L'altro nomadismo è quello che appartiene ai nomadi Pastori, legato all'esigenza di trovare pascoli per il bestiame. Come per i
cacciatori-raccoglitori, anche per i pastori il nomadismo è dettato anche da motivazioni culturali e sociali; infatti, il gregge è alla base del sistema di valori su cui si fonda la vita del gruppo e, grazie agli spostamenti, i pastori mantengono la propria autonomia e si sottraggono a qualsiasi forma di dominazione, compresa quella delle autorità statali. In genere i pastori nomadi vivono ai margini delle regioni agricole, sfruttando le terre aride (ad esempio il deserto o la steppa) e intrattenendo rapporti con le popolazioni sedentarizzate. Le modalità degli spostamenti dipendono dal clima e dalla reperibilità di acqua e pascoli, ma la conformazione dei terreni e il tipo di bestiame allevato sono altri fattori decisivi. I pastori nomadi svolgono un ruolo molto importante nell'economia delle regioni attraversate, fornendo un forte impulso al commercio (spesso sotto forma di baratto). Pastori nomadi si trovano ancora nell'Africa settentrionale (
tuareg), in Africa orientale (somali), occidentale (fulani) e centrale (masai), sulle Ande, nel Nord Europa (lapponi), in Asia e in Medio Oriente. La pastorizia nomade mediorientale è una delle più antiche, risalendo al X secolo a.C. Generalmente patriarcali ed endogami, strettamente organizzati intorno al clan, i gruppi di pastori nomadi hanno sviluppato nel corso dei secoli efficienti strutture statuali, prevalendo a volte sulle società sedentarie; i mongoli e gli arabi erano pastori nomadi, prima di costruire degli immensi imperi e sedentarizzarsi a loro volta.
Ruggero Caso,
dagli aborigeni al Cyberspazio
ovvero, L'irrequietezza nella rete