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RAITING: Vietato ai minori d'anni 14 per discorsi inerenti il sesso e la omosessualità.

NOTA: il rapporto di Spike con Angel esula dai normali rapporti umani. Qualsiasi affermazione o commento presente nel testo sulla loro omosessualità deve essere inteso in quest'ottica.
Rispetto tutti gli uomini, indipendentemente dalle loro preferenze sessuali, e non desidero arrecare offesa a nessuno.

DEDICA: a coloro che cercano di sollevarsi dalla comune condizione umana, comportandosi come Divinità onnipotenti, ma nello stesso tempo dimenticano di comportarsi da uomini.

 

 

Capitolo VIII
Essere un Dio o essere un Uomo


Buffy si limitò a sollevare le sopracciglia, in un'espressione che Angel sapeva preannunciare normalmente sfuriate epiche. Il vampiro si affrettò quindi a riprendere la frase interrotta.
"Per un vampiro avere i rapporti sessuali con i propri cuccioli è normale, siano essi maschi o femmine." Aggiunse con la speranza di concludere così il discorso.
Buffy però sbuffò con impazienza.
"Questo me lo ha già detto Spike! Non voglio una lezione sulle abitudini sessuali dei vampiri. Quella l'avrei chiesta al Signor Giles…o forse a Faith! Voglio sapere di te e di Spike!"
Il vampiro chinò il capo sconfitto. La sua Cacciatrice non intendeva lasciargli vie di fuga. Alzò lo sguardo e senza volere diede voce all'ira che covava dentro di lui.
"Che cosa vuoi sapere Buffy: i dettagli? Quante volte lo facevamo e come? E' questo che t'interessa?" rispose con tono provocatorio.
Avrebbe dovuto ricordarsi che Buffy era perfettamente in grado di tenergli testa!

"No. Non m'interessano i dettagli e neppure il come. M'interessa sapere il perché!" replicò prontamente con veemenza la ragazza, con sul viso un'espressione determinata.
Angel recuperò il controllo di sé. Non stavano combattendo uno contro l'altra e non si trattava neppure di un processo, come all'inizio aveva creduto. Buffy desiderava solo capire qualcosa in cui lui stesso l'aveva coinvolta. Era suo diritto sapere.

"Fu Drusilla a vampirizzare William, ma io feci di lui quello che è ora.
Era fragile, eppure ribelle. Dimostrava di non tollerare nessun'autorità, eppure aveva disperatamente bisogno di una guida, un riferimento. Drusilla era pazza e Darla non lo capiva. Scambiava la sua fragilità per debolezza. Non ha mai compreso quanta forza si celasse dietro la sua esasperata sensibilità. Restavo solo io e non nego che assolsi i miei doveri con piacere. Era esaltante a volte essere la sua guida. Come discepolo poteva essere difficile da gestire, ma i risultati che offriva erano spesso superiori ad ogni aspettativa.

Fra noi era una lotta continua. Lui metteva alla prova la mia autorità, la mia forza ad ogni occasione e io stavo al suo gioco, solo per il piacere di ricondurlo infine da me, in ogni modo possibile.
A volte lo tormentavo giocando con le sue emozioni, come un giocoliere inetto che con indifferenza spesso infrange i suoi attrezzi. Usavo contro di lui la sua dipendenza da Drusilla, facendolo ingelosire o torturando lei, al solo scopo di farlo soffrire. In alcuni casi ricorrevo alla pura violenza fisica, infingendoli ripetute volte ferite che sapevo si sarebbero presto rimarginate. Il suo orgoglio, la sua dignità però non si sarebbero risanate alla stessa velocità.

Quando infine sentivo che lui mi stava veramente sfuggendo, quando si allontanava di più da me e dalla famiglia, allora usavo il sesso. Lui odiava quei momenti eppure li desiderava. M'istigava, per costringermi a punirlo, e così ricordargli chi fosse e a chi apparteneva. Aveva bisogno di me, di tutti noi, per non sentirsi solo, perso nelle tenebre che avvolgevano la nostra esistenza.
Per i vampiri lo scorrere del tempo, le vicende umane, la lotta per sopravvivere che tutti gli uomini combattono, non hanno senso. C'è l'eternità che ci attende, un eternità di buio e di vuoto. Cacciare le nostre prede dà un senso alla nostra esistenza, ma è un significato effimero, che dura i brevi istanti di piacere che ci dà il sangue caldo che ci scende giù per la gola, fino alle nostre viscere, alla nostra essenza. La famiglia è la sola cosa stabile, reale intorno a noi, immutabile come noi stessi.

Non era "fare l'amore", non si trattava di amore, ma di senso di possesso. Lo usavo, come un oggetto, per soddisfare la mia lussuria e lui ne era consapevole. Potevo essere violento oppure sedurlo, proprio come un amante, ma non faceva differenza. Non permettevo mai che lui dimenticasse che io ero il suo Sire. La sua rabbia alimentava l'odio che provava per me, l'odio che era la sua ragione di esistere. La mia crudeltà però andava oltre. Sempre, dopo averlo torturato ed umiliato, lo conducevo al piacere, un piacere che lui temeva più del dolore. Solo io avevo il potere di condurlo ad estasi così intense. Neppure Drusilla riusciva a tanto.
Per avere quel piacere lo costringevo a pregare, implorare. Le sue parole, sussurrate fra gemiti di passione e di sofferenza, erano una musica soave per le mie orecchie. Lui mi apparteneva, era il mio cucciolo. Poteva ribellarsi, cercare di fuggire, perfino tentare di uccidermi, ma era mio!
Quando infine riuscivo a condurlo al culmine dell'estasi era il mio nome che le sue labbra pronunciavano!
Lui aveva bisogno di me, ma anch'io avevo bisogno di lui.

Darla, Drusilla, e le mie vittime, appagavano i miei sensi, ma non mi potevano offrire quello che mi offriva Spike. Nessuno di noi due aveva avuto tendenze omosessuali, finché era stato in vita e proprio per questo i nostri rapporti fisici esulavano dal semplice sesso. Violavamo entrambi i nostri istinti, frutto del ricordo di quando eravamo esseri umani, per raggiungerci, unirci in un amplesso in cui il potere prendeva il posto dell'amore. Quel senso di potere che Spike riusciva ad infondermi poteva essere paragonato solo al piacere di uccidere delle Cacciatrici. Finalmente mi confrontavo non con una vittima, spesso inerte, ma con un mio pari….e vincevo…sempre!"

Angel, esausto, finalmente tacque. Non stava guardando Buffy, ma un punto indefinito nel buio alle sue spalle.
Era più di un secolo che non ripensava a quei momenti e i ricordi avevano riaperto in lui ferite mai rimarginate. Era cambiato. La maledizione lo aveva cambiato, ma solo aggiungendo qualcosa, la sua anima, alla sua natura. Gli istinti, le emozioni di allora erano ancora presenti in lui e le sue stesse parole li avevano risvegliati.
Buffy lo osservava pensierosa. Non era certa di aver veramente compreso le sue parole. L'odio e la violenza che trasparivano da esse non facevano parte del suo mondo. Non era riuscita veramente ad odiare neppure Angelus! Quanto alla violenza, se ne serviva solo per uccidere i vampiri, ma non provava alcun piacere nell'usarla.
Eppure, anche se non le comprendeva, doveva accettarle, perché facevano parte del passato di Angel e forse….anche del suo presente.

"E' questo che Spike vuole da te? E tu lo vuoi?" mormorò sottovoce, forse nella speranza di non essere udita. Non era certa di voler sapere la risposta.
"Sì, è di questo che probabilmente Spike sente la mancanza. Ha perso la famiglia e ora…anche Drusilla. Resto solo io….e la mia anima, di cui lui farebbe volentieri a meno! Se Angelus tornasse lo odierebbe, come l'ha sempre odiato, ma non sarebbe più solo.
Quanto a me…la mia anima non vuole quel genere di potere, anzi…lo teme perché sa che può solo condurmi a perdere tutto quello che ha valore per me ora. Non potrebbe tollerare un simile rapporto. Eppure…il mio demone urla e mi tormenta perché rifiuto di prendere quello che è mio. Sente il richiamo del sangue di Spike, il mio sangue. Lui è una parte di me e lo sarà sempre."

"Ed io?" chiese timidamente Buffy, la fronte corrugata per l'ansia. Non riusciva proprio a trovare la propria collocazione in quell'universo in cui Angel, almeno in parte, suo malgrado viveva.
Il vampiro sembrò tornare improvvisamente alla realtà. La fissò negli occhi con intensità, come se volesse imprimere nella sua anima le proprie parole.
"Io ti amo!" Esclamò quasi con rabbia, una rabbia volta non contro di lei, ma contro sé stesso e il proprio destino. "E' l'amore che ci lega, non l'odio o il potere! Stringerti fra le braccia non mi fa sentire onnipotente e non ho bisogno di umiliarti per essere cosciente della mia forza. Tu sei la mia forza!" La sua voce assunse poi un tono più basso, mentre i suoi lineamenti tornavano a rilassarsi. "Il tuo amore non mi fa sentire un Dio…mi fa sentire un uomo, e questo è molto di più di quanto avrei mai potuto sperare, anche se avessi vissuto per tutta l'eternità."

Il vampiro non si era mosso, ma Buffy sentiva che aveva un estremo bisogno di lei, del suo calore, del conforto della sua presenza vicino a lui.
Sorridendo si mosse per tornare a distendersi al suo fianco. Angel chinò il capo per sfiorarle con un bacio i capelli. Poi chiuse gli occhi e finalmente la tensione lo abbandonò. Era tutto a posto. Buffy era ancora vicino a lui. Ancora una volta non l'aveva persa.
Il tempo trascorse lentamente nel silenzio della stanza fino a quando Buffy non trovò il coraggio di rivolgere l'ultima domanda che ancora la assillava.

"Che intenzioni hai con Spike?" chiese con finta naturalezza, come se non le importasse molto della risposta. Angel non si lasciò ingannare. Dopo aver meditato per alcuni istanti rispose, scandendo le frasi come se ciascuna pesasse come un macigno sulla sua coscienza.
"Vorrei non avere più nulla a che fare con lui, come con qualsiasi altro vampiro, ma con lui soprattutto. Vorrei che i vampiri esistessero solo nelle storie nate per spaventare i bambini, durante le lunghe serate invernali."
Buffy sospirò piano.
"Anch'io lo vorrei, ma non è così."
"Lo so." Rispose semplicemente il vampiro, con tono triste. "I vampiri esistono e anche il mio legame con Spike. Mi sento responsabile di lui, ma…non voglio mentirti. Non si tratta solo di questo. Qualcosa dentro di me ha bisogno di lui così come lui ha bisogno di me."

"Anch'io ho bisogno di te." Mormorò Buffy, non più per gelosia, ma per fargli sentire la sua presenza, il suo amore. Forse non poteva comprendere completamente i sentimenti che si agitavano nell'animo dell'uomo che amava, ma intuiva la sua angoscia e voleva in qualche modo placarla.
"Non capirò mai il perché, credo." Rispose Angel, con un sorriso di gratitudine. Fu proprio la consapevolezza dell'amore della donna al suo fianco che gli diede il coraggio di continuare.
"Voglio tentare di offrire a Spike quello che sono in grado di dargli. Non so ancora esattamente come mi comporterò con lui. Dipende molto, penso, da come lui reagirà. Fino a questo momento sembra che mi abbia accettato di nuovo come Sire. Il ruolo che ha sostenuto fra noi, che io gli ho chiesto di sostenere, in fondo l'ha in qualche modo di nuovo unito a me. Lui sente che tu sei una parte di me. Tu sei stata il nostro tramite, anche se non lo potevi immaginare. Forse è stato poco onesto non spiegartelo prima, ma…"
"Non importa." Lo interruppe Buffy. "Non era il momento. Avevo già le idee abbastanza confuse immagino, anche senza che voi due me le confondeste ulteriormente."
Angel si piegò su di lei. Lentamente e teneramente la baciò. Buffy dischiuse le labbra, ma lui non cercava le profondità della sua bocca. Voleva sentire il suo affetto e trasmetterle la sua gratitudine per essere la donna meravigliosa che era.

Quel contatto risvegliò però in Buffy il desiderio sopito. Le sue mani iniziarono a scorrere sul suo petto muscoloso in carezze sempre più ardite. Irritata per la presenza dei vestiti fra loro, infilò le esili dita sotto la maglietta.
Angel, ancora immerso nelle emozioni che aveva suscitato in lui parlare del passato, non era preparato al tocco caldo e provocante delle piccole mani sulla sua pelle. I suoi sensi ne furono sconvolti. Con un gemito rovesciò Buffy sotto di lui e con improvvisa passione invase la sua bocca.
Buffy aveva ottenuto quello che voleva. Lo abbracciò, accarezzandogli i muscoli tesi della schiena.
Le mani di lui le avevano afferrato i seni e li stringevano quasi con disperazione.

Fu Buffy questa volta a gemere per la sofferenza del desiderio inappagato. Angel allentò istintivamente la presa sulla carne morbida. Non voleva farle del male…farle del male…il vampiro divenne cosciente, in un istante, della sua virilità pulsante che premeva contro il ventre di Buffy. Stavano andando oltre. Presto non sarebbero più stati in grado di fermarsi.
Buffy percepì il suo irrigidimento e, nonostante la passione che le intorpidiva la mente, ne comprese la causa. Lo respinse con forza tale da farlo quasi cadere dal letto.

Non fu detta nessuna parola. Rimasero ansanti a guardarsi, gli occhi colmi di sofferenza e rabbia.
"Non possiamo continuare così." Dichiarò alla fine lei, sconfortata. Era ritornata ad appoggiarsi ai cuscini e fissava il muro di fronte a sé.
"No, non possiamo. E' troppo pericoloso!" concordò il vampiro, prendendosi la testa fra le mani e facendo scorrere le lunghe dita fra i capelli.
Buffy lo guardò e desiderò ricomporgli la capigliatura arruffata, ma si trattenne. Non si sentiva ancora di toccarlo, neppure con il gesto più innocente. La sua mente ormai era vigile, ma il suo corpo anelava ancora la soddisfazione che gli era stata bruscamente negata.
"Deve esistere una soluzione!" esplose infine, esprimendo tutta la frustrazione che entrambi provavano. "Tu non puoi essere completamente felice, ma…questa è una vera tortura!"
"E' vero" assentì il vampiro, con tono sconfitto e un sorriso ironico sul volto, alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.

Buffy rimase lunghi minuti seduta sul letto a riflettere sulla loro situazione. Ascoltò l'acqua scorrere nella doccia e poi il silenzio. Angel presto sarebbe tornato e lei non se la sentiva di affrontarlo dopo quello che era quasi accaduto fra loro.
Rapidamente si alzò e si rimise in ordine i vestiti stropicciati. Sarebbe uscita a fare una passeggiata. Aveva bisogno di luce, aria aperta, movimento per colmare l'agitazione che turbava il suo corpo come il suo spirito.

Quando tornò nella casa era ormai notte inoltrata. Aveva previsto di arrivare prima, ma si era dovuta fermare al Negozio di Magia per salutare gli amici.
Non era normale che lei sparisse per tutto il sabato e avrebbero finito per preoccuparsi per lei. Aveva detto una piccola bugia, dichiarando che sarebbe partita quella sera stessa per andare a trovare suo padre a Los Angeles. Non si sentiva in colpa. Questa volta era un bugia innocua giustificata dalla loro incapacità di comprendere quello che neppure lei veramente capiva fino in fondo. Ma soprattutto non voleva rischiare che si mettessero un'altra volta fra lei e Angel!

Varcata la soglia si fermò. Angel stava discutendo con qualcuno con un tono che raramente gli aveva sentito usare. Non era arrabbiato, sembrava addirittura furioso.
"Scordatelo! E' assurdo! Non mi fiderei mai di quel verme!"
Buffy si affrettò verso il soggiorno. Entrata nella stanza lo vide subito, in piedi davanti al camino, gli occhi brillanti d'ira repressa. Seguendo il suo sguardo si accorse di Spike, sprofondato su una delle grandi poltrone, in un atteggiamento del tutto rilassato.
Il contrasto fra i due vampiri era quasi ridicolo.

"Salve!" esclamò la ragazza, per attrarre la loro attenzione. "Di quale verme state parlando?" si intromise subito. Intuiva che la discussione doveva riguardare anche lei e non approvava che i due l'avessero iniziata in sua assenza.
"Angelus!" rispose subito Spike, con tono trionfale.
Buffy storse le labbra, ad udire quel nome, e corrugò la fronte perplessa.
"Perché ti dovresti fidare di lui?" chiese ad Angel, onestamente curiosa.
Il suo compagno però non le rispose, ma si limitò a voltarle le spalle, appoggiando le mani sulla mensola del camino.
Angel era stanco di lottare contro Spike, ma soprattutto contro sé stesso e i suoi stessi desideri. Avrebbe voluto che quella discussione non fosse mai iniziata e ora che Buffy era tornata….sarebbe stato ancora peggio!
Fu il vampiro biondo a rispondere con tono volutamente noncurante.
"Angel ed io parlavano del vostro "piccolo" problema". Buffy strinse le labbra e assunse un'espressione minacciosa per il tono irrisorio con cui il vampiro aveva detto la parola "piccolo". Immediatamente si rivolse all'uomo che ancora le voltava le spalle.
"Angel, queste sono cose nostre. Non avevi diritto di discuterne con altri e soprattutto…non con lui!"
Angel non reagì alle sue parole, ma Spike rispose con una risata.

"Mi pare che io sia già stato piuttosto coinvolto, ricordi? Sono io quello con cui…"
Buffy arrossì e lo interruppe, fin troppo consapevole della verità delle sue parole.
"Va bene! Hai ragione. Ma non capisco che cosa abbia a che fare Angelus con noi due. Lui non tornerà, punto e basta!" dichiarò, certa di non poter essere contraddetta questa volta. Spike però la sorprese.
"Io invece credo che farlo tornare sarebbe proprio un'ottima idea."
Buffy, sicura di sé, rispose con una risata sprezzante.
"Sono sicura che per te sarebbe una buona idea, ma non per me e per il resto del mondo!"
Le sue parole non fecero però sparire dal volto del vampiro l'espressione soddisfatta che aveva da quando lei era entrata.
"Invece dovrebbe tornare proprio per te! Ascolta. Angel gli permette di emergere, solo per un certo tempo, diciamo il tempo necessario ad appagare i tuoi bollenti spiriti. Poi lo richiude nella sua prigione e tutto torna alla norma. Tu sei felice, Angel…non è felice, ma può fare l'amore con te, e il mondo è salvo. Mi sembra un'idea geniale!"
Il sospiro esasperato di Buffy non indusse il vampiro a tacere.

"Certo, lui potrebbe approfittarne per uccidere te, e magari anche qualche altra vittima innocente, o forse distruggere l'intero pianeta, ma Angelus non è un idiota. Angel ha la forza per controllarlo, se vuole, e potrebbe non farlo davvero riemergere mai più. Credo che sia un contratto che convenga anche a lui."
Il silenzio calato nella stanza preoccupò Angel, al punto da indurlo a voltarsi e affrontare Buffy.
"Non vorrai davvero prendere in considerazione questa idea pazzesca? Spike vuole solo che Angelus torni. Non gli importa nulla di noi. Vuole usarci per riavere il suo Sire, anche se per poco. Tu non puoi pensare di…."
"…far l'amore con lui?" Concluse Buffy al suo posto.

 

Un momento di pace Continua...