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COMMENTO: spesso amiamo quello che le persone accanto a noi sono state o potranno un giorno diventare. Questo tipo di amore è pericoloso perchè è destinato a deluderci. Troppe persone si sposano pensando a quello che il patner ha significato per loro nel passato o a come cambierà dopo il matrimonio. I ricordi e le speranze sono nella nostra mente sempre perfetti, senza lacune o debolezze. Il vero amore, che resiste nel tempo, è l'amore imperfetto, spesso difficile, fatto anche di mancanze ed errori, è l'amore che proviamo per la persona che oggi è al nostro fianco.

 

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n. 12


J will remember him,
but J love you

Ricorderò lui, ma amo te.


"Ti avrei aiutata comunque." disse il vampiro, fissando la compagna negli occhi.
"Lo so." rispose onestamente Buffy. Angel non era il più affidabile degli uomini nella vita quotidiana. Tendeva a sparire o cadere in depressione nei momenti più imprevedibili, ma nelle occasioni in cui aveva veramente avuto bisogno di lui, del suo aiuto e del suo sostegno, era sempre stata sicura di trovarlo al suo fianco, incurante del prezzo che avrebbe dovuto pagare per restarle vicino.

Un solo pensiero invadeva la sua mente. "E' nostro, mio e di Angel!", un pensiero accompagnato da un'intensa felicità e un confortante sollievo. Improvvisamente però gli occhi grigi, lucidi per la gioia, si incupirono. Una piccola, fastidiosa crepa stava incrinando lo stato di beatitudine in cui si trovava. Un indesiderato senso di colpa nei confronti di Riley affiorava nella sua coscienza, troppo limpida per ignorarlo. In fondo lui era il suo ragazzo e si era dimostrato più che corretto nei suoi confronti, accettando tutte le sue responsabilità. Ora avrebbe dovuto dirgli che, mentre stava con lui, dentro di lei cresceva il figlio del suo primo e unico amore.
Angel, con la consueta sensibilità che aveva nei confronti di Buffy, colse quel cambiamento di umore, ma lo attribuì alla stanchezza.
"Forse è meglio se ora vai a riposare." la invitò, con sguardo preoccupato.
"Va bene." acconsentì subito lei, lasciando malvolentieri ricadere la mano.
Non avrebbe voluto lasciare il vampiro proprio ora che lo aveva finalmente ritrovato e si sentiva così felice, ma aveva bisogno di pensare e poi...era veramente esausta.

Con un sorriso di commiato si diresse verso la scala. Saliti i primi gradini però si fermò per volgersi indietro.
"Non mi hai ancora spiegato come..."
Angel le sorrise enigmatico. "Domani, Buffy, saprai tutto. In fondo...a questo punto non è molto importante come sia successo. Non credi?"
Buffy sbuffò leggermente irritata.
"Forse hai ragione, ma mi dà fastidio pensare che ancora una volta hai deciso tu per me! Mi piacerebbe ogni tanto poter dire anch'io la mia!"
Angel represse una risata.
"Credimi Buffy, anche se non lo ricordi hai detto anche tu la tua, in quell'occasione, e più di una volta!"
A Buffy brillarono gli occhi per il divertimento. Aveva colto il doppio senso di quella frase e se era successo quella volta...c'era speranza che accadesse ancora.

Rassegnata a far tacere la propria curiosità fino al giorno successivo, dopo una smorfia scherzosa, riprese a salire la scala. Giunta al piano di sopra fu però la voce di Angel a fermarla.
"Lo so che se avessi potuto scegliere, Buffy, le cose sarebbero andate in un altro modo." C'era dolore nel suo sguardo, ed un estremo bisogno di essere compreso e perdonato. "Non è certo il momento per te di avere un figlio, soprattutto...un figlio come il nostro. Ma io...lo desideravo talmente tanto e speravo...tutto avrebbe dovuto essere diverso per noi."
Buffy non comprendeva esattamente a che cosa si riferisse il vampiro con la parola "diverso", ma era certa dei sentimenti che provava e che aveva sempre provato.

Gli rispose sorridendo, senza esitare, gli occhi colmi d'amore.
"Se avessi potuto scegliere, Angel, avrei concepito il tuo bambino la notte del mio diciassettesimo compleanno. Ti amo e darti un figlio...è la cosa più meravigliosa che mi potesse accadere. Tutto avrebbe sempre dovuto essere "diverso" per noi.
Da quando ci siamo incontrati la prima volta abbiamo dovuto combattere per poterci amare, fino a quando tu...non mi hai lasciato. Ora siamo di nuovo insieme e combatteremo ancora, per noi e soprattutto per lui."
Il volto del vampiro si era rasserenato ascoltando quelle parole. Buffy lo contemplò ancora qualche istante. Non le era accaduto spesso di vederlo con lo sguardo così radioso, i lineamenti troppo spesso resi cupi dalla sofferenza, distesi in un'espressione di pura felicità.
Gli dedicò un ultimo sorriso prima di sparire nella sua stanza certa che ci sarebbe stati molti altri momenti come quello fra loro.

A letto continuò ad agitarsi a lungo fra le lenzuola. Mille pensieri e progetti si affollavano nella sua mente e il protagonista era sempre il "loro" bambino. Tentava di immaginare come doveva essere stato Angel da piccolo. Sicuramente già allora aveva un aspetto angelico e doveva essere stato coccolato e viziato da tutta la sua famiglia!
Suo figlio avrebbe certo avuto lo stesso avvincente fascino, almeno così lei sperava! Se poi fosse stata invece una femmina...tentò di costruire nella sua mente una versione femminile del vampiro e il risultato fu una donna stupenda, con una mente tanto acuta da far scomparire la maggior parte degli uomini!

Sicuramente il piccolo avrebbe ereditato anche delle caratteristiche della madre, e Buffy pregò che fra queste non ci fosse il suo pessimo carattere.
L'idea di Angel con in braccio il loro bambino, occupato a dargli il biberon, la fece sorridere nel buio. Avrebbero montato un'altalena in giardino e l'austero soggiorno sarebbe stato pieno di giocattoli colorati. Certo il piccolo non avrebbe avuto problemi a scuola. Suo padre gli avrebbe insegnato ogni cosa e lei...sarebbe stata orgogliosa di entrambi!

Angel non poteva lasciare completamente Los Angeles, ma...quelli erano problemi che avrebbero affrontato e risolto insieme. In quel momento non voleva pensare alle difficoltà che certo avrebbero dovuto affrontare, voleva solo godere della felicità che provava.
Il letto le sembrava troppo grande e vuoto, solo per lei. Le lenzuola erano fredde. Avrebbe voluto potersi stringere a lui, sentire la sua confortante presenza al suo fianco, ma quella notte...non era possibile. Se anche Angel stava provando le sue stesse emozioni....certo non sarebbero riusciti a controllare i loro istinti!

La maledizione...per un istante Buffy provò il ben noto senso di frustrazione, che in passato l'aveva ossessionata. Si posò una mano sul ventre teso e sentì affiorare una tenue speranza. Era accaduto una volta...poteva accadere di nuovo.
Il bambino le tirò un calcio così energico che lei sobbalzò. Evidentemente era dotato delle stesse energie dei genitori, pensò con un sorriso, accarezzando la parte colpita come se volesse tranquillizzare il piccolo.
La stanchezza stava prendendo il sopravvento su di lei. Chiuse gli occhi, ma non smise di pensare. Le sarebbe piaciuto molto poter comunicare con suo figlio come faceva Angel, condividere le sue emozioni, i suoi sentimenti, rassicurarlo, fargli sentire il suo amore. Era suo diritto! In fondo era la madre. Si sentiva un po invidiosa ed esclusa dal rapporto che si era creato fra padre e figlio.

La mente intorpidita dal sonno le sembrava di sentirlo crescere, muoversi dentro di lei, come se volesse dirle qualcosa, ma...forse dopo la sua nascita sarebbe stato diverso...avrebbero vissuto insieme, come una famiglia, nella grande casa lì a Sunnydale oppure...a Los Angeles...l'ufficio di Angel, cupo e austero...il suo appartamento, moderno, profondamente diverso dalla villa in cui erano ora, eppure simile. In entrambi la personalità del vampiro emergeva, discreta eppure forte. Erano insieme, in cucina. Lui le parlava e poi...le immagini si susseguirono senza tregua, e insieme alle immagini emozioni intense, violente, colme di luce e di colori. Buffy non avrebbe mai creduto di poter provare una felicità così travolgente.

La pelle del vampiro ora era calda, la luce del sole sulla spiaggia illuminava i suoi occhi e il suo viso rendendolo diverso, eppure famigliare. Lei lo aveva già visto così...nei suoi sogni, ma questo non era un sogno, era la realtà. Lui era un uomo.
Lo aveva accarezzato, baciato, assaporando ogni istante della gioia profonda di poterlo finalmente amare. Erano liberi dopo tanto dolore e sofferenza! Nessun vincolo, nessuna paura frenava i loro gesti. Esplorarono insieme i confini di questa libertà, nuova per loro, senza però trovarli. C'era sempre un nuovo bacio, una nuova carezza, una sensazione già provata, eppure sempre nuova che li attendeva.

Lui riscopriva il sapore del cioccolato e lei condivideva il suo estatico stupore. Si chinava su di lui, lambiva dal suo petto il cibo, meravigliandosi delle sensazioni travolgenti che quel gesto scatenava dentro di lei. L'eccitazione, il desiderio erano sempre più forti. Lui riusciva ad appagare tutti i suoi sensi, ma lei non era mai sazia di lui.
Lo aveva sentito dentro di sè, e le era parso giusto, naturale. Lei gli apparteneva da sempre, erano una cosa sola. Provò il desiderio di fermare il tempo, rendere eterno quell'istante sublime. Il tempo però le sfuggì fra le dita e arrivò il dolore, la perdita, l'angoscia dell'abbandono.

Ancora una volta lui aveva deciso anche per lei. Voleva lasciarla, interrompere il loro sogno per sempre, per salvarle la vita, una vita che non avrebbe avuto più senso senza di lui.
Non poteva, non doveva rinunciare a tutto per lei! Non era giusto! Il destino era troppo crudele! Avrebbero potuto combattere e forse...sopravivere. Dovevano rischiare, sfidare gli Oracoli, che freddi e insensibili avevano decretato il loro fato. Lui però non aveva voluto farlo. Aveva paura...paura per lei! Si era sacrificato, decretando la fine di tutti i suoi sogni e le sue speranze, per proteggerla. Aveva rinunciato ad essere un uomo, al sole, al sapore del cioccolato, al sapore della vita...per lei. Gli ultimi istanti erano stati strazianti. Se avesse avuto più tempo forse lo avrebbe convinto a trovare un'altra soluzione, a combattere o...semplicemente avrebbero potuto essere ancora felici anche per un solo istante ancora, ma non c'era abbastanza tempo, non c'era mai stato abbastanza tempo per loro. Le lancette dell'orologio si mossero inesorabilmente fino a quando...lei aveva dimenticato. Questo era stato il suo ultimo dono, il suo più grande sacrificio.
Per sollevarla dal dolore del rimpianto aveva condannato se stesso alla solitudine che rende più amara ogni sofferenza.

Buffy aprì gli occhi. Aveva il viso bagnato di lacrime. Il cuore le batteva forte. Persisteva in lei tutta la frenesia, l'angoscia, il crudele dolore di quegli ultimi momenti che aveva trascorso fra le sue braccia, le braccia di un uomo.
Si chiese tristemente se avrebbe mai superato lo straziante senso di perdita che provava.
Ora sapeva quello che Angel, fino a quel momento, non aveva trovato le parole per dirle. Sapeva e...non avrebbe mai dimenticato.
Lo aveva vissuto in prima persona in tutto il suo tragico splendore. Fu grata al vampiro per averle risparmiato quel dolore, cancellandone il ricordo, ma la sua gratitudine durò un solo istante. Fu subito sostituita dall'ira per essere stata defraudata del ricordo della felicità, insieme al ricordo della sofferenza.

Faceva male ricordare, ma...in quei ricordi c'era anche la speranza, una speranza che stava crescendo dentro di lei. Evidentemente qualcosa era sfuggito al controllo di quelle entità che si credevano onnipotenti al punto da disporre delle vite di altri.
Il suo desiderio di rendere immortale quell'istante di perfetta unione con l'uomo che amava si era realizzato. Loro figlio sarebbe nato e ogni suo respiro, ogni battito del suo piccolo cuore avrebbe rammentato ai suoi genitori che la vita, l'amore possono vincere anche il destino.
Desiderosa di condividere quella esaltante scoperta con il compagno e desiderosa del suo conforto Buffy si alzò impetuosamente dal letto e corse al piano di sotto.

Trovò Angel in cucina. Le stava preparando la colazione. Aveva dormito tutto la notte e buona parte del giorno. Lui la accolse con un sorriso, che si tramutò in un'espressione di comica perplessità quando notò la sua euforia.
"Buffy...che cosa è successo?" domandò preoccupato.
Lei avrebbe voluto gettarsi fra le sue braccia, baciarlo e...riprovare le emozioni che aveva appena vissuto nella sua mente. Il dolore che ancora aleggiava sulla sua anima però frenò quell'impulso.
Incerta su come esprimere gli intensi e complessi sentimenti che provava rimase ferma di fronte a lui. Il vampiro le appariva bello e attraente come sempre, ma c'era una nuova profondità nel suo sguardo, che prima lei non aveva mai colto. Alto e imponente le comunicava sicurezza, ma il suo corpo muscoloso pareva sostenere un peso troppo grande anche per le sue larghe spalle. Eppure portava quel peso con dignità, senza che la fatica, la sofferenza trasparissero dalla fluidità dei suoi gesti.
Angel le appariva diverso, più forte e più saggio ora che sapeva quello che avrebbe potuto essere e a cui aveva rinunciato per proteggere la sua vita. Buffy si chiese che cosa avesse visto in lei il vampiro meritevole di un amore così grande.

"Come hai fatto?" mormorò alla fine, l'euforia trasformata in un'infinita tristezza.
Incerto sul reale significato di quella domanda e impreparato ad affrontare il discorso che da giorni lo ossessionava Angel tentò comunque di rispondere.
"E' una storia complicata. Tu sei venuta a Los Angeles per quel demone e lui..."
Buffy lo interruppe con un sospiro.
"Non intendevo quello. Lo so già." dichiarò Buffy con naturalezza, con un sorriso melanconico. "Il bambino...credo sia stato lui, mi ha fatto vedere tutto. Anzi, in realtà...me lo ha fatto vivere. Non so come ci sia riuscito. Forse era anche lui curioso e ha pensato di rimettere a posto le cose a modo suo. A quanto pare non gli importa molto che cosa decidono gli Oracoli. Gli piace fare di testa sua. Chissà da chi avrà preso?" chiese in tono ironico, allo sbalordito vampiro, che la osservava sorpreso. "Mi chiedevo come hai fatto a...vivere ricordando, sapendo quello a cui avevi rinunciato, quello che avevi perso, anzi avevamo perso. Come hai potuto resistere...da solo...senza dirmi neppure una parola, anche quando io...ti ho detto di Riley?"

Angel inghiottì a vuoto. Il dolore tornò cocente e devastante. Le giornate vuote, il suono delle risate di lei che non avrebbe mai più sentito; i sogni che al risveglio si trasformavano nell'incubo della sua vita priva di speranza; la gelosia, la paura di tradire con un gesto o uno sguardo il segreto che si portava nel cuore colmarono la sua mente e la sua anima.
"Non lo so." mormorò a fatica. Le sue parole suonarono come un singhiozzo represso.
Buffy questa volta non controllò il suo desiderio profondo di dargli sollievo e soprattutto ringraziarlo per il dono che le aveva fatto. In un istante fu fra le sue braccia e lui la strinse a se fino a farle male. Lei però non si divincolò dalla sua stretta. Il suo dolore fisico era solo un tenue eco del dolore immenso che lui doveva avere provato e provava anche in quel momento.

Angel non la baciò, affondò semplicemente il viso nell'incavo del suo collo aspirando il suo profumo, lasciando che il calore di lei sciogliesse il gelo della sua anima.
In quell'abbraccio il vampiro trovò la consolazione che cercava, lo scopo del suo sacrificio, il motivo di cui aveva bisogno per continuare a vivere. Lei era piccola e fragile, in confronto a lui, ma era viva, vibrante di energie e portava suo figlio. La sua sofferenza non era stata inutile. C'era ancora un futuro per loro.
Restarono a lungo avvinti, paghi della consapevolezza del loro amore. Il rimpianto, la sofferenza non sarebbe mai scomparsa completamente dai loro cuori. Lo sapevano. Ma condividerla l'avrebbe resa più sopportabile e insieme avrebbero trovato momenti di pace e felicità in cui essa sarebbe stata solo uno sbiadito ricordo incapace di oscurare le loro vite.
"Pensavo saresti stata furiosa con me." mormorò infine Angel fra i capelli di Buffy allentando la stretta delle sue braccia, ma senza lasciarla.
Lei sorrise e un lampo le attraversò lo sguardo.
"Lo sono. Avremmo potuto combattere il mostro e forse...vincere. Allora sarebbe stato tutto diverso. Nostro figlio lo ha fatto. Ha battuto il destino! E' così vero?"
"Sì, è così." ammise il vampiro. "Il bambino...non credo che loro lo abbiano considerato e se lo hanno fatto lui...è stato più forte. Non potevo però rischiare la tua vita. Se loro avessero avuto ragione..."
"Va bene!" acconsentì Buffy, separandosi dal compagno. "Ma se tu non fossi stato così sciocco da volerti tenere tutto per te...non ci sarebbe stato Riley e ...tutto il resto." rispose Buffy, questa volta seriamente arrabbiata, non trovando parole adeguate per esprimere la solitudine e la sofferenza che aveva provato nel vivere senza di lui.

"Non volevo vederti soffrire come soffrivo io. Per me non c'era comunque speranza, ti amerò finché avrò vita e anche oltre. Ma tu...sei giovane e avevi diritto a ..."
"...una vita normale" concluse lei con irritazione. "Questa storia la so già a memoria. Non ti è venuto in mente immagino che anch'io provo quello che provi tu. Non è così facile smettere di amare qualcuno, anche quando si è giovani. Non ho mai smesso di amarti neppure quando..." l'immagine di se stessa fra le braccia di Riley si affacciò per un istante nella mente di Buffy per essere subito cancellata dall'ira. "...lo sai che cosa intendo...e non credo che smetterò mai di sentirmi tua e di nessun altro, nonostante ci siano occasioni, come questa, in cui ti caverei volentieri i tuoi begli occhi!"
"Forse hai ragione." Ammise il vampiro abbassando lo sguardo, "Ma...non l'ho fatto solo per te, l'ho dovuto fare anche perchè ne avevo bisogno! "
"Che cosa vuoi dire?" chiese Buffy, incapace di comprendere quello che il compagno tentava di comunicarle.

Angel sospirò imbarazzato. Il suo orgoglio maschile avrebbe sofferto nel fare quella dichiarazione, ma a questo punto Buffy meritava si sapere tutto quello che c'era da sapere sull'uomo con cui probabilmente avrebbe diviso il resto della sua vita.
"Io non sono generoso come tu credi, non completamente almeno. Volevo che tu avessi una vita normale, fossi felice...con un altro, ma ...ero anche geloso, più di quanto tu possa immaginare." aggiunse, storcendo le labbra in una smorfia di autocompatimento. "Se tu avessi ricordato...non sarebbe comunque servito a risolvere i nostri problemi. La sola differenza sarebbe stata che...prima o poi ci sarebbe stato un altro uomo nella tua vita nonostante tu ...ricordassi quel giorno trascorso con me. Questo non lo avrei sopportato! Invece così quando pensavo a te con ... lui ... potevo convincere me stesso che era solo perchè non ricordavi, non sapevi che cosa avrebbe significato...essere con me. E' quest'idea che mi ha permesso di restare a Los Angeles mentre tu..."

Angel non trovò la forza di concludere la frase, così come non era riuscito a pronunciare il nome di Riley. Strinse le labbra e sentì l'ira sorgere dal lato oscuro del suo essere. Una parte di lui continuava a condannare Buffy per il suo tradimento. Era irrazionale e ingiusto da parte sua, ma non poteva evitarlo.
"...mentre io andavo a letto con Riley. E' questo che intendevi vero?" chiese retoricamente Buffy in tono provocatorio. "Ti ricordo Angel che sei stato proprio tu a invitarlo nel mio letto! Mi hai detto di cercarmi un altro uomo e io...l'ho fatto, non sapendo...dannazione, in questo momento vorrei...se avessi una pistola ti sparerei!" ora Buffy era veramente furiosa, con lui, ma anche con se stessa. . In fondo al suo cuore sentiva che, contro ogni logica, aveva tradito Angel, ma non sopportava che fosse lui a rinfacciarglielo. Ora poi che sapeva che cosa significava essere amata da Angel non riusciva a comprendere come avesse potuto farlo, come avesse potuto sopportare Riley al suo fianco, notte dopo notte.

Il ricordo della sua "prima volta" con Angel viveva sempre nella sua mente, ma lontano, sbiadito come un sogno troppo bello per essere vero. Invece le sensazioni che il bambino le aveva permesso di vivere erano ancora vive dentro di lei, reali al punto da suscitare la sua ira per la crudele perdita subita.
Il tono duro, accusatorio della sua voce alimentò però quei sentimenti che Angel aveva a lungo sepolto nei meandri oscuri del suo essere. Improvvisamente non erano più i sensi di colpa a governare i suoi pensieri, ma la legittima gelosia dell'amante tradito.
"E' vero, io ti ho invitata a trovarti un altro!" esplose con ira. "E tu non hai esitato a farlo! Non hai impiegato molto tempo a sostituirmi con quel fantoccio in divisa per non parlare dell'altro che l'ha preceduto. Anche lui, come me, è durato una sola notte! Il bel soldatino meriterebbe un premio. Lui ha resistito più di tutti! Forse è merito del fascino della divisa!"

Buffy impallidì a quelle parole. Erano ingiuste e crudeli. Lui la stava trattando come se lei fosse...la rabbia le avvolse la mente, impedendole di replicare. Riuscì solo a guardarlo con gli occhi colmi di dolore e risentimento.
Angel tornò rapidamente in sè sotto quello sguardo ferito. Avrebbe dato qualsiasi cosa per cancellare gli ultimi istanti, poter ingoiare di nuovo il veleno che era uscito con tanta irruenza dalla sua anima tormentata.
"Mi dispiace." sussurrò, consapevole dell'inutilità delle sue parole. "Non avrei dovuto ... lo so, sono stato io a sbagliare, lasciandoti e non tu, ma...è stato difficile per me e quando ho saputo del bambino...è stato ancora peggio."

Buffy inghiottì la risposta tagliente che stava per pronunciare. Tentò di immaginare quello che doveva aver provato il vampiro, ricordando quello che lei aveva dimenticato, alla notizia che lei amava un altro e...stava per dargli un figlio. Immaginò di trovarsi al suo posto, logorata giorno dopo giorno dalla consapevolezza che lui era fra le braccia di un'altra donna, innamorato e felice. Cancellò subito quell'immagine dalla sua mente. La faceva soffrire troppo!
"Ti capisco" disse lentamente "Ora però è tutto finito. Io ricordo e il bambino...è tuo. E' inutile continuare a tormentarci con il passato. Abbiamo il futuro di cui preoccuparci."
Il suo orgoglio non le consentiva di scusarsi per colpe che la ragione le diceva che non aveva commesso. Il suo cuore però era disposto a tutto pur di non vedere più quella espressione di dolore e di offesa sul volto del compagno.

Angel lo comprese. Lesse nei suoi occhi imploranti quella richiesta di perdono a cui lei non avrebbe mai dato voce. La sua ragione si ribellò. Non c'era nulla da perdonare! Ma quello sguardo dissolse l'oscurità che aveva avvolto la parte più primitiva del suo essere. Il suo calore cauterizzò la ferita che, purgata dal suo veleno, guarì quasi completamente. Sa anche altri avevano avuto il suo corpo solo lui aveva avuto, da sempre, il privilegio di possedere il suo amore. Nessuno meglio di lui sapeva che il sesso è una merce da poco prezzo, facile da trovare, facile da dimenticare. L'amore era qualcosa di prezioso, unico ed eterno.
Lentamente sollevò una mano e le accarezzò teneramente una guancia, ancora arrossata dall'ira che aveva poco prima provato. La sua pelle era sottile, liscia e calda sotto le sue dita.
"Hai ragione." Ammise, ricambiando il suo sguardo con occhi colmi di dolcezza. "Dobbiamo pensare al futuro."
Buffy trattenne il fiato sotto il suo tocco. Strinse i denti per controllare l'irrefrenabile desiderio che provava di abbandonarsi contro di lui, sentire le sue braccia stringerla, le sue mani percorre il suo corpo fino a farle dimenticare tutto a parte il loro amore.

"Il futuro...dobbiamo pensare al futuro Angel, ma io...ricorderò per sempre quel giorno, il tuo viso, illuminato dal sole, le tue mani calde, il battito del tuo cuore...il cioccolato e il burro di arachidi. Ho potuto vedere, vivere, l'uomo che tu avresti potuto essere e non lo dimenticherò come non dimenticherò quello a cui hai rinunciato per me. Lo racconterò a nostro figlio, anche se non ce ne è bisogno...lui lo sa già chi è suo padre. E' stato lui a farmi questo dono perchè non voleva che fossi esclusa, che ignorassi quello che lui conosce da sempre."
Buffy cercò lo sguardo del compagno per essere certa che lui avesse compreso l'intensità del suo amore e della sua gratitudine, ma Angel aveva chinato il viso e fissava il pavimento tormentandosi le labbra in un inconsueto gesto di nervosismo.

"Buffy...mi dispiace." mormorò imbarazzato, come se avesse qualche motivo per vergognarsi. "Avrei voluto essere per te quell'uomo che aveva così tanto da offrirti. Ti avrei donato il mondo se...le cose non fossero andate diversamente. Se fossi ancora quell'uomo potrei amarti liberamente, e tu potresti essere fiera di me e di nostro figlio. Invece...non ho da offrirti altro che preoccupazioni e problemi!"
Buffy corrugò la fronte irritata e sorpresa per quel discorso. Con forza afferrò il vampiro per le spalle e lo costrinse a guardarla negli occhi.

"Stupido idiota!" esclamo con violenza a pochi centimetri dal suo viso. "Ho detto che non dimenticherò, ed è vero, ma non è di quell'uomo che mi sono innamorata, non è per lui che ho pianto, nè è stato lui a rendermi felice come lo sono stata nei tre anni che ho trascorso con te! Con lui era tutto più facile, ma le difficoltà si possono superare. Ne abbiamo superate tante insieme! Se sono stata tanto felice quel giorno è stato perchè TU eri felice. Avevi ottenuto quello che desideravi da sempre, come avrei potuto non gioirne con te?
C'è stato un tempo, quando ero più giovane, in cui ho sognato, ho desiderato, mi sono illusa che tu fossi un uomo. E' probabilmente per questo che non sono riuscita a trattenerti e ti ho lascianto andare via

. Ora però sono cresciuta. Amo l'anima tormentata e afflitta che sei stato, amo l'essere alla ricerca della propria redenzione che sei ora e...certo, amo anche quello che forse un giorno potrai essere, un uomo! Questo non significa che tu debba scusarti per qualcosa. La sola cosa per cui dovresti chiedermi perdono è per avermi lasciata, e per avermi rubato ricordi così splendidi. Per tua fortuna ti amo e sono generosa. Fra qualche secolo probabilmente riuscirò a perdonarti!"

Il vampiro, gli occhi colmi di felicità, piegò le labbra in un sorriso ironico.
"Sei molto magnanima!" commentò. Poi il suo tono divenne più serio. "Farò l'impossibile per farmi perdonare,...per tutta l'eternità se necessario!"
Le sue labbra sfiorarono quelle di lei in un bacio lieve, ma che conteneva mille promesse. "Angel io..." gemette Buffy, quando lui allontanò il viso dal suo. Non sapeva neppure lei esattamente che cosa volesse dire, ma entrambi erano dolorosamente consapevoli di quello che desideravano i loro corpi così come le loro anime.
"Non possiamo." Le ricordò lui, sfiorandole le labbra con la punta delle dita. "Anch'io vorrei..."
"Dobbiamo trovare una soluzione!" decretò lei decisa, il suo spirito ribelle poco incline a sottomettersi a quella costrizione assurda.. "Ne parlerò con Willow." annunciò con sicurezza, dimostrando una fiducia nelle capacità dell'amica che Angel trovò eccessiva. Non disse però nulla. Sarebbe stato inutilmente crudele disilluderla. Buffy aveva bisogno di sperare, e ne aveva bisogno anche lui.

"Devo anche dirle del bambino." continuò Buffy improvvisamente impaziente di condividere con la sua confidente di sempre la bella notizia. "Credo che ne sarà contenta. In fondo, anche se non l'ha mai ammesso, lei è sempre stata dalla tua parte!"
Questa volta Angel non riuscì ad impedirsi di replicare. "Non so se sarà veramente entusiasta all'idea che la sua migliore amica abbia un figlio da un vampiro." commentò in tono dubbioso. "Non sarebbe però la prima volta che quell'adorabile strega mi sorprende!"

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

La scommessa Continua