Angel rimestava pensosamente la pentola in cui
cuoceva la cena di Buffy. La sua espressione era pensierosa. Preoccupazione
e sollievo si alternavano nel suo animo. Angelus taceva ormai da giorni.
Non aveva più interferito nei suo pensieri, né si era intromesso
nei suoi sogni.
Avrebbe forse dovuto dirlo a Buffy, ma lei sembrava così felice
da quando...i ricordi lo assalirono e un sorriso di beatitudine illuminò
il bel viso.
Da quella sera era ormai trascorsa quasi una settimana, ma le immagini,
le sensazioni che aveva vissuto, i messaggi scambiati con gesti e parole,
fra lui e Buffy erano vividi nella sua mente come se tutto fosse accaduto
solo poco prima.
Da allora c'era stato spazio solo per rari, prudenti, casti baci, il rapido
sfiorarsi, quasi casuale, dei loro corpi durante la vita quotidiana. La
reciproca consapevolezza dell'accaduto aveva però creato fra loro
un'intimità che si manifestava con sfuggevoli sguardi, accenni
vaghi, sorrisi eloquenti. Quella intimità era ciò che gli
era a lungo mancato e, anche se non era sufficiente ad appagare il suo
bisogno di lei, serviva a placarlo rendendolo meno doloroso.
Non potevano fare l'amore, ma almeno ora lui poteva sognare e sperare
consapevole che anche lei faceva gli stessi sogni ed aveva le stesse speranze.
Glielo aveva dimostrato, non solo con le parole, ma anche e soprattutto
con i fatti.
Il desiderio era sempre presente, quasi tangibile,
pronto ad impossessarsi di loro nei momenti più impensati, ma dopo
aver condiviso quell'esperienza incredibile era più facile per
entrambi controllarlo. Sapevano che, nel momento in cui l'attrazione fra
loro fosse divenuta incontenibile, potevano sempre...scendere le scale
e ritrovarsi in quel mondo intimo e segreto che erano diventate le cantine
per loro.
Il vampiro si era sentito imbarazzato la prima volta che aveva incontrato
Willow e Tara, dopo quella sera, ma le due amiche non avevano fatto nessun
accenno sull'uso che la coppia poteva aver fatto delle catene. Buffy aveva
dato alle amiche solo spiegazioni molto vaghe, ma loro erano troppo discrete
per fare domande. Sicuramente avevano lavorato di fantasia, ma neppure
con la più fervida immaginazione avrebbero potuto indovinare quello
che era realmente successo.
Angel stesso a volte, nel ricordo, era ancora
incredulo. Non si era mai affidato, di sua spontanea volontà, ad
un'altra persona come aveva fatto con Buffy. A volte Darla lo aveva avuto
in suo potere, ma perchè lei, non lui, l'aveva deciso.
Arrendersi così completamente a Buffy era stato...esaltante. Lui,
che era vissuto da sempre sfruttando la sua arte nel manipolare le persone,
per la prima volta aveva provato che cosa significa non poter in nessun
modo influire sulle azioni degli altri. Non dover decidere, compiere delle
scelte. Semplicemente abbandonarsi e assaporare le sensazioni fantastiche
che lei gli aveva donato.
La minestra era ormai cotta. Il secondo era
già pronto. Si voltò istintivamente, sentendo la porta d'entrata
chiudersi. Buffy doveva essere tornata. Quella sera, appena calato il
buio, era uscita per andare a trovare sua madre.
Entrò in cucina prima ancora di essersi tolta la giacca. Angel
la guardò con ammirazione.
La gravidanza l'aveva resa ancora più bella. Non mancava più
molto allo scadere dei nove mesi. Il suo ventre si era ingrossato al punto
da renderle faticoso perfino piegarsi, ma i suoi movimenti erano sempre
aggraziati e colmi di energia. Sembrava il ritratto della salute: vivere
con lui le aveva fatto bene, considerò il vampiro con stupore e
orgoglio.
"E' pronto?" domandò lei sorridendo.
Angel sollevò lo sguardo per incontrare gli occhi di lei e aggrottò
le sopracciglia. Il calore del sorriso di Buffy, diversamente dal solito,
si fermava alle sue labbra senza raggiungere i profondi occhi grigi che
apparivano cupi e tristi. Doveva esserle accaduto qualcosa mentre era
lontana da lui!
"Sì. Puoi sederti se vuoi." le rispose tentando di non
far trasparire dal suo tono la preoccupazione che improvvisamente lo aveva
assalito.
Con il procedere della gravidanza Buffy era diventata sempre più
suscettibile. Nascondere agli altri, e forse anche a se stessa, le paure
che la divoravano le doveva costare un notevole sforzo. Angel condivideva
i suoi stessi timori e quindi comprendeva bene il suo stato d'animo. Avrebbe
fatto il possibile per essere cauto e non urtare la sua sensibilità,
ma prima del sorgere dell'alba avrebbe saputo che cosa l'angustiava. Non
intendeva permetterle di escluderlo neppure dalla più piccola parte
della sua vita.
"Hai fame?" le chiese con naturalezza.
"No. Mia madre ha preparato una torta e io..." Buffy si interruppe
notando l'oscurarsi dell'espressione del vampiro.
"Buffy..." iniziò a rimproverarla Angel esasperato.
"Lo so!" esplose lei con impazienza. "Non dovrei mangiare,
bere, fare nulla...senza il tuo controllo, ma...era solo una torta di
mele, semplici e innocue mele, che non possono fare nessun male, né
a me, né al bambino. Sono stanca Angel...di tutto questo! Non sopporto
più..."
"Che cosa non sopporti più Buffy,
me o...il bambino?" chiese Angel con tono pacato, scrutandola intensamente.
Non intendeva ferirla, solo capire l'origine del suo malumore.
"Non intendevo dire questo." tentò di spiegare Buffy
confusa. "Sono felice con te...come non lo sono stata da molto tempo.
Quanto al bambino, lo desidero come non ho mai desiderato qualcosa in
vita mia. E' il nostro bambino!" proclamò con convinzione.
"Ma...oggi a casa di mia madre c'era Riley." disse sottovoce,
velocemente, come se si sentisse in colpa per aver incontrato il presunto
padre di suo figlio.
Il silenzio calò improvvisamente fra loro. Buffy abbassò
gli occhi sul piatto che Angel le aveva messo di fronte e il vampiro si
voltò verso il lavandino serrandone i bordi fra le grandi mani.
Dunque era questo che l'aveva turbata! Aveva rivisto il suo ex, o meglio
il suo ragazzo. Nulla era stato, infatti, ancora chiarito fra loro. Che
cosa si erano detti? Lei gli aveva spiegato la verità?
Angel ne dubitava. Buffy era una donna coraggiosa, ma che detestava ferire
gli altri, anche quando non poteva farne a meno. Ora però stava
ferendo lui più profondamente di quanto il vampiro avrebbe ritenuto
possibile.
"Continua." la esortò. Aveva
bisogno di sapere. I dubbi lo stavano assalendo corrodendo la sua anima.
Buffy sapeva che avrebbe trovato il ragazzo a casa di sua madre? Perché
non gli aveva detto nulla? Temeva forse che lui avrebbe protestato o le
avrebbe impedito di vederlo? Sarebbe stato assurdo, eppure...
"Non sapevo che l'avrei incontrato." mormorò Buffy, sollevando
il capo, come se gli avesse letto nella mente. Lui le voltava ancora le
spalle. Le labbra di lei si piegarono in una smorfia di disappunto. Avrebbe
voluto vederlo in volto. Sarebbe stato più semplice parlargli perchè
avrebbe potuto fermarsi prima di...fargli del male. In realtà era
un bene che Angel non la stesse guardando in quel momento. Non sarebbe
riuscita a dire una sola parola sotto il caldo sguardo di quegli occhi
scuri. Non sarebbe riuscita a sopportare il dolore che sicuramente vi
avrebbe letto.
Avrebbe voluto non dire nulla, dimenticare le ore trascorse con Riley,
lasciare che il suo nome non fosse mai più pronunciato fra loro...ma
non era possibile. Il bambino l'aveva messa in una situazione impossibile,
in cui inevitabilmente avrebbe fatto soffrire persone che non se lo meritavano.
Era stato difficile con Riley. Provava gratitudine
verso quell'ingenuo ragazzo che affermava di amarla, ma non aveva la minima
idea di che cosa fosse veramente l'amore. Con Angel però...era
infinitamente peggio! Avrebbe accolto con gioia qualsiasi dolore pur di
non infliggerlo a lui!
Un senso di rabbia impotente si impossessò di lei. Era tutto profondamente
ingiusto!
"E' arrivato improvvisamente, senza avvisare, per chiedere mie notizie.
Almeno così mi ha assicurato mia madre." Continuò a
giustificarsi, ma con voce più sicura. Se quello era il suo destino
l'avrebbe affrontato con dignità.
Angel comprese che Buffy sospettava che l'incontro fosse stato architettato
da sua madre. Provò un impeto di rabbia verso la donna che già
una volta aveva interferito nelle loro vite per separarli...e c'era quasi
riuscita. La sua rabbia si trasformò però presto in comprensione.
Era disposto a fare qualsiasi cosa per proteggere il futuro di suo figlio.
Non poteva biasimare la madre di Buffy se tentava di fare altrettanto.
"Era contento di vedermi." continuò Buffy "Ha iniziato
subito a parlarmi della casa che ha trovato per noi, vicino al mare, del
lavoro che ha trovato, per provvedere a me e al bambino. I suoi genitori
hanno preso bene la notizia e sono disposti ad aiutarci."
Buffy si interruppe, ma Angel non commentò
nulla. Non c'era nulla che potesse dire. Poteva solo ascoltare e pregare
che quella sottile tortura finisse presto.
"Io non sono riuscita a fermarlo. Avrei voluto dirgli la verità
in quel momento, ma...non ne ho avuto il coraggio. Poi mia madre ci ha
lasciati soli e lui..." Buffy deglutì a vuoto tentando di
guadagnare pochi preziosi istanti "...si è seduto vicino a
me sul divano, mi ha abbracciata e ha iniziato a baciarmi il viso accarezzandomi."
L'espressione del vampiro si indurì. Chiuse gli occhi e il suo
volto divenne gelido come quello di un morto. L'idea di Buffy, la sua
compagna, la madre di suo figlio consenziente fra le braccia di un altro
stava uccidendo tutto quello che di umano c'era in lui.
Buffy colse l'irrigidirsi dei muscoli della
sua schiena e per la prima volta ebbe paura di lui.
"L'ho respinto...quando a tentato di baciarmi sulla bocca."
si affrettò a spiegare. Con sollievo notò il corpo di lui
rilassarsi leggermente. "Non volevo che lui mi toccasse, ma non sapevo
come giustificarmi." mormorò. "In fondo...per lui ero
ancora la sua ragazza."
"Per quanto intendi ancora restarlo Buffy?" chiese Angel in
tono freddo. Era palese che stava usando tutte le sue energie per tenere
sotto controllo la rabbia e il dolore che provava.
Buffy sospirò. C'erano in gioco i sentimenti di molte persone e
anche il futuro di suo figlio. Aveva paura, ma di una cosa era certa:
non aveva intenzione di rischiare di perdere quell'amore per il quale
aveva tanto combattuto.
"Non lo sono più. Quando le sue labbra hanno sfiorato le mie
l'ho allontanato bruscamente, anche più di quanto avrei voluto.
Ho sentito una terribile fitta al ventre." Angel si volse e la osservò
con espressione ansiosa. La preoccupazione per la sua salute in quel momento
aveva prevalso sulla gelosia.
"Non è il caso che ti preoccupi."
lo rassicurò subito Buffy "Si è interrotta immediatamente
quando ogni contatto fra di noi è cessato e non si è più
ripetuta. Pensi che il bambino si sia reso conto che non eri tu e abbia
voluto punirmi per quello che stavo facendo?" domandò esitante.
Quella domanda esprimeva i sensi di colpa che provava meglio di qualsiasi
vaga richiesta di perdono. Angel sorrise tristemente. Buffy stava vivendo
un momento difficile. Doveva comprenderla e aiutarla, non adirarsi con
lei, anche se una parte di lui chiedeva vendetta per l'affronto subito.
"Non lo so." rispose sinceramente. "Forse ha semplicemente
percepito i tuoi sentimenti, quello che realmente desideravi o forse...è
possessivo come suo padre." ammise con un sorriso di autocompatimento.
"Mi dispiace Angel." mormorò Buffy. "Non sarebbe
dovuto accadere." Non furono le sue parole quanto l'espressione affranta
dei suoi occhi a convincere il vampiro della profondità del suo
pentimento.
"No, non sarebbe dovuto accadere."
dichiarò, fissandola severamente negli occhi. "Ma capisco
perchè non gli hai impedito subito di toccarti. Hai detto che ora
non sei più la sua ragazza. Lo hai lasciato?"
Da quando Buffy aveva saputo la verità sul bambino gli aveva dato
mille rassicurazioni sul fatto che Riley era ormai solo il passato. Quello
che era accaduto nelle cantine avrebbe dovuto eliminare per sempre ogni
suo dubbio. Buffy però in quei mesi aveva fatto una vita quasi
da reclusa, nella grande casa, per la maggior parte del tempo sola con
lui. Questo poteva avere influenzato il suo giudizio e i suoi sentimenti.
Forse rivedendo Riley...Angel era ansioso di avere una conferma che nulla
era cambiato fra loro e che il passato era definitivamente morto.
Era geloso. Non poteva negarlo. A tormentarlo non erano però tanto
i baci e le carezze che i due si erano scambiati, quanto il futuro che
l'altro aveva promesso a Buffy, un futuro che lui non avrebbe mai potuto
offrirle.
"Sì. L'ho lasciato." confermò Buffy, comprendendo
in parte i sentimenti del compagno. "Lui non voleva rassegnarsi e
allora...ho dovuto raccontargli la verità. Per quanto incredibile
possa sembrare era l'unica cosa che potesse convincerlo. Qualsiasi altra
scusa non sarebbe servita a indurlo a rinunciare a quello che credeva
suo figlio. Se mi fosse inventata un padre qualsiasi...avrebbe scoperto
comunque la verità."
Buffy aveva paura. Non era sicura di aver fatto la scelta giusta per il
bambino e per Angel informando Riley su chi era realmente il padre di
suo figlio. Credeva di conoscere bene il suo ex, ma dopo aver iniziato
a parlare si era resa conto che in fondo era un estraneo per lei. In quel
momento però il panico e la confusione avevano prevalso e non le
era venuta nessun'altra idea in mente.
"Hai fatto bene." Le parole del vampiro,
pronunciate in tono sicuro, dissiparono in parte la sua ansia. Angel però
in realtà era più preoccupato di quanto lasciasse trasparire.
"Lui che cosa ha detto?" chiese con noncuranza corrugando la
fronte.
Buffy emise un sospiro rassegnato allontanando da sè il piatto
quasi intatto. Angel lo raccolse senza commentare. Un chiaro indice della
sua ansia. Normalmente avrebbe protestato se Buffy non avesse finito di
mangiare.
"Non ha detto molto. Era soprattutto stupito, ma non per l'evento
straordinario che si è verificato. Sugli Oracoli e sul giorno mai
esistito non mi ha fatto nessuna domanda. A sconvolgerlo è stato
il fatto che io...insomma che fosse accaduto qualcosa fra noi due. Lui
ti considera...lo sai come ti considera!" Concluse tristemente alzandosi
dalla sedia.
Angel, che aveva terminato di riordinare la cucina, la seguì nel
soggiorno e si sedette su una delle grandi poltrone. Buffy invece continuò
a camminare inquieta per la stanza, lanciando occhiate colme di apprensione
alla porta.
"Mi ha praticamente mandata via da casa
mia, affermando che aveva bisogno di riflettere. Quando ero già
uscita mi ha detto, dalla porta, che sarebbe venuto qui perchè
aveva bisogno di parlare con tutti e due. Non so che cosa voglia dirci,
ma...vorrei che sparisse dalla mia vita!"
In quel preciso istante risuonarono fra le vecchie pareti colpi decisi
al portone di legno, come se chi era all'esterno più che bussare
volesse sfondare la porta.
Buffy si immobilizzò fissando il compagno con gli occhi colmi di
apprensione. Angel tranquillamente si alzò. La sua espressione
era dura. Era determinato a difendere la sua donna e suo figlio da qualsiasi
pericolo. Passò vicino a Buffy e le sfiorò una mano, per
infonderle coraggio. Poi andò ad aprire all'ospite indesiderato.
Riley attendeva rigido sull'uscio. Angel, più
alto di lui, lo sovrastò alcuni istanti prima di scostarsi, con
evidente riluttanza, per farlo entrare. Senza degnarlo di una seconda
occhiata e senza dire una parola lo precedette nel soggiorno dove Buffy
li attendeva.
"Ciao." Riley la salutò con un leggero sorriso sul volto.
A Buffy apparì rilassato. Fu sollevata nel costatare che non era
adirato con lei. Ne avrebbe avuto tutti i motivi del mondo.
Il suo "Ciao." suonò forzato e artefatto alle sue stesse
orecchie.
"Che cosa vuoi?" si intromise Angel in tono severo. Non riusciva
ad immaginare perchè quel ragazzo, che in fondo aveva condiviso
ben poco con Buffy, si trovasse in quella stanza. Il loro non era mai
stato un legame profondo e non lo sarebbe mai stato. Buffy glielo aveva
confermato. In ogni caso non avevano avuto abbastanza tempo per costruire
un vero rapporto. Non sembrava intenzionato a vendicare il suo presunto
onore. La cosa più intelligente che quindi poteva fare era dissolversi
nel nulla, mantenendo almeno quel poco di dignità che gli restava.
"Non sono certo qui per parlare con te!"
esclamò Riley in tono aggressivo, degnando il vampiro solo di una
breve, dura occhiata. "Sono qui per Buffy e...per il bambino."
dichiarò, rivolgendosi verso la ragazza. Poi i lineamenti del suo
viso si distesero e il suo tono, quasi per magia, divenne più sereno
e ragionevole.
"Ho meditato a lungo, Buffy, e non puoi pensare di allevare tuo figlio...con
lui." Buffy sentì l'ira crescere dentro di lei percependo
il disprezzo con cui erano state dette le ultime parole. "E' inutile
che ti dica chi è" continuò Riley, apparentemente ignaro
della sua reazione "perchè lo sai benissimo. E' evidente che
ti ha sedotta, utilizzando i secoli di esperienza che ha accumulato con
le donne, ma è pericoloso per te restargli vicino. Lo hai già
sperimentato. Ti ha perfino quasi uccisa mordendoti!"
A questo punto Buffy, nonostante si fosse ripromessa di mantenere il controllo,
esplose.
"Come ti permetti di parlare di cose di cui non sai un bel niente!
Credi forse che io sia una ragazzina idiota disposta a farsi portare a
letto dal primo bel vampiro che le fa qualche complimento? Non hai la
minima idea di chi sia veramente Angel e...non sai neppure chi sono io!"
terminò, con voce più sommessa. Era rimasta sconvolta realizzando
quanta verità ci fosse nelle sue stesse parole. Riley in fondo
non la conosceva affatto.
Il ragazzo biondo ascoltò pazientemente
la sua sfuriata, osservandola con sguardo comprensivo e affettuoso.
"Mi dispiace Buffy." si scusò immediatamente, essendosi
reso conto di aver sbagliato approccio. Le sue scuse non erano sincere.
Buffy lo percepì, ma non osò interromperlo.
"Non intendevo offenderti. Sono solo preoccupato per te e per il
piccolo. Ti amo e non voglio che ti accada nulla di male. Ho pensato tanto
a nostro figlio. Ho fatto molti progetti per lui...e per noi." La
sua espressione d'ansia ora appariva sincera.
"Sono venuto per dirti che, se lo desideri, possiamo ancora realizzare
quello che io ho solo immaginato. In fondo hai condiviso solo una notte
con lui, mentre era un uomo e non un vampiro. Non mi interessa con chi
hai concepito il bambino. Lui può essere comunque nostro."
Buffy rimase a lungo ad osservare il ragazzo biondo con le labbra dischiuse
per lo stupore.
Gli occhi azzurri di Riley brillavano di innocenza. L'espressione del
suo volto era dolce e rassicurante. Il suo tenero sorriso, fiducioso come
quello di un ragazzo, pareva offrirle la pace e la serenità che
a lungo aveva cercato.
Angel era lentamente indietreggiato nell'ombra.
Anche lui era sorpreso, ma soprattutto in preda a una paura che non aveva
mai provato prima.
Aveva sottovalutato i sentimenti di quel ragazzo per Buffy. Evidentemente
l'amava al punto da accettare il bambino, pur sapendo chi era il padre
biologico.
Buffy avrebbe dovuto scegliere, per se stessa e per suo figlio, fra una
vita normale e tranquilla con un bravo ragazzo e un'esistenza piena di
incognite con un'anima tormentata nel corpo di un vampiro.
Angel non era certo del risultato di quella scelta. Se si fosse trattato
solo del futuro di Buffy sarebbe stata un'altra cosa, ma...c'era anche
il bambino a cui pensare e lei non l'avrebbe certo dimenticato.
Se Angel l'avesse persa ora...con lei avrebbe perso anche suo figlio,
l'unico figlio che avrebbe mai potuto sperare di avere.
Riley, inconsapevolmente, dette voce ai pensieri del vampiro. "Devi
pensare anche al bambino.Ha bisogno di un ambiente normale dove crescere
e soprattutto...di un padre normale!"
"Noi...non sappiamo come sarà il
bambino." mormorò Buffy confusa. Il mondo che Riley le stava
mostrando era un mondo limpido, colmo di luce, senza nessuna ombra che
offuscasse il futuro. Era il mondo che desiderava per suo figlio.
"Sarà un bambino bellissimo!" esclamò Riley convinto.
"Come te!"
Lo sguardo di Buffy vagò per la stanza alla ricerca di Angel. Distinse
solo la sua ombra. Era appoggiato a un muro lontano da ogni fonte di luce.
Non riuscì a incontrare i suoi occhi, ma il vampiro lesse la domanda
espressa dal suo sguardo.
Angel stava combattendo una lotta dalla quale sarebbe uscito comunque
perdente. Non voleva perdere Buffy e neppure il loro bambino, ma...che
cosa poteva offrirle, per convincerla a restare quando non era neppure
in grado di far l'amore con lei come qualsiasi uomo avrebbe potuto fare?
Continuava ad arrovellarsi su quella domanda perchè non osava affrontare
la verità più profonda che straziava la sua anima: non aveva
il diritto di privare Buffy e suo figlio della opportunità che
Riley stava loro offrendo.
Reso muto dalla sofferenza lasciò sulle
spalle di Buffy quella terribile scelta. Buffy, pur non vedendo la sua
espressione, comprese quello che il vampiro stava pensando. Lo conosceva
troppo bene per ignorarlo. Avrebbe dovuto scegliere da sola. Lui non gli
sarebbe stato di nessun aiuto. L'amava troppo sia per farla andare via,
sia per farla restare.
"Riley, io...sono sorpresa." iniziò con voce incerta.
"Ti confesso che non mi aspettavo ... questa proposta da parte tua.
Ti devo delle scuse. Ho perfino temuto che volessi fare del male al piccolo...cioè
non tu, ma gli altri, con i loro esperimenti e...insomma hai capito. Ora
però mi dispiace."
Tentava di prendere tempo, di rimandare il momento cruciale, ma Riley
aspettava una sua risposta e lei si rendeva conto che non avrebbe potuto
farlo attendere ancora a lungo. " Io spero che il bambino sia come
tutti gli altri, ma fino ad ora..." tentò di dire, sperando
inconsciamente di essere sollevata dal peso di quella decisione da un
cambiamento d'idea del ragazzo.
"Lo so. Tua madre mi ha detto tutto."
la interruppe Riley. "Capisco perchè sei tornata da lui e
mi hai mentito. Non potevi fare diversamente. Ma ora stai bene. Il parto
è vicino e dopo lui non ti servirà più. Se il bambino
dovesse avere .... necessità particolari provvederemo noi a lui
in qualche modo. A maggior ragione avrà bisogno di genitori normali
e affidabili che possano essere sempre con lui."
Buffy sospirò. Le obiezioni di Riley le apparivano assolutamente
logiche. Vagamente si chiese a chi si riferisse con quel "noi",
se a loro due o se alla organizzazione di cui faceva parte. Scacciò
però immediatamente quel pensiero dalla sua mente sentendosi in
colpa. Riley si stava dimostrando più che generoso con lei. La
sua malafede era del tutto ingiusta.
"Ho bisogno di parlare da sola con Angel. Puoi andare in giardino?"
chiese, maledicendosi per il tono implorante della sua voce.
Quando restò sola con il vampiro però
scoprì che non sapeva che cosa dire. Ogni parola in quella situazione
le pareva inadeguata. Alla fine però il silenzio fra loro divenne
più doloroso di qualsiasi parola e quindi si decise ad interromperlo.
"Angel, io...vorrei fare la cosa più giusta per tutti."
mormorò, consapevole di aver detto una cosa scontata.
"Lo so." rispose, infatti, lui dal buio.
"Non mi stai aiutando!" esplose Buffy con impazienza.
"Che cosa vuoi che ti dica?" rispose Angel con amarezza. "Vuoi
che ti implori di restare con me, di non lasciarmi solo. Desideri vedermi
inginocchiato ai tuoi piedi per pregarti di lasciarmi vedere mio figlio
crescere, diventare un uomo, essere, insieme a te, la parte più
stupenda della mia vita, la sola che avrei voluto vivere? Credimi, se
non lo faccio non è per orgoglio. A impedirmelo è il timore
di essere maledetto un giorno da te e....da lui, per quello che vi ho
tolto. Con Riley avrete la serenità che io non potrei mai darvi."
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