Un'auto passò ad alta velocità lungo la strada periferica,
normalmente tranquilla. Il suo rumore interruppe per pochi istanti la
quiete, ma non riuscì a penetrare oltre lo spesso muro di cinta.
Il parco, sotto il calore del sole, continuò indisturbato la sua
vita.
Gli uccelli, indifferenti alle vicende umane, non smisero di cantare mentre
le api proseguirono determinate il loro lavoro. Passavano da fiore in
fiore, fermandosi solo brevemente a bere dalla fontanella, in cui l'acqua
si riversava con un getto costante probabilmente da quando, un secolo
prima, la vecchia casa era stata costruita.
Un alito di vento, che portava l'odore del mare, mosse le foglie degli
alberi. I rami dei cespugli, non potati da tempo, si protendevano verso
il cielo, come esili dita incerte su quale direzione indicare. Solo gli
scuri tendoni di velluto, che coprivano l'unica finestra aperta della
casa, opposero resistenza, con il loro peso, all'aria, impedendole di
entrare.
La stanza era immersa nella penombra. Un vago chiarore illuminava i contorni
degli antichi mobili sfalsando la prospettiva e rendendone vaghe le forme.
Le due figure abbracciate distese sull'antico letto, avrebbero potuto
far parte di un affresco dipinto da un pittore ormai defunto da tempo.
L'inganno sarebbe però stato presto svelato dai loro abiti, palesemente
di taglio moderno, ma soprattutto dallo sguardo colmo di vitalità
della ragazza. Nessun artista avrebbe potuto riprodurre così fedelmente
la vita.
Buffy era sveglia. Ascoltava i rumori attutiti che le giungevano dalla
finestra aperta, ma soprattutto sentiva il sole caldo e luminoso che rispendeva,
oltre la cortina scura delle tende. Non poteva vederlo, ovviamente, ma
sapeva che in quel momento stava brillando sul suo mondo: il suo cuore
ne sentiva il richiamo.
Il capo di Angel le comprimeva il petto. Minacciava quasi di opprimerla,
rendendole difficile respirare. Lei però non si mosse per liberarsene.
Le piaceva sentire il suo peso su di sé. Le dava un confortante
senso di sicurezza e protezione.
Pensava agli amici, a quello che stavano facendo in quel momento. I gesti
consueti e naturali di chi vive la propria vita, giorno dopo giorno, inconsapevole
del tempo che sfugge.
Anche lei, da quando Angel l'aveva lasciata, aveva permesso che le sue
giornate trascorressero una dopo l'altra, senza uno scopo che desse loro
significato. Ora sarebbe stato tutto diverso, ma
erano infinite le
cose che avrebbe voluto vivere con Angel durante quelle ore, che stavano
scorrendo nel silenzio della grande casa, mentre lui riposava fra le sue
braccia. Piccole cose forse, ma ognuna di esse sarebbe stata importante
per il semplice fatto che l'avrebbero vissuta insieme. Se solo lui
.
Buffy sospirò.
Il suo fu un sospiro lieve, di rassegnazione, ma anche di rimpianto.
Un sospiro che nessun orecchio umano avrebbe percepito. Angel però,
anche se immerso nel sonno, parve udirlo insieme alla tristezza in esso
contenuta. Mosse il capo, contro i suoi seni, come un cucciolo che cerca
il contatto con il padrone, per ottenere, e nello stesso tempo offrire
conforto. Le sue braccia le strinsero la vita con più forza, in
un inconsapevole tentativo di impedirle di allontanarsi da lui.
Buffy sorrise. Aveva colto il silenzioso messaggio. Nonostante tutti i
problemi che potevano esistere fra di loro, tutto quello che non potevano
vivere insieme, l'idea di abbandonarlo non l'aveva neppure sfiorata. Sfiorò
i capelli neri con una leggera carezza. Avrebbe voluto affondare le dita
in quella massa setosa, ma sapeva per esperienza quanto leggero fosse
il sonno del vampiro.
Non accadeva spesso che Angel dormisse così tranquillamente e lei
non voleva turbare quel raro momento di pace. Il vampiro fra le sue braccia
aveva disperatamente bisogno di serenità, soprattutto dopo che
lei aveva trasformato la sua vita in un caos.
Buffy si era comportata in modo egoistico, lo sapeva, mettendo in atto
il suo inganno per attirarlo di nuovo a Sunnydale.
Non si era chiesta come fosse la sua vita, quali problemi lo assillassero
o se avesse trovato la serenità nella grande metropoli. Aveva pensato
solo all'estremo bisogno che provava di averlo ancora vicino. Senza consultarlo,
e senza neppure rendersi esattamente conto di quello che stava facendo,
aveva catapultato il vampiro, ignaro, nella situazione pazzesca in cui
ora entrambi erano immersi. Il passato si era mescolato con il presente
e che cosa ne sarebbe risultato era ancora un mistero per tutti.
Spike se ne era andato, silenziosamente. Fatto già abbastanza
strano per chiunque lo conoscesse.
Angel l'aveva portata in braccio sul grande letto, ancora disfatto. Erano
rimasti abbracciati insieme, fra le lenzuola che avevano accolto il suo
amplesso con Spike, attendendo l'alba.
Lei non aveva provato né imbarazzo, né disagio per quello
che era accaduto poco prima in quella stanza e neppure per quello che
aveva fatto per lui, nel soggiorno. Fra le sue braccia, cullata dalle
sue gentili carezze, mosse più dalla tenerezza che dalla passione,
le era sembrato che tutto fosse semplice, e che gli avvenimenti di quella
sera fossero assolutamente naturali.
Aveva raggiunto il suo scopo: lui era di nuovo suo!
Non avevano parlato, forse per il timore che le parole turbassero la serenità
che si era instaurata fra loro. Il desiderio dei loro corpi sembrava momentaneamente
appagato.
"Questa felicità non è perfetta, forse, ma non ho nessuna
intenzione di rinunciarci!" fu l'ultimo pensiero coerente di Buffy,
prima di addormentarsi.
Quando si era svegliata era ormai giorno inoltrato e Angel dormiva.
Il suo corpo era immobile. Dal suo petto non le giungeva il rumore di
nessun battito e nessun respiro sfuggiva dalle sue labbra. Avrebbe potuto
essere morto. La considerazione che, in effetti, era morto colpì
Buffy come una staffilata al cuore. A volte non riusciva proprio a rammentare
a se stessa chi era l'uomo che amava. C'era così tanto di umano
in lui!
Molte persone che incontrava ogni giorno non avevano lo stesso calore
nello sguardo, non sapevano ridere di se stessi con la stessa intelligente
ironia, non riuscivano a provare tanta comprensione e compassione per
il loro prossimo quanto lui! Eppure Angel era un vampiro. Su questo non
c'erano dubbi. Con un'anima, certo, ma anche un demone che animava il
suo corpo.
Il problema era che lei non era certa di sapere che cosa esattamente
questo significasse.
Conosceva benissimo le abitudini dei vampiri, le loro necessità
e i loro limiti, ma non si era mai preoccupata di capire la loro vera
natura. Non le importava. Erano malvagi e dovevano morire.
Angel però non era malvagio e quanto a morire
Buffy non riusciva
neppure a concepire l'idea di essere ancora privata del suo amore
questa
volta per sempre!
Spike aveva tentato di spiegarle qualcosa, nel cimitero, ma le sue parole
erano servite solo a farle intravedere un universo che le era del tutto
sconosciuto.
"Sei sveglia."
Non era stata una domanda, ma una semplice constatazione.
Angel si era svegliato e, il viso a pochi centimetri dal suo, la stava
osservando.
"Sì. E' giorno e io
ho fame."
Le parole erano uscite a fatica dalle sue labbra, come se si vergognasse
di quella sua naturale esigenza umana.
Angel le accarezzò gentilmente il viso, come per rassicurarla.
Buffy comprese che non doveva vergognarsi di essere viva solo perché
lui non lo era più e provò piacere a quel tenero contatto.
Si sentì persa quando Angel lo interruppe per allontanarsi da lei.
"Prima di venire qui ho comprato qualcosa
per te. Speravo che
rimanessi. Troverai tutto in cucina." Mormorò il vampiro con
un sorriso affettuoso.
Le sue parole la rinfrancarono. Sorrise, e come una bambina impaziente
di aprire i regali di Natale, si alzò con rinnovata energia. Aveva
veramente fame, ma soprattutto era felice di quella conferma del desiderio
di lui di averla vicino. Non tutte le sue insicurezze e paure erano scomparse
quella notte.
Rimasto solo Angel tornò a chiudere gli occhi. Non intendeva tornare
a dormire, ma non amava guardare il mondo avvolto dalle tenebre. Ora che
Buffy se ne era andata quella stanza gli appariva desolatamente vuota.
I vampiri non sapevano che cosa significasse avere sonno, ma quando il
sole era al suo culmine, erano assaliti da un opprimente senso di torpore.
L'astro, anche se celato, riusciva a sottrarre alla loro essenza l'energia
che gli permetteva di agire. Erano creature della notte. Il giorno era
il loro nemico mortale. Potevano sfuggirgli, ma non ignorare la sua esistenza.
Buffy non avrebbe dovuto essere con lui in quel momento, ma fuori, all'aria
aperta, con le persone simili a lei, libera di vivere la sua vita. Lei
però aveva scelto lui, il buio, la morte.
Il vampiro cercò di scacciare dalla mente quei pensieri deprimenti.
Quelle erano le ore più difficili per lui, le ore in cui non trovava
in se stesso la forza di scacciare i cupi pensieri. In genere era proprio
allora che i suoi incubi lo assalivano, diventando più reali per
lui della sua stessa esistenza.
Non sarebbe stato così però quel giorno. Sentiva Buffy muoversi
in cucina, il rumore delle stoviglie e degli sportelli che sbattevano.
Evidentemente quello che aveva trovato era di suo gusto.
Non era stato facile per lui fare la spesa. Doveva ringraziare Cordelia
se ci aveva pensato.
Vivere vicino a lei, così concreta e attenta alle proprie esigenze,
l'aveva aiutato a ricordare le necessità di coloro il cui sangue
scorre ancora caldo nelle vene.
Aveva impiegato più di un'ora, prima di arrivare alla cassa. Si
era fermato perplesso di fronte ad ogni scomparto, chiedendosi che cosa
Buffy avrebbe preferito mangiare: cibi salutari o stuzzichini saporiti?
Amava cucinare e sapeva farlo bene, ma per lui era un hobby, non un bisogno.
Buffy invece aveva bisogno di mangiare e lui desiderava accontentare il
più possibile i suoi gusti.
Purtroppo si era reso presto conto di non conoscerla affatto sotto questo
aspetto. Dopo aver messo e tolto dal carrello un innumerevole numero di
articoli alla fine aveva deciso di affidarsi all'istinto ed evidentemente
era stata una buona idea.
Buffy gli era sembra strana, quando lui si era svegliato: pensierosa,
insicura, diversa dalla ragazza che aveva conosciuto un tempo.
Forse era cambiata, ma più probabilmente era vittima della situazione
che stavano vivendo.
Anche lui stesso, e soprattutto Spike, non si stavano comportando nel
modo consueto. Per loro era un ritorno al passato, ma il presente era
molto diverso. Lui aveva un'anima, Spike un microcip e
c'era una
Cacciatrice fra loro.
Angel sorrise al pensiero di quanto la vita possa sorprendere anche chi
ha accumulato un'esperienza di secoli. Nessuno di loro due avrebbe mai
potuto prevedere tutto questo
.eppure era accaduto.
Risentì sulle labbra il sapore del sangue del suo cucciolo. William
un
caleidoscopio di contraddizioni, conflitti ed emozioni. Un essere dalle
enormi potenzialità, potenzialità che Drusilla aveva bruciato
in pochi istanti. L'aveva attratto con il suo fascino, ma anche con la
sua stessa pazzia. Spike ne era rimasto intrappolato, come tanti prima
di lui, vedendovi il riflesso delle sue stesse angosce. Aveva pagato con
la vita, quel momento di debolezza, con la vita e la sua anima immortale.
Drusilla era pazza. Aveva condotto, orgogliosa e soddisfatta, il nuovo
giocattolo al suo daddy. Spike era confuso, impaurito, ancora incapace
di adeguarsi a quella che sarebbe stata la sua esistenza per l'eternità.
Angelus lo aveva accolto come un regalo, che la sua Drusilla aveva deciso
di fargli, un regalo che aveva trovato estremamente appropriato.
La mente offuscata di Drusilla riusciva a volte ad essere incredibilmente
lucida. Aveva scelto molto bene la sua vittima. Angelus era stato felice
di accollarsi il compito di guidare il nuovo cucciolo nel mondo delle
tenebre, come colei che l'aveva vampirizzato non sarebbe mai stata in
grado di fare.
Drusilla era stata il loro legame. Attraverso di lei Spike aveva assunto
il sangue del suo Sire e Angelus aveva acquisito un nuovo cucciolo. Ora
Drusilla non c'era più. Ora c'era Buffy.
Angel scosse il capo. Doveva avere la mente molto offuscata per giungere
a paragonare Buffy a Drusilla. Erano due creature completamente diverse,
non avevano nulla in comune a parte
lui.
Angelus era stato attratto da Drusilla e pur di averla l'aveva distrutta,
privandola non solo della vita, ma anche della sanità mentale.
Lui amava Buffy e la sua più grande paura era quella di distruggerla.
Non occorreva che la uccidesse per farlo. Cambiare la sua natura, spegnere
la fiamma che ardeva in lei, avrebbe condotto allo stesso risultato.
"Hey dormiglione, ti sei di nuovo addormentato?" chiese Buffy,
a bassa voce, entrando.
"No." Rispose Angel, riaprendo gli occhi per guardarla.
Buffy si avvicinò al letto, per tornare a stendersi al suo fianco.
I suoi occhi tardarono ad abituarsi di nuovo alla penombra, dopo la luce
della cucina, ma la disposizione dei mobili della stanza le era famigliare
e non faticò a orientarsi.
Quando però le braccia di lui tornarono ad avvolgerla provò
un piacevole senso di conforto.
"Era tutto buonissimo" dichiarò, con un sorriso di gratitudine
sul volto e un sorriso soddisfatto.
"Mi fa piacere." Fu la laiconica risposta.
Il silenzio ritornò fra loro, ma questa volta era un silenzio colmo
di parole non dette.
Nella mente di Buffy turbinavano mille domande che attendevano di essere
espresse. Nessuna di loro però le sembrava quella giusta in quel
momento. Eppure sapeva, per esperienza, che non sarebbe stato Angel il
primo a parlare. Lui affrontava i problemi con le azioni, non con le parole.
Per questo tante volte riusciva a sorprenderla. Lei aveva bisogno di confrontarsi,
discutere, comprendere prima di agire. Certo, poteva agire di impulso,
spinta dal puro istinto, ma solo quando non c'erano parole che potessero
esprimere quello provava.
In quel momento, se avesse dato libero sfogo al suo istinto, nella penombra,
il corpo solido di lui stretto al suo
.sarebbe avvenuto un disastro!
Eppure quella era l'unica cosa che veramente sentiva di dover fare, con
un'intensità quasi dolorosa: amarlo, con tutta se stessa, senza
alcun limite.
Nel tentativo di distogliersi da quei pericolosi pensieri formulò
la domanda senza quasi rendersene conto.
"Prima che tu avessi di nuovo la tua anima, con Spike, che cosa facevi?"
Immediatamente Buffy si chiese da dove era nata quella domanda assurda.
Non avrebbe dovuto pensare al passato, soprattutto un passato morto da
secoli, di cui lei non aveva neppure fatto parte. La sua preoccupazione
doveva essere per il loro presente e il loro futuro, che erano ancora
un'incognita per lei.
Continuavano però a tormentarla le parole pronunciate nel cimitero
da Spike, sui suoi rapporti con il suo Sire. Cercò di convincersi
che l'idea che Angel potesse avere rapporti omosessuali con qualcuno la
sconvolgeva, ed era per questo che aveva bisogno di ascoltare le sue giustificazioni.
Non era però tutta la verità. Certo, nonostante la sua mentalità
aperta, faticava ad immaginare i due vampiri uno fra le braccia dell'altro,
ma a tormentarla veramente era la gelosia, acuita dalla frustrazione di
non poter spartire con Angel quello che Spike aveva condiviso con Angelus.
Aveva superato da tempo il fatto che Angelus fosse stato amante di Darla
e di Drusilla.. Quelle erano relazioni che non aveva avuto difficoltà
a comprendere ed appartenevano al passato. Darla era morta, per mano stessa
di Angel e Drusilla
quali impulsi, desideri, emozioni muovessero
le sue azioni probabilmente era un mistero ignoto a lei stessa, ma certamente
lei non aveva più nessun posto nel cuore di Angel, se non fra i
rimorsi che lo perseguitavano.
Spike rappresentava qualcosa di totalmente diverso e molto più
difficile da comprendere, qualcosa che non era relegato al passato, ma
forse influenzava anche il presente.
"A che cosa ti riferisci Buffy?" fu la sorpresa risposta. Angel
non comprendeva davvero che cosa potessero aver fatto lui e Spike, così
grave da indurre Buffy a formulare quella domanda proprio in un momento
in cui c'erano tanti problemi irrisolti fra loro.
Sentiva i suoi muscoli tesi, in attesa di una sua risposta, il cuore che
aveva accelerato i battiti. Evidentemente si trattava di qualcosa di importante,
ma che cosa, che lei già non sapesse, poteva preoccuparla a tal
punto?
Probabilmente Spike le aveva parlato di qualcosa, qualche crimine particolarmente
orrendo che dovevano aver commesso insieme, ma Buffy non gli aveva mai
rinfacciato i delitti di Angelus. Perché aveva deciso di farlo
proprio quella sera?
Sentì la paura stringergli la gola. Non voleva ricordare. Soprattutto
non voleva dividere con lei quei momenti così oscuri della sua
esistenza, eppure non avrebbe potuto tacere, non mentre lei giaceva nel
buio, per amor suo, mentre fuori splendeva il sole.
Fu tentato di rimandare, fuggire, attendere la notte per dare una risposta,
qualsiasi fosse stata la domanda. Di notte di sentiva più forte,
anche se era in quelle ore buie che i suoi incubi diurni si trasformavano
in realtà. Per un istante pensò che forse stava dormendo.
Forse quello che stava vivendo era proprio un incubo: Buffy che gli chiedeva
conto delle sue colpe. L'incubo peggiore di tutti.
"Spike mi ha detto
forse se lo è solo inventato per
ferirmi, ma
ha insinuato che voi due avete fatto
sesso!"
Finalmente era riuscita a dirlo!
Restò immobile, il fiato sospeso, non riuscendo ad immaginare la
reazione del compagno. Poi sentì il suo petto muoversi contro di
lei con movimenti convulsi: Angel stava ridendo!
Buffy si sedette per guardarlo in volto, come a sincerarsi che quella
che le sue orecchie udivano era proprio una risata. Non aveva mai visto
Angel ridere in modo così liberatorio.
Si sentì confusa, imbarazzata, ma anche felice. Vedere Angel ridere
le piaceva e quella risata le pareva la conferma della assurdità
dei suoi timori.
Il vampiro espresse con il riso tutto il sollievo che provava per un incubo
che si dilegua senza aver avuto il tempo di torturare l'anima in cui era
germogliato.
Buffy era sempre la sua dolce, innocente, ingenua ragazza, che lo amava
e non lo riteneva responsabile per i crimini commessi dal suo demone,
in un altro tempo.
Non voleva giudicarlo, condannarlo, ma semplicemente
.era gelosa
di qualcosa che non poteva comprendere.
Quando ritrovò finalmente la calma Angel vide impresso sul volto
di Buffy l'equivoco che, senza volere, aveva generato. Lei lo guardava
sorridente, divertita e un po' impacciata. Evidentemente aveva frainteso
il motivo della sua reazione. Fece fatica a reprimere l'impulso di sorriderle,
baciarla e negare ogni cosa. Buffy avrebbe senza dubbio creduto a lui
e non a Spike, ma non poteva e non voleva ingannarla. Non poteva basare
il suo futuro con lei su una bugia.
Stranamente però non si sentiva preparato a risponderle.
Aveva provato vergogna, in passato, quando le aveva confessato alcuni
suoi crimini. Quello che aveva fatto con Spike non era un crimine, ma
qualcosa che tantissimi uomini e donne fanno ogni giorno. Eppure non riusciva
a trovare le parole giuste per spiegare la natura del legame che era esistito,
e in parte esisteva ancora, fra lui e il suo cucciolo.
Probabilmente era questo il problema. I suoi crimini appartenevano ad
Angelus e al passato, Spike faceva parte del loro presente, ora più
che mai e forse questo Buffy non glielo avrebbe perdonato.
Non aveva però scelta: doveva rischiare.
"Buffy
.è vero, ma non è come tu immagini."
Iniziò con riluttanza.
Il sorriso si spense immediatamente dal volto della ragazza, che si spostò,
per accoccolarsi al fondo del letto.
Angel percepì quell'allontanarsi da lui come una punizione per
aver deluse le sue speranze.
Si sedette anche lui, appoggiandosi ai cuscini, di fronte a lei: imputato
e accusatrice.
Strinse le labbra per reprimere la rabbia, non verso di lei, ma verso
l'ingiustizia del destino. Aveva commesso innumerevoli colpe, e per ciascuna
di esse avrebbe meritato indubbiamente la condanna della donna che sedeva
di fronte a lui. Invece non era di quelle che era chiamato a rispondere,
ma di qualcosa che aveva fatto senza arrecare danno a nessuno.
Negli ultimi anni aveva però lui stesso sperimentato quanto potesse
ferire il morso della gelosia e non poteva quindi incolpare Buffy se esigeva
delle spiegazioni.
"Francamente Angel
preferirei non immaginare un bel niente!"
esplose lei alla fine, con un tono tagliente come un rasoio.
"Lui era il mio cucciolo!" mormorò Angel, in sua difesa,
come se questo spiegasse ogni cosa.
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