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COMMENTO: quello che più ci fa soffrire, quando affrontiamo i nostri problemi, è la solitudine che nasce dall'assoluta certezza che nessuno prima di noi abbia affrontato simili ostacoli nella vita. La scoperta che altri sono passati attraverso la stessa strada giungendo felicemente alla meta ci dà sicurezza e sollievo. Aprirsi agli altri, permettere al prossimo di entrare nel nostro animo, condividere le nostre paure e i nostri dubbi, richiede umiltà e fiducia, ma è uno sforzo che vale la pena di fare.

 

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n. 11

La scommessa

 

Buffy sollevò il capo. Sulla pelle chiara del vampiro spiccava ancora il taglio che lui stesso si era inferto. La ferita non sanguinava più. Si sarebbe rimarginata completamente, senza lasciare nessuna traccia, ma lei non avrebbe certo dimenticato quell'incredibile esperienza.
La grande mano di Angel, abbandonata fra le sue, era semiaperta, come se le stesse offrendo qualcosa. Lei ne accarezzò timidamente il palmo con la punta delle dita.
Il suo gesto riportò il vampiro alla realtà. Con gli occhi colmi di estatica sorpresa si mosse per prenderle il viso fra le mani.
Buffy non ebbe il tempo di osservarlo, riflettere, ponderare sulle conseguenze di quello che aveva appena fatto. Le labbra fresche di lui si impossessarono delle sue con irruente passione, sconvolgendo ogni suo pensiero. Si arrese subito a quel dolce contatto, ricambiando il bacio con eguale impeto. Angel però non voleva solo le sue labbra. Con determinazione la indusse a socchiuderle per poter penetrare nella sua bocca.

Buffy rimase un istante sorpresa. Angel la stava baciando con un ardore che esprimeva un desiderio a lungo represso. Quel bacio non era un bacio consolatore, nato dalla compassione dell'angelo custode, e neppure il bacio rassicurante dell'amico fedele. Era il contatto intimo e segreto dell'amante che implora per trovare l'appagamento che anela con tutto se stesso.
Improvvisamente Buffy non si sentì più grassa e goffa, debole e incapace di controllare la propria vita. Era di nuovo la Cacciatrice, forte e invincibile, in grado di affrontare ogni ostacolo la vita le avesse messo di fronte. Era di nuovo una donna bella e attraente, perchè lui l'amava!

Il vampiro assaporava avidamente il sapore salato del proprio sangue mescolato all'aroma dolce ed eccitante della sua donna, perchè quello era Buffy, ora lo sapeva con certezza: la sua amante, amica, compagna. In quella carezza intima e segreta ritrovava la certezza che lei gli apparteneva, anima e corpo. Era sua. Lo amava.
Buffy non lo aveva esplicitamente detto, rinnegando il suo rapporto con l'altro, colui che credeva il padre di suo figlio. Però la tranquilla serenità con cui aveva accettato come naturale il gesto, in sè repellente, di bere il suo sangue, dimostrava più di mille parole quello che provava per lui.
L'immagine di Riley, il fantasma che a lungo l'aveva perseguitato si dissolse nella mente del vampiro. Era tornato in dietro nel tempo, quando viveva nella certezza che il solo nome che lei sapeva pronunciare nei suoi sogni era il suo.

Buffy, ebbra di felicità, allungò una mano per accarezzargli i capelli, la nuca, i solidi muscoli della schiena. In risposta a quel silenzioso richiamo Angel la attrasse a sè, afferrandola per i fianchi con tanta energia che si ritrovò steso sul tappeto, con l'esile corpo di lei sdraiato accanto al suo. Neppure quella caduta però interruppe il contatto delle loro labbra. Continuarono a baciarsi a lungo, mai sazi della felicità appena ritrovata, esplorando con affannoso desiderio il corpo uno dell'altra.

Angel perse ogni contatto con il mondo. La sola cosa concreta, reale nel suo universo era quella magnifica donna stretta a lui. Le morbide curve cedevano sotto le sue dita che si muovevano senza tregua, come se volessero ristabilire un antico possesso, godere di un privilegio che nessuno, neppure il destino, poteva negargli. Non voleva trascurare neppure un centimetro di lei, niente doveva sfuggirgli. Lei doveva essere completamente sua.

Il contatto gentile, ma possessivo di quelle forti mani maschili ebbe su Buffy un effetto travolgente. Angel non chiedeva, esigeva. I suoi movimenti erano decisi, sicuri. Con naturalezza superò l'ostacolo della blusa per stringerle un senso fino a quando lei non si arrese, emettendo un gemito di puro piacere. Un istante dopo erano i suoi glutei a subire lo stesso piacevole trattamento inducendola ad inarcarsi contro di lui.
Sentiva di non avere nessun controllo sul compagno. Era certa che se anche avesse voluto non avrebbe potuto fermarlo, ma non voleva fermarlo. Angel non si era mai comportato così. Nei suoi gesti c'era sempre stata l'insicurezza che nasceva dalle sue paure, prima fra tutte il timore di farle del male. Ora lui, abbandonato ogni dubbio ed ogni incertezza, reclamava quello che riteneva finalmente suo diritto avere: l'amore della sua donna. Un diritto che Buffy era ben lieta di concedergli!

Era quasi disteso su di lei. Poteva percepire la pressione del suo corpo, il profumo fresco della sua pelle, di cui aveva sentito tanto la mancanza negli altri uomini. Con uno sforzo represse il proprio bisogno di toccare, sentire sotto le dita la solida concretezza del corpo del compagno. Si accontentò di accarezzargli il capo e le larghe spalle, mentre lui le baciava le labbra e il collo con passione. Si abbandonò al suo abbraccio, assecondando ogni movimento del suo corpo, ogni sua richiesta dimostrandogli così tutta la sua fiducia e il suo amore.
Trovava incredibilmente eccitante quella per lei inusuale inversione dei ruoli. A causa dei costanti dubbi di Angel e della mancanza di iniziativa di Riley in passato era sempre stata lei a dirigere il gioco. Perfino la prima e unica notte che aveva trascorso con il vampiro, nonostante la sua inesperienza, era stata lei a doverlo convincere ed incoraggiare. Ora era lui a stabilire le regole e, a giudicare dall'effetto che stavano avendo su di lei le sue carezze, era un maestro nel farlo.
Immersa nel piacere, e nella dolce agonia del desiderio che lui aveva saputo risvegliare in tutto il suo corpo, Buffy reagì quasi con ira quando lui la lasciò improvvisamente. Crollò disteso sul tappeto al suo fianco, con gli occhi chiusi, come se volesse impedirle di leggere nella sua anima.

Angel era raggelato al terrore. Era stato così vicino a...solo quando le sue mani avevano incontrato la rotondità del ventre di lei aveva sentito il bambino frapporsi energicamente fra loro, come se richiedesse un'attenzione che fino a quel momento gli era stata negata, e allora aveva ricordato...la maledizione, la loro condanna, le terribili conseguenze se avessero superato quella crudele barriera che il destino aveva interposto fra loro.
"Angel?"
Tentò disperatamente di respingere la voce di Buffy che gli giungeva colma di dubbi, ma anche risentimento. Avrebbe voluto tornare ad abbracciarla, rassicurarla che l'amava e tutto sarebbe andato bene. Sapeva però che se lo avesse fatto non si sarebbe accontentato di questo. Avrebbe voluto dimostrarle il suo amore, con tutto se stesso e questa volta neppure il bambino sarebbe riuscito a fermarlo.

"Non possiamo." Riuscì a dire, con un tono più duro di quello che avrebbe voluto.
Buffy però non si offese. Nel suo tono lesse tutta la frustrazione, il tormento e l'angoscia che anche lei aveva spesso provato.
Assorbita dal bambino, dai suoi problemi con Riley, dalla gioia di poter ancora condividere una parte della propria vita, anche se piccola, con Angel aveva dimenticato, ma ora...ricordava. Sconfortata si coricò anche lei sul tappeto fissando il soffitto bianco.
Nulla ne interrompeva l'uniforme candore. Neppure un'ombra o una crepa sottile. Osservandolo Buffy provò una profonda sensazione di sconforto e di vuoto. Lacrime di delusione le affiorarono agli occhi. Era stata così felice mentre era fra le sue braccia, ma dopo pochi istanti...tutto era di nuovo finito, per sempre! La crudele realtà aveva di nuovo invaso il loro mondo e tutto era diventato oscuro e senza speranza.

"Il bambino ora sta bene." mormorò Angel, senza muoversi. "L'ho sentito. E' di nuovo forte. E' stato lui che...mi ha fermato."
Buffy provò un vortice di sentimenti contrastanti. Si sentiva in colpa, per non essersi più preoccupata del bambino, dopo che Angel l'aveva baciata. Provava anche però verso suo figlio un irrazionale risentimento per aver interrotto quel momento magico che non si sarebbe mai più ripetuto. Era egoistico e stupido da parte sua. Avrebbe dovuto essere grata al piccolo che aveva protetto Angel dalla possibilità di perdere ancora la sua anima, ma...
"Non lo ha fatto apposta." Spiegò il vampiro, come se le avesse letto nella mente. "Credo si sentisse solo trascurato, escluso."

Buffy sospirò rassegnata, con una smorfia di autoironia per i sentimenti assurdi che aveva provato verso quella innocente ed egoistica creatura che era una parte così importante di lei.
"E' bello che lui ti parli." rispose, con un sorriso triste, provando un po di invidia per quella capacità che lei, pur essendo la madre, non aveva.
"Non mi parla proprio." Negò subito Angel, interpretando letteralmente le sue parole, timoroso che lei sopravvalutasse il suo dono. "Sento solo i suoi sentimenti."
"Lo so!" esclamò Buffy, divertita dalla precisazione. "Era solo un modo di dire. Sono però contenta che voi riusciate a comunicare nonostante..."
Le parole che non erano state pronunciate rimbombarono nel silenzio: "...nonostante sia figlio di Riley."

Buffy provò un'acuta fitta di dolore per se stessa, per Angel e anche per suo figlio.
Era un amaro scherzo del destino che lei dovesse soffrire, rischiare perfino la vita, per dare alla luce il figlio di un uomo per il quale non provava nulla di più che gratitudine e cameratismo. Ora poi che sapeva che Angel l'amava e la desiderava ancora ... era tutto più difficile. Si chiese con angoscia se a causa del bambino lo avrebbe perso di nuovo. La risposta fu un tormentato sì. Non sarebbe stato lui ad andarsene. Sarebbe stata lei.

Angel forse le avrebbe chiesto di restare. Ormai anche lui aveva compreso la profondità dei sentimenti che li legavano uno all'altra. Se lei l'avesse fatto però il dolore negli occhi di lui le avrebbe ricordato, giorno dopo giorno, il suo tradimento. Il piccolo ne sarebbe stato la testimonianza vivente. Angel sicuramente sarebbe riuscito ad amarlo. In realtà lo amava già ora.
Lo aveva letto nel tono della sua voce, nella sua espressione quando ne parlava. Quell'amore sarebbe però stato sempre intriso di dolore e di rimpianto per quello che lui non avrebbe mai potuto essere. Restare, insieme al bambino, vicino a lui avrebbe significato condannare entrambi a una costante sofferenza che infine avrebbe consumato le loro anime e anche il loro amore.
Probabilmente con il tempo lui avrebbe dimenticato. Era immortale. Il tempo non gli mancava, il tempo per fare altre esperienze, conoscere altre donne e...forse perfino vincere la maledizione! Buffy provò uno straziante senso di vuoto dentro di sè all'idea di Angel con altre donne, ma razionalmente...non poteva certo pretendere la sua eterna fedeltà dopo aver concepito un figlio con un altro!

Si posò una mano sul ventre. Il piccolo si stava agitando. Forse percepiva l'angoscia di sua madre. Povera creatura indifesa, lottava per vivere senza neppure sapere che cosa era veramente la vita. Non era ancora nato e aveva già perso ogni opportunità di avere un padre che si occupasse di lui.
Buffy sapeva con certezza che non sarebbe mai tornata da Riley. Non poteva più mentire a se stessa. Non amava quello che era stato solo un amico. Amava Angel e non sarebbe mai riuscita a recitare in modo credibile la parte della brava mogliettina adorante, che tutti si aspettavano da lei.
Non lo avrebbe voluto neppure come padre del bambino. Rabbrividì all'idea di vedere in suo figlio le vedute limitate, l'ottusa convenzionalità, la rigida visione del mondo di suo padre.
In ogni caso Riley stesso le sarebbe stato grato se l'avesse liberato da quel fardello così imbarazzante per lui, superuomo dalla vita irreprensibile e assolutamente normale.

Angel sarebbe stato un genitore meraviglioso. Avrebbe saputo trasmettere al piccolo la sua infinita compassione e comprensione per il prossimo, sviluppata a costo di tanto dolore, il suo acume intellettuale, la sua capacità di affrontare ogni problema con logica, ma anche con passione.
Gli avrebbe insegnato ad amare la vita come nessun altro, neppure sua madre, sarebbe stata in grado di fare. Sì, il vampiro sarebbe stato un magnifico genitore, capace di proteggere, ma anche aiutare a crescere un figlio. Il bambino però non l'avrebbe mai saputo. Buffy era decisa a non chiedere ad Angel anche questo sacrificio. Non sarebbe mai riuscita a perdonarselo.

Nell'anima di Angel dubbi e paure si agitavano senza tregua combattendo una battaglia che sapevano già persa. Non poteva più tacere ormai. Buffy avrebbe preteso delle spiegazioni ed era suo diritto averle. Il problema era come renderle più accettabile la verità, o meglio le verità di cui lui era per ora il solo custode.
Ormai sapeva che lei lo amava ancora, ma questo non gli era di aiuto, al contrario complicava tutto.

Il fatto che lui fosse il padre, e quindi il responsabile delle "diversità" di suo figlio, avrebbe angosciato Buffy ancora di più. L'essere certa che almeno un genitore del bambino fosse "normale" probabilmente aveva alimento, fino a quel momento, le sue speranze di avere un figlio che alla fine si sarebbe rivelato come tutti gli altri. Lui avrebbe ucciso quella speranza. Suo figlio non sarebbe mai stato un bambino qualsiasi. Probabilmente si sarebbe rivelato un mostro come suo padre!
Se lei almeno avesse ricordato il momento del concepimento, la passione, la felicità, la profonda unione che avevano sperimentato in quell'istante sublime forse sarebbe servito a renderle tutto più sopportabile. Lei però non poteva ricordare, e anche di questa colpa lui avrebbe dovuto assumersi la responsabilità.

Infine, ancora una volta, aveva scelto anche per lei, rinunciando alla propria umanità e decretando quindi la fine del loro sogno. Non poteva fare altro. In gioco c'era la vita della donna che amava, ma...forse questo era quello che lei più difficilmente gli avrebbe perdonato.
In ogni caso non poteva più rimandare e neppure fuggire ancora dalle sue responsabilità.
"Dobbiamo parlare." decretò deciso, con un sospiro, sollevandosi a sedere.
Buffy si limitò a guardarlo, sapendo che sarebbe stato inutile fare domande.
Angel le avrebbe detto tutto quello che aveva deciso di dirle. Se intendeva tacerle qualcosa lei non aveva modo di impedirglielo. La sua unica consolazione era che non le avrebbe mentito: di questo era certa.
"Il bambino voleva il mio sangue perchè...lui è mio." affermò il vampiro, dopo un attimo di esitazione, senza distogliere gli occhi scuri da quelli grigi di lei che lo osservavano enigmatici. Aveva meditato a lungo su come affrontare l'argomento, elaborando nella sua mente decine di discorsi, nessuno dei quali gli era parso adeguato. Alla fine era riuscito a dire solo quelle poche, semplici parole.
"Come è possibile?" chiese pacatamente Buffy, sollevandosi a sedere accanto al compagno.

Angel sollevò le sopracciglia perplesso. "Non sembri sorpresa." Commentò, scrutandole il volto nel tentativo di comprendere la sua reazione. Si era preparato ad affrontare la sua paura, la sua ira, perfino la sua incredulità. Era disposto ad accettare tutto, qualsiasi accusa e ingiuria da lei, perchè le aveva dato tutte le ragioni del mondo per odiarlo.. Quella tranquilla serenità però non l'aveva prevista.
"Effettivamente dovrei esserlo, immagino, ma non lo sono." rispose Buffy imbarazzata, allontanando gli occhi da lui. La sua attenzione si era spostata dal compagno a se stessa e alle emozioni che aveva scatenato in lei il sapere che il padre del suo bambino era l'uomo che aveva amato da sempre, l'uomo al quale non aveva mai osato sperare di dare dei figli.
Avrebbe dovuto sentirsi euforica al punto da voler urlare la sua gioia, provare il desiderio di alzarsi, esultare e urlare al mondo che stava per diventare madre del figlio dell'uomo migliore dell'universo. Invece continuava a restare seduta, assaporando la pace e la tranquilla felicità che stava invadendo tutto il suo essere. Era come se un pesante fardello fosse caduto dalla sua anima, lasciandola leggera, serena, in pace con se stessa e il mondo.

Era stato tolto il velo di dubbi e angosce che aveva avvolto per tanto tempo la sua realtà, rendendola grigia e senza speranza. Improvvisamente poteva guardare al futuro senza timore perchè quello che la attendeva era un futuro colorato dall'amore.
"Credo che una parte di me lo sapesse già, per quanto assurdo possa sembrare." Riflette ad alta voce, parlando più a se stessa che a lui. Trovava difficile spiegare, trasformare in fredde parole l'intenso calore che provava dentro di sè. "Non so quando l'ho capito. Forse nel momento in cui il piccolo ha manifestato le stesse caratteristiche dei vampiri, ma non credo. Penso di averlo scoperto quando...mi sono resa conto che non avrei mai potuto ucciderlo. Willow mi ha chiesto se avrei pensato ad abortire, nel caso il bambino fossi tuo. Le ho risposto di no e ...la consapevolezza che non poteva essere che così è nata dentro di me in quel momento.
Mi sembra di averlo saputo da sempre, dal momento in cui ho letto il test di gravidanza. Era come se dentro di me qualcuno mi urlasse che non potevo aver concepito un figlio con un uomo che non fossi tu."

Il silenzio accolse le sue parole.
Angel strinse le labbra aride in preda all'angoscia. Quello che Buffy aveva detto avrebbe dovuto rassicurarlo, ma lei gli appariva seria, chiusa in se stessa, lontana. Non riusciva a comprendere quello che sentiva eppure....doveva sapere. Alla fine riuscì a dar voce alle sue paure.
"Io...mi dispiace. Non avrei voluto farti questo. Desideravo che tu fossi felice, avessi una vita normale, invece..."
"Ti dispiace?" lo interruppe lei, voltandosi di nuovo per guardarlo negli occhi, i lineamenti alterati dall'ira.
Le parole del vampiro avevano interrotto il flusso dei suoi pensieri, la corrente di felicità che pervadeva la sua anima. La paura tornò a sorgere da un angolo oscuro e profondo del suo essere, dissolvendo la serenità e la pace che finalmente aveva trovato. Lei era così...felice mentre lui...era pentito per quello che era successo!
"Hai anche il coraggio di dirmi che ti dispiace? Hai concepito un figlio con me, mi piacerebbe molto sapere come, e ora che nostro figlio sta crescendo, ti parla, ha bisogno di te mi dici che ti dispiace di averlo messo al mondo?"
"Non intendevo questo!" si difese prontamente il vampiro. "Il bambino...è importante per me." mormorò, non trovando parole capaci di esprimere tutto quello che quel piccolo essere non ancora nato rappresentava per lui. Quella dichiarazione non fu però sufficiente a placare l'ira di Buffy.
"Talmente importante che...volevi che me ne liberassi!" lo accusò violentemente, con gli occhi colmi di dolore.

"No...io non volevo che..." Il vampiro si alzò e iniziò a camminare per la stanza irrequieto.
Avrebbe voluto fuggire da quel luogo. La fuga era stata per lungo tempo la risposta a tutti i suoi problemi. Era fuggito dalla sua vita, dalla sua famiglia, dal suo paese occupato dagli Inglesi seguendo Darla e poi, quando aveva riacquistato la sua anima era fuggito anche da lei e dal mondo dei vampiri. Aveva incontrato Buffy, la speranza, la felicità, la dignità di essere di nuovo un uomo, ma l'aveva lasciata per andare a Los Angeles. Ora il suo istinto lo spingeva a fuggire ancora.
Non poteva lasciare sola la madre di suo figlio, ma poteva tacere, lasciare che lei credesse quello che voleva, non mettere in gioco se stesso. Sarebbe stata la soluzione più facile. Lei lo avrebbe odiato, e finalmente si sarebbe liberata veramente di lui.
Avrebbe sofferto, ma conosceva ormai troppo bene il dolore per averne paura. Sarebbe stato più semplice soffrire piuttosto che consentire a Buffy e al bambino di entrare nella sua anima, condividere i suoi incubi, la sua esistenza oscura e priva di speranza.

Guardò la ragazza ancora seduta sul tappeto, fragile eppure determinata e comprese che era tardi per nascondersi. Lei e il piccolo erano già entrati nella sua anima, erano una parte di lui. Il bambino mostrava tutte le sue debolezze e Buffy aveva stravolto tutta la sua vita per suo figlio arrivando perfino a... bere il suo sangue.
Erano indissolubilmente legati, dall'amore e dal sangue. La strada che avevano intrapreso era una strada da cui non si poteva tornare in dietro. Buffy l'aveva istintivamente compreso quando aveva cercato di convincerlo a restare. Lui si era dimostrato troppo testardo per ascoltarla, ma ora...non poteva più negare l'evidenza.

"Buffy, ora ascoltami, per favore." iniziò in tono pacato, ma deciso. "Quando abbiamo concepito il bambino lo desideravo più di qualsiasi cosa al mondo, ma perchè pensavo che...tutto sarebbe stato diverso. Le cose non sono però andate come desideravo. Ho dovuto compiere una scelta e non ho nessun rimpianto per quello che ho deciso. Non sapevo però che avrei coinvolto anche lui. Se lo avessi saputo...probabilmente non avrebbe cambiato nulla. La posta in gioco era troppo alta.
Resta il fatto che ti amo, come ti ho sempre amata, anzi, se fosse possibile ti amo ancora di più ora che porti mio figlio. Amo anche il nostro bambino. L'ho sentito, ho percepito la sua essenza vitale, le sue emozioni. E' così puro, innocente e luminoso: non potrei non amarlo.
Se ti ho proposto di...non farlo nascere è perchè...ho paura, per te e ...per il mondo. Ci sono troppe domande di cui non conosco la risposta. Come sarà? Di che cosa avrà bisogno? Come influirà sulle nostre vite e sulle vite delle persone intorno a lui? Sarà un figlio di cui essere fieri o un abominio che rimpiangeremo per sempre di aver generato? Non voglio correre il rischio che distrugga il mondo e neppure...sua madre!"

Il vampiro aveva tentato di mantenere un tono tranquillo, ma le sue parole erano diventate sempre più veementi man mano che lasciava affiorare i dubbi che si nascondevano nelle profondità più oscure del suo animo. Rimase quindi letteralmente a bocca aperta quando Buffy accolse la fine del suo discorso con una sonora risata.
La Cacciatrice non riusciva a smettere di ridere. La sua era una risata liberatoria, di pura felicità. I suoi dubbi e le sue paure erano improvvisamente svanite, come neve al sole, sostituite dal conforto di non essere più sola e dalla inebriante certezza che lui l'amava ancora e amava anche loro figlio.
"Angel, credo tu sia rimasto chiuso in una cripta per troppo tempo." riuscì alla fine a dire. "Le domande che hai appena posto sono le stesse che tutti i genitori si fanno dall'inizio dei tempi. Concepire una nuova vita è una scommessa per ogni uomo e donna, un rischio che si deve correre se si vuole dare la vita.
Nessuno sa in anticipo se suo figlio sarà un premio Nobel per la pace o Jack lo squartatore e soprattutto nessuno ti può dare la garanzia che sarai un buon genitore, capace di far fronte alle esigenze dell'essere che hai generato.
Si può solo fare del proprio meglio e...sperare. Ed è esattamente quello che dobbiamo fare noi. Il nostro bambino, come tu stesso hai detto, è speciale. E' ovvio. Anche i suoi genitori lo sono e questo ci permetterà di essere...dei buoni genitori. Dovremo almeno tentare di esserlo e io credo ci riusciremo...se saremo insieme."

Le ultime parole di Buffy erano un'implicita domanda, una domanda in realtà inutile, ma Angel comprese il suo bisogno di essere rassicurata.
"Saremo insieme...sempre...te lo prometto." mormorò, soffrendo per la propria incapacità di dimostrarle il suo amore come avrebbe desiderato fare.
Buffy però lo sentì nel calore del suo sguardo, nelle sue mani aperte, abbandonate lungo i fianchi, desolatamente vuote, ma desiderose di essere colmate, nelle sue labbra socchiuse come se volessero pronunciare parole che solo il cuore conosceva, nel suo corpo proteso verso di lei, pronto ad accoglierla ogni volta avesse avuto bisogno del suo abbraccio.
Le vennero in mente tutte le cose che avrebbe voluto dirgli, quando ormai lui era partito. Le frasi d'amore, di comprensione, di desiderio che l'avevano tormentata durante le sue lunghe notti insonni, ma la sua bocca riuscì a formulare solo due parole: "Ti amo" mormorò sottovoce.
Angel non aveva bisogno di sentirle dire altro.
Le si avvicinò e le porse la mano. Buffy la afferrò con gratitudine e si alzò dal tappeto.
Era spettinata, con i vestiti stropicciati che rivelavano più che nascondere. Ad Angel parve radiosa.
Strinse le piccole dita. Buffy ricambiò la stretta, suggellando così il loro nuovo patto.

 

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

Fame d'amore Continua