AREA MARINA PROTETTA DI CAPO RIZZUTO

 

 

Vai al sito ufficiale della Riserva Marina Naturale "Capo Rizzuto"Capo Rizzuto, perché una Riserva ?

Visto da un satellite il Mediterraneo appare come una piccola gemma azzurra; la sua storia è ricca di eventi e fortemente intrecciata all’evolversi dell’uomo sulla terra. Il Mediterraneo, circa 60 milioni di anni fa, con la deriva dei continenti, ha acquisito una propria autonomia, ma come mare praticamente chiuso; solo 5 milioni di anni fa, con l’apertura dello Stretto di Gibilterra, e “recentemente” con lo scavo del Canale di Suez, ha acquisito la caratteristica di mare temperato rafforzando i suoi rapporti con l’Atlantico ed il Mar Rosso.

Ecco che, a seguito di delicati equilibri fra fattori abiotici, si sviluppa la ricca flora e fauna che oggi rende il Mediterraneo un vero e proprio crogiuolo biologico.

E’ anche vero però che le coste del Mediterraneo sono abitate da circa 140 milioni di persone che in estate quasi raddoppiano; su questo mare vengono trasportati annualmente circa 420 milioni di tonnellate di greggio; l’attività di pesca comporta un prelievo di circa 5 milioni tonnellate/anno di prodotti ittici e le maggiori città costiere della regione mediterranea sono quasi tutte prive di depurazione.

Tutte queste minacce sono ancora più gravi se si considera il fatto troppo spesso dimenticato, che il Mediterraneo è un mare in pratica chiuso con un tempo di ricambio idrico valutato intorno ai 100 anni.

Ciò significa che una goccia d’acqua inquinata verrà sostituita da una pulita soltanto dopo questo lungo intervallo.

I Governi mediterranei stanno cercando di porre rimedio a questa situazione attraverso una serie di interventi finalizzati ad una più razionale gestione dell’ambiente mediterraneo ed alla sua salvaguardia con una politica di istituzione di Parchi e Riserve.

La risposta del Governo Italiano arriva nel 1982, con le leggi n.41 del 17/2 sulla “Razionalizzazione delle attività di pesca marittima” e con la legge n.979 del 31/12 recante “Disposizioni per la difesa del mare”; quest’ultima, in particolare, e le sue successive modifiche e aggiornamenti, ha previsto la costituzione lungo le coste italiane di 20 riserve marine tra le quali figura “Capo Rizzuto”.

 

Foto Riserva. Cliccare qui per ingrandireMa cosa si intende per Riserva Marina?

La stessa legge 979 al titolo V così recita: “Le Riserve Marine sono costituite da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora ed alla fauna marina costiera e per l’importanza scientifica, ecologica, educativa ed economica che rivestono”.

Al di là della sintetica definizione del legislatore il reale significato di una riserva trova applicazione nelle seguenti opportunità:

Una Riserva Marina, quindi, va intesa non più come motivo di attrito tra proibizionisti e fautori dello sviluppo economico, bensì come momento di sintesi tra conservazione ambientale e prospettive di reddito, costituendo la concretizzazione del concetto di “sviluppo sostenibile” del territorio.

Il 27 dicembre 1991, con Decreto Legge del Ministero dell’Ambiente, di concerto con il ministero della Marina Mercantile, viene istituita la Riserva Naturale Marina denominata “Capo Rizzuto”.

Dopo sei anni di gestione tecnica, affidata alla locale Capitaneria di Porto di Crotone, ed esattamente il 21 maggio 1997, viene sottoscritta la convenzione dal ministero dell’Ambiente – Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare con cui si delega la gestione alla Provincia di Crotone di concerto con i Comuni di Crotone ed isola Capo Rizzuto.

 

Zona “A”, Zona “B” e Zona “C”

La Riserva Naturale “Capo Rizzuto” interessa l’area marina costiera antistante i Comuni di Crotone ed Isola Capo Rizzuto ed esattamente da Capo Donato (poco a sud di Crotone) a Barco Vercillo (subito prima della località Praialonga), per tutto il tratto di mare ricompresso, in linea di massima, fino all’isobata (profondità) dei 100 metri.

La superficie complessiva stimata è di 13.500 Ha.

Va detto innanzi tutto, che una Riserva Marina deve necessariamente essere gestita sulla base di regole e strategie ambientali che impongano delle limitazioni di uso e di accesso. Queste sono generalmente viste come negative in quanto non se ne conoscono a sufficienza i motivi.

Una Riserva Marina generalmente comprende delle zone a tutela differenziata. 

La differenziazione o zonizzazione riveste un’importanza primaria perché consente da un lato di perseguire le finalità di conservazione e di studio e dall’altro il proseguimento delle comuni attività antropiche, seppure opportunamente regolamentate.

Il DECRETO 19 febbraio 2002 del Ministero dell'Ambiente, che modifica l'originario Decreto interministeriale 27 dicembre 1991, istitutivo della Riserva Naturale Marina denominata "Capo Rizzuto", definisce le 3 Zone della riserva (clicca qui per un commento al Decreto), e specifica la disciplina delle Attività consentite e vietate

Pensare che la proposta di un lungo elenco di divieti possa bastare a svolgere un’azione di salvaguardia non basta: infatti, divieti possono essere avvertiti da una parte non favorevole della popolazione locale come forti limitazioni alle loro attività socio – economiche.

Per una corretta gestione ed un buon funzionamento della Riserva Marina occorre la realizzazione di un modello di gestione “integro” che debba certo essere regolato dallo Stato quanto a finalità ed utilizzazione ma che preveda il coinvolgimento di associazioni, enti e comunità locali in grado di assicurarne la tutela integrandola, per quanto possibile, nei processi di sviluppo economico, sociale e culturale.

E’ questo del resto il senso più profondo che emerge anche dalle tendenze prevalenti a livello europeo, dove la questione ambientale tende ad essere “assorbita” e non solo affiancata all’interno delle principali politiche di settore. Né conservare, né distruggere, dunque.

Piuttosto cooperare in nome di un modello di sviluppo sostenibile, nel quale le popolazioni di Crotone ed Isola Capo Rizzuto hanno il pieno diritto di inserirsi.

 

Storia e Archeologia

Foto Riserva. Cliccare qui per ingrandireLa costa a Sud di Crotone è stata frequentata dall’uomo fin dalla più remota antichità. Nel Neolitico, dal 6000 al 3500 a. C., nascono un gran numero di stabili insediamenti: il più noto dei siti neolitici è quello di Capo Alfieri, collocato poco a Sud di Capo Colonna, occupato per oltre 500 anni, tra V e IV mill. a. C..

Durante le successive età del bronzo e del ferro, dalla fine del III agli inizi del I millennio a. C., la fascia costiera compresa tra Crotone (a Nord) e il capo di Le Castella (a Sud), viene occupata da numerosi siti.

Il tipo d’insediamento preferito è quello posto su un promontorio naturale difeso e dominante su due baie o rade che permettano duplice possibilità d’approdo e di riparo dai venti.

Il sito che ha restituito le testimonianze più cospicue è quello di Capo Piccolo, un promontorio proteso nel golfo che va dal Capo Rizzuto a Le Castella. Un importante elemento rinvenutovi è un frammento di ceramica presentante un motivo dipinto a spirale: i confronti riportano alla produzione Egea insulare (forse l’isola di Kytera) riferibile al Tardo Minoico IA (XVII – XVI sec. a. C.). Si tratta di una delle più antiche e sicure attestazioni di contatti tra l’area Egea e l’Italia continentale.Altri siti che hanno restituito materiali attribuibili all’età del bronzo sono, partendo da Nord, Capo Pellegrino, Capo Cimiti, Capo Rizzuto e le Castella. Nella fascia costiera e sub – costiera sono presenti altri siti preistorici e protostorici.

L’esistenza di questi siti mostra come la frequentazione pre – ellenica della costa della Calabria centro – orientale fu particolarmente intensa.

Con l’età del ferro (IX – VIII sec. a. C.) la progressiva trasformazione del sistema d’insediamento nel territorio giunge al suo culmine: il centro più importante è in ogni modo senz’altro quello collocato sul promontorio crotoniate. Questa, in poche parole, la situazione che incontrano gli Achei di Miskellos quando sbarcano sulla costa crotoniate intorno alla metà dell’VIII sec. a.., 1000 anni dopo i loro antenati “micenei” dell’età del bronzo, gli Achei cantati da Omero.

L’occupazione greca si diffonde capillarmente nel territorio. Oltre Crotone, l’insediamento costiero in età greca si concentra sul promontorio di Capo Colonna e sull’isoloto di Le Castella, ma con caratteristiche non abitative e ben diversificate. Su Capo Colonna, infatti, si colloca un importantissimo luogo di culto. Indubbiamente il Capo Lacinio è un “luogo di contatto” tra Greci ed Indigeni come documentato dal recente rinvenimento, nel cosiddetto “edificio B” dell’heraion, di un nucleo d’oggetti di manifattura indigena, caratteristici della I età del ferro. Qui sorge, nel corso del V sec. a. C., un monumentale tempio dedicato a Hera Lacinia, ora testimoniato da un’unica colonna. Sull’isolotto di Le Castella, tra V e IV sec. a. C., si arrocca un’importante e munita fortezza, ancora oggi testimoniata da notevoli resti, quali il cosiddetto “muro greco”, ben visibile sul lato meridionale. Insieme a queste forme d’occupazione, si assiste invece in età greca (tra VI e il IV sec. a. C.) ad uno sfruttamento, per così dire, distruttivo della costa. Infatti, vengono attivate numerose cave per l’estrazione di blocchi e di rocchi di colonna che utilizzano in modo capillare i banchi d’arenaria.

Proprio l’esistenza di queste cave anche su banchi d’arenaria ormai sommersi ci testimonia in maniera indiscutibile la variazione del livello del mare. Tali cave furono utilizzate nell’antichità per fornire materiale lapideo alla pòlis di Kroton, al Santuario di Hera posto sul promontorio Lacinio e per la costruzione della fortezza di Le Castella.

Il più interessante ed importante complesso di cave antiche è quello su cui affaccia oggi l’abitato di Le Castella.

E’ soprattutto nell’area del nuovo porto turistico che vi è, ancora conservato, un consistente tratto del banco roccioso, su cui sono molto evidenti, l’uno accanto all’altro, numerosi tagli circolari che denotano l’asportazione di rocchi di colonne, il cui diametro equivale e quello dei rocchi che formano il fusto della superstite colonna del tempio di Hera Lacinia (V sec. a. C.).

Dopo la conquista romana inizia un periodo di ridefinizione delle modalità d’occupazione del territorio e quindi della costa. Sono ben noti pochi importanti siti d’età romana, a parte la stessa Crotone.

Uno si colloca sul patrimonio di Capo Colonna e consiste essenzialmente nel proseguimento dell’utilizzazione dell’Heraion e la nascita di una grande villa tardo – repubblicana, poi in parte riutilizzata come fornace. Un altro insediamento è quello collocato sul Capo Cimiti, il promontorio abbandonato sul finire dell’età del bronzo. Sul Capo Cimiti sono state individuate le strutture di una grande villa d’età imperiale, dotata di bellissimi pavimenti marmorei o a mosaico e d’impianto termale.

 

La Flora Marina

L’ambiente marino e di costa della Riserva presenta una notevole ricchezza di popolamenti vegetali, sia algali, sia di Fanerogame marine, come la Posidonia, che sono distribuite in maniera pressoché uniforme in tutta l’area protetta.

Già nel primo piano della zonazione marina e cioè nel Sopralitorale (costituito dalla fascia costiera raggiunta dagli spruzzi d’acqua ma mai sommersa) troviamo gruppi vegetali costituiti da alghe Azzurre, Verdi e da Licheni che hanno una distribuzione talmente particolare da ricordare un mosaico.

Basta scendere di qualche metro per trovare, nel piano Mediolitorale (costituito da popolamenti in grado di sopportare brevi immersioni legate alle fasi di marea) diverse di alghe che con ciclicità scandiscono i diversi periodi dell’anno. Questa fascia presenta forme algali che si sviluppano appiattendosi sulla roccia e che grazie alla presenza di sostanze calcaree vengono definite incrostanti. Possiamo trovare quindi il Lytophyllum incrustans che forma dei bellissimi cuscinetti colorati.

Ma la vera esplosione di flora la troviamo sprofondando nel blu con una esuberanza di specie vegetali che caratterizzano il piano Infralitorale (costantemente sommerso).

E’ qui che il regno vegetale propone, grazie al gioco di tre fattori (intensità luminosa, idrodinamismo e nutrienti) tutte le sue forme e colori. Troviamo quindi alghe Brune (Feoficee) come la Cystoseira mediterranea o la Padina pavonia, alghe Verdi (Cloroficee) come l’alga ombrellino Acetabularia acetabulum ed alghe Rosse (Rodoficee) come la Corallina elongata.

Accanto a queste ed a numerose altre alghe, nella Riserva Marina vive una specie vegetale molto più evoluta e molto affine alle piante terrestri: la Posidonia oceanica.

E’ una Fanerogama appartenente al gruppo delle Angiosperme, caratterizzata dal possedere organi con funzioni specifiche, quali radici, rizoma (fusto), e foglie ed è in grado di riprodursi sessualmente grazie al possessore di fiori che, fecondati, portano alla maturazione di frutti e quindi alla produzione di semi. L’impollinazione dei fiori è affidata alle correnti che trasportano il polline ed i semi, rivestiti da un involucro nerastro che serve a farli galleggiare, vengono per questo chiamati “Olive di mare”.

Nella Riserva Marina la posidonia è distribuita in una fascia di profondità compresa tra pochi centimetri (in baie o in ambienti riparati) sino ad oltre quaranta metri di profondità, su fondali prevalentemente sabbiosi.

Essa costituisce una vera e propria oasi di vita, ricca e diversificata, con una distribuzione talmente fitta da meritare il nome di “praterie sommerse”.

La posidonia riveste un ruolo molto importante nella Riserva Marina costituendo un vero e proprio ecosistema a sé, tanto vari e complessi sono i popolamenti vegetali ed animali che in essa vivono.

Fra gli organismi che la abitano si stabiliscono fitte e complesse relazioni dal punto di vista alimentare costituendo inoltre, per molte specie ittiche, un ambiente protetto che fornisce riparo dai predatori e fonte di cibo; per questo motivo essa viene scelta spesso dai riproduttori per deporre le uova e dagli stadi giovanili per accrescersi.

Inoltre è molto importante anche il contributo che essa porta all’arricchimento di ossigeno delle acque costiere, infatti, è stato stimato che la posidonia è in grado, per ogni metro quadrato di fondale ricoperto, di produrre 14 litri di ossigeno al giorno.

La posidonia svolge un ruolo molto importante anche nel processo di stabilizzazione del fondo marino, infatti, grazie al suo apparato radicale e foliare, riesce da un lato ad intrappolare il sedimento e dell’altro a smorzare l’effetto distruttivo dei marosi difendendo così la linea di costa dall’erosione.

 

Fauna Marina

L’ambiente marino della Riserva presenta ambienti molto diversi: distese sabbiose, fangose, rocciose, praterie sommerse e fondali ciottolosi interrotti da massi e da scogli.

A seconda della tipologia del fondo avremo perciò l’opportunità di imbatterci in faune differenti con specie pelagiche (presenti in mare aperto) e bentoniche (che vivono e crescono a stretto contatto con il fondale).

Anche se un po’ lo desidereremmo, non possiamo soffermarci su tutti gli abitanti che popolano la Riserva, per cui ci limitiamo ad invitarvi ad effettuare delle escursioni subacquee per ammirare voi stessi la ricca fauna presente costituita da Poriferi, Entozoi, Scifozoi, Idrozoi, Gasteropodi, Bivalvi, Cefalopodi, Anellini, Crostacei, Echinoidei e Pesci. Sarà facile incontrare su rocce, in zone d’ombra, morbide spugne di foggia diversa, dai cromatismi caldi e suggestivi, frammiste ad anemoni dai flessuosi tentacoli verdi o a cerianti di colore scuro; molto probabile sarà l’incontro con un polpo disposto a farsi accarezzare, grazie alla sua indole pacifica, contrapposta all’atteggiamento schivo dello spirografo che invece ritira velocemente la sua “corolla” al più piccolo contatto. Già a pochi centimetri d’acqua, ancorate ad alghe come acrobati, si possono osservare flabelline di colore lilla o violetto e ricci di mare o stelle marine intente a brucare le piccole alghe incrostanti.

Con un po’ di fortuna, da qualche foro nella roccia, sarà possibile scorgere le antenne ondulanti di giovani aragoste o lo sguardo curioso di bavose coloratissime. La Fauna ittica è rappresentata da numerosissime specie, alcune delle quali stanziali e da tana, altre invece che vivono in branchi ad alte profondità. Tra i pesci facilmente avvicinabili possiamo citare il ghiozzo, il peperoncino, le castagnole e nuvoli di donzelle.

Difficile da scorgere sarà lo scorfano, maestro di mimetismo, immobile in attesa della preda; a completare lo scenario saranno Serranidi, Sparidi, Labridi, Blennidi, Gobidi ai quali va aggiunta la regina dei fondali: la cernia. Sempre più frequenti, negli ultimi anni, gli avvistamenti di stenelle e delfini.

Un vita insomma ricca di forme e colori, quasi fosse un altro pianeta, che abbiamo il dovere di preservare e trasmettere come preziosa eredità alle generazioni future.

 

Foto Riserva. Cliccare qui per ingrandireGeomorfologia

La genesi del territorio compreso nell’area della Riserva Marina risale a 5 milioni di anni fa quando il mare lambisce i dossi emersi dell’Appennino calabrese.

Sui fondali il mare pliocenico – calabriano depone sedimenti di argille grigio – azzurre e grigio – giallastre ricche di fossili raggiungendo uno spessore di 250 – 300 m.

Nasce così il cosiddetto “bacino sedimentario di Crotone”, nel quale vengono depositate argille marnose ed argille siltose, con intercalazioni di sottili strati di silts, sabbie ed arenarie tenere a cemento calcareo provenienti dall’erosione delle vicine terre emerse.

Sotto la spinta do forze tettoniche, che continuano a modellare la catena calabro – sicula, inizia con il Neozoico (2 milioni di anni fa) una progressiva emersione del fondale pliocenico, accompagnata da reiterate variazioni del livello del mare che segnano i ripetuti fenomeni glaciali.

L’emersione tettonica, di tipo intermittente, forma così i numerosi terrazzi che oggi possiamo osservare posti a quote diverse.

La loro massima quota è raggiunta con il terrazzo di Cutro (230 m. s. l. m.), mentre la minima è quella del grande terrazzo sommerso a Sud-Ovest di Le Castella, posto alla profondità media di 30 m..

Dal punto di vista morfologico tali terrazzi interrompono l’uniforme linea di costa della Calabria orientale fuoriuscendo, come lingue di terra, nello Ionio e costituendo gli attuali promontori di Capo Colonna, Capo Cimiti, Capo Rizzato e Le Castella.

Le valli interposte a tali promontori si presentano incise dall’erosione meteorica e da quella marina.

Il litorale si presenta quindi con caratteristiche geologiche e morfologiche molto varie alternando tratti sabbiosi a tratti rocciosi.

L’area della Riserva Marina si differenzia dalla restante parte della Calabria centro – orientale anche per la morfologia dei fondali, caratterizzata da una batimetria (profondità) modesta: l’isodata minima di 5 m. viene superata in media a 200 m. dalla riva, tranne in prossimità dei promontori di Capo Colonna e Capo Cimiti.

In alcuni casi l’isobata minima si protende fino a 600 – 800 m. dalla costa, come ad Ovest di Torre Brasolo, ad Est –Sud –Est di S. Domenica, a Sud – Ovest di Capo Bianco e a Nord – Est di Capo Donato.

La successiva isobata di 10 m. viene conseguentemente raggiunta a maggiori distanze sfiorando i 1300 – 1500 m. a Sud di Le Castella e di Soverito.

In questi due primi campi batimetrici sono da evidenziare i terrazzi sommersi di Torre Brasolo, Capo Piccolo e Capo Pellegrino – Capo Alfieri, nonché le grandi aree di “secca”. Le secche che giacciono entro l’esobata minima sono quelle di Le Castella (3,5 m.), Soverito (4 m.) e Seleno (4,8 m.), queste ultime due poste a Sud – Ovest e a Sud – Est di Capo Piccolo.Questo singolare profilo batimetrico crea dei “canali” tra le secche e i vicini promontori.

Ricerche subacquee hanno portato ad ipotizzare la possibilità che dalla preistoria ad oggi si sia verificata una considerevole variazione della linea di costa, probabilmente legata ad un fenomeno locale di subsidenza. Ricerche di carattere paleo – ambientale invece hanno accertato che le numerose “secche” esistenti nell’area della Riserva Marina erano in origine delle piccole isole che insieme a parte degli attuali promontori, sono state progressivamente erose e sommerse.