Strumento utilizzato: microscopio Zeiss invertito per analisi metallografiche.
L'acciaio può essere facilmente portato ad una elevata durezza, ma ciò comporta sempre una pericolosa fragilità. Con altre miscele di fusione, si possono ottenere acciai resistentissimi agli urti, ma in tal caso la loro durezza lascia molto a desiderare.
Naturalmente le lame migliori sono costruite con miscele che sfruttano un compromesso fra durezza, per mantenere il filo, e resistenza, per opporsi agli urti senza spezzarsi.
L'acciaio Damasco sfrutta invece una particolare lavorazione per ottenere le sue particolari doti di resistenza unite ad una durezza elevata.
Invece di usare un solo tipo di acciaio, vengono sovrapposte due lastre, una di acciaio duro ma fragile, l'altra resistente ma poco dura. Le due lastre vengono poi ripiegate e fucinate assieme.
Poi, la lastra composita viene di nuovo ripiegata e di nuovo fucinata a suon di martellate e di calore: questa volta gli strati alternati sono diventati quattro.
Questa particolare lavorazione viene ripetuta innumerevoli volte, finché la lastra non assume quella particolare resistenza e durezza.
Un aspetto secondario di questa lavorazione è il particolare disegno che la lama così lavorata assume, formato da linee più o meno scure che danno origine a curiosi e pregiati disegni, simili a ceselli.
Naturalmente, una simile lavorazione, se fatta a mano e ripiegando più e più volte la lastra su se stessa, diventa molto costosa ed i coltelli e le spade che si ottengono raggiungono prezzi molto elevati.
Questo porta al proliferare di sofisticazioni e di falsi, ottenuti sia fucinando il metallo non a mano, ma mediante poderosi magli idraulici che con una sola compressione compenetrano intimamente i due tipi di acciai, oppure imitando il particolare disegno con attacchi acidi o, ultimamente, con bruciature al laser.
Lo strumento utilizzato per vedere la struttura dell'acciaio è un microscopio per metallografia Zeiss di tipo invertito e le immagini microscopiche sono riprese a 25, 100 e 400 ingrandimenti. Purtroppo quando ho fatto le foto non avevo ancora la possibilità di usare la luce polarizzata e lo si nota dalla macchia chiara centrale che compare in alcune foto a basso ingrandimento.
Nei tre casi mostrati, il primo è un pregevole coltello da scuoio con lavorazione damascata artigianale, con ben 512 strati dichiarati dal costruttore.
Il secondo è un bellissimo pugnale che meritava qualcosa di meglio della lavorazione completamente industriale della sua lama: il disegno damascato è gradevole, ma la lavorazione meccanica è deludente.
Il terzo esempio è quello di uno scadente coltello in cui il disegno damascato è finto, formato da corrosione ad acido della lama.
Guardando in dettaglio il primo coltello si nota il bel disegno del damascato e la costola mostra ben evidenti le striature dei diversi strati. Aumentando l'ingrandimento, a 400x si vedono i singoli strati, ancora ben definiti, e si nota la diversità di spessore dovuta alla lavorazione artigianale a suon di martellate.
Misurando lo spessore degli strati, questi variano da pochissimi micron fino anche a 30 micron.
Considerando lo spessore della lama di 4,20 mm. e lo spessore medio dei singoli strati, si conferma attendibile la dichiarazione del costruttore di 512 strati, quindi con una media calcolata di 8,2 micron ciascuno.
Il secondo è un pugnale di ottima forma, peccato che la lama sia lavorata tipo Damasco, ma con metodi industriali: il classico "vorrei, ma non posso" !
Subito si nota la regolarità del disegno, gli strati ben definiti e paralleli, di spessore molto uniforme.
A 400x si può misurare in circa 30 micron lo spessore medio degli strati, il che porta a valutarli a non più di 128 (i multipli di due sono dovuti alle successive ripiegature).
Infine il terzo esempio, un coltello a serramanico con blocco della lama ed apertura facilitata.
In questo caso la falsificazione è molto grossolana, basterebbe vedere i piccoli graffi sulla costola della lama per notare che sotto l'incisione l'acciaio è normale, non damascato.
Ancora gli strati sono molto regolari, ma se andiamo ad alti ingrandimenti scopriamo che fra questi non vi è una netta distinzione: si notano bene le continue sbavature di colore, proprio come se fossero stati stesi da un maldestro pittore, impaziente di terminare il lavoro.
Da notare come ancora a 100 ingrandimenti tutto sembra normale, l'ingrandimento non è sufficiente a mettere in evidenza le sbavature fra gli strati. Ma basta passare a 400x perchè il trucco sia scoperto in tutta la sua evidenza.
Naturalmente, con un po' di esperienza ed attenzione è possibile riconoscere ad occhio gli originali dai falsi, certo che l'uso del microscopio ad alto ingrandimento semplifica di molto il nostro lavoro.