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RATING: vietata ai minori di 18 anni per descrizione grafica di argomenti relativi al sesso.

RINGRAZIAMENTI: per questa storia devo ringraziare Thelma, Louise, Olmo e Rigel, i miei cani che pazientemente, giorno dopo giorno, con la loro semplice esistenza mi hanno insegnato a godere delle gioie che la vita ci offre.

DEDICA: a coloro che non sono capaci di essere felici...perché desiderano quello che non possono avere e non apprezzano quello che possiedono.

 

 

Capitolo IV
Anime e tormenti

Dal bagno giungeva ovattato il rumore dell'acqua che scorreva nella doccia. Buffy lentamente uscì dallo stato di torpore in cui si trovava.
Le sapienti attenzioni di Angel le avevano donato un'estasi intensa, ma anche liberatoria. Ora si sentiva rilassata, in sintonia con l'intero universo. Un velo di tristezza turbava però quella pace che così a lungo aveva desiderato.
Il groviglio dei sentimenti che avevano stretto il suo animo, fino a poco prima, sembrava essersi dissolto. Amava Angel. Lui le aveva appena dimostrato di amarla. Nient'altro aveva importanza. Eppure era sola, in quel momento, sola come in passato.

Lui avrebbe dovuto essere al suo fianco, appagato e sereno, intento a sussurrarle parole che le avrebbero confermato il suo amore, oppure semplicemente in silenzio. La sua sola presenza, il contatto con il suo corpo sarebbero stati più che sufficienti a dirle tutto quello che lei aveva disperatamente bisogno di ascoltare. La sua presenza l'avrebbe fatta sentire, non solo felice per il presente, ma anche sicura per il futuro che avrebbero condiviso insieme.
Invece lui era sotto la doccia, solo, impegnato a spegnere, o forse appagare, circondato dalle anonime piastrelle bianche, quel desiderio che lei non aveva potuto soddisfare.

Lentamente Buffy si alzò dal letto e si rivestì. Sarebbe stato crudele farsi trovare al ritorno di Angel nella stanza ancora in quello stato.
In soggiorno si sedette sul divano. In qualsiasi altro luogo il silenzio e l'arredamento austero che la circondava avrebbero contribuito a deprimerla. Invece, in quella casa, ebbero il dono di farla sentire sicura e protetta. Tutto sapeva di lui fra quelle vecchie mura: i pesanti tendaggi scuri, la sobria eleganza dell'arredamento, perfino l'assenza di suoni sembra appartenere al vampiro che amava come se fossero una parte di lui.

La mente di Buffy ritornò agli ultimi momenti che avevano trascorso insieme: le sue mani, la sua bocca…su di lei. Solo quando si accorse che il suo corpo stava reagendo a quei pensieri in modo poco opportuno Buffy si costrinse a concentrarsi su argomenti più innocenti e meno…imbarazzanti. Appena Angel si fosse vestito probabilmente sarebbero usciti a caccia, o semplicemente a fare un passeggiata. In effetti, per la Cacciatrice, non c'era molta differenza. Il suo lavoro non ammetteva pause. Era un'attività a tempo pieno.

Angel questo lo sapeva bene, perciò, con lui, non avrebbe avuto rimorsi se qualche vampiro o demone avesse interrotto bruscamente la loro serata.
Buffy si chiese come avrebbe mai potuto trascorrere la sua esistenza con qualcuno che non condividesse con lei non solo la sua missione, ma anche i sentimenti e le emozioni che essa scatenava dentro di lei. Ad Angel poteva confidare dubbi, paure, incertezze certa della sua comprensione. Anzi, spesso non avrebbe neppure dovuto farlo perché lui aveva il dono di leggerli nel suo animo quando lei non era ancora neppure consapevole di provarli.
Lui, che non avrebbe dovuto essere altro che un'illusione, riusciva a vedere oltre l'apparenza perché il cammino di dolore che aveva percorso gli aveva insegnato ad accettare anche le verità più crudeli.

Angel entrò nel bagno completamente concentrato su se stesso e le emozioni profonde che lo turbavano. Si tolse velocemente i vestiti e sotto la doccia, nonostante i buoni propositi fatti, per abitudine aprì il rubinetto dell'acqua calda. Il getto, prima tiepido, poi sempre più caldo lo colpì al petto e scese lungo tutto il suo corpo.
Insieme al calore il vampiro percepì il dolore crescere e gradualmente sovrastarlo.
Lavarsi con l'acqua calda normalmente gli dava sollievo. Sentire la sua fredda pelle scaldarsi, anche se in modo così innaturale, gli permetteva irrazionalmente di illudersi, anche se solo per pochi istanti. Poteva sognare che la vita scorresse ancora dentro di lui e che nulla fosse accaduto. Era un modo infantile e inutile di negare la realtà, ma non sapeva rinunciare a quel piccolo piacere, quel raro momento di sollievo dal dolore e dai sensi di colpa.
Quella sera era però stato un errore. Il calore dell'acqua lo torturava in modo sottile e crudele rammentandogli il tepore del corpo di Buffy che solo pochi istanti prima aveva sentito sotto le dita.

Lei era calda, morbida, colma di passione. Lo desiderava. Tutti i suoi gesti, i suoi sospiri, perfino il suo profumo, dolce e sottile, non esprimevano altro se non il bisogno che aveva di essere amata da lui.
E lui l'amava, al punto che tutto il resto del mondo perdeva importanza di fronte a quello che provava per lei. Eppure il resto del mondo esisteva e lui non poteva dimenticarlo perché anche lei faceva parte di quel mondo.
Amarla avrebbe voluto dire ucciderla, far morire per sempre il suo sorriso, la gioia nei suoi occhi, le sue speranze. Se l'avesse amata avrebbe liberato il demone, distruggendo inesorabilmente tutto quello in cui lei credeva.
Con vigore iniziò a insaponarsi. Voleva cancellare dalla sua pelle ogni traccia di lei, anche la più tenue, scacciare la tentazione, uccidere il desiderio, ma il suo profumo, il profumo della gioventù e dell'innocenza, continuava ad aleggiare intorno a lui.
Permeava la sua mente suscitando ricordi mai completamente sopiti di quei sublimi momenti in cui loro due erano stati un unico essere in un universo creato solo per loro.

Altre volte, in passato, quando pensava Buffy persa per sempre, e il desiderio di lei si era fatto più insopportabile, aveva concesso al suo corpo un temporaneo sollievo, lasciando la sua mente libera di sognare. Era stato però un piacere esclusivamente fisico quello che aveva provato, un piacere amaro, umiliante e sterile capace soltanto di fargli sentire ancora di più il peso della propria solitudine.
Il suo corpo richiedeva con prepotenza di essere soddisfatto, e Buffy forse pensava che lui, in quel momento, facesse proprio questo. Non ne era sicuro. Buffy era molto ingenua, a volte, ma sicuramente non era stupida.
Eppure, con un gesto quasi disperato Angel, aprì completamente il rubinetto dell'acqua fredda. Il getto lavò via la schiuma e con essa parte del suo tormento.
La sua pelle ora era di nuovo fredda e la sua mente lucida. Solo nel suo animo ardeva ancora la passione, ma quello era un dolce tormento del quale il vampiro non avrebbe mai voluto fare a meno.

Non era più solo. Buffy era tornata nella sua esistenza, lo amava ancora. Il suo corpo avrebbe dovuto accontentarsi di quelle poche carezze e gesti di affetto che lei poteva offrirgli. Appagare diversamente i suoi istinti, anche se Buffy non avrebbe certo obiettato, avrebbe significato svilire quello che provava per lei trasformandolo in un mero atto fisiologico, meccanico, privo di significato. Ora non aveva più bisogno di ricorrere a miseri espedienti per trovare la pace. Lei era la sua pace, in lei avrebbe trovato sollievo.

Buffy ricordava vagamente che quella sera ci sarebbe stata una festa, a cui l'aveva invitata una compagna d'università. Al cinema sicuramente trasmettevano qualche film interessante, ma lei non desiderava vedere altre persone o stare seduta, in silenzio, in una stanza buia, con lui. Voleva godere della sua compagnia. Parlargli, ascoltarlo, camminare sentendo la propria mano stretta dalla sua. Con Angel non aveva bisogno di fare nulla di speciale per divertirsi. Le bastava la sua compagnia per essere felice.

Lui non la fece attendere molto. Entrò silenziosamente nella stanza. Indossava una maglia e dei pantaloni scuri, che le ricordarono il passato. Non ci fu bisogno di parole fra loro. Buffy si alzò e si diresse verso la porta. Angel la seguì, con un lieve sorriso sul volto.
Anche lui era lieto di ritornare alle vecchie abitudini. Sapeva che ogni strada, ogni albero, ogni casa di Sunnydale gli sarebbero apparsi diversi, con lei al suo fianco. Quella passeggiata era un confortante ritorno ad una situazione famigliare, di cui provava un intenso bisogno.

Il tumulto di emozioni che l'acqua aveva portato via con sé, sarebbero state sostituite dalla rassicurante presenza di Buffy al suo fianco. Non ci sarebbero state sorprese di nessun genere. Solo loro due, nella notte di Sunnydale e forse…qualche vampiro da uccidere.

Buffy si diresse verso il molo. Angel non obiettò. Era una scelta saggia. Se fossero stati visti insieme sarebbero nate troppe domande, a cui non erano ancora pronti a rispondere.
Buffy, stranamente, non provava l'esigenza di parlare. Non c'era nulla di abbastanza importante da dire, nulla per cui valesse la pena di turbare la quiete che regnava fra di loro in quel momento.
L'aria della sera portava ad Angel il suo profumo, dolce e inebriante. Nessun essere umano avrebbe potuto percepirlo, ma in esso c'era ancora traccia del piacere che aveva provato poco prima. Il vampiro provò un moto d'orgoglio all'idea di essere stato l'artefice di quel piacere. L'orgoglio fu però presto sostituito dalla sofferenza. Non era stata sua, come lui avrebbe voluto. La sua passione si era spenta sotto il getto gelido della doccia, senza nessun calore, nessuna tenerezza. Angel si sentì di nuovo solo e strinse con più forza la piccole dita che riposavano tranquille nella sua mano.

Buffy ricambiò la stretta, consapevole dei sentimenti che si agitavano nell'anima dell'uomo che camminava vicino a lei. La sua mente ritornò al passato, ai loro primi incontri. Allora conosceva solo il suo nome, eppure il suo corpo rispondeva già al suo richiamo. L'aveva attratta immediatamente, inducendola a scoprire aspetti di se stessa che fino ad allora aveva ignorato.
Era uscita con altri ragazzi prima di lui. Alcuni di loro li aveva anche baciati, ma era stato lui a risvegliare il suo corpo, a farle comprendere il significato della parola desiderio.
"Angel, va tutto bene?"

Istintivamente Buffy aveva parlato sottovoce, non avrebbe saputo dire se per paura di interrompere il silenzio della notte o per timore della risposta.
Angel strinse le labbra in una smorfia di autoironia.
"Sì. Va tutto bene." Rispose brevemente, segretamente grato per l'inesperienza della sua compagna. Dopo quello che era accaduto fra loro, o meglio non era accaduto, solo una persona ingenua come Buffy avrebbe potuto credere che tutto potesse andare bene per lui.
L'aveva però sottovalutata. Buffy era cresciuta e aveva imparato qualcosa sugli uomini. Il tono disinvolto della sua bugia era servito solo ad aumentare in lei l'esasperazione.
"Non è vero, e lo sai!" esplose con impazienza. "Dannazione! Ci deve essere una soluzione!" continuò, voltandosi verso di lui, alla ricerca di una risposta che lui non poteva offrirle.
Buffy lo sapeva e quindi distolse lo sguardo dal suo, prima di continuare. "Forse potrei anch'io….come al telefono, cioè…."

Appena comprese le sue intenzioni Angel la interruppe scuotendo violentemente il capo. Non voleva alimentare in lei false speranze.
"NO! Abbiamo già rischiato troppo al telefono. Una maledizione non è una legge umana, che si può aggirare o semplicemente ignorare, sperando di restare impuniti. E' un principio, un'idea che non ammette inganni."
Buffy sospirò per la frustrazione. Si sentiva impotente ed era una sensazione che non le piaceva.
"Mi chiedo se tu non possa o semplicemente non voglia trovare una soluzione! Forse io non ti attraggo abbastanza o forse…"

Superata l'iniziale sorpresa Angel sentì qualcosa esplodere nel profondo della sua anima in risposta a quell'ingiusta accusa. Il dolore, il desiderio frustrato, l'umiliazione, l'amore, l'orgoglio che si erano alternati dentro di lui quella notte sfociarono in un unico sentimento d'incontrollabile ira.
In lui non c'era più nulla dell'uomo pacato e razionale che normalmente era. Tutto era diventato irreale: il suo passato, la maledizione, tutte le lotte che lui e Buffy avevano combattuto insieme per potersi amare. La sola cosa vera, concreta che continuava a rimbombargli nella testa erano quelle assurde crudeli parole che Buffy con sconsideratezza aveva pronunciato. Contro di esse scatenò tutta la rabbia che a lungo aveva covato dentro di lui per il destino tragico e beffardo che le stelle gli avevano assegnato.

Afferrando violentemente la compagna per le spalle la spinse in un vicolo, contro il muro scrostato di un magazzino.
Il viso a pochi centimetri dal suo Buffy non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi ardenti d'ira a stento repressa.
"Buffy se tu credi che io…" Le parole faticavano a uscirgli dalle labbra rese rigide dalla tensione. Si interruppe e chiuse gli occhi, nel vano tentativo di ritrovare la calma.
Quando li riaprì non brillavano più d'ira. Erano riscaldati dal bruciante calore della passione. Senza lasciare la presa sulle esili braccia, che avrebbe potuto facilmente spezzare con una semplice rotazione del polso, continuò a parlare, ma nella sua voce ora c'era solo sofferenza e dolore.

"E' difficile spiegarti che cosa significhi per me amarti e soprattutto essere amato da te. Da quando mi hai riportato nel mondo, restituendomi la fiducia nella gente, avrei potuto avere decine di donne, ma io desideravo solo te. Eri troppo giovane e soprattutto …eri molto di più di quello a cui avrei potuto mai aspirare nei miei sogni. Non avrei mai neppure dovuto alzare lo sguardo su di te, ma l'ho fatto e da allora nei miei pensieri ci sei stata solo tu, sempre.
Credi che sia facile per me resistere al richiamo del tuo profumo, del calore della tua pelle, del sapore del tuo corpo? Ti desidero al punto che potrei prenderti qui, all'aperto, fra la sporcizia e i ratti.
A volte mi sembra di impazzire dal bisogno che ho di te. La mia immaginazione prende il sopravvento e mi vedo fare l'amore con te nei posti più impensati incurante di ogni cosa. Sento il tuo corpo contro il mio, le tue carezze, i tuoi baci e poi…l'estasi di essere di nuovo una cosa sola con te. Quando ritorno alla realtà e mi rendo conto che non proverò mai più quell'estasi tutto perde significato nella mia esistenza.
Ritrovo la forza di ricominciare a vivere solo pensando al tuo coraggio e al tuo amore. Allora mi vergogno di me stesso. Rialzo la testa e tento di essere una persona che tu potresti essere fiera di chiamare amico.
Da quando sei ritornata nella mia vita tutto è ancora più difficile. Tu sei così…sei tutto quello che ho sempre sognato di trovare in una donna, e non voglio perderti, ora che ti ho ritrovata, soprattutto non a causa di….Lui."

Buffy accolse con sollievo il tono sempre più tranquillo della sua voce. Per un istante aveva avuto paura, non di lui, ma di quello che poteva essere diventato. L'uomo che le stava di fronte era però il suo Angel, in preda ad una sofferenza così intensa da toglierle il respiro.
Le forti dita di lui le penetravano nella carne, ma il dolore le sembrò una giusta punizione Si sentiva in colpa per averlo stupidamente provocato, sottovalutando l'intensità delle sue emozioni, ma il suo vero rimorso aveva una radice più profonda. Assurdamente avrebbe voluto essere…diversa da quella che era. Se lui l'avesse desiderata di meno…lei ne avrebbe sofferto immensamente. Non era lei la causa del dolore di Angel, ma quella maledizione pazzesca!

"Angel, perdonami." Mormorò, senza fare nulla per svincolarsi dalla sua stretta. "Non intendevo dire quello che ho detto. Ero solo arrabbiata contro…non lo so! Questa notte tu mi hai dato tanto e io…non ti ho offerto nulla!" concluse sconfortata, senza abbandonare i suoi occhi con lo sguardo.
Angel sospirò piano, allentando inconsciamente la stretta sulle sue braccia.
"Ti ho amato dal momento in cui ti ho visto, la prima volta, e da allora non ho mai voluto altro se non dimostrartelo…in ogni modo possibile. E' questo che ho fatto per te questa notte. Ho reso un giusto tributo alla tua bellezza, alla perfezione non solo del tuo corpo, ma anche della tua anima. Non cercavo semplicemente di appagare i tuoi sensi. Qualunque uomo avrebbe potuto farlo…e probabilmente anche meglio di me, non avendo i miei stessi vincoli!
Volevo appagare la tua anima, farti sentire il mio amore, quello che significhi per me. Non c'è nulla che non farei per te, ma…non intendo rischiare la tua preziosa vita, anche se…"

Buffy non resistette più. Non esistevano parole per esprimere quello che provava in quel momento perciò si limitò a protendersi e baciarlo con tutta la passione di cui era capace.
Angel ricambiò il bacio con lo stesso ardore, abbandonandosi completamente ad esso. Quel calore, quel dolce sapore era il balsamo di cui le ferite della sua anima avevano disperatamente bisogno. Lasciò i suoi sensi liberi da ogni costrizione per assaporare in pieno l'ebbrezza di quel contatto così intimo.

Buffy aveva invaso la sua bocca con l'irruenza della disperazione e sembrava voler concentrare in quel gesto tutto quello che non poteva offrirgli in altro modo. Ogni pensiero coerente svanì dalla mente del vampiro fino a quando…non venne il dolore e poi… il buio.

"Sei sveglio, daddy?"
La domanda, appena sussurrata, indusse Angel ad aprire gli occhi terrorizzato. Doveva essere un altro dei suoi incubi ricorrenti, ma non era un incubo. Le spalle gli dolevano in modo del tutto reale, a causa della posizione innaturale in cui erano costrette le braccia.
Era incatenato contro un muro fatiscente, gli arti superiori spalancati, su cui gravava quasi tutto il peso del corpo. Con i piedi poteva appena sfiorare il pavimento. Ovviamente era la posizione ideale per legare una vittima: la più dolorosa e quella più adatta a farla sentire vulnerabile e impotente. Per lo stesso motivo probabilmente gli avevano tolto gli indumenti.
Drusilla era stata una brava allieva.

Era di fronte a lui. Con le dita gli accarezzava una guancia. Sul viso aveva un'espressione di rammarico e preoccupazione, all'apparenza assolutamente sincera.
Angel cercò istintivamente di scostare il volto, sottraendosi al tocco gelido delle dita affusolate, ma le sue possibilità di movimento erano molto limitate. Tentò comunque di muovere il capo, che gli doleva terribilmente, per cercare Buffy, sperando disperatamente di non trovarla. Drusilla era però proprio di fronte a lui e gli precludeva la vista di gran parte del locale.

La stanza era illuminata dalla luce calda delle candele, presenti in gran numero ovunque. Doveva trattarsi di uno scantinato, in disuso da molto tempo, a giudicare dalla polvere posata ovunque.
"Stai forse cercando la tua piccola Buffy, daddy?" La voce di Drusilla gli trafisse il cervello come una lama. "Eccola!" Esclamò il vampiro esultante, scostandosi e liberandogli così la visuale.
Contro il muro opposto, debolmente illuminato, c'era un enorme letto a baldacchino, i cui drappeggi erano stati erosi dal tempo. La luce clemente delle candele nascondeva la fatiscenza della struttura, rilevandone invece l'elegante maestosità.
Fra le ombre dei tendaggi, disteso sul copriletto di raso rosso, sbiadito dal tempo, Angel distinse la figura chiara di un corpo, indubbiamente femminile, abbandonato fra i cuscini.
"Buffy?" chiamò sottovoce. La sua mente, ormai lucida, non aveva dubbi, ma il suo cuore continuava ad illudersi.

"Angel!"
La risposta riecheggiò nel silenzio, accompagnata da un suono stridente di metallo. In Angel la speranza morì definitivamente. Buffy non era stata risparmiata. Era anche lei prigioniera, incatenata come lui. Almeno però era viva!
Drusilla lo osservava attentamente e sembrava conoscere il corso dei suoi pensieri.
"Come puoi vedere è ancora in vita, anche se non so dirti per quanto tempo." Mormorò, tornando ad avvicinarsi a lui. "Tu mi servi!" asserì soddisfatta, accarezzandogli il petto.
"Tu sei il mio daddy! Sei tornato per me, come le stelle mi avevano annunciato!" Dichiarò in tono più duro, afferrandogli il viso fra le mani per attirare la sua attenzione, sempre concentrata sulla figura distesa sul letto.
La sua voce tornò però subito ad abbassarsi, in un tono intimo e seducente, come se volesse escludere l'altra persona presente nella stanza dalla loro conversazione.
"Ti ricordi come ci divertivamo insieme io, te e il resto della famiglia? Certo Darla e Spike mi mancheranno un po', ma tu…saprai consolarmi. Ne sono sicura. L'ho visto scritto nel cielo! Le stelle si muovevano, cambiavano, fuggivano nel buio e poi…tutto tornava al suo posto. Tu sei tornato al tuo posto…con me! "

La voce cantilenante si interruppe improvvisamente, per lasciare posto al silenzio.
Angel non rispose. Drusilla non voleva risposte da lui. Sapeva quello che voleva ed era nella posizione per ottenerlo. Il vampiro represse un brivido di paura, non per sé, ma per Buffy. Avrebbe preferito trovarsi di fronte Spike. Lui almeno non era pazzo o, se lo era, la sua pazzia era di un tipo diverso, più prevedibile e razionale.
Drusilla, con Buffy in suo potere, era capace di qualsiasi cosa. La pazzia privava di ogni limite la sua crudeltà!
Non gli importava di quello che avrebbe fatto a lui. Avrebbe voluto vivere, a lungo, con Buffy, ma il mostro che aveva di fronte, con la sua mente malata e il suo spirito tormentato, assetato d'odio, era stata una sua creazione, l'aveva generata lui stesso. Morire a causa sua in fondo non sarebbe stato altro che un atto di terribile giustizia.

Buffy però era estranea a tutto questo. Non aveva colpe, né responsabilità. Era la Cacciatrice, una Cacciatrice come tante. Se aveva attratto l'attenzione di Drusilla era solo a causa sua!
Angel non si illudeva. Conosceva bene la sua creatura: era gelosa e la consapevolezza che Buffy aveva contribuito a condurlo lontano da lei rendeva il suo odio ancora più profondo.
"Lei non mi serve." Continuò Drusilla con indifferenza, voltandosi verso il letto. "E' incredibilmente noiosa, con tutta la sua ingenuità e il suo candore! Davvero non capisco che cosa ti attragga tanto in lei!" Inclinando il bel viso in un'espressione sinceramente perplessa tornò a guardarlo, in attesa di una spiegazione che non venne. Angel continuò a tacere, fissandola come avrebbe fissato un serpente velenoso pronto a morderlo.

Il vampiro alla fine alzò le spalle, in un gesto di sprezzante noncuranza. Il problema, dopo tutto, non era poi così importante da meritare tanta attenzione da parte sua. "Forse il fatto che è la Cacciatrice e può piantarti un paletto nel cuore ad ogni istante?" Chiese con genuina curiosità. "Certo questo può rendere più interessante i vostri amplessi, ma…oh! Quasi dimenticavo….voi non potete…è davvero una cosa disdicevole!" Concluse, questa volta con un tono di disappunto palesemente falso.

Angel serrò le labbra. Iniziava a comprendere dove volesse arrivare quella creatura perversa e malata. Li odiava entrambi, perché l'avevano privata del suo Sire, e la loro morte, per quanto atroce, non sarebbe stata sufficiente ad appagarla. Drusilla era stata allieva di Angelus. Da lui aveva imparato ad apprezzare non solo il sapore del sangue, ma anche e soprattutto il sapore del dolore, della corruzione e infine della distruzione di tutto quanto c'è di degno e umano in una persona.
Drusilla non voleva solo le loro vite, voleva le loro anime!

Questa NON è la FINE, non può esserlo, perché il loro amore è "forever, this is the whole point"

 

Un amore diverso Continua...