"Angelus è corrotto, ma è...intelligente,
notevolmente intelligente." ammise il vampiro, senza falsa modestia,
con il tono di chi enuncia una verità inconfutabile."Ricorre
a gesti cruenti, alla violenza fisica solo quando lo ritiene indispensabile
per incutere paura e terrore. Normalmente la sua crudeltà è
più raffinata e sottile.
Non si tratta di quello che ti chiede di fare, ma perchè te lo
chiede. Vuole essere presente quando parli con Riley per ricordarti che
tu appartieni a lui. Desidera assaporare l'imbarazzo sul tuo viso, i sensi
di colpa nel tremito delle tue labbra mentre menti a chi si fida di te.
Gode all'idea che lo fai perchè lui ti ha imposto di farlo. Poter
ascoltare ogni tua parola, osservare l'espressione del tuo viso mentre
comunichi con quel ragazzo che dice di amarti mentre tu lo tradisci con
me lusingherà il suo orgoglio. Penserà di essere in grado
di controllarti e questo lo farà sentire forte e potente.
Per lo stesso motivo vuole che tu tronchi ogni rapporto con Riley. Se
glielo permettessi ti impedirebbe di avere rapporti con chiunque al di
fuori di lui. Ti reputa una sua proprietà ed è ... pazzo."
"Non più di certi mariti che conosco."
mormorò Buffy soprapensiero. "Certo, loro devono adeguarsi
alle norme del vivere civile, ma se potessero..."
"Non sottovalutarlo Buffy. Angelus non è solo un marito troppo
geloso. E' molto peggio. Si nutre del tuo dolore, della tua sofferenza,
della tua umiliazione. Ne ha bisogno per sentirsi forte, superiore, potente.
Ti vuole soggiogare, annullare la tua volontà, renderti completamente
dipendente da lui.
Hai ragione. Indossare vestiti casti e modesti non servirebbe. Troverebbe
in ogni caso una scusa per sentirsi in diritto di punirti, perchè
è così che dimostra a se stesso il potere che ha su di te.
Un tuo sguardo, un tuo gesto innocente ai suoi occhi sarebbero comunque
una provocazione."
Buffy restò in silenzio non trovando
parole adeguate per rispondere.
Si sentiva frastornata. Le rivelazioni di Angel sul suo demone non l'avevano
sorpresa più di tanto. Non aveva mai analizzato il comportamento
di Angelus in modo così razionale. Non era nella sua indole. Lei
interagiva con il prossimo basandosi sull'istinto, le emozioni, i sentimenti
che gli altri sapevano suscitare in lei. Doveva però ammettere
che il quadro dipinto da Angel era credibile e spiegava molte delle azioni
del demone apparentemente incomprensibili.
A turbarla profondamente era quello che aveva scoperto su se stessa, attraverso
le rivelazioni di Angel. Rivelazioni di cui trovava conferma in quello
che provava in quel momento.
Le pretese di Angelus la irritavano. Il suo
spirito indipendente si ribellava al potere che lui voleva assumere sulla
sua vita. Orgogliosa e fiera non avrebbe mai accettato una simile sottomissione
e...il suo cuore inorridiva di fronte a tanto odio e tanta crudeltà.
Ad un livello più profondo e nascosto c'era però una scintilla
nel suo animo che brillava più forte quando pensava a lui, appoggiato
con atteggiamento indolente contro il muro, tenebroso e affascinante,
che la fissava con sguardo ardente, colmo di passione, mentre lei tentava
di convincere Riley che era tutto normale e non doveva preoccuparsi di
nulla.
Era illogico e perverso, ma...quella scintilla si sarebbe trasformata
in un rogo se lui l'avesse presa fra le braccia e accarezzata, baciata,
posseduta con la prepotenza che nasceva dal suo desiderio di renderla
completamente sua.
Lui voleva la sua sofferenza, ma Buffy percepiva, in modo vago e confuso
che anche nel dolore poteva esserci il piacere.
Aveva creduto di essere una persona semplice
e lineare, rispetto al vampiro.
Si era sbagliata. Non aveva mai realizzato che procedendo nel labirinto
che era l'anima di Angel, tentando di comprendere la sua personalità
complessa, aveva iniziato un viaggio anche dentro se stessa, un viaggio
che si stava rivelando meno semplice di quello che aveva previsto.
Il legame di sangue che si era creato fra loro non aveva trasformato la
sua natura. Semplicemente aveva fatto emergere, costringendola ad affrontarla,
quella parte di se stessa che era sempre esistita, ma che lei aveva tenuto
accuratamente nascosta.
Nella sua mente si vide nell'atto di bere il sangue del vampiro, ne sentì
il sapore salato sulle labbra, mentre una strana frenesia si impossessava
di lei. Un brivido le attraversò il corpo. Anche lei desiderava
possedere Angel in modo totale ed assoluto. Stringendo le labbra inghiottì
a vuoto per il nervosismo. Con ira scacciò quel pensiero angosciante
e tornò a fissare il compagno.
"Che cosa posso fare?" Domandò
demoralizzata. "Deve capire che non voglio nè provocarlo,
nè sfidarlo! Vorrei solo che la smettesse di tormentarti e interferire
fra noi!"
"Niente." rispose Angel lapidario. "Non puoi fare niente.
Lui ti considera il suo...cucciolo, ma tu non lo sei e non lo sarai mai!"
Nella voce del vampiro c'era rabbia, ma anche disperazione. Un pensiero
gli attraversò la mente, ma non osò tradurlo in parole.
"Non ti permetterei di diventarlo neppure se tu lo volessi!"
Ad udire la parola "cucciolo" gli occhi di Buffy fiammeggiarono
d'ira. Lei era la Cacciatrice. Aveva la sua dignità e il suo orgoglio.
Non si sarebbe mai abbassata a tanto per un demone che detestava.
La tristezza soffusa sul viso dell'uomo che amava le fece però
dimenticare presto il risentimento. Angel era troppo importante per lei.
Non voleva correre il rischio di perderlo un'altra volta.
Improvvisamente lo vide con indosso pantaloni di pelle aderenti, una camicia
di seta e sul viso un'espressione che sembrava farsi gioco dell'intero
Universo. Angelus...era così diverso dall'anima sensibile e sofferente
di cui si era innamorata eppure...
"Forse c'è qualcosa che potrei fare."
mormorò pensierosa. "Ti fidi di me?" chiese, fissando
il vampiro negli occhi.
Angel la guardò sorpreso.
"Certo!" esclamò senza esitare. "Ma..non mi fido
di me stesso." dichiarò onestamente.
"Questo è un problema che si può risolvere." lo
rassicurò con un sorriso malizioso. "Voglio però che
sia chiara una cosa: servirà, spero, a convincere lui a lasciarci
in pace, ma...quello che farò lo farò solo per te, per noi
e per nessun altro. Ricordalo!"
"Va bene." mormorò il vampiro, ora apertamente curioso
di scoprire che cosa avesse in mente la sua imprevedibile compagna.
"Mi dovrò organizzare." mormorò Buffy a se stessa.
I suoi occhi ora brillavano di energia. L'avere qualcosa da fare, intravedere
una possibile soluzione le aveva restituito tutto il suo coraggio. "Devo
chiamare Willow, mi serve il suo aiuto e probabilmente anche quello di
Tara." Si alzò di scatto dirigendosi verso il telefono.
"Perchè?" non riuscì
a trattenersi dal chiedere il vampiro, nonostante sapesse che lei non
aveva intenzione di soddisfare la sua curiosità.
Buffy, con la cornetta in mano, si voltò verso di lui come se avesse
dimenticato completamente la sua presenza nella stanza.
"E' tardi, Angel." Gli ricordò sbrigativamente. "Dovresti
essere già fuori a pattugliare le strade, ora che io non sono il
grado di farlo!" La usa espressione falsamente innocente le fece
guadagnare un'occhiata ironica da parte del vampiro.
Buffy lo aveva cortesemente invitato a togliersi di mezzo. Angel decise
di accontentarla nonostante la curiosità che lo rodeva. Si alzò
con disinvoltura e prese la sua giacca dall'attaccapanni vicino alla porta.
Gli occhi velati di preoccupazione si voltò ancora una volta. "Buffy,
sei sicura...di quello che vuoi fare?" chiese esitante.
"Ciao, ci vediamo all'alba!" rispose lei, senza voltarsi, mentre
componeva sulla tastiera il numero dell'amica.
"Ciao, sono io." le sue parole furono
sottolineate dal rumore della porta di casa che si richiudeva alle spalle
del vampiro.
"Lo so che è tardi, ma speravo foste ancora sveglie. Ho bisogno
del vostro aiuto. Non è proprio urgente, ma se fosse possibile
già questa sera, avrei bisogno che...scusa un istante." si
interruppe bruscamente. "Angel...credevo che avessi già scoperto
che origliare le telefonate non è una buona idea!" esclamò
ad alta voce.
Angel, fermo nel buio, sorrise divertito al pensiero di essere così
prevedibile per lei.
Con passo deciso imboccò il vialetto e in pochi secondi fu per
strada. Si inoltrò nella notte sapendo che le ore che lo separavano
dall'alba, sempre troppo brevi per lui, quella sera gli sarebbero parse
eterne.
§§§§§§§§
Buffy lo attendeva in soggiorno. Sedeva tranquilla
sul divano. Teneva le mani aperte e distese sulle ginocchia. Angel ne
dedusse che si era data lo smalto alle unghie e ora attendeva che asciugasse.
"Ciao." la salutò con falsa indifferenza. "Non sei
andata a dormire?" chiese, realmente preoccupato.
"No."confermò Buffy, concentrata sulle sue unghie. "Avevo
da fare e il tempo è passato in fretta." spiegò vagamente.
"Trovato qualcosa?" gli chiese con naturalezza.
"Non molto." rispose lui, deciso a stare al suo gioco, rassegnato
ad attendere fino al tramonto prima di scoprire che cosa lei avesse progettato.
"Solo due vampiri al cimitero, appena usciti dalla tomba. Niente
di complicato." Si tolse la giacca e si avvicinò al divano
con l'intenzione di sedersi al fianco della compagna. Aveva pensato tutta
la notte a lui. Ora si sarebbe accontentato della sua vicinanza, visto
che non poteva aspirare ad altro.
"Aspetta." lo fermò Buffy alzandosi.
Si sfiorò le unghie con le labbra per assicurarsi che fossero asciutte.
Soddisfatta del risultato si rivolse al compagno, sul quale, fino a quel
momento, non aveva alzato lo sguardo. "Vieni." lo invitò,
con un sorriso malizioso.
Senza controllare se lui la stesse seguendo si diresse all'entrata e aprì
la porta che conduceva nelle cantine.
Angel sollevò le sopracciglia perplesso.
Aveva sempre supposto che Buffy non fosse mai entrata in quella parte
della casa.
Le cantine erano ben conservate. Gli spessi muri in pietra, più
vecchi della casa stessa, probabilmente fondamenta di una costruzione
precedente, avevano mantenuto per più di un secolo lontana l'umidità
del terreno. Le stanze, fresche e asciutte, erano rimaste inalterate nel
tempo.
Lui, per abitudine, provvedeva a tenerle pulite, ma erano vuote. Non c'era
nulla in quel luogo che potesse interessare Buffy, come chiunque altro.
Dopo pochi istanti di indecisione seguì
la compagna lungo la scala fiocamente illuminata.
Non aveva mai seriamente pensato di opporsi al suo invito. Per tutta la
notte aveva fantasticato su quello che lei poteva avere in mente e la
maggior parte dei suoi sogni...erano stati inconfessabili! Lo pervadeva
un senso di attesa esasperante che non faceva che aumentare la sua eccitazione.
Buffy entrò nella più grande delle stanze, un locale circolare,
con il soffitto a volta, illuminato debolmente da un'unica lampadina impolverata
appesa al soffitto. Aveva dimenticato di spolverarla quando aveva ripulito
la stanza e ormai era tardi per farlo.
La luce fioca non raggiungeva le pareti, che si intravedevano nella penombra.
Le lastre di pietra del pavimento, irregolari, anche se levigate dal tempo,
illuminate dalla luce soffusa, parevano un tappeto di velluto grigio.
L'aria quasi troppo fredda creava un piacevole contrasto con il clima
caldo e afoso dell'esterno. Nella stanza non giungeva nessun rumore.
Angel e Buffy avrebbero potuto trovarsi in un altro mondo, un mondo simile
a quello dei sogni.
L'ambiente vuoto, ed evidentemente non usato da tempo, trasmetteva un
piacevole senso di calore e intimità venato da una dolce tristezza.
"Perchè siamo qui?" chiese
Angel, interrompendo il silenzio. Buffy lo vide guardarsi intorno, cauto,
come era nella sua natura, ma anche rilassato. Si fidava di lei.
"Pensavo che avresti atteso questa sera." commentò il
vampiro, alzando gli occhi verso il soffitto.
"No. Di giorno sei più...vulnerabile." spiegò
Buffy, ferma al centro del cerchio di luce. I suoi capelli biondi avevano
assunto il colore caldo dell'oro, ma il suo viso era in ombra e Angel
non riusciva a leggere la sua espressione.
Ad udire quell'accenno alla sua vulnerabilità i muscoli del vampiro
istintivamente si contrassero. Con uno sforzo Angel tornò a rilassarsi.
Non aveva nulla da temere da Buffy.
"Togliti i vestiti." La sua voce gli giunse distante, lontana,
quasi estranea.
Lui non reagì. Rimase immobile, esitante. Fuori il sole stava sorgendo.
Anche senza vederlo percepiva la sua presenza nel cielo. Il torpore che
sempre lo assaliva durante il giorno sembrò amplificarsi fra le
mura di pietra che incombevano su di lui. Non c'era ragione perchè
dovesse spogliarsi in quel luogo. La casa offriva molte camere da letto
certo più confortevoli.
Buffy strinse le labbra. Tutto le era parso
facile e logico nella sua mente. Willow e Tara avevano fatto la loro parte
e quel locale aveva rispondeva esattamente alle sue aspettative. Lui era
Angel, il suo amico da sempre, la sola persona a cui avrebbe confidato
qualsiasi segreto senza provare vergogna o timore di essere giudicata.
Era l'uomo che amava, il padre di suo figlio. Nulla avrebbe dovuto sembrarle
difficile con lui.
Invece, ora che stava per attuare quello che aveva accuratamente progettato,
si sentiva insicura e imbarazzata.
Quella notte, dopo che Willow e Tara erano uscite per tornare a casa,
lei era salita nella sua stanza con l'intenzione di dormire almeno qualche
ora. Si era però presto resa conto che non sarebbe riuscita a prendere
sonno. Era troppo eccitata e impaziente che Angel tornasse. Quindi aveva
trascorso il resto della notte aspettandolo e...facendo progetti, quegli
stessi progetti che ora le apparivano assurdi e irrealizzabili.
Una risata, un bacio e una frase scherzosa e
tutto sarebbe finito. Gli avrebbe confessato che si annoiava e si era
presa gioco di lui. Angel probabilmente non le avrebbe creduto, ma non
avrebbe neppure insisto. Era troppo gentile per farlo. Avrebbe compreso
che si era cimentata in qualcosa troppo grande per lei e avrebbe finto
di ignorare il suo fallimento. Sarebbero tornati di sopra e sarebbero
andati a dormire, soli, nelle loro stanze.
Fu la prospettiva di rigirarsi per ore, fra le lenzuola, in un letto desolatamente
vuoto, come aveva fatto per tante notti, ad indurla a non rinunciare.
Forse si sarebbe tradotto tutto in una farsa assurda tragicomica, ma doveva
almeno tentare! Se avesse fatto una figura ridicola ...lui l'avrebbe amata
ugualmente.
Strinse le labbra con irritazione. Angel, con la sua immobilità
e il suo silenzio, non la stava aiutando!
"Togliti i vestiti." ripetè, questa volta in tono più
sicuro.
"Sei certa sia una buona idea?" chiese
Angel, divertito dall'assurdità della situazione, ma anche preoccupato
per le eventuali conseguenze. Nella stanza non c'era nessun mobile, a
parte uno sgabello di legno. Ma questo non sarebbe stato un problema se...era
stato sincero con Buffy la sera prima: quando si trattava di lei...non
si fidava di se stesso.
"Sì." Il viso sempre in ombra Buffy non sembrava avere
dubbi.
Angel la osservò e qualcosa nel suo atteggiamento solenne gli fece
comprendere che quello non era un gioco. Lei era determinata a portare
a termine quello che aveva iniziato, lo riteneva importante e lui...doveva
fidarsi del suo giudizio. Qualsiasi cosa lei avesse in mente sarebbe stato
per il bene di entrambi.
Lentamente, iniziò a togliersi la maglietta.
Al contrario del suo demone era di carattere tutt'altro che esibizionista.
Anche prima di incontrare Darla aveva sempre dato per scontato l'effetto
che il suo fisico faceva sulle donne, senza compiacersene. Troppo intelligente
per fare conto solo sulle apparenze, aveva usato la propria avvenenza
senza però mai farsene un vanto. Sapeva troppo bene quanto effimere
fossero le vittorie che essa assicurava. Preferiva affidarsi alla sua
mente acuta, al suo spirito, al proprio fascino per conquistare tanto
le donne quanto gli uomini.
Ora però, consapevole del fatto che lei lo stava guardando, per
la prima volta fu grato alla natura dei doni che gli aveva elargito.
Buffy sentì i battiti del cuore accelerare
alla vista del suo petto e delle sue larghe spalle nude.
Il corpo del vampiro non era solo muscoloso e perfettamente proporzionato.
C'era nel contrarsi dei suoi muscoli, nei suoi movimenti, la stessa grazia
sciolta di un felino. La sua pelle candida, illuminata dalla tenue luce,
pareva alabastro.
Posata la maglietta sul pavimento, Angel, con naturalezza si tolse le
scarpe.
Buffy l'aveva visto spesso a piedi nudi. Lui le aveva raccontato che camminare
scalzo era un'abitudine che risaliva alla sua infanzia. Aveva sempre mal
sopportato la costrizione delle scarpe. Buffy non aveva mai osato confessargli
l'effetto sensuale che aveva su di lei il vederlo con le estremità
scoperte. Sembrava assurdo, ma le trasmetteva un eccitante senso di intimità
e libertà.
Angel portò le mani alla cintura, che
si sfilò con facilità, deponendola vicino alla maglietta.
In un attimo i jeans che indossava seguirono le stesso destino. Infine,
senza ostentazione, si tolse i boxer scuri restando completamente nudo
di fronte a lei.
A Buffy mancò il fiato. Era troppo bello, attraente, desiderabile
per essere vero! Eppure era vero...ed era suo! Dentro di sè maledisse
con tutte le sue forze gli zingari e la loro assurda maledizione.
Lui restò immobile aspettando pazientemente nuove istruzioni. Gli
occhi di Buffy dal viso del compagno scesero fino alla sua virilità.
Non era certo un'esperta in proposito, ma...il corpo di Angel era veramente
perfetto in ogni sua parte. Anche lui era eccitato. Questa constatazione
la scosse. Doveva procedere o ben presto quel gioco sarebbe diventato
troppo pericoloso.
Angel era tormentato da mille domande, ma decise
di tacere. Evidentemente Buffy aveva bisogno di tempo. Il minimo che poteva
fare per lei era concederglielo.
Inoltre trovava intensamente piacevole sottoporsi all'esame dei suoi occhi.
Sapeva di non aver nulla di cui vergognarsi e di poter reggere più
che bene il confronto con qualsiasi altro uomo lei avesse potuto vedere
spogliato.
Riley, quando l'aveva intravisto, gli era sembrato più massiccio
di lui, ma era anche meno alto e indubbiamente più tozzo e goffo.
Cancellò l'immagine poco gradita dalla mente.Il bel soldatino sarebbe
stato presto completamente fuori dalle loro vite.
Il contrasto fra la sua nudità e il corpo armonioso di lei, completamente
vestito, accese i suoi sensi. Avrebbe dovuto sentirsi impacciato e in
inferiorità nei suoi confronti. Invece percepiva la propria nudità
come un segno di forza e di potere. Non aveva bisogno di nascondersi dietro
della stoffa...e neppure lei ne aveva bisogno. Avrebbe potuto provvedere
personalmente a spiegarglielo.
Prima però che avesse il tempo di muoversi verso di lei Buffy,
senza parlare, con un cenno, gli indicò un punto della stanza in
penombra, lontano un paio di metri da lei.
La curiosità del vampiro crebbe. Non
aveva notato, entrando, nulla di particolare in quello spazio. Si mosse
quindi rapidamente, con disinvoltura, per fermarsi esattamente dove lei
gli aveva indicato.
Con sollievo Buffy constatò che lui non aveva bisogno di altre
istruzioni.
Angel osservò il pavimento e poi il soffitto. Lo sguardo serio,
ma le labbra piegate in un accenno di sorriso. Buffy riusciva sempre a
sorprenderlo.
Nascoste fra le ombre, dal soffitto a volta pendevano due spesse catene
di acciaio, che terminavano con dei bracciali chiudibili con un sistema
rudimentale, ma efficace. Inchiodate al pavimento, a breve distanza una
dall'altra ce n'era un'altra coppia identica.
Si volse verso Buffy, ma lei rimase immobile. Angel comprese che lei,
insicura della sua reazione, voleva lasciargli la possibilità di
scegliere.
Tutto il suo essere si ribellò all'idea di essere costretto, vincolato,
limitato nella sua possibilità di agire, ma...la sua ribellione
durò un solo istante: per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Si inginocchiò e abilmente fissò
i bracciali alle caviglie. Buffy era stata più scrupolosa e attenta
di quello che avrebbe creduto. Le catene erano corte e gli lasciavano
pochissima libertà di movimento, ma erano anche distanziate a sufficienza
da consentirgli di tenere i piedi leggermente divaricati, in modo da mantenere
l'equilibrio senza sforzo.
Scoprì anche, alzandosi in piedi, che aveva calcolato con esattezza
la sua altezza. Distendendo il braccio raggiunse facilmente il bracciale
che richiuse con un secco scatto. Il suo braccio si trovava ad angolo,
rispetto al suo corpo, in modo che la sua spalla non sostenesse nessuna
tensione.
Guardò l'ultimo bracciale. Non avrebbe potuto chiuderlo da solo.
Lei però aveva previsto anche questo. Si avvicinò, con in
mano lo sgabello, su cui salì, per legare anche il polso rimasto
libero. A questo punto non c'era più pericolo. Lui era ridotto
all'impotenza.
|