Buffy guardò
per la centesima volta l'orologio. "E' quasi sera." Pensò
con sollievo.
Non potendo uscire, la giornata le era parsa eterna. Il tempo trascorso
con Willow, pranzando insieme, era trascorso rapidamente, ma poi l'amica
era dovuta tornare ai suoi studi.
Angel non era più uscito dalla camera
da letto. Evidentemente dormiva.
Buffy più volte era stata tentata di andare a svegliarlo. Era giunta
fino alla sua porta, ma poi non aveva osato bussare. Non aveva nessuna
ragione plausibile per farlo, a parte il fatto che desiderava vederlo,
parlare con lui, godere della sua presenza. Questo certo non avrebbe potuto
spiegarglielo, quindi...lo aveva lasciato in pace, come evidentemente
voleva stare.
In passato lui si era sempre dimostrato ansioso di trascorrere più
tempo possibile con lei. Sovente, quando dovevano lasciarsi, era lui a
chiedere quando si sarebbero potuti rivedere.
"Niente è più come allora." rifletté Buffy
con cocente rimpianto. "Allora mi amava e mi desiderava! Adesso...sono
solo una balena a cui è costretto a fare da babysitter!"
Il telefono squillò. Buffy attese, ma
il padrone di casa non sembrava avere intenzione di rispondere.
Con esitazione lei alzò la cornetta. Probabilmente era qualcuno
che cercava Angel, una persona che lei forse non conosceva neppure, ma
che faceva parte della vita del vampiro.
Si chiese che cosa pensassero i suoi amici della donna che lui aveva amato
e che ora, incinta di un figlio di un altro, era venuta a cercare il suo
aiuto. Certamente non dovevano essersi fatti un'immagine molto lusinghiera
di lei. Nella migliore delle ipotesi la consideravano una bambina viziata
e egoista, troppo irresponsabile per evitare un'inopportuna gravidanza.
Udendo la voce preoccupata del Signor Giles, attraverso il microfono,
Buffy emise un leggero sospiro di sollievo.
La conversazione con il suo Osservatore non durò a lungo. Buffy
si limitò a rassicurarlo che era tutto sotto controllo. Provava
la tentazione di dire molto di più, di interrompere il silenzio
ossessionante di quelle stanze vuote dando voce alle emozioni che la turbavano
così profondamente, ma non trovò il coraggio di farlo. Quando
interruppe la comunicazione il silenzio che regnava nella casa le apparve
ancora più opprimente.
Poco prima aveva chiamato sua madre, ma anche quella telefonata era servita
solo a farla sentire ancora più sola ed esclusa dal mondo che una
volta le apparteneva.
Avrebbe dovuto seguire il consiglio di Angel:
andare a dormire. Non c'era neppure il televisore con cui distrarsi. Angel
non ne aveva mai sentito il bisogno e lei, ai vecchi tempi, reputava troppo
prezioso il tempo che poteva condividere con lui per sprecarlo davanti
allo schermo televisivo.
Il solo svago possibile erano gli enormi tomi, scritti in ogni possibile
lingua, viva e morta, che giacevano ordinati nella vecchia libreria.
Buffy ne aveva preso in mano uno ma il suo semplice peso l'aveva scoraggiata
dall'idea di aprirlo.
Poteva solo annoiarsi e...deprimersi ancora di più.
Decise alla fine di approfittarne di quella forzata prigionia per dedicarsi
un po' a se stessa.
Si era molto trascurata ultimamente, presa da altri problemi, ma ora..."Sei
un'idiota" si rimproverò con sarcastica ironia. "Lui
non ti guarderà comunque!".
Non le venne però in mente nessun'altra alternativa per non impazzire.
Frugò nel borsone che Willow aveva portato fino a quando non trovò
il contenitore dei suoi oggetti personali e degli abiti di ricambio. Poi
si diresse decisa al piano di sopra, occupato da stanze per gli ospiti
con i relativi bagni.
La prima volta che aveva avuto occasione di
esplorare la casa tutti quei letti le avevano trasmesso un acuto senso
di tristezza. Aveva trovato tutto pulito, e funzionante.
Angel, con il suo scrupoloso senso dell'ordine, aveva riassestato ogni
stanza, dopo il lungo abbandono che avevano subito, anche quelle che non
aveva nessuna intenzione di utilizzare. Lei era il suo unico ospite.
Probabilmente quel lavoro gli era servito per occupare le sue giornate
troppo lunghe. Buffy ora poteva comprenderlo!
Entrò nella prima porta che trovò. C'era molta polvere,
ma nel bagno arrivava l'acqua calda. A lei in quel momento non serviva
altro.
Angel, steso sul letto, fissava il soffitto.
Non pretendeva di trovarvi risposte di cui non conosceva neppure le domande.
Tentava semplicemente di abituarsi all'idea di essere padre.
Generare una vita, esserne responsabili, vedere in essa una parte di se
stessi erano concetti completamente estranei per lui. Si sentiva come
un coniglio a cui fossero spuntate le ali. Non aveva mai sognato veramente
di avere un figlio da Buffy, non aveva mai osato tanto!
Ora era accaduto e lui desiderava intensamente abbandonarsi alla felicità,
correre da lei, abbracciarla, baciarla, adorarla come meritava di essere
adorata quella donna così incredibile da concepire un figlio con
lui!
Ricordava esattamente ogni istante che aveva
trascorso con lei durante quel meraviglioso giorno. Ogni bacio, ogni carezza
che si erano scambiati. Poteva rivivere con dolorosa intensità
la gioia travolgente di essere dentro di lei, nel suo corpo caldo, vibrante
di energia e d'amore.
Il piacere che aveva provato era stato unico e irripetibile, come se avesse
perso una seconda volta la sua verginità. Fra le sue braccia aveva
ritrovato non l'uomo che era stato, ma una persona nuova, diversa, con
un futuro tutto da costruire. Era tornato puro, innocente, pulito...come
era stato un tempo, quando non era niente di più che un ragazzo,
desideroso di scoprire quello che il mondo aveva da offrirgli.
Riacquistando la sua umanità era nato
una seconda volta e il suo primo atto importante, da uomo, era stato...dare
la vita. Era davvero un bel modo per ricominciare.
Il destino però aveva distorto ogni cosa. Gli aveva rubato quello
che gli aveva offerto, ma solo dopo che lui ormai aveva già rovinato
la vita alla persona che più amava.
Facendola dimenticare si era illuso di poter ingannare il fato. Cancellare
i suoi ricordi significava risparmiarle sofferenza e dolore, permetterle
di ricominciare. In fondo era come se, dimenticando quel giorno trascorso
insieme, amandosi come normali essere umani, nella mente di Buffy si fossero
dissolti tutti i sogni e le speranze che avevano condiviso insieme.
Da quel momento solo lui avrebbe continuato
a illudersi, coltivando quell'impossibile miraggio. Lei avrebbe potuto
continuare ad andare avanti nella sua vita, senza vane speranze che l'avrebbero
intralciata lungo il percorso. E lei lo aveva fatto. Aveva proseguito,
senza sapere che dentro di lei cresceva il frutto di quella illusione,
un frutto avvelenato. Così come lui era tornato ad essere quello
che era, anche la parte di lui che era nel bambino aveva evidentemente
seguito lo stesso destino.
"Non è possibile! Quel giorno non è mai esistito!"
cercò di convincere se stesso. "Come posso dirglielo? Lei...non
ricorda, è solo un sogno, un mio sogno! Lei ora...ha altri sogni,
Riley, il loro bambino, una vita normale!"
Eppure non aveva scelta. Buffy doveva sapere che suo figlio sarebbe stato
un mostro...come suo padre!
"Angel!" Il vampiro distinse nettamente
l'urlo. In pochi istanti fu fuori della stanza. Il richiamo si ripetè
e lui, dopo pochi istanti di incertezza, ne individuò l'origine.
Proveniva dal piano di sopra. Assorto in se stesso aveva dimenticato Buffy,
si rimproverò severamente, superando con pochi rapidi balzi le
scale. Spalancò la prima porta che trovò. Con un rapido
sguardo verificò che la stanza era vuota, ma sul letto c'erano
degli abiti di Buffy. Senza fermarsi irruppe nel bagno.
La trovò a terra, contro il lavandino, piegata in due per il dolore.
Non indossava nulla. Vicino a lei c'era un barattolo di crema.
Angel aprì subito i rubinetti della vasca da bagno. Poi sollevò
bruscamente la ragazza e la depose, senza molta delicatezza, nella vasca
che si stava riempiendo. Solo quando fu quasi colma il vampiro chiuse
i rubinetti.
Buffy provò un immediato sollievo. L'intenso bruciore su tutto
il corpo, che l'aveva indotta ad urlare per la sofferenza, gradualmente
svanì. Il dolore fu presto sostituito da una profonda spossatezza.
Chiuse gli occhi e si abbandonò al torpore che le stava pervadendo
il corpo, profondamente grata per la rassicurante presenza del vampiro
al suo fianco.
Non voleva pensare, chiedersi che cosa le era accaduto, questa volta,
che cosa aveva sbagliato. Voleva solo godersi il benessere che provava
in quel momento.
Angel però la riportò bruscamente alla realtà.
"Che cosa pensavi di fare?" le domandò in tono severo.
Lei cercò invano l'energie per muoversi, guardarlo, ribattere all'implicita
accusa di aver commesso un altro errore. Si limitò quindi a socchiudere
pigramente gli occhi e replicare blandamente.
"Mettermi una crema rassodante per il corpo. Le donne in gravidanza
lo fanno sai? Serve ad evitare le smagliature...ma non credo che ti interessino
questi problemi." Concluse con un sospiro, corrugando la fronte.
Era rilassata e stanca. Non aveva voglia di discutere.
Non sapeva esattamente quale fosse la causa
di quell'ennesimo incidente, ma in quel momento non aveva neppure le energie
per preoccuparsi.
"Così non funziona Buffy!" La rimproverò severamente
Angel. "Non devi prendere iniziative senza prima dirmelo o la mia
presenza qui sarà inutile!"
Quello era un rimprovero ingiusto che ferì profondamente Buffy.
Come poteva Angel insinuare che la sua presenza fosse inutile quando le
era costato così tanto decidere di ricorrere a lui? Pensava forse
che per lei fosse stato facile umiliarsi a chiedere il suo aiuto? Credeva
che lo avesse fatto solo perchè spinta dagli amici, senza avere
una reale intenzione di lasciarsi aiutare?
"Non era un'iniziativa!" si difese prontamente, questa volta
con più determinazione. "Era un crema!"
"Una crema che avrebbe potuto costare la
vita a te e al bambino!" Esclamò il vampiro esasperato. "Hai
letto gli ingredienti prima di usarla?" domandò in tono provocatorio.
"No!" rispose Buffy irritata. Iniziava a comprendere dove Angel
volesse arrivare, ma non era ancora disposta a perdonagli l'accusa di
poco prima. "Non credo di aver mai letto gli ingredienti di un prodotto
di bellezza in vita mia!" Insistette irrazionalmente, in tono aggressivo.
"E' ora che incominci a farlo, se vuoi che tuo figlio viva!"
Angel stava quasi urlando e Buffy finalmente realizzò quanto doveva
essersi spaventato nel trovarla accucciata sul pavimento, in preda al
dolore.
"E' un prodotto che ho già usato e non mi ha mai fatto questo
effetto." Mormorò per giustificarsi in tono di scusa.
Angel strinse le labbra e ritrovò la
sua normale calma. L'ira con cui le aveva parlato era stata una naturale
reazione alla paura, ma...doveva ricordare che Buffy aveva ancora molto
da imparare e aveva più ragioni di lui per essere spaventata. Era
la sua vita ad essere in pericolo!
"Il bambino cresce ad ogni minuto che passa. Con il tempo potrebbe
dimostrarsi sensibile anche a quello a cui per ora non reagisce"
Spiegò più tranquillamente. "Senza considerare che
potrebbe non reagire solo perchè non è in grado di farlo,
ma potresti comunque fargli del male senza rendertene conto." Concluse,
abbassando la voce.
Era suo figlio. Ne era ormai certo e desiderava più che mai proteggerlo...anche
se non era certo che fosse giusto farlo. Quel piccolo essere era un'incognita,
una complicata equazione di cui lui temeva di conoscere il risultato.
Sarebbe stato un mostro...come suo padre, ma...aveva anche una madre,
una meravigliosa madre. Quanto i caratteri materni avrebbero influito
su di lui nessuno poteva saperlo, ma...Angel aveva paura, soprattutto
per Buffy.
Con sconforto il vampiro realizzò che
era ormai impotente. Quello che era stato fatto non poteva essere disfatto.
Forse tutto aveva avuto origine in quel vicolo, tanti anni fa, quando
si erano incontrati. Tutto questo era la sua punizione...per aver osato
sognare, lui, vampiro con un'anima, destinato all'eterno tormento per
gli indicibili crimini che aveva commesso.
La preveggenza degli zingari non poteva essere arrivata a tanto, ma c'erano
entità superiori a quei poveri, ignoranti esseri umani in cerca
di vendetta. Esisteva la giustizia. Se era così però perchè
coinvolgere anche un'innocente come Buffy? La sua unica colpa era stata
amarlo.
Per quella colpa Buffy avrebbe pagato con un dolore e una sofferenza forse
superiori alle sue. Era tragicamente ironico che proprio ora che aveva
capito il suo errore fosse chiamata a risponderne.
Dove pagare il prezzo di un sogno che un tempo aveva condiviso con lui,
ma che ormai non le apparteneva più.
Angel osservandola, giovane e indifesa sommersa dall'acqua, con lo sguardo
confuso e l'espressione sconvolta, decise che avrebbe trovato una soluzione
perchè il prezzo a lei richiesto fosse il più basso possibile!
"L'aglio è solo una delle sostanze
capace, con il suo odore, di respingere i vampiri, la più comune,
quindi la più conosciuta." Le spiegò, consapevole che
lei, in quel momento di dubbi e paure, si attendeva certezze almeno da
lui. "Ne esistono molte altre. Te ne farò un elenco e tu lo
studierai a memoria. Più tardi controlleremo i tuoi prodotti di
bellezza, i detersivi con cui lavi gli abiti e quello che usualmente mangi."
Decretò con sicurezza, senza lasciare spazio a repliche. Avrebbe
fatto quanto necessario per aiutarla, ad ogni costo!
"D'accordo!" acconsentì Buffy, tentando di assumere un
atteggiamento dignitoso, nonostante si trovasse nuda, in una vasca da
bagno.
"E' abbastanza calda?" domandò
Angel, sfiorando con la punta delle dita la superficie della vasca, ormai
quasi piena.
Buffy osservò l'acqua che si increspava al suo leggero tocco come
se ne fosse ipnotizzata. Improvvisamente fu consapevole della sua nudità
e ne provò vergogna. Si sentiva grassa, deforme, ridicola. Non
c'era da stupirsi se Angel poteva stare in piedi, di fronte a lei, senza
mostrare nessun interesse per il suo corpo esposto.
Ormai per il vampiro lei era solo una "vittima" da proteggere,
una vittima oltretutto sgradita per il tempo che gli avrebbe fatto perdere.
La sua domanda era comunque stata un chiaro tentativo di riconciliazione,
dopo il modo brusco con cui l'aveva trattata. Un tentativo che Buffy fu
ben lieta di raccogliere.
"Sì, va benissimo." Lo rassicurò, appoggiando
il capo contro il bordo fresco di ceramica e chiudendo gli occhi per nascondergli
quanto si sentisse ferita dalla sua indifferenza.
"E' meglio essere sicuri di aver tolto
ogni residuo di quella maledetta sostanza." Osservò Angel,
prendendo da un ripiano una confezione di schiuma per il bagno.
Dopo averne letto attentamente la composizione ne versò un pò
nell'acqua e un pò su una spugna. Poi porse la spugna a Buffy,
ma lei non si accorse del suo gesto. Sembrava dormire.
"Deve essere veramente esausta." Pensò il vampiro.
Sentendosi protetto dalle palpebre serrate di lei finalmente potè
indugiare ad osservarla.
Il suo viso appariva florido, luminoso, soprattutto ora che aveva le gote
arrossate per il calore dell'acqua. Leggeri segni scuri le contornavano
gli occhi, segni tangibili delle traversie che aveva subito. La loro presenza
non faceva però che esaltare la delicatezza dei suoi lineamenti.
I seni affioravano sulla superficie più pieni di quanto lui rammentasse,
così come i fianchi. Tutto il suo giovane corpo si era arrotondato,
divenendo se possibile ancora più armonioso di quanto non fosse
stato prima della gravidanza.
Attraverso la schiuma che si stava formando Angel poteva intravedere il
ventre sporgente che dava un piacevole senso di completezza all'insieme.
Neppure le gambe affusolate avevano perso la loro linea elegante. Ad Angel
ricordava molto i tempi in cui l'aveva conosciuta, appena quindicenne,
non più bambina, ma non ancora completamente donna. Buffy sembrava
aver riacquistato la stessa innocenza, le stesse curve morbide che lui,
a quei tempi, aveva tanto desiderato accarezzare.
Distogliendosi da quella contemplazione il vampiro
si rimproverò aspramente. Buffy non era più la sua compagna.
Si fidava di lui e lui si era impegnato a proteggerla.
Pensare a lei come ad una donna...significava tradire la sua fiducia.
In ogni caso evidentemente il suo ex era lontano dai suoi pensieri. Infatti,
lei non aveva dimostrato il minimo imbarazzo nonostante fosse senza vestiti
di fronte a lui. Lo considerava solo un amico o forse...neppure quello.
Era solo un intruso nella sua vita, che casualmente la poteva aiutare,
come avrebbe potuto fare un medico, in un altra situazione. In realtà
si sarebbe rivolta molto più volentieri ad un medico piuttosto
che a lui! L'uomo che amava e che desiderava era un altro, un altro a
cui...credeva di stare per dare un figlio!
"Come farò a dirglielo?" Tornò a chiedersi per
la centesima volta il vampiro con angoscia.
Strinse violentemente la spugna fra le dita.
La sensazione del sapone sulla pelle lo riportò a problemi più
immediati. Era veramente necessario togliere dal corpo di Buffy ogni residuo
di quella crema!
Dopo un istante di indecisione si tolse la maglietta. A torso nudo si
inginocchiò a terra e immerse un braccio nell'acqua fino ad arrivare
a sfiorare una caviglia sottile.
Con delicatezza la sollevò e iniziò a strofinare lentamente
con la spugna il collo del piede scrutando attentamente il volto della
ragazza per decifrare la sua espressione. Era pronto ad interrompersi
al primo cenno di insofferenza, ma lei rimase immobile. Solo quando passò
a lavarle la pianta del piede di riflesso tentò di sottrarsi alla
sua presa. Angel allargò immediatamente le dita liberandola. Buffy
però tornò a stendere subito la gamba verso di lui con un
sospiro.
"Soffro il solletico." Mormorò,
per giustificarsi, senza aprire gli occhi. Non voleva che lui smettesse.
Averlo così vicino, mentre si occupava di lei in modo così
intimo, era un dolce tormento. Cercava di rammentare a se stessa che il
vampiro stava agendo spinto solo dal senso del dovere e che probabilmente
la trovava anche brutta e sgraziata, ma era inutile. Il suo orgoglio perse
la battaglia. Tanto il suo corpo, quanto la sua anima godevano troppo
della sua presenza, il suo tocco, la sua attenzione per riuscire a rinunciarci.
"Lo so." Fu il solo commento di Angel.
Il vampiro provò una lancinante fitta di rimpianto. Molte volte
in passato aveva sfruttato quella debolezza della compagna per godere
del semplice piacere di sentirla ridere. Quelle risate solari, liberatorie,
innocenti erano state un balsamo per la sua anima tormentata dall'oscurità.
Tristemente il vampiro si chiese se le avrebbe mai più sentite.
Lavandole con cura il polpaccio ne ammirò le proporzioni perfette,
la muscolatura soda, la pelle sottile. Arrivò fino oltre il ginocchio,
poi si fermò. Tornò a depositare delicatamente il piede
nell'acqua e n'estrasse l'altro.
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