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RATING: Vietato ai minori d’anni 18 per descrizione grafica di rapporti sessuali.
DEDICA: a chi ha saputo affrontare con coraggio quello destino gli ha riservato, raccogliendone i doni, anche se inattesi..
 

 

Capitolo II
Bugie
“Willow, per favore, non esagerare. Ho detto solo che lui mi piace....molto!” Willow e Buffy stavano tornando a casa di Buffy, dopo un pomeriggio trascorso a fare acquisti. Era ormai sera inoltrata.
Fra la prova di un vestito, troppo caro per essere acquistato, e i volumi polverosi di una negozio di libri usati, dove Willow non mancava mai di fermarsi, appena aveva un momento libero, le due ragazze avevano ritrovato la confidenza di un tempo. Durante gli ultimi mesi si erano, infatti, allontanate una dall’altra. Il liceo era finito, e diventare adulti, avevano scoperto, significava anche avere meno spazio nella propria vita per se stessi e gli amici. Willow aveva dovuto concentrare tutta la sua attenzione sulle scadenze, che l’università imponeva, e sui suoi studi di magia. Il poco tempo libero che le restava era per Tara. Buffy invece...si sentiva in colpa. Willow le era mancata e in fondo al suo cuore era un pò gelosa di Tara. Continuava a ripetersi che avrebbe comunque invitato l’amica a fare spese con lei, quel pomeriggio, indipendentemente dal suo piano, ma qualsiasi cosa dicesse a se stessa non riusciva a tacitare la sua coscienza. Quando finalmente aveva osato accennare a Willow il suo nascente interesse per Spike la reazione della compagna l’aveva sorpresa per la sua veemenza. Willow era sempre stata molto comprensiva con lei, anche quando le sue scelte non erano state proprio ortodosse, ma questa volta pareva veramente sconvolta. “Senti Buffy, puoi dire quello che vuoi: è divertente, carino, stimolante, affascinante, anche se io lo trovo soprattutto irritante, ma resta il fatto che è un vampiro!” Buffy scosse il capo, con fare sbarazzino, nel tentativo di sdrammatizzare.
“Lo so che è un vampiro, ma ha il microchip, ricordi? Non uccide più le persone, quindi non vedo dove sia il problema.” Willow si fermò in mezzo al marciapiede, sbalordita.
“Dove è il problema? Buffy, microchip o no, è sempre un demone. Un DEMONE! Chiaro? Sul dizionario alla voce Demone trovi: essere malvagio, cattivo, crudele, infernale, non bravo ragazzo, da presentare agli amici e invitare a casa per cena!” Buffy sentì improvvisamente il rimorso crescere in lei. Willow sembrava realmente preoccupata, più di quanto si era attesa.
Quando aveva ideato il suo piano con Spike aveva pensato solo a se stessa e ad Angel. Il coinvolgimento di Willow le era sembrato marginale. La compagna doveva avere il solo compito di informare Angel. Aveva dimenticato quanto forte fosse l’amicizia che le legava, nonostante il loro recente allontanamento. La stava usando, approfittando dei suoi sentimenti, e non aveva nessuna giustificazione, a parte....il suo disperato bisogno di avere Angel vicino. “Io non ho detto che voglio invitarlo a cena. Ho detto solo che l’ho incontrato al cimitero, abbiamo parlato e mi sono resa conto che mi piace, più degli altri ragazzi che conosco. Lui mi conosce, capisce quello che sento, come sono fatta. Sa che cosa vuol dire vivere, cacciare nell’oscurità, in quell’universo di cui la gente normale ignora l’esistenza. Lui...ha vissuto molte esperienze simili alle mie, anche se è un vampiro, anzi proprio perchè è un vampiro. I miei sentimenti, le mie passioni, i miei bisogni, in un certo senso sono anche i suoi.” Ecco, non aveva mentito. Certo non aveva detto tutta la verità, non aveva nominato Angel, e Willow sicuramente avrebbe frainteso, ma era il meglio che potesse fare per mettere a tacere la sua coscienza.
L’amica ora sembrava più confusa che mai. “Buffy, lui è Spike: tuo nemico da sempre. Ha un microchip, non un’anima...come Angel. Non è lui! Probabilmente ti desidera, ma certamente non ti ama ...come ti ha amato Angel. Non puoi concedergli la stessa fiducia, e lo sai, devi saperlo! Approfitterà di te alla prima occasione e noi non potremo fare nulla per aiutarti!” Willow doveva proprio essere disperata, per nominare Angel. Dal giorno in cui lui l’aveva lasciata quello era diventato, fra loro, un argomento tabù. Buffy sapeva che il Signor Giles e Willow si tenevano in contatto con Los Angeles, ma non chiedeva e Willow non parlava. Negli occhi della compagna, Buffy, lesse un sentimento che conosceva bene, ma che non si era aspettata di leggere: la paura.
Willow non temeva che lei si ritrovasse ad affrontare un’ennesima delusione, che il suo cuore fosse spezzato ancora una volta. Willow era terrorizzata all’idea che lei potesse morire. Non poteva farle questo!
“Willow senti, io non intendevo...” “Ciao Buffy.” Spike si era materializzato dal nulla, alle sue spalle, e ora, con noncuranza le stava stringendo la vita, in un gesto che dimostrava una notevole confidenza.
“Ciao Spike” Buffy ricambiò il saluto con tono esitante. Ora dare delle spiegazioni a Willow sarebbe stato molto più difficile. Avrebbe voluto allontanarsi dal vampiro, ma l’occhiata gelida con cui Willow lo squadrò, le disse che era già troppo tardi per le spiegazioni. La giovane strega aveva interpretato il suo atteggiamento come comprensibile imbarazzo nel veder resa pubblica una relazione decisamente discutibile. Willow aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito, quando Spike, con la mano libera, scostò i capelli biondi di Buffy e chinò il capo per posare un prolungato bacio sul collo ora scoperto.
“Willow, ascolta...” iniziò Buffy, appena si fu ripresa dalla sorpresa del contatto delle labbra del vampiro sulla pelle, ma Spike la interruppe, interrompendo il bacio. “Ciao Willow, scusaci, ma abbiamo molte cose da fare. Sai la caccia e tutto il resto...soprattutto tutto il resto.” Concluse con un sorriso complice, attirando maggiormente a sè e trascinando via la sconcertata Cacciatrice. Willow si ritrovò improvvisamente sola, sul marciapiede, in preda a un profondo senso di sgomento.
Avrebbe dovuto parlare con il Signor Giles, di tutta quella storia, ne era consapevole ma non se la sentiva. Avrebbe tradito le confidenze dell’amica, e non osava pensare alla reazione del Signor Giles. Buffy con Spike: c’era qualcosa di sbagliato, in quella situazione, qualcosa di squallido, triste. Buffy era la Cacciatrice. Impersonava il bene, la luce, l’innocenza in lotta contro il male, le tenebre, la perversione. Il suo rapporto con Angel era stato difficile da comprendere, per tutti loro, ma il loro amore era così forte e assoluto che traspariva in ogni loro gesto e parola. Le ombre che circondavano il vampiro, per contrasto, rendevano più vivida la luce che Buffy riversava intorno a sè e i lineamenti seri, composti, spesso tristi, del vampiro, sembravano acquistare vita solo in presenza della ragazza. Per quanto strano, unico, e condannato dal destino fosse il loro rapporto, chiunque li osservasse non poteva non provare il desiderio di provare un giorno gli stessi sentimenti le stesse emozioni. Fra loro c’era l’amore, un amore pulito, onesto che li aveva fatti soffrire, ma li aveva anche resi felici, anche se per poco. Un amore giusto. Spike sembrava offuscare la luce di Buffy. In sua presenza lei non era serena, felice. Forse la ragazza trovava il loro rapporto esaltante, emozionante, ma sicuramente ne sarebbe uscita impoverita, perchè Spike avrebbe prosciugato la sua forza, la sua energia e forse la sua stessa vita.
Qualcuno doveva far ragionare Buffy! Doveva esserci una voce capace di attraversare il muro della sua testardaggine. Lo sguardo di Willow si fermò su una cabina telefonica.
 
“Spike, perchè lo hai fatto? Non era il caso di far pensare a Willow che noi....” “Che noi che cosa Buffy? Facciamo sesso insieme? Maledizione, sei stata tu a proporre questa messa in scena e a usare la parola amanti. Che cosa dovremmo fare insieme io e te: guardarci negli occhi o parlare di filosofia? Nessuno sarebbe così ingenuo da crederci, neppure Willow e tanto meno il tuo fantoccio: avrà anche riavuto la sua anima, ma non è certo rimbecillito completamente per questo. “ Buffy strinse le labbra e cercò di sedersi in una posizione più comoda sulla dura pietra del sarcofago. Si trovavano nella cripta di Spike. Aveva deciso Buffy di venirci. Era stata probabilmente una reazione inconscia ai suoi sensi di colpa. Al coperto si sentiva meno esposta agli sguardi della gente. Ora però le sorse il dubbio di aver scelto male il luogo in cui passare la serata con il vampiro.
Spike sedeva rilassato, quasi annoiato, su una consunta poltrona, davanti a un vecchio televisore acceso. Osservava lo schermo e sembrava voler quasi ignorare la sua presenza, ma Buffy lo conosceva troppo bene per lasciarsi trarre in inganno.
“Hai ragione. Era nel piano, ma io...ho cambiato idea. Non me la sento di ingannare tutti con questa menzogna! Sono amici. Non se lo meritano. Quanto ad Angel....beh, lui un pò se lo merita. E’ stato lui a mettermi nel letto di Riley, dicendomi a chiare lettere che voleva che mi trovassi un uomo normale, che potesse darmi quello che lui non mi poteva offrire, come se non gli importasse nulla di me!” Spike esplose in una risata.
“Certo che tu e Angel, insieme, siete stati proprio divertenti! Non saprei dire chi dei due sia stato più folle: lui a dirti una cosa simile o tu a crederci! Nessun maschio accetta con indifferenza che una donna che è stata sua, anche per una sola notte, entri nel letto di un altro, e sicuramente non Angelus, Angel o comunque tu voglia chiamarlo. E’ sempre stato molto possessivo circa quello che riteneva suo, donne comprese! Non ha mai permesso, neppure per un istante, che dimenticassi che se anche Drusilla mi aveva vampirizzato, lui era il Sire di entrambi. Noi eravamo suoi, prima di tutto. Qualsiasi altro legame fra noi era secondario. Drusilla poteva avermi, e io potevo avere lei, ma solo perchè lui poteva avere entrambi, a suo capriccio. Non credo che la sua anima l’abbia poi cambiato molto. Probabilmente ha passato tutto questo tempo a rodersi all’idea di te fra le braccia del soldatino, che lo baci, lo accarezzi, lo fai sospirare di piacere mentre....” “Basta! Smettila! Non sono affari tuoi! Tu devi solo recitare la tua parte come eravamo d’accordo.” Al tono di comando della ragazza, Spike balzò in piedi, e fatti pochi passi, la raggiunse.
“Non mi puoi parlare così dolcezza, ti ho già detto che io non sono il tuo fantoccio con l’anima!” esclamò con forza, prima di afferrarla saldamente per le spalle e premere le labbra, con violenza, contro le sue. Buffy cercò di divincolarsi energicamente dalla sua stretta.
Spike era avvantaggiato perchè l’aveva colta quasi di sorpresa, e si trovava in piedi, mentre lei era seduta, semistraiata sul sarcofago, con il corpo di lui sopra di sè. La gonna corta le impacciava i movimenti delle gambe, ma con le mani riuscì ad afferrare i corti capelli biondi. Iniziò a tirare, cercando di allontanare il volto del vampiro dal suo, ma Spike sembrava insensibile al dolore. Buffy dischiuse le labbra, con l’intenzione di mordergli un labbro, per farlo desistere, ma lui ne approfittò per inserire la lingua nella sua bocca. Angel....no, era lo stesso tocco, ma non c’era nulla della sua gentilezza, della sua adorazione, del suo amore. Era più simile ai baci di Angelus: arroganti, violenti, avidi eppure appassionati. E Buffy rispose con la stessa passione. Le sue dita abbandonarono la presa sui capelli del vampiro e quello che era iniziato come un atto di ribellione terminò con una carezza mentre le loro bocche incominciarono a muoversi insieme. Spike abbassò le mani, dalle sue spalle, per accarezzarle i seni, coperti solo dalla leggera maglietta. Quando sentì i capezzoli inturgidirsi sotto la stoffa emise un gemito di soddisfazione e fece scivolare le spalline, in modo da scoprire la pelle liscia di quelle rotondità di cui tanto spesso aveva sognato la morbidezza.
Buffy aveva perso completamente coscienza di tutto quello che la circondava. Sentiva solo dentro di sè un enorme vuoto che chiedeva di essere colmato. Era stata sola per troppo tempo, torturata, anche in sogno, dal ricordo di quello che aveva perso. Il corpo che stringeva, le mani che la accarezzavano, la bocca che continuava a baciarla, concedendole solo brevi istanti di libertà per respirare, non erano quelli del suo amore, lo sapeva, lo sentiva. C’era qualcosa di stonato, triste, tragico in quello che stava facendo, ma non aveva importanza. Per qualche breve istante avrebbe potuto illudersi di essere ancora fra le sue braccia, amata, protetta. Il sapore che pervadeva la sua bocca, l’odore che raggiungeva le sue narici, il fresco contatto di quella pelle, erano abbastanza simili a quelli dell’uomo che amava da ingannare i suoi sensi, il desiderio che sentiva pulsare dentro di sè da tempo immemorabile. Non ci sarebbero state interruzioni, questa volta, sensi di colpa, paure, come la notte del suo diciasettesimo compleanno. L’atto si sarebbe compiuto e lei sarebbe stata ancora sua, per un’ultima volta. All’apice della passione Spike non avrebbe resistito. Forse non avrebbe neppure voluto resistere. Nessun microchip gli avrebbe impedito di piantarle i denti nel collo per soddisfare i propri istinti. Buffy lo sapeva, così come sapeva che lui, a differenza di Angel, non si sarebbe fermato. L’avrebbe uccisa e lei, al culmine della passione, avrebbe raggiunto la pace. Percepì il bacino di Spike premere contro le sue ginocchia e le dischiuse. La gonna si sollevò facilmente e la ruvida stoffa dei jeans di lui sfregò contro il suo sesso, già umido di piacere, ma ancora protetto dalla biancheria. Al contatto Buffy gemette piano.
Il peso di lui le gravava addosso, comprimendola contro la pietra fredda. Non c’erano lenzuola profumate di fresco ad avvolgerla, come quella notte, nè parole tenere e rassicuranti mormorate al suo orecchio, ma non aveva importanza. Non se le meritava. Non era stata abbastanza per lui e lui l’aveva lasciata. Questo era tutto quello che le era rimasto, quello che poteva avere. Chiuse gli occhi e una lacrima, una sola, le percorse il viso.
“Ti prego...” Improvvisamente sentì l’aria fresca della notte sulla pelle. Il corpo del suo amante come dissolto nel nulla. “Ti prego che cosa?” chiese una voce che ben conosceva a poca distanza da lei. Il cuore le si fermò. Rimase immobile, distesa sul sarcofago, le gambe ancora dischiuse, i vestiti in disordine, i capelli scomposti, gli occhi serrati di fronte ad una realtà che non voleva, non poteva accettare.
“Ti ho fatto una domanda Buffy. La buona educazione richiede che tu risponda.” La freddezza e il sarcasmo del tono erano evidenti e assurdamente la aiutarono a reagire.
Quella non era la voce di Angel. Angel non le aveva mai parlato con tanto disprezzo, solo Angelus l’aveva fatto e Angelus poteva affrontarlo. Aprì gli occhi e balzò in piedi, sistemandosi gli indumenti, pronta alla lotta. Subito però ogni velleità di combattere svanì dentro di lei e la vergogna sommerse ogni altro sentimento. Non c’era traccia di Angelus negli occhi nocciola che la osservavano, senza il calore e la dolcezza di un tempo, ma duri, accusatori, severi, colmi del dolore di chi ha assistito alla distruzione di tutto ciò che gli era più caro.Con una mano teneva Spike al suo fianco, sollevato da terra, come un burattino senza vita, ma il suo sguardo era fisso su di lei.
“Angel, io....ti posso spiegare.” Le labbra del vampiro si piegarono in un sorriso ironico.
“Non ne dubito Buffy, ma prima devo risolvere un’altra questione” Senza sforzo, e senza voltare il capo, sempre rivolto verso di lei, Angel scaraventò il corpo inerte di Spike contro una parete. Spike scivolò a terra, dove rimase, immobile. Non aveva emesso un solo suono. Buffy colse il suo sguardo, indecifrabile, fisso sul buio, che si intravedeva dalla porta rimasta socchiusa.
“E’ la tua notte fortunata Spike. Sono arrivato prima che tu firmassi la tua condanna. Se avessi trovato anche una sola traccia dei tuoi denti su di lei ora saresti polvere.” Angel, in poche falcate, raggiunse il vampiro più giovane, accasciato al suolo, e lo prese per i vesti per sollevarlo fino a che i loro occhi non furono alla stessa altezza.
Il corpo di Spike, sospeso nel vuoto, pareva una bambola di pezza, fra le mani del vampiro più anziano e più robusto di lui.
Buffy era sconcertata dalla sua assoluta inerzia. Si aspettava che da un momento all’altro il vampiro biondo si ribellasse, cercasse di colpire Angel o almeno sfuggire dalla sua presa, ma nulla di tutto questo accadde. Spike sembrava non rassegnato, ma in attesa di qualcosa che sapeva sarebbe accaduto. Poi Angel iniziò a parlare e tutta l’attenzione di Buffy tornò a concentrarsi su di lui. “Hai dimenticato in fretta Spike, ma ora sono qui e sono certo che ricorderai chi sei, che cosa sei e soprattutto quale è il tuo posto. Lei è mia e tu lo sapevi. Se anche te lo fossi scordato, il segno che porta sul collo avrebbe dovuto rammentartelo. E’ il mio segno, che tu conosci bene. Lei è mia e tu hai osato toccarla, baciarla, possederla! Solo per questo dovrei ucciderti. L’ho lasciata perchè potesse avere un uomo normale, una vita normale, non perchè tu posassi le tue luride mani, sporche di sangue innocente, su di lei. Potevo accettare di lasciarla ad altri, che la meritassero più di me, ma tu....tu sei peggio di me! Tu non hai un’anima, non hai sentimenti, non hai amore per lei, solo desiderio e lussuria e niente altro. Tutto quello che volevi era possederla, sentire il suo corpo vibrante di vita sotto il tuo, per bere la sua essenza vitale, sentire nelle tue vene scorrere il suo sangue. Come hai osato anche solo pensarlo! Lei è mia, corpo, mente e anima, per sempre. Un vincolo di sangue ci lega per l’eternità. Lei lo ignora forse, ma tu dovresti saperlo, sentirlo, perchè è lo stesso vincolo che lega anche te. Anche tu sei mio.” I lineamenti umani di Angel si dissolsero, mentre con un unico gesto, chinò il capo e affondò i denti nel collo esposto di Spike.
Buffy inorridita vide il corpo del vampiro biondo contrarsi negli spasmi di un’agonia molto simile all’estasi. Poteva distinguere bene il suo viso. Il capo rivolto indietro, gli occhi chiusi, mentre Angel continuava a bere, lentamente, assaporando ogni sorso. Spike dischiuse le labbra e emise un sospiro. “Sire...” Dopo istanti, che a Buffy parvero un’eternità, Angel sollevò la testa e lasciò cadere il corpo esanime che teneva fra le dita. Le voltava quasi la schiena e Buffy non riusciva a distinguere la sua espressione. Con una mano si tolse dal volto le tracce di sangue. Quando si voltò verso di lei il suo viso aveva riacquistato le sue usuali sembianze, ma qualcosa in lui era cambiato.
“Andiamo” le disse con tono neutro “ti riaccompagno a casa.” Buffy resto immobile, incapace di comprendere quello a cui aveva appena assistito e il suo repentino cambiamento.
“Spike....” Angel le si avvicinò.
 “Il tuo ex-amante starà benissimo, fra qualche ora. Non è il caso che ti preoccupi per lui.” Il tono delle sue parole era stato duro, di condanna e Buffy abbassò automaticamente gli occhi. Non vide quindi lo sguardo preoccupato con cui Angel controllò le sue condizioni. Con un gesto rapido le tolse una ciocca di capelli che le era caduta sul viso. Poi la prese per un braccio e, con un’indifferenza, che ferì la ragazza più di uno schiaffo, la condusse verso la porta. Appena furono all’aria aperta, Buffy si liberò dalla sua stretta e lui non si oppose, come se fosse anzi felice di evitare ogni contatto con lei. Attraversarono il cimitero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Buffy scorreva nella propria mente le immagini di quello che era appena successo: lei, sdraiata sul sarcofago, aperta e vulnerabile, persa nel piacere che un altro le stava dando, davanti agli occhi dell’uomo che amava; lui, chino su Spike, mentre dava sfogo ai propri istinti; Spike disteso al suolo, incosciente. Non provava più vergogna o orrore. Si sentiva solo molto stanca e confusa.
Passarono di fianco alla lapide sulla quale, la sera prima, lei e Spike si erano seduti a parlare. Allora le era sembrato tutto molto facile. Una semplice bugia per riavere l’amore della sua vita. Quella bugia l’aveva invece scaraventata in un nuovo universo, di cui aveva paura e dal quale forse non sarebbe mai uscita. Tanto tempo prima, quando lei aveva cercato di leggergli nella mente, forte dei poteri che aveva per poco acquisito, Angel l’aveva avvertita. Le aveva detto chiaramente di non giocare con lui, con i suoi sentimenti. Lei non aveva ascoltato. Erano ormai in prossimità di casa sua. Sapeva di dover dire qualcosa, ma non sapeva che cosa.
“Immagino sia stata Willow a chiamarti?” Il suo tono poteva apparire scostante, ma in realtà era solo esausta. “Infatti. Era preoccupata per te, e con ragione.” Rispose lui in tono noncurante. Per la seconda volta, quella sera, Buffy sentì l’indifferenza di Angel affondare nel suo cuore come una lama. Questa volta però il suo spirito indomito la indusse a restituire il colpo. “Come mai non mi fai la predica sui pericoli che una brava ragazza corre a frequentare i vampiri?” Angel strinse le labbra e continuò a guardare la strada d fronte a lui.
“Non ce ne è bisogno. Dopo questa sera Spike non oserà più toccarti, qualsiasi promessa tu gli faccia, e gli altri vampiri....non credo tu sia così pazza da concederti anche a loro, oppure lo sei? “ Buffy si voltò verso di lui con l’intenzione di colpirlo sul volto, come lui aveva appena colpito lei nell’orgoglio, ma qualcosa nei suoi occhi la fermò. Il suo sguardo era duro, distante, vuoto, come se nulla che lei posse fare o dire avesse più il potere di penetrare nella sua anima. Sembrava essersi chiuso in se stesso, lasciando al di fuori non solo lei, ma di tutto l’universo. Le tornò alla mente il nomignolo con cui tante volte Xander l’aveva beffeggiato: il morto che cammina. Per la prima volta, dal giorno in cui lo aveva conosciuto, quel nomignolo le parve adatto. La scintilla vitale che aveva sempre distinto, ai suoi occhi, Angel dagli altri vampiri, quella sera sembrava esser sparita.
Qualcosa in lei si ribellò. Non poteva perderlo così, a causa di una sua stupida menzogna, del suo desiderio egoistico di averlo accanto a sè. Non poteva averlo ucciso di nuovo, in quel modo assurdo.
Niente era andato come avrebbe dovuto, ma questo era troppo. Non poteva sopportarlo senza fare nulla. All’inferno il suo orgoglio. “Angel ti prego ascoltami. Farò qualunque cosa purchè tu mi creda. Io non sono mai stata...non ho mai fatto sesso con Spike, e neppure con nessun altro vampiro, a parte te, e neppure l’ho mai lontanamente voluto. Io odio i vampiri, quanto li odi tu! Quello che ti ha detto Willow te lo ha detto perchè io volevo che te lo dicesse. E’ complicato, lo so, ma io volevo che tu tornassi da me e anche Spike lo voleva. Cioè, lui voleva Angelus, no...non proprio Angelus, ma...insomma, non so esattamente che cosa volesse Spike, ma ha deciso di collaborare con me. Noi abbiamo pensato, cioè io ho pensato, che se tu avessi saputo che io e Spike...stavamo insieme, ti saresti ingelosito e saresti venuto a Sunnydale per rimettere le cose a posto. In questo modo io avrei avuto un’altra possibilità di convincerti a restare e...noi saremo stati insieme. E’stata tutta colpa del mio piano assurdo. Lo sapevo che stavo agendo in modo stupido, infatti volevo rinunciarci, ma poi è arrivato Spike....” Angel la interruppe prendendola per le spalle con forza, lo sguardo non più vuoto, ma irato.
“Buffy, smettila. Quello che ho visto con i miei occhi questa sera non era una menzogna, era realtà. Lui ti stava baciando, accarezzando, stava facendo l’amore con te su un lurido sarcofago in una cripta, nel cimitero come se tu fossi....una prostituta da poco prezzo, che non merita neppure il prezzo di una camera di un Motel. E tu....anche il piacere che provavi era reale. L’ho letto nei tuoi gesti, nel tuo sguardo. Quando sono entrato tu lo stavi pregando!” Le ultime parole scaturirono dalle labbra del vampiro colme di rabbia e di dolore. La rabbia e il dolore erano certo meglio dell’indifferenza di poco prima, ma per Buffy risultarono egualmente intollerabili. “Angel, mi dispiace. Hai ragione. Quello che hai visto era tutto vero, ma ci sono cose che non sai. Ho permesso a Spike di baciarmi, di accarezzarmi e gli avrei permesso anche di fare l’amore con me, se tu non fossi arrivato, perchè lui....ha qualcosa che mi ricorda te, e io avevo un disperato bisogno di averti, di avere ancora il tuo amore. L’ho pregato, è vero, l’ho pregato di essere te, almeno per poco tempo. Così avrei smesso di soffrire, di sentirmi sola, abbandonata.”  Angel restò a fissarla incredulo per lunghi istanti.
“Buffy, ti rendi conto che lui probabilmente, alla fine, ti avrebbe uccisa?” “Sì, lo sapevo, ma non aveva importanza. Con Riley ho provato a essere felice con qualcuno che non sei tu, ma...non ci sono riuscita. Non proverò mai per un altro quello che provo per te e l’idea di passare tutto il resto della mia vita da sola.....mi spaventa. Forse dipende dal fatto che sono la Cacciatrice, o forse semplicemente non sono abbastanza forte per affrontare un’intera esistenza senza mai più sentire quello che mi ha fatto sentire tu. Non lo so...so solo che senza di te....la mia vita non ha senso.” Il tono di Buffy era pacato, rassegnato. Aveva da tempo accettato, senza rendersene conto, la realtà di quei sentimenti che finalmente aveva trovato il modo di esprimere.
Angel chinò il capo e chiuse gli occhi. Quando li riaprì in essi ardeva di nuovo tutta la dolcezza, l’amore che li aveva animati un tempo. Buffy provò un impeto di pura gioia e si mosse per abbracciarlo, ma Angel, le mani ancora sulle sue spalle le impedì di avvicinarsi a lui.
“Buffy, ti devo delle scuse. Per quello che ho pensato e detto di te questa sera, per essermi permesso di giudicarti, proprio, che ho oltrepassato il limite di qualsiasi giudizio, umano e divino. Devo però soprattutto chiederti perdono, per aver volutamente ignorato verità di cui conoscevo bene l’esistenza. L’ho fatto perchè speravo, assurdamente, di avere torto, desideravo con tutte le mie forze che tu avessi una vita serena, tranquilla, normale. Ho perciò nascosto la testa sotto la sabbia e pregato, qualsiasi Dio fosse disposto ad ascoltare le preghiere di uno come me, che quello che sapevo essere vero non fosse altro che un’illusione, un incubo destinato a sparire al mattino. Quando ho saputo di Riley ho sofferto, ma sono anche stato felice, perchè sembrava la conferma alle mie speranze. Per questo ho continuato a tacere, lasciandoti nell’ignoranza e ho permesso che mettessi a repentaglio la tua vita. Perdonami.” Buffy corrugò la fronte perplessa. Non aveva capito nulla del discorso di Angel. La sola cosa chiara per lei era che lui ammetteva di aver sbagliato a pretendere una vita normale per lei, e questo era un buon segno. Il perchè però le restava oscuro.
“Angel, per favore, una volta tanto potresti essere un pò meno enigmatico? “ “Non intendevo esserlo, ma non è facile spiegarti....è tutto molto complicato, più di quanto tu possa immaginare. Quello che è accaduto questa sera fra me e Spike ne è una parte, ma non credo che sia l’ora, nè il luogo per le lunghe spiegazioni. Ne parleremo domani con calma. Ora credo sia meglio tu vada a dormire, ne hai bisogno.” “Ma Angel....” “Domani Buffy!” replicò con decisione il vampiro. Buffy lo guardò con espressione ribelle fino a quando realizzò il significato delle sue ultime parole: domani ne avrebbero parlato. Per loro ci sarebbe stato un domani.
Sul viso le comparve un sorriso soddisfatto. Non sapeva come, ma tutto sommato, il suo piano aveva funzionato!
Felice della vittoria ottenuta si voltò, per dirigersi verso la sua casa, distante pochi isolati, quando si senti afferrare alle spalle. Prima di rendersene conto si ritrovò stretta fra le sue braccia, il corpo premuto contro quello di lui, sulle labbra le sue. Si abbandonò al bacio con trasporto, consapevole del fatto che finalmente si ritrovava dove avrebbe dovuto essere, da sempre.
Quando Buffy si era voltata per lasciarlo un alito di vento aveva portato fino alle sensibili narici del vampiro l’odore noto di Spike. Angel non aveva saputo resistere all’impulso di cancellare qualsiasi traccia del suo cucciolo dal corpo della donna che amava. La baciò con dolcezza, ma anche con forza. Esplorò la sua bocca con calma sapiente, come se volesse assaporarne ogni centimetro. Quando si staccò da lei Buffy era ansante.
 “Prima di andare a dormire, Buffy, fatti una doccia.” Mormorò contro le sue labbra. Buffy lo guardò confusa. Quel riferimento alla sua igiene personale la sorprese, ma in quel momento era troppo felice per porsi domande.
Angel, malvolentieri, la liberò dal suo abbraccio.
Buffy si voltò per dirigersi verso la sua abitazione. Dopo pochi passi si girò. Lui era ancora fermo sul marciapiede. La stava guardando. Buffy sorrise e con un ultimo gesto di saluto si riavviò.
Era quasi mattina, il nuovo giorno sarebbe presto arrivato.
 

Lo Stesso Cielo Continua...