Buffy si limitò a sollevare le sopracciglia, in un'espressione
che Angel sapeva preannunciare normalmente sfuriate epiche. Il vampiro
si affrettò quindi a riprendere la frase interrotta.
"Per un vampiro avere i rapporti sessuali con i propri cuccioli è
normale, siano essi maschi o femmine." Aggiunse con la speranza di
concludere così il discorso.
Buffy però sbuffò con impazienza.
"Questo me lo ha già detto Spike! Non voglio una lezione sulle
abitudini sessuali dei vampiri. Quella l'avrei chiesta al Signor Giles
o
forse a Faith! Voglio sapere di te e di Spike!"
Il vampiro chinò il capo sconfitto. La sua Cacciatrice non intendeva
lasciargli vie di fuga. Alzò lo sguardo e senza volere diede voce
all'ira che covava dentro di lui.
"Che cosa vuoi sapere Buffy: i dettagli? Quante volte lo facevamo
e come? E' questo che t'interessa?" rispose con tono provocatorio.
Avrebbe dovuto ricordarsi che Buffy era perfettamente in grado di tenergli
testa!
"No. Non m'interessano i dettagli e neppure il come. M'interessa
sapere il perché!" replicò prontamente con veemenza
la ragazza, con sul viso un'espressione determinata.
Angel recuperò il controllo di sé. Non stavano combattendo
uno contro l'altra e non si trattava neppure di un processo, come all'inizio
aveva creduto. Buffy desiderava solo capire qualcosa in cui lui stesso
l'aveva coinvolta. Era suo diritto sapere.
"Fu Drusilla a vampirizzare William, ma io feci di lui quello che
è ora.
Era fragile, eppure ribelle. Dimostrava di non tollerare nessun'autorità,
eppure aveva disperatamente bisogno di una guida, un riferimento. Drusilla
era pazza e Darla non lo capiva. Scambiava la sua fragilità per
debolezza. Non ha mai compreso quanta forza si celasse dietro la sua esasperata
sensibilità. Restavo solo io e non nego che assolsi i miei doveri
con piacere. Era esaltante a volte essere la sua guida. Come discepolo
poteva essere difficile da gestire, ma i risultati che offriva erano spesso
superiori ad ogni aspettativa.
Fra noi era una lotta continua. Lui metteva alla prova la mia autorità,
la mia forza ad ogni occasione e io stavo al suo gioco, solo per il piacere
di ricondurlo infine da me, in ogni modo possibile.
A volte lo tormentavo giocando con le sue emozioni, come un giocoliere
inetto che con indifferenza spesso infrange i suoi attrezzi. Usavo contro
di lui la sua dipendenza da Drusilla, facendolo ingelosire o torturando
lei, al solo scopo di farlo soffrire. In alcuni casi ricorrevo alla pura
violenza fisica, infingendoli ripetute volte ferite che sapevo si sarebbero
presto rimarginate. Il suo orgoglio, la sua dignità però
non si sarebbero risanate alla stessa velocità.
Quando infine sentivo che lui mi stava veramente sfuggendo, quando si
allontanava di più da me e dalla famiglia, allora usavo il sesso.
Lui odiava quei momenti eppure li desiderava. M'istigava, per costringermi
a punirlo, e così ricordargli chi fosse e a chi apparteneva. Aveva
bisogno di me, di tutti noi, per non sentirsi solo, perso nelle tenebre
che avvolgevano la nostra esistenza.
Per i vampiri lo scorrere del tempo, le vicende umane, la lotta per sopravvivere
che tutti gli uomini combattono, non hanno senso. C'è l'eternità
che ci attende, un eternità di buio e di vuoto. Cacciare le nostre
prede dà un senso alla nostra esistenza, ma è un significato
effimero, che dura i brevi istanti di piacere che ci dà il sangue
caldo che ci scende giù per la gola, fino alle nostre viscere,
alla nostra essenza. La famiglia è la sola cosa stabile, reale
intorno a noi, immutabile come noi stessi.
Non era "fare l'amore", non si trattava di amore, ma di senso
di possesso. Lo usavo, come un oggetto, per soddisfare la mia lussuria
e lui ne era consapevole. Potevo essere violento oppure sedurlo, proprio
come un amante, ma non faceva differenza. Non permettevo mai che lui dimenticasse
che io ero il suo Sire. La sua rabbia alimentava l'odio che provava per
me, l'odio che era la sua ragione di esistere. La mia crudeltà
però andava oltre. Sempre, dopo averlo torturato ed umiliato, lo
conducevo al piacere, un piacere che lui temeva più del dolore.
Solo io avevo il potere di condurlo ad estasi così intense. Neppure
Drusilla riusciva a tanto.
Per avere quel piacere lo costringevo a pregare, implorare. Le sue parole,
sussurrate fra gemiti di passione e di sofferenza, erano una musica soave
per le mie orecchie. Lui mi apparteneva, era il mio cucciolo. Poteva ribellarsi,
cercare di fuggire, perfino tentare di uccidermi, ma era mio!
Quando infine riuscivo a condurlo al culmine dell'estasi era il mio nome
che le sue labbra pronunciavano!
Lui aveva bisogno di me, ma anch'io avevo bisogno di lui.
Darla, Drusilla, e le mie vittime, appagavano i miei sensi, ma non mi
potevano offrire quello che mi offriva Spike. Nessuno di noi due aveva
avuto tendenze omosessuali, finché era stato in vita e proprio
per questo i nostri rapporti fisici esulavano dal semplice sesso. Violavamo
entrambi i nostri istinti, frutto del ricordo di quando eravamo esseri
umani, per raggiungerci, unirci in un amplesso in cui il potere prendeva
il posto dell'amore. Quel senso di potere che Spike riusciva ad infondermi
poteva essere paragonato solo al piacere di uccidere delle Cacciatrici.
Finalmente mi confrontavo non con una vittima, spesso inerte, ma con un
mio pari
.e vincevo
sempre!"
Angel, esausto, finalmente tacque. Non stava guardando Buffy, ma un punto
indefinito nel buio alle sue spalle.
Era più di un secolo che non ripensava a quei momenti e i ricordi
avevano riaperto in lui ferite mai rimarginate. Era cambiato. La maledizione
lo aveva cambiato, ma solo aggiungendo qualcosa, la sua anima, alla sua
natura. Gli istinti, le emozioni di allora erano ancora presenti in lui
e le sue stesse parole li avevano risvegliati.
Buffy lo osservava pensierosa. Non era certa di aver veramente compreso
le sue parole. L'odio e la violenza che trasparivano da esse non facevano
parte del suo mondo. Non era riuscita veramente ad odiare neppure Angelus!
Quanto alla violenza, se ne serviva solo per uccidere i vampiri, ma non
provava alcun piacere nell'usarla.
Eppure, anche se non le comprendeva, doveva accettarle, perché
facevano parte del passato di Angel e forse
.anche del suo presente.
"E' questo che Spike vuole da te? E tu lo vuoi?" mormorò
sottovoce, forse nella speranza di non essere udita. Non era certa di
voler sapere la risposta.
"Sì, è di questo che probabilmente Spike sente la mancanza.
Ha perso la famiglia e ora
anche Drusilla. Resto solo io
.e
la mia anima, di cui lui farebbe volentieri a meno! Se Angelus tornasse
lo odierebbe, come l'ha sempre odiato, ma non sarebbe più solo.
Quanto a me
la mia anima non vuole quel genere di potere, anzi
lo
teme perché sa che può solo condurmi a perdere tutto quello
che ha valore per me ora. Non potrebbe tollerare un simile rapporto. Eppure
il
mio demone urla e mi tormenta perché rifiuto di prendere quello
che è mio. Sente il richiamo del sangue di Spike, il mio sangue.
Lui è una parte di me e lo sarà sempre."
"Ed io?" chiese timidamente Buffy, la fronte corrugata per
l'ansia. Non riusciva proprio a trovare la propria collocazione in quell'universo
in cui Angel, almeno in parte, suo malgrado viveva.
Il vampiro sembrò tornare improvvisamente alla realtà. La
fissò negli occhi con intensità, come se volesse imprimere
nella sua anima le proprie parole.
"Io ti amo!" Esclamò quasi con rabbia, una rabbia volta
non contro di lei, ma contro sé stesso e il proprio destino. "E'
l'amore che ci lega, non l'odio o il potere! Stringerti fra le braccia
non mi fa sentire onnipotente e non ho bisogno di umiliarti per essere
cosciente della mia forza. Tu sei la mia forza!" La sua voce assunse
poi un tono più basso, mentre i suoi lineamenti tornavano a rilassarsi.
"Il tuo amore non mi fa sentire un Dio
mi fa sentire un uomo,
e questo è molto di più di quanto avrei mai potuto sperare,
anche se avessi vissuto per tutta l'eternità."
Il vampiro non si era mosso, ma Buffy sentiva che aveva un estremo bisogno
di lei, del suo calore, del conforto della sua presenza vicino a lui.
Sorridendo si mosse per tornare a distendersi al suo fianco. Angel chinò
il capo per sfiorarle con un bacio i capelli. Poi chiuse gli occhi e finalmente
la tensione lo abbandonò. Era tutto a posto. Buffy era ancora vicino
a lui. Ancora una volta non l'aveva persa.
Il tempo trascorse lentamente nel silenzio della stanza fino a quando
Buffy non trovò il coraggio di rivolgere l'ultima domanda che ancora
la assillava.
"Che intenzioni hai con Spike?" chiese con finta naturalezza,
come se non le importasse molto della risposta. Angel non si lasciò
ingannare. Dopo aver meditato per alcuni istanti rispose, scandendo le
frasi come se ciascuna pesasse come un macigno sulla sua coscienza.
"Vorrei non avere più nulla a che fare con lui, come con qualsiasi
altro vampiro, ma con lui soprattutto. Vorrei che i vampiri esistessero
solo nelle storie nate per spaventare i bambini, durante le lunghe serate
invernali."
Buffy sospirò piano.
"Anch'io lo vorrei, ma non è così."
"Lo so." Rispose semplicemente il vampiro, con tono triste.
"I vampiri esistono e anche il mio legame con Spike. Mi sento responsabile
di lui, ma
non voglio mentirti. Non si tratta solo di questo. Qualcosa
dentro di me ha bisogno di lui così come lui ha bisogno di me."
"Anch'io ho bisogno di te." Mormorò Buffy, non più
per gelosia, ma per fargli sentire la sua presenza, il suo amore. Forse
non poteva comprendere completamente i sentimenti che si agitavano nell'animo
dell'uomo che amava, ma intuiva la sua angoscia e voleva in qualche modo
placarla.
"Non capirò mai il perché, credo." Rispose Angel,
con un sorriso di gratitudine. Fu proprio la consapevolezza dell'amore
della donna al suo fianco che gli diede il coraggio di continuare.
"Voglio tentare di offrire a Spike quello che sono in grado di dargli.
Non so ancora esattamente come mi comporterò con lui. Dipende molto,
penso, da come lui reagirà. Fino a questo momento sembra che mi
abbia accettato di nuovo come Sire. Il ruolo che ha sostenuto fra noi,
che io gli ho chiesto di sostenere, in fondo l'ha in qualche modo di nuovo
unito a me. Lui sente che tu sei una parte di me. Tu sei stata il nostro
tramite, anche se non lo potevi immaginare. Forse è stato poco
onesto non spiegartelo prima, ma
"
"Non importa." Lo interruppe Buffy. "Non era il momento.
Avevo già le idee abbastanza confuse immagino, anche senza che
voi due me le confondeste ulteriormente."
Angel si piegò su di lei. Lentamente e teneramente la baciò.
Buffy dischiuse le labbra, ma lui non cercava le profondità della
sua bocca. Voleva sentire il suo affetto e trasmetterle la sua gratitudine
per essere la donna meravigliosa che era.
Quel contatto risvegliò però in Buffy il desiderio sopito.
Le sue mani iniziarono a scorrere sul suo petto muscoloso in carezze sempre
più ardite. Irritata per la presenza dei vestiti fra loro, infilò
le esili dita sotto la maglietta.
Angel, ancora immerso nelle emozioni che aveva suscitato in lui parlare
del passato, non era preparato al tocco caldo e provocante delle piccole
mani sulla sua pelle. I suoi sensi ne furono sconvolti. Con un gemito
rovesciò Buffy sotto di lui e con improvvisa passione invase la
sua bocca.
Buffy aveva ottenuto quello che voleva. Lo abbracciò, accarezzandogli
i muscoli tesi della schiena.
Le mani di lui le avevano afferrato i seni e li stringevano quasi con
disperazione.
Fu Buffy questa volta a gemere per la sofferenza del desiderio inappagato.
Angel allentò istintivamente la presa sulla carne morbida. Non
voleva farle del male
farle del male
il vampiro divenne cosciente,
in un istante, della sua virilità pulsante che premeva contro il
ventre di Buffy. Stavano andando oltre. Presto non sarebbero più
stati in grado di fermarsi.
Buffy percepì il suo irrigidimento e, nonostante la passione che
le intorpidiva la mente, ne comprese la causa. Lo respinse con forza tale
da farlo quasi cadere dal letto.
Non fu detta nessuna parola. Rimasero ansanti a guardarsi, gli occhi
colmi di sofferenza e rabbia.
"Non possiamo continuare così." Dichiarò alla
fine lei, sconfortata. Era ritornata ad appoggiarsi ai cuscini e fissava
il muro di fronte a sé.
"No, non possiamo. E' troppo pericoloso!" concordò il
vampiro, prendendosi la testa fra le mani e facendo scorrere le lunghe
dita fra i capelli.
Buffy lo guardò e desiderò ricomporgli la capigliatura arruffata,
ma si trattenne. Non si sentiva ancora di toccarlo, neppure con il gesto
più innocente. La sua mente ormai era vigile, ma il suo corpo anelava
ancora la soddisfazione che gli era stata bruscamente negata.
"Deve esistere una soluzione!" esplose infine, esprimendo tutta
la frustrazione che entrambi provavano. "Tu non puoi essere completamente
felice, ma
questa è una vera tortura!"
"E' vero" assentì il vampiro, con tono sconfitto e un
sorriso ironico sul volto, alzandosi dal letto e dirigendosi verso il
bagno.
Buffy rimase lunghi minuti seduta sul letto a riflettere sulla loro situazione.
Ascoltò l'acqua scorrere nella doccia e poi il silenzio. Angel
presto sarebbe tornato e lei non se la sentiva di affrontarlo dopo quello
che era quasi accaduto fra loro.
Rapidamente si alzò e si rimise in ordine i vestiti stropicciati.
Sarebbe uscita a fare una passeggiata. Aveva bisogno di luce, aria aperta,
movimento per colmare l'agitazione che turbava il suo corpo come il suo
spirito.
Quando tornò nella casa era ormai notte inoltrata. Aveva previsto
di arrivare prima, ma si era dovuta fermare al Negozio di Magia per salutare
gli amici.
Non era normale che lei sparisse per tutto il sabato e avrebbero finito
per preoccuparsi per lei. Aveva detto una piccola bugia, dichiarando che
sarebbe partita quella sera stessa per andare a trovare suo padre a Los
Angeles. Non si sentiva in colpa. Questa volta era un bugia innocua giustificata
dalla loro incapacità di comprendere quello che neppure lei veramente
capiva fino in fondo. Ma soprattutto non voleva rischiare che si mettessero
un'altra volta fra lei e Angel!
Varcata la soglia si fermò. Angel stava discutendo con qualcuno
con un tono che raramente gli aveva sentito usare. Non era arrabbiato,
sembrava addirittura furioso.
"Scordatelo! E' assurdo! Non mi fiderei mai di quel verme!"
Buffy si affrettò verso il soggiorno. Entrata nella stanza lo vide
subito, in piedi davanti al camino, gli occhi brillanti d'ira repressa.
Seguendo il suo sguardo si accorse di Spike, sprofondato su una delle
grandi poltrone, in un atteggiamento del tutto rilassato.
Il contrasto fra i due vampiri era quasi ridicolo.
"Salve!" esclamò la ragazza, per attrarre la loro attenzione.
"Di quale verme state parlando?" si intromise subito. Intuiva
che la discussione doveva riguardare anche lei e non approvava che i due
l'avessero iniziata in sua assenza.
"Angelus!" rispose subito Spike, con tono trionfale.
Buffy storse le labbra, ad udire quel nome, e corrugò la fronte
perplessa.
"Perché ti dovresti fidare di lui?" chiese ad Angel,
onestamente curiosa.
Il suo compagno però non le rispose, ma si limitò a voltarle
le spalle, appoggiando le mani sulla mensola del camino.
Angel era stanco di lottare contro Spike, ma soprattutto contro sé
stesso e i suoi stessi desideri. Avrebbe voluto che quella discussione
non fosse mai iniziata e ora che Buffy era tornata
.sarebbe stato
ancora peggio!
Fu il vampiro biondo a rispondere con tono volutamente noncurante.
"Angel ed io parlavano del vostro "piccolo" problema".
Buffy strinse le labbra e assunse un'espressione minacciosa per il tono
irrisorio con cui il vampiro aveva detto la parola "piccolo".
Immediatamente si rivolse all'uomo che ancora le voltava le spalle.
"Angel, queste sono cose nostre. Non avevi diritto di discuterne
con altri e soprattutto
non con lui!"
Angel non reagì alle sue parole, ma Spike rispose con una risata.
"Mi pare che io sia già stato piuttosto coinvolto, ricordi?
Sono io quello con cui
"
Buffy arrossì e lo interruppe, fin troppo consapevole della verità
delle sue parole.
"Va bene! Hai ragione. Ma non capisco che cosa abbia a che fare Angelus
con noi due. Lui non tornerà, punto e basta!" dichiarò,
certa di non poter essere contraddetta questa volta. Spike però
la sorprese.
"Io invece credo che farlo tornare sarebbe proprio un'ottima idea."
Buffy, sicura di sé, rispose con una risata sprezzante.
"Sono sicura che per te sarebbe una buona idea, ma non per me e per
il resto del mondo!"
Le sue parole non fecero però sparire dal volto del vampiro l'espressione
soddisfatta che aveva da quando lei era entrata.
"Invece dovrebbe tornare proprio per te! Ascolta. Angel gli permette
di emergere, solo per un certo tempo, diciamo il tempo necessario ad appagare
i tuoi bollenti spiriti. Poi lo richiude nella sua prigione e tutto torna
alla norma. Tu sei felice, Angel
non è felice, ma può
fare l'amore con te, e il mondo è salvo. Mi sembra un'idea geniale!"
Il sospiro esasperato di Buffy non indusse il vampiro a tacere.
"Certo, lui potrebbe approfittarne per uccidere te, e magari anche
qualche altra vittima innocente, o forse distruggere l'intero pianeta,
ma Angelus non è un idiota. Angel ha la forza per controllarlo,
se vuole, e potrebbe non farlo davvero riemergere mai più. Credo
che sia un contratto che convenga anche a lui."
Il silenzio calato nella stanza preoccupò Angel, al punto da indurlo
a voltarsi e affrontare Buffy.
"Non vorrai davvero prendere in considerazione questa idea pazzesca?
Spike vuole solo che Angelus torni. Non gli importa nulla di noi. Vuole
usarci per riavere il suo Sire, anche se per poco. Tu non puoi pensare
di
."
"
far l'amore con lui?" Concluse Buffy al suo posto.
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