Il RateMeter: chi era costui ?

       Agli appassionati della radioattività, prima o poi, capita di imbattersi nel Ratemeter. Alla apparenza è molto simile al normale contatore Geiger, in certi casi ha l'aspetto di un contatore portatile, altre volte di uno fisso, da laboratorio.

     Ma in cosa è diverso dal normale contatore Geiger ?     Come lo si distingue ?     Come lo si usa ?

       La diversità non è nell'estetica, ma nella logica d'uso, nella funzionalità. Mentre il classico contatore ha già collegata la sua sonda ed è tarato con la sua sonda, il ratemeter è uno strumento che deve essere universale, deve poter funzionare con qualsiasi tipo di sonda noi vogliamo collegargli.

Contatore Geiger tipo RR66, provenienza militare ex. DDR        Qui a sinistra vedete un classico contatore Geiger, ha una sonda esterna, ma questa è direttamente collegata al contatore. Avendo già ben definito sia l'unità di rilevamento (sonda), sia l'unità di conteggio (contatore), la sua scala è già tarata in mR/h, in quanto non vi sono altre variabili in gioco, la sonda è quella, il contatore è quello, nulla può più essere variato. Anche la stessa alimentazione HT è fissa, visto che il tubo da alimentare è sempre e solo quello già collegato. In queste condizioni si parla anche di sonda "compensata", visto che nella tartura si terrà conto sia del rendimento del tubo, sia della precisione del contatore.

Ratemeter Nuclear Enterprises RM 5/1, provenienza civile GB        A destra invece vedete un tipico Ratemeter portatile, non ha una sonda già collegata, ma ha un connettore standard, ha un regolatore della alta tensione (HT) per il probe ed un commutatore per predisporre il Ratemeter ad utilizzare un tubo Geiger-Muller oppure uno scintillatore. In queste condizioni di indeterminatezza sarebbe impossibile qualsiasi taratura basata sulla radioattività, visto che non sappiamo quale sonda sarà collegata, pertanto la sua scala sarà tarata solo in impulsi al secondo o al minuto (CPS o CPM). Solo al momento dell'uso, conoscendo il rendimento del probe collegato, potremo calcolare il vero valore della radioattività misurata.
       Di conseguenza, sullo strumento del Ratemeter, troveremo solo l'indicazione degli impulsi contati, al minuto o al secondo, più eventualmente la scala della alta tensione (HT) per il probe, in modo da renderne più immediata la modifica.
Alarm Ratemeter della Ludlum, mod. 177, con probe scintillatore per il rilievo delle sole radiazioni Alfa, sempre della  Ludlum, mod. 43-5        Questi strumenti sono prodotti sia in formato portatile sia, molto più spesso, in forma semi fissa, da laboratorio, come l'esempio di sinistra, il Ludlum mod. 177.
       In questi casi è sempre presente l'alimentazione sia a luce per tenerlo sempre acceso, sia a batteria per i piccoli spostamenti. Molto spesso è presente anche un dispositivo di controllo che, al superamento di una soglia prefissata, fa scattare un segnale acustico e visivo ed aziona la chiusura di un contatto per comandare dispositivi di allarme a distanza.

       Ma vediamo come si utilizzano nella pratica e come si fanno le letture del livello radioattivo.

Ratemeter Nuclear Enterprises RM 5/1, probe Geiger Muller GP-200 della Johnson, campione di Americio 241. La scala in rosso è quella della HT (Volt x 1000).        Per prima cosa decidiamo il probe da usare, diciamo che utilizziamo il tubo Geiger Muller GP-200 della Johnson e dalle sue caratteristiche vediamo che lavora con una HT di 900 Volt e che ha un rendimento di 2.500 CPM/mR/h (vedi http://www.johnsonnuclear.com/GP200PROBE.html ).
       Regoliamo dunque la tensione a 900 Volt e colleghiamo la sonda. Dobbiamo misurare un campione di Americio 241 che emette radiazioni Alfa, quindi lo appoggiamo leggermente alla griglia del tubo e leggiamo sullo strumento il conteggio effettuato che è di 90 CPS.
       Il calcolo è presto fatto, 90 x 60 per avere i CPM, poi dividiamo per la sensibilità per avere il valore della radioattività espressa in mR/h, quindi 90 x 60 : 2.500 = 2,160 mR/h, una bella botta di radiazioni Alfa !
       Come vedete nulla di complicato, anzi c'è una enorme vantaggio di cui non abbiamo ancora parlato ed è la semplicità della taratura sia dello strumento, sia del probe stesso.

Trimmer di taratura del Ludlum 177:  HT,  x1, x10, x100, x1000, trigger.        Sembra strano, ma è proprio così: la taratura del Ratemeter è molto semplice proprio perchè si mantiene separata da quella del probe. Non occorre neppure una sorgente radioattiva campione, basta un generatore di impulsi e qualche altro strumento per regolare perfettamente i trimmer di taratura di ogni gamma.
Normale contatore FAG  SV-500 con in nero la scala principale compensata in mRad/h, ed in rosso  la scala aggiuntiva in CPM x 1000, in caso si usino altre sonde.        Ma anche la taratura dello stesso probe diventa molto semplice, ad esempio, se ci accorgiamo che le letture con il "nostro" GP-200 sono tutte troppo scarse di un 20% (normali tolleranze di lavorazione), basterà correggere il solo fattore di rendimento, portandolo da 2.500 a 2.000 e la lettura precedente sarebbe risultata di 2,700 mR/h.
       Per finire, la scala tarata in CPM la ritroviamo spesso aggiunta anche a molti normalissimi contatori, ma non per questo possono essere considerati dei Ratemeters !   La scala aggiuntiva, in questi casi, serve soltanto se si sostituisce la normale sonda del contatore con un'altra da definirsi a seconda del lavoro da compiere. E' solo una possibilità in più che si da ad un normalissimo contatore Geiger, ma che resta pur sempre legato alla SUA sonda e che comunque, non ha alcuna possibilità di variare la tensione del probe, ne il tipo di rilevatore, ne la modalità della sua taratura, ecc. ecc.


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