Some Things Are...Forever > Quello Che Whedon Non Dirà Mai >Oltre i confini del mondo> > Fame d'amore

COMMENTO: questa storia offre talmente tanti spunti di riflessione che per non annoiarvi ho deciso di raccoglierli in una appendice al capitolo, di interpretazione della sua lettura.
Farò qui un'unica considerazione: è triste, in quest'epoca di benessere, costatare quanti genitori lascino morire di fame i loro figli, dimenticando che il cibo non è il solo nutrimento di cui hanno bisogno. Guardiamoci intorno: forse c'è qualcuno, bambino o adulto, che sta morendo proprio vicino a noi di fame d'amore.

 

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n.10

Fame d'amore

 


AUTORE: Giovanna
E-MAIL: gerbi.g@libero.it
TITOLO: Fame d'amore
SERIE: Oltre i confini del mondo
SPOILER: I e II serie di ATS, I, II III, IV serie di BtVS
SOMMARIO: Buffy e Angel scoprono che essere genitori significa anche sacrificio, ma sarà proprio il comune sacrificio per loro figlio a riunirli.
DISCLAIMER: i caratteri descritti non sono di mia proprietà, ma di Joss Whedon, della WB e della UPN. Per l'Italia i diritti appartengono alla Mediaset.
L'opera è stata scritta solo per mio divertimento e senza alcun fine di lucro.
FEEDBACK: si, grazie! Mi aiuteranno a scrivere di più e magari anche meglio!

NOTA: questa storia è appunto una storia, non un trattato di etica o morale. Il comportamento e le parole dei protagonisti riflettono il loro personaggio. Le idee qui espresse e le scelte compiute sono le "loro" idee e le "loro" scelte, che non coincidono necessariamente con le idee e le scelte dell'autrice.
Non è mia intenzione esprimere qui giudizi morali di nessun tipo.

Capitolo n.10
Fame d'amore

Il rumore della porta che si richiudeva alle spalle di Buffy esplose nella mente di Angel con la forza di un tuono.
Il vampiro si voltò deciso e si diresse verso la sua stanza. Frettolosamente si vestì e senza esitare uscì, deciso a svolgere il suo dovere fino in fondo.
Era normale che Buffy desiderasse rivedere il suo compagno, ma Angel non si fidava di lui.
Se lei si fosse sentita male mentre erano insieme, le conseguenze potevano essere imprevedibili.
Sapeva di dover essere particolarmente cauto. Buffy non era una ragazza come le altre, era la Cacciatrice. Seguirla in segreto non sarebbe stata un'operazione semplice.
Angel lo aveva fatto molte volte in passato, ma ai vecchi tempi se fosse stato scoperto avrebbe subito al massimo qualche commento pungente. In realtà lei sarebbe stata felice di scoprire la sua presenza vicino a sè, anche se non l'avrebbe ammesso.
I vecchi tempi erano però il passato. Buffy stava andando probabilmente da Riley e avrebbe sicuramente reagito violentemente a quella sua intrusione nella sua vita privata, interpretandola forse come un suo tentativo di allontanarla dall'uomo che amava. Con un sospiro Angel ammise con non avrebbe avuto tutti i torti. In fondo a se stesso sperava che accadesse qualcosa capace di impedire quell'incontro.

Sunnydale non era una città molto grande e Buffy non aveva motivo di nascondersi. Riley era il suo ragazzo! Angel non tardò molto a trovarla. Il luogo del loro appuntamento era del tutto prevedibile.
Angel la seguì cauto, restando nel buio e benedicendo la capacità dei vampiri di camminare senza fare alcun rumore. Vedeva nettamente la sua figura esile camminare velocemente, verso casa, come se avesse fretta di arrivare.
Constatare la sua impazienza di rivedere il compagno generò un'altra fitta di gelosia nel vampiro che strinse le mani a pugno e si costrinse a rallentare il passo. Istintivamente avrebbe voluto raggiungerla, fermarla, ma non aveva nessun motivo plausibile per farlo a parte il dolore che provava per averla persa per sempre.

Buffy si era incamminata senza avere una meta particolare in mente. Camminando spedita sperava di dare sfogo alla frustrazione che la tormentava.
Quando riconobbe intorno a sè le case dei suoi vicini provò un istante di sollievo. Sentiva il bisogno di avere intorno a sè la realtà che le era famigliare. Forse in quel modo sarebbe riuscita a dimenticare i suoi sogni impossibili.
Continuava ad avere l'immagine di Angel, alto, imponente eppure dolce e comprensivo, di fronte a sè. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi abbandonare contro il suo petto, certa che le sue braccia l'avrebbero amorevolmente accolta. Erano però solo sogni legati ad un passato che non esisteva più.

Giunta di fronte al vialetto, che conduceva alla sua porta, si fermò. Restò immobile a guardare le finestre illuminate. L'ombra di qualcuno, probabilmente sua madre, si profilò per pochi istanti attraverso i vetri. A quell'ora probabilmente stava preparandosi per andare a dormire.
Buffy provò un acuto senso di nostalgia. Infinite volte era sgattaiolata fuori da quella casa, dalla finestra della sua stanza, nel buio, per andare a caccia, rimpiangendo di essere troppo giovane per godere della libertà che la sua missione richiedeva.
Ora era adulta, libera di compiere le sue scelte, ma la vita le aveva lasciato ben poco da scegliere.
Con tristezza realizzò che il famigliare edificio, che si ergeva di fronte a lei, le era ormai estraneo. Sarebbe tornata a viverci con il bambino, almeno per un certo periodo. Non aveva nessun altro posto dove andare. Non poteva restare oltre il necessario, con il piccolo, da sola nella villa dove aveva condiviso con Angel tanti momenti felici. Non sarebbe stato giusto per Angel e soprattutto lei non sarebbe riuscita a sopportare la costante presenza dei ricordi. Eppure quella in cui viveva ancora sua madre non era più la sua casa. Era un altro frammento di quel passato che non sarebbe più tornato.

Angel attese, ad alcuni isolati di distanza. Poteva scorgere facilmente sulla strada illuminata dai lampioni la esile figura scura che avrebbe riconosciuto ovunque.
Riley certo la attendeva dietro a quella porta. Joyce doveva essere stata felice di accogliere quel bravo ragazzo nella famiglia. "Lui è qualcuno di cui ci si può fidare ed essere fieri!" Pensò con amarezza il vampiro.
Almeno Buffy aveva avuto il buon senso di incontrarlo in un luogo protetto, dove non sarebbero stati soli, a meno che la madre di Buffy non avesse scelto proprio quella sera per uscire.
Buffy appariva indecisa. Il vampiro pregò in silenzio che cambiasse idea, tornasse sui suoi passi, alla loro casa, da lui. Era però una vana speranza. Buffy aveva preso la sua decisione il giorno in cui aveva deciso di lasciar entrare nella sua vita quel al nuovo amore, relegando il vecchio, primo amore nel cassetto dei ricordi che il tempo avrebbe sbiadito.
Infatti, alla fine imboccò il vialetto. Angel provò il desiderio di farsi fisicamente del male, sbattendo la testa contro un muro qualsiasi, al pensiero di averla costretta lui stesso a quella decisione. Rimase però immobile ad osservarla sparire oltre la porta, entrando in quel mondo da cui lui era e sarebbe stato sempre escluso.

Dopo alcuni minuti, ritrovato il controllo di se stesso, lentamente si avvicinò alla casa. Stancamente si appoggiò ad un lampione, lo sguardo fisso sull'asfalto.
Buffy ora era con il suo compagno, l'uomo che amava, fra le sue braccia, finalmente felice. Era questo che aveva voluto per lei.
Avrebbero parlato. Sicuramente lei gli avrebbe raccontato qualche bugia, per proteggere il bambino, ma non aveva importanza. La sola verità veramente importante era che lo amava.
Il vampiro ricordò come lei si era abbandonata al piacere, pochi giorni prima, sotto le sue carezze, con gli occhi chiusi, pensando sicuramente all'altro, Riley, l'uomo di cui presto avrebbe portato il nome. Rivide la sua espressione di sofferenza quando era tornata se stessa e risentì il tono freddo della sua voce che lo invitava a lasciarla sola, ad uscire dalla sua vita.
La luce della sua camera da letto si accese. Erano andati di sopra. Questa volta Buffy non sarebbe stata costretta a mentire a se stessa, chiudere gli occhi per non vedere una spiacevole verità. Avrebbe dovuto essere contento per lei, ma...c'era troppa gelosia, troppo dolore in lui per lasciare spazio a qualsiasi altro sentimento.

Il rumore di un'auto che sopraggiungeva ad alta velocità distrasse il vampiro dai suoi cupi pensieri.
L'auto inchiodò proprio di fronte alla casa di Buffy. Giles ne uscì prima ancora che il motore fosse del tutto spento. Con pochi balzi Angel fu al suo fianco.
"Angel! per fortuna che sei qui! Buffy sta male!" esclamò l'Osservatore, senza dare il tempo al vampiro di pronunciare una sola parola. Insieme si precipitarono all'interno della casa, dove Joyce li stava già aspettando, evidentemente in ansia.
"L'ho portata in camera sua. All'inizio non sembrava nulla di grave, ma poi..."
Angel non si fermò ad ascoltare il resto della frase. In pochi secondi raggiunse la stanza di Buffy, ma non entrò. Rimase immobile sulla soglia, esterrefatto dallo spettacolo che si presentava sotto i suoi occhi.

Si era aspettato di trovarla a letto, in preda al dolore. Buffy invece camminava nervosamente per la camera nella quale sembrava essere passato un tornado. Non si accorse della sua presenza. Gli occhi spiritati, in preda ad una furia cieca con un rapido gesto gettò a terra i libri e gli oggetti che erano appoggiati su una mensola. Poi, usando entrambe le mani, rovesciò l'armadio sul pavimento.
A quel punto Angel decise di intervenire. Buffy rischiava di farsi male continuando in quel modo. Con decisione avanzò verso di lei e la immobilizzò stringendola a sè.
"Lasciami! Non hai diritto di ...." urlò lei, tentando inutilmente di divincolarsi.
"Basta! Buffy devi smetterla! Se hai un problema, lo risolveremo...ma non così!" la interruppe lui con tono autoritario, pregando che lei lo ascoltasse. Non era certo di riuscire a contrastarla a lungo sul piano fisico.

Buffy però al suono della sua voce si tranquillizzò immediatamente crollando contro di lui.
"Portami a casa." Mormorò sottovoce.
"Certo." La rassicurò Angel con un sospiro di sollievo.
Gentilmente la sollevò da terra, prendendola in braccio.
"Andiamo a casa." comunicò brevemente a Giles che lo aveva seguito senza poter però fare nulla di utile.
"Vi accompagno con la mia macchina." Si offerse immediatamente il Signor Giles.
"Grazie." mormorò distrattamente Angel, concentrato sul viso di Buffy, appoggiato contro il suo petto. La ragazza non sembrava voler più opporre nessuna resistenza. Fissava il vuoto, ma il suo corpo era rilassato.
"Che cosa è successo? Io...." tentò di chiedere Joyce, che era rimasta ad attenderli di sotto. Uno sguardo dell'Osservatore fu sufficiente a farle comprendere che le spiegazioni dovevano aspettare.

Giunti a casa Angel depose Buffy delicatamente sul divano.
"Che cosa pensi che sia successo?" chiese il gentiluomo inglese, talmente preoccupato da perdere la sua naturale compostezza. Durante il viaggio era riuscito a pensare soltanto ad arrivare il prima possibile, come se il semplice fatto di trovarsi in quella vecchia villa bastasse a guarire Buffy. Ora si rendeva razionalmente conto che non poteva essere così e il timore per la vita della sua protetta era tornato più assillante di prima.
"Non ne sono sicuro Giles," rispose Angel freddamente "ma di qualsiasi cosa si tratti credo sia meglio che tu te ne vada." Era stato brusco, ma in quel momento il centro dei suoi pensieri era Buffy.
"Angel, non credo che sia una buona idea lasciarvi soli." obiettò l'Osservatore in tono ragionevole. "Potresti aver bisogno di aiuto."
Angel perse la pazienza. Doveva dedicarsi a Buffy. Non aveva tempo per discutere. Si voltò irritato verso l'amico, senza però allontanarsi dalla ragazza stesa sul divano. "Quello che ho bisogno è di scoprire che cosa vuole il bambino e perchè sta facendo questo a sua madre!" Esclamò con energia. "Considerato che tu non sei un vampiro non credo che potresti essermi utile e soprattutto...non penso che Buffy sarebbe lieta di sapere, in futuro, che tu hai condiviso certi aspetti della sua gravidanza con lei! Quindi vattene!"
Giles, senza rispondere, indietreggiò lentamente verso la porta. Era spaventato, ma non per se stesso. A fargli paura era stato l'abisso di dolore che aveva intravisto negli occhi del vampiro.
"Che il cielo vi aiuti, tutti e due!" Mormorò tristemente, uscendo dalla casa.

"Buffy, come ti senti?" chiese Angel, inginocchiandosi vicino al divano e posandole una mano sul ventre. Voleva accertarsi delle condizioni del bambino e comprendere che cosa aveva scatenato in Buffy quell'attacco di violenza irrazionale.
Con preoccupazione scoprì che il normale flusso vitale che, attraverso il corpo della madre, gli giungeva dal piccolo era ridotto ad un debole pulsare. La vita era ancora presente, ma si stava lentamente spegnendo.
"Mi sento come se l'intero Universo mi fosse caduto addosso!" rispose Buffy, la voce incrinata dalla debolezza. "Lui come sta?" domandò esitante posando una mano su quella di lui.
"Gli mancano le energie, ma non capisco perchè!" rispose Angel esitando. Avrebbe voluto mentirle, ma sapeva che non sarebbe stato giusto farlo.
"Sta morendo?" Gli occhi di Buffy esprimevano una paura senza limiti.
Angel tentò di distogliere gli occhi dal suo viso, ma lo sguardo fermo dei chiari occhi grigi glielo impedì.
"Non lo so." Ammise alla fine sconfitto.

"Sei un vampiro! Devi saperlo!" esplose improvvisamente Buffy con ira impotente. "Di che cosa ha bisogno un vampiro per vivere?"
Angel la guardò senza parlare. Conoscevano entrambi la risposta a quella domanda, ma per Buffy si trattava di qualcosa di così innaturale che non riusciva neppure a concepirlo.
"Come ho potuto farle questo?" si chiese Angel tormentato dai sensi di colpa.
L'incredulità e l'orrore lentamente si diffusero sul viso di Buffy. Stava iniziando a comprendere.
"Non è possibile! Non può volere...questo!" sussurrò disperata, più a se stessa che al compagno.
"Io...non posso farlo!"
Angel gentilmente le accarezzò il viso. "Non sei costretta. Nessuno ti può costringere a fare una cosa simile, neppure tuo figlio." Tentò di consolarla. "Aspetteremo e...forse lui ce la farà da solo!"
Una luce di speranza si accese negli occhi di Buffy.
"Credi che sia possibile? In fondo...i vampiri non muoiono di fame...almeno credo!" osservò, animata da una nuova energia.

"No" rispose tristemente il vampiro. Fece una lunga pausa. Non avrebbe voluto dirle la verità, ma...se avesse taciuto avrebbe scelto ancora una volta per lei, e questa volta non aveva diritto di farlo. "I vampiri non muoiono, senza sangue, ma si riducono ad ombre deformi, che non hanno più nulla di umano. La ragione li abbandona e diventano belve fameliche impazzite. Il tuo bambino non è un vampiro. E' umano...almeno in parte. Non sappiamo che effetto avrà su di lui negargli....quello di cui sembra avere bisogno. Potrebbe morire...o sopravvivere, ma non sappiamo quali cambiamenti questo porterà in lui."
Buffy sospirò affranta. "Quindi, se sopravvive, invece di generare un mostro dotato di ragione rischio di generare una creatura ancora più mostruosa e priva di raziocinio. Fantastico!"
"Forse dovresti ripensare a quello che ti ho detto qualche giorno fa." Suggerì Angel, consapevole della risposta che avrebbe ricevuto. Buffy non deluse le sue aspettative.
"No!" proclamò decisamente. "Scordatelo! E non osare propormelo mai più! Mio figlio nascerà, qualsiasi cosa io sia costretta a fare per lui!"

Il silenzio cadde fra loro.
Buffy cercava il coraggio di affrontare quella nuova prova e Angel non sapeva che cosa dire.
Era a causa sua se Buffy doveva subire anche questo oltraggio alla sua umanità. Era la parte di lui, presente in loro figlio, che le chiedeva di rinnegare ogni suo istinto.
"Va bene" sussurrò Buffy. "Lo farò." dichiarò decisa. "Chiuderò gli occhi e sarà come ingoiare una medicina." Cercò di consolarsi.
Angel, con un sospiro si alzò, per dirigersi in cucina.
Tornò poco dopo, con un tazzone in mano. Lo offerse alla compagna. I suoi occhi imploravano un perdono a cui sapeva di non avere diritto.
Buffy osservò con disgusto la superficie scura, densa, del liquido, le pareti bianche della ceramica macchiate di rosso acceso. Con sorpresa Buffy notò che ad Angel tremava la mano. Alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi. Fu sconvolta dall'intensità del dolore che vi lesse. Senza pensare tolse il tazzone dalle mani del vampiro, chiuse gli occhi, e ingoiò un sorso del suo contenuto.
Era salato e denso, ma non così ripugnante come si era aspettata. Bastava dimenticare la sua origine! Lo stomaco le si contrasse a quel pensiero. Chiuse gli occhi e trasse un lungo sospiro.

Angel le tolse gentilmente di mano il tazzone ancora pieno. Ne aveva bevuto una minima parte, ma per il momento non riusciva proprio a fare di più.
Quando sollevò le palpebre la prima cosa che vide fu un bicchiere di acqua fresca che lui le stava offrendo. Bevve avidamente, grata di poter così cancellare quel sapore immondo dalla sua bocca.
Il vampiro pose di nuovo le mani sul suo ventre. Il flusso di energia gli giungeva quasi impercettibile. Rughe sottili si formarono sulla fronte e intorno agli occhi di Angel. Forse la quantità di sangue ingerita da Buffy non era stata sufficiente, oppure non aveva ancora raggiunto il piccolo.
Tentò di analizzare le emozioni che percepiva: tristezza, solitudine, abbandono. La volontà che si stava sviluppando nel corpo di Buffy soffriva per la mancanza di qualcosa. Ma di che cosa?

Il sangue era ciò che più bramava un vampiro. Angel lo sapeva bene. La fame di quel liquido rosso, caldo, denso, colmo di vita e di energia era qualcosa di divorante, che travolgeva ogni altra sensazione, annullava la ragione, perfino l'istinto di sopravvivenza.
Lui stesso, nonostante la ripugnanza che provava la sua anima, non riusciva a dominare quel bisogno radicato nella sua natura di vampiro. Non uccideva, ma doveva comunque alimentarsi se non voleva impazzire.
Sul bambino però il sangue bevuto da Buffy pareva non aver sortito nessun effetto nonostante ormai fosse trascorsa quasi un'ora.

"Angel...che cosa non ha funzionato?" domandò alla fine Buffy angosciata.
Le era bastato osservare il volto del vampiro per comprendere che non c'era stato nessun miglioramento.
"Non capisco." ammise lui sconcertato. "Niente più del sangue per un vampiro è..." il suo sguardo improvvisamente si illuminò della luce della comprensione. "Buffy, forse so di che cosa ha bisogno il bambino!"
Le labbra di Buffy si piegarono in un mezzo sorriso."Ti prego, dimmi che non è niente di altrettanto disgustoso!" mormorò speranzosa.
"Mi dispiace." rispose il vampiro, evidentemente desolato di dover deludere le sue speranze. "Forse sarà anche peggio." concluse alzandosi e dirigendosi di nuovo in cucina.
Buffy lo seguì con lo sguardo, curiosa e preoccupata.

Il vampiro si fermò, di fronte al lavandino, osservando il mobilio che lo circondava come se lo vedesse per la prima volta. Era felice di aver scoperto che cosa prosciugava la vita di suo figlio, ma anche stordito dalle infinite implicazioni di quella scoperta.
Il bambino aveva bisogno della sicurezza di essere amato, desiderato, di appartenere a qualcuno e non essere solo nell'universo. Erano bisogni elementari, comuni a tutti gli esseri viventi. Perfino gli animali, durante la notte, nei luoghi selvaggi, dormono uno contro l'altro e se restano isolati emettono il loro richiamo fino a quando un loro simile non risponde. La vita non tollera il vuoto della solitudine.
Il sangue che Buffy aveva bevuto era sangue di un animale che era morto senza saperne neppure il perchè. Non poteva saziare la fame del piccolo. Lui sopravviveva grazie a quel sangue, ma proprio per questo sapeva che misero sostituto fosse del sangue ricco di vita, emozioni, energia di coloro che possedevano un anima.
Angel aprì un cassetto e prese in mano, senza esitare, quello che era venuto a cercare.
Loro figlio avrebbe avuto quello che chiedeva!

Il vampiro tornò immediatamente, con in mano un coltello da cucina. Buffy osservò l'oggetto con diffidenza. Lui evitò il suo sguardo e tornò ad inginocchiarsi di fronte a lei. Poi, lentamente, portò la lama affilata contro il proprio polso e si inflisse una sottile incisione. Piccole gocce di sangue si formarono lungo il taglio. Buffy guardò la scena senza interferire, sorpresa ed inorridita.
"Angel, è assurdo. Non vorrai che io...non ha senso. Perchè così dovrebbe funzionare?"
Il vampiro finalmente sollevò il capo e lei potè vedere i suoi occhi. Esprimevano dolore, sconfitta, ma anche sollievo. Era sicuro di aver trovato il rimedio al malessere del piccolo.
"Buffy...ti prego...fidati! Non ho tempo di spiegarti ora. Il bambino perde energie ad ogni minuto che passa. Ti spiegherò poi ogni cosa....te lo prometto."
Le ultime parole erano state pronunciate a fatica. Buffy dovette mordersi le labbra per impedirsi di discutere ulteriormente. C'era qualcosa che lei non sapeva, qualcosa di importante. Lui aveva già tentato di dirglielo, ma lei aveva preferito non sapere e ora...avrebbe dovuto attendere per avere le spiegazioni che in quel momento desiderava ardentemente.

Gentilmente prese il polso del compagno fra le dita che apparvero piccole al confronto. La ferita non era profonda, ma il sangue iniziava ad uscire sempre più copioso. Una goccia cadde sulla sua maglietta bianca. Lei non se ne accorse neppure ipnotizzata da quel lento fluire.
Come in un sogno abbassò il capo e con la lingua sfiorò il taglio.
Il bei lineamenti di Angel si contrassero. Il vampiro dimenticò ciò che era per lasciare emergere tutto quello che era stato nei secoli. La sua anima e il suo demone, in quel momento cruciale, si congiunsero e la sua mente esplose in un turbinio di emozioni.
Buffy non era consapevole di quanto l'atto che stava compiendo fosse antico e denso di significati. Quel gesto segnava l'inizio dell'esistenza di tutti i vampiri, la creazione di un legame inscindibile, destinato a durare per l'eternità, un legame fatto di vita, ma anche di morte.
Era il prezioso dono dell'immortalità del Sire al proprio cucciolo. Ma era anche l'innegabile diritto del cucciolo a non essere abbandonato a se stesso.

Angel aveva sacrificato i suoi sogni, le sue speranze per lasciare Buffy libera di essere felice, lontano da lui. E ora, per loro figlio, lei si stava vincolando a lui in modo più profondo e intimo di quanto avrebbe mai potuto fare.
Il vampiro si odiò, per averla condotta a questo, ma il suo essere più profondo esultava.
Ormai sarebbe stata sua...per sempre. Aveva lottato, come la sua coscienza lo aveva costretto a fare, per impedirlo, ma era stato tutto inutile. Qualcosa di più forte del destino li aveva uniti: la vita.
I suoi occhi erano fissi sul biondo chiarore del capo, chinato sulla sua mano. Percepiva il tocco gentile della sua lingua contro la pelle, il suo respiro caldo mentre accettava l'offerta del suo sangue.
Non le stava donando un'illusione, come aveva fatto con Drusilla.
Ora possedeva un'anima grazie alla quale poteva donare a lei e a loro figlio se stesso, il suo amore, la sua protezione...per sempre.
In ginocchio, di fronte a lei, come un servo, si sentiva padrone del mondo! Lei, Buffy Summer, la Cacciatrice sarebbe stata la sua compagna, la madre di suo figlio per l'eternità!

Buffy era sorpresa. Anche il sangue di Angel era salato, ma il suo sapore suscitava in lei un effetto diverso. Era un sapore noto, famigliare, non certo sgradevole come si era aspettata.
Le pareva naturale accarezzare con la lingua la lesione, come avrebbe fatto istintivamente se lei stessa si fosse tagliata.
La tensione che era cresciuta dentro di lei, dal momento in cui aveva dovuto violare tutti i suoi istinti e bere dal tazzone, improvvisamente crollò. Sentì i muscoli delle spalle rilassarsi e provò il desiderio di ridere per il sollievo.
"Ti faccio male?" chiese ad un tratto, preoccupata, sollevando il capo per guardare il vampiro in volto.
Il viso di Angel era chiuso, inespressivo, assorto in qualcosa di lontano, che a lei sfuggiva.
"No." Le rispose il vampiro dopo un istante, lo sguardo fisso su di lei, ma assente. Con la mano libera, che non stringeva più il coltello, le accarezzò il collo. Si fermò sulla sua nuca dove esercitò una leggera pressione, costringendola a piegare di nuovo la testa. Buffy raccolse il gentile invito e tornò ad occuparsi della ferita che aveva ripreso a sanguinare.
Il simbolismo di quel gesto improvvisamente la colpì. Quella ferita rappresentata le innumerevoli ferite che tormentavano da sempre l'uomo che amava e lei stava tentando di farla rimarginare nel modo più naturale ed antico del mondo.
Stava accadendo qualcosa che lei non comprendeva, qualcosa di talmente grande che avrebbe sconvolto le loro esistenze. Per un attimo provò timore, un timore che però subito si dissolse. Si fidava di lui. Tutto sarebbe andato nel migliore dei modi. Non sapeva perchè, ma ora ne era certa.

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

Appendice
Commento al capitolo 10
Fame d'amore



- Angel decide di spiare Buffy, ma teme di essere scoperto. - L'amore giustifica e dà significato a tutto. La stessa azione, quando manca l'amore da entrambe le parti o anche da una sola, assume un significato molto diverso. I rapporti d'amore sono un susseguirsi di scorrettezze o addirittura vere e proprie mancanze verso il patner. La telefonata ascoltata di nascosto, la bugia per evitare un litigio, a volte perfino la violenza per esprimere sentimenti troppo forti perchè bastino le parole. Esistono però dei limiti che non bisogna superare perchè l'amore, come teme Angel, non si trasformi in odio. Uno di questi limiti è il rispetto per se stessi e per la persona che amiamo.

- Angel è geloso e Buffy soffre per aver perso il suo amore - Il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge. Trovando il coraggio di esprimere i nostri sentimenti ed essere noi stessi spesso possiamo scoprire di avere sulla nostra strada meno ostacoli di quello che temevamo. Ma se anche così non fosse abbiamo la consolazione di non aver sprecato energie preziose per nasconderci inutilmente.

- Buffy beve il sangue di un animale - Per le persone che amiamo veramente, come i figli, arriviamo a fare quello che avremmo giurato, fino a poco prima, di non fare mai. Il sacrificio dell'amore consiste proprio nell'andare contro la nostra natura per il bene di un'altra persona.

- Il bambino ha fame d'amore - Come Angel scopre nelle sue riflessioni non solo i bambini, ma tutti gli esseri viventi hanno fame d'amore, una fame che conduce a volte a perdere ogni energia spirituale e a mettere a repentaglio anche la ragione. E' stato sperimentalmente dimostrato già da alcuni secoli che neonati privati di ogni contatto con altri esseri umani, anche se nutriti e accuditi, muoiono d'inedia. Gli adulti non amati non muoiono, ma spesso colmano gli istituti psichiatrici, le prigioni o dormono sui nostri marciapiedi.
Il bambino di Buffy e Angel ha sua madre, ma non gli basta.

- Angel, con il suo sangue, può sfamare il bambino, perchè ha un'anima - Il ruolo del padre è spesso sottovalutato nella crescita di un figlio. Anche il genitore maschio deve sacrificarsi per il bambino che ha generato, perchè è anche parte di lui. Lo può fare però solo...se ha "un'anima", cioè se è capace di amare e di non vivere il suo rapporto con il figlio in modo egoistico.

- Il vincolo del sangue - nel momento in cui due esseri umani, che nulla hanno in comune, generano un figlio fra essi si crea un legame stretto come quello che lega chi condivide lo stesso sangue: formano una famiglia. Angel comprende che l'esistenza del bambino, che è parte anche di lui come dimostra la sua sete di sangue, lo lega a Buffy in modo indissolubile per sempre. Il fatto che il suo sangue giunga al bambino attraverso Buffy ne è una dimostrazione.
I genitori non sono unità distinte che agiscono indipendentemente una dall'altra sul figlio. Ciascuno di loro è un filtro attraverso il quale giunge al bambino l'amore di entrambi.


- Buffy beve il sangue di Angel - In questo non c'è più sacrificio. Quella di Buffy è un'azione naturale, come lenire con la bocca una propria ferita. Il sangue di Angel è anche il suo perchè lei lo ama. Essere veicolo, verso il bambino, dell'amore del padre è una istintiva tendenza di tutte le madri. La sua unica preoccupazione è di non fare male al compagno, ossia non chiedergli, per il bambino, più di quanto lui sia disposto a dare. Anche questo è un atto di amore.

- Buffy guarisce la ferita di Angel - I sacrifici fatti per amore dei figli e del proprio compagno trovano la loro ricompensa nella capacità che ha l'amore di guarire ogni ferita che la vita ci infligge.
Leccarsi una ferita può sembrare un gesto ripugnante e anti-igienico. I disinfettanti sono certo una soluzione migliore, ma questo resta il modo istintivo di tutti gli animali per accelerare la guarigione delle lesioni. Lo fanno spesso i bambini e a volte anche i genitori ricorrono a questo metodo se non hanno altro a disposizione.

- Buffy si fida di Angel - Non c'è amore senza fiducia e per amare veramente spesso bisogna fidarsi.

Il silenzio dell'angelo Continua