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COMMENTO: avere un destino crudele è terribile, ma molto peggio è avere la possibilità di sceglierselo. Il non avere alternative spesso può essere una grande fortuna.

 

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n. 18

Vecchi fantasmi


Angel rimestava pensosamente la pentola in cui cuoceva la cena di Buffy. La sua espressione era pensierosa. Preoccupazione e sollievo si alternavano nel suo animo. Angelus taceva ormai da giorni. Non aveva più interferito nei suo pensieri, né si era intromesso nei suoi sogni.
Avrebbe forse dovuto dirlo a Buffy, ma lei sembrava così felice da quando...i ricordi lo assalirono e un sorriso di beatitudine illuminò il bel viso.
Da quella sera era ormai trascorsa quasi una settimana, ma le immagini, le sensazioni che aveva vissuto, i messaggi scambiati con gesti e parole, fra lui e Buffy erano vividi nella sua mente come se tutto fosse accaduto solo poco prima.
Da allora c'era stato spazio solo per rari, prudenti, casti baci, il rapido sfiorarsi, quasi casuale, dei loro corpi durante la vita quotidiana. La reciproca consapevolezza dell'accaduto aveva però creato fra loro un'intimità che si manifestava con sfuggevoli sguardi, accenni vaghi, sorrisi eloquenti. Quella intimità era ciò che gli era a lungo mancato e, anche se non era sufficiente ad appagare il suo bisogno di lei, serviva a placarlo rendendolo meno doloroso.
Non potevano fare l'amore, ma almeno ora lui poteva sognare e sperare consapevole che anche lei faceva gli stessi sogni ed aveva le stesse speranze. Glielo aveva dimostrato, non solo con le parole, ma anche e soprattutto con i fatti.

Il desiderio era sempre presente, quasi tangibile, pronto ad impossessarsi di loro nei momenti più impensati, ma dopo aver condiviso quell'esperienza incredibile era più facile per entrambi controllarlo. Sapevano che, nel momento in cui l'attrazione fra loro fosse divenuta incontenibile, potevano sempre...scendere le scale e ritrovarsi in quel mondo intimo e segreto che erano diventate le cantine per loro.
Il vampiro si era sentito imbarazzato la prima volta che aveva incontrato Willow e Tara, dopo quella sera, ma le due amiche non avevano fatto nessun accenno sull'uso che la coppia poteva aver fatto delle catene. Buffy aveva dato alle amiche solo spiegazioni molto vaghe, ma loro erano troppo discrete per fare domande. Sicuramente avevano lavorato di fantasia, ma neppure con la più fervida immaginazione avrebbero potuto indovinare quello che era realmente successo.

Angel stesso a volte, nel ricordo, era ancora incredulo. Non si era mai affidato, di sua spontanea volontà, ad un'altra persona come aveva fatto con Buffy. A volte Darla lo aveva avuto in suo potere, ma perchè lei, non lui, l'aveva deciso.
Arrendersi così completamente a Buffy era stato...esaltante. Lui, che era vissuto da sempre sfruttando la sua arte nel manipolare le persone, per la prima volta aveva provato che cosa significa non poter in nessun modo influire sulle azioni degli altri. Non dover decidere, compiere delle scelte. Semplicemente abbandonarsi e assaporare le sensazioni fantastiche che lei gli aveva donato.

La minestra era ormai cotta. Il secondo era già pronto. Si voltò istintivamente, sentendo la porta d'entrata chiudersi. Buffy doveva essere tornata. Quella sera, appena calato il buio, era uscita per andare a trovare sua madre.
Entrò in cucina prima ancora di essersi tolta la giacca. Angel la guardò con ammirazione.
La gravidanza l'aveva resa ancora più bella. Non mancava più molto allo scadere dei nove mesi. Il suo ventre si era ingrossato al punto da renderle faticoso perfino piegarsi, ma i suoi movimenti erano sempre aggraziati e colmi di energia. Sembrava il ritratto della salute: vivere con lui le aveva fatto bene, considerò il vampiro con stupore e orgoglio.
"E' pronto?" domandò lei sorridendo.
Angel sollevò lo sguardo per incontrare gli occhi di lei e aggrottò le sopracciglia. Il calore del sorriso di Buffy, diversamente dal solito, si fermava alle sue labbra senza raggiungere i profondi occhi grigi che apparivano cupi e tristi. Doveva esserle accaduto qualcosa mentre era lontana da lui!

"Sì. Puoi sederti se vuoi." le rispose tentando di non far trasparire dal suo tono la preoccupazione che improvvisamente lo aveva assalito.
Con il procedere della gravidanza Buffy era diventata sempre più suscettibile. Nascondere agli altri, e forse anche a se stessa, le paure che la divoravano le doveva costare un notevole sforzo. Angel condivideva i suoi stessi timori e quindi comprendeva bene il suo stato d'animo. Avrebbe fatto il possibile per essere cauto e non urtare la sua sensibilità, ma prima del sorgere dell'alba avrebbe saputo che cosa l'angustiava. Non intendeva permetterle di escluderlo neppure dalla più piccola parte della sua vita.
"Hai fame?" le chiese con naturalezza.
"No. Mia madre ha preparato una torta e io..." Buffy si interruppe notando l'oscurarsi dell'espressione del vampiro.
"Buffy..." iniziò a rimproverarla Angel esasperato.
"Lo so!" esplose lei con impazienza. "Non dovrei mangiare, bere, fare nulla...senza il tuo controllo, ma...era solo una torta di mele, semplici e innocue mele, che non possono fare nessun male, né a me, né al bambino. Sono stanca Angel...di tutto questo! Non sopporto più..."

"Che cosa non sopporti più Buffy, me o...il bambino?" chiese Angel con tono pacato, scrutandola intensamente. Non intendeva ferirla, solo capire l'origine del suo malumore.
"Non intendevo dire questo." tentò di spiegare Buffy confusa. "Sono felice con te...come non lo sono stata da molto tempo. Quanto al bambino, lo desidero come non ho mai desiderato qualcosa in vita mia. E' il nostro bambino!" proclamò con convinzione. "Ma...oggi a casa di mia madre c'era Riley." disse sottovoce, velocemente, come se si sentisse in colpa per aver incontrato il presunto padre di suo figlio.
Il silenzio calò improvvisamente fra loro. Buffy abbassò gli occhi sul piatto che Angel le aveva messo di fronte e il vampiro si voltò verso il lavandino serrandone i bordi fra le grandi mani.
Dunque era questo che l'aveva turbata! Aveva rivisto il suo ex, o meglio il suo ragazzo. Nulla era stato, infatti, ancora chiarito fra loro. Che cosa si erano detti? Lei gli aveva spiegato la verità?
Angel ne dubitava. Buffy era una donna coraggiosa, ma che detestava ferire gli altri, anche quando non poteva farne a meno. Ora però stava ferendo lui più profondamente di quanto il vampiro avrebbe ritenuto possibile.

"Continua." la esortò. Aveva bisogno di sapere. I dubbi lo stavano assalendo corrodendo la sua anima. Buffy sapeva che avrebbe trovato il ragazzo a casa di sua madre? Perché non gli aveva detto nulla? Temeva forse che lui avrebbe protestato o le avrebbe impedito di vederlo? Sarebbe stato assurdo, eppure...
"Non sapevo che l'avrei incontrato." mormorò Buffy, sollevando il capo, come se gli avesse letto nella mente. Lui le voltava ancora le spalle. Le labbra di lei si piegarono in una smorfia di disappunto. Avrebbe voluto vederlo in volto. Sarebbe stato più semplice parlargli perchè avrebbe potuto fermarsi prima di...fargli del male. In realtà era un bene che Angel non la stesse guardando in quel momento. Non sarebbe riuscita a dire una sola parola sotto il caldo sguardo di quegli occhi scuri. Non sarebbe riuscita a sopportare il dolore che sicuramente vi avrebbe letto.
Avrebbe voluto non dire nulla, dimenticare le ore trascorse con Riley, lasciare che il suo nome non fosse mai più pronunciato fra loro...ma non era possibile. Il bambino l'aveva messa in una situazione impossibile, in cui inevitabilmente avrebbe fatto soffrire persone che non se lo meritavano.

Era stato difficile con Riley. Provava gratitudine verso quell'ingenuo ragazzo che affermava di amarla, ma non aveva la minima idea di che cosa fosse veramente l'amore. Con Angel però...era infinitamente peggio! Avrebbe accolto con gioia qualsiasi dolore pur di non infliggerlo a lui!
Un senso di rabbia impotente si impossessò di lei. Era tutto profondamente ingiusto!
"E' arrivato improvvisamente, senza avvisare, per chiedere mie notizie. Almeno così mi ha assicurato mia madre." Continuò a giustificarsi, ma con voce più sicura. Se quello era il suo destino l'avrebbe affrontato con dignità.
Angel comprese che Buffy sospettava che l'incontro fosse stato architettato da sua madre. Provò un impeto di rabbia verso la donna che già una volta aveva interferito nelle loro vite per separarli...e c'era quasi riuscita. La sua rabbia si trasformò però presto in comprensione. Era disposto a fare qualsiasi cosa per proteggere il futuro di suo figlio. Non poteva biasimare la madre di Buffy se tentava di fare altrettanto.
"Era contento di vedermi." continuò Buffy "Ha iniziato subito a parlarmi della casa che ha trovato per noi, vicino al mare, del lavoro che ha trovato, per provvedere a me e al bambino. I suoi genitori hanno preso bene la notizia e sono disposti ad aiutarci."

Buffy si interruppe, ma Angel non commentò nulla. Non c'era nulla che potesse dire. Poteva solo ascoltare e pregare che quella sottile tortura finisse presto.
"Io non sono riuscita a fermarlo. Avrei voluto dirgli la verità in quel momento, ma...non ne ho avuto il coraggio. Poi mia madre ci ha lasciati soli e lui..." Buffy deglutì a vuoto tentando di guadagnare pochi preziosi istanti "...si è seduto vicino a me sul divano, mi ha abbracciata e ha iniziato a baciarmi il viso accarezzandomi."
L'espressione del vampiro si indurì. Chiuse gli occhi e il suo volto divenne gelido come quello di un morto. L'idea di Buffy, la sua compagna, la madre di suo figlio consenziente fra le braccia di un altro stava uccidendo tutto quello che di umano c'era in lui.

Buffy colse l'irrigidirsi dei muscoli della sua schiena e per la prima volta ebbe paura di lui.
"L'ho respinto...quando a tentato di baciarmi sulla bocca." si affrettò a spiegare. Con sollievo notò il corpo di lui rilassarsi leggermente. "Non volevo che lui mi toccasse, ma non sapevo come giustificarmi." mormorò. "In fondo...per lui ero ancora la sua ragazza."
"Per quanto intendi ancora restarlo Buffy?" chiese Angel in tono freddo. Era palese che stava usando tutte le sue energie per tenere sotto controllo la rabbia e il dolore che provava.
Buffy sospirò. C'erano in gioco i sentimenti di molte persone e anche il futuro di suo figlio. Aveva paura, ma di una cosa era certa: non aveva intenzione di rischiare di perdere quell'amore per il quale aveva tanto combattuto.
"Non lo sono più. Quando le sue labbra hanno sfiorato le mie l'ho allontanato bruscamente, anche più di quanto avrei voluto. Ho sentito una terribile fitta al ventre." Angel si volse e la osservò con espressione ansiosa. La preoccupazione per la sua salute in quel momento aveva prevalso sulla gelosia.

"Non è il caso che ti preoccupi." lo rassicurò subito Buffy "Si è interrotta immediatamente quando ogni contatto fra di noi è cessato e non si è più ripetuta. Pensi che il bambino si sia reso conto che non eri tu e abbia voluto punirmi per quello che stavo facendo?" domandò esitante. Quella domanda esprimeva i sensi di colpa che provava meglio di qualsiasi vaga richiesta di perdono. Angel sorrise tristemente. Buffy stava vivendo un momento difficile. Doveva comprenderla e aiutarla, non adirarsi con lei, anche se una parte di lui chiedeva vendetta per l'affronto subito.
"Non lo so." rispose sinceramente. "Forse ha semplicemente percepito i tuoi sentimenti, quello che realmente desideravi o forse...è possessivo come suo padre." ammise con un sorriso di autocompatimento.
"Mi dispiace Angel." mormorò Buffy. "Non sarebbe dovuto accadere." Non furono le sue parole quanto l'espressione affranta dei suoi occhi a convincere il vampiro della profondità del suo pentimento.

"No, non sarebbe dovuto accadere." dichiarò, fissandola severamente negli occhi. "Ma capisco perchè non gli hai impedito subito di toccarti. Hai detto che ora non sei più la sua ragazza. Lo hai lasciato?"
Da quando Buffy aveva saputo la verità sul bambino gli aveva dato mille rassicurazioni sul fatto che Riley era ormai solo il passato. Quello che era accaduto nelle cantine avrebbe dovuto eliminare per sempre ogni suo dubbio. Buffy però in quei mesi aveva fatto una vita quasi da reclusa, nella grande casa, per la maggior parte del tempo sola con lui. Questo poteva avere influenzato il suo giudizio e i suoi sentimenti. Forse rivedendo Riley...Angel era ansioso di avere una conferma che nulla era cambiato fra loro e che il passato era definitivamente morto.
Era geloso. Non poteva negarlo. A tormentarlo non erano però tanto i baci e le carezze che i due si erano scambiati, quanto il futuro che l'altro aveva promesso a Buffy, un futuro che lui non avrebbe mai potuto offrirle.
"Sì. L'ho lasciato." confermò Buffy, comprendendo in parte i sentimenti del compagno. "Lui non voleva rassegnarsi e allora...ho dovuto raccontargli la verità. Per quanto incredibile possa sembrare era l'unica cosa che potesse convincerlo. Qualsiasi altra scusa non sarebbe servita a indurlo a rinunciare a quello che credeva suo figlio. Se mi fosse inventata un padre qualsiasi...avrebbe scoperto comunque la verità."
Buffy aveva paura. Non era sicura di aver fatto la scelta giusta per il bambino e per Angel informando Riley su chi era realmente il padre di suo figlio. Credeva di conoscere bene il suo ex, ma dopo aver iniziato a parlare si era resa conto che in fondo era un estraneo per lei. In quel momento però il panico e la confusione avevano prevalso e non le era venuta nessun'altra idea in mente.

"Hai fatto bene." Le parole del vampiro, pronunciate in tono sicuro, dissiparono in parte la sua ansia. Angel però in realtà era più preoccupato di quanto lasciasse trasparire. "Lui che cosa ha detto?" chiese con noncuranza corrugando la fronte.
Buffy emise un sospiro rassegnato allontanando da sè il piatto quasi intatto. Angel lo raccolse senza commentare. Un chiaro indice della sua ansia. Normalmente avrebbe protestato se Buffy non avesse finito di mangiare.
"Non ha detto molto. Era soprattutto stupito, ma non per l'evento straordinario che si è verificato. Sugli Oracoli e sul giorno mai esistito non mi ha fatto nessuna domanda. A sconvolgerlo è stato il fatto che io...insomma che fosse accaduto qualcosa fra noi due. Lui ti considera...lo sai come ti considera!" Concluse tristemente alzandosi dalla sedia.
Angel, che aveva terminato di riordinare la cucina, la seguì nel soggiorno e si sedette su una delle grandi poltrone. Buffy invece continuò a camminare inquieta per la stanza, lanciando occhiate colme di apprensione alla porta.

"Mi ha praticamente mandata via da casa mia, affermando che aveva bisogno di riflettere. Quando ero già uscita mi ha detto, dalla porta, che sarebbe venuto qui perchè aveva bisogno di parlare con tutti e due. Non so che cosa voglia dirci, ma...vorrei che sparisse dalla mia vita!"
In quel preciso istante risuonarono fra le vecchie pareti colpi decisi al portone di legno, come se chi era all'esterno più che bussare volesse sfondare la porta.
Buffy si immobilizzò fissando il compagno con gli occhi colmi di apprensione. Angel tranquillamente si alzò. La sua espressione era dura. Era determinato a difendere la sua donna e suo figlio da qualsiasi pericolo. Passò vicino a Buffy e le sfiorò una mano, per infonderle coraggio. Poi andò ad aprire all'ospite indesiderato.

Riley attendeva rigido sull'uscio. Angel, più alto di lui, lo sovrastò alcuni istanti prima di scostarsi, con evidente riluttanza, per farlo entrare. Senza degnarlo di una seconda occhiata e senza dire una parola lo precedette nel soggiorno dove Buffy li attendeva.
"Ciao." Riley la salutò con un leggero sorriso sul volto. A Buffy apparì rilassato. Fu sollevata nel costatare che non era adirato con lei. Ne avrebbe avuto tutti i motivi del mondo.
Il suo "Ciao." suonò forzato e artefatto alle sue stesse orecchie.
"Che cosa vuoi?" si intromise Angel in tono severo. Non riusciva ad immaginare perchè quel ragazzo, che in fondo aveva condiviso ben poco con Buffy, si trovasse in quella stanza. Il loro non era mai stato un legame profondo e non lo sarebbe mai stato. Buffy glielo aveva confermato. In ogni caso non avevano avuto abbastanza tempo per costruire un vero rapporto. Non sembrava intenzionato a vendicare il suo presunto onore. La cosa più intelligente che quindi poteva fare era dissolversi nel nulla, mantenendo almeno quel poco di dignità che gli restava.

"Non sono certo qui per parlare con te!" esclamò Riley in tono aggressivo, degnando il vampiro solo di una breve, dura occhiata. "Sono qui per Buffy e...per il bambino." dichiarò, rivolgendosi verso la ragazza. Poi i lineamenti del suo viso si distesero e il suo tono, quasi per magia, divenne più sereno e ragionevole.
"Ho meditato a lungo, Buffy, e non puoi pensare di allevare tuo figlio...con lui." Buffy sentì l'ira crescere dentro di lei percependo il disprezzo con cui erano state dette le ultime parole. "E' inutile che ti dica chi è" continuò Riley, apparentemente ignaro della sua reazione "perchè lo sai benissimo. E' evidente che ti ha sedotta, utilizzando i secoli di esperienza che ha accumulato con le donne, ma è pericoloso per te restargli vicino. Lo hai già sperimentato. Ti ha perfino quasi uccisa mordendoti!"
A questo punto Buffy, nonostante si fosse ripromessa di mantenere il controllo, esplose.
"Come ti permetti di parlare di cose di cui non sai un bel niente! Credi forse che io sia una ragazzina idiota disposta a farsi portare a letto dal primo bel vampiro che le fa qualche complimento? Non hai la minima idea di chi sia veramente Angel e...non sai neppure chi sono io!" terminò, con voce più sommessa. Era rimasta sconvolta realizzando quanta verità ci fosse nelle sue stesse parole. Riley in fondo non la conosceva affatto.

Il ragazzo biondo ascoltò pazientemente la sua sfuriata, osservandola con sguardo comprensivo e affettuoso.
"Mi dispiace Buffy." si scusò immediatamente, essendosi reso conto di aver sbagliato approccio. Le sue scuse non erano sincere. Buffy lo percepì, ma non osò interromperlo.
"Non intendevo offenderti. Sono solo preoccupato per te e per il piccolo. Ti amo e non voglio che ti accada nulla di male. Ho pensato tanto a nostro figlio. Ho fatto molti progetti per lui...e per noi." La sua espressione d'ansia ora appariva sincera.
"Sono venuto per dirti che, se lo desideri, possiamo ancora realizzare quello che io ho solo immaginato. In fondo hai condiviso solo una notte con lui, mentre era un uomo e non un vampiro. Non mi interessa con chi hai concepito il bambino. Lui può essere comunque nostro."
Buffy rimase a lungo ad osservare il ragazzo biondo con le labbra dischiuse per lo stupore.
Gli occhi azzurri di Riley brillavano di innocenza. L'espressione del suo volto era dolce e rassicurante. Il suo tenero sorriso, fiducioso come quello di un ragazzo, pareva offrirle la pace e la serenità che a lungo aveva cercato.

Angel era lentamente indietreggiato nell'ombra. Anche lui era sorpreso, ma soprattutto in preda a una paura che non aveva mai provato prima.
Aveva sottovalutato i sentimenti di quel ragazzo per Buffy. Evidentemente l'amava al punto da accettare il bambino, pur sapendo chi era il padre biologico.
Buffy avrebbe dovuto scegliere, per se stessa e per suo figlio, fra una vita normale e tranquilla con un bravo ragazzo e un'esistenza piena di incognite con un'anima tormentata nel corpo di un vampiro.
Angel non era certo del risultato di quella scelta. Se si fosse trattato solo del futuro di Buffy sarebbe stata un'altra cosa, ma...c'era anche il bambino a cui pensare e lei non l'avrebbe certo dimenticato.
Se Angel l'avesse persa ora...con lei avrebbe perso anche suo figlio, l'unico figlio che avrebbe mai potuto sperare di avere.
Riley, inconsapevolmente, dette voce ai pensieri del vampiro. "Devi pensare anche al bambino.Ha bisogno di un ambiente normale dove crescere e soprattutto...di un padre normale!"

"Noi...non sappiamo come sarà il bambino." mormorò Buffy confusa. Il mondo che Riley le stava mostrando era un mondo limpido, colmo di luce, senza nessuna ombra che offuscasse il futuro. Era il mondo che desiderava per suo figlio.
"Sarà un bambino bellissimo!" esclamò Riley convinto. "Come te!"
Lo sguardo di Buffy vagò per la stanza alla ricerca di Angel. Distinse solo la sua ombra. Era appoggiato a un muro lontano da ogni fonte di luce. Non riuscì a incontrare i suoi occhi, ma il vampiro lesse la domanda espressa dal suo sguardo.
Angel stava combattendo una lotta dalla quale sarebbe uscito comunque perdente. Non voleva perdere Buffy e neppure il loro bambino, ma...che cosa poteva offrirle, per convincerla a restare quando non era neppure in grado di far l'amore con lei come qualsiasi uomo avrebbe potuto fare? Continuava ad arrovellarsi su quella domanda perchè non osava affrontare la verità più profonda che straziava la sua anima: non aveva il diritto di privare Buffy e suo figlio della opportunità che Riley stava loro offrendo.

Reso muto dalla sofferenza lasciò sulle spalle di Buffy quella terribile scelta. Buffy, pur non vedendo la sua espressione, comprese quello che il vampiro stava pensando. Lo conosceva troppo bene per ignorarlo. Avrebbe dovuto scegliere da sola. Lui non gli sarebbe stato di nessun aiuto. L'amava troppo sia per farla andare via, sia per farla restare.
"Riley, io...sono sorpresa." iniziò con voce incerta. "Ti confesso che non mi aspettavo ... questa proposta da parte tua. Ti devo delle scuse. Ho perfino temuto che volessi fare del male al piccolo...cioè non tu, ma gli altri, con i loro esperimenti e...insomma hai capito. Ora però mi dispiace."
Tentava di prendere tempo, di rimandare il momento cruciale, ma Riley aspettava una sua risposta e lei si rendeva conto che non avrebbe potuto farlo attendere ancora a lungo. " Io spero che il bambino sia come tutti gli altri, ma fino ad ora..." tentò di dire, sperando inconsciamente di essere sollevata dal peso di quella decisione da un cambiamento d'idea del ragazzo.

"Lo so. Tua madre mi ha detto tutto." la interruppe Riley. "Capisco perchè sei tornata da lui e mi hai mentito. Non potevi fare diversamente. Ma ora stai bene. Il parto è vicino e dopo lui non ti servirà più. Se il bambino dovesse avere .... necessità particolari provvederemo noi a lui in qualche modo. A maggior ragione avrà bisogno di genitori normali e affidabili che possano essere sempre con lui."
Buffy sospirò. Le obiezioni di Riley le apparivano assolutamente logiche. Vagamente si chiese a chi si riferisse con quel "noi", se a loro due o se alla organizzazione di cui faceva parte. Scacciò però immediatamente quel pensiero dalla sua mente sentendosi in colpa. Riley si stava dimostrando più che generoso con lei. La sua malafede era del tutto ingiusta.
"Ho bisogno di parlare da sola con Angel. Puoi andare in giardino?" chiese, maledicendosi per il tono implorante della sua voce.

Quando restò sola con il vampiro però scoprì che non sapeva che cosa dire. Ogni parola in quella situazione le pareva inadeguata. Alla fine però il silenzio fra loro divenne più doloroso di qualsiasi parola e quindi si decise ad interromperlo.
"Angel, io...vorrei fare la cosa più giusta per tutti." mormorò, consapevole di aver detto una cosa scontata.
"Lo so." rispose, infatti, lui dal buio.
"Non mi stai aiutando!" esplose Buffy con impazienza.
"Che cosa vuoi che ti dica?" rispose Angel con amarezza. "Vuoi che ti implori di restare con me, di non lasciarmi solo. Desideri vedermi inginocchiato ai tuoi piedi per pregarti di lasciarmi vedere mio figlio crescere, diventare un uomo, essere, insieme a te, la parte più stupenda della mia vita, la sola che avrei voluto vivere? Credimi, se non lo faccio non è per orgoglio. A impedirmelo è il timore di essere maledetto un giorno da te e....da lui, per quello che vi ho tolto. Con Riley avrete la serenità che io non potrei mai darvi."

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

Il significato dell'amoreContinua