Dal bagno giungeva ovattato il rumore dell'acqua che scorreva nella doccia.
Buffy lentamente uscì dallo stato di torpore in cui si trovava.
Le sapienti attenzioni di Angel le avevano donato un'estasi intensa, ma
anche liberatoria. Ora si sentiva rilassata, in sintonia con l'intero
universo. Un velo di tristezza turbava però quella pace che così
a lungo aveva desiderato.
Il groviglio dei sentimenti che avevano stretto il suo animo, fino a poco
prima, sembrava essersi dissolto. Amava Angel. Lui le aveva appena dimostrato
di amarla. Nient'altro aveva importanza. Eppure era sola, in quel momento,
sola come in passato.
Lui avrebbe dovuto essere al suo fianco, appagato e sereno, intento a
sussurrarle parole che le avrebbero confermato il suo amore, oppure semplicemente
in silenzio. La sua sola presenza, il contatto con il suo corpo sarebbero
stati più che sufficienti a dirle tutto quello che lei aveva disperatamente
bisogno di ascoltare. La sua presenza l'avrebbe fatta sentire, non solo
felice per il presente, ma anche sicura per il futuro che avrebbero condiviso
insieme.
Invece lui era sotto la doccia, solo, impegnato a spegnere, o forse appagare,
circondato dalle anonime piastrelle bianche, quel desiderio che lei non
aveva potuto soddisfare.
Lentamente Buffy si alzò dal letto e si rivestì. Sarebbe
stato crudele farsi trovare al ritorno di Angel nella stanza ancora in
quello stato.
In soggiorno si sedette sul divano. In qualsiasi altro luogo il silenzio
e l'arredamento austero che la circondava avrebbero contribuito a deprimerla.
Invece, in quella casa, ebbero il dono di farla sentire sicura e protetta.
Tutto sapeva di lui fra quelle vecchie mura: i pesanti tendaggi scuri,
la sobria eleganza dell'arredamento, perfino l'assenza di suoni sembra
appartenere al vampiro che amava come se fossero una parte di lui.
La mente di Buffy ritornò agli ultimi momenti che avevano trascorso
insieme: le sue mani, la sua bocca
su di lei. Solo quando si accorse
che il suo corpo stava reagendo a quei pensieri in modo poco opportuno
Buffy si costrinse a concentrarsi su argomenti più innocenti e
meno
imbarazzanti. Appena Angel si fosse vestito probabilmente sarebbero
usciti a caccia, o semplicemente a fare un passeggiata. In effetti, per
la Cacciatrice, non c'era molta differenza. Il suo lavoro non ammetteva
pause. Era un'attività a tempo pieno.
Angel questo lo sapeva bene, perciò, con lui, non avrebbe avuto
rimorsi se qualche vampiro o demone avesse interrotto bruscamente la loro
serata.
Buffy si chiese come avrebbe mai potuto trascorrere la sua esistenza con
qualcuno che non condividesse con lei non solo la sua missione, ma anche
i sentimenti e le emozioni che essa scatenava dentro di lei. Ad Angel
poteva confidare dubbi, paure, incertezze certa della sua comprensione.
Anzi, spesso non avrebbe neppure dovuto farlo perché lui aveva
il dono di leggerli nel suo animo quando lei non era ancora neppure consapevole
di provarli.
Lui, che non avrebbe dovuto essere altro che un'illusione, riusciva a
vedere oltre l'apparenza perché il cammino di dolore che aveva
percorso gli aveva insegnato ad accettare anche le verità più
crudeli.
Angel entrò nel bagno completamente concentrato su se stesso e
le emozioni profonde che lo turbavano. Si tolse velocemente i vestiti
e sotto la doccia, nonostante i buoni propositi fatti, per abitudine aprì
il rubinetto dell'acqua calda. Il getto, prima tiepido, poi sempre più
caldo lo colpì al petto e scese lungo tutto il suo corpo.
Insieme al calore il vampiro percepì il dolore crescere e gradualmente
sovrastarlo.
Lavarsi con l'acqua calda normalmente gli dava sollievo. Sentire la sua
fredda pelle scaldarsi, anche se in modo così innaturale, gli permetteva
irrazionalmente di illudersi, anche se solo per pochi istanti. Poteva
sognare che la vita scorresse ancora dentro di lui e che nulla fosse accaduto.
Era un modo infantile e inutile di negare la realtà, ma non sapeva
rinunciare a quel piccolo piacere, quel raro momento di sollievo dal dolore
e dai sensi di colpa.
Quella sera era però stato un errore. Il calore dell'acqua lo torturava
in modo sottile e crudele rammentandogli il tepore del corpo di Buffy
che solo pochi istanti prima aveva sentito sotto le dita.
Lei era calda, morbida, colma di passione. Lo desiderava. Tutti i suoi
gesti, i suoi sospiri, perfino il suo profumo, dolce e sottile, non esprimevano
altro se non il bisogno che aveva di essere amata da lui.
E lui l'amava, al punto che tutto il resto del mondo perdeva importanza
di fronte a quello che provava per lei. Eppure il resto del mondo esisteva
e lui non poteva dimenticarlo perché anche lei faceva parte di
quel mondo.
Amarla avrebbe voluto dire ucciderla, far morire per sempre il suo sorriso,
la gioia nei suoi occhi, le sue speranze. Se l'avesse amata avrebbe liberato
il demone, distruggendo inesorabilmente tutto quello in cui lei credeva.
Con vigore iniziò a insaponarsi. Voleva cancellare dalla sua pelle
ogni traccia di lei, anche la più tenue, scacciare la tentazione,
uccidere il desiderio, ma il suo profumo, il profumo della gioventù
e dell'innocenza, continuava ad aleggiare intorno a lui.
Permeava la sua mente suscitando ricordi mai completamente sopiti di quei
sublimi momenti in cui loro due erano stati un unico essere in un universo
creato solo per loro.
Altre volte, in passato, quando pensava Buffy persa per sempre, e il
desiderio di lei si era fatto più insopportabile, aveva concesso
al suo corpo un temporaneo sollievo, lasciando la sua mente libera di
sognare. Era stato però un piacere esclusivamente fisico quello
che aveva provato, un piacere amaro, umiliante e sterile capace soltanto
di fargli sentire ancora di più il peso della propria solitudine.
Il suo corpo richiedeva con prepotenza di essere soddisfatto, e Buffy
forse pensava che lui, in quel momento, facesse proprio questo. Non ne
era sicuro. Buffy era molto ingenua, a volte, ma sicuramente non era stupida.
Eppure, con un gesto quasi disperato Angel, aprì completamente
il rubinetto dell'acqua fredda. Il getto lavò via la schiuma e
con essa parte del suo tormento.
La sua pelle ora era di nuovo fredda e la sua mente lucida. Solo nel suo
animo ardeva ancora la passione, ma quello era un dolce tormento del quale
il vampiro non avrebbe mai voluto fare a meno.
Non era più solo. Buffy era tornata nella sua esistenza, lo amava
ancora. Il suo corpo avrebbe dovuto accontentarsi di quelle poche carezze
e gesti di affetto che lei poteva offrirgli. Appagare diversamente i suoi
istinti, anche se Buffy non avrebbe certo obiettato, avrebbe significato
svilire quello che provava per lei trasformandolo in un mero atto fisiologico,
meccanico, privo di significato. Ora non aveva più bisogno di ricorrere
a miseri espedienti per trovare la pace. Lei era la sua pace, in lei avrebbe
trovato sollievo.
Buffy ricordava vagamente che quella sera ci sarebbe stata una festa,
a cui l'aveva invitata una compagna d'università. Al cinema sicuramente
trasmettevano qualche film interessante, ma lei non desiderava vedere
altre persone o stare seduta, in silenzio, in una stanza buia, con lui.
Voleva godere della sua compagnia. Parlargli, ascoltarlo, camminare sentendo
la propria mano stretta dalla sua. Con Angel non aveva bisogno di fare
nulla di speciale per divertirsi. Le bastava la sua compagnia per essere
felice.
Lui non la fece attendere molto. Entrò silenziosamente nella stanza.
Indossava una maglia e dei pantaloni scuri, che le ricordarono il passato.
Non ci fu bisogno di parole fra loro. Buffy si alzò e si diresse
verso la porta. Angel la seguì, con un lieve sorriso sul volto.
Anche lui era lieto di ritornare alle vecchie abitudini. Sapeva che ogni
strada, ogni albero, ogni casa di Sunnydale gli sarebbero apparsi diversi,
con lei al suo fianco. Quella passeggiata era un confortante ritorno ad
una situazione famigliare, di cui provava un intenso bisogno.
Il tumulto di emozioni che l'acqua aveva portato via con sé, sarebbero
state sostituite dalla rassicurante presenza di Buffy al suo fianco. Non
ci sarebbero state sorprese di nessun genere. Solo loro due, nella notte
di Sunnydale e forse
qualche vampiro da uccidere.
Buffy si diresse verso il molo. Angel non obiettò. Era una scelta
saggia. Se fossero stati visti insieme sarebbero nate troppe domande,
a cui non erano ancora pronti a rispondere.
Buffy, stranamente, non provava l'esigenza di parlare. Non c'era nulla
di abbastanza importante da dire, nulla per cui valesse la pena di turbare
la quiete che regnava fra di loro in quel momento.
L'aria della sera portava ad Angel il suo profumo, dolce e inebriante.
Nessun essere umano avrebbe potuto percepirlo, ma in esso c'era ancora
traccia del piacere che aveva provato poco prima. Il vampiro provò
un moto d'orgoglio all'idea di essere stato l'artefice di quel piacere.
L'orgoglio fu però presto sostituito dalla sofferenza. Non era
stata sua, come lui avrebbe voluto. La sua passione si era spenta sotto
il getto gelido della doccia, senza nessun calore, nessuna tenerezza.
Angel si sentì di nuovo solo e strinse con più forza la
piccole dita che riposavano tranquille nella sua mano.
Buffy ricambiò la stretta, consapevole dei sentimenti che si agitavano
nell'anima dell'uomo che camminava vicino a lei. La sua mente ritornò
al passato, ai loro primi incontri. Allora conosceva solo il suo nome,
eppure il suo corpo rispondeva già al suo richiamo. L'aveva attratta
immediatamente, inducendola a scoprire aspetti di se stessa che fino ad
allora aveva ignorato.
Era uscita con altri ragazzi prima di lui. Alcuni di loro li aveva anche
baciati, ma era stato lui a risvegliare il suo corpo, a farle comprendere
il significato della parola desiderio.
"Angel, va tutto bene?"
Istintivamente Buffy aveva parlato sottovoce, non avrebbe saputo dire
se per paura di interrompere il silenzio della notte o per timore della
risposta.
Angel strinse le labbra in una smorfia di autoironia.
"Sì. Va tutto bene." Rispose brevemente, segretamente
grato per l'inesperienza della sua compagna. Dopo quello che era accaduto
fra loro, o meglio non era accaduto, solo una persona ingenua come Buffy
avrebbe potuto credere che tutto potesse andare bene per lui.
L'aveva però sottovalutata. Buffy era cresciuta e aveva imparato
qualcosa sugli uomini. Il tono disinvolto della sua bugia era servito
solo ad aumentare in lei l'esasperazione.
"Non è vero, e lo sai!" esplose con impazienza. "Dannazione!
Ci deve essere una soluzione!" continuò, voltandosi verso
di lui, alla ricerca di una risposta che lui non poteva offrirle.
Buffy lo sapeva e quindi distolse lo sguardo dal suo, prima di continuare.
"Forse potrei anch'io
.come al telefono, cioè
."
Appena comprese le sue intenzioni Angel la interruppe scuotendo violentemente
il capo. Non voleva alimentare in lei false speranze.
"NO! Abbiamo già rischiato troppo al telefono. Una maledizione
non è una legge umana, che si può aggirare o semplicemente
ignorare, sperando di restare impuniti. E' un principio, un'idea che non
ammette inganni."
Buffy sospirò per la frustrazione. Si sentiva impotente ed era
una sensazione che non le piaceva.
"Mi chiedo se tu non possa o semplicemente non voglia trovare una
soluzione! Forse io non ti attraggo abbastanza o forse
"
Superata l'iniziale sorpresa Angel sentì qualcosa esplodere nel
profondo della sua anima in risposta a quell'ingiusta accusa. Il dolore,
il desiderio frustrato, l'umiliazione, l'amore, l'orgoglio che si erano
alternati dentro di lui quella notte sfociarono in un unico sentimento
d'incontrollabile ira.
In lui non c'era più nulla dell'uomo pacato e razionale che normalmente
era. Tutto era diventato irreale: il suo passato, la maledizione, tutte
le lotte che lui e Buffy avevano combattuto insieme per potersi amare.
La sola cosa vera, concreta che continuava a rimbombargli nella testa
erano quelle assurde crudeli parole che Buffy con sconsideratezza aveva
pronunciato. Contro di esse scatenò tutta la rabbia che a lungo
aveva covato dentro di lui per il destino tragico e beffardo che le stelle
gli avevano assegnato.
Afferrando violentemente la compagna per le spalle la spinse in un vicolo,
contro il muro scrostato di un magazzino.
Il viso a pochi centimetri dal suo Buffy non riusciva a distogliere lo
sguardo da quegli occhi ardenti d'ira a stento repressa.
"Buffy se tu credi che io
" Le parole faticavano a uscirgli
dalle labbra rese rigide dalla tensione. Si interruppe e chiuse gli occhi,
nel vano tentativo di ritrovare la calma.
Quando li riaprì non brillavano più d'ira. Erano riscaldati
dal bruciante calore della passione. Senza lasciare la presa sulle esili
braccia, che avrebbe potuto facilmente spezzare con una semplice rotazione
del polso, continuò a parlare, ma nella sua voce ora c'era solo
sofferenza e dolore.
"E' difficile spiegarti che cosa significhi per me amarti e soprattutto
essere amato da te. Da quando mi hai riportato nel mondo, restituendomi
la fiducia nella gente, avrei potuto avere decine di donne, ma io desideravo
solo te. Eri troppo giovane e soprattutto
eri molto di più
di quello a cui avrei potuto mai aspirare nei miei sogni. Non avrei mai
neppure dovuto alzare lo sguardo su di te, ma l'ho fatto e da allora nei
miei pensieri ci sei stata solo tu, sempre.
Credi che sia facile per me resistere al richiamo del tuo profumo, del
calore della tua pelle, del sapore del tuo corpo? Ti desidero al punto
che potrei prenderti qui, all'aperto, fra la sporcizia e i ratti.
A volte mi sembra di impazzire dal bisogno che ho di te. La mia immaginazione
prende il sopravvento e mi vedo fare l'amore con te nei posti più
impensati incurante di ogni cosa. Sento il tuo corpo contro il mio, le
tue carezze, i tuoi baci e poi
l'estasi di essere di nuovo una cosa
sola con te. Quando ritorno alla realtà e mi rendo conto che non
proverò mai più quell'estasi tutto perde significato nella
mia esistenza.
Ritrovo la forza di ricominciare a vivere solo pensando al tuo coraggio
e al tuo amore. Allora mi vergogno di me stesso. Rialzo la testa e tento
di essere una persona che tu potresti essere fiera di chiamare amico.
Da quando sei ritornata nella mia vita tutto è ancora più
difficile. Tu sei così
sei tutto quello che ho sempre sognato
di trovare in una donna, e non voglio perderti, ora che ti ho ritrovata,
soprattutto non a causa di
.Lui."
Buffy accolse con sollievo il tono sempre più tranquillo della
sua voce. Per un istante aveva avuto paura, non di lui, ma di quello che
poteva essere diventato. L'uomo che le stava di fronte era però
il suo Angel, in preda ad una sofferenza così intensa da toglierle
il respiro.
Le forti dita di lui le penetravano nella carne, ma il dolore le sembrò
una giusta punizione Si sentiva in colpa per averlo stupidamente provocato,
sottovalutando l'intensità delle sue emozioni, ma il suo vero rimorso
aveva una radice più profonda. Assurdamente avrebbe voluto essere
diversa
da quella che era. Se lui l'avesse desiderata di meno
lei ne avrebbe
sofferto immensamente. Non era lei la causa del dolore di Angel, ma quella
maledizione pazzesca!
"Angel, perdonami." Mormorò, senza fare nulla per svincolarsi
dalla sua stretta. "Non intendevo dire quello che ho detto. Ero solo
arrabbiata contro
non lo so! Questa notte tu mi hai dato tanto e
io
non ti ho offerto nulla!" concluse sconfortata, senza abbandonare
i suoi occhi con lo sguardo.
Angel sospirò piano, allentando inconsciamente la stretta sulle
sue braccia.
"Ti ho amato dal momento in cui ti ho visto, la prima volta, e da
allora non ho mai voluto altro se non dimostrartelo
in ogni modo
possibile. E' questo che ho fatto per te questa notte. Ho reso un giusto
tributo alla tua bellezza, alla perfezione non solo del tuo corpo, ma
anche della tua anima. Non cercavo semplicemente di appagare i tuoi sensi.
Qualunque uomo avrebbe potuto farlo
e probabilmente anche meglio
di me, non avendo i miei stessi vincoli!
Volevo appagare la tua anima, farti sentire il mio amore, quello che significhi
per me. Non c'è nulla che non farei per te, ma
non intendo
rischiare la tua preziosa vita, anche se
"
Buffy non resistette più. Non esistevano parole per esprimere
quello che provava in quel momento perciò si limitò a protendersi
e baciarlo con tutta la passione di cui era capace.
Angel ricambiò il bacio con lo stesso ardore, abbandonandosi completamente
ad esso. Quel calore, quel dolce sapore era il balsamo di cui le ferite
della sua anima avevano disperatamente bisogno. Lasciò i suoi sensi
liberi da ogni costrizione per assaporare in pieno l'ebbrezza di quel
contatto così intimo.
Buffy aveva invaso la sua bocca con l'irruenza della disperazione e sembrava
voler concentrare in quel gesto tutto quello che non poteva offrirgli
in altro modo. Ogni pensiero coerente svanì dalla mente del vampiro
fino a quando
non venne il dolore e poi
il buio.
"Sei sveglio, daddy?"
La domanda, appena sussurrata, indusse Angel ad aprire gli occhi terrorizzato.
Doveva essere un altro dei suoi incubi ricorrenti, ma non era un incubo.
Le spalle gli dolevano in modo del tutto reale, a causa della posizione
innaturale in cui erano costrette le braccia.
Era incatenato contro un muro fatiscente, gli arti superiori spalancati,
su cui gravava quasi tutto il peso del corpo. Con i piedi poteva appena
sfiorare il pavimento. Ovviamente era la posizione ideale per legare una
vittima: la più dolorosa e quella più adatta a farla sentire
vulnerabile e impotente. Per lo stesso motivo probabilmente gli avevano
tolto gli indumenti.
Drusilla era stata una brava allieva.
Era di fronte a lui. Con le dita gli accarezzava una guancia. Sul viso
aveva un'espressione di rammarico e preoccupazione, all'apparenza assolutamente
sincera.
Angel cercò istintivamente di scostare il volto, sottraendosi al
tocco gelido delle dita affusolate, ma le sue possibilità di movimento
erano molto limitate. Tentò comunque di muovere il capo, che gli
doleva terribilmente, per cercare Buffy, sperando disperatamente di non
trovarla. Drusilla era però proprio di fronte a lui e gli precludeva
la vista di gran parte del locale.
La stanza era illuminata dalla luce calda delle candele, presenti in
gran numero ovunque. Doveva trattarsi di uno scantinato, in disuso da
molto tempo, a giudicare dalla polvere posata ovunque.
"Stai forse cercando la tua piccola Buffy, daddy?" La voce di
Drusilla gli trafisse il cervello come una lama. "Eccola!" Esclamò
il vampiro esultante, scostandosi e liberandogli così la visuale.
Contro il muro opposto, debolmente illuminato, c'era un enorme letto a
baldacchino, i cui drappeggi erano stati erosi dal tempo. La luce clemente
delle candele nascondeva la fatiscenza della struttura, rilevandone invece
l'elegante maestosità.
Fra le ombre dei tendaggi, disteso sul copriletto di raso rosso, sbiadito
dal tempo, Angel distinse la figura chiara di un corpo, indubbiamente
femminile, abbandonato fra i cuscini.
"Buffy?" chiamò sottovoce. La sua mente, ormai lucida,
non aveva dubbi, ma il suo cuore continuava ad illudersi.
"Angel!"
La risposta riecheggiò nel silenzio, accompagnata da un suono stridente
di metallo. In Angel la speranza morì definitivamente. Buffy non
era stata risparmiata. Era anche lei prigioniera, incatenata come lui.
Almeno però era viva!
Drusilla lo osservava attentamente e sembrava conoscere il corso dei suoi
pensieri.
"Come puoi vedere è ancora in vita, anche se non so dirti
per quanto tempo." Mormorò, tornando ad avvicinarsi a lui.
"Tu mi servi!" asserì soddisfatta, accarezzandogli il
petto.
"Tu sei il mio daddy! Sei tornato per me, come le stelle mi avevano
annunciato!" Dichiarò in tono più duro, afferrandogli
il viso fra le mani per attirare la sua attenzione, sempre concentrata
sulla figura distesa sul letto.
La sua voce tornò però subito ad abbassarsi, in un tono
intimo e seducente, come se volesse escludere l'altra persona presente
nella stanza dalla loro conversazione.
"Ti ricordi come ci divertivamo insieme io, te e il resto della famiglia?
Certo Darla e Spike mi mancheranno un po', ma tu
saprai consolarmi.
Ne sono sicura. L'ho visto scritto nel cielo! Le stelle si muovevano,
cambiavano, fuggivano nel buio e poi
tutto tornava al suo posto.
Tu sei tornato al tuo posto
con me! "
La voce cantilenante si interruppe improvvisamente, per lasciare posto
al silenzio.
Angel non rispose. Drusilla non voleva risposte da lui. Sapeva quello
che voleva ed era nella posizione per ottenerlo. Il vampiro represse un
brivido di paura, non per sé, ma per Buffy. Avrebbe preferito trovarsi
di fronte Spike. Lui almeno non era pazzo o, se lo era, la sua pazzia
era di un tipo diverso, più prevedibile e razionale.
Drusilla, con Buffy in suo potere, era capace di qualsiasi cosa. La pazzia
privava di ogni limite la sua crudeltà!
Non gli importava di quello che avrebbe fatto a lui. Avrebbe voluto vivere,
a lungo, con Buffy, ma il mostro che aveva di fronte, con la sua mente
malata e il suo spirito tormentato, assetato d'odio, era stata una sua
creazione, l'aveva generata lui stesso. Morire a causa sua in fondo non
sarebbe stato altro che un atto di terribile giustizia.
Buffy però era estranea a tutto questo. Non aveva colpe, né
responsabilità. Era la Cacciatrice, una Cacciatrice come tante.
Se aveva attratto l'attenzione di Drusilla era solo a causa sua!
Angel non si illudeva. Conosceva bene la sua creatura: era gelosa e la
consapevolezza che Buffy aveva contribuito a condurlo lontano da lei rendeva
il suo odio ancora più profondo.
"Lei non mi serve." Continuò Drusilla con indifferenza,
voltandosi verso il letto. "E' incredibilmente noiosa, con tutta
la sua ingenuità e il suo candore! Davvero non capisco che cosa
ti attragga tanto in lei!" Inclinando il bel viso in un'espressione
sinceramente perplessa tornò a guardarlo, in attesa di una spiegazione
che non venne. Angel continuò a tacere, fissandola come avrebbe
fissato un serpente velenoso pronto a morderlo.
Il vampiro alla fine alzò le spalle, in un gesto di sprezzante
noncuranza. Il problema, dopo tutto, non era poi così importante
da meritare tanta attenzione da parte sua. "Forse il fatto che è
la Cacciatrice e può piantarti un paletto nel cuore ad ogni istante?"
Chiese con genuina curiosità. "Certo questo può rendere
più interessante i vostri amplessi, ma
oh! Quasi dimenticavo
.voi
non potete
è davvero una cosa disdicevole!" Concluse,
questa volta con un tono di disappunto palesemente falso.
Angel serrò le labbra. Iniziava a comprendere dove volesse arrivare
quella creatura perversa e malata. Li odiava entrambi, perché l'avevano
privata del suo Sire, e la loro morte, per quanto atroce, non sarebbe
stata sufficiente ad appagarla. Drusilla era stata allieva di Angelus.
Da lui aveva imparato ad apprezzare non solo il sapore del sangue, ma
anche e soprattutto il sapore del dolore, della corruzione e infine della
distruzione di tutto quanto c'è di degno e umano in una persona.
Drusilla non voleva solo le loro vite, voleva le loro anime!
Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché il
loro amore è "forever, this is the whole point"
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