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DEDICA: a coloro che hanno il coraggio di affrontare i loro sogni, anche quando diventano realtà.
 

 

Capitolo IV
Sogni
Buffy sedeva, sola, su un divanetto del Bronze. Osservava Anya e Xander ballare. Erano una bella coppia, avevano molto in comune. Entrambi affrontavano la vita con l'ingenua sicurezza delle anime semplici, lineari, la cui vita scorre sempre su binari diritti. Possedevano tutte le risposte, anche perchè si ponevano ben poche domande. Bene e male, giusto e sbagliato erano per loro concetti chiari, netti, senza sfumature.
Buffy provò un moto d'affettuosa invidia verso i due amici. La sua esistenza non era così, non lo era mai stata. La colpa non era della sua missione di Cacciatrice e neppure di Angel. Le sue certezze si erano incrinate molto tempo prima, il giorno in cui aveva assistito, per la prima volta, a un litigio fra i suoi genitori. Loro erano il suo mondo, un mondo che si stava sgretolando. La lotta contro i vampiri, Angel, il loro amore non erano stati che una conferma di quello che aveva imparato quel giorno: la verità ha molte facce, e nessuna di loro è perfetta.
Willow e Tara sedevano una accanto all'altra, poco distanti da lei. Parlavano sottovoce fra loro, forse di un nuovo incantesimo. Willow sembrava entusiasta. Tara, come suo solito, la ascoltava con tranquilla serenità.

Buffy notò improvvisamente, nella ragazza bruna, una strana somiglianza con Angel. Tara aveva una personalità complessa, luminosa, ma non priva di ombre, un carattere tranquillo, senza essere debole. Come il taciturno vampiro portava con sé il fascino del mistero, ma sapeva anche trasmettere agli altri una confortante sensazione di sicurezza.
Ad Angel però mancava la serenità, che Tara sembrava aver trovato, nel suo rapporto con Willow. Buffy sperò di poter donare, un giorno, quella stessa pace, all'anima tormentata, che lei amava con tutta se stessa.

Stava ancora sognando un futuro che non poteva però stringere fra le dita. Erano ormai passati i tempi dei sogni ad occhi aperti, ricordò bruscamente a se stessa.
Non era più una adolescente, che vive di speranze e progetti. Era una donna adulta. Poteva e doveva fare le sue scelte e viverne le conseguenze.
Lei aveva scelto, ma Angel...era ormai passata più di una settimana, ma il vampiro non l'aveva più cercata. Lei, un po' per orgoglio, un po' per timore di andare avanti sulla strada che aveva intrapreso, si era limitata ad aspettare un suo segno, una sua parola. C'era però stato solo il silenzio.
Non aveva incontrato neppure Spike, durante i suoi pattugliamenti per la città. Questo però non l'aveva sorpresa. Parte del fascino del vampiro era proprio la sua personalità mutevole e instabile. Queste stesse caratteristiche l'avevano però anche reso, da sempre, imprevedibile e inaffidabile. Angel le aveva mostrato il legame che li univa, e Buffy aveva compreso che, da quel momento, Spike sarebbe stato parte della sua vita. Quale ruolo vi avrebbe svolto, però, non avrebbe saputo dirlo.

Quella notte, nella cripta tutto le era sembrato irreale, fuori dal tempo e dello spazio: le poche frasi scambiate fra i vampiri, il morso e il silenzio che era seguito. Quando si erano ripresi Angel, per fortuna, aveva assunto il controllo della situazione.
"Non parleremo con nessuno degli avvenimenti degli ultimi giorni." Aveva affermato con decisione guardandola con intenzione. Ovviamente la raccomandazione era per lei.
Buffy aveva assentito con il capo, senza rispondere. Era sollevata all'idea di non dover raccontare a Giles e agli amici avvenimenti a cui aveva preso parte, senza però comprenderli veramente.

Spike aveva scrollato le spalle con indifferenza. Non c'era nessuno con cui aveva voglia di parlare e comunque non era mai stato il tipo di persona che raccontava facilmente agli altri i fatti propri.
"Io devo tornare a Los Angeles questa notte stessa." Continuò il vampiro più anziano. Non diede altre spiegazioni. Buffy fu tentata di obiettare, ma si trattenne. Immaginò che Angel, dopo la telefonata di Willow, preoccupato per lei, doveva essersi immediatamente diretto a Sunnydale. Incerto su quello che avrebbe scoperto probabilmente non aveva detto nulla a Cordelia e agli altri. Ora che aveva le idee più chiare si sentiva in dovere di tranquillizzare gli amici, certo in ansia per lui, e concludere gli impegni lasciati in sospeso.
Una fitta di gelosia la trafisse al pensiero di quella parte della vita di Angel da cui lei era esclusa. Si chiese che cosa avrebbe raccontato, per giustificare la sua prolungata assenza. Con una punta di soddisfazione concluse che probabilmente la curiosità di Cordelia e degli altri sarebbe rimasta inappagata. I suoi collaboratori avrebbero dovuto accontentarsi di costatare che non gli era successo nulla di male.

"Tornerò presto, appena possibile." Aveva infine dichiarato il vampiro, cercando con lo sguardo, prima il suo viso e poi quello di Spike. C'era una muta richiesta nei suoi profondi occhi scuri. Chiedeva, implorava, la loro fiducia. Lui sarebbe tornato: dovevano credergli! Non voleva che si sentissero ancora una volta traditi, abbandonati da lui, come era accaduto in passato.
Buffy si era affrettata a rassicurarlo, con un sorriso. Gli credeva. Sarebbe tornato ... per lei.
Spike aveva alzato gli occhi verso il soffitto, in un atteggiamento di comica rassegnazione e si era mosso per accendere di nuovo il televisore, ora spento. Ostentava indifferenza, al fatto che il suo Sire ritornasse o meno da lui, ma Buffy non si lasciò ingannare. I segni del morso, ancora evidenti sul collo di Angel, erano la dimostrazione tangibile di quanto forte fosse ancora il legame fra cucciolo e Sire.

Angel aveva sospirato, rassegnato all'idea di avere fatto tutto il possibile per loro, e si era voltato verso la porta. Buffy lo seguì fuori dalla cripta. Il suono flebile della televisione di Spike, che filtrava fra le pareti di pietra, li accompagnò per un tratto, lungo i viali bui del cimitero.
Avevano percorso in silenzio la strada del ritorno, ognuno assorbito dai propri pensieri.
Buffy si era ritrovata improvvisamente davanti alla porta di casa sua, sola, con molte domande e poche risposte. Lui era sparito nella notte, come era solito fare, senza neppure un saluto.

Tacere era stata una decisione saggia. Buffy si sentiva confusa e imbarazzata all'idea di condividere quello che aveva fatto e visto con gli amici. La sua menzogna, il tentativo di seduzione di Spike, Angel che sottometteva il suo cucciolo, le loro reciproche giustificazioni, Spike che beveva il sangue di Angel: tutto le era parso perfettamente logico e naturale mentre accadeva.
Alla luce del sole, però, l'accaduto assumeva i contorni sfumati di un sogno, o forse di un incubo. Angel, Spike e lei stessa sarebbero apparsi diversi, da come il resto del mondo era solito vederli. Le loro parole, i loro gesti, nel tranquillo Negozio di Magia o all'ombra degli alberi del Campus, non avrebbero avuto un senso, per il Signor Giles o per Willow. Non sarebbe mai riuscita a tradurre in parole l'atmosfera, le sensazioni, gli sguardi che avevano accompagnato e dato un significato a ogni cosa.

Per i due vampiri, suppose, tutto sarebbe stato più facile. Angel semplicemente sarebbe stato se stesso. Avrebbe alzato un sopracciglio e guardato la persona troppo curiosa con quello sguardo che induceva regolarmente la vittima a cercare disperatamente qualcosa da fare, il più possibile lontano da lui.
Il più fortunato probabilmente era Spike, pensò con tristezza, ma anche un po' di invidia. Non c'era nessuno con il quale dovesse giustificarsi perché non c'era nessuno a cui importasse abbastanza di lui da fare domande. Era veramente solo, da quando Drusilla l'aveva lasciato.
Ora però…c'era un legame che li univa. Questo era evidente. Un legame che Spike e Angel chiamavano famiglia.
Lei però era certa che le famiglie di vampiri normalmente non includessero Cacciatrici!

Con quel pensiero in mente Buffy si era finalmente addormentata. Il giorno dopo aveva ripreso la sua vita di sempre.
Era trascorsa una settimana e nulla sembrava essere cambiato nel mondo intorno a lei. Nel suo cuore e nella sua mente, però, niente era più uguale a prima.
Non si erano più rivisti, ma non aveva bisogno di vederli per pensare a loro. Erano ormai parte di lei.
I suoi amici avevano tutti un compagno, o una compagna, con cui condividere il divertimento, come i problemi della vita quotidiana.
In passato, seduta nel locale affollato, osservandoli, si sarebbe sentita esclusa ed emarginata. Era diversa da loro perchè non era stata in grado di trovare una persona a cui legare il proprio destino.
Angel l'aveva amata, certo, ma l'aveva anche lasciata. Riley aveva fatto altrettanto, anche se per motivi del tutto diversi. Angel l'aveva lasciata per amore, Riley per egoismo. Lei non l'amava abbastanza….ma ormai non aveva più importanza. Finalmente aveva anche lei non una ma due persone che la ritenevano speciale, importante e soprattutto a cui era necessaria.
Angel non avrebbe più potuto fare a meno di lei. Aveva tentato, ma non c'era riuscito. Questa considerazione la colmò di felicità e orgoglio. Quanto a Spike…non avrebbe saputo descrivere i sentimenti che la univano al vampiro biondo, ma sentiva che qualcosa esisteva anche fra loro.

La sua famiglia doveva restare nascosta nell'ombra, almeno fino al giorno in cui non avessero compreso meglio il legame che li univa. Non avrebbe potuto seguirla nella sua vita quotidiana. Lei però avrebbe portato con sé la consapevolezza della loro esistenza e questo sarebbe bastato a darle tutto quello che le occorreva per affrontare serenamente il suo futuro.
Forse aveva una visione troppo ottimistica della relazione in cui si trovava coinvolta Angel non le aveva nascosto le difficoltà, ma lei era certa che le avrebbero superate insieme. Se lui non ne fosse stato convinto non l'avrebbe mai coinvolta. Aveva fiducia in lui, come sempre.
Verso Spike non poteva dire di provare gli stessi sentimenti, ma….

Come evocato dal suo pensiero, improvvisamente scorse il vampiro biondo, in fondo alla sala. Quando i loro occhi si incontrarono capì che stava cercando lei. Lui, dopo averla guardata per alcuni istanti, si diresse verso l'uscita, senza fare nessun tentativo per avvicinarla.
Senza esitare, Buffy si alzò e, mormorata una frettolosa scusa a Willow, lo seguì.
La stava aspettando in un vicolo poco distante.
Quando lei lo raggiunse riprese il cammino interrotto, senza una parola.
Buffy fu tentata di fermarlo, chiedergli spiegazioni, ma poi decise semplicemente di scoprire dove l'avrebbe condotta.
Non fu sorpresa, quando imboccarono la strada che li avrebbe portati alla casa di Angel.
Qualcosa dentro di lei l'aveva avvertita che sarebbe stata quella la loro destinazione.

Angel li attendeva in cucina. Aveva un tazzone in mano e Buffy, pur non vedendo traccia del suo contenuto, fu subito sicura che non era the.
L'allarme del microonde squillò e Angel ne tolse un'altro tazzone che offrì a Spike. Buffy ebbe così la conferma dei suoi sospetti.
I due vampiri sorseggiarono lentamente il loro pasto, senza distogliere gli occhi uno dell'altro e senza pronunciare una parola.
Buffy li osservò interdetta. Si sentiva esclusa e incapace di trovare qualcosa di intelligente da dire. Voltò le spalle ai due vampiri per dirigersi in soggiorno. Angel però, con mano ferma, la trattenne, stringendole la vita, in un abbraccio gentile, ma deciso. Aveva dimenticato con quanta rapidità sapesse muoversi il vampiro.

La strinse a sé e Buffy si sentì confortata dalla pressione del suo petto contro la schiena e del suo braccio intorno al corpo. I suoi occhi incontrarono lo sguardo azzurro di Spike. Non riuscì però a interpretarne l'espressione. L'atteggiamento del vampiro biondo era freddo, distante, come se si trovasse per caso in quella stanza con loro due.
Buffy sentì il rumore del tazzone di Angel posato sul ripiano della cucina.
Angel la lasciò per riempire d'acqua due bicchieri. Dopo aver bevuto con un unico sorso il proprio, posò l'altro sul tavolo, di fronte al compagno. Spike sollevò un sopracciglio con aria divertita. Evidentemente non aveva intenzione di accettare l'offerta.
Angel restò in piedi, in attesa. Buffy non poteva vederlo in volto, ma dai muscoli contratti del suo collo, comprese di essere testimone di una prova di forza. Angel vinse. Sorridendo ironicamente, alla fine, Spike sollevò lentamente il bicchiere e bevve.

Il perchè fosse necessaria quell'acqua Buffy lo comprese pochi secondi dopo. Angel, infatti, appena Spike ebbe posato il bicchiere sul tavolo, si rivolse a lei. Con un breve passo la raggiunse e le loro labbra si incontrarono.
Non le concesse nessun preliminare. La sua bocca premeva impaziente e Buffy dischiuse dubito le labbra, consentendogli libero accesso alla sua bocca. Erano giorni, mesi, anni che desiderava quel bacio. Il suo sapore, il suo odore, il contatto concreto del suo corpo contro le dita sconvolsero i suoi sensi. Quando Angel allontanò il viso dal suo, Buffy chiuse gli occhi e posò la fronte contro il suo petto. Aveva bisogno di riprendersi prima di affrontare di nuovo il mondo.

Anche il vampiro aveva gli occhi chiusi, ma il suo era un tentativo di mantenere il controllo, per evitare di cedere a quel desiderio che sconvolgeva tanto il suo corpo, quanto la sua mente. Lei era sua e lui la voleva disperatamente. Scoprire di nuovo il suo corpo, morbido e caldo, esplorarne i recessi più intimi, preclusi a chiunque altro, ma non a lui, sentire le sue piccole mani su di lui, accarezzarlo, amarlo...tenerla fra le braccia era una dolce tortura, che avrebbe voluto non finisse mai.
"Buffy...non possiamo."
"Lo so" mormorò Buffy piano, contro il suo petto, senza accennare a muoversi.
Non aveva più il coraggio di un tempo. Ora sapeva il significato della solitudine, del vuoto che invade un'anima senza amore. Non sarebbe più riuscita a respingerlo, come aveva fatto in passato, ma...

La voce di Spike interruppe i suoi pensieri.
"Detesto i melodrammi! Posso andarmene ora?" chiese Spike, con tono impaziente, alzandosi dalla sedia.
Angel aprì gli occhi e fissò il suo cucciolo, senza rispondere.
Spike ricambiò lo sguardo, prima perplesso, poi sorpreso. Conosceva bene il suo Sire. Aveva imparato secoli prima a leggere nei suoi occhi le sue richieste, senza bisogno di parole, ma questa volta...il messaggio che vi aveva letto gli sembrava davvero incredibile. Angelus però era sempre stato uno specialista in sorprese.
Vedere i due baciarsi con tanta passione l'aveva fatto sentire solo, escluso da qualcosa che non comprendeva fino in fondo, ma di cui sentiva avrebbe dovuto fare parte.
Voleva andarsene, dimenticare ogni cosa e tornare alla sua vita, ma il suo Sire non glielo avrebbe permesso. Ora lo sapeva. La famiglia non poteva essere rinnegata. Per quanto lontano fosse fuggito l'avrebbe sempre raggiunto, così come aveva raggiunto Angel, dopo quasi un secolo di esilio.

Con cautela si avvicinò alla coppia abbracciata, fermandosi alle spalle di Buffy, gli occhi sempre fissi in quelli del suo Sire. Cercava una conferma, ma il viso di Angel rimase inespressivo.

Spike chinò il capo e posò le labbra sul collo esposto.
Buffy sobbalzò, sorpresa, al fresco contatto e cercò istintivamente di allontanarsi. Le braccia di Angel però la imprigionavano, impedendole di muoversi.
Il bacio di Spike fu gentile. Dischiuse la bocca solo per sfiorarle la pelle con la punta della lingua.
Buffy rabbrividì e cercò disperatamente una rassicurazione negli occhi dell'uomo che amava, ma Angel stava guardando qualcosa alle sue spalle. Non poteva esserne certa, ma intuì che stava fissando Spike. Il vampiro biondo, infatti, aveva gli occhi azzurri aperti, imprigionati da quelli scuri dell'altro vampiro.
Buffy voltò istintivamente il capo. Il suo movimento aveva separato dal suo collo la bocca di Spike che si trovò a pochi centimetri dalla sua. Il vampiro si protese per baciarla, ma fu interrotto.

"NO! La sua bocca è solo mia!" C'era rabbia, ma anche un'infinita tristezza, nelle parole di Angel.
Spike si ritrasse immediatamente. Fino a quel momento solo le sue labbra l'avevano toccata, ma Buffy sentì un senso di mancanza, quando si allontanò da lei.
"Se non è questo che vuoi da me, mi vuoi spiegare perché sono qui?" chiese il vampiro più giovane, evidentemente irritato.
Il suo della sua voce riportò bruscamente Buffy alla realtà. Si separò da Angel, che questa volta non oppose resistenza. Anche lei voleva delle risposte.
Il vampiro più anziano tornò a sedersi su una sedia con l'atteggiamento di chi deve dire qualcosa, ma che non trova le parole giuste per farlo.
Il suo sguardo passò più volte dall'uno all'altra, come se fosse indeciso, su chi di loro meritasse per primo una risposta. Alla fine i suoi occhi, colmi di dolore, si fermarono su Buffy.

"Ti avevo avvertito che non sarebbe stato facile. Tu mi desideri. Sento l'eccitazione del tuo corpo, la leggo nei tuoi occhi. Anch'io ti desidero…più di qualsiasi altra cosa al mondo. Sacrificherei tutto per potermi perdere in te, ma non la tua vita, e sarebbe così che finirebbe. Lo sappiamo entrambi. E' la mia maledizione. Non posso essere felice, ma…puoi esserlo tu, senza che la mia anima corra nessun rischio."
Buffy avrebbe voluto avvicinarsi a lui e abbracciarlo. Non sopportava di vederlo soffrire in quel modo, ma non osava muoversi. Angel aveva detto quello che lei già sapeva, ma c'era altro, che aveva timore di dirle.

Lei però non aveva paura. Avrebbe affrontato anche l'Inferno pur di non perderlo di nuovo. Forse era ingenua, ma non stupida. Poteva facilmente immaginare che la soluzione ai loro problemi implicasse anche Spike. Per questo era presente. Quello che non riusciva a comprendere era il ruolo che il vampiro avrebbe assolto, in quale modo avrebbe potuto essere il tramite fra loro. Voleva una risposta e la pazienza non era la sua più grande virtù.
"In che modo?" lo sollecitò a continuare, con voce sicura.
"Se solo tu fossi un vampiro…" la frase, appena sussurrata, colma di rammarico, sfuggì dalle labbra di Angel, assorto nei suoi pensieri e colse Buffy completamente impreparata.

Il vampiro si rese conto del significato delle sue parole quando ne vide gli effetti sul viso sconvolto della donna per la quale avrebbe sacrificato volentieri la vita.
Buffy aveva spalancato la bocca, talmente allibita, da non riuscire a dare voce al suo sgomento.
Angel si alzò, e fece un passo verso di lei.
"Buffy no! Non intendevo dire…mi dispiace…."
Fu Spike a salvare una situazione che rischiava di divenire presto insostenibile per entrambi.
"Buffy, prima di impalettarlo, come meriterebbe per innumerevoli motivi, è meglio che tu venga con me."
Senza avere la presenza di spirito per opporsi, Buffy si sentì trascinare con forza, per un braccio, da Spike, verso la camera da letto.
Solo quando furono di fronte alla porta la voce di Angel li raggiunse, di nuovo decisa e sotto controllo.
"Spike, ti consiglio di pensare bene a quello che fai e a quello che dici. Buffy sa difendersi, ma…se le farai del male o troverò il segno dei tuoi denti su di lei te ne pentirai….per l'eternità!"
Spike si voltò con atteggiamento sfrontato verso il suo Sire.
"Sei stato tu a cercarmi! Ricordalo e….và all'Inferno…anche se ci sei già stato!"

L'interruzione aveva dato tempo a Buffy di riprendersi. Si svincolò dalla stretta di Spike, con energia, e si mosse per tornare verso Angel. Gli occhi scuri, infinitamente tristi, però la fermarono a metà strada.
"No. Vai con lui. Lui sa quello che voglio, il motivo per cui siamo qui. Ascoltalo. Risponderà alle tue domande, io…. non sono certo che troverei la forza per…dirti quello che dovrei. Ricordati solo che ti amo e che se avrai bisogno di me….io sarò qui."
Buffy si sentiva confusa. Non riusciva a comprendere la decisione di Angel di affidarla a Spike. La sola cosa certa era che il vampiro stava cercando di nuovo di allontanarla da lui. Questa volta però non glielo avrebbe permesso!
"Non voglio andare con lui! Voglio restare con te!" esclamò con disperazione nella voce. "Io ti amo." Aggiunse poi in tono più sommesso.
Angel chiuse gli occhi. Affrontarla, in quel momento, era troppo difficile per lui. Eppure doveva trovare il coraggio di dire quello che era giusto per tutti.
"Solo se andrai con lui potrai essere con me Buffy. Abbi fiducia in noi. Ti prego."
Non furono le parole di Angel a convincerla, ma l'angoscia presente nella sua voce.
Buffy seguì Spike nella camera da letto, mossa dalla speranza di attenuare il dolore che aveva letto sul volto che amava tanto.

 

Legami Continua...