Come trasformare una povera Barker Mk III in un lucido sopramobile d'ottone.
Poverina, era proprio brutta ! Una vecchia bussola inglese della seconda guerra mondiale, anche piuttosto comune, una delle tante costruite dalla Thomas Glauser Co. Ltd., con la vernice nera, neppure originale, che cadeva a brandelli lasciando scoperto l'ottone ormai macchiato dal "verde rame" che affiorava.
L'avevo acquistata in asta per poche sterline, ma faceva veramente pena, non era certo il caso di metterla in collezione. Poi l'idea, dapprima evanescente, poi sempre più chiara e definita nella mente.
Visto che vanno tanto di moda le riproduzioni indiane di vecchie bussole inglesi, lucide di ottone appena lavorato, perchè non fare una bussola in ottone crudo, ma partendo da un originale ? Per lo meno la qualità resta indiscussa, l'indice mobile è in sottilissima vera madreperla, non in plastica traslucida, la struttura è reale, reale è la membrana di compensazione della temperatura/pressione, nitida la incisione delle tacche dei gradi, senza sbavature o altri segni di un lavoro affrettato e mal eseguito.
Per prima cosa era necessario smontarla in ogni parte, restava intatta solo la camera ermetica, tutto il resto doveva essere ritoccato, anche la numerazione dei gradi sulla corona girevole era da rifare, troppi numeri erano scomparsi. Lo stesso prisma doveva essere smontato, il vetro ottico non è certo fatto per subire l'attacco di sostanze aggressive, quindi doveva essere tolto prima.
Non sto certo a raccomandarvi di tenere da conto le vitine che togliete, se siete a questo livello è meglio che lasciate perdere il fare e vi accontentiate di leggere queste note, guardando come va a finire.
Nelle varie foto vedete in sequenza il progredire dello smontaggio, fino a mettere tutti insieme i pezzi da portare a lucido. Raccolti tutti nella cassa della bussola, ho cercato un vaso di vetro a bocca larga e adatto a contenere il tutto. Il solito vaso da sottaceti o confettura va benissimo. Poi via con l'ammorbidente della vernice, ricoprendo tutti i pezzi con solvente nitro e lasciandoli a bagno per alcune ore.
Poi tanta pazienza, va bene che la vernice ora si stacca facilmente, ma sembra impossibile, dove viene via facile era già spellata, nei posti più difficili è attaccata che sembra nata lì. A forza di sfregare, spazzolare, raschiare con lame di rame per non rigare, l'ottone prende il sopravvento, anche se è ancora brutto e macchiato.
E' ora di passare a togliere le macchie d'ossido più resistenti, in commercio esistono vari liquidi decapanti per l'ottone, io ho usato del semplice acido solforico diluito che potete trovare da qualsiasi elettrauto come elettrolita per le batterie a secco. Una giornata a bagno nell'acido porta alla ragione anche l'ottone più ossidato, il seguito è un paio di lavaggi in acqua per togliere i residui dell'acido.
La rifinitura dell'ottone verrà infine fatta con il vecchio e caro Sidol, stracci e tanto olio di gomito. Le parti da verniciare verranno spenellate all'interno, dove sono scavate, con colore a tempera e poi sfregate con uno straccio di cotone inumidito quando sono quasi secche. In questo modo si asporta tutto il colore sporgente dai bordi e resta invece quello all'interno degli incavi. Volendo fare per bene, potete passare una mano di spray trasparente come fissativo.
Coraggio, siamo quasi alla fine, è solo da rimontare. Con calma, ricordando dove andava ogni vite, si rimette tutto insieme, un'ultima lucidata con un panno e poi, finalmente, serve solo una scrivania del settecento da mettere sotto alla bussola.