Se ci pensate, ben poco di nuovo è stato fatto in questi ultimi anni nel campo dei microscopi.
La maggior parte delle tecniche e degli accessori hanno come minimo 100 anni, gli stessi microscopi hanno raggiunto l'apice della perfezione meccanica tra gli anni 1950 ed il 1970 poi, per i soliti motivi economici, al costoso ottone lavorato dal pieno si è sostituita la plastica e la lavorazione meccanica ha dovuto accettare tolleranze prima impensabili.
Anche la parte ottica ha avuto il suo massimo sviluppo negli anni che vanno dal 1960 con la scoperta dei nuovi vetri ad alto indice di dispersione, fino agli anni 1980, quando l'avvento delle ottiche ad infinito ha semplificato moltissimo la costruzione dei microscopi e dei suoi accessori, salvo legare gli appassionati di microscopia ad una tecnologia estremamente costosa e vincolante.
Ma vi è un componente dei vecchi microscopi che, decisamente obsoleto, sta ormai per andare in pensione: la vecchia e cara lampadina !
Certamente cara, in quanto ogni casa si era divertita a fare le "sue" lampade, con speciali caratteristiche e speciali zoccolature. E costi specialissimi !
E con i suoi bravi difetti: dopo poche ore di funzionamento si anneriva il bulbo, noi alzavamo la tensione per avere una luce più brillante e . . . . PUFF !
Lampadina bruciata !
Ormai viene sistematicamente sostituita dai LED di potenza, dalla luce sempre brillante, dal basso consumo e minime dimensioni e, sopratutto, non si brucia mai, almeno se non facciamo noi degli errori.
Ma, così facendo, restano inutilizzati dei magnifici trasformatori a tensione variabile che prima alimentavano le nostre lampade.
Rifiutandomi di mettere in disuso alcuni di questi trasformatori, ho pensato di adattarli per l'illuminazione con i LED di potenza.
Per farlo è già sufficiente raddrizzare e livellare la tensione alternata fornita dal trasformatore.
Si acquista un ponte raddrizzatore che abbia almeno 5 Amper e 40 Volt ed un condensatore da almeno 4700 microFarad e 40 Volt.
Si dissaldano i due fili che andavano alle boccole di uscita e li si manda ai due capi alternata del raddrizzatore. Si collega il condensatore ai capi più e meno del raddrizzatore ed alle boccole, marcandone la polarità con un punto di colore per non sbagliarci.
Con questo abbiamo ottenuto un ottimo alimentatore in corrente continua ed a tensione variabile.
Bello, ma non adatto a pilotare un LED che invece deve essere controllato in corrente, non in tensione.
Dato che leggere variazioni di luminosità non ci creano troppi problemi, esiste una soluzione semplicissima: mettere in serie al LED una resistenza di protezione che assorba l'eccesso di tensione, pur lasciando al LED tutta la corrente necessaria per il suo funzionamento.
Per dimensionare questa resistenza, dovremo fare alcuni calcoli.
Facciamo un esempio ammettendo di avere un trasformatore che ci dia fino ad 8 Volt e che il LED abbia una corrente massima di 850 mA ed una tensione massima di 3,5 Volt, quindi si tratterà di un 3W di potenza (3,5x0,850).
La tensione in continua che avremo sarà data dagli 8 Volt per il coefficiente 1,4 dovuto al raddrizzamento, quindi 11,2 Volt (8x1,4).
Di questa tensione, al LED servono solo 3,5 Volt con 850 mA di corrente, tutto il resto lo deve smaltire la resistenza: (11,2-3,5): 0,85 = 9,1 Ohm
La potenza che la resistenza deve dissipare in calore è (11,2-3,5)x 0,85 = 6,5 Watt.
Per prudenza e considerando i valori standard commerciali, stabiliamo quindi che la resistenza di protezione vale 10 Ohm con una dissipazione di 10Watt.
In questo modo siamo sicuri di utilizzare tutta l'escursione luminosa del nostro LED e che in nessun caso potrà bruciarsi per colpa di una alimentazione errata.
Solo un ultimo perfezionamento al nostro alimentatore: aggiungiamo sulla uscita una resistenza di carico da 270 Ohm 5W che servirà a scaricare il grosso condensatore quando il LED non è inserito.
Tenete presente che il nostro trasformatore può ancora alimentare le lampadine classiche, ma non potete più fidarvi dell'eventuale strumentino se presente, in quanto la tensione raddrizzata sarà sempre più alta di quanto indicato di un fattore 1,4.