Fra i volti pallidi, Buffy, con sollievo, ma anche timore, ne scorse
uno che conosceva. Era immobile, fra gli altri. Non parlava. La osservava
soltanto: Jenny, la donna che il Signor Giles aveva amato, la donna che
Angelus aveva ucciso spezzandole il collo.
Buffy cercò nei suoi occhi l'aiuto di cui aveva disperatamente
bisogno, ma Jenny piangeva e le lacrime velavano il suo sguardo.
"Jenny anche tu
?" Buffy non riuscì a completare
la frase che rimase nell'aria, sospesa fra loro.
Gli altri fantasmi avevano smesso di parlare, ma lei sentiva ancora il
loro risentimento sommergerla, come se volessero soffocarla con il loro
odio.
"Noi siamo morti." Alla fine rispose colei che era stata Jenny
Calender "Non abbiamo più un futuro e neppure un presente.
Lui ci ha lasciato solo il nostro passato, un passato che può essere
il nostro Paradiso o il nostro Inferno. Siamo noi a scegliere. Tu sei
viva. Hai il presente e il futuro, vivi!"
Buffy si sentì mancare le forze. La stanza era ormai completamente
invasa dalle presenze. Continuavano a materializzarsi invadendo ogni spazio,
confondendosi una nell'altra.
Avevano ripreso a parlare, ma ora urlavano tutte insieme e il significato
delle loro parole era sempre lo stesso. Ad essere insopportabile per Buffy
era però soprattutto il loro sguardo fisso su quel momento estremamente
intimo della sua vita, uno sguardo che sembrava penetrarle fino in fondo
all'anima.
Istintivamente si strinse più forte al compagno e chiuse gli occhi
tentando di sfuggire a tutto quel disprezzo e quel rancore che la stavano
travolgendo.
Improvvisamente come erano venute le voci cessarono.
Buffy riaprì gli occhi. La stanza era di nuovo vuota. Era soli.
Lei e
"Angel
?"
Percepiva contro la guancia i suoi capelli morbidi e il tocco della sua
lingua umida e fresca sulla pelle sensibile del collo. Un brivido di paura,
mista a piacere, le percorse la schiena.
Si morse le labbra. "Angelus
?"
Il ventre le pulsava per l'eccitazione insoddisfatta, ma immagini del
passato continuavano a sovrapporsi nella sua mente: il loro primo bacio,
il mostro che emergeva per difenderla, i caldi occhi scuri che diventavano
i gialli occhi della bestia, l'espressione strafottente e crudele con
cui l'aveva ferita, il grido di dolore mentre precipitava all'Inferno,
a causa sua, lo sguardo tormentato dell'anima che non trova la pace.
Improvvisamente un'immagine sovrastò le altre, con prepotenza:
Angel che la osservava mentre penetrava in lei, dolcemente, accettando
il dono della sua innocenza. Buffy vi si aggrappò con forza, cercando
in essa le risposte di cui aveva bisogno, ma un'altra immagine si sovrappose.
Angelus che la possedeva con violenza, cercando di dominarla, lui stesso
vittima della propria ossessione.
In quell'istante il calore invase il suo corpo. Lui era dentro di lei
e il piacere scacciò dalla sua mente ogni altro pensiero.
Iniziò a muoversi ritmicamente contro di lui, cercando di assecondarne
ogni movimento. Lo voleva, lo desiderava
.aveva bisogno di lui, uomo
e demone.
C'era forza, ma anche dolcezza nei loro movimenti. Lui le stringeva i
fianchi, come per impedirle di sottrarsi a lui, ma non ce n'era bisogno.
Lei non chiedeva altro che essere sua.
Lui taceva. Non un solo suono usciva dalle sue labbra, ma i muscoli tesi
che Buffy sentiva scorrerle sotto le dita testimoniavano la sua eccitazione.
Buffy sentì il potere scorrerle nelle vene, il potere di cui Darla
aveva parlato, e lo trovò esaltante. Era lei a far fremere quel
magnifico corpo, a farlo muovere, a dargli vita! Era lei perché
era il suo amore
.e la sua ossessione.
L'orgasmo li raggiunse insieme, travolgente e violento, quasi doloroso.
Buffy si abbandonò a lui, incapace di fare altro se non affidarsi
all'uomo che aveva segnato tutta la sua vita di donna.
La musica del Bronze quella sera non era assordante come sempre.
Era mercoledì e c'era poca gente, desiderosa di parlare più
che di stordirsi ballando. La pista da ballo era deserta.
Per questo motivo Buffy aveva chiesto a Willow di incontrarsi lì.
Dopo aver riflettuto tutto il giorno sugli avvenimenti della sera prima
ed aver evitato in ogni modo gli amici, si era decisa a confidarsi con
l'amica.
Ora sedevano ad un tavolo appartato, nella penombra, una di fronte all'altra.
Buffy aveva iniziato a parlare e non si era mai interrotta
fino a
quel momento.
"E poi
" Willow aveva lasciato prevalere l'interesse professionale
sul rispetto per i sentimenti dell'amica. Buffy, in fondo le stava raccontando
un suo momento intimo, anche se era un momento in realtà mai esistito.
"Perdonami Buffy," tentò di scusarsi " non intendevo
essere
indiscreta, ma è tutto così strano." Mormorò
contrita.
Buffy scosse il capo, troppo presa dai suoi pensieri per preoccuparsi
di ciò che Willow poteva pensare di lei, dopo quello che le aveva
raccontato.
"Non importa
" disse con tono assente "
comunque
non è successo altro. Quando mi sono ripresa ero nel mio letto
da
sola."
"Questa volta non è stato un viaggio nel passato." Osservò
la giovane strega. Poi un dubbio s'insinuò nella sua mente. "Non
è così Buffy?" chiese timidamente.
"No, non lo è stato" le confermò la compagna tranquillamente.
"Nella mia stanza io e Angel non abbiamo mai
insomma qualche
volta, all'inizio, ci siamo baciati e
anche qualcosa di più,
ma all'epoca non pensavamo ancora
beh, almeno io non pensavo ancora
di andare oltre. Ero troppo giovane immagino e Angel
era Angel. Era
già un miracolo che avesse accettato di avere una storia con me
sedurmi
non era certo nei suoi programmi!"
"Quindi si è trattato di qualcosa che non è mai veramente
successo, fantasmi a parte ovviamente!" Concluse Willow, contenta
di aver almeno accertato quel punto. "Sei riuscita a capire
chi
fosse lui?" tentò di indagare.
"Intendi dire se Angel o Angelus? No" rispose con un sospiro
Buffy.
Sollevò lo sguardo, fino a quel momento fisso sulle proprie mani
intrecciate sul tavolo, per incontrare gli occhi dell'amica. Aveva dovuto
raccogliere tutto il suo coraggio per farlo. Aveva paura di leggere nei
dolci occhi della comprensiva Willow la stessa condanna che dalla sera
prima non aveva mai smesso di tormentarla.
"Ho perdonato Angel per quello che il suo demone ha fatto, a me e
al mondo. Non solo l'ho perdonato, l'ho amato e l'amerò sempre,
ma
non avevo mai pensato veramente alle sue vittime e al fatto che
per loro dimenticare fosse
molto più difficile." Cercò
inconsciamente di giustificarsi.
"Lo so." La rassicurò Willow, posando una mano sulle
sue "E' difficile a volte
.dimenticare, ma questo non vuol dire...se
nessuno mai dimenticasse, l'odio non avrebbe mai fine, non credi?"
Buffy ringraziò ancora una volta il destino che le aveva donato
un'amica così eccezionale, capace di dire sempre la cosa giusta
quando necessario. Quella sera però la comprensione di Willow non
le bastava.
"Forse hai ragione ed è giusto perdonare, ma
amare?"
chiese consapevole dell'inutilità della sua domanda. L'amore non
ha ragioni, non può essere giusto o sbagliato. Esiste e basta,
come la vita e come la morte.
Un'ombra si mosse dall'altra parte della sala e sparì nel buio
della porta. "Angel?" si chiese Buffy incerta fra la speranza
e il timore. Frenò l'impulso di accertarsene. Lui era vivo e solo
questo aveva importanza. Non si sentiva pronta ad incontrarlo in quel
momento. Aveva paura di quello che i suoi occhi avrebbero potuto dire
a quell'anima che aveva già subito infiniti tormenti ed umiliazioni.
Doveva fare prima chiarezza dentro se stessa.
La voce di Willow interruppe il corso dei suoi pensieri "Quello
che non capisco è perché Gloria o Angelus ti abbiano fatto
vivere proprio quell'esperienza. Forse pensano di indebolirti separandoti
da Angel, ma
è troppo semplice. Deve esserci qualcosa di più
che non riusciamo a comprendere. Vorrei sapere almeno come fanno in modo
da fermarli, invece
ho cercato tutto il giorno fra i libri del Signor
Giles, ma
.niente, neppure un vago accenno. Si possono indurre i
sogni, ma far viaggiare lo spirito nel tempo suppone sempre un atto di
volontà dello spirito stesso, e non è il nostro caso. Ora
poi sappiamo che possono farti vivere anche esperienze nuove, mai accadute,
e questo complica ancora le cose. Domani continuerò le ricerche.
Deve esistere il modo
"
"Vado a casa." la interruppe bruscamente Buffy. Non intendeva
essere scortese, ma improvvisamente si sentiva stanca e desiderava restare
da sola.
Il sorriso triste con cui le rispose Willow la rassicurò. L'amica
ancora una volta aveva capito.
Senza dire altro Buffy si alzò, attraversò il locale, senza
guardarsi intorno, ed affrontò il buio della notte con passo spedito.
Non intendeva cacciare
non quella sera. Non era dell'umore giusto.
Descrivere a Willow quello che aveva vissuto le era costato molto. L'amica
le era stata di aiuto, ma non era riuscita a sollevarla completamente
dalle sue angosce.
Prima Angelus e Darla e ora i fantasmi delle vittime del vampiro con
tutto il loro odio e il loro disprezzo. La sola cosa di cui sentiva veramente
il bisogno era
Angel. Con la sua tranquilla ragionevolezza certo
il vampiro avrebbe saputo riportare ordine nel caos che la tormentava
e il suo amore avrebbe placato i suoi dubbi.
Rivide i suoi occhi dolci, il suo sorriso caldo, colmo di affetto, le
sue mani grandi eppure sensibili che le sfioravano il viso. Ne sentì
il fresco tocco su una guancia e gli occhi le si riempirono di lacrime
di nostalgia. Angel
.quando sarebbe tornato da lei?
Non aveva dubbi che presto sarebbe successo, ora che era sicura che fosse
vivo, ma l'attesa stava diventando insopportabile.
Uriel, chiunque fosse, gli aveva concesso brevi attimi di respiro dal
continuo tormento voluto da Gloria, ma solo per torturarlo in modo diverso.
Angelus stava tentando di minare la forza interiore di Buffy, la sua vitalità,
in modo da permettere a Gloria di vincere, mentre lui avrebbe avuto un'intera
eternità da passare sulla Terra
con Buffy.
Il suo destino sembrava segnato: l'Inferno. Probabilmente era lì
che Gloria intendeva relegarla. Sarebbe stata soltanto una delle innumerevoli
anime dimenticate, che si dibattevano invano, perse in quell'abisso di
infinito dolore
finchè fosse esistito l'Universo e forse anche
oltre.
Eppure non aveva paura per se stesso. Aveva saputo da sempre che la sua
esistenza avrebbe avuto termine in quell'abisso di dolore e tormento.
Era giusto, lo meritava.
Le sue paure erano per Buffy. Lei aveva un'intera vita da vivere e meritava
di trascorrerla nella luce, senza che l'ombra di Angelus oscurasse la
sua strada.
Angelus
era una parte di lui, ormai questo lo aveva accettato. Vivevano
in simbiosi, condividevano i pensieri, le emozioni più intime continuando
però a coltivare il reciproco odio e disprezzo, lottando pur sapendo
che nessuno dei due sarebbe mai riuscito veramente a sconfiggere l'altro.
La loro guerra si sarebbe protratta per l'eternità e Buffy
Buffy
aveva fatto l'amore con il suo nemico, si era stretta a lui, provando
piacere, raggiungendo l'estasi.
L'aveva perdonata, aggrappandosi all'idea che Angelus in fondo faceva
parte del suo essere, e illudendosi che lei non fosse altro che un'altra
vittima della sua parte oscura.
Buffy però non era stata una vittima. Era la prima volta che riusciva
ad ammetterlo. Buffy aveva cercato di dirglielo, ma lui era stato sordo
alle sue parole. Aveva preferito ignorare le frasi non dette, gli occhi
grigi, normalmente franchi, diventare improvvisamente sfuggenti, non aveva
voluto comprendere. Con sollievo aveva accettato la spiegazione meno dolorosa
ignorando tutto il resto. Aveva avuto paura di perderla, di non essere
più capace di amarla dell'amore assoluto che fino a quel momento
aveva provato per lei.
Con un notevole sforzo di volontà l'anima represse la rabbia e
con essa il dolore. Uriel aveva ragione. Angelus e Buffy: odiava l'uno
quanto amava l'altra eppure non riusciva a comprendere veramente nessuno
dei due.
"Era ora che ci arrivassi!" la voce esplose violenta nel silenzio,
canzonatoria.
"Uriel?" l'anima era allibita.
"Aspettavi qualcun altro? Spiacente, ma credo che Angelus sia troppo
occupato a pensare a come distruggere Buffy per ricordarsi di te."
L'anima tacque. Provava sollievo per quell'intrusione. Temeva Uriel, ma
il pensiero di non essere più solo nella sua prigione, con i suoi
tormenti, era comunque consolante. Non osava confessarlo, ma aveva paura
che se avesse detto la cosa sbagliata quella presenza se ne sarebbe andata,
lasciandolo di nuovo solo. Come la vittima arriva al punto di desiderare
la presenza del suo torturatore, pur di non essere abbandonata con le
sue sofferenze, anche lui era giunto al punto di temere la solitudine
più di qualsiasi altra cosa.
"Come puoi parlarmi e perché sei qui?" Si decise infine
a chiedere. Non era realmente curioso. A quel punto non gli importava
più del come e del perché degli avvenimenti. La sua sofferenza,
i suoi dubbi e le sue paure avevano preso il sopravvento su ogni altra
considerazione. Aveva però bisogno di accertarsi che quella voce
esisteva veramente e non era invece solo un'illusione nata dalla sua follia.
"Posso parlarti perché ho approfittato di un momento di distrazione
del tuo demone e quanto al perché sono qui
ragionare con te
è più facile. I demoni tendono ad essere incredibilmente
irrazionali ed emotivi." Rispose Uriel in tono deprecatorio. "Ho
ascoltato i tuoi pensieri. Francamente è un esercizio decisamente
deprimente sai? Non capirei proprio che cosa ci trovi Buffy in te se non
fosse per
"
"Angel, ti prego, ne ho bisogno. Ho bisogno di sapere che
posso provare con te quello che ho provato con lui perchè se non
è così...lui avrà vinto! Sii te stesso, semplicemente
te stesso, senza vincoli! Ti prego."
Desiderio, gelosia, paura di fare del male a lei, la creatura che più
amava la mondo, la sola che avesse mai veramente amato: il suo spirito
non trovava pace.
Lei lo osservava, aspettava che lui le mostrasse la sua vera natura, senza
veli, senza menzogne. Gli aveva dato fiducia, si era affidata a lui e
ora aveva bisogno che lui facesse altrettanto. L'angelo della notte doveva
scendere sulla Terra e mostrare le sue vere sembianze a lei, la donna
che lo amava.
Non sapeva come fare, non lo aveva mai fatto. Non aveva mai permesso
al suo vero io di emergere senza controllo: la paura glielo aveva sempre
impedito.
Lei però era forte e certo lo avrebbe protetto
anche da se
stesso.
La soluzione improvvisamente gli apparve semplice: avanzò verso
di lei e la baciò con trasporto assaporando la sua dolcezza e permettendo
che penetrasse in lui.
Liberarsi dei vestiti fu spontaneo. Anche loro non erano altro che una
maschera dietro cui si nascondeva: niente doveva più frapporsi
fra loro. Lui sarebbe stato suo, completamente.
Non ci furono molti preamboli. Forse lei li avrebbe voluti, ma lui era
stato per troppo tempo costretto nei legami delle sue angosce per concederseli.
Ora voleva essere solo libero, libero di amarla, possederla, essere parte
di lei.
La penetrò con forza, vincendo la resistenza della sua tenera carne.
Era stretta, ma anche calda. La vita pulsava sotto la pelle sottile e
attraverso di essa giungeva fino a lui.
Lei gemeva, di piacere, ma anche di dolore. Avrebbe dovuto fermarsi, aspettare
che il suo corpo si adattasse a quell'intrusione violenta, ma non lo fece.
Anche il dolore faceva parte di lui. Penetrò in lei con ancora
più forza.
Lei lo stringeva a sé. Sentiva le piccole dita premere contro
i muscoli della schiena. Il dolore si era tramutato in piacere e il piacere
in estasi.
Ora si muovevano insieme. Lei rispondeva ai suoi movimenti con la sua
stessa energia. Era la sua donna, la sua compagna, il suo amore.
Ad un tratto si ritrovò riverso sul letto. Lei lo sovrastava, ancora
unita a lui.
Non era più lui ora a controllare il gioco, ma lei, splendida creatura
della luce. La sua pelle sfregava contro quella di lei, che si tendeva
per accoglierlo fino nei recessi più nascosti del suo corpo. Incurante
della sofferenza Buffy lo desiderava, voleva sentirlo dentro di sé!
Abbracciandola lasciò che il piacere dilagasse in lui fino a colmare
quel corpo di donna capace di amarlo come nessun'altra aveva mai fatto.
Il bisogno che aveva di lei non era però ancora appagato.
Tornando a sdraiarsi sul suo corpo arrendevole riprese a possederla. Voleva
condurla di nuovo all'estasi e fu accontentato. Il corpo esile si tese,
i muscoli del suo ventre si contrassero intorno a lui fino a fargli quasi
male. I sospiri della compagna accrebbero il suo desiderio. Voleva amarla
per l'eternità!
"Angel...ti prego...non credo di poter più..."
Un'altra volta il corpo di lei rispose al suo e anche lui perse il controllo
abbandonandosi al piacere. Un unico gemito gli sfuggi dalle labbra, dovuto
tributo alla donna che aveva potuto così tanto.
Buffy giaceva sotto di lui, priva di sensi, ma le labbra piegate in un
sorriso di felicità.
Prima di abbandonare gentilmente il suo corpo, si piegò per sfiorarle
le labbra con un casto bacio.
Ora doveva occuparsi di lei.
La voce irruppe fra i suoi ricordi dissolvendoli.
"Lei, in modo diverso, ha bisogno di entrambi per essere felice.
Puoi odiarla per questo, ma prima chiediti che cosa saresti senza Angelus,
il tuo demone?"
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