Fulvio Ventura
OMICIDIO LANDI
Ad
un mese dalla sua morte, Michele Landi è tornato nel più
totale degli anonimati. Mentre si parla ancora di Cogne, mentre
nuovi casi hanno riempito le prime pagine di molti giornali, sul
suicidio di Montecelio non si proferisce più parola. Fuori
dalla Procura di Tivoli, competente per le indagini, non c'è
più la fila dei giornalisti ne si vedono più telecamere.
Tutto tace. Eppure le indagini continuano, cercando di dissipare
tutti quei dubbi che i giornalisti erano pronti ad usare come
prove per un omicidio misterioso. Tante le cose affermate e scritte,
sia per i moventi che per gli elementi di indagine. A voler ricostruire
la storia di questo omicidio sembrerebbe quasi di riscrivere un
romanzo di spionaggio, magari: 'Sherlock Holmes nell'avventura
dei piani rubati' di Conan Doyle o 'Un nome da torero' di Luis
Sepulveda. Sicuramente 'Mistero in blu' di Carlo Lucarelli, maestro
in questo tipo di ricostruzioni. Fatto sta che il morto è
reale, reale è anche il suo ruolo in molte faccende ambigue
che hanno interessato la cronaca del nostro paese mentre meno
reali sono le molte congetture fatte. A rileggere gli articoli
pubblicati nei giorni seguenti si parla di macchie di sangue nell'appartamento,
che si è scoperto fossero del gatto. Si parla di un plico
inviato dalla procura tiburtina a quella Bolognese, titolare dell'inchiesta
sul caso Biagi e su cui lavorava come perito anche Landi. Si parla
sulla strana postura del corpo, dell'uso di una corda da rocciatore,
più elastica delle altre e quindi meno adatta, di fibre
di altre tipologie di funi. Tanto si è discusso sulle varie
minacce pervenute all'esperto informatico, da una visita ricevuta
nella notte in cui si è impiccato ed anche dal fatto che
pare fosse seguito da giorni. Nessuno ha saputo trovare un perché
al suicidio. Certo se fosse un fatto repentino, nato da un raptus
improvviso, molte cose si spiegherebbero. La corda: la prima che
ha trovato. I sui gatti, ai quali non ha lasciato cibo: se il
suo non era un gesto programmato è difficile che prima
di impiccarsi pensasse anche ai suoi animali. La moto lasciata
fuori dal garage, come faceva quando all'indomani doveva uscire
presto, non costituisce alcuna prova per l'omicidio. Di certo
mitomani molti di quelli che hanno parlato e affermando di essere,
a vario titolo, in contatto con la vittima. Probabilmente. Sicuro
è che ha collaborato con il Consorzio Catrin, progetto
seguito anche da Davide Cervia. Quest'ultimo esperto in sistemi
radar scomparso nel '90 a Villanova di Guidonia, stesso comune
di Montecelio, in piena guerra del golfo e di cui non si è
saputo più nulla. I due avevano lavorato insieme anche
per la Marconi Defense, dove Landi si occupava dei sistemi computerizzati
di simulazione di tiro di artiglieria. Di sicuro c'è che
Michele Landi, persona sempre allegra e gioviale, fosse un grande
esperto informatico. Non a caso, oltre ad insegnare in una delle
più prestigiose università italiane, si è
occupato di molti casi scottanti: delitto D'Antona come perito
della difesa, delitto Biagi come consulente della procura, tangenti
a Palermo e, pare per interesse personale, sul caso Ustica. Evidentemente
i media hanno inghiottito un'altra storia, pronti però
a ritirarla fori non appena ci fosse un nuovo, e magari anche
solo presunto, scoop.
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