Il sensore dello scanner

Stereomicroscopio Olympus SZ. Microscopio Zeiss invertito per metallografia.
      Strumenti utilizzati: stereomicroscopio Olympus SZ per ingrandimenti da 7x a 40x e microscopio Zeiss invertito per analisi metallografiche per ingrandimenti da 32x a 800x



    I moderni scanner a colori formato A4 in pochi secondi leggono una immagine e ce la restituiscono digitalizzata, pronta per essere archiviata o per successive elaborazioni.

    Ma come fa lo scanner in quei pochi secondi ad individuare i vari punti, a capire il loro colore ed a memorizzarne la posizione ?
La basetta con il sensore.     Il merito va in gran parte al loro particolare sensore, un dispositivo in grado di valutare la luminosità ed il colore non di un punto, ma di una intera riga. Siamo a 7x: ben evidenti i microscopici fili che collegano il sensore allo scanner. In altre parole, lo scanner posiziona il lettore su una riga, poi senza spostare più nulla, legge e valuta l'intera riga, dopo di chè passa alla riga successiva.

    E' evidente che per fare questo il sensore deve essere costruito in modo particolare ed anche la parte ottica ne deve favorire la funzionalità: sotto alla lampada che illumina ogni riga da leggere vi è uno specchio che rimanda l'immagine verso l'interno dello scanner, dove trova un secondo specchio che la devia verso un terzo specchio che, a sua volta, la spedisce, attraverso una lente, a colpire il nostro sensore.

Oltre ai fili di collegamento è visibile il triplo filtro colorato RGB (25x). A 63x si vede molto bene che il sensore è in realtà triplo: ciascuna parte è sotto un diverso filtro.     Il suo aspetto è quello di un circuito integrato molto allungato e ricoperto di un trasparentissimo vetro. All'interno si vedono le piste di collegamento ed il sensore filiforme e che ha la sua parte attiva nel centro dell'integrato.

    Man mano l'ingrandimento aumenta, si riesce a vedere che il sensore attivo è in realtà triplo e ciascuna striscia è coperta da un filtro nei tre colori fondamentali: rosso, verde, blu (filtro RGB): in questo modo in una sola passata, si legge il valore delle tre componenti RGB di ogni punto dell'immagine da digitalizzare.

La basetta con il sensore  a  200x.     Se poi ci spingiamo a 200 ingrandimenti si vedono già i sensori dei singoli pixel e la struttura elettronica del dispositivo: buffer di lettura, bus degli indirizzi, bus dei dati, ecc.


    Direi che il nostro viaggio si può concludere qui, lasciandoci quel senso di meraviglia tipico di quando riusciamo ad intravvedere la perfezione dei dispositivi tecnologici e cominciamo quasi a comprenderne il funzionamento, ma in realtà sentiamo di essere ancora ben lontani dalla vera conoscenza.



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