Alessia Benedetti
DESIDERIO DI BIANCO
In
un momento in cui il Giappone attrae l' attenzione di tutto il
mondo, tanto che si può parlare di nipponmania, la geisha
(che significa persona d'arte ) è oggetto di un forte rivalutazione.
E' la donna del momento, con il suo kimono che non lascia scoperto
un centimetro di pelle e il suo viso bianco come la neve. Un'
estetica aggraziata che rappresenta il mistero, una bellezza quasi
pudica, che non ha bisogno di scoprirsi per svelare la sua massima
essenza. Le ragazze che abitavano nelle case delle geishe si imbiancavano
il viso con la polvere di riso, per ottenere quell' incarnato
alabastro che per loro rappresenta un colore estetico supremo.
Questa voglia estrema di una pelle bianca è una realtà
che si manifesta in tutto il mondo generando situazioni differenti.
Se
in Giappone da secoli le geishe utilizzano la polvere di riso
per ottenere un corpo niveo in SudAfrica l' universo femminile
viene sedotto dall' illusione di una pelle più chiara,
un mito per questo paese che rinasce dalle ceneri dell' apartheid.
Un periodo buio in cui essere nero rappresentava un problema.
I neri erano discriminati, i bianchi davano l' immagine di bellezza
come unico patrimonio degli europei. Un razzismo che, come sottolinea
NADINE GORDIMER, premio Nobel per la letteratura nel 1991, era
reincarnazione del nazismo più del colonialismo. Sull'
onda di questa ideale di bello le creme sbiancante hanno invaso
il mercato. Prodotti a base di idrochinone hanno candeggiato le
pelli di chi le usava lasciando segni e bruciature deturpanti.
A noi dopo di anni di sensibilizzazione appare normale che Miss
Mondo del 2001 sia una ragazza Nigeriana di colore. Ci appare
politicamente corretta una campagna di recupero delle radici neri.
Oggi diversità deve essere sinonimo di un qualcosa di unico
e raro.
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