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RATING: vietato ai minori di 18 anni (NC17) per descrizione grafica di rapporti sessuali

NOTA: sono credente e non è assolutamente mia intenzione recare offesa ai principi di nessuna religione, soprattutto non la mia. La lettura da me fatta dei testi sacri è la stessa a cui sono giunti teologi riconosciuti dalla Chiesa Cattolica.


COMMENTO: la versione biblica del peccato originale è un'immagine simbolica che contiene tutti i preconcetti, in particolare il maschilismo, degli uomini che hanno tradotto in parole i principi profondi e universali che Dio ha ispirato loro. L'uomo ha perso la sua innocenza (l'Eden) acquisendo la concezione del bene e del male (la mela). Il ruolo assegnato alla donna nella vicenda di essere succube del male (il serpente) e corruttrice dell'uomo (attraverso la mela) credo sia un'interpretazione del tutto umana, come pure l'attribuire al sesso il significato di "peccato". Dal sesso dipende la nostra capacità di riprodurci ed è un istinto del tutto naturale, e quindi voluto da Dio.
Il peccato di Adamo ed Eva non è sicuramente stato quello di amarsi anche con il corpo, oltre che con lo spirito. Il vero peccato è stata la vergogna che ne hanno provato, indice di malizia e di senso di colpa. Non c'è colpa senza peccato e non c'è peccato senza consapevolezza del male. Adamo ed Eva avevano scoperto il male dentro di loro. Per questo hanno perso il Giardino dell'Eden. Non sono stati cacciati da Dio, sono fuggiti perchè non sopportavano più la sua vista di Bene Perfetto.
Il male non è mai negli atti che compiamo. Esso è nascosto nel significato che diamo alle nostre azioni nel profondo del nostro cuore. Per questo il giudizio può essere solo divino. Rammentiamolo ogni volta che siamo tentati di giudicare gli altri o tendiamo ad essere troppo severi con noi stessi.

 

 

 

Oltre i confini del mondo

Capitolo n. 23

L'albero del bene e del male

 


Era stata una giornata come tante eppure Buffy percepiva un'atmosfera particolare aleggiare nella grande casa. Non aveva voglia di uscire per andare a Caccia. Non era stanca, ma desiderava un pò di tranquilla vita casalinga.
Angel stava mettendo a letto i bambini. Buffy pregò silenziosamente che i piccoli si addormentassero presto. Lei e Angel non avevano neppure un'ora per illudersi di essere una coppia come le altre. Poi sarebbero arrivate le babysitter, Willow e Tara. Loro sarebbero usciti per le strade di Sunnydale, uno a fianco dell'altra, i sensi all'erta, scrutando fra le ombre della notte per svelare il male, qualsiasi forma esso assumesse, e sconfiggerlo.

"Oggi devono essersi stancati molto. Sono letteralmente crollati dal sonno." Osservò Angel entrando in soggiorno in quel momento.
Il vampiro si accomodò con movimenti fluidi sul tappeto, vicino al camino, lanciando uno sguardo di rimpianto verso il divano dove Buffy era accovacciata con una rivista sulle ginocchia.
"Ho telefonato a Willow" aggiunse con naturalezza. "le ho detto di non venire. La Cacciatrice questa sera si merita una vacanza."
Buffy sollevò un sopracciglio. Istintivamente avrebbe voluto protestare per quella decisione presa senza il suo consenso, ma tacque. In fondo non andare a Caccia era esattamente quello che desiderava. Angel, come sempre, non aveva fatto altro se non anticipare i suoi voleri.

Guardò il vampiro con affetto e iniziò a sorridergli. Il suo sorriso si trasformò però subito in una smorfia di disappunto. Doveva controllarsi. Non voleva civettare con lui. Sarebbe stato inutilmente crudele. Era però difficile trattenersi. La maglietta bianca e i pantaloni della tuta, un pò troppo grandi per lui, il suo atteggiamento indolente contrastavano con i lineamenti eleganti e il fisico perfetto in un modo estremamente seducente. Il fuoco alle sue spalle conferiva al vampiro un aspetto inquietante, smentito però dalla dolcezza del suo sguardo. Gli occhi di Buffy si soffermarono sulle grandi mani, che Angel teneva abbandonate in grembo, mani che da troppo tempo non sentiva su di sè.

Angel taceva. Una parte di lui assaporava incredula quegli istanti di serenità, divenuti sempre più frequenti nella sua vita. Buffy e i bambini avevano completamente stravolto la sua esistenza.
C'era però ancora un sottile tormento nel profondo del suo animo. Immagini di un passato lontano gli attraversavano la mente risvegliando gli istinti che faticosamente, durante il giorno, reprimeva. Avrebbe voluto sedersi accanto a lei, come era suo diritto fare, attirarla verso di sè, abbracciarla e ... era inutile sognare, logorarsi per quello che non avrebbe mai potuto avere. Il destino in fondo era già stato più generoso di quanto lui avesse meritato. Avevano i bambini e la possibilità di vivere insieme, giorno dopo giorno: molto di più di quanto avesse mai sperato, ma...lei era così bella e desiderabile sul divano di velluto scuro.

Illuminati dalla luce del camino i capelli biondi pulsavano di vita propria, le labbra rosse dischiuse, la pelle candida del collo, la stoffa tesa intorno ai seni rotondi e morbidi sotto le sue mani..."Angel, che cosa stiamo facendo?"
Passarono lunghi istanti prima che il vampiro realizzasse il senso di quella domanda. Le sue dita fremettero intorno ai seni di lei. Dischiuse le labbra per rispondere, ma la tentazione fu troppo forte e tornò a premerle contro il collo flessuoso.
Era in ginocchio, proteso su di lei. Il viso affondato nell'incavo del suo collo. Riusciva solo a percepire il profumo dolce dei suoi capelli che gli ottenebrava i sensi.
Non ricordava come e quando si fosse avvicinato a lei, ma in quel momento non gli importava. La sola cosa a cui riusciva a pensare era che non poteva e non voleva fermarsi.

"Ti prego..." mormorò senza staccare le labbra da lei.
Buffy emise un profondo sospiro, che avrebbe potuto essere di piacere, ma anche di dolore.
"Angel, non possiamo...la maledizione..." Brevi parole sussurrate, forse nell'inconscia speranza che lui non le udisse. Sapeva che non avrebbero dovuto cedere in quel modo ai loro istinti. Era consapevole del rischio che stavano correndo, ma nonostante le sue parole non riuscì a fare un solo gesto per allontanare il vampiro da sè.
Tutto il suo essere era in subbuglio.Il cuore le batteva nel petto con un ritmo intenso a cui il suo respiro affrettato pareva fare eco. Il ventre le doleva quasi dal desiderio. Abbandonando ogni remora e ogni pensiero razionale afferrò le spalle possenti per stringere più forte a sè quel corpo maschile che conosceva così bene e di cui aveva sentito tanto la mancanza.
Angel percepì la sua resa e rispose con un gemito di trionfo. Quasi violentemente la sollevò dal divano per portarla di peso in camera da letto.

Buffy ebbe la strana sensazione che i loro vestiti si fossero volatilizzati. Improvvisamente era nuda, stesa sotto di lui sul letto, il corpo proteso a ricevere le carezze delle sue mani e delle sue labbra.
Angel era ovunque intorno a lei, la avvolgeva completamente. Sentiva il contatto fresco delle sue labbra su un seno e un istante dopo contro la sua bocca. Le sue dita gentili, ma anche energiche toccavano, accarezzavano, stringevano tutto il suo corpo. Lei docilmente si apriva, lo accoglieva con gioia, dandogli libero accesso a tutta se stessa senza alcuna vergogna o pudore. Voleva essere sua, completamente.
Provò un intenso brivido di piacere quando lui le percorse in una lenta carezza la schiena, prima verso il basso, poi verso l'alto, facendo infine scorrere lentamente i polpastrelli lungo il suo collo. Angel a quel punto la sorprese inserendo le dita fra i suoi capelli e tirando leggermente. Buffy istintivamente s'inarcò contro di lui mentre un brivido di pura estasi le percorreva il corpo.
Socchiuse le labbra per gemere, ma non potè farlo. La sua bocca fu immediatamente invasa da quella di lui, avida e appassionata. Improvvisamente Buffy non resistette più. Esercitando tutta la sua forza riuscì a invertire le loro posizioni trovandosi distesa su di lui. Era il suo turno adesso.

Angel le oppose resistenza, tentando di spingerla di nuovo sul materasso, ma lei non cedette. Pose le ginocchia ai lati dei fianchi di lui, e gli premette le mani sulle spalle. Per pochi istanti si trovarono in perfetto equilibrio. Poi Buffy si chinò per posare rapidi, ma intensi baci, sull'ampio torace. Angel si arrese immediatamente al tocco delle labbra calde di lei. Crollò sui cuscini abbandonandosi a lei con la stessa fiducia che prima lei gli aveva dimostrato.
Buffy allora rialzò il capo per contemplare il compagno. Provò un inebriante senso di vertigine all'idea del magnifico corpo che attendeva solo che lei lo esplorasse risvegliando la passione che ardeva da sempre fra loro.

I muscoli lisci parevano scolpiti da un'artista. La pelle tesa aveva un sapore unico e misterioso. Tornò a baciargli il petto per risalire fino alle spalle. Seguì con cura la linea elegante dei muscoli del braccio, fino alla mano perfetta. Premette le labbra contro il grande palmo per raggiungere le dita, che accarezzò con la bocca una ad una. Dischiuse le labbra e avvolse l'indice in un gesto nato dal puro istinto. Desiderava che lui fosse parte di lei. Angel impetuosamente le afferrò con l'altra mano la nuca traendola verso di sè. Le loro bocche si incontrarono e iniziò una silenziosa lotta. Ognuno voleva penetrare, possedere, essere una cosa sola con il compagno
.
Buffy, in preda al desiderio, prese a muovere il ventre contro il ventre di lui sentendo crescere il proprio piacere in una vortice inarrestabile. Raddrizzò il busto. Ora Angel non la tratteneva più.
Il vampiro fece scorrere una mano fra i loro due corpi avvinti e con delicatezza, ma anche con decisione, penetrò dentro di lei con un dito. Buffy accolse il suo atto con un gemito di sollievo muovendosi sempre più freneticamente.
Quando l'estasi la raggiunse era pronta a riceverla. Il suo corpo si inarcò e strinse a sè il compagno come se fosse la sua unica ancora di salvezza nell'oceano di piacere in cui si stava perdendo. Un solo vago pensiero, accompagnato da sollievo, le attraversò la mente: "Così non c'è pericolo!"

Stava appena riacquistando il senso della realtà quando si rese conto del peso di lui che gravava sul suo corpo.
"Ti amo." sussurrò il vampiro. Ricordi di una notte lontana, annebbiati dal tempo, affiorarono nella mente di Buffy. "Angel...no!" Urlò dentro di sè, ma non riuscì a dar voce a quel pensiero colmo di angoscia. Lui stava penetrando dentro di lei, lentamente, ma inesorabilmente.
Buffy sentì esplodere dentro di sè l'universo. Era qualcosa che esulava dalla semplice soddisfazione dei sensi. Lui, l'uomo che le aveva insegnato il significato dell'amore, l'uomo che aveva ucciso, e che aveva condotto fuori dall'Inferno, l'uomo che aveva perso e poi ritrovato, il padre dei suoi figli, il suo passato e il suo futuro era finalmente di nuovo suo, senza limiti.
Lo sentiva dentro di sè, penetrare nel su corpo, varcare la soglia oltre la quale c'era l'essenza di tutto il suo essere. Era felice.

Angel non pensava a nulla. Aveva finalmente liberato quella parte di sè che a lungo aveva represso a costo di notevoli sofferenze. Si era sentito frustrato, un uomo a metà, un essere a cui era stata sottratta una parte fondamentale di se stesso. Ora finalmente era completo, in sintonia con l'universo.
Percepiva il calore, la vita di lei che penetrava nel suo essere. Il suo respiro affannoso gli sfiorava il volto in un'effimera carezza. Buffy...era stata la luce che aveva illuminato il suo cammino, sconfiggendo le tenebre che lui aveva creduto eterne. Aveva proteso le mani più volte per afferrare quella scintilla di speranza nella sua grigia esistenza, ma le sue colpe, la sua natura, il destino si erano sempre interposti fra loro.

Finalmente l'aveva raggiunta. Era sua, completamente. Non era un sogno e neppure l'effetto di una magia destinata a svanire. Era la realtà. Lui non era un uomo, non poteva camminare con lei sulla spiaggia, alla luce del sole, ma poteva tenerla fra le braccia e amarla ... fino alla fine dei tempi.
Il culmine del piacere li raggiunse insieme, violento e sublime, ma non inaspettato. Entrambi lo accolsero con gioia e sollievo, come un dono a lungo atteso. Più sconvolgenti però furono le emozioni che nacquero in quel momento nei loro cuori. Non erano più anime sole, perse in un mondo di nebbie. Erano un essere unico, completo in armonia con tutto il creato. Il cerchio si era chiuso finalmente.

Buffy si svegliò lentamente. Una piacevole sensazione di calore le pervadeva il corpo. Prima ancora di aprire gli occhi percepì il confortante e famigliare peso del braccio di Angel sul suo fianco. Le sue labbra si piegarono in un sorriso di pura felicità. Gli voltava la schiena, ma sentiva la presenza di lui alle sue spalle. Angel con un sospiro la trasse più vicino a sè. Buffy lo assecondò godendo di quel contatto rassicurante.
Improvvisamente però spalancò gli occhi. Un brivido di gelo le percorse il corpo. Gli avvenimenti della notte appena trascorsa le tornarono alla mente, ma in una luce diversa.

Restando immobile, agghiacciata dalla paura, non per sè, ma per lui, si chiese ansiosamente chi fosse che la teneva fra le braccia: il suo Angel o Angelus? Era possibile che il vampiro avesse perso la sua anima mentre lei dormiva, senza che lei se ne rendesse conto? La prima volta era successo, ma Angel, in un estremo atto di amore e protezione verso di lei, era riuscito ad allontanarsi prima che il processo raggiungesse il suo tragico esito. Questa volta forse non erano stati altrettanto fortunati.
Angel però non aveva perso immediatamente la sua anima allora. Era quindi possibile che non fosse accaduto ancora nulla, ma presto...

Buffy si voltò di scatto verso l'uomo che dormiva al suo fianco. Il suo movimento brusco svegliò il vampiro che, con gli occhi ancora annebbiati dal sonno, tentò di trarla verso di sè per baciarla.
Buffy si sottrasse all'abbraccio rigidamente, scrutando il bel volto che tanto amava alla ricerca di un segno che confermasse i suoi sospetti.
"Buffy, che cosa..." mormorò il vampiro con voce assonnata. Poi, ad un tratto, si alzò a sedere sul letto, allontanandosi istintivamente da lei. "No...io...Buffy, credimi...non sono lui, ma...vattene! Stai lontano da me!" urlò quasi, alzandosi e vestendosi affannosamente.
Buffy, con più calma, ma animata dalle sue stesse paure, seguì il suo esempio raccogliendo la terra i suoi vestiti e indossandoli. Ora non aveva soltanto paura, era anche preoccupata per la reazione di lui. Angel sembrava delirante, del tutto privo di controllo sulle proprie azioni.

Quando si diresse, con pochi lunghi passi, verso la porta Buffy, consapevole che fuori brillava il sole, si gettò su di lui intuendo le sue intenzioni.
"Angel...non è questa la soluzione!" gli urlò in faccia con tutta la forza della disperazione che provava.
"Sì, lo è!" rispose lui con uguale convinzione. "Devo farlo...mentre ne sono ancora capace. Non posso permettere che lui...non oso pensare a che cosa farebbe a te, ai bambini e...al mondo!"
Buffy sospirò lentamente cercando di ritrovare la calma. "Almeno adesso so che non sei lui. Angelus è contorto, ma non al punto da suicidarsi per ingannarmi!"

Angel di riflesso si rilassò leggermente anche lui. I suoi occhi però erano ancora colmi di tormento.
"Che cosa ho fatto!" esclamò, crollando a sedere sul letto e prendendosi il capo fra le mani, come se volesse nascondere il volto per la vergogna. "Come ho potuto! Avevo così tanto, te, i bambini e ora...fra qualche istante perderò ogni cosa, ti lascerò sola con i piccoli da allevare e ... ci sarà solo l'Inferno per me."
Buffy strinse le labbra e tentò ostinatamente di trattenere le lacrime. "Che cosa abbiamo fatto, Angel! Sono responsabile quanto te!" dichiarò con decisione, come se questo semplice fatto potesse cambiare le cose.

"Buffy, lasciami andare."la implorò il vampiro sollevando il capo e guardandola con occhi colmi di disperazione. "Se non lo farai...dovrai essere tu ad uccidermi quando verrà il momento e allora...sarà anche peggio! Non voglio che tu debba dire ai nostri figli che hai ucciso loro padre!"
"Hai ragione!" commentò subito Buffy con tragica ironia. "E' molto meglio dirgli che loro padre si è suicidato ed è condannato all'Inferno per l'eternità!"
"Preferiresti forse che fosse Angelus a fare loro da padre?" chiese Angel con ira, alzandosi in piedi.
Buffy strinse le labbra. Comprendeva che l'ira del vampiro non era rivolta verso di lei, ma ...
"Se quel mostro osa anche solo ad avvicinarsi ai miei figli..." iniziò a dire con decisione, però non riuscì a completare la frase.

Il suo sguardo istintivamente andò verso le finestre, coperte da pesanti tendaggi. Erano chiuse. Le tende erano immobili eppure una fresca brezza le stava accarezzando il viso. Dalla sua espressione assorta Buffy comprese che anche il vampiro stava provando la sua stessa esperienza. La luce che illuminava la stanza improvvisamente parve più viva, ma anche più calda.
Angel e Buffy si guardarono con gli occhi colmi di domande. Poi il suono di una risata ruppe l'incantesimo. L'aria tornò immobile e la luce perse l'inconsueto splendore. Iriel richiedeva l'attenzione dei genitori.

Insieme, Angel e Buffy, si recarono nella stanza dei bambini, adiacente alla loro. Nelle loro culle i piccoli erano svegli, ma tranquilli. Liam era concentrato ad osservare il volo degli angioletti appesi sul suo lettino, dono della zia Willow, mentre Iriel pareva avere scoperto quella mattina che i suoi piedini avevano anche le dita. La cosa sembrava divertirla molto.
Angel restò a lungo immobile ad osservarli, poi si voltò verso la porta guardandola con desiderio.
Buffy, seguendo il percorso dei pensieri dell'uomo che amava sentì il panico afferrarle la gola.
"Vado a chiamare Giles!" annunciò con voce strozzata. "Tu non ti muovere da qui!" ordinò in tono più determinato.
"No, aspetta!" la richiamò Angel, con una luce cupa nello sguardo. "E' meglio se prima prendiamo qualche precauzione.
Buffy aggrottò la fronte perplessa.

La cantina ora appariva a Buffy come un luogo triste e melanconico.
Angel sedeva su una brandina, l'unico letto della casa che fossero riusciti a trasportare nella grande stanza. Il capo chino aveva lo sguardo fisso sulle catene che portava ai polsi. Erano le stesse catene che avevano usato per i loro giochi d'amore. Angel, con le sue conoscenze di magia, era riuscito a fissarle alla parete alle sue spalle senza che esse perdessero la loro magica robustezza.
Buffy si avvicinò al compagno. Il vampiro aveva l'aria affranta di chi conosce la propria condanna e attende solo che essa si compia. Voleva rassicurarlo, infondergli un pò di speranza, ma lui la fermò con lo sguardo.

"Non è una buona idea Buffy restarmi vicino. Potrei cambiare in ogni momento." osservò il vampiro in tono distaccato. "E' meglio che torni di sopra. I bambini sono soli e devi chiamare Giles, anche se non credo che servirà a molto."
"Va bene" cedette Buffy "ma tu potresti essere un pò meno...."
"Un pò meno freddo? E' questo che volevi dire?" chiese il vampiro quasi con rabbia "Per favore vattene! Io...vorrei restare da solo."
"Non mi piace vederti legato in quel modo...come un animale." mormorò ancora Buffy stringendo le labbra per la frustrazione.
"E' quello che sono: un animale!" esclamò il vampiro in tono di sfida, una sfida che Buffy raccolse.
"No, non lo sei!" protestò immediatamente.
"Potrei diventarlo in ogni istante però....e tu lo sai bene!" esclamò il vampiro.

A Buffy non rimase altro se non arrendersi. Angel era stato perfettamente felice, anche se per pochi preziosi istanti. Quello che era già successo sarebbe inevitabilmente accaduto di nuovo. Il demone sarebbe tornato e lei avrebbe perso per sempre il suo angelo, l'uomo che amava, l'essere più giusto, compassionevole e retto che avesse mai conosciuto. Una morsa di dolore le strinse il cuore.
Angel sarebbe stato con lei ancora solo per breve tempo: minuti, forse ore se fossero stati fortunati e lei non poteva neppure avvicinarlo, toccarlo, dirgli addio come avrebbe desiderato: dimostrandoli tutto l'amore che provava e avrebbe sempre provato per lui. Era ingiusto, ma....il destino non era mai stato giusto con loro!

"Telefono a Giles e poi ti porto un pò giù i bambini. Anche se non potrai tenerli in braccio almeno potrai... vederli." Stava per dire salutarli per l'ultima volta, ma la sua bocca non era riuscita a formulare quelle parole crudeli.
Come avrebbe fatto Iriel senza suo padre che sapeva comprendere così bene quello di cui aveva bisogno, si chiese dolorosamente Buffy. E Liam? Lei gli avrebbe raccontato tutto della sua storia, del perchè lui era diverso dagli altri bambini, ma ...il piccolo si sarebbe sentito ugualmente solo senza suo padre, l'unico essere che aveva veramente qualcosa in comune con lui. Lei gli avrebbe spiegato che lui non era un vampiro e che suo padre, anche se lo era aveva solo la parvenza di quei mostri, ma nell'animo era molto diverso. Non era certa però che il bambino sarebbe riuscito a crederle. Dannazione! Lei aveva bisogno di Angel. Loro avevano bisogno di lui!

"No." rifiutò il vampiro con decisione "Anche se non potranno ricordare, quando saranno grandi, non voglio che mi vedano così. Lasciali nella loro stanza e tu resta a sorvegliarli. Io...non ho più bisogno di te ormai!"
Angel aveva parlato in tono rassegato. Sapeva di essere stato crudele, ma voleva allontanarla da sè. Non osava dirglielo, ma detestava che anche lei lo vedesse in quello stato, come una belva feroce che deve essere incatenata perchè non faccia del male a chi la accudisce.
In realtà aveva un disperato bisogno di lei, del suo amore, la sola cosa capace di sollevarlo in quei momenti colmi di paura e di tormento.
Immagini dell'Inferno che lo attendeva gli affioravano alla mente insieme a ricordi di tutto ciò che stava per perdere: Iriel che strappava dal viso di Giles gli occhiali, Liam che si stringeva a sua madre e Buffy addormentata al suo fianco, serena e fiduciosa.

Tutto questo sarebbe continuato. I bambini sarebbero diventati uomini, ma lui non gli avrebbe mai visti crescere. Avrebbe perso anche loro nell'abisso di dolore dove la sua esistenza non avrebbe mai avuto fine.
Forse Buffy avrebbe trovato un altro compagno da abbracciare nel sonno. Quest'immagine avrebbe probabilmente fatto parte dell'Inferno che lo attendeva.
Aveva bisogno di lei, ma non voleva che lei vedesse, che lei sapesse quello che sarebbe diventato.

Almeno quel dolore poteva risparmiarglielo. Giles era un amico: avrebbe fatto quello che era necessario.
Buffy senza più dire nulla nel timore che la sua voce tradisse il dolore che provava si voltò e uscì dalla stanza. Iniziò a salire le scale, ma dopo pochi gradini si fermò. Nella penombra della luce fievole che illuminava le cantine pianse silenziosamente perchè le sue lacrime non gravassero sulle spalle di Angel che già portavano un peso troppo grande per qualsiasi uomo.

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché l'amore di Buffy e Angel è "forever, this is the whole point"

 

Aria e fuocoContinua