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COMMENTO: fare domande è semplice. Il difficile è ascoltare le risposte. Troppo spesso facciamo la domanda, ma pensiamo già di conoscere la risposta. Siamo così concentrati sulle nostre idee, che non lasciamo spazio alle idee degli altri. Perdiamo così molte occasioni per arricchirci.

 

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n. 5

Domande

 


"Perchè?" sbottò Angel, con più forza del necessario. Non intendeva aggredirla, ma era rimasto sorpreso da quella confessione. Buffy non aveva nessuna ragione per cercarlo. Fra loro era tutto finito.
Lei aveva la vita normale che meritava e sembrava esserne felice. Lui aveva ottenuto quello che voleva e aveva imparato a convivere con la gelosia che lo rodeva costantemente. Inconsciamente, dentro di se, aveva sempre mantenuto accesa una tenue speranza che qualcosa potesse cambiare per loro, che il destino avesse in serbo qualche sorpresa in grado di riunirli.
Dopo "il giorno che non era mai esistito" quella possibilità gli era sembrata divenire più reale. Se era accaduto una volta poteva verificarsi ancora e loro...ma poi c'era stato il bambino, testimone vivente dell'amore di Buffy per un altro, il suo indissolubile legame con un uomo che non era lui.

La speranza era morta e a lui non erano rimasti che i ricordi. Magnifici, incredibili eppure terribili ricordi di quando lei era stata sua e di quando l'aveva persa insieme alla sua umanità. Il destino gli aveva dato tutto, ma solo per brevi istanti. Per un attimo aveva assaporato il sole, l'amore, la vita poi tutto era svanito, lasciando solo il dolore e il rimpianto.
Fu grato ancora una volta a coloro che avevano tolto a Buffy i ricordi. Lei non meritava anche quella sofferenza. "Ricordando non avrebbe mai potuto...amare Riley." Pensò Angel tristemente, ma un dubbio sorse ad avvelenare i suoi pensieri. "Forse sono io che mi illudo. Avrebbe dimenticato comunque. E' giovane e ha tutta la vita davanti a sè!" considerò con amarezza.

"Davvero ti ho chiamato?" rispose Buffy, ignorando la sua domanda.
"Sì." Affermò brevemente il vampiro, ansioso di risolvere quella questione e scoprire perchè Buffy aveva bisogno di lui. "Ho chiamato Giles, ma lui non sapeva dove fossi. Mi ha detto che eri partita per Los Angeles. Pensavo fossi diretta da tuo padre. Era passato comunque troppo poco tempo perchè tu fossi già arrivata. Così, mentre gli altri hanno iniziato a cercarti, io sono venuto a Sunnydale, sperando di incontrarti lungo la strada. Quando sono giunto in città questo è il primo posto in cui sono venuto. Non pensavo fossi qui, ma...evidentemente mi sbagliavo."
"Cercavo un posto tranquillo per pensare." Si giustificò Buffy.
"Pensare a che cosa?" domandò Angel interessato.

"Al bambino" continuò, decisa ormai a bere fino in fondo l'amaro calice "Lui non è come dovrebbe essere. Soffre per la luce del sole, non gli piacciono l'aglio e le croci e...non so che cosa mi sia successo poco fa, ma probabilmente si tratta di qualcos'altro che lui detesta." Terminò velocemente, desiderosa di concludere quella ardua spiegazione. Scrutava ansiosamente il volto del compagno. Voleva cogliere la sua reazione almeno qualche istante prima che le sue parole arrivassero a ferirla.
Sentiva il bisogno di essere preparata, qualsiasi cosa Angel avesse detto o fatto. Lui però la sorprese come sempre.

"Che cosa ne pensa...Riley?" chiese, senza mutare espressione. Aveva pronunciato a fatica quel nome e lo aveva fatto solo per rispetto a Buffy. Nella sua mente lo definiva in vari modi fra i quali bamboccio era il più gentile. Avrebbe potuto dire "il tuo ragazzo", ma non era tanto sicuro che lo fosse ancora, considerata la sua assenza in quel momento e il fatto che Buffy stava cercando lui.
"Riley?" domandò Buffy sconcertata. Era da quando aveva lasciato Giles che non pensava più al suo ragazzo. Era veramente uscito dalla sua vita, anche se lei non aveva avuto il coraggio di dirglielo e soprattutto spiegargli il perchè. "Lui non pensa nulla...." mormorò.
Angel la fissò con un'espressione ironicamente divertita in volto. Buffy realizzò che la sua frase poteva essere fraintesa si affrettò a spiegare "...intendevo dire che non sa nulla di tutto questo. Sa del bambino naturalmente, e ne è felice, ma..."

Buffy si morse le labbra. Aveva fatto un errore, che probabilmente era solo il primo di tanti altri. Non era certo il momento più opportuno per ricordare ad Angel che futuro padre felice fosse Riley! Angel apparentemente restò impassibile, ma lei lo conosceva bene. Ora serrava la mascella con più forza e i suoi occhi erano diventati più scuri.
Per distrarlo si sforzò di continuare a parlare. "Non gli ho detto dei gusti particolari del bambino. Avevo paura che si preoccupasse troppo e ..."
"...decidesse che tuo figlio è un ostile." Concluse Angel al suo posto.
"E' vero." Ammise Buffy tristemente.
"E' anche suo figlio." commentò Angel, quasi soprapensiero "Credi davvero che lo consegnerebbe a loro?" Gli sembrava incredibile che un padre potesse fare una cosa simile a suo figlio.
"Sì, è possibile. Lo conosco. Per lui esistono solo i buoni o i cattivi, senza sfumature. Io non volevo questo bambino. Mi ha sconvolto la vita. Ho perfino pensato di....beh, hai capito. Ma non ne sono stata capace. Non sono ancora completamente sicura di aver fatto la scelta giusta, ma certamente...non voglio che lo abbia l'esercito per farci esperimenti strani!" esclamò con forza.

"Sono lieto che tu non l'abbia fatto." commentò il vampiro.
Per la prima volta, da quando si era ripresa, Buffy vide trasparire dolcezza dallo sguardo del suo ex ragazzo. Non lo avrebbe mai creduto, ma quella dolcezza la ferì più della sua freddezza di poco prima. Portava con sè troppi ricordi e troppi rimpianti.
"Che cosa?" chiese, con voce incrinata dalla disperazione.
"Ucciderlo. E' comunque una parte di te che...mi sarebbe dispiaciuto perdere."

Buffy chiuse gli occhi e sentì la tensione sciogliersi dentro di lei. Una lacrima le rigò il volto. In poche parole Angel era riuscito a offrirle tutte le risposte che lei aveva tanto a lungo e dolorosamente cercato.
Ora era finalmente sicura di aver fatto la scelta più giusta, non solo per il bambino, ma anche per se stessa. Era una parte di lei...rinunciarci avrebbe voluto dire rinunciare a una parte del proprio corpo...e della propria anima.
Provò una fitta di dolorosa comprensione per le donne che avevano dovuto compiere una simile scelta. Chiunque osasse giudicarle non poteva avere neppure una vaga idea del prezzo che avevano pagato.

Angel la osservò seduta eretta, con i capelli in disordine, pallida e fragile, ma disposta a lottare per il suo bambino. Con orgoglio pensò "Questa incredibile donna un tempo mi ha amato!"
Era fiero di lei e avrebbe voluto ricompensarla in qualche modo per quello che doveva avere passato. La sentiva però ormai lontana e distante. Non era più la "sua" Buffy, che poteva prendere sulle ginocchia e stringere a sè per dimostrarle quanto la riteneva importante.
Ora era solo un'amica, che aveva bisogno del suo aiuto. Perciò tentò di offrirle almeno quello.
"Tu sei la Cacciatrice. Riley è un uomo normale. Il bambino non dovrebbe essere così..."speciale"" Mormorò per placare i suoi timori.

Buffy riaprì gli occhi e guardò il compagno con riconoscenza. Aveva definito il piccolo "speciale". Quell'aggettivo le piaceva. La rassicurava. Era come se si trovasse di fronte a qualcosa di particolare e unico, che richiedeva cura, ma di cui non doveva avere paura.
Il vampiro dava per scontato che l'essere che lei avrebbe presto generato non poteva essere altro se non qualcosa di positivo e di bello. Buffy avrebbe voluto avere quella stessa sicurezza. Fino a quel momento per lei il nascituro era stato un "pasticcio", come aveva detto a Willow, e soprattutto un'incognita di cui aveva timore.

Angel aveva iniziato a percorrere la stanza con lunghi passi, le mani in tasca, il capo chino. Buffy non poteva vedergli la fronte, dalla posizione in cui si trovava, ma era certa che fosse corrugata.
Il vampiro stava riflettendo e in quel momento non esisteva altro per lui se non il problema che lo assillava. Buffy aveva sempre trovato sorprendente la sua capacità di concentrarsi, estraniandosi dal mondo, anche nelle situazioni più improbabili.
Sospirò sollevata. Per qualche tempo l'attenzione di Angel sarebbe stata tutta per il bambino invece che per la madre e soprattutto... per il padre.
Lui continuò per lunghi minuti a meditare, senza dire nulla. Ad un tratto però si fermò voltandosi per fissarla intensamente negli occhi.

Buffy drizzò istintivamente la schiena preparandosi ad affrontare quello che lui le avrebbe detto. Non aveva idea del risultato delle sue riflessioni, ma aveva la netta sensazione che nulla di piacevole la attendeva. Ancora una volta lui la colse impreparata.
"Quando...lo avete concepito?" chiese con voce scostante. Buffy questa volta non si sentì ferita per il tono distaccato. Era la freddezza usuale con cui la mente acuta di Angel analizzava i problemi.
"Perchè ti interessa?" chiese, con genuina curiosità.
Angel fece una smorfia di impazienza, un'espressione che lei conosceva bene. Detestava essere interrotto da domande, quando seguiva la logica dei suoi pensieri. In passato l'indole curiosa e polemica della Cacciatrice aveva messo spesso a dura prova il suo autocontrollo.
"Perchè potrebbe essere accaduto in un momento o in un luogo particolare, capace di influire sui tuoi poteri amplificandoli o distorcendoli." Fu la sbrigativa risposta.

Buffy dovette fare uno sforzo di volontà per impedirsi di sorridere. Riley era estremamente metodico e ordinato anche nella sua vita privata. Non l'aveva mai neppure sfiorato l'idea di fare l'amore in un posto che non fosse il suo letto. Di fronte allo sguardo cupo di Angel il desiderio di sorridere svanì però subito, e lei rispose con tutta la serietà del caso.
"Quanto al luogo non c'è problema." Rispose prontamente. Esitò poi un istante. Non le era facile discutere con Angel l'intimità che aveva condiviso con Riley. "L'abbiamo fatto sempre nel suo letto." Spiegò alla fine. "Quanto al momento...potrei fare i conti. Non ne sono sicura. Noi...non l'abbiamo cercato. E' semplicemente arrivato."
"Potevate stare più attenti!" Non riuscì a trattenersi Angel. Non voleva rimproverarla. Non ne avrebbe avuto il coraggio, non dopo aver sentito quella piccola calda vita vibrare in tutto il suo corpo. In lui ardeva però sempre, come un fuoco sopito, la gelosia e il dolore di averla persa per sempre.

"Siamo stati attenti!" si difese istintivamente Buffy. "Non capisco come sia accaduto, ma...se mi dai un po di tempo per fare i calcoli ti dirò quando è probabilmente successo."
Era impaziente di scoprire che cosa aveva reso il suo bambino quello che era, ma soprattutto...essere rimproverata da lui era un tormento. Se avesse pensato che la sua ira era dovuta al fatto che l'amava ancora sarebbe stato più facile sopportarla, ma era solo il suo orgoglio maschile ferito a parlare. Ne era certa.
"Tu e la matematica non siete mai andate molto d'accordo Buffy!" Obiettò Angel ironicamente. "Dammi le date e farò io i calcoli." Si offerse il vampiro.
Neppure quella prova di sfiducia nella sua abilità matematica offese Buffy. Le diede anzi un confortante senso di intimità. Il vampiro conosceva bene le sue debolezze e aveva spesso dimostrato di amarle quasi più dei suoi pregi. Quei tempi erano ormai passati, ma il fatto che lui ricordasse era comunque una consolazione.

All'inizio provò un certo imbarazzo ad elencargli le date richieste. Era stupido da parte sua, ma riguardavano quella sfera intima che una donna è sempre reticente a condividere con un uomo. Scoprì presto però che parlarne con lui era ... incredibilmente semplice.
Angel domandava, commentava, rifletteva ad alta voce con pacata tranquillità e molto rispetto, trattando la sua fisiologia come qualcosa di naturale, ma anche di molto importante.
Si erano seduti al massiccio tavolo di legno del soggiorno. Angel scriveva i numeri su un foglio bianco con una vecchia stilografica ad inchiostro. Vicino a lui aveva raccolto un'alta pila di testi di astrologia ed eventi soprannaturali. Lei rispondeva alle sue domande e lo osservava lasciando la mente libera di vagare. Per la prima volta sentiva di potersi veramente affidare a qualcuno.

Angel fissava i numeri con crescente inquietitudine. Le date non combaciavano. Era stupito che Buffy non se ne fosse resa conto da sola, ma se i dati che gli aveva fornito erano corretti il concepimento sarebbe dovuto avvenire prima che lei avesse avuto rapporti con Riley. Doveva esserci stato un altro uomo, di cui lei non gli aveva parlato.
L'idea irritò il vampiro. Buffy non era tenuta a rendergli conto delle sue relazioni, ma...il fatto che ci fosse qualcosa nella sua vita che lui ignorava lo turbava profondamente. Sollevava, infatti, domande a cui non era certo di voler dare risposta, come ad esempio con quanti uomini Buffy fosse stata dopo di lui.
La notizia non sarebbe comunque stata gradita a Buffy. Riley almeno si era dimostrato disposto ad assumersi le proprie responsabilità. Se il bambino fosse stato però il frutto di un incontro occasionale lei si sarebbe ritrovata completamente sola. Con amarezza Angel considerò l'ipotesi che lei neppure sapesse con certezza chi fosse il padre.

"Con quanti uomini sei stata a letto, da quando ci siamo lasciati?" chiese infine, più bruscamente del necessario. Non era sua intenzione giudicarla. Non ne aveva il diritto. Il risentimento e la gelosia erano però troppo forti, dentro di lui, perchè riuscisse a mascherarli completamente.
Buffy spalancò gli occhi: un'altra domanda inattesa. Questa volta però impallidì addirittura per l'ira.
"Chi credi che io sia Angel? Non mi conosci? O forse, come Angelus, anche tu pensi che visto che ti è stato facile sedurmi io sia disposta a offrirmi ad uomo che incontro e che mi piace?"
Angel sospirò. Aveva permesso alla gelosia di offuscargli la ragione. Buffy era sempre...Buffy: onesta, pulita, a volte ingenua, ma soprattutto capace di credere in ideali come l'amore.
Sentì improvvisamente su di sè il peso di tutte le brutture e gli orrori a cui aveva assistito e partecipato nella sua lunga vita. Aveva fatto bene a lasciarla. Una creatura così luminosa non meritava di essere corrotta da uno come lui.

"Mi dispiace." Mormorò, abbassando lo sguardo sul foglio che aveva davanti. "E' solo che..." Non riuscì a terminare la frase. Non poteva dare a Buffy anche questa preoccupazione, proprio ora che era così in ansia per il piccolo.
""Solo" che cosa...?" ripetè lei, più calma, con espressione perplessa.
"Niente...era solo un'ipotesi." Tentò di spiegare il vampiro. "Mi era solo venuto in mente che se il padre fosse un'altro..."
"Non è possibile." Dichiarò decisa Buffy. "E' passato troppo tempo da quando io è Parker..."
Lo sguardo di puro odio di Angel ad udire quel nome le fece morire le parole in gola.
Si morse le labbra e provò un intenso desiderio di fuggire. Fuori però era ormai giorno, quindi poteva solo restare seduta su quella sedia e affrontare tutto il disprezzo dell'uomo che un tempo l'aveva amata.
In fondo lui aveva avuto ragione, poco prima, a mettere in dubbio la sua serietà. Con Parker si era comportata in modo terribilmente stupido e superficiale. Aveva atteso anni prima di far l'amore con l'uomo che amava. Pochi appuntamenti erano stati sufficienti a quell'idiota per portarla a letto!

Angel non sapeva che cosa dire. Quando aveva saputo da Cordelia i dettagli di come quello smidollato si era comportato con Buffy aveva dovuto usare tutto il suo autocontrollo per non tornare a Sunnydale e permettere ad Angelus di emergere, almeno per il tempo necessario a ridurre in minuscoli brandelli quella parodia di uomo. Non ricordava quante volte aveva sognato di ucciderlo, lentamente, molto lentamente e solo dopo averlo privato degli attributi maschili, che uno come lui non meritava di possedere. Era stato un periodo orribile, di rabbia e paura, paura che Buffy incontrasse ancora uomini simili, che soffrisse per chi non meritava neppure un suo sguardo, che non trovasse qualcuno degno di lei.

Quando era arrivato Riley nella sua vita Angel lo aveva detestato, ma almeno, aveva dovuto ammettere, avrebbe trattato Buffy con il dovuto rispetto.
Ora i vecchi sentimenti che aveva provato per quella nullità erano riemersi e il vampiro ringraziò il cielo che Buffy non potesse leggergli nella mente. Sarebbe probabilmente rimasta inorridita da quello che avrebbe visto. Lucidamente Angel sapeva che nessun essere umano meritava quello che lui aveva desiderato fare a Parker, infatti, non aveva compiuto la sua vendetta, ma...c'erano cose di lui che era meglio che Buffy continuasse ad ignorare.
"...dopo Parker c'è stato solo Riley." Trovò alla fine il coraggio di concludere Buffy.
"Era solo un'ipotesi." Commentò Angel, ansioso di portare la conversazione su argomenti più innocenti. Avrebbe affrontato più tardi, con Buffy, il problema della paternità del bambino. Ora c'erano problemi più urgenti da risolvere.

Era incerto sul suo ruolo in quella delicata situazione. Buffy aveva detto che stava andando da lui, ma perchè? Desiderava aiutarla, ma non sapeva esattamente che cosa Buffy si aspettasse da lui. Forse voleva solo che lui usasse la sua competenza nelle scienze occulte per trovare le risposte che cercava. In quel caso però una telefonata di Giles sarebbe stata sufficiente. L'idea che lei fosse corsa da lui per avere il conforto del suo affetto gli balenò nella mente, ma la escluse immediatamente. Per quel tipo di conforto ormai aveva Riley.
Avrebbe potuto indagare con diplomazia od offrirsi di prendersi cura di lei, come aveva voluto fare da sempre, scoprendo giorno dopo giorno quello di cui lei aveva bisogno. Non aveva però il coraggio di rischiare di essere respinto ancora una volta.

"Perchè venivi da me, Buffy?" Si decise alla fine a chiedere esplicitamente.
Buffy, imbarazzata, si inumidì le labbra con la punta della lingua. Un gesto che Angel trovò incredibilmente sensuale. La maternità l'aveva resa incredibilmente bella e attraente.
"Non riesco...a fare attenzione a tutto quello che dovrei, per la sicurezza del bambino. Conosco le regole, ma a volte...non ci penso. Ci sono poi cose che credo di non sapere. Come ad esempio perchè sono stata male poco fa. Giles e gli altri hanno pensato che...se fossi rimasta con te almeno fino alla nascita tu avresti potuto...aiutarmi. Sono venuta qui perchè...non potevo venire a Los Angeles, ma gli altri non avrebbero capito, e allora..."

Nonostante Angel si fosse preparato a ricevere una risposta simile il dolore sorse acuto e pungente nel suo animo.
"Così è stata un'idea di Giles e lei....era disposta a rischiare anche la salute del bambino pur di non venire da me!" Disse a se stesso. " Sei un idiota!" Si rimproverò violentemente.
"Ho capito." Rispose freddamente. "Va bene, ma credo sia meglio se ci sistemiamo qui. Così sarai più vicino ai tuoi amici." Suggerì. "E io più lontano da chi mi conosce troppo bene per non comprendere l'Inferno che mi aspetta!" concluse nella sua mente.

Buffy desiderò non aver mai incontrato Riley, che l'aveva messa in quella situazione impossibile, e soprattutto di non aver mai lasciato casa sua. Evidentemente Angel non era entusiasta di doverle dedicare tutto quel tempo. Sicuramente a Los Angeles aveva di meglio da fare. Magari c'era anche qualcuno che lo stava aspettando, oltre a Cordelia e ai suoi amici.
"Mi dispiace." Mormorò sinceramente. Era veramente dispiaciuta, ma più per se stessa che per lui. Una parte di lei provava un perverso piacere all'idea di costringerlo, contro la sua volontà, a lasciare i suoi impegni, di lavoro e non, per lei. Le pareva una giusta vendetta per essere stata lasciata senza aver avuto modo di far valere la propria volontà.
"Non intendevo sconvolgerti la vita. Mi rendo conto che probabilmente avevi altri programmi. Credimi...se avessi potuto decidere io, non mi troverei in questa situazione, ma ...non ho mai l'opportunità di decidere nulla a quanto pare!" esclamò irritata.
Angel dimostrò di non cogliere il doppio senso della frase, che comunque non richiedeva una risposta.

 

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

Logica e illusioni Continua