Buffy era
ormai quasi arrivata a casa.
Era stata un'altra serata come tante: lo studio, gli amici e infine la caccia
e poi a letto
da sola!Riley l'aveva lasciata, ma ormai la sofferenza,
l'orgoglio ferito, le speranze deluse si erano trasformate in sollievo.
Il sollievo di poter essere se stessa, senza sensi di colpa e illusioni.
All'improvviso rallentò il passo e un sorriso le sfiorò
le labbra. C'era voluto del tempo, ma alla fine
il famigliare senso di pace e benessere che aspettava era arrivato. Esalò
un profondo sospiro, assaporando la piacevole sensazione di tranquillità
e sicurezza che ora l'avvolgeva e continuò a dirigersi lentamente
verso casa.
Angel si sentiva riportato indietro nel tempo. La ragazza che intravedeva
alla luce dei lampioni era quella di cinque anni prima: forte, impavida
e ignara del destino che la seguiva a pochi passi di distanza.
Era stata sua intenzione andare direttamente da lei, a casa o al negozio
di Giles. Aspettarla, scambiando convenevoli con sua madre, o con Giles,
e infine parlarle. Questo avrebbe fatto una persona normale. Lui però
non era una persona normale, e ora lo aveva capito, neppure lei lo era.
Il leone all'alba si sveglia e inizia a correre, per catturare la gazzella.
La gazzella all'alba si sveglia e inizia a correre, per poter vedere un
altro tramonto.
Cacciatore e preda, tanto diversi, eppure tanto simili.
Angel si mosse, pochi passi, per poi fermarsi. Non era ancora pronto.
Non sapeva ancora esattamente che cosa dirle, dopo tanto silenzio e freddezza.
Il loro colloquio nel corridoio, dopo che lui si era scontrato con Riley.
Poche parole, tanti possibili significati. Lei era stata distante, controllata,
anche nella sua ira. L'aveva trattato come un ragazzino indisciplinato,
e lui, proprio come un ragazzino indisciplinato, aveva trovato il coraggio
di sorriderle. Le aveva sorriso, nonostante il dolore che provava nel
vederla insieme all'altro, con cui ora condivideva ogni cosa.
Buffy era stata la prima creatura, dopo secoli, che era riuscita a farlo
sorridere, non solo con le labbra, ma anche con il cuore.
Buffy, era ormai giunta alla porta di casa. Indugiò pochi istanti,
come indecisa, prima di entrare. La luce dell'entrata illuminò
il portico per un attimo, ma poi tornò il buio.
Senza rendersene conto Angel si ritrovò sotto al lampione, dove
in passato aveva trascorso infinite notti, gli occhi rivolti a quella
finestra ora buia, ma che presto, sapeva, si sarebbe illuminata.
"
Io sono la Cacciatrice, la prescelta. Io devo portare la luce
nel buio
" gli aveva scritto, con calligrafia nitida, nella
sua lettera. Un sorriso comparve sul viso del vampiro, al ricordo delle
tante ore passate con lei nel suo appartamento. Fuori c'era il sole, la
vita, ma lei eri lì con lui, in quello scantinato, spartanamente
arredato, a parlargli del vestito che sua madre non voleva comprarle,
del compito in classe che l'attendeva il giorno dopo, delle pretese assurde
del Signor Giles, che non le dava mai un po di tregua, o dell'ultima
prodezza di Xander o Willow. Parlando muoveva le mani, il corpo, le espressioni
del suo viso erano in continuo mutamento. Ogni sua parola era vita, una
vita da cui lui era escluso, ma che poteva intravedere, attraverso i suoi
occhi.A volte lo colpiva con la sua pungente ironia, ma sempre senza cattiveria,
come se volesse istigarlo a risponderle, a combattere, a vivere.
Salutata brevemente sua madre, Buffy salì in camera sua. Accese
la luce e aprì la finestra le labbra piegate in un segreto sorriso.
Non guardò fuori, non n'aveva bisogno. Sapeva esattamente che cosa
avrebbe visto. Sia la sua anima, sia il suo corpo sentivano il suo richiamo.
Era vicino, e presto sarebbe tornato. Presto!
Forse neppure lui se ne rendeva pienamente conto, ma non poteva che essere
così! Loro si appartenevano, per l'eternità, e niente avrebbe
mai potuto cambiare questa realtà!
Sua madre, il Signor Giles e tutti gli amici, le persone ragionevoli,
che l'amavano, potevano dire qualsiasi cosa, ma non avrebbero potuto cambiare
i fatti.
Lei aveva cercato di cambiarli e aveva quasi provocato una tragedia.
Povero Riley! Chissà se si sarebbe mai ripreso da quello che aveva
passato a causa sua?
Probabilmente sì, con il tempo. Avrebbe incontrato una ragazza
carina e tranquilla, per la quale lui sarebbe stato il centro dell'universo,
avrebbero comprato una casetta in periferia e avuto almeno tre o quattro
figli.
Il suo centro dell'universo invece, ora era nella strada, sotto la sua
finestra, probabilmente occupato a tormentarsi con vecchi ricordi e paure,
mai del tutto sconfitte.
Tempo, doveva lasciargli il suo tempo, anche se non era facile: ogni più
piccola parte di lei fremeva per il desiderio di correre fuori, stringersi
a lui, e sentirsi finalmente di nuovo completa, in pace, al sicuro.
Doveva però controllarsi. In passato lei gli aveva dato poco tempo
e spazio per pensare, decidere, valutare. Lo aveva travolto con la sua
impetuosità, il suo desiderio di vivere intensamente ogni cosa,
il suo bisogno di trasformare le emozioni violente che la travolgevano
in azioni, gesti, parole. Lo aveva sommerso con il suo amore. E lui si
era lasciato travolgere, sommergere, guidare da lei, fino a quando non
era stato fermato dal muro dei suoi sensi di colpa, della consapevolezza
della propria natura! E allora l'aveva lasciata.
Se voleva che lui tornasse veramente, per sempre questa volta, doveva
lasciare che fosse lui a decidere. Gli aveva inviato la lettera, rendendosi
conto che era per lui che l'aveva scritta, doveva essere sufficiente.
Se non lo fosse stato
.il suo cuore perse un battito a quel pensiero
..allora
lei avrebbe dovuto ancora aspettare qualche anno, decennio, secolo
non
aveva importanza. Avrebbe aspettato!
Ora la finestra era illuminata e aperta, come sempre era stata in passato
per lui, solo per lui! Un silenzio invito, a cui non si sentiva ancora
di rispondere, a entrare nella sua casa, nella sua vita, nella sua anima!
Nessun vampiro può varcare una soglia senza un invito, un preciso
atto di volontà della vittima. Ma Buffy non era una sua vittima,
era il suo amore, e l'aveva invitato ad entrare, infinite volte, nel suo
mondo di luce e amore. Ora era giunto il momento di accettare l'invito,
lo sapeva. Se solo avesse trovato il coraggio!
Intravedeva la sua sagoma muoversi per la stanza, nei consueti gesti,
preludio di una notte tranquilla.
Dopo il periodo al College era tornata a vivere fra le mura della sua
casa, a dormire nel letto che l'aveva accolta quando era una giovane innocente,
che sognava di teneri baci e timide carezze.
Per un attimo la gelosia attanagliò l'animo di Angel. Ora probabilmente
Buffy sognava qualcosa di più: appassionati abbracci, fremiti di
passione e estasi di piacere.
Era cresciuta, e fra le braccia di altri uomini. Altre mani l'avevano
accarezzata, altre labbra avevano dischiuso le sue, per sentire il sapore
della sua bocca. A loro lei si era offerta, perché appagassero
la sua passione. I loro corpi aveva stretto e accolto dentro di sé,
ed il loro nome gli era sfuggito dalle labbra, quando ogni altra realtà
aveva perso di significato.
La luce ora si era spenta. Probabilmente era andata a letto e forse dormiva
già, sognando
che cosa? E soprattutto
chi?"Non è
stato Angel il mio sogno, la mia illusione! Sei stato tu!" Questo
lei gli aveva scritto, ma era veramente così? Gli altri erano stati
solo illusione per lei?
Scott e Riley: due nomi che era arrivato a odiare, pur sapendo di non
averne il diritto. Due nomi che avevano trasformato i suoi sogni in incubi.
Loro l'avevano privato dell'unico sollievo dalla sua eterna solitudine:
sognare lei, le sue labbra, il suo corpo, il dono immenso dell'unica notte
che avevano vissuto. Loro erano entrati anche nei suoi sogni, trasformandoli
in incubi: Buffy sorrideva, parlava, faceva l'amore, bella e vitale come
sempre era stata, ma non era più lui a farla sorridere, ad ascoltarla,
ad amarla!
"MIA" Il ruggito del demone che improvvisamente invase la sua
mente, riportò Angel alla realtà. Non doveva indulgere in
quei pensieri. Lo sapeva. Sarebbe solo servito a farlo soffrire di più.
In fondo era stato lui a suggerirle di cercarsi un'altra persona d'amare.
In quel momento però gli era sembrata la cosa più giusta:
permetterle di essere felice, di avere una vita normale. Se solo avesse
immaginato il prezzo che gli sarebbero costate quelle poche parole
che
cosa avrebbe significato vedere, un vago fantasma invocato in un cunicolo
delle fogne, trasformarsi in un nome, e poi in una persona, con una propria
identità, un'anima, un corpo, che Buffy avrebbe amato!Quanto era
stato facile dirle: "Ama un altro!" mentre lei piangeva per
lui, continuando a ripetergli che lo avrebbe amato per sempre. Quanto
era stato difficile, a volte quasi impossibile, vivere con l'angoscia
che lei
.Durante le ore in cui era sveglio, quando i ricordi diventavano
più nitidi, gli era facile convincersi che nel cuore di Buffy doveva
essere rimasto un angolo solo per lui. Per i loro ricordi, le loro carezze,
il loro amore. Lei si era donata a lui con tutta se stessa. Agli altri
avrebbe dato solo una parte di se. In un remoto angolo del suo cuore sarebbe
rimasta sempre la sua ragazza.
Nelle ore del giorno però, quando più sentiva l'abisso che
lo divideva da lei, i ricordi sfumavano e allora veniva il dolore, senza
consolazione, senza speranza. Lei diveniva la donna di un altro e tutta
la loro storia si riduceva a tragici ricordi, che forse lei avrebbe preferito
non avere.
Mentre lui fissava il soffitto della sua stanza buia lei forse rideva
felice, immemore di tutto ciò che era stato, del suo primo amore,
sparito in una sera di nebbia.
Il demone, ormai risvegliato, si agitava inquieto. Anche lui voleva che
tornasse da lei, non per amarla, certo, ma per farla ancora sua, per ricordarle
a chi apparteneva veramente, chi era il suo compagno, a chi era legata
per l'eternità!
Il demone non sentiva la tenerezza, il rispetto, la comprensione assoluta,
che legavano le loro anime. Il demone ascoltava solo i suoi istinti, la
forza della sua passione, la consapevolezza di quanto era stato scritto
dal destino: "MIA!"
La mente confusa, l'animo travolto da emozioni, che non sapeva più
se attribuire alla sua anima o al suo demone, Angel si ritrovò
improvvisamente nella stanza, che ben conosceva.
Buffy era a letto, ma non dormiva, osservava tranquilla la sua sagoma,
illuminata dalle luci della strada, in piedi, vicino al suo letto. "Ciao,
ti stavo aspettando" mormorò piano, sollevandosi a sedere,
e accendendo la luce del comodino.
Angel non rispose al saluto, perso a fissare il suo viso, i suoi capelli
scomposti, il suo collo e le sue spalle, lasciate scoperte dalla camicia
da notte. Ogni dettaglio gli sembrava importante, vitale, come se da esso
dipendesse tutto il suo futuro.
"Sei venuto solo per guardarmi, o vuoi anche dirmi qualcosa? Anche
un semplice ciao, andrebbe bene sai? M'innervosisce avere vampiri silenziosi
che girano per la mia stanza! Evidentemente non ci sono più abituata!"
In modo scherzoso, lei gli aveva detto che ricordava, non aveva dimenticato
quindi!
"Ciao, scusami, io
non volevo disturbarti
.è solo
che
""Sai, è la prima volta che ti scusi per essere
entrato nella mia camera da letto. Non ti sembra un po tardi per
incominciare?""Sì, hai ragione, è decisamente
tardi! Forse è meglio se torno un'altra volta!" rispose Angel,
voltandosi di nuovo verso la finestra.
"Non hai ancora perso l'abitudine a scappare Angel?"
"Io non sto scappando! Volevo parlarti, ma ho scelto il momento sbagliato!"
"Quale sarà il momento giusto allora: in mezzo a una battaglia,
o sotto il sole di mezzogiorno forse? Non essere assurdo e torna a sederti
qui!"
Il suo riferimento al sole l'aveva ferito, ma non riuscì a resistere
alla tentazione di esserle ancora vicino. Con circospezione si sedette
quindi al fondo del letto e senza osare guardarla incominciò a
parlare: " Se stai pensando alla maledizione, e ai rischi che corriamo
a restare così vicini, nella tua stanza, sul tuo letto, puoi rilassarti.
Sono riuscito a sconfiggerla. La mia anima è ormai stabile e nulla
la può separare ancora dal mio corpo, se non la morte.
E' stata una dura battaglia, contro me stesso e contro Darla, in cui ho
perso, ma ho anche vinto. Ne sento ancora le ferite su di me, ma ormai
è passata! Questo non è il momento di parlarne. Forse un
altro giorno. Ora è importante che tu sappia che non è stata
la maledizione a tenermi lontano da te, o meglio non solo. Con o senza
maledizione, io sono sempre un vampiro!"
Buffy spalancò gli occhi incredula! Come poteva dirle una cosa
simile con tanta leggerezza. Non esisteva più la maledizione, potevano
amarsi liberamente, e lui non l'aveva neppure avvertita! Serrò
le labbra, per evitare che le sfuggisse qualche frase pungente, e cercò
disperatamente nel suo amore, la pazienza necessaria per continuare ad
ascoltare in silenzio.
"E' stata la tua lettera a farmi tornare. L'ho letta e mi ha fatto
pensare: a te, a me, a noi due.
Ho pensato a quello che sei, a ciò che significhi per il mondo,
per le persone che ti amano, a ciò che significhi per me. E ho
anche pensato a me stesso per quello che veramente sono: ho un'anima,
ma sono un demone, e questa è una realtà che devo accettare!"
Buffy sentiva il cuore batterle nel petto, come se volesse uscirne. Leggeva
chiaramente sul volto di Angel tutta l'angoscia che gli costavano quelle
parole, ma le sue mani, invece di accarezzargli il viso, come avrebbe
voluto fare, restavano inerti sulle lenzuola, prive di volontà.
Solo la sua mente era vigile e attenta, per cogliere ogni sfumatura, ogni
parola che avrebbero messo fine a tutte le sue paure.
"Sono un vampiro Buffy. Non uccido per nutrirmi e cerco di aiutare
gli altri, anche se so che per quanto bene io possa fare, non può
esserci assoluzione per le colpe che ho commesso! Eppure tento ugualmente
di comportarmi, non come l'uomo che non potrò mai essere, neppure
per amor tuo, ma come un essere vivente degno del rispetto di chi gli
vive intorno.
A Los Angeles ci sono persone, che malgrado io non sempre lo meriti, mi
rispettano, persone che mi chiamano amico, persone che pur sapendo quello
che sono, non distolgono lo sguardo da me. Una di queste è Cordelia:
è incredibile come si possa cambiare vero?"
Un impeto di gelosia colse Buffy, all'idea che Cordelia, proprio lei,
avesse avuto il privilegio, in quegli anni, di essere vicina a colui che
lei amava sopra ogni cosa, di ascoltarlo, consolarlo, dargli l'appoggio
di cui aveva bisogno.
La voce calma di Angel, che continuava a parlare, la riportò però
subito al presente. A Cordelia ci avrebbe pensato in un altro momento.
Ora tutto il suo futuro era in discussione.
Angel era veramente cambiato. Un discorso così lungo in passato
non sarebbe mai riuscito a farlo. Forse c'era qualche speranza, per lei,
per loro.
"Anche ora mentre ti guardo, una parte di me vede la ragazzina che
ho conosciuto e amato nello stesso momento, la persona che ha dato un
nuovo scopo alla mia esistenza, la donna che mi ha regalato un attimo
di assoluta felicità, dopo secoli di dolore.
Esiste però anche una parte di me che vede soprattutto la cicatrice
che s'intravede ancora sul tuo collo, il mio marchio, con cui ho segnato
ciò che mi appartiene. Una parte di me che sente ancora il sapore
del tuo sangue sulle labbra, l'ebbrezza dalla vita che scorre nelle tue
vene.
La mia anima ti ama e controlla la mia volontà: non dovrai quindi
mai temere nulla da me, ma questo non significa che io sia un uomo.
Non lo sono Buffy. Sono un vampiro. Vivo nel buio, temo le croci e mi
nutro di sangue.
Sono un vampiro e ti amo, ti amerò sempre.
Questo sono venuto a dirti, questo ho da offrirti Cacciatrice: l'amore
di un vampiro, che ha osato guardare la tua luce."
Angel era ancora a capo chino, le braccia appoggiate sulle ginocchia,
le mani strette, come in preghiera.
Buffy, dopo qualche istante di silenzio, sembrò riprendere vita.
Scese dal letto, per inginocchiarsi ai suoi piedi e afferrare le sue mani.
"Io ti amo Angel, come ti ho sempre amato, nella luce del giorno
e nelle tenebre della notte, nella gioia e nel dolore, nella vittoria
e nella sconfitta. Io, la Cacciatrice, ti amo, anima e demone, uomo e
vampiro, creatura di Dio e essere degli inferi. Ti amo per quello che
sei, ora e per sempre."
A quelle parole il viso di Angel si trasformò, e comparvero le
sue fattezze di vampiro, le stesse che lei, ancora quasi bambina, aveva
baciato, su una fredda pista da pattinaggio.
Buffy inarcò il capo, offrendo al suo amore il suo collo, la sua
vita, che lui aveva già profondamente segnato, e lui si chinò,
per posare su quel segno, che il tempo non aveva fatto sparire, un tenero
bacio.
Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché il
loro amore è "forever, this is the whole point"
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