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COMMENTO: la fiducia non è un'inevitabile conseguenza dell'amore. Si può amare...e nello stesso tempo non fidarsi, come testimoniano molti patner, costretti a vegliare sulla fedeltà della persona amata e molti genitori che vivono con ansia la lontananza dei figli.
La fiducia va oltre l'amore. E' un bene che si conquista a caro prezzo nel tempo, e che si può perdere in un attimo. Chi la dona corre sempre il rischio di essere deluso e soffrire.
La vita senza fiducia nel prossimo è più semplice e sicura, ma solo quando troviamo qualcuno di cui possiamo veramente fidarci non siamo più soli. E se riusciamo a ottenere la fiducia di un'altra persona...solo allora possiamo sentirci veramente orgogliosi di essere uomini.

RATING: NC17 Vietato ai minori di 18 anni per descrizione grafica di rapporti sessuali

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n. 16

Il Labirinto

 


"Angelus è corrotto, ma è...intelligente, notevolmente intelligente." ammise il vampiro, senza falsa modestia, con il tono di chi enuncia una verità inconfutabile."Ricorre a gesti cruenti, alla violenza fisica solo quando lo ritiene indispensabile per incutere paura e terrore. Normalmente la sua crudeltà è più raffinata e sottile.
Non si tratta di quello che ti chiede di fare, ma perchè te lo chiede. Vuole essere presente quando parli con Riley per ricordarti che tu appartieni a lui. Desidera assaporare l'imbarazzo sul tuo viso, i sensi di colpa nel tremito delle tue labbra mentre menti a chi si fida di te.
Gode all'idea che lo fai perchè lui ti ha imposto di farlo. Poter ascoltare ogni tua parola, osservare l'espressione del tuo viso mentre comunichi con quel ragazzo che dice di amarti mentre tu lo tradisci con me lusingherà il suo orgoglio. Penserà di essere in grado di controllarti e questo lo farà sentire forte e potente.
Per lo stesso motivo vuole che tu tronchi ogni rapporto con Riley. Se glielo permettessi ti impedirebbe di avere rapporti con chiunque al di fuori di lui. Ti reputa una sua proprietà ed è ... pazzo."

"Non più di certi mariti che conosco." mormorò Buffy soprapensiero. "Certo, loro devono adeguarsi alle norme del vivere civile, ma se potessero..."
"Non sottovalutarlo Buffy. Angelus non è solo un marito troppo geloso. E' molto peggio. Si nutre del tuo dolore, della tua sofferenza, della tua umiliazione. Ne ha bisogno per sentirsi forte, superiore, potente. Ti vuole soggiogare, annullare la tua volontà, renderti completamente dipendente da lui.
Hai ragione. Indossare vestiti casti e modesti non servirebbe. Troverebbe in ogni caso una scusa per sentirsi in diritto di punirti, perchè è così che dimostra a se stesso il potere che ha su di te. Un tuo sguardo, un tuo gesto innocente ai suoi occhi sarebbero comunque una provocazione."

Buffy restò in silenzio non trovando parole adeguate per rispondere.
Si sentiva frastornata. Le rivelazioni di Angel sul suo demone non l'avevano sorpresa più di tanto. Non aveva mai analizzato il comportamento di Angelus in modo così razionale. Non era nella sua indole. Lei interagiva con il prossimo basandosi sull'istinto, le emozioni, i sentimenti che gli altri sapevano suscitare in lei. Doveva però ammettere che il quadro dipinto da Angel era credibile e spiegava molte delle azioni del demone apparentemente incomprensibili.
A turbarla profondamente era quello che aveva scoperto su se stessa, attraverso le rivelazioni di Angel. Rivelazioni di cui trovava conferma in quello che provava in quel momento.

Le pretese di Angelus la irritavano. Il suo spirito indipendente si ribellava al potere che lui voleva assumere sulla sua vita. Orgogliosa e fiera non avrebbe mai accettato una simile sottomissione e...il suo cuore inorridiva di fronte a tanto odio e tanta crudeltà.
Ad un livello più profondo e nascosto c'era però una scintilla nel suo animo che brillava più forte quando pensava a lui, appoggiato con atteggiamento indolente contro il muro, tenebroso e affascinante, che la fissava con sguardo ardente, colmo di passione, mentre lei tentava di convincere Riley che era tutto normale e non doveva preoccuparsi di nulla.
Era illogico e perverso, ma...quella scintilla si sarebbe trasformata in un rogo se lui l'avesse presa fra le braccia e accarezzata, baciata, posseduta con la prepotenza che nasceva dal suo desiderio di renderla completamente sua.
Lui voleva la sua sofferenza, ma Buffy percepiva, in modo vago e confuso che anche nel dolore poteva esserci il piacere.

Aveva creduto di essere una persona semplice e lineare, rispetto al vampiro.
Si era sbagliata. Non aveva mai realizzato che procedendo nel labirinto che era l'anima di Angel, tentando di comprendere la sua personalità complessa, aveva iniziato un viaggio anche dentro se stessa, un viaggio che si stava rivelando meno semplice di quello che aveva previsto.
Il legame di sangue che si era creato fra loro non aveva trasformato la sua natura. Semplicemente aveva fatto emergere, costringendola ad affrontarla, quella parte di se stessa che era sempre esistita, ma che lei aveva tenuto accuratamente nascosta.
Nella sua mente si vide nell'atto di bere il sangue del vampiro, ne sentì il sapore salato sulle labbra, mentre una strana frenesia si impossessava di lei. Un brivido le attraversò il corpo. Anche lei desiderava possedere Angel in modo totale ed assoluto. Stringendo le labbra inghiottì a vuoto per il nervosismo. Con ira scacciò quel pensiero angosciante e tornò a fissare il compagno.

"Che cosa posso fare?" Domandò demoralizzata. "Deve capire che non voglio nè provocarlo, nè sfidarlo! Vorrei solo che la smettesse di tormentarti e interferire fra noi!"
"Niente." rispose Angel lapidario. "Non puoi fare niente. Lui ti considera il suo...cucciolo, ma tu non lo sei e non lo sarai mai!" Nella voce del vampiro c'era rabbia, ma anche disperazione. Un pensiero gli attraversò la mente, ma non osò tradurlo in parole. "Non ti permetterei di diventarlo neppure se tu lo volessi!"
Ad udire la parola "cucciolo" gli occhi di Buffy fiammeggiarono d'ira. Lei era la Cacciatrice. Aveva la sua dignità e il suo orgoglio. Non si sarebbe mai abbassata a tanto per un demone che detestava.
La tristezza soffusa sul viso dell'uomo che amava le fece però dimenticare presto il risentimento. Angel era troppo importante per lei. Non voleva correre il rischio di perderlo un'altra volta.
Improvvisamente lo vide con indosso pantaloni di pelle aderenti, una camicia di seta e sul viso un'espressione che sembrava farsi gioco dell'intero Universo. Angelus...era così diverso dall'anima sensibile e sofferente di cui si era innamorata eppure...

"Forse c'è qualcosa che potrei fare." mormorò pensierosa. "Ti fidi di me?" chiese, fissando il vampiro negli occhi.
Angel la guardò sorpreso.
"Certo!" esclamò senza esitare. "Ma..non mi fido di me stesso." dichiarò onestamente.
"Questo è un problema che si può risolvere." lo rassicurò con un sorriso malizioso. "Voglio però che sia chiara una cosa: servirà, spero, a convincere lui a lasciarci in pace, ma...quello che farò lo farò solo per te, per noi e per nessun altro. Ricordalo!"
"Va bene." mormorò il vampiro, ora apertamente curioso di scoprire che cosa avesse in mente la sua imprevedibile compagna.
"Mi dovrò organizzare." mormorò Buffy a se stessa. I suoi occhi ora brillavano di energia. L'avere qualcosa da fare, intravedere una possibile soluzione le aveva restituito tutto il suo coraggio. "Devo chiamare Willow, mi serve il suo aiuto e probabilmente anche quello di Tara." Si alzò di scatto dirigendosi verso il telefono.

"Perchè?" non riuscì a trattenersi dal chiedere il vampiro, nonostante sapesse che lei non aveva intenzione di soddisfare la sua curiosità.
Buffy, con la cornetta in mano, si voltò verso di lui come se avesse dimenticato completamente la sua presenza nella stanza.
"E' tardi, Angel." Gli ricordò sbrigativamente. "Dovresti essere già fuori a pattugliare le strade, ora che io non sono il grado di farlo!" La usa espressione falsamente innocente le fece guadagnare un'occhiata ironica da parte del vampiro.
Buffy lo aveva cortesemente invitato a togliersi di mezzo. Angel decise di accontentarla nonostante la curiosità che lo rodeva. Si alzò con disinvoltura e prese la sua giacca dall'attaccapanni vicino alla porta. Gli occhi velati di preoccupazione si voltò ancora una volta. "Buffy, sei sicura...di quello che vuoi fare?" chiese esitante.
"Ciao, ci vediamo all'alba!" rispose lei, senza voltarsi, mentre componeva sulla tastiera il numero dell'amica.

"Ciao, sono io." le sue parole furono sottolineate dal rumore della porta di casa che si richiudeva alle spalle del vampiro.
"Lo so che è tardi, ma speravo foste ancora sveglie. Ho bisogno del vostro aiuto. Non è proprio urgente, ma se fosse possibile già questa sera, avrei bisogno che...scusa un istante." si interruppe bruscamente. "Angel...credevo che avessi già scoperto che origliare le telefonate non è una buona idea!" esclamò ad alta voce.
Angel, fermo nel buio, sorrise divertito al pensiero di essere così prevedibile per lei.
Con passo deciso imboccò il vialetto e in pochi secondi fu per strada. Si inoltrò nella notte sapendo che le ore che lo separavano dall'alba, sempre troppo brevi per lui, quella sera gli sarebbero parse eterne.
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Buffy lo attendeva in soggiorno. Sedeva tranquilla sul divano. Teneva le mani aperte e distese sulle ginocchia. Angel ne dedusse che si era data lo smalto alle unghie e ora attendeva che asciugasse.
"Ciao." la salutò con falsa indifferenza. "Non sei andata a dormire?" chiese, realmente preoccupato.
"No."confermò Buffy, concentrata sulle sue unghie. "Avevo da fare e il tempo è passato in fretta." spiegò vagamente. "Trovato qualcosa?" gli chiese con naturalezza.
"Non molto." rispose lui, deciso a stare al suo gioco, rassegnato ad attendere fino al tramonto prima di scoprire che cosa lei avesse progettato. "Solo due vampiri al cimitero, appena usciti dalla tomba. Niente di complicato." Si tolse la giacca e si avvicinò al divano con l'intenzione di sedersi al fianco della compagna. Aveva pensato tutta la notte a lui. Ora si sarebbe accontentato della sua vicinanza, visto che non poteva aspirare ad altro.

"Aspetta." lo fermò Buffy alzandosi. Si sfiorò le unghie con le labbra per assicurarsi che fossero asciutte. Soddisfatta del risultato si rivolse al compagno, sul quale, fino a quel momento, non aveva alzato lo sguardo. "Vieni." lo invitò, con un sorriso malizioso.
Senza controllare se lui la stesse seguendo si diresse all'entrata e aprì la porta che conduceva nelle cantine.

Angel sollevò le sopracciglia perplesso. Aveva sempre supposto che Buffy non fosse mai entrata in quella parte della casa.
Le cantine erano ben conservate. Gli spessi muri in pietra, più vecchi della casa stessa, probabilmente fondamenta di una costruzione precedente, avevano mantenuto per più di un secolo lontana l'umidità del terreno. Le stanze, fresche e asciutte, erano rimaste inalterate nel tempo.
Lui, per abitudine, provvedeva a tenerle pulite, ma erano vuote. Non c'era nulla in quel luogo che potesse interessare Buffy, come chiunque altro.

Dopo pochi istanti di indecisione seguì la compagna lungo la scala fiocamente illuminata.
Non aveva mai seriamente pensato di opporsi al suo invito. Per tutta la notte aveva fantasticato su quello che lei poteva avere in mente e la maggior parte dei suoi sogni...erano stati inconfessabili! Lo pervadeva un senso di attesa esasperante che non faceva che aumentare la sua eccitazione.
Buffy entrò nella più grande delle stanze, un locale circolare, con il soffitto a volta, illuminato debolmente da un'unica lampadina impolverata appesa al soffitto. Aveva dimenticato di spolverarla quando aveva ripulito la stanza e ormai era tardi per farlo.
La luce fioca non raggiungeva le pareti, che si intravedevano nella penombra. Le lastre di pietra del pavimento, irregolari, anche se levigate dal tempo, illuminate dalla luce soffusa, parevano un tappeto di velluto grigio. L'aria quasi troppo fredda creava un piacevole contrasto con il clima caldo e afoso dell'esterno. Nella stanza non giungeva nessun rumore.
Angel e Buffy avrebbero potuto trovarsi in un altro mondo, un mondo simile a quello dei sogni.
L'ambiente vuoto, ed evidentemente non usato da tempo, trasmetteva un piacevole senso di calore e intimità venato da una dolce tristezza.

"Perchè siamo qui?" chiese Angel, interrompendo il silenzio. Buffy lo vide guardarsi intorno, cauto, come era nella sua natura, ma anche rilassato. Si fidava di lei.
"Pensavo che avresti atteso questa sera." commentò il vampiro, alzando gli occhi verso il soffitto.
"No. Di giorno sei più...vulnerabile." spiegò Buffy, ferma al centro del cerchio di luce. I suoi capelli biondi avevano assunto il colore caldo dell'oro, ma il suo viso era in ombra e Angel non riusciva a leggere la sua espressione.
Ad udire quell'accenno alla sua vulnerabilità i muscoli del vampiro istintivamente si contrassero. Con uno sforzo Angel tornò a rilassarsi. Non aveva nulla da temere da Buffy.
"Togliti i vestiti." La sua voce gli giunse distante, lontana, quasi estranea.
Lui non reagì. Rimase immobile, esitante. Fuori il sole stava sorgendo. Anche senza vederlo percepiva la sua presenza nel cielo. Il torpore che sempre lo assaliva durante il giorno sembrò amplificarsi fra le mura di pietra che incombevano su di lui. Non c'era ragione perchè dovesse spogliarsi in quel luogo. La casa offriva molte camere da letto certo più confortevoli.

Buffy strinse le labbra. Tutto le era parso facile e logico nella sua mente. Willow e Tara avevano fatto la loro parte e quel locale aveva rispondeva esattamente alle sue aspettative. Lui era Angel, il suo amico da sempre, la sola persona a cui avrebbe confidato qualsiasi segreto senza provare vergogna o timore di essere giudicata. Era l'uomo che amava, il padre di suo figlio. Nulla avrebbe dovuto sembrarle difficile con lui.
Invece, ora che stava per attuare quello che aveva accuratamente progettato, si sentiva insicura e imbarazzata.
Quella notte, dopo che Willow e Tara erano uscite per tornare a casa, lei era salita nella sua stanza con l'intenzione di dormire almeno qualche ora. Si era però presto resa conto che non sarebbe riuscita a prendere sonno. Era troppo eccitata e impaziente che Angel tornasse. Quindi aveva trascorso il resto della notte aspettandolo e...facendo progetti, quegli stessi progetti che ora le apparivano assurdi e irrealizzabili.

Una risata, un bacio e una frase scherzosa e tutto sarebbe finito. Gli avrebbe confessato che si annoiava e si era presa gioco di lui. Angel probabilmente non le avrebbe creduto, ma non avrebbe neppure insisto. Era troppo gentile per farlo. Avrebbe compreso che si era cimentata in qualcosa troppo grande per lei e avrebbe finto di ignorare il suo fallimento. Sarebbero tornati di sopra e sarebbero andati a dormire, soli, nelle loro stanze.
Fu la prospettiva di rigirarsi per ore, fra le lenzuola, in un letto desolatamente vuoto, come aveva fatto per tante notti, ad indurla a non rinunciare. Forse si sarebbe tradotto tutto in una farsa assurda tragicomica, ma doveva almeno tentare! Se avesse fatto una figura ridicola ...lui l'avrebbe amata ugualmente.
Strinse le labbra con irritazione. Angel, con la sua immobilità e il suo silenzio, non la stava aiutando!
"Togliti i vestiti." ripetè, questa volta in tono più sicuro.

"Sei certa sia una buona idea?" chiese Angel, divertito dall'assurdità della situazione, ma anche preoccupato per le eventuali conseguenze. Nella stanza non c'era nessun mobile, a parte uno sgabello di legno. Ma questo non sarebbe stato un problema se...era stato sincero con Buffy la sera prima: quando si trattava di lei...non si fidava di se stesso.
"Sì." Il viso sempre in ombra Buffy non sembrava avere dubbi.
Angel la osservò e qualcosa nel suo atteggiamento solenne gli fece comprendere che quello non era un gioco. Lei era determinata a portare a termine quello che aveva iniziato, lo riteneva importante e lui...doveva fidarsi del suo giudizio. Qualsiasi cosa lei avesse in mente sarebbe stato per il bene di entrambi.

Lentamente, iniziò a togliersi la maglietta. Al contrario del suo demone era di carattere tutt'altro che esibizionista. Anche prima di incontrare Darla aveva sempre dato per scontato l'effetto che il suo fisico faceva sulle donne, senza compiacersene. Troppo intelligente per fare conto solo sulle apparenze, aveva usato la propria avvenenza senza però mai farsene un vanto. Sapeva troppo bene quanto effimere fossero le vittorie che essa assicurava. Preferiva affidarsi alla sua mente acuta, al suo spirito, al proprio fascino per conquistare tanto le donne quanto gli uomini.
Ora però, consapevole del fatto che lei lo stava guardando, per la prima volta fu grato alla natura dei doni che gli aveva elargito.

Buffy sentì i battiti del cuore accelerare alla vista del suo petto e delle sue larghe spalle nude.
Il corpo del vampiro non era solo muscoloso e perfettamente proporzionato. C'era nel contrarsi dei suoi muscoli, nei suoi movimenti, la stessa grazia sciolta di un felino. La sua pelle candida, illuminata dalla tenue luce, pareva alabastro.
Posata la maglietta sul pavimento, Angel, con naturalezza si tolse le scarpe.
Buffy l'aveva visto spesso a piedi nudi. Lui le aveva raccontato che camminare scalzo era un'abitudine che risaliva alla sua infanzia. Aveva sempre mal sopportato la costrizione delle scarpe. Buffy non aveva mai osato confessargli l'effetto sensuale che aveva su di lei il vederlo con le estremità scoperte. Sembrava assurdo, ma le trasmetteva un eccitante senso di intimità e libertà.

Angel portò le mani alla cintura, che si sfilò con facilità, deponendola vicino alla maglietta. In un attimo i jeans che indossava seguirono le stesso destino. Infine, senza ostentazione, si tolse i boxer scuri restando completamente nudo di fronte a lei.
A Buffy mancò il fiato. Era troppo bello, attraente, desiderabile per essere vero! Eppure era vero...ed era suo! Dentro di sè maledisse con tutte le sue forze gli zingari e la loro assurda maledizione.
Lui restò immobile aspettando pazientemente nuove istruzioni. Gli occhi di Buffy dal viso del compagno scesero fino alla sua virilità. Non era certo un'esperta in proposito, ma...il corpo di Angel era veramente perfetto in ogni sua parte. Anche lui era eccitato. Questa constatazione la scosse. Doveva procedere o ben presto quel gioco sarebbe diventato troppo pericoloso.

Angel era tormentato da mille domande, ma decise di tacere. Evidentemente Buffy aveva bisogno di tempo. Il minimo che poteva fare per lei era concederglielo.
Inoltre trovava intensamente piacevole sottoporsi all'esame dei suoi occhi. Sapeva di non aver nulla di cui vergognarsi e di poter reggere più che bene il confronto con qualsiasi altro uomo lei avesse potuto vedere spogliato.
Riley, quando l'aveva intravisto, gli era sembrato più massiccio di lui, ma era anche meno alto e indubbiamente più tozzo e goffo. Cancellò l'immagine poco gradita dalla mente.Il bel soldatino sarebbe stato presto completamente fuori dalle loro vite.
Il contrasto fra la sua nudità e il corpo armonioso di lei, completamente vestito, accese i suoi sensi. Avrebbe dovuto sentirsi impacciato e in inferiorità nei suoi confronti. Invece percepiva la propria nudità come un segno di forza e di potere. Non aveva bisogno di nascondersi dietro della stoffa...e neppure lei ne aveva bisogno. Avrebbe potuto provvedere personalmente a spiegarglielo.
Prima però che avesse il tempo di muoversi verso di lei Buffy, senza parlare, con un cenno, gli indicò un punto della stanza in penombra, lontano un paio di metri da lei.

La curiosità del vampiro crebbe. Non aveva notato, entrando, nulla di particolare in quello spazio. Si mosse quindi rapidamente, con disinvoltura, per fermarsi esattamente dove lei gli aveva indicato.
Con sollievo Buffy constatò che lui non aveva bisogno di altre istruzioni.
Angel osservò il pavimento e poi il soffitto. Lo sguardo serio, ma le labbra piegate in un accenno di sorriso. Buffy riusciva sempre a sorprenderlo.
Nascoste fra le ombre, dal soffitto a volta pendevano due spesse catene di acciaio, che terminavano con dei bracciali chiudibili con un sistema rudimentale, ma efficace. Inchiodate al pavimento, a breve distanza una dall'altra ce n'era un'altra coppia identica.
Si volse verso Buffy, ma lei rimase immobile. Angel comprese che lei, insicura della sua reazione, voleva lasciargli la possibilità di scegliere.
Tutto il suo essere si ribellò all'idea di essere costretto, vincolato, limitato nella sua possibilità di agire, ma...la sua ribellione durò un solo istante: per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Si inginocchiò e abilmente fissò i bracciali alle caviglie. Buffy era stata più scrupolosa e attenta di quello che avrebbe creduto. Le catene erano corte e gli lasciavano pochissima libertà di movimento, ma erano anche distanziate a sufficienza da consentirgli di tenere i piedi leggermente divaricati, in modo da mantenere l'equilibrio senza sforzo.
Scoprì anche, alzandosi in piedi, che aveva calcolato con esattezza la sua altezza. Distendendo il braccio raggiunse facilmente il bracciale che richiuse con un secco scatto. Il suo braccio si trovava ad angolo, rispetto al suo corpo, in modo che la sua spalla non sostenesse nessuna tensione.
Guardò l'ultimo bracciale. Non avrebbe potuto chiuderlo da solo.
Lei però aveva previsto anche questo. Si avvicinò, con in mano lo sgabello, su cui salì, per legare anche il polso rimasto libero. A questo punto non c'era più pericolo. Lui era ridotto all'impotenza.

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

L'Ultima Porta Continua