Buffy sollevò il capo. Sulla pelle chiara
del vampiro spiccava ancora il taglio che lui stesso si era inferto. La
ferita non sanguinava più. Si sarebbe rimarginata completamente,
senza lasciare nessuna traccia, ma lei non avrebbe certo dimenticato quell'incredibile
esperienza.
La grande mano di Angel, abbandonata fra le sue, era semiaperta, come
se le stesse offrendo qualcosa. Lei ne accarezzò timidamente il
palmo con la punta delle dita.
Il suo gesto riportò il vampiro alla realtà. Con gli occhi
colmi di estatica sorpresa si mosse per prenderle il viso fra le mani.
Buffy non ebbe il tempo di osservarlo, riflettere, ponderare sulle conseguenze
di quello che aveva appena fatto. Le labbra fresche di lui si impossessarono
delle sue con irruente passione, sconvolgendo ogni suo pensiero. Si arrese
subito a quel dolce contatto, ricambiando il bacio con eguale impeto.
Angel però non voleva solo le sue labbra. Con determinazione la
indusse a socchiuderle per poter penetrare nella sua bocca.
Buffy rimase un istante sorpresa. Angel la stava
baciando con un ardore che esprimeva un desiderio a lungo represso. Quel
bacio non era un bacio consolatore, nato dalla compassione dell'angelo
custode, e neppure il bacio rassicurante dell'amico fedele. Era il contatto
intimo e segreto dell'amante che implora per trovare l'appagamento che
anela con tutto se stesso.
Improvvisamente Buffy non si sentì più grassa e goffa, debole
e incapace di controllare la propria vita. Era di nuovo la Cacciatrice,
forte e invincibile, in grado di affrontare ogni ostacolo la vita le avesse
messo di fronte. Era di nuovo una donna bella e attraente, perchè
lui l'amava!
Il vampiro assaporava avidamente il sapore salato del proprio sangue mescolato
all'aroma dolce ed eccitante della sua donna, perchè quello era
Buffy, ora lo sapeva con certezza: la sua amante, amica, compagna. In
quella carezza intima e segreta ritrovava la certezza che lei gli apparteneva,
anima e corpo. Era sua. Lo amava.
Buffy non lo aveva esplicitamente detto, rinnegando il suo rapporto con
l'altro, colui che credeva il padre di suo figlio. Però la tranquilla
serenità con cui aveva accettato come naturale il gesto, in sè
repellente, di bere il suo sangue, dimostrava più di mille parole
quello che provava per lui.
L'immagine di Riley, il fantasma che a lungo l'aveva perseguitato si dissolse
nella mente del vampiro. Era tornato in dietro nel tempo, quando viveva
nella certezza che il solo nome che lei sapeva pronunciare nei suoi sogni
era il suo.
Buffy, ebbra di felicità, allungò
una mano per accarezzargli i capelli, la nuca, i solidi muscoli della
schiena. In risposta a quel silenzioso richiamo Angel la attrasse a sè,
afferrandola per i fianchi con tanta energia che si ritrovò steso
sul tappeto, con l'esile corpo di lei sdraiato accanto al suo. Neppure
quella caduta però interruppe il contatto delle loro labbra. Continuarono
a baciarsi a lungo, mai sazi della felicità appena ritrovata, esplorando
con affannoso desiderio il corpo uno dell'altra.
Angel perse ogni contatto con il mondo. La sola
cosa concreta, reale nel suo universo era quella magnifica donna stretta
a lui. Le morbide curve cedevano sotto le sue dita che si muovevano senza
tregua, come se volessero ristabilire un antico possesso, godere di un
privilegio che nessuno, neppure il destino, poteva negargli. Non voleva
trascurare neppure un centimetro di lei, niente doveva sfuggirgli. Lei
doveva essere completamente sua.
Il contatto gentile, ma possessivo di quelle
forti mani maschili ebbe su Buffy un effetto travolgente. Angel non chiedeva,
esigeva. I suoi movimenti erano decisi, sicuri. Con naturalezza superò
l'ostacolo della blusa per stringerle un senso fino a quando lei non si
arrese, emettendo un gemito di puro piacere. Un istante dopo erano i suoi
glutei a subire lo stesso piacevole trattamento inducendola ad inarcarsi
contro di lui.
Sentiva di non avere nessun controllo sul compagno. Era certa che se anche
avesse voluto non avrebbe potuto fermarlo, ma non voleva fermarlo. Angel
non si era mai comportato così. Nei suoi gesti c'era sempre stata
l'insicurezza che nasceva dalle sue paure, prima fra tutte il timore di
farle del male. Ora lui, abbandonato ogni dubbio ed ogni incertezza, reclamava
quello che riteneva finalmente suo diritto avere: l'amore della sua donna.
Un diritto che Buffy era ben lieta di concedergli!
Era quasi disteso su di lei. Poteva percepire
la pressione del suo corpo, il profumo fresco della sua pelle, di cui
aveva sentito tanto la mancanza negli altri uomini. Con uno sforzo represse
il proprio bisogno di toccare, sentire sotto le dita la solida concretezza
del corpo del compagno. Si accontentò di accarezzargli il capo
e le larghe spalle, mentre lui le baciava le labbra e il collo con passione.
Si abbandonò al suo abbraccio, assecondando ogni movimento del
suo corpo, ogni sua richiesta dimostrandogli così tutta la sua
fiducia e il suo amore.
Trovava incredibilmente eccitante quella per lei inusuale inversione dei
ruoli. A causa dei costanti dubbi di Angel e della mancanza di iniziativa
di Riley in passato era sempre stata lei a dirigere il gioco. Perfino
la prima e unica notte che aveva trascorso con il vampiro, nonostante
la sua inesperienza, era stata lei a doverlo convincere ed incoraggiare.
Ora era lui a stabilire le regole e, a giudicare dall'effetto che stavano
avendo su di lei le sue carezze, era un maestro nel farlo.
Immersa nel piacere, e nella dolce agonia del desiderio che lui aveva
saputo risvegliare in tutto il suo corpo, Buffy reagì quasi con
ira quando lui la lasciò improvvisamente. Crollò disteso
sul tappeto al suo fianco, con gli occhi chiusi, come se volesse impedirle
di leggere nella sua anima.
Angel era raggelato al terrore. Era stato così
vicino a...solo quando le sue mani avevano incontrato la rotondità
del ventre di lei aveva sentito il bambino frapporsi energicamente fra
loro, come se richiedesse un'attenzione che fino a quel momento gli era
stata negata, e allora aveva ricordato...la maledizione, la loro condanna,
le terribili conseguenze se avessero superato quella crudele barriera
che il destino aveva interposto fra loro.
"Angel?"
Tentò disperatamente di respingere la voce di Buffy che gli giungeva
colma di dubbi, ma anche risentimento. Avrebbe voluto tornare ad abbracciarla,
rassicurarla che l'amava e tutto sarebbe andato bene. Sapeva però
che se lo avesse fatto non si sarebbe accontentato di questo. Avrebbe
voluto dimostrarle il suo amore, con tutto se stesso e questa volta neppure
il bambino sarebbe riuscito a fermarlo.
"Non possiamo." Riuscì a dire,
con un tono più duro di quello che avrebbe voluto.
Buffy però non si offese. Nel suo tono lesse tutta la frustrazione,
il tormento e l'angoscia che anche lei aveva spesso provato.
Assorbita dal bambino, dai suoi problemi con Riley, dalla gioia di poter
ancora condividere una parte della propria vita, anche se piccola, con
Angel aveva dimenticato, ma ora...ricordava. Sconfortata si coricò
anche lei sul tappeto fissando il soffitto bianco.
Nulla ne interrompeva l'uniforme candore. Neppure un'ombra o una crepa
sottile. Osservandolo Buffy provò una profonda sensazione di sconforto
e di vuoto. Lacrime di delusione le affiorarono agli occhi. Era stata
così felice mentre era fra le sue braccia, ma dopo pochi istanti...tutto
era di nuovo finito, per sempre! La crudele realtà aveva di nuovo
invaso il loro mondo e tutto era diventato oscuro e senza speranza.
"Il bambino ora sta bene." mormorò
Angel, senza muoversi. "L'ho sentito. E' di nuovo forte. E' stato
lui che...mi ha fermato."
Buffy provò un vortice di sentimenti contrastanti. Si sentiva in
colpa, per non essersi più preoccupata del bambino, dopo che Angel
l'aveva baciata. Provava anche però verso suo figlio un irrazionale
risentimento per aver interrotto quel momento magico che non si sarebbe
mai più ripetuto. Era egoistico e stupido da parte sua. Avrebbe
dovuto essere grata al piccolo che aveva protetto Angel dalla possibilità
di perdere ancora la sua anima, ma...
"Non lo ha fatto apposta." Spiegò il vampiro, come se
le avesse letto nella mente. "Credo si sentisse solo trascurato,
escluso."
Buffy sospirò rassegnata, con una smorfia
di autoironia per i sentimenti assurdi che aveva provato verso quella
innocente ed egoistica creatura che era una parte così importante
di lei.
"E' bello che lui ti parli." rispose, con un sorriso triste,
provando un po di invidia per quella capacità che lei, pur essendo
la madre, non aveva.
"Non mi parla proprio." Negò subito Angel, interpretando
letteralmente le sue parole, timoroso che lei sopravvalutasse il suo dono.
"Sento solo i suoi sentimenti."
"Lo so!" esclamò Buffy, divertita dalla precisazione.
"Era solo un modo di dire. Sono però contenta che voi riusciate
a comunicare nonostante..."
Le parole che non erano state pronunciate rimbombarono nel silenzio: "...nonostante
sia figlio di Riley."
Buffy provò un'acuta fitta di dolore
per se stessa, per Angel e anche per suo figlio.
Era un amaro scherzo del destino che lei dovesse soffrire, rischiare perfino
la vita, per dare alla luce il figlio di un uomo per il quale non provava
nulla di più che gratitudine e cameratismo. Ora poi che sapeva
che Angel l'amava e la desiderava ancora ... era tutto più difficile.
Si chiese con angoscia se a causa del bambino lo avrebbe perso di nuovo.
La risposta fu un tormentato sì. Non sarebbe stato lui ad andarsene.
Sarebbe stata lei.
Angel forse le avrebbe chiesto di restare. Ormai
anche lui aveva compreso la profondità dei sentimenti che li legavano
uno all'altra. Se lei l'avesse fatto però il dolore negli occhi
di lui le avrebbe ricordato, giorno dopo giorno, il suo tradimento. Il
piccolo ne sarebbe stato la testimonianza vivente. Angel sicuramente sarebbe
riuscito ad amarlo. In realtà lo amava già ora.
Lo aveva letto nel tono della sua voce, nella sua espressione quando ne
parlava. Quell'amore sarebbe però stato sempre intriso di dolore
e di rimpianto per quello che lui non avrebbe mai potuto essere. Restare,
insieme al bambino, vicino a lui avrebbe significato condannare entrambi
a una costante sofferenza che infine avrebbe consumato le loro anime e
anche il loro amore.
Probabilmente con il tempo lui avrebbe dimenticato. Era immortale. Il
tempo non gli mancava, il tempo per fare altre esperienze, conoscere altre
donne e...forse perfino vincere la maledizione! Buffy provò uno
straziante senso di vuoto dentro di sè all'idea di Angel con altre
donne, ma razionalmente...non poteva certo pretendere la sua eterna fedeltà
dopo aver concepito un figlio con un altro!
Si posò una mano sul ventre. Il piccolo
si stava agitando. Forse percepiva l'angoscia di sua madre. Povera creatura
indifesa, lottava per vivere senza neppure sapere che cosa era veramente
la vita. Non era ancora nato e aveva già perso ogni opportunità
di avere un padre che si occupasse di lui.
Buffy sapeva con certezza che non sarebbe mai tornata da Riley. Non poteva
più mentire a se stessa. Non amava quello che era stato solo un
amico. Amava Angel e non sarebbe mai riuscita a recitare in modo credibile
la parte della brava mogliettina adorante, che tutti si aspettavano da
lei.
Non lo avrebbe voluto neppure come padre del bambino. Rabbrividì
all'idea di vedere in suo figlio le vedute limitate, l'ottusa convenzionalità,
la rigida visione del mondo di suo padre.
In ogni caso Riley stesso le sarebbe stato grato se l'avesse liberato
da quel fardello così imbarazzante per lui, superuomo dalla vita
irreprensibile e assolutamente normale.
Angel sarebbe stato un genitore meraviglioso. Avrebbe saputo trasmettere
al piccolo la sua infinita compassione e comprensione per il prossimo,
sviluppata a costo di tanto dolore, il suo acume intellettuale, la sua
capacità di affrontare ogni problema con logica, ma anche con passione.
Gli avrebbe insegnato ad amare la vita come nessun altro, neppure sua
madre, sarebbe stata in grado di fare. Sì, il vampiro sarebbe stato
un magnifico genitore, capace di proteggere, ma anche aiutare a crescere
un figlio. Il bambino però non l'avrebbe mai saputo. Buffy era
decisa a non chiedere ad Angel anche questo sacrificio. Non sarebbe mai
riuscita a perdonarselo.
Nell'anima di Angel dubbi e paure si agitavano
senza tregua combattendo una battaglia che sapevano già persa.
Non poteva più tacere ormai. Buffy avrebbe preteso delle spiegazioni
ed era suo diritto averle. Il problema era come renderle più accettabile
la verità, o meglio le verità di cui lui era per ora il
solo custode.
Ormai sapeva che lei lo amava ancora, ma questo non gli era di aiuto,
al contrario complicava tutto.
Il fatto che lui fosse il padre, e quindi il
responsabile delle "diversità" di suo figlio, avrebbe
angosciato Buffy ancora di più. L'essere certa che almeno un genitore
del bambino fosse "normale" probabilmente aveva alimento, fino
a quel momento, le sue speranze di avere un figlio che alla fine si sarebbe
rivelato come tutti gli altri. Lui avrebbe ucciso quella speranza. Suo
figlio non sarebbe mai stato un bambino qualsiasi. Probabilmente si sarebbe
rivelato un mostro come suo padre!
Se lei almeno avesse ricordato il momento del concepimento, la passione,
la felicità, la profonda unione che avevano sperimentato in quell'istante
sublime forse sarebbe servito a renderle tutto più sopportabile.
Lei però non poteva ricordare, e anche di questa colpa lui avrebbe
dovuto assumersi la responsabilità.
Infine, ancora una volta, aveva scelto anche
per lei, rinunciando alla propria umanità e decretando quindi la
fine del loro sogno. Non poteva fare altro. In gioco c'era la vita della
donna che amava, ma...forse questo era quello che lei più difficilmente
gli avrebbe perdonato.
In ogni caso non poteva più rimandare e neppure fuggire ancora
dalle sue responsabilità.
"Dobbiamo parlare." decretò deciso, con un sospiro, sollevandosi
a sedere.
Buffy si limitò a guardarlo, sapendo che sarebbe stato inutile
fare domande.
Angel le avrebbe detto tutto quello che aveva deciso di dirle. Se intendeva
tacerle qualcosa lei non aveva modo di impedirglielo. La sua unica consolazione
era che non le avrebbe mentito: di questo era certa.
"Il bambino voleva il mio sangue perchè...lui è mio."
affermò il vampiro, dopo un attimo di esitazione, senza distogliere
gli occhi scuri da quelli grigi di lei che lo osservavano enigmatici.
Aveva meditato a lungo su come affrontare l'argomento, elaborando nella
sua mente decine di discorsi, nessuno dei quali gli era parso adeguato.
Alla fine era riuscito a dire solo quelle poche, semplici parole.
"Come è possibile?" chiese pacatamente Buffy, sollevandosi
a sedere accanto al compagno.
Angel sollevò le sopracciglia perplesso.
"Non sembri sorpresa." Commentò, scrutandole il volto
nel tentativo di comprendere la sua reazione. Si era preparato ad affrontare
la sua paura, la sua ira, perfino la sua incredulità. Era disposto
ad accettare tutto, qualsiasi accusa e ingiuria da lei, perchè
le aveva dato tutte le ragioni del mondo per odiarlo.. Quella tranquilla
serenità però non l'aveva prevista.
"Effettivamente dovrei esserlo, immagino, ma non lo sono." rispose
Buffy imbarazzata, allontanando gli occhi da lui. La sua attenzione si
era spostata dal compagno a se stessa e alle emozioni che aveva scatenato
in lei il sapere che il padre del suo bambino era l'uomo che aveva amato
da sempre, l'uomo al quale non aveva mai osato sperare di dare dei figli.
Avrebbe dovuto sentirsi euforica al punto da voler urlare la sua gioia,
provare il desiderio di alzarsi, esultare e urlare al mondo che stava
per diventare madre del figlio dell'uomo migliore dell'universo. Invece
continuava a restare seduta, assaporando la pace e la tranquilla felicità
che stava invadendo tutto il suo essere. Era come se un pesante fardello
fosse caduto dalla sua anima, lasciandola leggera, serena, in pace con
se stessa e il mondo.
Era stato tolto il velo di dubbi e angosce che
aveva avvolto per tanto tempo la sua realtà, rendendola grigia
e senza speranza. Improvvisamente poteva guardare al futuro senza timore
perchè quello che la attendeva era un futuro colorato dall'amore.
"Credo che una parte di me lo sapesse già, per quanto assurdo
possa sembrare." Riflette ad alta voce, parlando più a se
stessa che a lui. Trovava difficile spiegare, trasformare in fredde parole
l'intenso calore che provava dentro di sè. "Non so quando
l'ho capito. Forse nel momento in cui il piccolo ha manifestato le stesse
caratteristiche dei vampiri, ma non credo. Penso di averlo scoperto quando...mi
sono resa conto che non avrei mai potuto ucciderlo. Willow mi ha chiesto
se avrei pensato ad abortire, nel caso il bambino fossi tuo. Le ho risposto
di no e ...la consapevolezza che non poteva essere che così è
nata dentro di me in quel momento.
Mi sembra di averlo saputo da sempre, dal momento in cui ho letto il test
di gravidanza. Era come se dentro di me qualcuno mi urlasse che non potevo
aver concepito un figlio con un uomo che non fossi tu."
Il silenzio accolse le sue parole.
Angel strinse le labbra aride in preda all'angoscia. Quello che Buffy
aveva detto avrebbe dovuto rassicurarlo, ma lei gli appariva seria, chiusa
in se stessa, lontana. Non riusciva a comprendere quello che sentiva eppure....doveva
sapere. Alla fine riuscì a dar voce alle sue paure.
"Io...mi dispiace. Non avrei voluto farti questo. Desideravo che
tu fossi felice, avessi una vita normale, invece..."
"Ti dispiace?" lo interruppe lei, voltandosi di nuovo per guardarlo
negli occhi, i lineamenti alterati dall'ira.
Le parole del vampiro avevano interrotto il flusso dei suoi pensieri,
la corrente di felicità che pervadeva la sua anima. La paura tornò
a sorgere da un angolo oscuro e profondo del suo essere, dissolvendo la
serenità e la pace che finalmente aveva trovato. Lei era così...felice
mentre lui...era pentito per quello che era successo!
"Hai anche il coraggio di dirmi che ti dispiace? Hai concepito un
figlio con me, mi piacerebbe molto sapere come, e ora che nostro figlio
sta crescendo, ti parla, ha bisogno di te mi dici che ti dispiace di averlo
messo al mondo?"
"Non intendevo questo!" si difese prontamente il vampiro. "Il
bambino...è importante per me." mormorò, non trovando
parole capaci di esprimere tutto quello che quel piccolo essere non ancora
nato rappresentava per lui. Quella dichiarazione non fu però sufficiente
a placare l'ira di Buffy.
"Talmente importante che...volevi che me ne liberassi!" lo accusò
violentemente, con gli occhi colmi di dolore.
"No...io non volevo che..." Il vampiro
si alzò e iniziò a camminare per la stanza irrequieto.
Avrebbe voluto fuggire da quel luogo. La fuga era stata per lungo tempo
la risposta a tutti i suoi problemi. Era fuggito dalla sua vita, dalla
sua famiglia, dal suo paese occupato dagli Inglesi seguendo Darla e poi,
quando aveva riacquistato la sua anima era fuggito anche da lei e dal
mondo dei vampiri. Aveva incontrato Buffy, la speranza, la felicità,
la dignità di essere di nuovo un uomo, ma l'aveva lasciata per
andare a Los Angeles. Ora il suo istinto lo spingeva a fuggire ancora.
Non poteva lasciare sola la madre di suo figlio, ma poteva tacere, lasciare
che lei credesse quello che voleva, non mettere in gioco se stesso. Sarebbe
stata la soluzione più facile. Lei lo avrebbe odiato, e finalmente
si sarebbe liberata veramente di lui.
Avrebbe sofferto, ma conosceva ormai troppo bene il dolore per averne
paura. Sarebbe stato più semplice soffrire piuttosto che consentire
a Buffy e al bambino di entrare nella sua anima, condividere i suoi incubi,
la sua esistenza oscura e priva di speranza.
Guardò la ragazza ancora seduta sul tappeto,
fragile eppure determinata e comprese che era tardi per nascondersi. Lei
e il piccolo erano già entrati nella sua anima, erano una parte
di lui. Il bambino mostrava tutte le sue debolezze e Buffy aveva stravolto
tutta la sua vita per suo figlio arrivando perfino a... bere il suo sangue.
Erano indissolubilmente legati, dall'amore e dal sangue. La strada che
avevano intrapreso era una strada da cui non si poteva tornare in dietro.
Buffy l'aveva istintivamente compreso quando aveva cercato di convincerlo
a restare. Lui si era dimostrato troppo testardo per ascoltarla, ma ora...non
poteva più negare l'evidenza.
"Buffy, ora ascoltami, per favore."
iniziò in tono pacato, ma deciso. "Quando abbiamo concepito
il bambino lo desideravo più di qualsiasi cosa al mondo, ma perchè
pensavo che...tutto sarebbe stato diverso. Le cose non sono però
andate come desideravo. Ho dovuto compiere una scelta e non ho nessun
rimpianto per quello che ho deciso. Non sapevo però che avrei coinvolto
anche lui. Se lo avessi saputo...probabilmente non avrebbe cambiato nulla.
La posta in gioco era troppo alta.
Resta il fatto che ti amo, come ti ho sempre amata, anzi, se fosse possibile
ti amo ancora di più ora che porti mio figlio. Amo anche il nostro
bambino. L'ho sentito, ho percepito la sua essenza vitale, le sue emozioni.
E' così puro, innocente e luminoso: non potrei non amarlo.
Se ti ho proposto di...non farlo nascere è perchè...ho paura,
per te e ...per il mondo. Ci sono troppe domande di cui non conosco la
risposta. Come sarà? Di che cosa avrà bisogno? Come influirà
sulle nostre vite e sulle vite delle persone intorno a lui? Sarà
un figlio di cui essere fieri o un abominio che rimpiangeremo per sempre
di aver generato? Non voglio correre il rischio che distrugga il mondo
e neppure...sua madre!"
Il vampiro aveva tentato di mantenere un tono
tranquillo, ma le sue parole erano diventate sempre più veementi
man mano che lasciava affiorare i dubbi che si nascondevano nelle profondità
più oscure del suo animo. Rimase quindi letteralmente a bocca aperta
quando Buffy accolse la fine del suo discorso con una sonora risata.
La Cacciatrice non riusciva a smettere di ridere. La sua era una risata
liberatoria, di pura felicità. I suoi dubbi e le sue paure erano
improvvisamente svanite, come neve al sole, sostituite dal conforto di
non essere più sola e dalla inebriante certezza che lui l'amava
ancora e amava anche loro figlio.
"Angel, credo tu sia rimasto chiuso in una cripta per troppo tempo."
riuscì alla fine a dire. "Le domande che hai appena posto
sono le stesse che tutti i genitori si fanno dall'inizio dei tempi. Concepire
una nuova vita è una scommessa per ogni uomo e donna, un rischio
che si deve correre se si vuole dare la vita.
Nessuno sa in anticipo se suo figlio sarà un premio Nobel per la
pace o Jack lo squartatore e soprattutto nessuno ti può dare la
garanzia che sarai un buon genitore, capace di far fronte alle esigenze
dell'essere che hai generato.
Si può solo fare del proprio meglio e...sperare. Ed è esattamente
quello che dobbiamo fare noi. Il nostro bambino, come tu stesso hai detto,
è speciale. E' ovvio. Anche i suoi genitori lo sono e questo ci
permetterà di essere...dei buoni genitori. Dovremo almeno tentare
di esserlo e io credo ci riusciremo...se saremo insieme."
Le ultime parole di Buffy erano un'implicita
domanda, una domanda in realtà inutile, ma Angel comprese il suo
bisogno di essere rassicurata.
"Saremo insieme...sempre...te lo prometto." mormorò,
soffrendo per la propria incapacità di dimostrarle il suo amore
come avrebbe desiderato fare.
Buffy però lo sentì nel calore del suo sguardo, nelle sue
mani aperte, abbandonate lungo i fianchi, desolatamente vuote, ma desiderose
di essere colmate, nelle sue labbra socchiuse come se volessero pronunciare
parole che solo il cuore conosceva, nel suo corpo proteso verso di lei,
pronto ad accoglierla ogni volta avesse avuto bisogno del suo abbraccio.
Le vennero in mente tutte le cose che avrebbe voluto dirgli, quando ormai
lui era partito. Le frasi d'amore, di comprensione, di desiderio che l'avevano
tormentata durante le sue lunghe notti insonni, ma la sua bocca riuscì
a formulare solo due parole: "Ti amo" mormorò sottovoce.
Angel non aveva bisogno di sentirle dire altro.
Le si avvicinò e le porse la mano. Buffy la afferrò con
gratitudine e si alzò dal tappeto.
Era spettinata, con i vestiti stropicciati che rivelavano più che
nascondere. Ad Angel parve radiosa.
Strinse le piccole dita. Buffy ricambiò la stretta, suggellando
così il loro nuovo patto.
|