Chiunque si sia occupato di radiazioni, sia per lavoro, sia per hobby, prima o poi ha acquistato dei minerali radioattivi o per controllare il funzionamento del proprio contatore Geiger, o per tararlo mediante confronto con elementi di radioattività nota, o semplicemente per il piacere di detenere campioni di minerali radioattivi.
Certo, radioattivi, ma anche estremamente pericolosi.
Purtroppo la radioattivittà non la si vede, non la si sente, non odora e non ha sapore, ma uccide in silenzio, in modo subdolo, anche ad anni di distanza da quando l'abbiamo sottovalutata.
Del resto è fin troppo facile restare contaminati, vi sono minerali che spesso si presentano sotto forma di minuscoli frammenti di roccia, addirittura di polveri, di scaglie, di esili filamenti. Si pensi alle polveri di Uraninite, alle scaglie fibrose dell'Autunite: tutte sostanze che possono attaccarsi alle mani e poi essere portate alla bocca o, peggio, respirate. Del resto non sempre e non tutti hanno l'accortezza minimale di usare guanti in gomma e mascherine antipolvere apposite. Ma avete l'idea dell'effetto di un granello di polvere di Autunite incistato nei nostri polmoni ?
E' un problema che mi ha sempre preoccupato, specie se vendevo a degli sconosciuti qualche campione, poi ho trovato una soluzione che garantiva la massima sicurezza possibile. La soluzione era l'inglobamento in una resina plastica, in modo da bloccare il campione radioattivo per sempre all'interno di una opportuna custodia.
Per prima cosa la ricerca del contenitore adatto, una scatolina di alluminio molto sottile, 0.45 mm. di spessore, in modo da attenuare in minima parte le radiazioni beta e gamma, con un coperchio in vetro spesso 2 mm. e quindi perfettamente trasparente alla luce, ma impenetrabile alle radiazioni alfa. Una volta deciso il minerale da utilizzare ed, all'incirca, il livello di radiazione da ottenere, si passa alla pesatura.
Già, proprio come quando pesiamo la mortadella, solo che la bilancia è il nostro contatore Geiger di riferimento e noi aggiungiamo frammenti di minerale, via via più piccoli, fino a raggiungere il valore di radioattività prefissato. Poi il fissaggio preventivo, una goccia di colla tipo Bostik mantiene bloccati in posizione centrale i minerali mentre prepariamo la resina.
A questo punto il più è fatto, a parte prepariamo la resina mescolandola con il suo induritore e facciamo la colata. Una volta chiuso il campione si rifà di nuovo il controllo del livello della radioattività, separando i diversi tipi di radiazioni, infine lo si etichetta con i valori esatti riscontrati.
Stesso procedimento per i campioni che emettono radiazioni alfa, solo che tutto diventa più complicato: il minerale va montato sopra alla resina e fissato con un velo sottilissimo trasparente, il campione va usato solo dopo aver tolto il coperchio protettivo in vetro. Nonostante tutte queste attenzioni, il velo di fissante è sufficente a dimezzare le emissioni alfa, è però indispensabile per evitare il disperdersi del polverino radioattivo.
In questo modo abbiamo ottenuto un campione per controllare e "mettere d'accordo" i nostri contatori, ma sopra tutto, il campione è completamente sicuro e maneggiabile senza particolari precauzioni. Se poi usiamo una resina completamente trasparente, tipo la Cristallo SC22 o simili, il minerale è ancora perfettamente visibile e può essere messo in bella mostra nella nostra collezione, senza il rischio che un bambino imprudente lo possa maneggiare in modo pericoloso.
Se invece l'aspetto del minerale è molto importante, ad esempio per metterlo in bella mostra o per farlo riconoscere durante le esercitazioni agli studenti di Geologia, ma sempre vogliamo maneggiarlo senza pericolo, allora si può ricorrere ad un'altra tecnica di inglobamento, più adatta ai campioni più belli e di maggiori dimensioni.
Il campione di roccia viene immerso nella resina poliestere ancora allo stato liquido, in modo che questa penetri perfettamente in ogni cavità e ricopra completamente il minerale. Poi si toglie il campione dal bagno e lo si lascia scolare ed asciugare: la resina formerà così una sottile pellicola protettiva e trasparente.
Per maggior sicurezza il procedimento viene ripetuto alcune volte, in modo da formare una pellicola piuttosto robusta, ma che manterrà perfettamente visibile ogni sfumatura di colore, ogni venatura, ogni inclusione presente nel minerale.
Come al solito, terminata l'inclusione ed essiccata la resina, si procederà alla valutazione delle emissioni radioattive, ricordo però che, contrariamente ai campioni in contenitore, queste saranno solo indicative, in quanto il minerale può essere misurato in diverse posizioni e dare ogni volta letture leggermente diverse:
normalmente io cerco la posizione di massima emissione beta + gamma complessiva con il Ludlum, poi mantenendo l'orientamento del minerale, procedo a misurare separatamente le varie radiazioni alfa, beta e gamma.
Il risultato è un bellissimo campione con tutte le sue venature e le sue inclusioni in bella evidenza, addirittura si vedono perfettamente le inclusioni di Fluorite in luce UV, ma è ancora notevolmente radioattivo ed assolutamente sicuro da maneggiare, anche senza particolari precauzioni.
Interessante notare come questa tecnica si presti a fornire ottimi risultati anche con minerali a forte radioattività in gamma alfa, in quanto la sottile pellicola attenua solo in parte queste radiazioni.
Altra soluzione possibile una "vetrinetta" con diversi minerali radioattivi, una mini collezione sigillata. Come sicurezza non è certo il massimo, forzandola si apre, però è carinissima, fa persino tenerezza. Salvo poi avvicinare il contatore Geiger e vederlo andare a fondo scala.