Some Things Are...Forever > Quello Che Whedon Non Dirà Mai > Storie Tristi >Lezioni d'Amore> Il Bianco e il Nero |
RATING: NC17
per descrizione grafica di rapporti sessuali SPOILER: V Serie di BtVS e II Serie di ATS. DEDICA: a chi sillude che la vita sia semplice e che si possa sempre assegnare un nome a quello che vive dentro di noi. |
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Capitolo X
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Il Bianco e il Nero
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Buffy sospirò
piano, affondando il viso nel cuscino. Avrebbe voluto coprirsi con le lenzuola,
ma le mancavano le forze. Ogni muscolo del corpo le doleva, per la tensione
che aveva sostenuto. La ferita sul collo le bruciava. Era stata una pazzia affidarsi a quel mostro proprio quando era più indifesa. Al suo ritorno, Angel, sarebbe sicuramente stato furioso con lei per aver messo in quel modo a repentaglio la sua vita. Lidea la fece sorridere, nonostante la stanchezza. Pensare ad Angel le faceva bene, in quel momento. Si sentiva esausta. Lo scontro con Angelus era stato estenuante. Non avevano fatto lamore e neppure sesso. La loro era stata una lotta che aveva coinvolto non solo i loro corpi, ma anche il loro spirito. Il loro scopo non era stato darsi reciprocamente piacere, ma conquistare, dominare, controllare laltro.La perdita di sangue le aveva sottratto quelle poche energie che le restavano, ma non aveva rimpianti. La vittoria era stata sua, almeno questa volta, anche se aveva pagato un prezzo molto alto per ottenerla. Era stata fortunata. Era ancora viva. Avrebbe spiegato ad Angel che il rischio era calcolato, che Angelus aveva avuto molte altre occasioni per ucciderla, ma la sua ossessione per lei glielo aveva sempre impedito. Lavrebbe convinto che nella peggiore delle ipotesi lui sarebbe sempre potuto intervenire, prima che Angelus compisse lirreparabile. Sarebbero però state solo scuse. Non aveva agito seguendo un piano prestabilito, non aveva neppure riflettuto per un istante, quando era venuto il momento. Non ne sarebbe stata capace. Aveva semplicemente agito, di impulso, facendo quello che il suo istinto le diceva di fare. Angelus stava per prevalere e lei non poteva consentirlo. Se non avesse reagito in qualche modo sarebbe stata in suo potere per sempre.Avrebbe voluto opporsi a lui, e aveva cercato di farlo, ma una parte della sua anima, fino allora silenziosa, laveva tradita. Aveva scoperto che qualcosa in lei non voleva ribellarsi, ma desiderava solo che lui non si fermasse, che continuasse a farla sua, in modo totale, assoluto. Travolta dal piacere, aveva maledetto la propria debolezza. Il suo orgoglio, la sua dignità di donna e di persona si stavano dissolvendo nel desiderio che provava per lui. Ogni volta che lui entrava prepotentemente in lei, ogni gemito di piacere che le sfuggiva dalle labbra le strappavano un brandello di se stessa. Era stato il ricordo di Angel, della notte appena trascorsa con lui, a salvarla. Aveva finalmente compreso quello che lui, con amore, le aveva insegnato. Aveva smesso di combattere contro se stessa. Abbandonato ogni pregiudizio e preconcetto aveva accettato di vivere le sensazioni che stava provando, senza limiti. Solo così sarebbe stata libera, anche dal potere di Angelus. Quando gli aveva detto di morderla non era stata una richiesta, ma un ordine. Non voleva morire, ma voleva essere sua, completamente. Era stata una sua scelta. Lui non aveva potuto fare altro che obbedire, vinto dai suoi istinti più profondi. Aveva sete di lei almeno quanto lei provava il bisogno di essere posseduta da lui. Entrambi avevano ottenuto quello che cercavano, ma era stata lei ad avere il controllo. Aveva vinto e senza laiuto di Angel. Era stato Angelus ad uscire dalla sua stanza, fuggendo da lei e dal suo potere. Non riusciva a muoversi, ma non aveva importanza. Non doveva andare da nessuna parte. Angel sarebbe tornato e si sarebbe preso cura di lei, come sempre. Avrebbe dovuto essere felice di essere sopravvissuta a unaltra battaglia, invece si sentiva svuotata. La ragione le diceva che non cera nulla di male in quello che aveva fatto. Il corpo che le aveva dato piacere era quello delluomo che amava e anche Angel aveva ammesso che Angelus non era altro che una parte di lui. Questi pensieri però non le impedivano di sentirsi in colpa, nei confronti di Angel e soprattutto di sé stessa.Angelus le aveva dato più del semplice piacere fisico. Il suo morso aveva creato fra loro un legame che ora sarebbe stato difficile scindere. Poteva giustificarsi dicendo a se stessa e ad Angel che aveva fatto solo il suo dovere, che non aveva avuto altra scelta, ma sarebbero state solo menzogne. La parte razionale di lei odiava Angelus, ma una parte della sua anima era attratta irresistibilmente da lui. Il suo atteggiamento, tipico di chi non chiede, ma pretende come un diritto; la decisione che traspariva dalle sue azioni; il modo violento, ma anche travolgente, con cui riusciva a farla sentire sua sconvolgevano il suo corpo, ma anche la sua mente. Angel era luomo che amava con tutta se stessa. Quello che provava per Angelus non era certo amore, ma .probabilmente quei pensieri nascevano dal delirio dovuto al sangue perso. Non cera altra spiegazione. Lei era la Cacciatrice e Angelus era un demone. Poteva esserci solo odio fra loro, però .non era certa che, soprattutto adesso, dopo quello che era accaduto fra loro, avrebbe ancora trovato la forza di ucciderlo, se necessario. Si sentiva confusa. Forse non avrebbe dovuto porsi troppe domande. Quando combatteva non si fermava mai a pensare: agiva e basta. Era nella sua natura di Cacciatrice. Se si fosse fermata troppo a riflettere su ogni sua azione probabilmente la paura e limmensità del compito, che il destino le aveva assegnato, lavrebbero sommersa impedendole ogni azione. Anche in questo caso avrebbe dovuto solo gioire della vittoria, medicarsi la ferita sul collo e pensare al nuovo giorno che sarebbe presto giunto.Unaltra alba e lei era ancora viva, nel mondo, per poterla vedere. Questa era la sola cosa importante. Esistere, respirare, sentire battere il proprio cuore e poter ancora dire domani non poteva illudersi però. Questa volta non sarebbe stato così semplice. Il suo mondo non era più in bianco e nero. Forse non lo era mai stato. Lamore e lodio, il bene il male non si trovavano più su opposte frontiere. Erano legati, connessi da vincoli che lei non riusciva a comprendere. Il giorno dopo avrebbe incontrato Angel e lui avrebbe saputo ogni cosa. Era stato presente anche lui, con loro, in quella stanza. Non poteva dimenticarlo. Gli doveva delle risposte, che non poteva dargli, perché non le conosceva. Aveva solo delle domande che lavrebbero, ancora una volta, ferito.Le scuse, le giustificazioni che avrebbe potuto inventare erano infinite, e lui le avrebbe ascoltate, senza credere a nessuna di esse. Non era mai riuscita ad ingannarlo. Avrebbe dovuto parlargli sinceramente, ma di che cosa? Forse darebbe stato meglio tacere. Erano solo pensieri senza importanza, legati alla stanchezza. Perché farlo soffrire ancora? Durante le ultime ore non si era certo divertito. Forse anche lui sarebbe stato ansioso di illudersi e dimenticare. Avrebbe voluto che fosse con lei in quel momento, ma .sarebbe tornato presto per lei, fu il suo ultimo pensiero prima di crollare in un sonno senza sogni. Lo sgocciolio dellacqua era lunico suono che penetrava nel vecchio condotto fognario, ormai in disuso, privo di qualsiasi segno di vita. Perfino i topi evitavano quel luogo buio e umido.In una rientranza del muro il buio pareva essere ancora più fitto. Lei ti ha di nuovo sconfitto! Taci, se non vuoi che ci ripensi e torni a completare quello che ho interrotto!Non lo farai. Non vuoi farlo. Hai bisogno di lei, quanto ne ho bisogno io! Non sai dire altro che idiozie! Io non ho bisogno di nessuno e non ho nulla in comune con te! Sono un demone, non ho nessuna delle tue debolezze umane!Ti sbagli, abbiamo molto in comune. Usiamo lo stesso corpo e condividiamo gli stessi ricordi. Viviamo uno le emozioni dellaltro. Lodio, come tutte le passioni, non esiste mai da solo. Ha sempre qualche compagno. Noi diamo un nome, ai sentimenti, li cataloghiamo, come insetti in un museo, ma le nostre emozioni non hanno limiti netti. Sfumano, una nellaltra, fino a quando non riusciamo più a distinguerle. Convivono insieme dentro di noi, lottando a volte fra loro, portandoci gioia e dolore. Non possiamo controllarle e, a volte, neppure comprenderle. Possiamo solo accettarle e viverle.Tu la odi, perché ti ha sottomesso, ma quando ripensi al suo corpo, che si muove sul tuo, usandoti per il suo piacere, bella, forte, potente, il desiderio soffoca ogni altro tuo pensiero. In quei momenti avresti fatto qualsiasi cosa per lei, avresti obbedito a qualsiasi sua richiesta. Lei era la tua padrona e tu eri felice che lo fosse, come con Darla La luce calda delle candele si rifletteva sul legno lucido dei mobili preziosi. I pesanti tendaggi di velluto oscuravano le ampie finestre e dallesterno filtravano solo vaghi rumori. Era notte inoltrata, ma le strade del centro di Londra erano ancora affollate di persone alla ricerca di divertimento. Angelus, indifferente al lusso che lo circondava, si agitava inquieto per la stanza. I sontuosi tappeti, che coprivano il pavimento, attutivano il suono dei suoi passi. Spike entrò, pensando che la stanza fosse vuota. Si fermò però sulla soglia appena vide il suo occupante. Conosceva bene il suo Sire e sapeva esattamente in quali momenti temerlo di più. Quello era uno di quei momenti. E tornata? chiese Angelus, con impazienza. Non che io sappia. Rispose brevemente, evidentemente impaziente di lasciare la stanza Drusilla mi sta aspettando. Andiamo a caccia. Vieni con noi? La domanda era stata posta frettolosamente, a bassa voce, solo per dovere. Spike quella sera non voleva la compagnia del vampiro più anziano, e soprattutto non voleva che si trovasse vicino a Drusilla, non finchè fosse rimasto di quellumore. Sapeva fin troppo bene come sarebbe andata a finire se li avesse accompagnati. Avrebbe sfogato su di loro la sua frustrazione e, sapeva per esperienza, non sarebbe stato piacevole né per lui, né per la sua compagna. No, andate senza di me. Spike, sollevato, uscì velocemente, chiudendo la porta dietro di sé senza fare rumore. Angel afferrò un cuscino dal divano e lo scagliò con forza contro la parete di fronte a sè. Colpì un quadro, che cadde a terra con fragore. Il gesto non parve però dargli nessun sollievo e riprese a camminare, da una parete allaltra, con la stessa ansia frenetica di un leone in una gabbia. Darla era uscita poco dopo il calare del sole, senza dare spiegazioni. Si era alzata dal letto, che avevano condiviso, si era lavata e vestita con cura, come quando si preparava per un incontro galante. Non gli aveva dedicato un solo sguardo. Aveva varcato la soglia senza pronunciare una sola parola. Lui non aveva fatto domande. Sapeva che non avrebbe comunque ottenuto risposte. Avevano passato la giornata insieme, nel grande letto. Darla aveva dormito, il corpo nudo stretto a lui. Quando si era svegliata laveva accarezzato, eccitando i suoi sensi, più di quanto non avesse già fatto il semplice contatto del suo corpo abbandonato nel sonno. Quando Angelus aveva cercato di ricambiare le sue carezze lei laveva però respinto con decisione. Non cerano dubbi su chi dettasse le regole fra loro. Gli aveva concesso di baciarla solo dopo averlo costretto a chiedere, anzi a pregare, per ottenere quellappagamento di cui sentiva disperatamente il bisogno. Finalmente Angelus aveva potuto impossessarsi della la sua bocca, che aveva divorato con passione, le labbra avide di piacere. Ansioso di compiacerla aveva poi continuato a baciarle i seni turgidi e infine era giunto al suo ventre piatto. Laveva guardata, con occhi imploranti. Con un sorriso accondiscendente lei aveva dischiuso le gambe, dandogli accesso al suo sesso, già turgido di piacere. Inebriato dal suo profumo lui aveva affondato il viso nella peluria bionda cercando con ogni mezzo di arrecarle piacere. Lei era il suo Sire. A quello scopo gli aveva insegnato come usare le labbra, la lingua, ogni parte del suo corpo per soddisfarla e lui aveva imparato presto. Era stato un buon allievo. Il migliore, affermava lei stessa, che avesse avuto in secoli di vita. Angelus non si fermò, neppure quando percepì che lei aveva raggiunto il culmine del piacere. Continuò a accarezzare con la lingua e con le labbra la pelle sensibile del suo sesso, senza esitazioni. Sapeva quale fosse il suo dovere di cucciolo e desiderava troppo le ricompensa che avrebbe ottenuto, se lavesse compiuto nel migliore dei modi. Concentrato su di lei, percepiva appena il doloroso pulsare del suo membro. Non era ancora venuto il momento per lui di trovare la soddisfazione a cui tutto il suo corpo anelava, ma presto .lei si inarcò ancora una volta nellestasi emettendo un gemito di completo appagamento, poi giacque immobile sul letto, gli occhi chiusi e unespressione di piacere ancora diffusa sul volto. Lui la guardò, senza interrompersi, meravigliandosi ancora una volta della forza e del potere che albergavano in quellesile corpo. Darla non era bellissima, ma il fuoco, la passione che ardevano in lei, le donavano un fascino irresistibile. Stancamente lei alzò una mano e gli passò le dita fra i capelli in una carezza distratta. Era il gesto che lui attendeva. Si sollevò, per distendersi su di lei. Era venuto il momento di cogliere la ricompensa che sapeva di aver meritato. Darla però si scostò velocemente, alzandosi dal letto. Quando ritorno voglio trovarti esattamente come ti ho lasciato. Furono le uniche parole che gli disse, freddamente, con un sorriso malizioso sul bel volto. Poi si era occupata della sua toiletta ed era uscita, evidentemente per incontrare un altro. Gli aveva chiaramente fatto capire che lui non le era bastato, che quella sera era un altro maschio quello che voleva, per soddisfare i suoi istinti. A quel pensiero Angelus sentì lira ingigantire in lui. Avrebbe dovuto chiamare Drusilla o forse Spike, per placare su di loro la sua lussuria. Oppure sarebbe dovuto andare a caccia con loro e trovarsi unaltra donna, magari viva, che avrebbe appagato i suoi sensi e anche la sua sete di sangue. Aveva fame. Era dalla notte prima che non si nutriva, ma il desiderio di cibo non era tanto forte da spingerlo ad uscire. Sapeva che cosa aveva inteso dire Darla con lordine che gli aveva dato. Quando fosse tornata voleva trovarlo eccitato e desideroso di lei, come quando laveva lasciato. Se lui avesse trovato altrove quello di cui aveva bisogno lei lavrebbe privato dei piaceri che solo il suo corpo sapeva dargli per un tempo troppo lungo perché lui potesse sopportarlo. Non poteva vivere senza di lei. Era il suo Sire. Perciò attendeva. Ogni istante che passava accresceva il suo odio per lei, ma anche il desiderio per quello che lei, e nessunaltra, sapeva donargli. Laltro avrebbe potuto essere un umano o un vampiro, ma non aveva importanza. Lei era sua. Nessun altro avrebbe dovuto toccarla. Invece lei giocava con la sua gelosia, lo tormentava e lui non poteva fare altro che subire perché ribellarsi avrebbe significato perderla e niente poteva essere peggio di unesistenza senza di lei. Quando però fosse tornata lui avrebbe accondisceso ai suoi voleri come sempre. Non poteva fare diversamente e soprattutto non voleva. Se Darla fosse stata una padrona più clemente, se lavesse assecondato ogni volta lui avesse avuto una richiesta, avrebbe perso ogni attrattiva ai suoi occhi. Il potere che aveva su di lui era il suo segreto. Se avesse rinunciato a quel potere o se gli avesse permesso di sottrarglielo sarebbe diventata nulla di più di un vampiro come tanti. La odiava, ma non avrebbe mai voluto che fosse diversa da quello che era. Questa consapevolezza lo faceva sentire impotente e aumentava la sua frustrazione. La sentì chiudere la porta principale con la sua consueta gentilezza. Darla sapeva comportarsi da vera gentildonna, quando voleva. Era tornata. Stava salendo le scale, suppose Angelus. Neppure il suo udito sensibile riusciva a percepire il passo leggero dei piccoli piedi. Appena la vide percepì subito i piccoli particolari di cui temeva la presenza. Una ciocca di capelli leggermente scomposta, la guarnizione di pizzo, del vestito, che le ricopriva il seno non perfettamente al suo posto e soprattutto la lucentezza del suo sguardo. Era veramente stata con un altro. Ora che le era più vicina poteva percepirne lodore sul suo corpo. Un umano. Doveva aver anche bevuto il sangue del suo amante perché la sua pelle aveva il colore intenso, che acquistava dopo che si era appena alimentata. Forse lo aveva anche trasformato e ora aveva un nuovo cucciolo. Se così era stato la vita eterna del nuovo giocattolo del suo Sire sarebbe stata incredibilmente breve. Non avrebbe tollerato un rivale. Darla avrebbe dovuto saperlo. Lei iniziò a svestirsi, senza parlare. Angelus la osservò scoprire il suo splendido corpo in silenzio, ma alla fine non riuscì più a trattenersi. Doveva sapere. Lo hai trasformato? Darla, ormai, indossava solo più la sottoveste. Sciogliendosi i capelli, gli rispose, dirigendosi verso il letto. No. Era uno come tanti. Mi è dispiaciuto un po però ucciderlo subito. E stato un buon amante. Però avevo fame. Angelus si sentì sollevato, ma anche adirato con se stesso per aver ceduto e averle dimostrato, una volta di più, quanto dipendesse da lei eppure Vieni. Lo invitò Darla, distesa fra i cuscini. Angelus si avvicinò al letto lentamente. Non si fidava, ma non poteva fare a meno di obbedirle. Il desiderio insoddisfatto urgeva ancora in lui. Darla lo accolse fra le sue braccia e percorse con le mani tutto il suo corpo come chi riprende possesso di qualcosa che gli appartiene. Quando giunse al suo membro, che premeva contro la stoffa dei vestiti, in cerca di sollievo, lui emise un gemito di puro piacere. Lei sorrise e lo baciò con passione. Si sottrasse però quasi subito alle labbra di lui per sottolineare la sua vittoria. Mi hai obbedito .sei proprio come ti ho lasciato: pronto per me. Angelus non rispose. Si limitò ad affondare il viso fra i suoi seni, strappando il tessuto leggero della sottoveste. Con baci avidi le coprì le morbide curve. Lei lo lasciò fare, abbandonando il capo sui cuscini. Non aveva però ancora finito con lui. Lo senti il suo sapore? Lui era caldo, vivo contro di me. Sento ancora il suo seme che mi scalda il ventre, la sua bocca che esplora la mia. Non so se tu riuscirai a darmi le stesse emozioni. Forse dovrei Angelus la costrinse a tacere catturandole di nuovo la bocca con la sua in un bacio colmo di odio, ira e disperazione. Le labbra ancora avvinte alle sue, in pochi istanti, fu libero dei vestiti e senza altri preamboli la penetrò. Si mosse senza nessuna attenzione per lei e il suo piacere. Ricercava solo quellappagamento che lei gli aveva a lungo negato. Darla non fece un solo movimento per attenuare limpatto di quei colpi violenti che le squassavano il ventre. La forza del suo desiderio, la sete che aveva di lei erano un omaggio alla sua forza, al potere che aveva su di lui. Con un lungo gemito, simile ad un urlo, Angelus finalmente trovò lappagamento tanto agognato. Il demone tornò lentamente al presente. Il ricordo era stato così vivido da catturarlo completamente. Con stupore scoprì che la sua anima, questa volta, non era fuggita a nascondersi, dal suo passato, come tentava sempre di fare in quelle occasioni. Aveva condiviso con lui i suoi pensieri. Un impeto di gelosia lo travolse. Non avrebbe dovuto essere consentito a quella debole anima umana di rivivere con lui quelle esperienze, di giudicarlo, di corrompere con il suo stupido sentimentalismo umano quello che era stato un rapporto unico e straordinario. Non osare mai più pronunciare il suo nome! Tu non sai nulla di lei! Sei solo unanima. Non potresti mai capire quello che ci legava. Tu lhai uccisa! E vero. Lho uccisa. Lho fatto per Buffy e lo farei di nuovo, mille volte. Darla apparteneva al mio passato, a te. Era stata linizio della mia fine. Uccidendola ho potuto avere un nuovo inizio.Se pensi che la tua Buffy valga la minima parte del mio Sire, sei più stolto di quello che credevo. Darla è stata una creatura superiore, invincibile, potente. Buffy è la Cacciatrice, ma non ha la più vaga idea di che cosa sia veramente il potere. Se paragonassi Darla a Buffy non sarei stolto, sarei pazzo! Darla sapeva dare solo odio, distruzione e morte. Buffy è la vita, in tutto il suo splendore. E giovane e ha molto da imparare, sul mondo, se stessa e anche sul potere, ma tu gli stai insegnando molto, forse più di quanto sia riuscito ad insegnarle io. E inutile che parli di lei in questo modo con me. Dici di disprezzarla, ma io so, sento, quello che veramente provi per lei. Io la amo, ma tu ne sei ossessionato. Entrambi non possiamo fare a meno di lei. Rappresenta la vita che bramiamo, ma che continua a sfuggirci. E la ragione della nostra esistenza. Lo credi davvero? Allora dimmi, qual è la ragione della SUA esistenza? Lamore che prova per te forse? Non lavrei detto a giudicare dallentusiasmo con cui mi ha accolto, questa notte, ogni singola volta in cui sono entrato dentro di lei. E inutile però che te lo ricordi, vero? Eri presente anche tu, se non sbaglio. Mi è piaciuto soprattutto quando mi baciato in modo così aggressivo. Non rammento se con te ha mai fatto altrettanto, ma "Basta! Non hai diritto di..."Tu non hai diritto di interferire nei miei pensieri, quindi taci! Devo trovare un modo per sconfiggerla definitivamente e senza ucciderla. Se la uccidessi neppure Gloria sarebbe entusiasta. Si ritroverebbe subito unaltra Cacciatrice pronta a rovinarle i piani e io ho bisogno di Gloria per .liberarmi finalmente di te ed essere di nuovo libero per sempre!Le tue sono solo scuse. Tu non vuoi ucciderla, ma non a causa di Gloria. Desideri la sua vita, il suo corpo caldo, la sua vitalità, la sua forza... Sono la sua energia e il suo potere ad attrarti, ad ossessionarti. Lei ti ha sconfitto. Per questo la odi, ma non puoi fare a meno di lei. Se morisse, diventando un vampiro, tu la perderesti per sempre. Lei è più forte di Darla. Per il tuo Sire tormentarti era un gioco, crudele forse, ma pur sempre un gioco. Lei sapeva che tu non ti saresti mai ribellato al suo volere. Eri il suo cucciolo. Tu eri consapevole del fatto che lei non ti avrebbe mai lasciato. Era il tuo Sire. Se non fosse intervenuta la maledizione degli zingari stareste ancora giocando il vostro terribile gioco, disseminando morte e distruzione intono a voi. Buffy non sta giocando con te. Lei è se stessa, in ogni momento della sua vita. Quello che prova per te è vero, autentico. Non è unillusione. Per questo ha tanta presa su di te. Il suo potere non è frutto di macchinazioni, di elucubrazioni mentali. E reale, come la vita che scorre nelle sue vene. La odi e vorresti annientare la sua volontà, ma non vuoi ucciderla. A me non puoi mentire: io ti conosco e non ti lascerò mai libero di distruggerla, mai! Non ne sarei troppo sicuro, al tuo posto. Alla fine sarò io a vincere e la Prescelta .sarà mia, per leternità! Buffy si alzò dal letto esausta. Sentiva i muscoli di tutto il corpo indolenziti e doloranti. Il morso le aveva lasciato una ferita iniziava già a rimarginarsi. Essere la Cacciatrice aveva i suoi vantaggi, ma la lesione era profonda e avrebbe impiegato tempo a guarire. Stancamente si diresse in bagno. Voleva farsi una doccia. Si sentiva sporca. Poi avrebbe trovato qualcosa per medicarsi. Ricordi sfocati delle ore passate le ritornarono alla mente. Non avrebbe saputo dire quante volte, e in quanti modi diversi, Angelus l'aveva condotta al culmine del piacere. La loro era stata una lotta incessante. Ciascuno aveva cercato di piegare l'avversario, costringendolo a cedere, ad implorare. Entrambi erano stati traditi dai loro stessi istinti e alla fine avevano pregato il compagno per ottenere quella soddisfazione a cui i loro corpi anelavano. Avevano esaurito ogni loro energia, consumato ogni riserva, dei loro organismi superdotati. Era stata lei però ad infliggere al demone il colpo finale. Si infilò velocemente sotto lacqua bollente, per vincere la sensazione di freddo che l'aveva improvvisamente afferrata. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare a nulla, per almeno pochi minuti. Il getto caldo le avrebbe scaldato il corpo, ma era la paura a gelarle l'anima. Non avrebbe retto ad un'altra notte come quella appena trascorsa. Il suo fisico avrebbe recuperato le forze, in breve tempo, ma la sua mente non avrebbe resistito ancora a una simile tensione. Lui avrebbe vinto e lei sarebbe morta o....non osava pensarci, come non osava pensare alle conseguenze della sua sconfitta sul mondo, i suoi amici e....Angel. La cabina della doccia improvvisamente le parve troppo stretta. Frettolosamente ne uscì, e si asciugò. Sulla pelle portava ancora i segni della passione che li aveva travolti. Indossò i vestiti freneticamente, ansiosa di nascondere ogni traccia che le ricordasse le ultime ore. Voleva dimenticare Angelus e soprattutto quello che le aveva fatto provare. Amore e odio, piacere e dolore, vittoria e sconfitta: fra le sue braccia tutto perdeva significato, il mondo si rovesciava, non esistevano più valori né certezze. Lui laveva condotta in un mondo assurdo, e lei, come Alice nel Paese delle Meraviglie, si era lasciata trascinare, vinta dalle sue stesse passioni. Lo aveva indotto a fuggire, ma la sua vittoria aveva il sapore acre della sconfitta. Per pochi istanti era stata sua, si era abbandonata a lui, gli aveva donato il suo sangue, la sua vita. Era certa che nessuna Cacciatrice del passato avesse mai fatto nulla di simile. Facendo, di sua libera scelta, quello che lui voleva, lo aveva piegato. Aveva trasformato quella che sarebbe stato un atto di pura violenza in un dono, che lui non aveva potuto rifiutare. Si chiese, con angoscia, se Angel avrebbe compreso il suo gesto, se avrebbe capito le sue motivazioni. Il vampiro la conosceva bene e riusciva a comprenderla meglio di chiunque altro. Questa volta però, sperò che la sua comprensione si fermasse, prima di giungere a quella parte nascosta della sua anima che quella notte laveva spinta con gioia a cedere alla volontà del demone.Era proprio questa consapevolezza a tormentarla: qualcosa dentro di lei ancora esultava al ricordo dellaccaduto e aspettava con ansia il loro prossimo incontro. Entrò in cucina, decisa a prepararsi un caffè, di cui aveva disperatamente bisogno, e a pensare in modo costruttivo. Aveva fatto quello che era stato necessario. Era ancora viva e il mondo era ancora libero da Gloria. Doveva rimuovere dalla sua mente ogni altro pensiero. Angel non era tornato. Si chiese dove si fosse nascosto Angelus, quella notte, dopo aver lasciato la sua stanza. Ormai era giorno. Probabilmente si era rintanato in una fogna. Con un sospiro sperò che l'anima non riprendesse il sopravvento fino a sera. Angel non meritava di passare la giornata circondato da topi a meditare su quello che lei aveva fatto, tormentato dalla gelosia e preoccupandosi per lei. Sul tavolo notò un foglio bianco piegato in due. Distrattamente lo aprì. Riconobbe subito la calligrafia elegante che ricopriva la pagina. La paura le strinse il cuore. Angel non aveva nessun motivo per lasciarle messaggi. |
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