Buffy sedeva,
sola, su un divanetto del Bronze. Osservava Anya e Xander ballare. Erano
una bella coppia, avevano molto in comune. Entrambi affrontavano la vita
con l'ingenua sicurezza delle anime semplici, lineari, la cui vita scorre
sempre su binari diritti. Possedevano tutte le risposte, anche perchè
si ponevano ben poche domande. Bene e male, giusto e sbagliato erano per
loro concetti chiari, netti, senza sfumature.
Buffy provò un moto d'affettuosa invidia verso i due amici. La sua
esistenza non era così, non lo era mai stata. La colpa non era della
sua missione di Cacciatrice e neppure di Angel. Le sue certezze si erano
incrinate molto tempo prima, il giorno in cui aveva assistito, per la prima
volta, a un litigio fra i suoi genitori. Loro erano il suo mondo, un mondo
che si stava sgretolando. La lotta contro i vampiri, Angel, il loro amore
non erano stati che una conferma di quello che aveva imparato quel giorno:
la verità ha molte facce, e nessuna di loro è perfetta.
Willow e Tara sedevano una accanto all'altra, poco distanti da lei. Parlavano
sottovoce fra loro, forse di un nuovo incantesimo. Willow sembrava entusiasta.
Tara, come suo solito, la ascoltava con tranquilla serenità.
Buffy notò improvvisamente, nella ragazza bruna, una strana somiglianza
con Angel. Tara aveva una personalità complessa, luminosa, ma non
priva di ombre, un carattere tranquillo, senza essere debole. Come il taciturno
vampiro portava con sé il fascino del mistero, ma sapeva anche trasmettere
agli altri una confortante sensazione di sicurezza.
Ad Angel però mancava la serenità, che Tara sembrava aver
trovato, nel suo rapporto con Willow. Buffy sperò di poter donare,
un giorno, quella stessa pace, all'anima tormentata, che lei amava con tutta
se stessa.
Stava ancora sognando un futuro che non poteva però stringere
fra le dita. Erano ormai passati i tempi dei sogni ad occhi aperti, ricordò
bruscamente a se stessa.
Non era più una adolescente, che vive di speranze e progetti. Era
una donna adulta. Poteva e doveva fare le sue scelte e viverne le conseguenze.
Lei aveva scelto, ma Angel...era ormai passata più di una settimana,
ma il vampiro non l'aveva più cercata. Lei, un po' per orgoglio,
un po' per timore di andare avanti sulla strada che aveva intrapreso,
si era limitata ad aspettare un suo segno, una sua parola. C'era però
stato solo il silenzio.
Non aveva incontrato neppure Spike, durante i suoi pattugliamenti per
la città. Questo però non l'aveva sorpresa. Parte del fascino
del vampiro era proprio la sua personalità mutevole e instabile.
Queste stesse caratteristiche l'avevano però anche reso, da sempre,
imprevedibile e inaffidabile. Angel le aveva mostrato il legame che li
univa, e Buffy aveva compreso che, da quel momento, Spike sarebbe stato
parte della sua vita. Quale ruolo vi avrebbe svolto, però, non
avrebbe saputo dirlo.
Quella notte, nella cripta tutto le era sembrato irreale, fuori dal tempo
e dello spazio: le poche frasi scambiate fra i vampiri, il morso e il
silenzio che era seguito. Quando si erano ripresi Angel, per fortuna,
aveva assunto il controllo della situazione.
"Non parleremo con nessuno degli avvenimenti degli ultimi giorni."
Aveva affermato con decisione guardandola con intenzione. Ovviamente la
raccomandazione era per lei.
Buffy aveva assentito con il capo, senza rispondere. Era sollevata all'idea
di non dover raccontare a Giles e agli amici avvenimenti a cui aveva preso
parte, senza però comprenderli veramente.
Spike aveva scrollato le spalle con indifferenza. Non c'era nessuno con
cui aveva voglia di parlare e comunque non era mai stato il tipo di persona
che raccontava facilmente agli altri i fatti propri.
"Io devo tornare a Los Angeles questa notte stessa." Continuò
il vampiro più anziano. Non diede altre spiegazioni. Buffy fu tentata
di obiettare, ma si trattenne. Immaginò che Angel, dopo la telefonata
di Willow, preoccupato per lei, doveva essersi immediatamente diretto
a Sunnydale. Incerto su quello che avrebbe scoperto probabilmente non
aveva detto nulla a Cordelia e agli altri. Ora che aveva le idee più
chiare si sentiva in dovere di tranquillizzare gli amici, certo in ansia
per lui, e concludere gli impegni lasciati in sospeso.
Una fitta di gelosia la trafisse al pensiero di quella parte della vita
di Angel da cui lei era esclusa. Si chiese che cosa avrebbe raccontato,
per giustificare la sua prolungata assenza. Con una punta di soddisfazione
concluse che probabilmente la curiosità di Cordelia e degli altri
sarebbe rimasta inappagata. I suoi collaboratori avrebbero dovuto accontentarsi
di costatare che non gli era successo nulla di male.
"Tornerò presto, appena possibile." Aveva infine dichiarato
il vampiro, cercando con lo sguardo, prima il suo viso e poi quello di
Spike. C'era una muta richiesta nei suoi profondi occhi scuri. Chiedeva,
implorava, la loro fiducia. Lui sarebbe tornato: dovevano credergli! Non
voleva che si sentissero ancora una volta traditi, abbandonati da lui,
come era accaduto in passato.
Buffy si era affrettata a rassicurarlo, con un sorriso. Gli credeva. Sarebbe
tornato ... per lei.
Spike aveva alzato gli occhi verso il soffitto, in un atteggiamento di
comica rassegnazione e si era mosso per accendere di nuovo il televisore,
ora spento. Ostentava indifferenza, al fatto che il suo Sire ritornasse
o meno da lui, ma Buffy non si lasciò ingannare. I segni del morso,
ancora evidenti sul collo di Angel, erano la dimostrazione tangibile di
quanto forte fosse ancora il legame fra cucciolo e Sire.
Angel aveva sospirato, rassegnato all'idea di avere fatto tutto il possibile
per loro, e si era voltato verso la porta. Buffy lo seguì fuori
dalla cripta. Il suono flebile della televisione di Spike, che filtrava
fra le pareti di pietra, li accompagnò per un tratto, lungo i viali
bui del cimitero.
Avevano percorso in silenzio la strada del ritorno, ognuno assorbito dai
propri pensieri.
Buffy si era ritrovata improvvisamente davanti alla porta di casa sua,
sola, con molte domande e poche risposte. Lui era sparito nella notte,
come era solito fare, senza neppure un saluto.
Tacere era stata una decisione saggia. Buffy si sentiva confusa e imbarazzata
all'idea di condividere quello che aveva fatto e visto con gli amici.
La sua menzogna, il tentativo di seduzione di Spike, Angel che sottometteva
il suo cucciolo, le loro reciproche giustificazioni, Spike che beveva
il sangue di Angel: tutto le era parso perfettamente logico e naturale
mentre accadeva.
Alla luce del sole, però, l'accaduto assumeva i contorni sfumati
di un sogno, o forse di un incubo. Angel, Spike e lei stessa sarebbero
apparsi diversi, da come il resto del mondo era solito vederli. Le loro
parole, i loro gesti, nel tranquillo Negozio di Magia o all'ombra degli
alberi del Campus, non avrebbero avuto un senso, per il Signor Giles o
per Willow. Non sarebbe mai riuscita a tradurre in parole l'atmosfera,
le sensazioni, gli sguardi che avevano accompagnato e dato un significato
a ogni cosa.
Per i due vampiri, suppose, tutto sarebbe stato più facile. Angel
semplicemente sarebbe stato se stesso. Avrebbe alzato un sopracciglio
e guardato la persona troppo curiosa con quello sguardo che induceva regolarmente
la vittima a cercare disperatamente qualcosa da fare, il più possibile
lontano da lui.
Il più fortunato probabilmente era Spike, pensò con tristezza,
ma anche un po' di invidia. Non c'era nessuno con il quale dovesse giustificarsi
perché non c'era nessuno a cui importasse abbastanza di lui da
fare domande. Era veramente solo, da quando Drusilla l'aveva lasciato.
Ora però
c'era un legame che li univa. Questo era evidente.
Un legame che Spike e Angel chiamavano famiglia.
Lei però era certa che le famiglie di vampiri normalmente non includessero
Cacciatrici!
Con quel pensiero in mente Buffy si era finalmente addormentata. Il giorno
dopo aveva ripreso la sua vita di sempre.
Era trascorsa una settimana e nulla sembrava essere cambiato nel mondo
intorno a lei. Nel suo cuore e nella sua mente, però, niente era
più uguale a prima.
Non si erano più rivisti, ma non aveva bisogno di vederli per pensare
a loro. Erano ormai parte di lei.
I suoi amici avevano tutti un compagno, o una compagna, con cui condividere
il divertimento, come i problemi della vita quotidiana.
In passato, seduta nel locale affollato, osservandoli, si sarebbe sentita
esclusa ed emarginata. Era diversa da loro perchè non era stata
in grado di trovare una persona a cui legare il proprio destino.
Angel l'aveva amata, certo, ma l'aveva anche lasciata. Riley aveva fatto
altrettanto, anche se per motivi del tutto diversi. Angel l'aveva lasciata
per amore, Riley per egoismo. Lei non l'amava abbastanza
.ma ormai
non aveva più importanza. Finalmente aveva anche lei non una ma
due persone che la ritenevano speciale, importante e soprattutto a cui
era necessaria.
Angel non avrebbe più potuto fare a meno di lei. Aveva tentato,
ma non c'era riuscito. Questa considerazione la colmò di felicità
e orgoglio. Quanto a Spike
non avrebbe saputo descrivere i sentimenti
che la univano al vampiro biondo, ma sentiva che qualcosa esisteva anche
fra loro.
La sua famiglia doveva restare nascosta nell'ombra, almeno fino al giorno
in cui non avessero compreso meglio il legame che li univa. Non avrebbe
potuto seguirla nella sua vita quotidiana. Lei però avrebbe portato
con sé la consapevolezza della loro esistenza e questo sarebbe
bastato a darle tutto quello che le occorreva per affrontare serenamente
il suo futuro.
Forse aveva una visione troppo ottimistica della relazione in cui si trovava
coinvolta Angel non le aveva nascosto le difficoltà, ma lei era
certa che le avrebbero superate insieme. Se lui non ne fosse stato convinto
non l'avrebbe mai coinvolta. Aveva fiducia in lui, come sempre.
Verso Spike non poteva dire di provare gli stessi sentimenti, ma
.
Come evocato dal suo pensiero, improvvisamente scorse il vampiro biondo,
in fondo alla sala. Quando i loro occhi si incontrarono capì che
stava cercando lei. Lui, dopo averla guardata per alcuni istanti, si diresse
verso l'uscita, senza fare nessun tentativo per avvicinarla.
Senza esitare, Buffy si alzò e, mormorata una frettolosa scusa
a Willow, lo seguì.
La stava aspettando in un vicolo poco distante.
Quando lei lo raggiunse riprese il cammino interrotto, senza una parola.
Buffy fu tentata di fermarlo, chiedergli spiegazioni, ma poi decise semplicemente
di scoprire dove l'avrebbe condotta.
Non fu sorpresa, quando imboccarono la strada che li avrebbe portati alla
casa di Angel.
Qualcosa dentro di lei l'aveva avvertita che sarebbe stata quella la loro
destinazione.
Angel li attendeva in cucina. Aveva un tazzone in mano e Buffy, pur non
vedendo traccia del suo contenuto, fu subito sicura che non era the.
L'allarme del microonde squillò e Angel ne tolse un'altro tazzone
che offrì a Spike. Buffy ebbe così la conferma dei suoi
sospetti.
I due vampiri sorseggiarono lentamente il loro pasto, senza distogliere
gli occhi uno dell'altro e senza pronunciare una parola.
Buffy li osservò interdetta. Si sentiva esclusa e incapace di trovare
qualcosa di intelligente da dire. Voltò le spalle ai due vampiri
per dirigersi in soggiorno. Angel però, con mano ferma, la trattenne,
stringendole la vita, in un abbraccio gentile, ma deciso. Aveva dimenticato
con quanta rapidità sapesse muoversi il vampiro.
La strinse a sé e Buffy si sentì confortata dalla pressione
del suo petto contro la schiena e del suo braccio intorno al corpo. I
suoi occhi incontrarono lo sguardo azzurro di Spike. Non riuscì
però a interpretarne l'espressione. L'atteggiamento del vampiro
biondo era freddo, distante, come se si trovasse per caso in quella stanza
con loro due.
Buffy sentì il rumore del tazzone di Angel posato sul ripiano della
cucina.
Angel la lasciò per riempire d'acqua due bicchieri. Dopo aver bevuto
con un unico sorso il proprio, posò l'altro sul tavolo, di fronte
al compagno. Spike sollevò un sopracciglio con aria divertita.
Evidentemente non aveva intenzione di accettare l'offerta.
Angel restò in piedi, in attesa. Buffy non poteva vederlo in volto,
ma dai muscoli contratti del suo collo, comprese di essere testimone di
una prova di forza. Angel vinse. Sorridendo ironicamente, alla fine, Spike
sollevò lentamente il bicchiere e bevve.
Il perchè fosse necessaria quell'acqua Buffy lo comprese pochi
secondi dopo. Angel, infatti, appena Spike ebbe posato il bicchiere sul
tavolo, si rivolse a lei. Con un breve passo la raggiunse e le loro labbra
si incontrarono.
Non le concesse nessun preliminare. La sua bocca premeva impaziente e
Buffy dischiuse dubito le labbra, consentendogli libero accesso alla sua
bocca. Erano giorni, mesi, anni che desiderava quel bacio. Il suo sapore,
il suo odore, il contatto concreto del suo corpo contro le dita sconvolsero
i suoi sensi. Quando Angel allontanò il viso dal suo, Buffy chiuse
gli occhi e posò la fronte contro il suo petto. Aveva bisogno di
riprendersi prima di affrontare di nuovo il mondo.
Anche il vampiro aveva gli occhi chiusi, ma il suo era un tentativo di
mantenere il controllo, per evitare di cedere a quel desiderio che sconvolgeva
tanto il suo corpo, quanto la sua mente. Lei era sua e lui la voleva disperatamente.
Scoprire di nuovo il suo corpo, morbido e caldo, esplorarne i recessi
più intimi, preclusi a chiunque altro, ma non a lui, sentire le
sue piccole mani su di lui, accarezzarlo, amarlo...tenerla fra le braccia
era una dolce tortura, che avrebbe voluto non finisse mai.
"Buffy...non possiamo."
"Lo so" mormorò Buffy piano, contro il suo petto, senza
accennare a muoversi.
Non aveva più il coraggio di un tempo. Ora sapeva il significato
della solitudine, del vuoto che invade un'anima senza amore. Non sarebbe
più riuscita a respingerlo, come aveva fatto in passato, ma...
La voce di Spike interruppe i suoi pensieri.
"Detesto i melodrammi! Posso andarmene ora?" chiese Spike, con
tono impaziente, alzandosi dalla sedia.
Angel aprì gli occhi e fissò il suo cucciolo, senza rispondere.
Spike ricambiò lo sguardo, prima perplesso, poi sorpreso. Conosceva
bene il suo Sire. Aveva imparato secoli prima a leggere nei suoi occhi
le sue richieste, senza bisogno di parole, ma questa volta...il messaggio
che vi aveva letto gli sembrava davvero incredibile. Angelus però
era sempre stato uno specialista in sorprese.
Vedere i due baciarsi con tanta passione l'aveva fatto sentire solo, escluso
da qualcosa che non comprendeva fino in fondo, ma di cui sentiva avrebbe
dovuto fare parte.
Voleva andarsene, dimenticare ogni cosa e tornare alla sua vita, ma il
suo Sire non glielo avrebbe permesso. Ora lo sapeva. La famiglia non poteva
essere rinnegata. Per quanto lontano fosse fuggito l'avrebbe sempre raggiunto,
così come aveva raggiunto Angel, dopo quasi un secolo di esilio.
Con cautela si avvicinò alla coppia abbracciata, fermandosi alle
spalle di Buffy, gli occhi sempre fissi in quelli del suo Sire. Cercava
una conferma, ma il viso di Angel rimase inespressivo.
Spike chinò il capo e posò le labbra sul collo esposto.
Buffy sobbalzò, sorpresa, al fresco contatto e cercò istintivamente
di allontanarsi. Le braccia di Angel però la imprigionavano, impedendole
di muoversi.
Il bacio di Spike fu gentile. Dischiuse la bocca solo per sfiorarle la
pelle con la punta della lingua.
Buffy rabbrividì e cercò disperatamente una rassicurazione
negli occhi dell'uomo che amava, ma Angel stava guardando qualcosa alle
sue spalle. Non poteva esserne certa, ma intuì che stava fissando
Spike. Il vampiro biondo, infatti, aveva gli occhi azzurri aperti, imprigionati
da quelli scuri dell'altro vampiro.
Buffy voltò istintivamente il capo. Il suo movimento aveva separato
dal suo collo la bocca di Spike che si trovò a pochi centimetri
dalla sua. Il vampiro si protese per baciarla, ma fu interrotto.
"NO! La sua bocca è solo mia!" C'era rabbia, ma anche
un'infinita tristezza, nelle parole di Angel.
Spike si ritrasse immediatamente. Fino a quel momento solo le sue labbra
l'avevano toccata, ma Buffy sentì un senso di mancanza, quando
si allontanò da lei.
"Se non è questo che vuoi da me, mi vuoi spiegare perché
sono qui?" chiese il vampiro più giovane, evidentemente irritato.
Il suo della sua voce riportò bruscamente Buffy alla realtà.
Si separò da Angel, che questa volta non oppose resistenza. Anche
lei voleva delle risposte.
Il vampiro più anziano tornò a sedersi su una sedia con
l'atteggiamento di chi deve dire qualcosa, ma che non trova le parole
giuste per farlo.
Il suo sguardo passò più volte dall'uno all'altra, come
se fosse indeciso, su chi di loro meritasse per primo una risposta. Alla
fine i suoi occhi, colmi di dolore, si fermarono su Buffy.
"Ti avevo avvertito che non sarebbe stato facile. Tu mi desideri.
Sento l'eccitazione del tuo corpo, la leggo nei tuoi occhi. Anch'io ti
desidero
più di qualsiasi altra cosa al mondo. Sacrificherei
tutto per potermi perdere in te, ma non la tua vita, e sarebbe così
che finirebbe. Lo sappiamo entrambi. E' la mia maledizione. Non posso
essere felice, ma
puoi esserlo tu, senza che la mia anima corra nessun
rischio."
Buffy avrebbe voluto avvicinarsi a lui e abbracciarlo. Non sopportava
di vederlo soffrire in quel modo, ma non osava muoversi. Angel aveva detto
quello che lei già sapeva, ma c'era altro, che aveva timore di
dirle.
Lei però non aveva paura. Avrebbe affrontato anche l'Inferno pur
di non perderlo di nuovo. Forse era ingenua, ma non stupida. Poteva facilmente
immaginare che la soluzione ai loro problemi implicasse anche Spike. Per
questo era presente. Quello che non riusciva a comprendere era il ruolo
che il vampiro avrebbe assolto, in quale modo avrebbe potuto essere il
tramite fra loro. Voleva una risposta e la pazienza non era la sua più
grande virtù.
"In che modo?" lo sollecitò a continuare, con voce sicura.
"Se solo tu fossi un vampiro
" la frase, appena sussurrata,
colma di rammarico, sfuggì dalle labbra di Angel, assorto nei suoi
pensieri e colse Buffy completamente impreparata.
Il vampiro si rese conto del significato delle sue parole quando ne vide
gli effetti sul viso sconvolto della donna per la quale avrebbe sacrificato
volentieri la vita.
Buffy aveva spalancato la bocca, talmente allibita, da non riuscire a
dare voce al suo sgomento.
Angel si alzò, e fece un passo verso di lei.
"Buffy no! Non intendevo dire
mi dispiace
."
Fu Spike a salvare una situazione che rischiava di divenire presto insostenibile
per entrambi.
"Buffy, prima di impalettarlo, come meriterebbe per innumerevoli
motivi, è meglio che tu venga con me."
Senza avere la presenza di spirito per opporsi, Buffy si sentì
trascinare con forza, per un braccio, da Spike, verso la camera da letto.
Solo quando furono di fronte alla porta la voce di Angel li raggiunse,
di nuovo decisa e sotto controllo.
"Spike, ti consiglio di pensare bene a quello che fai e a quello
che dici. Buffy sa difendersi, ma
se le farai del male o troverò
il segno dei tuoi denti su di lei te ne pentirai
.per l'eternità!"
Spike si voltò con atteggiamento sfrontato verso il suo Sire.
"Sei stato tu a cercarmi! Ricordalo e
.và all'Inferno
anche
se ci sei già stato!"
L'interruzione aveva dato tempo a Buffy di riprendersi. Si svincolò
dalla stretta di Spike, con energia, e si mosse per tornare verso Angel.
Gli occhi scuri, infinitamente tristi, però la fermarono a metà
strada.
"No. Vai con lui. Lui sa quello che voglio, il motivo per cui siamo
qui. Ascoltalo. Risponderà alle tue domande, io
. non sono
certo che troverei la forza per
dirti quello che dovrei. Ricordati
solo che ti amo e che se avrai bisogno di me
.io sarò qui."
Buffy si sentiva confusa. Non riusciva a comprendere la decisione di Angel
di affidarla a Spike. La sola cosa certa era che il vampiro stava cercando
di nuovo di allontanarla da lui. Questa volta però non glielo avrebbe
permesso!
"Non voglio andare con lui! Voglio restare con te!" esclamò
con disperazione nella voce. "Io ti amo." Aggiunse poi in tono
più sommesso.
Angel chiuse gli occhi. Affrontarla, in quel momento, era troppo difficile
per lui. Eppure doveva trovare il coraggio di dire quello che era giusto
per tutti.
"Solo se andrai con lui potrai essere con me Buffy. Abbi fiducia
in noi. Ti prego."
Non furono le parole di Angel a convincerla, ma l'angoscia presente nella
sua voce.
Buffy seguì Spike nella camera da letto, mossa dalla speranza di
attenuare il dolore che aveva letto sul volto che amava tanto.
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