei diveniva la donna di un altro e tutta la loro storia si riduceva a tragici ricordi, che forse lei avrebbe preferito non avere.
Mentre lui fissava il soffitto della sua stanza buia lei forse rideva felice, immemore di tutto ciò che era stato, del suo primo amore, sparito in una sera di nebbia.

Il demone, ormai risvegliato, si agitava inquieto. Anche lui voleva che tornasse da lei, non per amarla, certo, ma per farla ancora sua, per ricordarle a chi apparteneva veramente, chi era il suo compagno, a chi era legata per l'eternità!
Il demone non sentiva la tenerezza, il rispetto, la comprensione assoluta, che legavano le loro anime. Il demone ascoltava solo i suoi istinti, la forza della sua passione, la consapevolezza di quanto era stato scritto dal destino: "MIA!"

La mente confusa, l'animo travolto da emozioni, che non sapeva più se attribuire alla sua anima o al suo demone, Angel si ritrovò improvvisamente nella stanza, che ben conosceva.
Buffy era a letto, ma non dormiva, osservava tranquilla la sua sagoma, illuminata dalle luci della strada, in piedi, vicino al suo letto. "Ciao, ti stavo aspettando" mormorò piano, sollevandosi a sedere, e accendendo la luce del comodino.

Angel non rispose al saluto, perso a fissare il suo viso, i suoi capelli scomposti, il suo collo e le sue spalle, lasciate scoperte dalla camicia da notte. Ogni dettaglio gli sembrava importante, vitale, come se da esso dipendesse tutto il suo futuro.
"Sei venuto solo per guardarmi, o vuoi anche dirmi qualcosa? Anche un semplice ciao, andrebbe bene sai? M'innervosisce avere vampiri silenziosi che girano per la mia stanza! Evidentemente non ci sono più abituata!"

In modo scherzoso, lei gli aveva detto che ricordava, non aveva dimenticato quindi!
"Ciao, scusami, io…non volevo disturbarti….è solo che…""Sai, è la prima volta che ti scusi per essere entrato nella mia camera da letto. Non ti sembra un po’ tardi per incominciare?""Sì, hai ragione, è decisamente tardi! Forse è meglio se torno un'altra volta!" rispose Angel, voltandosi di nuovo verso la finestra.
"Non hai ancora perso l'abitudine a scappare Angel?"
"Io non sto scappando! Volevo parlarti, ma ho scelto il momento sbagliato!"
"Quale sarà il momento giusto allora: in mezzo a una battaglia, o sotto il sole di mezzogiorno forse? Non essere assurdo e torna a sederti qui!"

Il suo riferimento al sole l'aveva ferito, ma non riuscì a resistere alla tentazione di esserle ancora vicino. Con circospezione si sedette quindi al fondo del letto e senza osare guardarla incominciò a parlare: " Se stai pensando alla maledizione, e ai rischi che corriamo a restare così vicini, nella tua stanza, sul tuo letto, puoi rilassarti. Sono riuscito a sconfiggerla. La mia anima è ormai stabile e nulla la può separare ancora dal mio corpo, se non la morte.
E' stata una dura battaglia, contro me stesso e contro Darla, in cui ho perso, ma ho anche vinto. Ne sento ancora le ferite su di me, ma ormai è passata! Questo non è il momento di parlarne. Forse un altro giorno. Ora è importante che tu sappia che non è stata la maledizione a tenermi lontano da te, o meglio non solo. Con o senza maledizione, io sono sempre un vampiro!"

Buffy spalancò gli occhi incredula! Come poteva dirle una cosa simile con tanta leggerezza. Non esisteva più la maledizione, potevano amarsi liberamente, e lui non l'aveva neppure avvertita! Serrò le labbra, per evitare che le sfuggisse qualche frase pungente, e cercò disperatamente nel suo amore, la pazienza necessaria per continuare ad ascoltare in silenzio.

"E' stata la tua lettera a farmi tornare. L'ho letta e mi ha fatto pensare: a te, a me, a noi due.
Ho pensato a quello che sei, a ciò che significhi per il mondo, per le persone che ti amano, a ciò che significhi per me. E ho anche pensato a me stesso per quello che veramente sono: ho un'anima, ma sono un demone, e questa è una realtà che devo accettare!"

Buffy sentiva il cuore batterle nel petto, come se volesse uscirne. Leggeva chiaramente sul volto di Angel tutta l'angoscia che gli costavano quelle parole, ma le sue mani, invece di accarezzargli il viso, come avrebbe voluto fare, restavano inerti sulle lenzuola, prive di volontà.
Solo la sua mente era vigile e attenta, per cogliere ogni sfumatura, ogni parola che avrebbero messo fine a tutte le sue paure.

"Sono un vampiro Buffy. Non uccido per nutrirmi e cerco di aiutare gli altri, anche se so che per quanto bene io possa fare, non può esserci assoluzione per le colpe che ho commesso! Eppure tento ugualmente di comportarmi, non come l'uomo che non potrò mai essere, neppure per amor tuo, ma come un essere vivente degno del rispetto di chi gli vive intorno.
A Los Angeles ci sono persone, che malgrado io non sempre lo meriti, mi rispettano, persone che mi chiamano amico, persone che pur sapendo quello che sono, non distolgono lo sguardo da me. Una di queste è Cordelia: è incredibile come si possa cambiare vero?"

Un impeto di gelosia colse Buffy, all'idea che Cordelia, proprio lei, avesse avuto il privilegio, in quegli anni, di essere vicina a colui che lei amava sopra ogni cosa, di ascoltarlo, consolarlo, dargli l'appoggio di cui aveva bisogno.
La voce calma di Angel, che continuava a parlare, la riportò però subito al presente. A Cordelia ci avrebbe pensato in un altro momento. Ora tutto il suo futuro era in discussione.
Angel era veramente cambiato. Un discorso così lungo in passato non sarebbe mai riuscito a farlo. Forse c'era qualche speranza, per lei, per loro.

"Anche ora mentre ti guardo, una parte di me vede la ragazzina che ho conosciuto e amato nello stesso momento, la persona che ha dato un nuovo scopo alla mia esistenza, la donna che mi ha regalato un attimo di assoluta felicità, dopo secoli di dolore.
Esiste però anche una parte di me che vede soprattutto la cicatrice che s'intravede ancora sul tuo collo, il mio marchio, con cui ho segnato ciò che mi appartiene. Una parte di me che sente ancora il sapore del tuo sangue sulle labbra, l'ebbrezza dalla vita che scorre nelle tue vene.
La mia anima ti ama e controlla la mia volontà: non dovrai quindi mai temere nulla da me, ma questo non significa che io sia un uomo.
Non lo sono Buffy. Sono un vampiro. Vivo nel buio, temo le croci e mi nutro di sangue.
Sono un vampiro e ti amo, ti amerò sempre.
Questo sono venuto a dirti, questo ho da offrirti Cacciatrice: l'amore di un vampiro, che ha osato guardare la tua luce."

Angel era ancora a capo chino, le braccia appoggiate sulle ginocchia, le mani strette, come in preghiera.
Buffy, dopo qualche istante di silenzio, sembrò riprendere vita. Scese dal letto, per inginocchiarsi ai suoi piedi e afferrare le sue mani.

"Io ti amo Angel, come ti ho sempre amato, nella luce del giorno e nelle tenebre della notte, nella gioia e nel dolore, nella vittoria e nella sconfitta. Io, la Cacciatrice, ti amo, anima e demone, uomo e vampiro, creatura di Dio e essere degli inferi. Ti amo per quello che sei, ora e per sempre."

A quelle parole il viso di Angel si trasformò, e comparvero le sue fattezze di vampiro, le stesse che lei, ancora quasi bambina, aveva baciato, su una fredda pista da pattinaggio.
Buffy inarcò il capo, offrendo al suo amore il suo collo, la sua vita, che lui aveva già profondamente segnato, e lui si chinò, per posare su quel segno, che il tempo non aveva fatto sparire, un tenero bacio.

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché il loro amore è "forever, this is the whole point"

 
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