"Ciao, a presto."
salutò Buffy, con un sorriso di circostanza sul viso, chiudendo
la porta.
Con passo stanco tornò in soggiorno. Esausta crollò sul
divano. I lineamenti del suo viso gradualmente si rilassarono nel silenzio
della grande casa. Buffy sorrise ai tentativi ostinati di Liam di arrampicarsi,
dal tappeto, sulle ginocchia paterne.
Angel, seduto in poltrona, lo osservava con espressione affettuosa, ma
non accennava a venirgli in aiuto. Il vampiro non aveva accompagnato gli
amici con la scusa che doveva sorvegliare i bambini. Buffy sapeva che
per il vampiro, dall'indole solitaria, quella giornata era stata eterna.
Rivedere gli amici di Los Angeles gli aveva fatto piacere, ma probabilmente
avrebbe gradito una visita molto più breve.
"Così lo farai piangere!" esclamò infine Buffy
in difesa del figlio.
"Non deve pensare che può ottenere tutto facilmente!"
ribattè pronto il vampiro.
Buffy fece una smorfia di disappunto, ma, invece di discutere, preferì
cambiare discorso.
"Mi piacciono i tuoi amici. Cordelia sembra
un'altra persona. Devo però ammettere che ho trovato tutti un pò...inquietanti."
Angel sorpreso distolse gli occhi dal figlio per fissarli sulla compagna.
Aveva dato per scontato che Buffy avrebbe provato per i suoi amici quello
che provava lui, ma dopo le sue ultime parole non ne era più così
sicuro. Tentò di decifrare i sentimenti della compagna scrutando
la sua espressione. Buffy era serena. Nei suoi occhi brillava solo una
bonaria ironia. Il vampiro si sentì sollevato. Non aveva motivo
di preoccuparsi.
Era affezionato a quelle persone che avevano saputo restargli vicino in
uno dei momenti più bui della sua vita. Facevano ormai parte della
sua esistenza. Se a Buffy non fossero piaciuti...il suo giudizio era molto
importante per lui, non solo perchè l'amava, ma anche perchè
le riconosceva un'innegabile capacità di leggere nell'animo delle
persone.
"Sono ... speciali," osservò
pacatamente il vampiro "come lo siamo noi. Cordelia ha scoperto una
parte di se stessa che prima ignorava. E' cresciuta."
"Senza dubbio!" concordò immediatamente Buffy "Non
riusciva a staccarsi dai bambini. Spero che presto anche lei..."
Liam era ricaduto pesantemente sul tappeto. Buffy ringraziò silenziosamente
l'imbottitura del pannolino e si alzò pronta a consolare il figlio
per la sconfitta subita dal suo fondoschiena.
Gli occhi grigi del piccolo si riempirono di lacrime di frustrazione.
Sulla fronte gli comparvero sottili rughe di disappunto, ma non un solo
singhiozzo gli sfuggì dalle labbra.
Liam fissò il padre con espressione corrucciata. Angel, prima che
la madre potesse intervenire, si mosse e lo prese in braccio. Il piccolo
si accomodò contro il suo petto e sorrise.
Non si sarebbe addormentato ancora per alcune
ore, considerò la madre tornando a sedersi, ma non per questo avrebbe
disturbato i genitori. Era un bambino assolutamente tranquillo. A differenza
della sorella restava volentieri ovunque: sul tappeto, nel suo letto,
oppure nel box.
Adorava però essere preso in braccio, sentire il contatto di un
altro corpo contro il proprio. Quando riusciva a ottenere quel privilegio
restava quasi immobile, assaporando il conforto che ne riceveva. Il risultato
era che tutti si contendevano il piacere di tenerlo fra le braccia. Giles
profetizzava che andando avanti così non avrebbe mai imparato a
camminare. Era però subito costretto al silenzio dalle occhiate
incredule dei presenti. Lui era, dopo i suoi genitori, la vittima preferita
di Liam. L'immagine dell'Osservatore chino sui suoi libri, con il piccolo
sulle ginocchia, era diventata per tutti una costante.
Buffy sobbalzò e spostò rapidamente
i piedi per non essere colpita da uno dei giocattoli nuovi portati dagli
ospiti. Iriel dal tappeto lo aveva appena scaraventato lontano da sè
con tutta la sua forza. Evidentemente il gioco si era reso colpevole di
non aver funzionato come voleva lei.
Lo sguardo esasperato che le inviarono i genitori non sembrò colpirla
molto. Con un sorriso angelico prese per i capelli una bambola e iniziò
a tirarle le braccia come se volesse scoprire quanta energia era necessaria
per separarle dal corpo.
"Forse è meglio se li portiamo fuori." commentò
Angel "In fondo hanno passato tutta la giornata in casa. E' normale
che Iriel sia irritabile."
"Iriel non è irritabile." lo contraddisse Buffy con un
sospiro. "Ha semplicemente un caratteraccio e per favore risparmiati
i commenti su da chi lo ha ereditato! Le frecciatine di Willow in proposito
mi sono più che sufficienti!"
Era il crepuscolo. Il momento della giornata
che Buffy preferiva. Ormai portava spesso Iriel fuori con sè durante
il giorno. Dopo la loro nascita entrambi i bambini avevano dimostrato
di non gradire la luce del sole. Con il tempo però Iriel vi si
era abituata e ora pareva piacerle moltissimo.
Liam invece, come suo padre, evitava istintivamente la luce solare diretta,
come se ne fosse respinto. Al buio completo però piagnucolava se
non aveva nessuno vicino.
Uscire al crepuscolo per andare a trovare gli amici, fare commissioni
o anche soltanto una semplice passeggiata era perciò diventato
un rito per la famiglia.
"A proposito di Willow, dobbiamo passare al Negozio di Magia."
rammentò improvvisamente Buffy. "Mi ha telefonato dicendomi
che ci sono novità, ma con gli ospiti in casa me ne ero completamente
dimenticata."
"Va bene." assentì Angel. "Anch'io devo parlare
con Giles."
Buffy, uscendo di casa con Iriel in braccio
corrugò le sopracciglia. Era un pò gelosa dell'intimità
che si era instaurata fra Angel e il suo Osservatore. Quando era un'adolescente
egocentrica aveva dato per scontato di essere lei il solo centro di interesse
dei due uomini. Ora si rendeva conto che il vampiro e il gentiluomo inglese
avevano molte altre cose in comune, dalle quali lei si sentiva esclusa.
D'altra parte Angel aveva bisogno di amicizie e Giles, come amico, era
senza dubbio preferibile a Cordelia.
Fra il vampiro e la brunetta c'era solo una profonda intesa, come lei
stessa aveva potuto costatare quel giorno. Angel sembrava considerarla
una figlia, o forse una sorella minore, bisognosa di aiuto e consiglio,
ma...con un sospiro di rassegnazione Buffy sistemò Iriel nel passeggino,
mentre Angel faceva lo stesso con Liam.
Quando i bambini furono pronti Angel si voltò verso di lei e le
sfiorò la fronte con le labbra. Non disse nulla, ma il suo sguardo
era colmo di calore e di desiderio. Buffy sorrise, dimenticando ogni gelosia.
Erano finalmente una famiglia. Tutto il resto del mondo orbitava intorno
a loro, ma niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerli.
"Abbiamo trovato l'incantesimo adatto a
dirci chi è veramente Liam." annunciò subito Willow
entusiasta, appena entrarono nel Negozio di Magia.
"Oggettivamente il piccolo non dovrebbe esistere" mormorò
con più tranquillità Giles a voce bassa, come se temesse
che l'interessato potesse sentirlo. Buffy si commosse per lo sguardo di
scusa che l'osservatore inviò al piccolo. "Non è un
vampiro, non nel senso classico del termine almeno. I vampiri non crescono,
non invecchiano e si nutrono solo di sangue. Liam invece si sta sviluppando
come tutti gli altri bambini bevendo il latte di sua madre."
"Ha già mangiato anche qualche pappa." intervenne quietamente
Tara, evidentemente ansiosa di dimostrare l'umanità del suo figlioccio.
"Resta quindi il problema" continuò l'Osservatore "di
chi o che cosa lo anima."
"Deve essere una creatura del bene!"
interferì Willow in tono convinto. "E' il bambino più
buono del mondo!"
Giles serrò le labbra. Ad Angel toccò l'ingrato compito,
con voce sommessa, di smorzare l'entusiasmo della giovane strega. "E'
troppo giovane per poter dire che è buono, Willow. Lui non conosce
ancora la differenza fra il bene e il male. E' tranquillo, questo è
evidente, ma..."
"Che cosa possiamo fare per scoprire se c'è, oppure no, un
demone dentro di lui?" chiese Buffy con impazienza. Detestava quei
discorsi. Per lei non faceva differenza. Angelo o demone era comunque
suo figlio e lei lo avrebbe protetto...a qualsiasi costo!
Improvvisamente le comparve davanti agli occhi l'immagine di Angel, confuso
e addolorato, che precipitava nel vortice che l'avrebbe condotto all'Inferno,
il vortice in cui lei lo aveva gettato per salvare il mondo. Una paura
agghiacciante invase l'animo della Cacciatrice. Non era pronta a sostenere
di nuovo una scelta simile: non sarebbe mai stata pronta!
"Dobbiamo fare alcuni test" rispose
Giles, apparentemente inconsapevole dello stato d'animo della sua protetta.
"Non si tratta di niente di doloroso!" la rassicurò immediatamente
Tara, che con la sua sensibilità aveva colto l'ansia di Buffy,
fraintendendone però la causa.
"Va bene." assentì Angel, gli occhi colmi di preoccupazione.
Buffy non disse nulla, ma quando Giles le prese il figlio dalle braccia
non si oppose.
"Credo che Liam starà più tranquillo con Iriel accanto."
osservò Angel, deponendo la bambina sul tappeto vicino al fratello.
"Buona idea." approvò Willow "così non si
sentirà solo."
Il vampiro provò una vaga sensazione
di disagio. C'era un pensiero che vagava nella sua mente, ma che non riusciva
ad afferrare. Non avrebbe voluto mettere Iriel su quel tappeto, ma...d'impulso
lo aveva fatto, un impulso di cui ora era pentito.
La piccola era perfetta ed era umana. Non c'era quindi motivo di sottoporla
a nessuna prova. Angel però percepiva a tratti qualcosa di particolare
in sua figlia, qualcosa di indefinito che non comprendeva. Non ne aveva
mai parlato con nessuno perchè non osava confessare neppure a se
stesso quelle vaghe sensazioni, ma erano state loro a spingerlo a mettere
la piccola accanto al fratello.
"Come reagisce alla luce del sole lo sappiamo
già." decretò Giles. "Non gli piace e non mi pare
il caso di fare esperimenti il cui esito potrebbe andare oltre le nostre
intenzioni. Nessuno vuole fargli del male. Ci sarà tempo in futuro
per saperne di più in proposito. Dobbiamo però conoscere
gli altri suoi punti deboli per poterlo proteggere."
Angel si allontanò repentinamente dall'Osservatore. Giles aveva
preso da un cassetto una croce di legno, grande come il palmo della sua
mano, che depose sul tappeto a circa un metro dai bambini.
Liam, con curiosità, a gattoni si avvicinò e si allungò
per afferrarla. Iniziò a rigirarla come se volesse esaminare quello
strano oggetto che non conosceva. Iriel si sporse e gliela tolse bruscamente
per infilarsela avidamente in bocca. Dopo averla mordicchiata per qualche
istante la gettò sul tappeto e guardò Giles con espressione
offesa. Quel biscotto non era assolutamente di suo gradimento!
"Sembra che io non le dia mai da mangiare a sufficienza!" commentò
Buffy scherzosamente nel tentativo di nascondere il sollievo che provava.
Giles, senza dire nulla, posò sul tappeto una corona di aglio che
seguì lo stesso destino della croce, con la sola differenza che
provocò smorfie di disgusto sul viso della piccola quando la addentò.
Le sue urla di disappunto infransero il silenzio.
"Questi erano solo i test preliminari"
spiegò Giles, chinandosi per consolare la piccola con una carezza.
I visi intorno a lui, su cui si stava già diffondendo il sollievo,
tornarono ad oscurarsi. Gentilmente l'Osservatore sollevò Iriel
e la restituì al padre."Ora viene il difficile." mormorò,
aggiustandosi gli occhiali che la piccola aveva tentato di sottrargli.
"E' meglio che Liam sia solo."
Lentamente, con l'aiuto di Willow e Tara tracciò con il gesso,
intorno al tappeto, un pentacolo. Il bambino li osservò con curiosità
e dovette essere redarguito quando tentò di partecipare anche lui
all'opera.
Completato il disegno Giles prese un grosso libro dal quale iniziò
a leggere una cantilena, simile a una ninnananna, in una lingua ormai
morta da tempo.
"Non può fargli del male." sussurrò Angel, accostando
il capo a quello di Buffy, per rassicurarla. "E' un incantesimo che
serve solo a mostrarci il suo vero essere."
Parve non accadere nulla all'inizio. Liam sedeva
tranquillo osservando i visi famigliari intorno a lui. Protese le braccia,
ma quando comprese che nessuno aveva intenzione di prenderlo in braccio
le abbassò di nuovo.
L'osservatore continuava a leggere e la tensione fra i presenti diventò
quasi palpabile. Willow si mosse per andare a chiudere la porta che doveva
essersi aperta da sola. Si fermò sorpresa. La porta era ancora
chiusa eppure una leggera brezza si muoveva per la stanza accarezzandole
il viso e muovendole i capelli. Buffy e Angel si guardarono, gli occhi
colmi di stupore. Le fiammelle delle candele accese si muovevano, come
se fossero vive. Una mano invisibile iniziò a sfogliare le pagine
di un libro, lasciato aperto su un tavolo. La brezza si trasformò
gradualmente in vento, un vento capace di far vibrare i vetri della vetrina
e sollevare gli oggetti più leggeri.
Angel strinse a sè Iriel, per proteggerla. Liam era silenzioso.
Sedeva immobile e il vento non pareva neppure sfiorarlo. Buffy e gli altri
si guardarono intorno con gli occhi colmi di meraviglia. Non provavano
paura, ma percepivano chiaramente le energie che vibravano intorno a loro.
Era una sensazione inebriante. Willow, più sensibile degli altri
al potere dell'Universo, provò il desiderio di urlare per liberare
la forza che sentiva crescere dentro di sè. Dischiuse le labbra,
ma proprio in quel momento Giles chiuse il libro. La calma ritornò
immediatamente nella stanza.
Solo il suono argentino della risata di Iriel
non si interruppe. La piccola sembrava aver gradito molto lo spettacolo
che il fratellino le aveva offerto. Buffy però la ignorò.
Tutta la sua attenzione era concentrata su Liam che la osservava sorridente.
La madre pensò che il piccolo doveva essere in qualche modo consapevole
di essere la causa dell'accaduto e pareva esserne molto soddisfatto.
"E' pazzesco!" esclamò Giles
sottovoce.
"E' fantastico, vorrai dire!" commentò subito Willow
con un sorriso.
Buffy si volse in tempo per vedere Angel crollare su una sedia. Tara,
premurosamente, prese Iriel dalle braccia di suo padre. Il vampiro sembrava
così debole da non essere in grado di sorreggerla.
"Angel...che cosa ti succede?" domandò Buffy preoccupata,
avvicinandosi a lui per accarezzargli il volto gelido.
"Niente. Sono solo...sollevato. Non è un Angelo, ma neppure
un demone per fortuna!"
Buffy lo guardò con comprensione. Non si era resa conto fino a
quel momento dell'intensità della paura che doveva aver provato
il vampiro dal momento in cui Liam era nato. Se fosse stato un demone
ad animarlo per lei sarebbe stato terribile, ma in Angel il dolore sarebbe
stato accresciuto dai sensi di colpa.
Gli sfiorò le labbra con un bacio, che lui accettò senza
ricambiare. Buffy decise di lasciarlo tranquillo per un pò e di
occuparsi invece di suo figlio.
"Se non è un diavolo e neppure un
demone che cosa è?" chiese, senza rivolgersi a nessuno in
particolare.
"E' un'entità elementare, al di là del bene e del male,
come le forze della natura." le rispose pronta Willow. "Uno
spirito dell'aria, a quanto sembra."
"Infatti" confermò Giles "quando Angel è
tornato ad essere un vampiro si è creato un paradosso. Un figlio
generato da un morto, che non avrebbe potuto avere figli. Si è
creato un vuoto che doveva essere colmato. L'Universo non tollera il vuoto,
ma non compie neppure delle scelte. Creare un Angelo o un Demone avrebbe
implicato una scelta, l'ago della bilancia cosmica avrebbe oscillato in
direzione del bene o del male e questo non è ammissibile. La facoltà
di scegliere è stata data solo all'uomo. La natura esiste, si evolve,
ma non compie mai scelte. La sola forza vitale che poteva animare il piccolo
forse, per evitare una rottura del tessuto cosmico, era un'entità
priva di una sua morale. Tanto potente da dare la vita ad un corpo morto,
ma assolutamente neutrale."
Buffy si era allontanata da Angel per prendere
in braccio Liam. Il bambino era quieto. I suoi occhi chiari passavano
da uno all'altro degli adulti come se ascoltasse. Anche Iriel aveva smesso
di ridere. Ora era impegnata a tirare i lunghi capelli neri di Tara.
"Perchè il cuore di Liam non batte come quello di Iriel?"
mormorò Buffy incerta.
"Non lo so." rispose onestamente Giles. "E' possibile che
il fatto di essere una femmina in qualche modo abbia influito. Le donne
hanno un legame con la vita diverso rispetto agli uomini. Esiste anche
l'eventualità che i due gemelli siano stati resi uno la controparte
dell'altra, sempre nel tentativo di non infrangere l'equilibrio cosmico."
"Come sarà ... da grande?"
domandò Buffy con voce tesa. Era evidente che si riferiva a Liam.
"Potente" rispose subito Giles "e...come voi gli insegnerete
ad essere. Lasciato a se stesso, acquistando sempre più consapevolezza
del mondo, il suo animo diventerebbe simile a quello di coloro che la
tradizione chiama folletti. Esseri dispettosi, ma anche servizievoli a
volte, che vivono al di fuori di qualsiasi regola seguendo solo i loro
desideri. Liam però non è solo. Ha voi, Iriel e noi...per
imparare la differenza fra il bene e il male."
"Ha anche il demone." pensò Angel e una terribile ansia
gli avvolse il cuore. Guardò Buffy, che abbracciava suo figlio,
come se fosse determinata a proteggerlo da qualsiasi male. I suoi occhi
grigi erano colmi di una vibrante energia, l'esile corpo nascondeva una
forza che nasceva non solo dai muscoli, ma soprattutto da un carattere
indomabile. Il vampiro provò un intenso senso di gratitudine verso
la compagna, perchè era quello che era.
L'ansia svanì lentamente dal suo animo sostituita dal calore del
loro reciproco amore. Aveva ancora paura. Ne avrebbe sempre avuta pensando
al destino dei suoi figli. Era però una paura sana, normale, che
poteva controllare, non il terrore agghiacciante che aveva provato poco
prima.
Un soffocato gemito di dolore di Tara ruppe
improvvisamente la tensione nella stanza. Iriel le aveva tirato una ciocca
di capelli con troppa energia. La giovane strega districò le manine
paffute dalla massa di capelli scuri redarguendo affettuosamente la piccola,
che la osservava imbronciata. Dalla sua espressione era chiaro che non
comprendeva il motivo per cui doveva interrompere quel gioco così
divertente.
Angel corrugò la fronte.
"Vado a preparare un pò di the." Si offrì Willow.
Giles si volse verso gli scaffali della libreria alla ricerca di un testo
che trattasse di entità elementari e folletti. Buffy strinse a
sè Liam e gli sorrise. Desiderava rassicurarlo che l'amava e l'avrebbe
sempre amato, indipendentemente da quello che era. Lui però non
sembrava avere bisogno di conferme. Rispose al sorriso della madre come
se fosse perfettamente consapevole dell'amore che lo circondava.
"Aspettate! Willow torna qui!" Ordinò
con forza Angel, sorprendendo gli amici.
Willow perplessa tornò sui suoi passi. Buffy si volse di scatto
verso il compagno. Aveva colto nella sua voce una paura di cui non comprendeva
l'origine. Inconsapevolmente la sua stretta intorno a Liam aumentò.
Il piccolo non reagì. Appoggiò semplicemente il capo sulla
spalla della madre come se sapesse già quello che stava per accadere.
Angel scrutava Iriel con insistenza, il viso contratto, gli occhi scuri
cupi come una notte senza Luna.
"Ora basta! Smettila!" ordinò con decisione alla piccola.
Buffy dischiuse le labbra per prendere le difese della figlia, che una
volta tanto non stava facendo assolutamente nulla di male, ma Giles glielo
impedì posandole una mano su un braccio.
Padre e figlia si fissarono per lunghi istanti. Poi Iriel si voltò
verso Tara e iniziò a giocare con un ciondolo che la ragazza portava
al collo, come se null'altro al mondo la interessasse. A Buffy parve di
cogliere un leggero sospiro di disappunto provenire dalla figlia, ma era
stato così lieve che non era certa di averlo udito.
"Sono stato un idiota!" commentò
Angel scuotendo la testa. "Per tutti questi mesi...se fossi stato
più attento me ne sarei accorto prima!"
"Di che cosa ti saresti accorto?" chiese Buffy confusa. "Iriel
è una bambina adorabile. Non ha nulla di particolare."
"Nulla a parte un padre vampiro e una madre Cacciatrice!" commentò
Giles pensieroso.
"Infatti!" confermò Angel. Buffy però non aveva
intenzione di arrendersi. Il vampiro sapeva che non l'avrebbe fatto perciò,
prima che lei avesse il tempo di replicare, le sorrise con affetto e tentò
di calmare le sue ansie. "E' nostra figlia, Buffy." le ricordò
dolcemente. "Le voglio bene quanto gliene vuoi tu, ed è forse
per questo che sono stato così ottuso. Da quando i bambini sono
nati sono anche stato...ho pensato forse troppo a me stesso, a come mi
sentivo, e troppo poco a loro, ma ..."
"Vieni al punto Angel!" lo esortò Buffy impaziente. "Che
cosa c'è secondo te che non va in Iriel?" nella sua voce era
evidente tutta la preoccupazione di una madre che vede messa in dubbio
la salute di sua figlia.
"La bambina sta bene" la rassicurò
subito Angel " è solo....troppo adorabile."
"Che cosa intendi per "troppo adorabile"?" interferì
Willow, anche lei in ansia per il futuro di colei che considerava a pieno
titolo sua nipote.
"Credo, anzi ormai ne sono certo, che Iriel abbia interferito con
le nostre menti. Lo ha fatto in modo rudimentale, ma incredibilmente efficace,
forse anche perchè voleva farci credere...quello che tutti noi
volevano credere."
"Che fosse una bambina come le altre? E' questo che vuoi dire?"
chiese Giles assorto.
"Sì" assentì il vampiro "Ha fatto in modo
che ci concentrassimo sul suo aspetto attraente e i suoi atti tipicamente
infantili e noi ci siamo cascati. Ci siamo persi nei suoi occhioni neri
e abbiamo riso alle sue piccole malefatte dimenticando chi era e ignorando
quello che stava facendo al punto che non osavamo neppure accennare, se
non vagamente, alla possibilità che lei fosse diversa da come appariva."
Buffy inconsciamente riconobbe la verità
nelle parole del compagno, ma questo servì solo ad aumentare le
sue ansie. "Non voleva farci del male. Se lo avesse voluto...."
mormorò, meno sicura di quello che avrebbe voluto essere. "Forse
desiderava solo essere sicura che la amassimo." concluse, in un disperato
tentativo di giustificare la figlia. Aveva bisogno di una conferma alle
sue parole e Angel fu tentato di offrirgliela, ma non poteva mentirle,
non su un argomento così importante.
"E' possibile, Buffy, ma credo non sia così semplice. La capacità
di sedurre e manipolare la volontà altrui è una caratteristica
dei vampiri. Iriel però è andata oltre. Ha interferito con
i nostri pensieri come nessun vampiro avrebbe saputo fare. Quanto al perchè...ho
il sospetto che volesse soprattutto difendersi. Ha colto le nostre paure
nei suoi confronti, presenti da ancor prima che nascesse, e ha tentato
di rassicurarci...a modo suo."
"Io le voglio bene...perchè le voglio bene!" Esclamò
Willow irritata. "Non è stata certo lei a obbligarmi ad affezionarmi!"
"E' così anche per me, Willow"
rispose più pacatamente Tara, "ma...mi stando ritornando alla
mente cose che prima...non ritenevo importanti, come ad esempio tutte
le volte in cui, senza nessun motivo, sono andata a guardare Iriel dormire
e l'ho trovata sveglia che mi tendeva le braccia per essere tolta dalla
culla. Era come se mi avesse chiamata e mi aspettasse. La stessa cosa
è accaduta per il pannolino. Ogni volta che la controllo per vedere
se è bagnata poi devo cambiarla perchè ne ha effettivamente
bisogno. Non avevo mai notato prima quanto era strano, ma ora...vedo le
cose in modo diverso."
Buffy sospirò rassegnata, "Effettivamente anch'io le ho fatto
il bagno, che a lei piace tanto, più a lungo e molte più
volte che a Liam. Adesso mi sembra assurdo. Dovrebbero averne bisogno
entrambi allo stesso modo, ma..."
"Pensi che continuerà a farlo?"
domandò Giles con curiosità scientifica.
"Ogni tanto. Dovremo stare attenti ora che lo sappiamo. E' un'abitudine
da non incoraggiare. Penso però che con il tempo si renderà
conto che ci occupiamo di lei anche senza bisogno delle sue interferenze
e che la amiamo per quello che è. Non sarà altrettanto facile
farle capire che non può sempre ottenere tutto quello che desidera.
E' piuttosto cocciuta. Ma sono certo che imparerà."
"Se ne sei così sicuro perchè hai quel tono preoccupato?"
chiese Buffy provocatoria, ma anche timorosa della risposta.
"Il dono di saper suscitare negli altri l'amore è un dono
stupendo, ma anche pericoloso se non è accompagnato da un'uguale
capacità di amare." mormorò il vampiro, mentre il suo
pensiero andava al demone che per lunghi anni aveva usato la sua capacità
di sedurre per seminare dolore e morte.
Iriel sottolineò le parole del padre baciando con entusiasmo su
una guancia Tara che in risposta la strinse affettuosamente a sè.
Angel sorrise. La piccola forse con quel gesto voleva dimostrargli che
possedeva tutto il fascino di suo padre, ma anche l'incredibile capacità
di amare di sua madre.
"Credi che dovremmo sottoporre anche lei
all'incantesimo?" chiese Giles, ancora esitante.
"Certo." rispose con sicurezza il vampiro. "A questo punto
possiamo escludere che sia un essere umano come gli altri, quindi..."
"Vuoi dire che anche lei potrebbe essere un demone?" chiese
Buffy con il panico nella voce.
"E' possibile." rispose stancamente Angel "Lo sapremo fra
poco."
Tara depose gentilmente, a malincuore, Iriel nel pentacolo. Willow dovette
prenderla per un braccio per indurla ad allontanarsi dalla piccola. Erano
tutti preparati ad affrontare il problema di chi fosse veramente Liam,
ma Iriel...per troppo tempo si erano cullati nella certezza che la piccola
fosse una bambina come tante e ora faticavano ad accettare una realtà
che avrebbe potuto trasformarsi in un incubo.
Giles iniziò a leggere. Come la prima
volta all'inizio niente sembrò mutare, poi le candele iniziarono
ad ardere con più forza. Anche la luce del lampadario diventò
gradualmente più intensa. Iriel sorrideva in modo malizioso. Angel
provò una confortante sensazione di calore pervadergli il corpo.
Per un breve, esaltante istante si illuse di essere tornato vivo. Forse
era un piccolo dono che sua figlia voleva fargli. Gli occhi di Buffy scintillavano
di energia. Tara si voltò verso Willow per abbracciarla e baciarla
con trasporto. La luce continuò ad aumentare. Le fiamme delle candele
si innalzarono verso l'alto in un modo impossibile. Liam nascose il viso
nel petto della madre per ripararsi gli occhi. Tutti furono costretti
a serrare le palpebre, anche Giles che quindi interruppe la lettura. Una
lampadina esplose rumorosamente poi...la luce si spense.
In realtà l'ambiente era ancora illuminato,
ma il contrasto diede ai presenti l'impressione di essere al buio. Lentamente
gli occhi di tutti tornarono ad abituarsi alla luce delle candele e delle
lampadine rimaste accese.
Iriel, a gattoni, uscì dal pentacolo e si diresse decisa verso
suo padre che la prese in braccio con un'espressione di falso rimprovero
sul viso.
"E' anche lei uno spirito!" esclamò Willow, sciogliendosi
dall'abbraccio di Tara con un pò di imbarazzo "Uno spirito
del fuoco."
"Mi sembra evidente." commentò Giles pulendosi gli occhiali.
"In realtà sembra poter controllare qualsiasi forma di energia."
"Quindi neppure lei ha un'anima." mormorò Buffy un pò
delusa.
"In realtà non lo sappiamo."
tentò di consolarla Giles. "Che cosa è un'anima? Noi
tendiamo a considerarla come un oggetto che solo gli uomini possiedono,
ma probabilmente non è così semplice. Per secoli abbiamo
pensato che le donne ne fossero prive. Oggi qualcuno asserisce che perfino
gli animali ne sono dotati. Sappiamo per certo che i vampiri non la possiedono
perchè sono demoni, ma gli spiriti? Vale anche per loro lo stesso
principio? Forse anche loro sono anime, diverse da noi, ma non per questo
meno nobili. E' un argomento su cui molto è stato detto e scritto,
ma del quale sappiamo molto poco. L'importante è che i bambini
non siano votati al male e per fortuna non lo sono. Hanno poteri molto
grandi, di cui dobbiamo ancora scoprire la portata, ma possiamo insegnargli
ad utilizzarli per il bene. Quanto al resto...solo il futuro potrà
darci le risposte che desideriamo."
Buffy sospirò poco convinta. Quei ragionamenti
metafisici erano troppo teorici per lei.
Giles scambiò uno sguardo eloquente con Willow e Tara. I tre si
ritirarono di comune accordo nel retrobottega a preparare uno spuntino
per tutti.
Buffy e Angel, rimasti soli con i bambini, si guardarono.
"E' fatta!" esclamò Angel. "Avremo dovuto farlo
prima forse, ma...avevo paura."
"Lo so." mormorò Buffy. "Anch'io. Se fossero stati..."
"Non pensarci." le ordinò il vampiro in tono quasi brusco.
Lui stesso stava facendo un enorme sforzo per dimenticare le angosce inconfessabili
che l'avevano accompagnato per mesi.
"Forse pretendere anche un'anima per loro era chiedere troppo al
destino, ma..." continuò Buffy con una smorfia di disappunto
sul viso.
"Se l'anima è la coscienza del bene
e del male io credo che i bambini la posseggano. Entrambi sanno perfettamente
quando fanno qualcosa che non dovrebbero." dichiarò Angel.
"Quanto ci sia di umano in loro...credo che dipenderà da quanto
amore sapremo offrirgli. Quando mi hai incontrato" continuò
con tristezza "possedevo un'anima, ma sei stata tu, con il tuo amore,
a farmi sentire un uomo."
Buffy si avvicinò a lui e lo baciò con dolcezza sulle labbra.
Fu un bacio casto, colmo di affetto e di calore. Avevano già provato
troppe emozioni quella sera. Ora erano stanchi e tutto quello che desideravano
era condividere l'enorme sollievo che li pervadeva.
I bambini, stretti fra i corpi dei genitori, rimasero immobili, come se
non volessero turbare quel momento perfetto. I loro occhi si incontrarono
però con uno sguardo innocente, ma colmo di un'antica saggezza.
"Come avrei potuto non amarti?" mormorò infine Buffy
separandosi a malincuore dal compagno. "Tu sei il mio Angelo Custode."
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