Buffy si destò di soprassalto. Il suono della sveglia era penetrato,
stridente e inaspettato, nel suo sogno, interrompendolo bruscamente. Allungò
una mano per far cessare quel rumore fastidioso capace di cancellare ogni
pensiero.
Nella sua mente intorpidita dal sonno ancora aleggiavano immagini confuse,
sfocate che lei tentava in vano di trattenere. Non voleva lasciarle andare,
dimenticare, tornare alla realtà. Era stato un bel sogno: assurdo,
ma meraviglioso.
Stava facendo l'amore con Angel. Non era Angelus e neppure l'Angel che
aveva conosciuto a quindici anni. Era l'Angel del presente, che l'aveva
lasciata per poi tornare da lei, ma nel sogno non c'era nessuna maledizione
a dividerli.
Erano nella biblioteca della sua vecchia scuola, fra gli scaffali di vecchi
libri, che sapevano di polvere, accuratamente riordinati dal Signor Giles.
Tutto era sfocato, come spesso accade nei sogni, ma la sensazione delle
mani fresche di Angel contro la sua pelle era stata reale, quasi tangibile
così come l'eccitazione che le aveva percorso tutto il corpo. In
piedi, completamente vestiti, esploravano reciprocamente i loro corpi,
con bramosia, ma anche amore. Gli indumenti non parevano essere di ostacolo
ai loro gesti.
Si era sentita libera, come mai lo era stata. Lui le baciava il collo,
le labbra, i seni. Le sue labbra morbide la accarezzavano leggere, quasi
timide, eppure brucianti di passione.
Contro il proprio ventre percepiva la sua virilità implorare di
essere appagata.. Improvvisamente consapevole di quella preghiera, senza
esitare, aveva superato, con le esili dita, la barriera della stoffa per
osare quello che nella vita reale forse non avrebbe mai osato.
La pelle era morbida, sottile come seta e sensibilissima al suo tocco.
"Ti prego, non fermarti!" Le parole di lui avrebbero potuto
essere solo un gemito sommesso, ma lei le udì chiaramente. Poche
parole sufficienti a farla sentire felice, orgogliosa e soprattutto amata.
Esse erano la testimonianza inequivocabile di un desiderio, di un amore
della cui esistenza lei aveva dubitato per lungo tempo.
Dall'atrio della Biblioteca, al piano inferiore, nascosto dai libri,
udiva provenire le voci famigliari degli amici e del Signor Giles. La
raggiungevano solo frasi spezzate, a cui non riusciva a dare un senso
preciso. Discutevano di mostri, profezie e disastri. Distingueva a volte
il suo nome nei loro discorsi. Il suo Osservatore pareva preoccupato e
si chiedeva dove fosse finita la Cacciatrice.
Nulla però aveva importanza per lei in quel momento. Tutto il suo
universo era compreso fra le forti braccia che la avvolgevano, il sapore
dolce e aromatico della bocca che copriva la sua di interminabili baci,
la solida consistenza del corpo a cui si appoggiava.
La paura di essere scoperta esisteva in un angolo riposto della sua mente,
ma invece di frenare e inibire i suoi gesti, rendeva più eccitante
e travolgente la sua passione.
Voleva essere in quel luogo, proprio in quel momento. Desiderava che
lui la prendesse in quel santuario della conoscenza, quelle stanze che,
pur essendo recenti, avevano il sapore di un tempo infinito. Quello era
stato il centro della sua esistenza per lunghi anni, lì era nata,
come Cacciatrice.
Fra quelle mura aveva accettato il suo destino, si era preparata a combattere,
aveva curato le ferite del suo corpo e della sua anima, progettato il
suo futuro. La Biblioteca, nel periodo più difficile della sua
vita, era stata la sua casa e il Signor Giles e i suoi amici erano stati
la sua famiglia. Loro dovevano essere presenti mentre lei viveva quel
momento sublime, per poter comprendere e condividerlo con lei.
Se avessero udito i loro gemiti, se li avessero scoperti non avrebbe
provato vergogna, ma solo orgoglio. Lei lo amava, era sua, così
come lui le apparteneva. Era giusto che anche loro lo sapessero, lo accettassero.
Era inutile combattere il destino, dovevano rassegnarsi.
Il bisogno che aveva di lui stava diventando quasi insopportabile. Dita
gentili sfiorarono la sua femminilità che si aprì alla tenera
intrusione. Era pronta a riceverlo. Lo era da sempre.
Fu lei stessa a condurlo dentro di sé, in quel luogo oscuro, ma
vibrante di vita, che era il centro del suo essere. Lo invitò ad
entrare senza dubbi ed esitazioni. Aveva bisogno di lui, del suo amore,
della sua forza. Sentì il suo ventre aprirsi per accoglierlo.
Lui procedeva lentamente, come se temesse di ferirla, violando un luogo
a cui non avrebbe dovuto avere accesso. Lei però impaziente spinse
i fianchi in avanti e si fermò solo quando fu completamente sua.
"Ti amo": un sussurro, un sospiro.
Non avrebbe saputo dire chi aveva pronunciato quelle parole. Forse nessuno,
forse entrambi. Non aveva importanza. I loro corpi stavano dicendo, l'uno
all'altro, quello che nessuna parola avrebbe potuto esprimere.
Ora Angel si muoveva con decisione dentro di lei. Immerso nel calore
del suo corpo, avvolto dal pulsare della sua vita, aveva dimenticato dubbi
e paure. Non era più un vampiro e neppure un uomo. Era solo un
essere, che dopo aver vagato nel buio e nel nulla per un'eternità,
ha finalmente trovato la luce, la parte di se stesso di cui aveva sentito
a lungo la mancanza. Buffy lo percepiva dall'energia con cui ora la possedeva,
l'espressione concentrata e assorta del suo volto.
Contrasse inconsciamente i muscoli del suo ventre per trattenerlo dentro
di sé, per sentire in modo ancora più concreto la sua rassicurante
presenza. Finalmente la sua anima era completa e non avrebbe più
avuto paura della solitudine.
Eppure tutto questo non le bastava. Voleva di più. C'erano ancora
troppi ostacoli fra loro. Desiderava poter essere lui, vedere con i suoi
occhi, udire con le sue orecchie, parlare con la sua bocca. Si mosse ancor
più violentemente alla ricerca di sensazioni più intense,
tentando, con la forza della passione, di raggiungere il suo scopo. Improvvisamente
sentì i loro pensieri mescolarsi, l'eco del battito del proprio
cuore risuonare nel suo petto silenzioso. Socchiuse le labbra e un lungo
gemito risuonò fra le austere pareti.
Il suono della sua stessa voce le rimbombò nella mente. Tutta
la scuola, anzi tutta la città, doveva averlo udito. Tutti i suoi
concittadini, tutto il suo mondo ora sapeva. L'urlo avrebbe raggiunto
anche i vampiri, nascosti nelle loro tane, e le altre creature immonde
che si celavano nel buio. Non c'erano più segreti né misteri:
loro si amavano e anche il cielo avrebbe dovuto inchinarsi di fronte a
questa realtà.
Il suono irritante della sveglia aveva interrotto l'incanto riportandola
bruscamente alla realtà.
Era nel suo letto, da sola, fra le coperte scomposte. Le emozioni appena
provate le avevano lasciato un acuto senso di perdita. Si sentiva tradita,
dal destino e dal proprio corpo che continuava a torturarla, rammentandole
sensazioni che forse non avrebbe mai più provato, se non nei suoi
sogni.
Era passata una settimana da quando aveva fatto l'amore con Angel. Il
cuore le si strinse e lacrime di rabbia affiorarono dai suoi occhi: doveva
essere onesta, almeno con se stessa. Non aveva fatto l'amore con Angel,
o almeno non solo con lui. C'era stato Angelus fra loro, con la sua crudele
ironia, la sua strafottenza, ma anche la sua forza e tutta l'intensità
dirompente della sua passione.
Dopo i primi istanti di sconforto la sua natura ottimistica prevalse.
Era stata un'esperienza stupenda. Angelus le aveva permesso di liberarsi
da tutti i suoi vincoli e le sue costrizioni. Aveva soddisfatto i suoi
sensi portandola dove solo Angel, fino a quella notte, l'aveva mai condotta,
Angel
.aveva percepito chiaramente la sua presenza, il suo amore
e solo lui aveva dato un senso, un significato a quello che era accaduto.
Quando si era svegliata, la mattina dopo, aveva trovato il posto accanto
al suo, nel letto, vuoto e la casa silenziosa e deserta. Un crudele senso
di panico, di un incubo che ritorna, le aveva stretto crudelmente il cuore.
Neppure la vista della sua elegante calligrafia, sul messaggio posato
sul cuscino, le aveva restituito la calma. Solo lo scricchiolio della
carta, serrata fra le sue dita, la sua reale consistenza l'avevano in
parte rasserenata. Era un messaggio breve. Solo poche righe si ergevano
fra lei e l'abisso della disperazione e della sconfitta, ma erano state
sufficienti a restituirle la sicurezza: solo Angel poteva averle scritte.
Al tuo risveglio non mi troverai.
Non ho il coraggio di svegliarti.
Torno a Los Angeles mentre è ancora notte.
Perdonami.
Angelus è di nuovo al sicuro.
Non hai nulla da temere da lui.
A.
Angelus le avrebbe lasciato un messaggio ben diverso: insultante oppure
colmo di seduzione, a seconda del capriccio della sua mente perversa.
Quella lettera, chiara, quasi telegrafica, all'apparenza fredda e perfino
scostante, era nata da un'anima limpida, anche se introversa ed enigmatica:
l'anima che lei amava.
Buffy, per sua fortuna, aveva imparato da tempo a pesare le rare parole
del suo amante, coglierne le sfumature, leggerne i significati nascosti.
Se n'era andato senza salutarla, perché non aveva il coraggio di
affrontarla, dopo quello che era accaduto fra lei e Angelus. Era un vampiro
e non poteva viaggiare di giorno. Le chiedeva perdono per quello che era,
e soprattutto per quello che non avrebbe mai potuto essere.
Infine, come sempre, si era preoccupato per lei. Aveva voluto rassicurarla.
Era tornato a Los Angeles. Questa volta non ci sarebbero state tragedie
e incubi a suggellare la loro unione. Tutto era di nuovo come prima. Nulla
però lo sarebbe più veramente stato.
Se per lei era stato difficile accettare Angelus come tramite fra loro,
per lui doveva essere stato molto più arduo. Eppure aveva accettato
di farlo
.per lei.
Si era alzata, vestita e immediatamente aveva cercato il telefono.
La loro era stata una strana conversazione.
- Ciao, sono io.
- Ciao. Stai bene?
- Sì. E tu?
- Anch'io.
Il silenzio era calato da entrambe le parti. Non esistevano parole per
esprimere tutto quello che provavano in quel momento. Fu lui, sorprendendola,
il primo a riprendere il discorso interrotto, probabilmente spinto dall'ansia.
- E' stato come volevi che fosse?
- No. Tu
.sei diverso, ma è stato bello ugualmente. Io
lo
desideravo da tanto tempo.
- Anch'io.
- Angel, io
ti amo.
- Lo so.
- No! Non lo sai! Non mi credi mai quando te lo dico!
- E' vero, ma è difficile credere che tu
- Quello che ho fatto questa notte era per te, per te e nessun altro!
- Grazie per avermelo ricordato.
- Di nulla.
Di nuovo il silenzio interrotto solo da tenui rumori di sottofondo. Buffy
aveva compreso che toccava a lei questa volta prendere l'iniziativa.
- Come è stato
per te?
- Terribile, ma anche meraviglioso. Lui
ti desidera quanto ti desidero
io.
- Lui non è te!
- E' una parte di me!
- Sei tu che mi manchi!
- Mi dispiace
.sono dovuto tornare.
- Va bene, ma quando
.
- Presto.
- Aspetterò.
- Ciao.
- Ciao.
La sua vita era poi ripresa, scandita dai soliti impegni: gli amici,
il Signor Giles, la scuola e la caccia.
Aveva tentato ancora di parlargli al telefono, ma alla fine aveva desistito.
Era troppo frustrante. C'erano troppe cose che non voleva dirgli, senza
leggere nei suoi occhi l'effetto delle sue parole e altre che non sapeva
se avrebbe mai avuto il coraggio di confidargli. Il sogno che aveva appena
fatto sarebbe sicuramente stata fra quest'ultime.
La sera prima aveva incontrato Spike nel Cimitero.
Il vampiro aveva all'inizio tentato di evitarla. Lei però l'aveva
seguito, intuendo che cercava di nasconderle qualcosa. Alla fine l'aveva
raggiunto. L'aspetto del vampiro era quello consueto, ma l'atteggiamento
era diverso.
Buffy aveva compreso che Angelus, in qualche modo, doveva essere la causa
di quel cambiamento.
Aveva deciso di indagare non per curiosità, ma per pura gelosia.
Quell'idea l'aveva sorpresa. Non era gelosa solo di Angel, ma anche di
Angelus! Probabilmente stava impazzendo. In ogni caso doveva sapere!
"Che cosa è successo Spike? Hai ottenuto quello che volevi?"
aveva chiesto, cercando invano di catturare, con il proprio, lo sguardo
inquieto del vampiro.
"Da Angelus non ottieni mai quello che vuoi! Presto lo scoprirai
anche tu!" aveva risposto Spike enigmatico, con tono provocatorio.
La sua ribellione però era durata solo pochi istanti.
Sotto lo sguardo inquisitorio di lei si era seduto su una lapide e, gli
occhi fissi sugli alberi, aveva iniziato a parlare. Evidentemente provava
anche lui l'umano desiderio di condividere con altri le proprie angosce.
"Lui è venuto da me. Avevamo molti conti in sospeso. Io l'ho
tradito, alleandomi con te, e Angelus non dimentica un tradimento. Inoltre
non
ha gradito l'idea di Angel che io facessi l'amore con te
non l'ha
gradita per nulla!"
Buffy trattenne il fiato. Ora non era più sicura di voler sapere
di più, ma non riusciva più a fermarsi.
Si sentiva in parte colpevole e soprattutto le faceva paura quello che
la sua mente avrebbe immaginato se le confidenze Spike si fossero bloccate
a quel punto.
"Che cosa ti ha fatto?" sussurrò talmente a bassa voce
che solo un vampiro avrebbe potuto udirla.
"Ha giocato con me
per ore, come un gatto con il topo, quando
è ormai suo prigioniero. Mi ha colpito in ogni modo possibile,
nel corpo, ma soprattutto nello spirito.
Fra le sue mani mi sono sentito un giocattolo, un oggetto senza valore,
un verme. Mi ha tolto tutto: il rispetto di me stesso, Drusilla, ogni
dignità io potessi aver mai posseduto."
C'era una sofferenza quasi palpabile nelle parole del vampiro, che normalmente
amava apparire superiore a qualsiasi debolezza umana.
"Perché glielo hai permesso? Potevi sfuggirgli!" esclamò
Buffy, sinceramente sorpresa e anche commossa da quell'inaspettata ammissione
di debolezza.
"Fuggire..dove? Sarebbe stato come fuggire da me stesso. Sono suo
prigioniero, per sempre," mormorò Spike con tono rassegnato
" come lo sei tu, anche se in modo differente." Concluse con
una sfumatura di rivincita nella voce.
Buffy ignorò volutamente le sue ultime parole. Non era il momento
per intavolare polemiche.
Spike era un vampiro, ma a Buffy non piaceva comunque l'idea che fosse
stato torturato in quel modo. Si sentiva inoltre in parte responsabile
per l'accaduto. In fondo Angelus era stato liberato da Angel a causa sua.
Tentò quindi di giustificarsi.
"E' stata una tua idea Spike, farlo tornare. Io non immaginavo
questo
e trovo strano che Angel abbia permesso che accadesse, ma se vuoi
."
Spike alzò lo sguardo sorpreso.
"Saresti disposta a rinunciare a far l'amore con Angel per proteggermi?"
Buffy strinse le labbra imbarazzata. In realtà la sua generosità
non arrivava fino a quel punto.
"No, io intendevo dire che potrei convincere Angel a fare in modo
che Angelus
ti lasci in pace."
Spike, per la prima volta quella sera, sorrise.
"Io non voglio che mi lasci in pace! Lui mi ha tolto tutto, ma mi
ha anche restituito tutto! Mi ha ricordato chi sono, perché esisto.
Ho sopportato la sua furia e sono sopravvissuto perché sono forte!
Sono una parte di lui! Gli ho restituito ogni colpo che mi ha inferto.
Ho sentito il sangue delle sue ferite sulle mie mani, ho visto l'ira nei
suoi occhi, l'ira che IO avevo provocato. Era più di un secolo
che non mi sentivo così bene, così potente e invincibile!
Quando ci siamo rincontrati, la prima volta, io ero sulla sedia a rotelle.
Non potevo confrontarmi con lui ad armi pari, ma ora
lui è
il mio Sire, il mio unico degno avversario! Neppure bere il sangue caldo
di una vergine mi darebbe la stessa soddisfazione che mi dà colpire
il suo bel volto e vederlo contorcersi per il dolore!"
Buffy era allibita al punto che espresse i suoi pensieri in parole, prima
di riuscire a frenarsi.
"Ma io credevo che tu
insomma che lui
."
Spike pietosamente interruppe i suoi farfugliamenti. "Certo."
Spiegò, con il tono di chi ripete cose ovvie "Ha vinto lui,
ma non è questo il punto. L'importante è la lotta, la forza,
la passione che c'è in essa. Di questo è fatta l'esistenza
di ognuno di noi: di lotta. E tanto più simile a noi è il
nemico tanto più esaltante è il confronto. Lui non è
solo simile a me, lui è una parte di me, o meglio, io sono una
parte di lui, quindi
.l'amicizia, l'amore, la convivenza pacifica
sono incredibilmente noiosi. E' la competizione, lo scontro che ci fa
sentire vivi,
anche se in effetti siamo morti!"
Buffy scrollò il capo. Aveva rinunciato a comprendere la logica
di quel ragionamento. Anche lei aveva sostenuto le sue battaglie, conosceva
l'ebbrezza del combattimento, ma la serenità, la pace, il conforto
di un sentimento d'amore o d'amicizia restavano gli obiettivi della sua
vita. Evidentemente per Spike non era così. In effetti conosceva
molti esseri umani che avrebbero potuto essere al posto di Spike in quel
momento, ma questo non le rendeva più facile capire il senso della
loro esistenza.
C'era ancora comunque qualcosa che aveva bisogno di chiarire. Si sentiva
a disagio, a porre quella domanda e sotto un certo aspetto lo trovava
anche umiliante, ma sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di domandare
ad Angel. Quindi le restava solo Spike.
"Voi
c'è stato qualcosa fra voi?"
Spike le sorrise maliziosamente. Buffy provò l'impulso di cancellare
quel sorriso dalla sua faccia con un pugno ben assestato, ma si controllò.
Non avrebbe ottenuto nulla in quel modo se non di rendere le cose ancora
più difficili.
"Vuoi sapere se abbiamo fatto sesso? E' questo che t'interessa? Se
il tuo amante, non soddisfatto da te, ha usato il suo bel corpo anche
con il sottoscritto?"
Buffy inghiottì a vuoto e mormorò un "Sì"
fra i denti stretti per la rabbia e l'umiliazione.
Spike finalmente si arrese, ma solo dopo una lunga studiata pausa.
"No. Evidentemente tu, per quella notte, gli sei bastata o forse
ci
sono dei limiti a quello che il tuo Angel ha intenzione di permettergli
di fare. Il fatto di malmenarmi probabilmente andava bene anche a lui,
anzi
scommetto si è divertito, ma il sesso
Angel è
troppo dannatamente umano per accettarlo probabilmente. Non c'è
stato sesso fra noi. C'è stato molto di più!"
Soddisfatta e sollevata per la risposta ottenuta Buffy aveva deciso che,
per quella sera, aveva esplorato anche troppo l'universo dei vampiri.
Aveva voltato le spalle alla figura nascosta nell'ombra abbandonandola
nel cimitero deserto.
Era stranamente felice che anche Spike avesse avuto quello che cercava.
Pensando alla sera prima si era vestita e truccata. Era pronta per uscire.
Il suono del telefono la indusse ad abbandonare Spike, e la sua complessa
personalità, per rispondere. Era in ritardo e pregò silenziosamente
che non fosse qualcuno che intendeva farle perdere tempo che non possedeva.
- Ciao.
- Ciao.
Una semplice saluto e gli impegni, l'ora, tutto il resto del mondo sparì
dalla sua mente.
- Non mi aspettavo che chiamassi.
- Lo so. Non l'ho mai fatto. Non mi piace il telefono, se non in alcune
occasioni.
La mente di Buffy andò immediatamente alla loro telefonata che
lei non avrebbe mai dimenticato. Arrossì un po', sotto il trucco,
ma si riprese subito.
- Avevi solo voglia di sentire la mia voce o dovevi dirmi altro?
Nel suo tono c'era stata una punta di ironia, ma Angel si meritava una
piccola punizione per averla messa in imbarazzo!
- Questa sera sono a Sunnydale
se vuoi.
Buffy alzò gli occhi al cielo esasperata per l'esitazione che
aveva percepito nella voce del compagno. Come poteva Angel pensare che
lei non lo volesse? Aveva passato, ore, giorni a sperare in quella telefonata.
- Certo che lo voglio, Angel
.dovresti saperlo! Ci vediamo a casa?
La domanda le era sorta spontanea. Quella era la loro casa, il loro rifugio
dal mondo, il solo posto dove lei si sentisse protetta e sicura.
- Sì.
Ancora un'esitazione.
- Buffy, ricordati che
è meglio che nessuno sappia di noi.
Il sogno appena fatto le tornò prepotentemente alla memoria, insieme
all'ira e alla desolazione che aveva provato al suo risveglio, poco prima.
- Buffy
va tutto bene?
Nella voce di Angel c'era preoccupazione, ma anche paura. Buffy sentì
l'ira morire dentro di lei sostituita dal bisogno di rassicurare l'uomo
che amava.
- Sì Angel, va tutto bene. Ci vediamo questa sera.
- Ciao
- Ciao
|